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Medicina personalizzata nel trattamento del carcinoma polmonare ...

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Anno XIII, N. 2, luglio 2010<br />

<strong>Medicina</strong> <strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong><br />

<strong>personalizzata</strong><br />

<strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong><br />

<strong>trattamento</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong> <strong>polmonare</strong><br />

A cura di Federico Federico Cappuzzo Cappuzzo<br />

Oncologia Oncologia Medica Medica Ospedale Ospedale Civile, Civile, Livorno<br />

Livorno


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong><br />

<strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

A cura di Federico Cappuzzo<br />

Oncologia Medica, Ospedale Civile, Livorno


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

Anno XIII, N. 2, luglio 2010<br />

ISSN 2035-0236<br />

ISBN 978 88 7556 564 0<br />

Comitato Editoriale<br />

Stephanie Blick<br />

Laura Brogelli<br />

Giuliana Gerardo<br />

Luisa Granziero<br />

Claudio Oliveri<br />

Filippo Polcaro<br />

Redazione<br />

Rosy Bajetti<br />

Produzione<br />

Atlanta Biondi<br />

Loredana Biscardi<br />

Silvia Minora<br />

Rita Sgreccia<br />

Wolters Kluwer Health<br />

Via B. Lanino, 5<br />

20144 Milano<br />

Via R. Gigante, 20<br />

00143 Roma<br />

© 2010 Wolters Kluwer Italy Health Ltd<br />

Current Therapeutics. Registrazione <strong>del</strong> Tribunale di Milano n. 473 <strong>del</strong> 7 agosto 1997<br />

Direttore responsabile: Giulio Zuanetti<br />

Finito di stampare <strong>nel</strong> mese di luglio 2010 da GECA S.p.A. (Cesano Boscone – MI)<br />

Tutti i diritti sono riservati, compresi quelli di traduzione in altre lingue. Nessuna parte<br />

di questa pubblicazione potrà essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o per<br />

mezzo di apparecchiature elettroniche o meccaniche, compresi fotocopiatura, registrazione<br />

o sistemi di archiviazione di informazioni, senza il permesso scritto da parte <strong>del</strong>l’Editore.<br />

L’Editore è disponibile al riconoscimento dei diritti di copyright per qualsiasi immagine<br />

utilizzata <strong>del</strong>la quale non si sia riusciti a ottenere l’autorizzazione alla riproduzione.<br />

Nota <strong>del</strong>l’Editore: nonostante la grande cura posta <strong>nel</strong> compilare e controllare il contenuto<br />

di questa pubblicazione, l’Editore non sarà ritenuto responsabile di ogni eventuale<br />

utilizzo di questa pubblicazione nonché di eventuali errori, omissioni o inesattezze<br />

<strong>nel</strong>la stessa.<br />

Ogni prodotto menzionato deve essere usato in accordo con il Riassunto <strong>del</strong>le Caratteristiche<br />

di Prodotto fornito dalle Case Produttrici.<br />

L’eventuale uso dei nomi commerciali ha soltanto lo scopo di identificare i prodotti e<br />

non implica suggerimento all’utilizzo.<br />

Si ringrazia Astra Zeneca S.p.A. per il contributo bibliografico fornito.<br />

ASZCZZ7613


Indice<br />

Introduzione 5<br />

Approccio di medicina <strong>personalizzata</strong> al paziente con tumore <strong>polmonare</strong> 7<br />

EGFR 10<br />

Farmaci anti-EGFR 13<br />

EGFR-TKI: gefitinib 16<br />

Ottimizzazione <strong>del</strong> rapporto costo-beneficio <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong><br />

<strong>del</strong> tumore <strong>polmonare</strong>: criteri di selezione dei pazienti 25<br />

Metodiche di valutazione <strong>del</strong>le mutazioni attivanti <strong>del</strong>l’EGFR 35<br />

Conclusioni 37<br />

Bibliografia 38


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

Il <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong> rappresenta la<br />

principale causa di morte per cancro nei<br />

Paesi occidentali. Nel mondo si registrano<br />

attualmente circa 1.500.000 nuovi casi<br />

per anno, con circa 3000 decessi al<br />

giorno e con una prognosi che rimane<br />

grave anche in fase precoce di malattia [1] .<br />

Nei pazienti in fase avanzata la percentuale<br />

di sopravvivenza a 5 anni è inferiore<br />

al 10%. Il fattore di rischio più importante<br />

è senza dubbio rappresentato<br />

dall’esposizione al fumo di sigaretta e, in<br />

assenza di valide strategie di diagnosi<br />

precoce, l’astensione dal fumo rappresenta<br />

la più efficace arma preventiva.<br />

Il <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong> è tipicamente<br />

una malattia <strong>del</strong>l’età avanzata. Il picco di<br />

incidenza è intorno ai 71 anni e ciò rende<br />

ancora più difficile il <strong>trattamento</strong> di una<br />

patologia già di per sé complessa e per la<br />

quale le terapie sono di limitata efficacia.<br />

Dal punto di vista anatomopatologico, si<br />

distinguono due principali forme di <strong>carcinoma</strong><br />

<strong>polmonare</strong>: il <strong>carcinoma</strong> anaplastico<br />

a piccole cellule, indicato più genericamente<br />

con il termine di microcitoma,<br />

e il <strong>carcinoma</strong> non a piccole cellule (nonsmall<br />

cell lung cancer, NSCLC), in cui si<br />

identificano tre forme principali, ovvero<br />

l’adeno<strong>carcinoma</strong> (con la sua variante<br />

rappresentata dal <strong>carcinoma</strong> bronchioloalveolare),<br />

il <strong>carcinoma</strong> squamoso (detto<br />

anche epidermoide) e il <strong>carcinoma</strong> a<br />

grandi cellule. Il <strong>carcinoma</strong> squamoso è<br />

di solito localizzato centralmente e un<br />

Introduzione<br />

5<br />

tempo era il tipo istologico più comune;<br />

adesso è secondo all’adeno<strong>carcinoma</strong>, comunemente<br />

localizzato <strong>nel</strong>le regioni polmonari<br />

più periferiche e il cui aumento<br />

di incidenza è probabilmente da imputare<br />

al maggiore consumo, rispetto al passato,<br />

di sigarette con filtro.<br />

In circa il 10% dei casi, il <strong>carcinoma</strong><br />

<strong>polmonare</strong> insorge in pazienti che non<br />

hanno mai fumato. Dal punto di vista clinico,<br />

i non fumatori che sviluppano la malattia<br />

sono più frequentemente donne, con<br />

un adeno<strong>carcinoma</strong>, con un’età media più<br />

bassa rispetto ai fumatori e con prognosi<br />

migliore. Dal punto di vista biologico, i<br />

pazienti non fumatori presentano caratteristiche<br />

differenti rispetto ai fumatori. Il<br />

non fumatore sviluppa una malattia in cui<br />

l’anomalia genetica più rilevante, da cui<br />

dipende la proliferazione tumorale, è rappresentata<br />

dalla dipendenza da un recettore<br />

per un fattore di crescita noto come<br />

epidermal growth factor receptor (EGFR).<br />

Nei fumatori, invece, si riscontra più comunemente<br />

una mutazione a carico di un<br />

oncogene, noto come K-ras. Le differenze<br />

cliniche, biologiche e prognostiche tra fumatori<br />

e non fumatori spiegano perché è<br />

estremamente importante, <strong>nel</strong>la pratica<br />

clinica corrente, definire con la massima<br />

precisione possibile il grado di esposizione<br />

al fumo di sigaretta. Classicamente i pazienti<br />

vengono distinti in fumatori attivi,<br />

ex-fumatori e non fumatori. I fumatori attivi<br />

sono coloro che stanno continuando


a fumare, gli ex-fumatori sono coloro che<br />

hanno smesso da almeno 1 anno, mentre<br />

i non fumatori sono coloro che non hanno<br />

fumato affatto o hanno fumato meno di<br />

100 sigarette <strong>nel</strong> corso <strong>del</strong>la loro vita.<br />

Il <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> NSCLC è differente<br />

in relazione allo stadio di malattia. In genere,<br />

per i pazienti con malattia in fase<br />

precoce (stadio I-II e alcuni in stadio III)<br />

il <strong>trattamento</strong> di scelta è la chirurgia,<br />

eventualmente seguita da un <strong>trattamento</strong><br />

chemioterapico e/o radioterapico a scopo<br />

precauzionale. Nei pazienti al III stadio<br />

in cui la chirurgia viene esclusa, la terapia<br />

di scelta è la chemioterapia, possibilmente<br />

concomitante alla radioterapia.<br />

Nei pazienti con malattia al IV stadio, dove<br />

purtroppo non vi sono più possibilità<br />

di guarigione, il <strong>trattamento</strong> standard è<br />

rappresentato dalla terapia medica sistemica.<br />

Per molti anni, la terapia standard<br />

per il NSCLC in fase avanzata è stata la<br />

sola terapia di supporto. Infatti, nessuno<br />

degli studi condotti negli anni Settanta e<br />

Ottanta aveva dimostrato un vantaggio<br />

in termini di sopravvivenza per i pazienti<br />

che ricevevano un <strong>trattamento</strong> chemioterapico.<br />

Solo <strong>nel</strong> 1995, una metanalisi<br />

condotta su dati individuali ha per la prima<br />

volta dimostrato un vantaggio modesto<br />

ma statisticamente significativo in<br />

termini di sopravvivenza per i pazienti<br />

6<br />

con NSCLC in fase metastatica trattati<br />

con chemioterapia a base di platino, rispetto<br />

ai pazienti trattati con la migliore<br />

terapia di supporto [2] . Nel decennio seguente,<br />

numerosi studi randomizzati<br />

hanno confrontato i vari schemi di chemioterapia<br />

basati sul platino, al fine di<br />

identificare quello più efficace. Tutti gli<br />

studi hanno dimostrato una sostanziale<br />

equivalenza dei regimi chemioterapici,<br />

con minime differenze soltanto in termini<br />

di costi e profilo di tossicità. Pertanto, dal<br />

1995 il <strong>trattamento</strong> standard per la malattia<br />

avanzata è costituito da una qualsiasi<br />

associazione di platino (cisplatino o<br />

carboplatino) con un chemioterapico di<br />

ultima generazione come gemcitabina,<br />

vinorelbina, taxolo o docetaxel [3] . Purtroppo,<br />

però, con tali regimi la mediana<br />

di sopravvivenza è intorno ai 9-10 mesi<br />

e per questo motivo, <strong>nel</strong> corso degli ultimi<br />

anni, sono stati compiuti notevoli<br />

sforzi per migliorare tali <strong>del</strong>udenti risultati.<br />

La sempre migliore conoscenza dei<br />

processi biologici alla base <strong>del</strong> processo<br />

neoplastico ha portato allo sviluppo di<br />

farmaci sempre più mirati e sempre più<br />

efficaci. Oggi sono disponibili farmaci<br />

biologici che, utilizzati in pazienti selezionati,<br />

consentono di ottenere risultati<br />

in termini di sopravvivenza <strong>del</strong> tutto impensabili<br />

appena pochi anni fa.


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

Approccio di medicina <strong>personalizzata</strong> al paziente<br />

con tumore <strong>polmonare</strong><br />

Per molto tempo i pazienti affetti da <strong>carcinoma</strong><br />

<strong>polmonare</strong> avanzato hanno ricevuto<br />

un <strong>trattamento</strong> sistemico che teneva<br />

conto solo <strong>del</strong>la distinzione tra microcitoma<br />

e NSCLC.<br />

Indipendentemente dal tipo istologico,<br />

tutti i pazienti con NSCLC hanno ricevuto<br />

una chemioterapia basata sul platino<br />

indipendentemente dal fatto che la<br />

malattia fosse un adeno<strong>carcinoma</strong> piuttosto<br />

che un <strong>carcinoma</strong> squamoso. Ciò è<br />

accaduto in quanto non è mai emerso che<br />

l’istologia avesse un ruolo e le limitate<br />

conoscenze sulla biologia <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong><br />

7<br />

<strong>polmonare</strong> non consentivano di identificare<br />

gruppi di pazienti con caratteristiche<br />

peculiari, potenzialmente sensibili a strategie<br />

terapeutiche mirate.<br />

Ruolo <strong>del</strong>l’istologia<br />

Nel corso degli ultimi anni sono emersi<br />

dati che hanno rinnovato l’interesse sul<br />

possibile impatto <strong>del</strong>l’istologia sull’efficacia<br />

<strong>del</strong>le terapie <strong>nel</strong> NSCLC (Tabella 1).<br />

Esistono numerosi fattori che inducono<br />

a pensare che l’istologia abbia un<br />

a<br />

Tabella 1 Principali differenze biologiche tra adeno<strong>carcinoma</strong> e <strong>carcinoma</strong> squamoso<br />

