Irrigazione melo - Fertirrigazione
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RISPARMIO IDRICO<br />
Per irrigare il <strong>melo</strong><br />
si può usare meno acqua<br />
Con adeguati impianti e soprattutto con la tecnica dello “stress idrico<br />
controllato” è possibile ottenere elevati standard di resa e qualità<br />
dei frutti, contenendo lo sviluppo vegetativo delle piante.<br />
Nella melicoltura moderna, l’irrigazione è<br />
uno dei principali fattori per ottenere produzioni<br />
di qualità, a tal punto da essere<br />
entrata a far parte delle normali pratiche di gestione<br />
di un meleto. La recente introduzione di nuove<br />
cultivar più adatte agli ambienti di pianura, la tendenza<br />
ad adottare impianti ad alta densità con portinnesti<br />
deboli e l’inerbimento dell’interfilare, oltre<br />
a rendere indispensabile questa pratica, ne hanno<br />
modificato anche la forma di conduzione, richiedendo<br />
interventi sempre più frequenti e precisi.<br />
Il <strong>melo</strong> è una delle colture più idroesigenti del comparto<br />
frutticolo, con volumi irrigui stagionali che<br />
vanno mediamente da 2.000 a 3.000 metri cubi/ha.<br />
Risponde molto bene all’irrigazione e ne trae vantaggio<br />
sin dalla fase d’allevamento,con una più precoce<br />
messa a frutto ed una maggiore produttività<br />
complessiva, incrementando sia la pezzatura che il<br />
carico di frutti portati a maturazione.<br />
Foto Arch. Cer<br />
IL BILANCIO IDRICO<br />
Per determinare i consumi idrici della coltura è opportuno<br />
partire dalla stima dell’evapotraspirazione<br />
di riferimento (Eto), che può essere ottenuta o<br />
impiegando l’evaporimetro di Classe A (Epan x<br />
Kp), o per mezzo di formule climatiche (Hargreaves,<br />
Penman-Monteith). In seguito, applicando all’Eto<br />
i coefficienti colturali (Kc), che tengono conto<br />
dell’età della pianta, della fase fenologica e del tipo<br />
di gestione del suolo, si arrivano a stimare i consumi<br />
idrici della coltura (Etc).<br />
La formulazione di un corretto bilancio idrico,<br />
quindi,richiede numerose conoscenze difficilmente<br />
disponibili nell’azienda agricola. Il Consorzio di<br />
bonifica per il Canale emiliano romagnolo (Cer) ha<br />
realizzato per questo motivo Irrinet, un servizio di<br />
assistenza alle irrigazioni di facile utilizzo, che tutte<br />
le aziende agricole regionali possono adoperare<br />
senza doversi preoccupare di utilizzare dati meteo-<br />
IN AZIENDA<br />
Foto Arch. Cer<br />
STEFANO ANCONELLI<br />
DOMENICO SOLIMANDO<br />
Consorzio di Bonifica<br />
per il Canale<br />
Emiliano Romagnolo,<br />
Bologna<br />
Rigoglio vegetativo<br />
e carica dei frutti<br />
in piante di <strong>melo</strong><br />
irrigate senza<br />
limitazioni<br />
per l’intera stagione<br />
(foto a sinistra)<br />
rispetto ad altre<br />
sottoposte a “stress<br />
idrico controllato”<br />
(foto a destra).<br />
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MAGGIO<br />
2010
IN AZIENDA<br />
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MAGGIO<br />
2010<br />
rologici o altri parametri di complicata individuazione<br />
o comprensione. In alternativa, i volumi d’irrigazione<br />
possono essere determinati anche sulla<br />
base delle esigenze idriche giornaliere riportate nei<br />
disciplinari di produzione integrata della Regione<br />
Emilia-Romagna.<br />
GLI IMPIANTI IRRIGUI<br />
Confrontando i diversi metodi d’irrigazione sulla<br />
coltura del <strong>melo</strong>, prove effettuate dal Cer non hanno<br />
mostrato una superiorità degli impianti irrigui<br />
fissi per aspersione su quelli per microirrigazione e<br />
viceversa.Tra i vantaggi dell’irrigazione a pioggia va<br />
ricordata la positiva influenza dell’effetto climatizzante<br />
sulla colorazione dei frutti; per contro,gli impianti<br />
irrigui a goccia presentano minori costi d’impianto,<br />
un’elevata efficienza d’uso dell’acqua grazie<br />
alla localizzazione della bagnatura,un limitato consumo<br />
energetico e la possibilità di eseguire la fertirrigazione;<br />
tutti requisiti indispensabili in una melicoltura<br />
moderna.<br />
Una soluzione intermedia è rappresentata dagli impianti<br />
a spruzzo sottochioma, con i quali è possibile<br />
anche contrastare le gelate tardive, costituendo<br />
un’interessante alternativa all’impiego di impianti<br />
irrigui antibrina soprachioma,rispetto ai quali consentono<br />
di ridurre i consumi idrici e rispettano<br />
maggiormente il terreno.<br />
LA TECNICA DELLO “STRESS IDRICO<br />
CONTROLLATO”<br />
La sempre più pressante esigenza di risparmiare acqua,<br />
unitamente a quella di migliorare la qualità<br />
delle produzioni agricole, ha portato di recente all’introduzione<br />
di una gestione delle irrigazioni a<br />
“stress idrico controllato”, che si basa sulla diversa<br />
sensibilità ai deficit idrici dei vari organi della pianta<br />
durante l’intero ciclo vegetativo. È pertanto possibile<br />
regolare l’attività vegeto-produttiva dell’albero,<br />
