Is Pregadorias antigas: su signo de sa devozioni - Provincia del ...

Prefazione
santa, canonizzata da Leone XIII solo nel 1900, in Sardegna godeva già da molto
prima di un certo favore presso il popolo, se nel 1773 fu pubblicata a Cagliari una
Vida de la admirable, milagrosa, protectora en las cosa desesperadas Santa Rita de
Cassia, oltre ai gozos in spagnolo e goccius ottocenteschi in sardo campidanese (editore
Giuseppe Pala), che ritroviamo puntualmente ad esempio a Furtei, Tuili,
Villanovaforru (qui in forma abbreviata). Sui culti di S. Luigi 11 , S. Filomena 12 e Sacro
Cuore 13 influirono, invece, i gesuiti, che li divulgarono soprattutto nel corso delle
missioni popolari da loro svolte in numerosi paesi dell’ isola, specie tra Sette e Ottocento
14 . Se il primo venne scelto come modello di vita eroica, quasi in contrapposizione
al mito del balente e pertanto a detrimento della forza fisica e dei comportamenti
temerari 15 , la seconda venne individuata come simbolo di purezza, anche se poi nella
canzone composta dal noto poeta Efisio Pintor Sirigu A bosu pregaus Santa Filomena
ella finisce coll’essere invocata dalle donne in cerca di marito 16 , sulla scia di quella
tradizione poetica tipicamente cagliaritana, che fa leva sull’ironia e il motteggio.
Altri culti rivestono carattere prettamente locale, come S. Quirico (S. Cirigu) a
Ussaramanna, S. Leonardo a Setzu, S. Lorenzo a Sanluri (sono infatti i rispettivi
patroni dei paesi succitati), S. Rocco a Collinas o S. Sisinnio a Villacidro e S. Vitalia
(S. Vida) a Serrenti. Qualche altro rivela influssi esterni, in particolare cagliaritani,
come nel caso della Madonna di Bonaria a Furtei e di S. Efisio a Tuili.
Molte naturalmente sono le preghiere legate alla liturgia cattolica, come quelle
che si recitavano nell’entrare in chiesa, intrendi in cresia del tipo di quella raccolta
ad Arbus e di cui già monsignor Luigi Cherchi aveva individuato diverse varianti 17
oppure l’altra, in procinto di prendere la comunione, denotata in vario modo
(Pregadoria po sa comunioni, Collinas, Pregadoria primu de si comunigai, S. Gavino,
o de arresai innnantis de fai sa comunioni, Serramanna), ma generalmente col titolo
Sa mesa de su Sinniori (Pabillonis) 18 .
Notevole la documentazione relativa alla pia pratica del Rosario, universalmente
conosciuta, ma praticata in Sardegna con delle originali particolarità, la maggiore
delle quali si riferisce, a mio avviso, al Rosario cantato sulla scia del suono tutto
nostro delle launeddas ed anche del ballo sardo. Esso caratterizza altresì il suono
delle campane, soprattutto s’arreppiccu, che annuncia le processioni e la messa can-
11 Si vedano i goccius di Furtei.
12 Per S.Filomena si vedano la novena di Samassi, is Laudis di Tuili e la canzone a curba di Serrenti.
13 Per il Sacro Cuore di Gesù abbiamo un novenario raccolto a Villacidro, una giaculatoria a Furtei, i
goccius a Villanovaforru, una preghiera a Setzu ed un canto a S. Gavino.
14 Rinvio al mio articolo Le missioni popolari dei gesuiti nella Sardegna sabauda, in Theologica &
Historica Vol. XIX, Cagliari 2010, in particolare le pp. 446-447.
15 Carlo PILLAI, Il tempo dei santi…cit. , specie le pp. 174-175.
16 Carlo PILLAI, Fidanzamenti e matrimoni. Appunti sulla condizione femminile tra Sette e Ottocento,
in La grotta della vipera n. 56-57, Cagliari 1991, p.46.
17 Luigi CHERCHI, Devozionario poetico sardo. Una raccolta di pregadorias antigas, TEA, Cagliari
1987,p. 9.
18 Già definita dal suddetto Mons. Cherchi “molto bella e molto diffusa” (Ivi, p. 17).
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