<strong>del</strong> polmone<br />

Fattore biologico Adeno<strong>carcinoma</strong><br />

(% casi positivi)<br />

Carcinoma<br />

squamoso<br />

(% casi positivi)<br />

Effetto<br />

Espressione EGFR 23 51 Possibile incremento sensibilità<br />

agenti anti-EGFR<br />

Amplificazione EGFR 63 36 Incremento sensibilità agenti<br />

anti-EGFR<br />

Mutazione EGFR 15 3 Incremento sensibilità inibitori<br />

tirosin-chinasi EGFR<br />

Mutazione K-ras 30 5 Ridotta sensibilità agenti anti-<br />

EGFR<br />

Espressione IGF1R 73 82 Incremento sensibilità agenti<br />

anti-IGF1R<br />

Espressione timidilato sintetasi 43 80 Ridotta sensibilità a<br />

pemetrexed<br />

Espressione ERCC1 21 70 Ridotta sensibilità a cisplatino


ilevante ruolo predittivo. Per prima cosa,<br />

le cellule da cui origina il NSCLC hanno<br />

una differente origine embriologica e una<br />

differente localizzazione anatomica, fatto<br />

che giustifica l’esistenza di differenze di<br />

tipo biologico. Per esempio, è noto che<br />

determinate mutazioni geniche, come la<br />

mutazione di K-ras o la mutazione di<br />

EGFR, si verificano più frequentemente<br />

<strong>nel</strong>l’adeno<strong>carcinoma</strong> rispetto al <strong>carcinoma</strong><br />

squamoso.<br />

Un’analisi retrospettiva condotta su<br />

pazienti arruolati in uno studio randomizzato<br />

di fase III che confrontava, in seconda<br />

linea, docetaxel con pemetrexed e i risultati<br />

di uno studio prospettico che confrontava,<br />

in prima linea, l’associazione di<br />

cisplatino e gemcitabina con lo schema<br />

cisplatino-pemetrexed hanno dimostrato<br />

un’interazione statisticamente significativa<br />

fra <strong>trattamento</strong> e istotipo, con un vantaggio<br />

in termini di sopravvivenza per i<br />

pazienti con istologia non squamosa che<br />

ricevevano pemetrexed, senza viceversa<br />

alcun vantaggio nei pazienti con istologia<br />

squamosa [4,5] . È possibile che la differente<br />

efficacia mostrata da pemetrexed in relazione<br />

all’istotipo sia legata alla differente<br />

espressione di una proteina, la timidilato<br />

sintetasi (TS), un enzima coinvolto <strong>nel</strong>la<br />

biosintesi <strong>del</strong> DNA e bersaglio di farmaci<br />

come 5-fluorouracile e pemetrexed. Alcuni<br />

studi hanno infatti dimostrato una<br />

maggiore espressione <strong>del</strong>l’enzima <strong>nel</strong> <strong>carcinoma</strong><br />

squamoso rispetto all’adeno<strong>carcinoma</strong><br />

[6] .<br />

Un’altra proteina che gioca un ruolo<br />

chiave <strong>nel</strong>la sensibilità al platino è<br />

l’ERCC1 (excision repair cross comple-<br />

8<br />

mentation 1). Tale enzima è implicato nei<br />

meccanismi di riparazione dei danni sul<br />

DNA e la sua espressione è più elevata<br />

nei carcinomi squamosi. Un’elevata<br />

espressione di ERCC1 è associata a resistenza<br />

al cisplatino e studi di terapia<br />

adiuvante hanno evidenziato un significativo<br />

beneficio in termini di sopravvivenza<br />

prodotto dalla chemioterapia nei<br />

pazienti con bassi livelli <strong>del</strong>l’enzima [7] .<br />

L’insulin-like growth factor 1 receptor<br />

(IGF1R) è un recettore di membrana<br />

sul quale si è accentrata l’attenzione dei<br />

ricercatori <strong>nel</strong> corso degli ultimi anni. Tale<br />

recettore è iperespresso più frequentemente<br />

nei carcinomi squamosi, evento<br />

che potrebbe giustificare la maggiore efficacia<br />

di farmaci che interferiscono con<br />

tale proteina osservata in recenti studi<br />

clinici.<br />

Tutti i dati oggi disponibili indicano,<br />

quindi, come l’istologia, sottintendendo<br />

una differente biologia <strong>del</strong> tumore, rappresenti<br />

un fattore molto rilevante, di cui<br />

bisogna tenere conto <strong>nel</strong>l’algoritmo decisionale<br />

<strong>del</strong>la terapia da proporre ai pazienti<br />

affetti da NSCLC.<br />

Fattori biologici<br />

La biologia <strong>del</strong> NSCLC è estremamente<br />

complessa e le conoscenze dei processi<br />

biomolecolari alla base <strong>del</strong>la proliferazione<br />

neoplastica sono in rapido aumento.<br />

Basti pensare che appena pochi anni fa<br />

si conosceva l’esistenza di mutazioni a<br />

carico di un unico gene, K-ras. Oggi è<br />

noto che svariati geni sono mutati, am-


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

plificati o <strong>del</strong>eti, rappresentando potenziali<br />

target terapeutici.<br />

Un recente studio, condotto su 528<br />

adenocarcinomi, ha identificato un’elevata<br />

frequenza di amplificazioni o <strong>del</strong>ezioni<br />

geniche, includenti geni che codificano<br />

per proteine per le quali sono già<br />

disponibili farmaci specifici, come gli<br />

agenti anti-EGFR [8] .<br />

9<br />

I dati oggi disponibili dimostrano<br />

l’assoluta necessità di determinare le caratteristiche<br />

biologiche <strong>del</strong> tumore, in<br />

quanto farmaci diretti contro specifici<br />

bersagli molecolari, come le mutazioni di<br />

EGFR, consentono di ottenere importanti<br />

e durature remissioni di malattia, con miglioramento<br />

<strong>del</strong>la qualità e <strong>del</strong>l’aspettativa<br />

di vita <strong>del</strong> paziente.


La famiglia <strong>del</strong>l’EGFR include 4 differenti<br />

recettori di membrana indicati come<br />

HER1 (o EGFR propriamente detto),<br />

HER2, HER3 e HER4 (Figura 1). Per ciascuno<br />

di questi 4 recettori si identifica un<br />

dominio extracellulare, una porzione<br />

transmembranosa e un dominio intracellulare.<br />

Il dominio extracellulare interagisce<br />

con uno specifico ligando. L’unico recettore<br />

per il quale il ligando non è noto,<br />

e per tale motivo viene definito orfano,<br />

è HER2. Con la sola eccezione di HER3,<br />

il dominio intracellulare è dotato di attività<br />

tirosin-chinasica. Il legame tra il ligando<br />

e il dominio extracellulare <strong>del</strong> re-<br />

Dominio<br />

extracellulare<br />

Dominio<br />

transmembrana<br />

Dominio<br />

intracellulare<br />

erb-b1<br />

EGFR<br />

HER1<br />

EGFR<br />

10<br />

cettore induce la formazione di un omodimero,<br />

cioè <strong>del</strong> legame di un recettore<br />

con un recettore <strong>del</strong>lo stesso tipo (es.<br />

EGFR con EGFR) o di un eterodimero, ovvero<br />

il legame di un recettore con un altro<br />

<strong>del</strong>la stessa famiglia (es. EGFR con HER2).<br />

Il partner preferito da HER1 è rappresentato<br />

da HER2, mentre HER2 dimerizza più<br />

facilmente con HER3. Una volta legatosi<br />

allo specifico ligando e una volta formato<br />

un omodimero o un eterodimero, il recettore<br />

è pronto ad attivare una cascata di<br />

eventi, che in ultimo porta a due principali<br />

conseguenze: la stimolazione <strong>del</strong>la<br />

proliferazione cellulare, dovuta all’attiva-<br />

neu<br />

Erb-b2<br />

HER2<br />

erb-b3<br />

HER3<br />

erb-b4<br />

HER4<br />

Figura 1. La famiglia <strong>del</strong>l’EGFR è costituita da 4 differenti recettori in cui si distinguono 3 domini: dominio<br />

extracellulare, che, a eccezione di HER2, interagisce con uno specifico ligando; dominio transmembrana, cioè<br />

<strong>nel</strong> contesto <strong>del</strong>la membrana cellulare; dominio intracellulare, che, fatta eccezione per HER3, è dotato di attività<br />

tirosin-chinasica.


AKT<br />

<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

PI3K<br />

EGFR<br />

HER2/3/4<br />

11<br />

PTEN<br />

RAS<br />

Apoptosi Proliferazione<br />

RAF1<br />

MAPK<br />

Figura 2. Le due principali vie di traduzione <strong>del</strong> segnale attivate dall’EGFR sono la via proliferativa, rappresentata<br />

da RAS-RAF-MAPK, e la via anti-apoptotica attivata da PI3KCA-AKT. L’attivazione di AKT è inibita da PTEN, una<br />

proteina che gioca un ruolo importante nei meccanismi di sensibilità agli agenti rivolti contro la famiglia <strong>del</strong>l’EGFR.<br />

zione di RAS-RAF-MAPK e il blocco <strong>del</strong><br />

processo di morte cellulare programmata<br />

noto come apoptosi, mediante l’attivazione<br />

di PI3KCA-AKT (Figura 2). Una volta<br />

attivato, il complesso ligando-recettore<br />

viene internalizzato e degradato o riciclato<br />

alla membrana cellulare. Da notare<br />

che EGFR è l’unico membro <strong>del</strong>la famiglia<br />

sottoposto a internalizzazione dopo legame<br />

con il ligando e che, anche internalizzato,<br />

può continuare a stimolare la trasduzione<br />

<strong>del</strong> segnale [9] .<br />

MEK<br />

Nei tumori polmonari, l’EGFR può essere<br />

iperespresso, amplificato o mutato.<br />

L’espressione o iperespressione di EGFR<br />

si riscontra in circa l’80% dei NSCLC e<br />

il potenziale effetto prognostico di tale<br />

evento rimane controverso. Tuttavia,<br />

una recente metanalisi condotta su un<br />

numero complessivo di 2972 pazienti<br />

con NSCLC ha dimostrato come l’espressione<br />

di EGFR sia maggiore nei carcinomi<br />

squamosi rispetto agli adenocarcinomi<br />

e non si associ a una prognosi peg-


giore [10] . A livello genico, studi di fase<br />

III di confronto tra chemioterapia e chemioterapia<br />

in associazione a farmaci inibitori<br />

<strong>del</strong>l’attività tirosin-chinasica <strong>del</strong>l’EGFR<br />

(EGFR-TKI) hanno suggerito un<br />

possibile ruolo prognostico <strong>del</strong>le mutazioni<br />

o <strong>del</strong>l’amplificazione di EGFR. Studi<br />

condotti sia su pazienti trattati con<br />

EGFR-TKI sia in casistiche chirurgiche<br />

hanno evidenziato una migliore prognosi<br />

per i pazienti con mutazione <strong>del</strong>l’EGFR,<br />

anche se a oggi non esiste alcuno studio<br />

12<br />

che lo dimostri in modo definitivo. Tutti<br />

gli studi condotti su casistiche chirurgiche<br />

che hanno valutato il ruolo prognostico<br />

<strong>del</strong>l’amplificazione <strong>del</strong>l’EGFR non<br />

hanno dimostrato una migliore prognosi<br />

per coloro che presentano un aumento<br />

<strong>del</strong> numero di copie <strong>del</strong> gene, indipendentemente<br />

dal sistema di classificazione<br />

adottato, con anzi la tendenza a una peggiore<br />

prognosi per i pazienti che presentavano<br />

amplificazione genica, come indicato<br />

<strong>nel</strong>la Tabella 2 [11-16] .<br />

a<br />

Tabella 2 Studi che hanno valutato l’impatto prognostico <strong>del</strong>l’EGFR valutato con metodica<br />

FISH in pazienti con NSCLC sottoposti a chirurgia radicale<br />

Autore N.<br />

pazienti<br />

Sistema di<br />

classificazione<br />

Hirsch [11] 183 Non-UCCC<br />

+<br />

–<br />

Jeon [12] 262 UCCC<br />

+<br />

–<br />

Suzuki [13] 74 Non-UCCC<br />

+<br />

–<br />

Cappuzzo [14] 376 UCCC<br />

+<br />

–<br />

Sasaki [15] 109 UCCC<br />

+<br />

–<br />

Galleges Ruiz [16] 138 UCCC<br />

+<br />

–<br />

NR, non riportato; UCCC, University of Colorado Cancer Center.<br />

* Non significativo <strong>nel</strong> mo<strong>del</strong>lo multivariato.<br />

FISH Numero/% Sopravvivenza<br />

mediana<br />

(mesi)<br />

39/22<br />

144/78<br />

79/30,2<br />

183/69,8<br />

17/23<br />

57/77<br />

161/42,8<br />

215/57,2<br />

36/33<br />

73/67<br />

19/14<br />

119/86<br />

15,0<br />

22,0<br />

44,0<br />

NR<br />

NR<br />

NR<br />

40,7<br />

48,3<br />

47,4<br />

100,0<br />

NR<br />

NR<br />

HR p<br />

NR 0,13<br />

NR 0,12<br />

NR 0,9<br />

1,02 0,4<br />

NR 0,009*<br />

NR 0,15


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

Il rilevante ruolo biologico insieme alla<br />

frequente deregolazione riscontrata in<br />

vari tumori, incluso il NSCLC, fanno sì<br />

che l’EGFR sia un ideale bersaglio terapeutico.<br />

L’EGFR può essere bloccato mediante<br />

l’impiego di anticorpi monoclonali<br />

che agiscono legandosi al dominio<br />

extracellulare <strong>del</strong> recettore, o mediante<br />

piccole molecole che interferiscono con<br />

l’attività tirosin-chinasica <strong>del</strong> dominio<br />

intracellulare (EGFR-TKI).<br />

Anticorpi monoclonali<br />

Tra gli anticorpi monoclonali quello maggiormente<br />

studiato è cetuximab, un anticorpo<br />

chimerico che blocca il dominio<br />

extracellulare <strong>del</strong>l’EGFR.<br />

I primi studi che hanno valutato l’efficacia<br />

di cetuximab insieme alla chemioterapia<br />

hanno mostrato interessanti<br />

tassi di risposta con un possibile miglioramento<br />

<strong>del</strong>la sopravvivenza. Più recentemente,<br />

due studi randomizzati di fase<br />

III hanno confrontato la chemioterapia<br />

da sola rispetto alla chemioterapia in associazione<br />

a cetuximab in pazienti con<br />

NSCLC in fase avanzata e non esposti in<br />

precedenza ad alcun’altra terapia antiblastica<br />

(Figura 3).<br />

Lo studio BMS099 ha confrontato<br />

una chemioterapia con taxani e carboplatino<br />

con la stessa chemioterapia in<br />

Farmaci anti-EGFR<br />

13<br />

associazione a cetuximab [17] . La sperimentazione,<br />

che aveva come obiettivo<br />

primario la sopravvivenza libera da progressione,<br />

non ha mostrato alcuna differenza<br />

tra i due bracci di <strong>trattamento</strong>,<br />

con un vantaggio in termini di sopravvivenza<br />

non statisticamente significativo<br />

per i pazienti assegnati al braccio con<br />

cetuximab.<br />

Lo studio FLEX ha invece confrontato<br />

l’associazione chemioterapica di cisplatino<br />

e vinorelbina rispetto alla medesima<br />

combinazione in aggiunta a cetuximab<br />

[18] . Benché l’obiettivo primario<br />

<strong>del</strong>la sopravvivenza sia stato raggiunto,<br />

il beneficio è risultato minimo e clinicamente<br />

poco rilevante, inoltre con un elevato<br />

rischio di effetti collaterali, soprattutto<br />

neutropenia febbrile.<br />

I dati descritti suggeriscono che il<br />

farmaco sia attivo non in tutti i pazienti,<br />

ma soltanto in una bassa percentuale.<br />

Nei tumori <strong>del</strong> colonretto è noto che<br />

le mutazioni di K-ras si rendono responsabili<br />

<strong>del</strong>la resistenza a cetuximab e, per<br />

tale motivo, l’impiego <strong>del</strong> farmaco è ristretto<br />

ai pazienti senza mutazione <strong>del</strong><br />

gene [19] . Nel NSCLC, i dati provenienti<br />

dagli studi BMS099 e FLEX non hanno<br />

mostrato alcuna differenza in termini di<br />

risposta, tempo alla progressione e sopravvivenza<br />

per i pazienti con o senza<br />

mutazione di K-ras, indipendentemente<br />

dalla terapia ricevuta. Studi preclinici


BMS099: EGFR±<br />

FLEX: EGFR+<br />

R<br />

A<br />

N D<br />

O<br />

M I<br />

Z<br />

Z<br />

A<br />

Z<br />

I<br />

O<br />

N E<br />

R<br />

A<br />

N DO<br />

M IZ<br />

Z<br />

A ZI<br />

O<br />

N E<br />

N = 676<br />

N = 1125<br />

Taxano + carboplatino + cetuximab<br />

Taxano + carboplatino<br />

Cisplatino + vinorelbina + cetuximab<br />

Cisplatino + vinorelbina<br />

14<br />

Cetuximab<br />

settimanale sino<br />

a progressione<br />

Cetuximab<br />

settimanale sino<br />

a progressione<br />

Figura 3. Lo studio BMS099 e lo studio FLEX sono i due più importanti trials randomizzati di fase III che hanno<br />

valutato il ruolo di cetuximab <strong>nel</strong> NSCLC. In entrambi gli studi, cetuximab è stato somministrato insieme alla<br />

chemioterapia e proseguito sino a progressione di malattia (elaborata graficamente da [17,18] ).<br />

hanno valutato se la presenza di mutazioni<br />

a carico <strong>del</strong>l’EGFR aumenti la sensibilità<br />

agli anticorpi monoclonali, con<br />

risultati contrastanti. Nello studio condotto<br />

da Mukohara, la sensibilità di alcune<br />

linee cellulari di tumore al polmone<br />

con o senza mutazione di EGFR è risultata<br />

simile, suggerendo una limitata utilità<br />

<strong>del</strong>l’analisi mutazionale di EGFR [20] .<br />

A conferma di ciò, sia <strong>nel</strong>lo studio FLEX<br />

sia <strong>nel</strong>lo studio BMS099 nessuna differenza<br />

in termini di risposte obiettive,<br />

tempo alla progressione o sopravvivenza<br />

è stata osservata in relazione alla presenza<br />

o meno di mutazioni di EGFR. Dati<br />

recenti hanno suggerito una possibile associazione<br />

tra numero di copie di EGFR<br />

e sensibilità a cetuximab [21] . In uno studio<br />

retrospettivo condotto su NSCLC<br />

trattati con chemioterapia e cetuximab,<br />

i pazienti con polisomia o amplificazione<br />

di EGFR hanno avuto un significativo incremento<br />

<strong>del</strong> tempo alla progressione e<br />

<strong>del</strong>la sopravvivenza rispetto ai pazienti


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

a<br />

Tabella 3 Studi che hanno valutato il ruolo <strong>del</strong>l’EGFR valutato con metodica FISH per<br />

predire la sensibilità a cetuximab <strong>nel</strong> NSCLC<br />

Studio Fase N.<br />

pazienti<br />

Studiato<br />

con FISH<br />

(%)<br />

15<br />

FISH+<br />

(%)<br />

RR PFS OS<br />

SWOG [21] II 229 33 59,2 0,14 0,001 0,046<br />

BMS099 [17] III 676 15 51,9 0,37 0,18 0,03*<br />

FLEX [18] III 1125 25 37,0 0,26 0,33 0,44<br />

* In favore <strong>del</strong> braccio con sola chemioterapia.<br />

senza polisomia-amplificazione. Tali risultati,<br />

tuttavia, non sono stati confermati<br />

da un’analoga analisi condotta sui<br />

pazienti arruolati negli studi FLEX e<br />

BMS099, come illustrato <strong>nel</strong>la Tabella 3.<br />

Pertanto, al momento non è disponibile<br />

alcun marcatore biologico che consenta<br />

di identificare quei pazienti con NSCLC<br />

che potrebbero beneficiare maggiormente<br />

di una terapia con cetuximab.<br />

p


Gli EGFR-TKI sono piccole molecole che<br />

interferiscono con l’attività tirosin-chinasica<br />

<strong>del</strong>l’EGFR. Si distinguono due principali<br />

classi: gli inibitori reversibili e gli<br />

inibitori irreversibili (Tabella 4). Tra gli<br />

inibitori reversibili uno dei farmaci maggiormente<br />

studiati è gefitinib (IRESSA),<br />

un’anilinoquinazolina orale che inibisce<br />

in modo reversibile la fosforilazione <strong>del</strong><br />

dominio intracellulare <strong>del</strong>l’EGFR. Gefitinib<br />

è disponibile sotto forma di compresse<br />

da assumere giornalmente in unica<br />

somministrazione. Una volta ingerito, il<br />

farmaco viene lentamente assorbito con<br />

una biodisponibilità media <strong>del</strong> 60% e<br />

una concentrazione plasmatica massima<br />

che si raggiunge <strong>nel</strong> giro di 3-7 ore dopo<br />

l’assunzione. La biodisponibilità <strong>del</strong> farmaco<br />

non viene modificata dall’assunzione<br />

di cibo. Il farmaco viene metabolizzato<br />

a livello epatico dal citocromo<br />

EGFR-TKI: gefitinib<br />

16<br />

CYP3A4 e principalmente escreto con le<br />

feci (Figura 4).<br />

Studi di fase I<br />

La dose ottimale e la schedula di somministrazione<br />

di gefitinib sono state studiate<br />

in 5 studi di fase I, di cui il primo in<br />

volontari sani e gli altri 4 in pazienti affetti<br />

da tumori solidi. In tali studi, gefitinib<br />

ha prodotto un tasso di risposte<br />

obiettive <strong>del</strong>l’11% in pazienti con NSCLC<br />

in fase avanzata, evento che ha suscitato<br />

molto interesse <strong>nel</strong> mondo scientifico. Gli<br />

eventi avversi registrati sono stati generalmente<br />

modesti e reversibili e consistevano<br />

principalmente in un’eruzione cutanea<br />

tipo acne giovanile, diarrea, nausea,<br />

anoressia, vomito e astenia. La tossicità<br />

dose-limitante è risultata essere la<br />

a<br />

Tabella 4 Gli inibitori <strong>del</strong>l’attività tirosin-chinasica <strong>del</strong>l’EGFR si distinguono in reversibili e<br />

irreversibili*<br />

Inibitori reversibili Inibitori irreversibili<br />

Gefitinib<br />

Erlotinib<br />

Lapatinib<br />

EKB-586<br />

CI 1033<br />

HKI-272<br />

PF 299804<br />

BIBW 2992<br />

CL 367-785<br />

* Tra gli inibitori reversibili, i più noti sono gefitinib ed erlotinib. Non sembra avere alcun ruolo <strong>nel</strong> NSCLC lapatinib, che ha prodotto<br />

risultati <strong>del</strong> tutto insoddisfacenti. Gli inibitori irreversibili costituiscono un gruppo di farmaci molto promettenti, in quanto sembrano<br />

agire anche in pazienti con caratteristiche biologiche predittive di resistenza a inibitori reversibili, come, per esempio, la presenza<br />

di mutazioni a carico <strong>del</strong>l’esone 20 <strong>del</strong> gene che codifica per EGFR.


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

O<br />

N<br />

F<br />

17<br />

Cl<br />

Gefitinib<br />

Biodisponibilità<br />

Sede e modalità di metabolizzazione<br />

C max (ng/ml)<br />

AUCss (µg·h/ml)<br />

Volume di distribuzione (L)<br />

O<br />

O<br />

N<br />

N<br />

N<br />

Gefitinib<br />

59%<br />

Fegato CYP3A4<br />

384<br />

5,0-5,7<br />

1400<br />

Figura 4. Gefitinib è un farmaco disponibile per via orale con una grande biodisponibilità. Il farmaco è essenzialmente<br />

metabolizzato per via epatica.<br />

diarrea, che si verificava con l’assunzione<br />

di una dose giornaliera di 700-1000 mg.<br />

Pertanto, 700 mg al giorno rappresentano<br />

la dose massima tollerata. Alla dose giornaliera<br />

di 150 mg si osservava un’adeguata<br />

inibizione <strong>del</strong>la fosforilazione di<br />

EGFR, mentre regressioni tumorali sono<br />

state osservate utilizzando dosi giornaliere<br />

tra 150 e 800 mg. Sulla base di tali<br />

osservazioni, due differenti dosi (250 e<br />

500 mg al giorno) sono state selezionate<br />

per i successivi studi di fase II e III.<br />

Studi di fase II<br />

in pazienti non selezionati<br />

L’attività di gefitinib in pazienti con<br />

NSCLC in fase avanzata è stata valutata<br />

in numerosi studi, come illustrato <strong>nel</strong>la<br />

Tabella 5. In particolare, due studi randomizzati<br />

di fase II (Iressa Dose Evaluation<br />

in Advanced Lung Cancer; IDEAL<br />

1&2) hanno valutato l’attività di due differenti<br />

dosi di gefitinib in pazienti pretrattati<br />

affetti da NSCLC in fase avanzata<br />

[33,36] . Nello studio IDEAL 1 [33] , condotto<br />

in Europa, Australia, Giappone e Sud<br />

Africa, 210 pazienti sono stati randomizzati<br />

a ricevere gefitinib alla dose giornaliera<br />

di 250 o di 500 mg. Lo studio IDEAL<br />

2 [36] , che ha incluso 221 pazienti, aveva<br />

un disegno identico all’IDEAL 1, con l’unica<br />

differenza di essere condotto negli Stati<br />

Uniti. Entrambi gli studi hanno confermato<br />

che gefitinib, indipendentemente<br />

dalla dose utilizzata, è un farmaco attivo<br />

nei pazienti con NSCLC, con un tasso di


a<br />

Tabella 5 Studi con gefitinib come agente singolo, non randomizzati, in NSCLC non<br />

selezionati<br />

Autore N.<br />

pazienti<br />

Linea Risposte<br />

(%)<br />

18<br />

Tempo alla<br />

progressione<br />

(mesi)<br />

Sopravvivenza<br />

(mesi)<br />

Ebi [22] 50 I 25 4 10 1, 2<br />

D’Addario [23] 63 I 8 2,5 11,5<br />

Lin [24] 53 I 32,1 3,2 9,4 2<br />

Reck [25] 58 I 5 1,6 6,6<br />

Govindan [26] 198 I 6,3 NR 6 3<br />

Suzuki [27] 34 I 26,5 NR 14,1 2<br />

Niho [28] 42 I 30 NR 13,9 2<br />

Spigel [29] 72 I 4 3,7 6,3 3<br />

West [30] 136 I/II 17 NR 13 4<br />

Jänne [31] 200 I/II+ 4,1 NR 4,5<br />

Bearz [32] 22 II/III 13,6 3,4 4,1 1<br />

Fukuoka [33] 210 II/III 18,4 2,7 7,6<br />

Cappuzzo [34] 106 II/III 14 3,4 9,4<br />

Pallis [35] 31 II/III 3,2 2,1 5,3<br />

Kris [36] 216 III 12 NR 7<br />

Simon [37] 183 I/II/III+ 3,8 3,6 8,8<br />

Chen [38] 36 II/III/IV 33,3 4,7 9,5 2<br />

Mu [39] 31 II/III/IV 35,5 5,5 11,5 2<br />

Cappuzzo [40] 40 II/III/IV 5 3 5 1<br />

Gri<strong>del</strong>li [41] 59 II/III/IV 3,4 1,6 4,3 1<br />

NR, non riportato.<br />

1: anziani; 2: asiatici; 3: non idonei per chemioterapia; 4: solo in pazienti con <strong>carcinoma</strong> bronchioloalveolare.<br />

risposte obiettive sino al 19% e una riduzione<br />

dei sintomi associati alla malattia<br />

<strong>del</strong> 40%. Pertanto, considerata la sostanziale<br />

equivalenza in termini di efficacia<br />

<strong>del</strong>le due dosi di gefitinib e la migliore<br />

tollerabilità <strong>del</strong>la dose più bassa,<br />

Note<br />

la dose di 250 mg/die è stata scelta per<br />

successivi studi clinici e per l’impiego<br />

<strong>nel</strong>la pratica clinica corrente.<br />

Tutti gli studi di fase II con gefitinib<br />

hanno dimostrato che il farmaco è particolarmente<br />

efficace soprattutto in alcu-


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

ni sottogruppi di pazienti. In pazienti non<br />

selezionati, il tasso di risposte obiettive è<br />

intorno al 10%, con una mediana di tempo<br />

alla progressione di 3 mesi e una sopravvivenza<br />

mediana di circa 7 mesi in<br />

pazienti pretrattati. Dati decisamente più<br />

incoraggianti si osservano in pazienti<br />

con particolari caratteristiche cliniche.<br />

Sin dai primi studi è infatti emerso come<br />

il farmaco fosse particolarmente efficace<br />

in pazienti non fumatori, con adeno<strong>carcinoma</strong>,<br />

di sesso femminile e di etnia<br />

asiatica. Tale osservazione ha condotto,<br />

poco tempo dopo, all’identificazione dei<br />

meccanismi biologici che contraddistinguono<br />

i pazienti con tali caratteristiche,<br />

meccanismi responsabili <strong>del</strong>la maggiore<br />

sensibilità osservata clinicamente. Inoltre,<br />

tutte le sperimentazioni effettuate<br />

hanno confermato il basso profilo di tossicità<br />

<strong>del</strong> farmaco, con rash cutaneo e<br />

diarrea quali principali effetti collaterali<br />

presenti in meno <strong>del</strong> 30% dei casi e il più<br />

<strong>del</strong>le volte di grado lieve.<br />

Studi randomizzati di fase II<br />

in pazienti non selezionati<br />

I dati degli studi di fase II in pazienti non<br />

selezionati hanno suggerito una potenziale<br />

uguale efficacia di gefitinib rispetto<br />

alla monochemioterapia e una probabile<br />

superiorità rispetto al placebo. Pertanto,<br />

due studi randomizzati hanno valutato<br />

l’efficacia di gefitinib rispetto a monochemioterapia<br />

o placebo in pazienti con<br />

particolari condizioni cliniche, come illustrato<br />

<strong>nel</strong>la Figura 5.<br />

19<br />

Nello studio INVITE (Iressa in NSCLC<br />

versus Vinorelbine Investigation in The Elderly),<br />

196 pazienti di età superiore o uguale<br />

a 70 anni con NSCLC in fase avanzata<br />

e non precedentemente esposti ad alcun<br />

<strong>trattamento</strong> antiblastico sono stati randomizzati<br />

a un <strong>trattamento</strong> con vinorelbina,<br />

che è considerato lo standard terapeutico<br />

negli anziani, o gefitinib alla dose giornaliera<br />

di 250 mg [42] . Lo studio ha evidenziato<br />

una sostanziale equivalenza in termini<br />

di efficacia fra i due trattamenti, con<br />

un profilo di tossicità a favore di gefitinib.<br />

È tuttavia opportuno specificare che tale<br />

studio non è stato disegnato per dimostrare<br />

l’equivalenza dei due trattamenti e, in assenza<br />

di uno studio di fase III, l’impiego di<br />

gefitinib in prima linea al posto <strong>del</strong>la chemioterapia<br />

in pazienti anziani non selezionati<br />

per alcuna caratteristica biologica non<br />

è raccomandato <strong>nel</strong>la pratica clinica.<br />

Lo studio INSTEP (Iressa NSCLC Trial<br />

Evaluating Poor performance status patients)<br />

è stato condotto in pazienti non<br />

pretrattati che per le condizioni generali<br />

non erano candidati ad alcun <strong>trattamento</strong><br />

chemioterapico [43] . Complessivamente<br />

201 pazienti sono stati randomizzati a<br />

un <strong>trattamento</strong> con placebo o gefitinib<br />

alla dose standard di 250 mg/die. Nessuna<br />

differenza in termini di efficacia è<br />

stata evidenziata fra i due bracci di <strong>trattamento</strong>.<br />

Tuttavia, un significativo incremento<br />

<strong>del</strong> tempo alla progressione è<br />

stato osservato nei pazienti con polisomia/amplificazione<br />

di EGFR, suggerendo<br />

la necessità di un’accurata selezione dei<br />

pazienti sulla base di caratteristiche biologiche.


INSTEP<br />

INVITE<br />

Pazienti con<br />

performance status<br />

2-3 non idonei<br />

per chemioterapia<br />

Pazienti anziani<br />

(età superiore<br />

o uguale<br />

a 70 anni)<br />

Obiettivo primario: tempo libero da progressione<br />

Nello studio SIGN (Second-line Indication<br />

of Gefitinib in NSCLC), 141 pazienti<br />

pretrattati sono stati randomizzati a un<br />

<strong>trattamento</strong> di seconda linea standard con<br />

docetaxel o gefitinib [44] . Lo studio ha mostrato<br />

una sostanziale equivalenza fra i due<br />

trattamenti in termini di risposte obiettive,<br />

tempo alla progressione e sopravvivenza,<br />

con un netto vantaggio in termini di tossicità<br />

a favore di gefitinib. Il positivo risultato<br />

<strong>del</strong>lo studio SIGN ha portato alla<br />

conduzione di studi di fase III di confronto<br />

tra gefitinib e docetaxel in seconda li-<br />

20<br />

Gefitinib<br />

(250 mg/die)<br />

Migliore terapia<br />

di supporto<br />

Gefitinib<br />

(250 mg/die)<br />

Vinorelbina 25 mg/m 2<br />

giorni 1, 8 ogni 21 giorni<br />

Figura 5. Gli studi INSTEP e INVITE hanno confrontato gefitinib rispettivamente con placebo o con vinorelbina.<br />

Questi studi suggeriscono che il farmaco può essere una valida alternativa in pazienti con particolari condizioni<br />

cliniche che precludono l’impiego di un <strong>trattamento</strong> chemioterapico standard (elaborata graficamente da [42,43] ).<br />

1<br />

R<br />

1<br />

1<br />

R<br />

1<br />

nea, studi che hanno confermato l’assoluta<br />

equivalenza di efficacia fra le due terapie,<br />

con un migliore profilo di tossicità a vantaggio<br />

<strong>del</strong> <strong>trattamento</strong> orale con gefitinib.<br />

Complessivamente i dati degli studi<br />

randomizzati di fase II confermano l’ottimo<br />

profilo di tossicità <strong>del</strong> farmaco, migliore<br />

rispetto alla chemioterapia, e suggeriscono<br />

la necessità di un’accurata selezione<br />

dei pazienti da candidare a una<br />

terapia di prima linea, con una sostanziale<br />

equivalenza rispetto alla monochemioterapia<br />

in pazienti pretrattati.


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

Studi di fase III<br />

in pazienti non selezionati<br />

L’attività di gefitinib e altri EGFR-TKI è<br />

stata valutata in numerosi studi di fase III<br />

condotti in popolazioni di pazienti non selezionati<br />

per alcuna caratteristica clinica o<br />

biologica, come illustrato <strong>nel</strong>la Tabella 6.<br />

Due studi (Iressa NSCLC Trial Assessing<br />

Combination Treatment; INTACT 1&2)<br />

hanno valutato l’efficacia di gefitinib insieme<br />

alla chemioterapia rispetto alla chemioterapia<br />

da sola in pazienti con NSCLC<br />

avanzato non precedentemente esposti ad<br />

alcun <strong>trattamento</strong> sistemico. Nello studio<br />

INTACT 1, che è stato condotto su 1093<br />

pazienti in Europa, Nord America, Sud<br />

America, Sud Africa e Asia, gefitinib è stato<br />

a<br />

Tabella 6 Studi randomizzati di fase III di confronto tra chemioterapia da sola verso<br />

chemioterapia ed EGFR-TKI<br />

Studio N.<br />

pazienti<br />

INTACT 1 [45] 1093 I<br />

INTACT 2 [46] 1037 I<br />

TRIBUTE [47] 1059 I<br />

Linea Farmaci Risposta PFS OS<br />

Gefitinib + GC<br />

GC<br />

Gefitinib + CP<br />

CP<br />

Erlotinib + CP<br />

CP<br />

% p Mediana<br />

(mesi)<br />

50,3<br />

47,2<br />

30,4<br />

28,7<br />

21,5<br />

19,3<br />

21<br />

utilizzato a due differenti dosi (250 e 500<br />

mg/die) insieme alla combinazione chemioterapica<br />

di cisplatino e gemcitabina [45] .<br />

Nello studio INTACT 2, condotto prevalentemente<br />

negli Stati Uniti, le due differenti<br />

dosi di gefitinib sono state combinate a<br />

carboplatino e paclitaxel [46] . Nessuno dei<br />

due studi, che complessivamente hanno arruolato<br />

oltre 2000 pazienti, ha mostrato alcun<br />

vantaggio in termini di sopravvivenza<br />

per i pazienti che ricevevano gefitinib, neppure<br />

in sottogruppi di pazienti con specifiche<br />

caratteristiche cliniche o biologiche.<br />

In pazienti pretrattati, gefitinib è stato<br />

confrontato alla chemioterapia o al<br />

placebo (Tabella 7). Tre studi randomizzati<br />

di fase III hanno confrontato gefitinib<br />

con docetaxel in seconda linea.<br />

NS<br />

NS<br />

0,3<br />

5,8<br />

6,0<br />

5,3<br />

5,0<br />

5,1<br />

4,9<br />

p HR Mediana<br />

(mesi)<br />

0,7 –<br />

0,056 –<br />

0,3 0,93<br />

9,9<br />

10,9<br />

9,8<br />

9,9<br />

10,6<br />

10,5<br />

p HR<br />

0,4 –<br />

0,6 –<br />

0,9 0,99<br />

TALENT [48] Erlotinib + GC 31,5<br />

5,4<br />

9,9<br />

1172 I<br />

NS<br />

0,7 0,98<br />

0,4 1,06<br />

GC 29,9<br />

5,6<br />

10,1<br />

CP, carboplatino-paclitaxel; GC, gemcitabina-cisplatino; GP, gemcitabina combinata a cisplatino o carboplatino; NS, non significativo.


a<br />

Tabella 7 Studi randomizzati di confronto tra gefitinib e docetaxel in seconda linea<br />

Studio N.<br />

pazienti<br />

INTEREST [49] 1466 III<br />

V15-32 [50] 489 III<br />

SIGN [44] 141 II<br />

Fase Farmaco RR PFS OS<br />

Gefitinib<br />

vs<br />

docetaxel<br />

Gefitinib<br />

vs<br />

docetaxel<br />

Gefitinib<br />

vs<br />

docetaxel<br />

ISTANA [51] 161 III<br />

Gefitinib<br />

vs<br />

docetaxel<br />

NR, non riportato; NS, non significativo.<br />

% p Mediana<br />

(mesi)<br />

9,1<br />

7,6<br />

22,5<br />

12,8<br />

13,2<br />

13,7<br />

28,1<br />

7,6<br />

Lo studio INTEREST (Iressa in NSCLC<br />

Trial Evaluating Response and Survival<br />

versus Taxotere) ha confrontato gefitinib<br />

(250 mg/die) rispetto a una monochemioterapia<br />

con docetaxel in 1466 pazienti [49] .<br />

Lo studio, che aveva l’obiettivo di dimostrare<br />

la non inferiorità di gefitinib rispetto<br />

a docetaxel, ha raggiunto il suo<br />

obiettivo primario, evidenziando, tra l’altro,<br />

un’assoluta equivalenza dei due trattamenti<br />

indipendentemente da qualsiasi<br />

caratteristica clinica o biologica, probabilmente<br />

per un effetto confondente <strong>del</strong>la<br />

chemioterapia e <strong>del</strong>le successive linee di<br />

<strong>trattamento</strong> (Figura 6).<br />

Risultati simili sono stati ottenuti <strong>nel</strong>lo<br />

studio giapponese V-15-32 [50] . Questo<br />

studio presentava un disegno identico<br />

all’INTEREST, ma è stato condotto solo su<br />

0,3<br />

0,009<br />

22<br />

NS<br />

0,0007<br />

2,2<br />

2,7<br />

2,0<br />

2,0<br />

3,0<br />

3,4<br />

3,3<br />

3,4<br />

p HR Mediana<br />

(mesi)<br />

0,47 1,04<br />

0,33 0,90<br />

NS 0,94<br />

7,6<br />

8,0<br />

11,5<br />

14,0<br />

7,5<br />

7,1<br />

p HR<br />

NR 1,02<br />

0,33 1,12<br />

NS 0,97<br />

0,044 0,73 NR NR 0,61<br />

pazienti giapponesi e su una coorte numericamente<br />

inferiore. Benché lo studio<br />

non abbia raggiunto l’obiettivo primario<br />

di dimostrare la non inferiorità di gefitinib<br />

rispetto a docetaxel, nessuna differenza<br />

in termini di sopravvivenza è stata<br />

osservata tra i due bracci di <strong>trattamento</strong>.<br />

Lo studio ISTANA (Iressa as Secondline<br />

Therapy in Advanced NSCLC-Asia)<br />

ha confrontato gefitinib con docetaxel in<br />

161 pazienti coreani con NSCLC avanzato<br />

[51] . Una riduzione <strong>del</strong> 39% <strong>del</strong> rischio<br />

di morte con un significativo vantaggio<br />

in tempo alla progressione e risposte<br />

obiettive è stata documentata nei pazienti<br />

trattati con gefitinib.<br />

I dati di tutti gli studi randomizzati<br />

di confronto tra gefitinib e docetaxel<br />

(SIGN, INTEREST, V-15-32, ISTANA) so-


Probabilità di sopravvivenza<br />

<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

1,0<br />

0,8<br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

0,0<br />

N. pazienti<br />

Eventi<br />

HR (IC 96%) = 1,020 (0,905 – 1,150)<br />

Sopravvivenza mediana (mesi)<br />

Sopravvivenza a 1 anno<br />

23<br />

Mesi<br />

Gefitinib<br />

723<br />

593 (82,0%)<br />

7,6<br />

32%<br />

Gefitinib<br />

Docetaxel<br />

Docetaxel<br />

710<br />

576 (81,1%)<br />

8,0<br />

34%<br />

0 4 8 12 16 20 24 28 32 36 40<br />

Figura 6. Lo studio INTEREST ha dimostrato che gefitinib non è inferiore a docetaxel in seconda linea, con un<br />

migliore profilo di tossicità e una maggiore facilità di somministrazione (modificata graficamente da [49] ).<br />

no confluiti in una metanalisi che ha confermato<br />

l’assoluta equivalenza dei due<br />

trattamenti in seconda linea in termini di<br />

sopravvivenza e tempo alla progressione,<br />

e con un significativo vantaggio a favore<br />

di gefitinib in termini di risposte obiettive<br />

[52] . La metanalisi fornisce un’ulteriore<br />

prova che gefitinib e docetaxel hanno<br />

uguale efficacia in pazienti pretrattati,<br />

con un netto beneficio a vantaggio di ge-<br />

fitinib in termini di tollerabilità e facilità<br />

di somministrazione, elementi che rivestono<br />

grande importanza <strong>nel</strong>la pratica clinica<br />

corrente quando ci si trova a decidere<br />

il <strong>trattamento</strong> da proporre ai pazienti.<br />

Lo studio ISEL (Iressa Survival Evaluation<br />

in Lung cancer) è uno studio randomizzato<br />

multicentrico in doppio cieco<br />

che ha confrontato, in seconda o terza<br />

linea, gefitinib rispetto al placebo [53] . Lo


Probabilità di sopravvivenza<br />

Non fumatori (n = 374)<br />

HR = 0,67 (0,49-0,91), p = 0,011<br />

1,0<br />

RR = 17,2%<br />

0,9<br />

0,8<br />

0,7<br />

0,6<br />

0,5<br />

0,4<br />

0,3<br />

0,2<br />

0,1<br />

0,0<br />

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 1213 1415<br />

Mesi<br />

24<br />

Gefitinib<br />

Placebo<br />

Probabilità di sopravvivenza<br />

Asiatici (n = 342)<br />

HR = 0,66 (0,48-0,91), p = 0,011<br />

1,0<br />

RR = 12,0%<br />

0,9<br />

0,8<br />

0,7<br />

0,6<br />

0,5<br />

0,4<br />

0,3<br />

0,2<br />

0,1<br />

0,0<br />

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 1213 1415<br />

Figura 7. Esistono numerosi fattori predittivi per la sensibilità agli inibitori <strong>del</strong>le tirosin-chinasi. Vantaggi in<br />

termini di sopravvivenza nei sottogruppi di non fumatori e di pazienti asiatici <strong>del</strong>lo studio ISEL.<br />

studio è stato condotto su un numero<br />

complessivo di 1692 pazienti arruolati in<br />

210 centri in 28 nazioni differenti. Lo<br />

studio ha mostrato un vantaggio non significativo<br />

in termini di sopravvivenza<br />

per i pazienti che ricevevano gefitinib.<br />

Tuttavia, una differenza significativa è<br />

Mesi<br />

stata osservata in alcuni sottogruppi di<br />

pazienti, come i non fumatori e gli asiatici,<br />

elemento questo che conferma l’importanza<br />

<strong>del</strong>la selezione dei pazienti, soprattutto<br />

quando si utilizzano farmaci<br />

indirizzati verso specifici bersagli biologici<br />

(Figura 7).


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

Ottimizzazione <strong>del</strong> rapporto costo-beneficio<br />

<strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> tumore <strong>polmonare</strong>:<br />

criteri di selezione dei pazienti<br />

Tutti gli studi in precedenza menzionati<br />

hanno portato a tre conclusioni, ovvero<br />

in pazienti con NSCLC non selezionati<br />

per alcuna caratteristica biologica:<br />

• l’utilizzo di gefitinib o altri EGFR-TKI<br />

insieme alla chemioterapia non è più<br />

efficace <strong>del</strong>la chemioterapia da sola;<br />

• gli EGFR-TKI hanno un’efficacia inferiore<br />

rispetto alla chemioterapia basata<br />

sul platino;<br />

• gefitinib ha sicuramente uguale efficacia<br />

e migliore tollerabilità rispetto<br />

a una monochemioterapia in pazienti<br />

pretrattati.<br />

A queste tre considerazioni generali si aggiunge<br />

la chiara evidenza che gli EGFR-<br />

TKI sono più efficaci in pazienti con specifiche<br />

caratteristiche cliniche e biologiche.<br />

Fra le caratteristiche cliniche, la non<br />

esposizione al fumo di sigaretta è sicuramente<br />

il fattore più rilevante, come<br />

confermato dal vantaggio in termini di<br />

sopravvivenza osservato in studi di fase<br />

III in questo specifico sottogruppo. Fra le<br />

caratteristiche biologiche, l’attenzione dei<br />

ricercatori si è concentrata, logicamente,<br />

sul bersaglio di gefitinib, ovvero sull’EGFR<br />

(Tabella 8).<br />

25<br />

Espressione <strong>del</strong>l’EGFR:<br />

l’immunoistochimica<br />

I dati oggi disponibili indicano che, tra i<br />

vari fattori predittivi per la sensibilità<br />

agli EGFR-TKI, l’immunoistochimica (immunohistochemistry,<br />

IHC) è il predittore<br />

più debole.<br />

Già <strong>nel</strong> 2003, l’analisi retrospettiva<br />

dei pazienti che avevano partecipato agli<br />

studi IDEAL aveva dimostrato l’assenza<br />

di correlazione tra livelli di espressione<br />

di EGFR e risposta a gefitinib. Benché<br />

<strong>nel</strong>lo studio ISEL i pazienti che iperesprimevano<br />

EGFR presentassero un significativo<br />

vantaggio in sopravvivenza, tali<br />

dati non sono stati confermati da altri<br />

studi con altri EGFR-TKI. È pertanto opinione<br />

comune che l’IHC sia di limitata<br />

utilità per la selezione dei pazienti candidati<br />

a un <strong>trattamento</strong> con gefitinib.<br />

Mutazioni di EGFR<br />

Sin dalla loro identificazione, avvenuta<br />

<strong>nel</strong> 2004, le mutazioni di EGFR si sono<br />

rivelate il più importante fattore predittivo<br />

per la risposta agli EGFR-TKI (Figura<br />

8). I primi studi hanno dimostrato che<br />

le mutazioni di EGFR sono somatiche e


a<br />

Tabella 8 Fattori predittivi per la sensibilità agli inibitori <strong>del</strong>le tirosin-chinasi*<br />

Fattori predittivi<br />

per migliore risposta<br />

Clinici • Sesso femminile<br />

• Adeno<strong>carcinoma</strong><br />

• Non esposizione al fumo<br />

• Etnia asiatica<br />

Biologici • Mutazione EGFR<br />

• Polisomia/amplificazione EGFR<br />

• Polisomia/amplificazione HER2<br />

• Attivazione AKT<br />

Fattori predittivi per resistenza<br />

Resistenza primaria • Mutazione K-ras<br />

• Mutazione EGFR esone 20<br />

• Mutazione HER2<br />

• Presenza gene fusione EML4-ALK<br />

Resistenza acquisita • Mutazione EGFR T790M-D761Y<br />

• Amplificazione MET<br />

26<br />

Fattori predittivi<br />

per migliore sopravvivenza<br />

• Non esposizione al fumo<br />

• Risposta alla precedente terapia<br />

• Performance status<br />

• Adeno<strong>carcinoma</strong><br />

• Pregressa terapia con platino<br />

• Rash cutaneo<br />

• Etnia asiatica<br />

• Polisomia/amplificazione EGFR<br />

* Tra i fattori clinici quello più rilevante è la non esposizione al fumo di sigaretta, mentre tra quelli biologici la presenza di mutazioni<br />

attivanti <strong>del</strong>l’EGFR e la polisomia/amplificazione <strong>del</strong> gene.<br />

Figura 8. Pazienti con mutazioni di EGFR sono estremamente sensibili a gefitinib: immagini TC di un paziente<br />

di 83 anni, ex-fumatore, con <strong>carcinoma</strong> indifferenziato che ha avuto remissione completa di malattia con gefitinib<br />

alla dose giornaliera di 250 mg. Il paziente presentava una <strong>del</strong>ezione <strong>del</strong>l’esone 19 <strong>del</strong>l’EGFR associata ad amplificazione<br />

<strong>del</strong>lo stesso gene.


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

si osservano più comunemente in pazienti<br />

con le caratteristiche cliniche predittive<br />

per la sensibilità a gefitinib, ovvero nei<br />

non fumatori, <strong>nel</strong>le donne, negli adenocarcinomi<br />

e nei pazienti asiatici [54,55] .<br />

L’incidenza di mutazioni di EGFR è sicuramente<br />

inferiore al 10% <strong>nel</strong>le popolazioni<br />

occidentali, mentre negli asiatici, e<br />

in modo particolare nei giapponesi, l’incidenza<br />

è nettamente più alta, tra il 30%<br />

e il 40%. Sono numerose le mutazioni di<br />

EGFR documentate, ma soltanto 4 sono<br />

state validate, ovvero la sostituzione<br />

G719A/C <strong>nel</strong>l’esone 18, la <strong>del</strong>ezione AA<br />

746-750 <strong>del</strong>l’esone 19, la sostituzione<br />

L858R e la sostituzione L861Q <strong>nel</strong>l’esone<br />

21. La <strong>del</strong>ezione <strong>nel</strong>l’esone 19 e la sostituzione<br />

L858R <strong>nel</strong>l’esone 21 rappresentano<br />

le più comuni mutazioni e insieme<br />

costituiscono circa l’85% di tutte le mutazioni<br />

di EGFR. Tali mutazioni aumen-<br />

27<br />

tano la sensibilità agli EGFR-TKI molto<br />

probabilmente inducendo modificazioni<br />

<strong>del</strong> sito di legame con l’ATP <strong>nel</strong> dominio<br />

tirosin-chinasico. Numerose altre mutazioni<br />

di EGFR sono state descritte, ma il<br />

loro ruolo rimane non ben definito e per<br />

alcune non è possibile nemmeno escludere<br />

che si tratti di artefatti.<br />

Numerosi studi, sia retrospettivi sia<br />

prospettici, hanno confermato che i pazienti<br />

che presentano mutazioni di EGFR<br />

sono particolarmente sensibili agli EGFR-<br />

TKI, con un tasso di risposte obiettive<br />

sino al 90% e con un tempo mediano<br />

alla progressione e di sopravvivenza<br />

probabilmente migliori rispetto alla chemioterapia<br />

tradizionale, come riassunto<br />

<strong>nel</strong>la Tabella 9. Tutti questi dati rappresentano<br />

il razionale per studi randomizzati<br />

di fase III che hanno confrontato,<br />

in prima linea, la chemioterapia classica<br />

a<br />

Tabella 9 Studi prospettici con gefitinib in pazienti con mutazione di EGFR<br />

Autore N. pazienti Linea RR (%) PFS (mesi) OS (mesi)<br />

Asahina [56] 16 I 75 8,9 NR<br />

Inoue [57] 30 I 66 6,5 17,8<br />

Inoue [58] 16 I 75 9,7 NR<br />

Sequist [59] 34 I 55 9,2 17,5<br />

Yang [60] 55 I 69 8 24<br />

Sugio [61] 20 I/II 63,2 7,1 20<br />

Sunaga [62] 21 I/II 76 12,9 NR<br />

Sutani [63] 38 I/II 78 9,4 15,4<br />

Yoshida [64] 27 I/II 90,5 7,7 NR<br />

Han [65] 17 I/II+ 64,7 21,7 30,5<br />

Tamura [66] NR, non raggiunta.<br />

28 I/II/III 75 11,5 NR


IPASS<br />

FIRST-SIGNAL<br />

• Non pretrattato<br />

• Età > 18 anni<br />

• Adeno<strong>carcinoma</strong><br />

• Non/scarso fumatore<br />

• ECOG PS: 0-2<br />

• Stadio IIIB-IV<br />

• Non pretrattato<br />

• Età 18-75 anni<br />

• Adeno<strong>carcinoma</strong><br />

• Non fumatore<br />

• ECOG PS: 0-2<br />

• Stadio IIIB-IV<br />

Obiettivo primario: tempo libero da progressione<br />

28<br />

1<br />

R<br />

1<br />

1<br />

R<br />

1<br />

Gefitinib<br />

(250 mg/die)<br />

Carboplatino<br />

(AUC 5 o 6 mg/ml/min)/paclitaxel<br />

(200 mg/m 2 ) ogni 3 settimane<br />

Gefitinib<br />

(250 mg/die)<br />

Gemcitabina 1250 mg/m 2 giorni 1,8<br />

Cisplatino 80 mg/m 2 giorno 1<br />

ogni 3 settimane<br />

Figura 9. Gli studi IPASS e First-SIGNAL hanno confrontato, in prima linea, gefitinib rispetto a una chemioterapia<br />

basata sul platino in pazienti che, sulla base <strong>del</strong>le caratteristiche cliniche, avevano un’elevata probabilità di presentare<br />

mutazioni attivanti <strong>del</strong>l’EGFR (elaborata graficamente da [67,68] ).<br />

rispetto a un <strong>trattamento</strong> con gefitinib.<br />

Due studi randomizzati (IPASS e First-<br />

SIGNAL) [Figura 9] hanno confrontato<br />

la chemioterapia con gefitinib in pazienti<br />

che, sulla base di una ben precisa selezione<br />

clinica, avevano la massima probabilità<br />

di presentare una mutazione di<br />

EGFR.<br />

Lo studio IPASS ha confrontato l’associazione<br />

carboplatino-paclitaxel con<br />

gefitinib alla dose standard di 250 mg in<br />

pazienti asiatici con adeno<strong>carcinoma</strong>, in<br />

gran parte (> 90%) non fumatori di sesso<br />

femminile [67] . Nello studio, i pazienti<br />

trattati con gefitinib hanno avuto una significativa<br />

riduzione <strong>del</strong> rischio di pro-<br />

gressione rispetto ai pazienti trattati con<br />

chemioterapia.<br />

Risultati identici sono stati osservati<br />

<strong>nel</strong>lo studio First-SIGNAL, condotto su<br />

pazienti coreani, non fumatori, con adeno<strong>carcinoma</strong><br />

[68] . Anche in questo studio<br />

i pazienti trattati con gefitinib hanno<br />

avuto un minore rischio di progressione<br />

rispetto ai pazienti assegnati al braccio di<br />

chemioterapia standard. In entrambi gli<br />

studi, tuttavia, il vantaggio è risultato limitato<br />

ai pazienti con mutazione di<br />

EGFR, mentre, viceversa, nei pazienti<br />

senza mutazione la chemioterapia è risultata<br />

nettamente migliore (Figura 10).<br />

Questi dati dimostrano come <strong>nel</strong>la pratica


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

Probabilità di sopravvivenza libera<br />

da progressione<br />

A rischio:<br />

Gefitinib<br />

C/P<br />

Probabilità di sopravvivenza libera<br />

da progressione<br />

A rischio:<br />

Gefitinib<br />

C/P<br />

1,0<br />

0,8<br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

0,0<br />

0 4 8 12<br />

Mesi<br />

16 20 24<br />

1,0<br />

0,8<br />

0,6<br />

0,4<br />

0,2<br />

132<br />

129<br />

Pazienti con mutazione di EGFR<br />

Gefitinib (n = 132)<br />

Carboplatino/paclitaxel (n = 129)<br />

HR (IC 95%) = 0,48 (0,36-0,64)<br />

p < 0,001<br />

108<br />

103<br />

71<br />

37<br />

31<br />

7<br />

0,0<br />

0 4 8 12<br />

Mesi<br />

16 20 24<br />

91<br />

85<br />

21<br />

58<br />

4<br />

14<br />

2<br />

1<br />

Test di interazione, p < 0,0001<br />

29<br />

11<br />

2<br />

1<br />

0<br />

3<br />

1<br />

Pazienti senza mutazione di EGFR<br />

Gefitinib (n = 91)<br />

Carboplatino/paclitaxel (n = 85)<br />

HR (IC 95%) = 2,85 (2,05-3,98)<br />

p < 0,001<br />

0<br />

0<br />

Gefitinib<br />

Carboplatino/paclitaxel<br />

0<br />

0<br />

Gefitinib<br />

Carboplatino/paclitaxel<br />

Figura 10. Sia lo studio IPASS sia il First-SIGNAL hanno evidenziato una riduzione <strong>del</strong> rischio di progressione per<br />

i pazienti trattati con gefitinib rispetto a quelli trattati con chemioterapia. Oltre a un vantaggio in termini di efficacia,<br />

i pazienti trattati con gefitinib hanno avuto meno effetti collaterali e una migliore qualità <strong>del</strong>la vita. C/P, carboplatino/paclitaxel.<br />

0<br />

0


clinica corrente i criteri clinici non consentano<br />

di selezionare in modo corretto i<br />

pazienti da avviare a un <strong>trattamento</strong> con<br />

gefitinib, sottolineando l’importanza di<br />

una selezione basata su criteri biologici.<br />

L’importanza <strong>del</strong>le mutazioni di<br />

EGFR è stata più recentemente confermata<br />

da altri due studi randomizzati di<br />

fase III. Lo studio WJTOG3405 e lo studio<br />

NEJ002 hanno randomizzato pazienti<br />

con NSCLC in fase avanzata e con mutazione<br />

di EGFR a ricevere un <strong>trattamento</strong><br />

chemioterapico convenzionale o gefitinib<br />

(250 mg/die). Entrambi gli studi, il<br />

cui disegno è illustrato <strong>nel</strong>la Figura 11,<br />

hanno evidenziato un significativo incremento<br />

<strong>del</strong> tasso di risposte obiettive e <strong>del</strong><br />

NEJ002<br />

WJTOG3405<br />

• Non pretrattati<br />

• Età 20-75 anni<br />

• Mutazione EGFR<br />

• ECOG PS: 0-1<br />

• Stadio IIIB-IV<br />

• Non pretrattati<br />

• Età > 20 anni<br />

• Mutazione EGFR<br />

• ECOG PS: 0-1<br />

• Stadio IIIB-IV<br />

Obiettivo primario: tempo libero da progressione<br />

30<br />

tempo alla progressione a vantaggio dei<br />

pazienti che ricevevano gefitinib [69,70] .<br />

In seconda linea, 4 differenti studi<br />

hanno confermato che l’efficacia di gefitinib<br />

è paragonabile a quella di docetaxel<br />

e in particolar modo, <strong>nel</strong>lo studio<br />

INTEREST, nei pazienti con mutazione di<br />

EGFR gefitinib è risultato superiore a docetaxel<br />

in termini di risposte obiettive e<br />

tempo alla progressione.<br />

Tutti questi dati dimostrano come i<br />

pazienti con mutazione di EGFR siano<br />

senza dubbio quelli più sensibili a gefitinib,<br />

con una probabilità di ottenere una<br />

regressione di malattia più elevata rispetto<br />

alla chemioterapia tradizionale. Occorre<br />

tuttavia precisare che in tutti gli studi<br />

1<br />

R<br />

1<br />

1<br />

R<br />

1<br />

Gefitinib<br />

(250 mg/die)<br />

Carboplatino/paclitaxel<br />

ogni 3 settimane<br />

Gefitinib<br />

(250 mg/die)<br />

Docetaxel 60 mg/m 2<br />

Cisplatino 80 mg/m 2<br />

ogni 3 settimane<br />

Figura 11. Gli studi NEJ002 e WJTOG3405 hanno confrontato, in prima linea, gefitinib rispetto a una chemioterapia<br />

basata sul platino in pazienti con mutazioni attivanti <strong>del</strong>l’EGFR (elaborata graficamente da [69,70] ).


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

menzionati il vantaggio in risposte obiettive<br />

e tempo alla progressione non ha determinato<br />

anche un miglioramento in<br />

termini di sopravvivenza, ovvero nei pazienti<br />

con mutazioni di EGFR la durata<br />

di vita non è stata modificata indipendentemente<br />

dalla terapia ricevuta. Tale<br />

evento potrebbe essere imputabile a un<br />

effetto confondente <strong>del</strong>la chemioterapia<br />

e <strong>del</strong>le terapie somministrate al paziente<br />

dopo l’uscita dallo studio. Pertanto, gli<br />

unici studi che possono consentire di valutare<br />

l’impatto <strong>del</strong>le mutazioni di EGFR<br />

sulla sopravvivenza dei pazienti sono<br />

quegli studi condotti con un EGFR-TKI<br />

utilizzato come agente singolo verso placebo<br />

e con un minimo cross-over al termine<br />

<strong>del</strong>lo studio. Al momento, solo due<br />

studi presentano queste caratteristiche, lo<br />

studio ISEL e lo studio BR21, che confrontava<br />

erlotinib, un altro EGFR-TKI, rispetto<br />

al placebo in seconda o terza linea.<br />

Purtroppo i dati mutazionali <strong>del</strong>lo studio<br />

ISEL non sono disponibili, ma <strong>nel</strong>lo studio<br />

BR21 il vantaggio in termini di sopravvivenza<br />

non era confinato ai pazienti<br />

con mutazione, indicando un poten-<br />

31<br />

ziale ruolo di altri biomarcatori. Ciò spiega<br />

il crescente interesse dei ricercatori per<br />

identificare i fattori predittivi di sensibilità<br />

agli inibitori <strong>del</strong>le tirosin-chinasi nei<br />

pazienti senza mutazione di EGFR [71] .<br />

Polisomia e amplificazione<br />

di EGFR: la FISH<br />

I dati attualmente disponibili suggeriscono<br />

che l’analisi mutazionale non è l’unico<br />

test utile per la selezione dei pazienti candidati<br />

a un <strong>trattamento</strong> con EGFR-TKI.<br />

Studi dimostrano che l’ibridazione fluorescente<br />

in situ (fluorescent in situ hybridization,<br />

FISH), una metodica che consente,<br />

mediante l’impiego di sonde fluorescenti,<br />

di studiare il numero di copie di<br />

un determinato gene, può rappresentare<br />

un importante fattore predittivo (Tabella<br />

10, Figura 12). Nel primo studio, condotto<br />

presso il Colorado Cancer Center su<br />

102 pazienti con NSCLC trattati con gefitinib,<br />

si è osservato che i pazienti con<br />

amplificazione e alta polisomia genica<br />

avevano una sopravvivenza nettamente<br />

a<br />

Tabella 10 Definizione <strong>del</strong>lo stato di EGFR in relazione al numero di copie <strong>del</strong> gene valutato<br />

con metodica FISH (elaborata graficamente da [72] )<br />

Gruppo di appartenenza Definizione<br />

1: Disomia ″ 2 copie <strong>del</strong> gene in > 90% cellule<br />

2: Bassa trisomia 3 copie <strong>del</strong> gene in > 10% ma < 40% cellule<br />

3: Alta trisomia 3 copie <strong>del</strong> gene in ≥ 40% cellule<br />

4: Bassa polisomia ≥ 4 copie <strong>del</strong> gene in > 10% ma < 40% cellule<br />

5: Alta polisomia ≥ 4 copie <strong>del</strong> gene in ≥ 40% cellule<br />

6: Amplificazione genica Rapporto gene/cromosoma > 2 o ≥ 15 copie <strong>del</strong> gene in ≥ 10% cellule


Classificazione<br />

Disomia<br />

Bassa trisomia<br />

Alta trisomia<br />

Bassa polisomia<br />

Alta polisomia<br />

Amplificazione genica<br />

Frequenza<br />

36 (35,3%)<br />

17 (16,7%)<br />

2 (2,0%)<br />

14 (13,7%)<br />

20 (19,6%)<br />

13 (12,7%)<br />

Figura 12. Nello studio condotto presso il Colorado Cancer Center in 102 pazienti con NSCLC trattati con gefitinib,<br />

circa il 32% dei casi è risultato EGFR FISH positivo per presenza di alta polisomia (19,6%) o amplificazione<br />

genica (12,7%). La positività alla FISH si riscontrava più comunemente in pazienti di sesso femminile, con adenocarcinomi<br />

e non fumatori. Inoltre, la positività alla FISH si associava alla presenza di mutazioni di EGFR (elaborata<br />

graficamente da [72] ).<br />

migliore rispetto ai pazienti disomici o<br />

con bassa polisomia [72] . Per tale motivo,<br />

i pazienti con polisomia/amplificazione<br />

sono stati accorpati in un unico gruppo<br />

e considerati EGFR FISH positivi, mentre<br />

tutti gli altri pazienti sono stati considerati<br />

EGFR FISH negativi. Oltre ad avere<br />

un vantaggio significativo in termini di<br />

sopravvivenza, i pazienti EGFR FISH positivi<br />

presentavano, rispetto ai pazienti<br />

32<br />

EGFR FISH negativi, un significativo incremento<br />

<strong>del</strong> tasso di risposte obiettive e<br />

<strong>del</strong> tempo alla progressione, elementi che<br />

ulteriormente supportavano il ruolo predittivo<br />

<strong>del</strong>la FISH. L’importanza di tale<br />

metodica per la selezione dei pazienti è<br />

stata confermata in numerosi studi, come<br />

illustrato <strong>nel</strong>le Tabelle 11 e 12. Nella Tabella<br />

11 sono elencati gli studi prospettici<br />

e retrospettivi che hanno esplorato il ruo-


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

a<br />

Tabella 11 Studi retrospettivi e prospettici che hanno valutato l’impatto <strong>del</strong>lo stato di EGFR<br />

con metodica FISH sulla sensibilità a gefitinib<br />

Autore Studio N.<br />

pazienti<br />

Cappuzzo [40] R 102 2+<br />

Hirsch [73] R 81 1+<br />

Varella-Garcia [74] * R 44 1+<br />

Cappuzzo [34] P 35 1+<br />

Sequist [59] ** P 29 1<br />

Linea EGFR<br />

(%)<br />

+32,4<br />

–67,6<br />

+32,0<br />

–68,0<br />

+66,0<br />

–34,0<br />

+69,4<br />

–30,6<br />

+76,0<br />

–24,0<br />

33<br />

RR (%) p PFS<br />

(mesi)<br />

36,0<br />

3,0<br />

26,0<br />

11,0<br />

65,0<br />

29,0<br />

68,0<br />

9,1<br />

50,0<br />

43,0<br />

* Soltanto pazienti giapponesi.<br />

** Soltanto pazienti con mutazione di EGFR.<br />

NR, non raggiunto; NS, non significativo; P, prospettico; R, retrospettivo.<br />

< 0,001<br />

0,08<br />

0,07<br />

< 0,001<br />

9,0<br />

2,5<br />

9,0<br />

4,0<br />

5,6<br />

3,2<br />

7,6<br />

2,7<br />

p OS<br />

(mesi)<br />

< 0,001<br />

a<br />

Tabella 12 EGFR FISH e sensibilità a EGFR-TKI in studi di confronto con placebo<br />

Studio Fase N.<br />

pazienti<br />

INSTEP [43] II 84 I<br />

ISEL [53] III 370 II/III<br />

BR21 [71] III 159 II/III<br />

Linea Farmaco EGFR<br />

(%)<br />

Gefitinib<br />

vs<br />

P<br />

Gefitinib<br />

vs<br />

P<br />

Erlotinib<br />

vs<br />

P<br />

+38,0<br />

–62,0<br />

+30,8<br />

–69,2<br />

+38,0<br />

–62,0<br />

RR<br />

(%)<br />

1,0<br />

p PFS<br />

(mesi)<br />

– – –<br />

16,4 vs 3,0<br />

3,2 vs 0<br />

21,0 vs 5,0<br />

–<br />

–<br />

–<br />

0,07<br />

0,72<br />

0,02<br />

NS<br />

HR OS<br />

(mesi)<br />

0,26<br />

0,74<br />

– – –<br />

0,02<br />

–<br />

– –<br />

8,3 vs 4,5<br />

18,7<br />

7,0<br />

NR<br />

8,0<br />

–<br />

–<br />

NR<br />

7,4<br />

–<br />

–<br />

p<br />

0,03<br />

0,04<br />

0,9<br />

0,3<br />

NS<br />

HR Note<br />

0,47<br />

1,02<br />

0,61<br />

4,3 vs 6,2 1,16<br />

10,5 vs 3,1 0,43<br />

6,4 vs 4,7<br />

RR (risposte obiettive), PFS (tempo libero da progressione) e OS (sopravvivenza globale): <strong>nel</strong>la tabella viene indicata la differenza<br />

tra EGFR-TKI verso il braccio di controllo rispettivamente nei pazienti EGFR+ ed EGFR–.<br />

P: Placebo.<br />

1: Il test di interazione è risultato statisticamente significativo, con p = 0,045.<br />

2: Il valore predittivo positivo <strong>del</strong>lo stato EGFR FISH+ è stato confermato <strong>nel</strong> mo<strong>del</strong>lo multivariato (p = 0,005).<br />

lo <strong>del</strong>la FISH. I pazienti con NSCLC avanzato<br />

EGFR FISH positivi trattati con gefitinib<br />

hanno un tasso di risposte obiettive<br />

che arriva sino al 68%, una mediana<br />

0,80<br />

di tempo alla progressione di circa 7-9<br />

mesi e una mediana di sopravvivenza di<br />

circa 16-18 mesi. Al momento non esiste<br />

alcuno studio che ha confrontato diret-<br />

1<br />

2


tamente l’analisi FISH con quella mutazionale<br />

e pertanto non è possibile dimostrare<br />

se una metodica è migliore rispetto<br />

all’altra per la selezione dei pazienti. Tuttavia,<br />

da un confronto indiretto emerge<br />

che l’analisi mutazionale è migliore rispetto<br />

alla FISH per identificare il gruppo<br />

di pazienti con maggiore probabilità di<br />

rispondere al <strong>trattamento</strong> con EGFR-TKI.<br />

Tali conclusioni sono ulteriormente supportate<br />

dal riscontro che la presenza di<br />

mutazioni di EGFR si associa fortemente<br />

a quei fattori clinici (sesso femminile,<br />

adeno<strong>carcinoma</strong>, etnia asiatica, non<br />

esposizione al fumo di sigaretta) da tempo<br />

noti come correlati alla sensibilità a<br />

questa categoria di farmaci. Inoltre, il tasso<br />

di risposte obiettive a gefitinib è circa<br />

il 10% nei caucasici e circa il 30-40% negli<br />

asiatici. Tale tasso di risposte corrisponde<br />

esattamente all’incidenza di mutazioni<br />

di EGFR <strong>nel</strong>le due popolazioni.<br />

Benché i pazienti con mutazione di EGFR<br />

siano generalmente positivi alla FISH, le<br />

due popolazioni non si sovrappongono<br />

in modo completo. Infatti, la percentuale<br />

di pazienti caucasici EGFR FISH positivi<br />

è intorno al 30-50% e, benché i pazienti<br />

34<br />

FISH positivi siano più frequentemente<br />

donne, con adeno<strong>carcinoma</strong> e non fumatori,<br />

l’associazione con tali caratteristiche<br />

cliniche è meno forte rispetto alla mutazione.<br />

Globalmente questi dati suggeriscono<br />

che la metodica FISH potrebbe<br />

consentire di identificare non soltanto i<br />

pazienti con maggiore probabilità di rispondere<br />

alla terapia, ossia coloro che<br />

presentano la mutazione, ma anche pazienti<br />

che, pur essendo meno sensibili,<br />

ugualmente beneficiano <strong>del</strong> <strong>trattamento</strong>.<br />

Infatti, negli studi ISEL e BR21, gli unici<br />

che non presentano alcun effetto confondente<br />

<strong>del</strong>la chemioterapia e che hanno<br />

uno scarso cross-over tra i due bracci, i<br />

pazienti EGFR FISH positivi trattati con<br />

EGFR-TKI hanno avuto un significativo<br />

beneficio in termini di sopravvivenza rispetto<br />

ai pazienti EGFR FISH positivi<br />

trattati con placebo.<br />

Questi dati indicano che, sebbene<br />

l’analisi mutazionale sia il migliore test<br />

per identificare i “super-responders”, vi è<br />

la necessità di condurre nuovi studi per<br />

definire meglio quei pazienti che, pur essendo<br />

meno sensibili, hanno ugualmente<br />

un beneficio in termini di sopravvivenza.


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

Metodiche di valutazione <strong>del</strong>le mutazioni attivanti<br />

<strong>del</strong>l’EGFR<br />

Il metodo più comunemente utilizzato<br />

per identificare la presenza di mutazioni<br />

di EGFR è il sequenziamento diretto di<br />

sequenze <strong>del</strong>l’esone amplificate mediante<br />

PCR (polymerase chain reaction). Le<br />

sezioni tumorali vengono inizialmente<br />

colorate con ematossilina-eosina o blu<br />

di metilene per determinare la percentuale<br />

di cellule tumorali e valutare le altre<br />

componenti cellulari presenti. Per il<br />

sequenziamento diretto, campioni con<br />

una cellularità tumorale inferiore al 40%<br />

possono essere arricchiti mediante microdissezione.<br />

Il DNA viene estratto dalle<br />

cellule <strong>del</strong>l’area selezionata utilizzando<br />

tecniche standard oppure kit disponibili<br />

in commercio.<br />

Benché il sequenziamento diretto sia<br />

considerato il test più valido, tale approccio<br />

non è necessariamente comodo <strong>nel</strong>la<br />

pratica corrente per una serie di ragioni.<br />

Innanzitutto, campioni tumorali sufficientemente<br />

grandi e in buono stato di<br />

conservazione non sono sempre disponibili.<br />

Secondo, la microdissezione tumorale<br />

e il sequenziamento diretto richiedono<br />

strumenti particolari, necessitano di<br />

tempo e sono costosi. Nella routine clinica<br />

è indispensabile disporre di metodi<br />

che consentano di identificare la presenza<br />

o meno di mutazioni di EGFR partendo<br />

da campioni che contengono un numero<br />

limitato di cellule tumorali e un alto nu-<br />

35<br />

mero di cellule normali, metodi che, per<br />

esempio, consentano di effettuare l’analisi<br />

su citologici.<br />

Il problema è di grande rilevanza, dal<br />

momento che una percentuale elevata di<br />

pazienti ha una diagnosi esclusivamente<br />

basata su un citologico.<br />

La RT-PCR (real time-PCR) è un metodo<br />

che può essere utilizzato per l’analisi<br />

mutazionale. Con questo metodo, numerosi<br />

campioni possono essere valutati in<br />

poche ore, benché vi sia la necessità di<br />

utilizzare costose sonde fluorescenti e<br />

specifici enzimi di restrizione.<br />

Più recentemente è stato messo a<br />

punto un metodo per l’identificazione di<br />

mutazioni <strong>del</strong>l’EGFR mediante HRMA<br />

(high resolution melting analysis) in citologici.<br />

Tale metodica ha dimostrato di<br />

avere una sensibilità <strong>del</strong> 90% e una specificità<br />

<strong>del</strong> 100%.<br />

Il SURVEYOR è un altro metodo che<br />

ha dimostrato di identificare la presenza<br />

di mutazioni di EGFR più rapidamente e<br />

più efficacemente <strong>del</strong> sequenziamento diretto<br />

anche in campioni tumorali di ridotte<br />

dimensioni.<br />

Il metodo ARMS (amplification refractory<br />

mutation system) combinato con<br />

il metodo Scorpion rappresenta un ulteriore<br />

sistema altamente specifico basato<br />

sulla RT-PCR che può essere utilizzato per<br />

l’identificazione <strong>del</strong>le mutazioni di EGFR.


Infine, la necessità pratica di effettuare<br />

il test mutazionale utilizzando procedure<br />

sempre meno invasive ha portato a<br />

sviluppare tecniche in grado di determinare<br />

lo stato mutazionale di EGFR <strong>nel</strong>le<br />

cellule tumorali circolanti. Studi compiuti<br />

presso centri altamente specializzati hanno<br />

dimostrato la fattibilità di tale approccio,<br />

che consente non solo di determinare<br />

36<br />

le caratteristiche biologiche <strong>del</strong>la malattia<br />

al momento in cui si inizia il <strong>trattamento</strong>,<br />

cosa non possibile se si utilizza tessuto<br />

prelevato al momento <strong>del</strong>la diagnosi iniziale,<br />

ma anche di determinare in che modo<br />

la malattia si modifica durante la terapia,<br />

offrendo al medico l’opportunità di<br />

identificare il migliore <strong>trattamento</strong> in caso<br />

di fallimento terapeutico.


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

Il <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> NSCLC in fase avanzata<br />

sta progressivamente cambiando e<br />

da una fase di assoluto empirismo, che<br />

ha regnato per anni, con un <strong>trattamento</strong><br />

chemioterapico identico per tutti i pazienti,<br />

si sta passando a una sempre maggiore<br />

personalizzazione <strong>del</strong>le terapie. In<br />

particolar modo, la scoperta <strong>del</strong>le mutazioni<br />

di EGFR rappresenta un importante<br />

passo avanti per la comprensione <strong>del</strong>le<br />

diversità biologiche presenti nei pazienti<br />

che giornalmente trattiamo. Oggi si sa<br />

con certezza che i pazienti con mutazione<br />

di EGFR rappresentano un gruppo di<br />

individui con un NSCLC differente rispetto<br />

a coloro che non presentano la<br />

mutazione, differente per caratteristiche<br />

Conclusioni<br />

37<br />

cliniche, per prognosi e per sensibilità ai<br />

farmaci. Benché l’analisi mutazionale di<br />

EGFR non sia l’unico test disponibile per<br />

selezionare i pazienti candidati a una terapia<br />

con EGFR-TKI, tale test consente<br />

oggi di identificare una popolazione di<br />

pazienti con caratteristiche uniche a cui<br />

un <strong>trattamento</strong> con gefitinib andrebbe<br />

proposto al più presto possibile, preferibilmente<br />

in prima linea, e comunque<br />

mai precluso. In futuro è possibile attendersi<br />

la scoperta e l’affermarsi di ulteriori<br />

test che, attraverso una sempre<br />

più accurata selezione dei pazienti, potranno<br />

portare a ciò che tutti quanti auspichiamo,<br />

un importante aumento <strong>del</strong>la<br />

sopravvivenza dei nostri pazienti.


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lung cancer: experience from<br />

a compassionate-use programme. BMC<br />

Cancer 2004; 4: 51<br />

40. Cappuzzo F, Hirsch FR, Rossi E, et al. Epidermal<br />

growth factor receptor gene and<br />

protein and gefitinib sensitivity in nonsmall-cell<br />

lung cancer. J Natl Cancer Inst<br />

2005; 97: 643-55<br />

41. Gri<strong>del</strong>li C, Maione P, Castaldo V, Rossi A.<br />

Gefitinib in elderly and unfit patients affected<br />

by advanced non-small-cell lung<br />

cancer. Br J Cancer 2003; 89: 1827-9<br />

42. Crinò L, Cappuzzo F, Zatloukal P, et al.<br />

Gefitinib versus vinorelbine in chemotherapy-naive<br />

elderly patients with advanced


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

non-small-cell lung cancer (INVITE): a<br />

randomized, phase II study. J Clin Oncol<br />

2008; 26: 4253-60<br />

43. Goss G, Ferry D, Wierzbicki R, et al.<br />

Randomized phase II study of gefitinib<br />

compared with placebo in chemotherapy-naive<br />

patients with advanced nonsmall-cell<br />

lung cancer and poor performance<br />

status. J Clin Oncol 2009; 27:<br />

2253-60<br />

44. Cufer T, Vrdoljak E, Gaafar R, et al.; SIGN<br />

Study Group. Phase II, open-label, randomized<br />

study (SIGN) of single-agent<br />

gefitinib (IRESSA) or docetaxel as secondline<br />

therapy in patients with advanced<br />

(stage IIIb or IV) non-small-cell lung cancer.<br />

Anticancer Drugs 2006; 17: 401-9<br />

45. Giaccone G, Herbst RS, Manegold C et al.<br />

Gefitinib in combination with gemcitabine<br />

and cisplatin in advanced nonsmall-cell<br />

lung cancer: a phase III trial-<br />

INTACT 1. J Clin Oncol 2004; 22: 777-84<br />

46. Herbst RS, Giaccone G, Schiller JH et al.<br />

Gefitinib in combination with paclitaxel<br />

and carboplatin in advanced non-smallcell<br />

lung cancer: a phase III trial-INTACT<br />

2. J Clin Oncol 2004; 22: 785-94<br />

47. Herbst RS, Prager D, Hermann R, et al.;<br />

TRIBUTE Investigator Group. TRIBUTE: a<br />

phase III trial of erlotinib hydrochloride<br />

(OSI-774) combined with carboplatin<br />

and paclitaxel chemotherapy in advanced<br />

non-small-cell lung cancer. J<br />

Clin Oncol 2005; 23: 5892-9<br />

48. Fuster LM, Sandler AB. Select clinical trials<br />

of erlotinib (OSI-774) in non-smallcell<br />

lung cancer with emphasis on phase<br />

III outcomes. Clin Lung Cancer 2004; 6<br />

(Suppl. 1): S24-9<br />

41<br />

49. Kim ES, Hirsh V, Mok T et al. Gefitinib<br />

versus docetaxel in previously treated<br />

non-small-cell lung cancer (INTEREST):<br />

a randomised phase III trial. Lancet 2008;<br />

372: 1809-18<br />

50. Maruyama R, Nishiwaki Y, Tamura T, et<br />

al. Phase III study, V-15-32, of gefitinib<br />

versus docetaxel in previously treated<br />

Japanese patients with non-small-cell<br />

lung cancer. J Clin Oncol 2008; 26:<br />

4244-52<br />

51. Lee D, Kim S, Park K, et al. A randomized<br />

open-label study of gefitinib versus<br />

docetaxel in patients with advanced/<br />

metastatic non-small cell lung cancer<br />

(NSCLC) who have previously received<br />

platinum-based chemotherapy. J Clin<br />

Oncol 2008; 26 (Suppl): Abstract 8025<br />

52. Shepherd FA, Douillard J, Fukuoka M, et<br />

al. Comparison of gefitinib and docetaxel<br />

in patients with pretreated advanced nonsmall<br />

cell lung cancer (NSCLC): Metaanalysis<br />

from four clinical trials. J Clin<br />

Oncol 2009; 27: 15s (Suppl). Abstract 8011<br />

53. Thatcher N, Chang A, Parikh P, et al.<br />

Gefitinib plus best supportive care in previously<br />

treated patients with refractory<br />

advanced non-small-cell lung cancer:<br />

results from a randomised, placebo-controlled,<br />

multicentre study (Iressa Survival<br />

Evaluation in Lung Cancer). Lancet 2005;<br />

366: 1527-37<br />

54. Paez JG, Jänne PA, Lee JC, et al. EGFR<br />

mutations in lung cancer: correlation<br />

with clinical response to gefitinib therapy.<br />

Science 2004; 304: 1497-500<br />

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growth factor receptor underlying re-


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57. Inoue A, Kobayashi K, Usui K, et al.; North<br />

East Japan Gefitinib Study Group. Firstline<br />

gefitinib for patients with advanced<br />

non-small-cell lung cancer harboring<br />

epidermal growth factor receptor mutations<br />

without indication for chemotherapy.<br />

J Clin Oncol 2009; 27: 1394-400<br />

58. Inoue A, Suzuki T, Fukuhara T, et al.<br />

Prospective phase II study of gefitinib<br />

for chemotherapy-naive patients with<br />

advanced non-small-cell lung cancer<br />

with epidermal growth factor receptor<br />

gene mutations. J Clin Oncol 2006; 24:<br />

3340-6<br />

59. Sequist LV, Martins RG, Spigel D, et al.<br />

First-line gefitinib in patients with advanced<br />

non-small-cell lung cancer harboring<br />

somatic EGFR mutations. J Clin<br />

Oncol 2008; 26: 2442-9<br />

60. Yang CH, Yu CJ, Shih JY, et al. Specific<br />

EGFR mutations predict treatment outcome<br />

of stage IIIB/IV patients with chemo -<br />

therapy-naive non-small-cell lung cancer<br />

receiving first-line gefitinib monotherapy.<br />

J Clin Oncol 2008; 26: 2745-53<br />

61. Sugio K, Uramoto H, Onitsuka T, et al.<br />

Prospective phase II study of gefitinib in<br />

non-small cell lung cancer with epidermal<br />

growth factor receptor gene mutations.<br />

Lung Cancer 2009; 64: 314-8<br />

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62. Sunaga N, Tomizawa Y, Yanagitani N, et<br />

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of gefitinib for the treatment of<br />

stage III/IV non-small cell lung cancer<br />

with EGFR mutations, irrespective of previous<br />

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56: 383-9<br />

63. Sutani A, Nagai Y, Udagawa K, et al.<br />

Gefitinib for non-small-cell lung cancer<br />

patients with epidermal growth factor receptor<br />

gene mutations screened by peptide<br />

nucleic acid-locked nucleic acid PCR<br />

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Prospective validation for prediction of<br />

gefitinib sensitivity by epidermal growth<br />

factor receptor gene mutation in patients<br />

with non-small cell lung cancer. J Thorac<br />

Oncol 2007; 2: 22-8<br />

65. Han SW, Kim TY, Hwang PG, et al. Predictive<br />

and prognostic impact of epidermal<br />

growth factor receptor mutation in nonsmall-cell<br />

lung cancer patients treated with<br />

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66. Tamura K, Okamoto I, Kashii T, et al.; West<br />

Japan Thoracic Oncology Group. Multicentre<br />

prospective phase II trial of gefitinib<br />

for advanced non-small cell lung<br />

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mutations: results of the West<br />

Japan Thoracic Oncology Group trial (WJ-<br />

TOG0403). Br J Cancer 2008; 98: 907-14<br />

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Gefitinib or carboplatin-paclitaxel in<br />

pulmonary adeno<strong>carcinoma</strong>. N Engl J<br />

Med 2009; 361: 947-57<br />

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phase III study of gefitinib (IRESSA)<br />

versus standard chemotherapy (gem -


<strong>Medicina</strong> <strong>personalizzata</strong> <strong>nel</strong> <strong>trattamento</strong> <strong>del</strong> <strong>carcinoma</strong> <strong>polmonare</strong><br />

citabine plus cisplatin) as first-line treatment<br />

for never-smokers with advanced<br />

or metastatic adeno<strong>carcinoma</strong> of the<br />

lung. J Thorac Oncol 2009; 4 (Suppl):<br />

S283. Abstract PRS4<br />

69. Tsurutani J, Mitsudomi T, Mori S, et al.<br />

A phase III, first-line trial of gefitinib<br />

versus cisplatin plus docetaxel for patients<br />

with advanced or recurrent nonsmall<br />

cell lung cancer (NSCLC) harboring<br />

activating mutation of the epidermal<br />

growth factor receptor (EGFR) gene: a<br />

preliminary results of WJTOG 3405. Eur<br />

J Cancer 2009; 7: 505. Abstract o9002<br />

70. Inoue A, Kobayashi K, Maemondo M, et<br />

al. A randomized phase III study comparing<br />

gefitinib with carboplatin (CBD-<br />

CA) plus paclitaxel (TXL) for the firstline<br />

treatment of non-small cell lung<br />

cancer (NSCLC) with sensitive EGFR mutations:<br />

NEJ002 study. Eur J Cancer<br />

2009; 7: 6. Abstract 9LBA<br />

71. Tsao MS, Sakurada A, Cutz JC, et al. Erlotinib<br />

in lung cancer - molecular and<br />

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clinical predictors of outcome. N Engl J<br />

Med 2005; 353: 133-44<br />

72. Cappuzzo F, Hirsch FR, Rossi E, et al. Epidermal<br />

growth factor receptor gene and<br />

protein and gefitinib sensitivity in nonsmall<br />

cell lung cancer. J Natl Cancer Inst<br />

2005; 97: 643-55<br />

73. Hirsch FR, Varella-Garcia M, McCoy J,<br />

et al.; Southwest Oncology Group. Increased<br />

epidermal growth factor receptor<br />

gene copy number detected by fluorescence<br />

in situ hybridization associates<br />

with increased sensitivity to gefitinib in<br />

patients with bronchioloalveolar <strong>carcinoma</strong><br />

subtypes: a Southwest Oncology<br />

Group Study. J Clin Oncol 2005; 23:<br />

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74. Varella-Garcia M, Mitsudomi T, Yatabe Y,<br />

et al. EGFR and HER2 genomic gain in<br />

recurrent non-small cell lung cancer after<br />

surgery: impact on outcome to treatment<br />

with gefitinib and association with EGFR<br />

and KRAS mutations in a Japanese cohort.<br />

J Thorac Oncol 2009; 4: 318-25


Pubblicazione fuori commercio riservata alla Classe Medica


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