inducendo deboli stati di stress idrico nelle fasi<br />
in cui gli apporti idrici e nutrizionali sono indirizzati<br />
soprattutto ad uno sviluppo vegetativo della<br />
pianta e dando,viceversa,una piena restituzione dei<br />
consumi idrici nelle fasi in cui acqua e metaboliti<br />
sono indirizzati ai frutti.<br />
Lo scopo è quello di risparmiare acqua, ottenendo<br />
un elevato standard di resa e qualità dei frutti, contenendo<br />
viceversa lo sviluppo vegetativo delle<br />
piante (foto di pag.61).Il ciclo vegetativo della coltura<br />
viene distinto in quattro fasi, schematizzate<br />
nella figura 1:<br />
F1 - ripresa vegetativa-allegagione.In questa fase<br />
le sostanze di riserva contenute nelle radici e<br />
nel fusto vengono idrolizzate e migrano verso i<br />
fiori e gli apici vegetativi; è necessario garantire<br />
buone condizioni di rifornimento idrico per evitare<br />
la cascola di fiori e poi dei frutticini, e determinare<br />
un rapido sviluppo del germoglio (apparato<br />
fogliare fotosintetizzante). Negli ambienti<br />
dell’Italia settentrionale in questa fase non si hanno<br />
generalmente condizioni di stress idrico, grazie<br />
alle piogge e alla riserva del suolo.<br />
F2 - competizione del germoglio sul frutto.Prevale<br />
il richiamo degli assimilati verso gli apici vegetativi,<br />
mentre i frutticini (ancora con seme incompleto)<br />
crescono più lentamente.Un comple-<br />
Graf. 1 - Resa commerciale delle tre varietà in prova (media 2004-2006).<br />
SIC = Stress idrico controllato - Fonte: Cer
Fig. 1 - Rappresentazione grafica degli effetti dell’applicazione dello “stress idrico<br />
controllato” nelle quattro fasi della stagione, sull’equilibrio vegeto-produttivo<br />
della coltura (sviluppo produttivo, vegetativo e differenziazione delle gemme).<br />
to rifornimento idrico porterebbe ad un negativo<br />
eccesso di vegetazione, mentre una limitazione<br />
controllata dell’acqua comporta un minore<br />
rifornimento idrico-nutrizionale, con una parziale<br />
chiusura degli stomi ed una riduzione della<br />
traspirazione, con il risultato di un contenimento<br />
dello sviluppo della chioma.<br />
F3 - ingrossamento del frutto.Il frutto è nella fase<br />
di distensione cellulare, di maggiore espansione<br />
e accumulo di zuccheri. Occorre irrigare adeguatamente<br />
per evitare ogni stress idrico e nutrizionale<br />
alla pianta, che porterebbe ad una ridotta<br />
pezzatura dei frutti. Il seme già formato determina<br />
una fortissima competizione nel richiamo<br />
di assimilati verso il frutto arrestando lo sviluppo<br />
della vegetazione.<br />
F4 - post raccolta. La mancanza del richiamo di<br />
assimilati verso il frutto causa una nuova e negativa<br />
ripresa vegetativa (in particolare nelle specie<br />
e varietà a maturazione precoce), che può essere<br />
contenuta inducendo un moderato stress idrico,<br />
stimolando così i processi di lignificazione dei rami<br />
produttivi, di accumulo di sostanze di riserva<br />
nei fusti e nelle radici e di induzione a fiore per<br />
l’anno successivo.<br />
Lo “stress idrico controllato” deve essere applicato<br />
nelle fasi F2 e F4,intervenendo con le irrigazioni solo<br />
se si raggiungono valori di umidità residua nel<br />
terreno corrispondenti al 15-20% dell’acqua disponibile,<br />
mentre in F1 ed F3 le piante vanno mantenute<br />
in perfette condizioni di rifornimento idrico.<br />
L’applicazione di questa tecnica nell’ambiente<br />
sub-umido emiliano-romagnolo, nelle fasi primaverili<br />
di rapido sviluppo vegetativo, è resa difficile<br />
Fonte: Cer<br />
dalla piovosità discreta, dalla presenza della falda<br />
ipodermica e da terreni con un’elevata capacità di<br />
accumulo. Il risparmio idrico più marcato si ottiene<br />
invece nelle varietà precoci, dove è più lunga la<br />
fase di post-raccolta in cui è possibile imporre reali<br />
condizioni di stress.<br />
I risultati ottenuti dal Cer nel triennio di prove<br />
2004-2006 effettuate sulle cultivar di <strong>melo</strong> più diffuse<br />
mostrano una risposta molto positiva all’irrigazione,<br />
con incrementi di resa commerciale che<br />
sono stati del 65% su Gala, del 46,3% su Pink<br />
Lady® e addirittura dell’87,4% su Fuji, su frutteto<br />
giovane, confermando l’importanza dell’inizio<br />
delle irrigazioni già dai primi anni dall’impianto<br />
(grafico 1). L’irrigazione si è dimostrata essenziale<br />
per garantire elevati standard di pezzatura, con<br />
un incremento statisticamente significativo delle<br />
percentuali di frutti commerciali per tutte e tre le<br />
varietà.<br />
L’applicazione dello “stress idrico controllato” ha<br />
consentito di ottenere le stesse rese rispetto alla piena<br />
restituzione dei consumi idrici, con una riduzione<br />
dei volumi irrigui stagionali che è stata del<br />
29% su Gala, del 16 % su Pink Lady® e del 21% su<br />
Fuji, con un aumento di efficienza nell’utilizzo dell’acqua<br />
da parte della coltura. Questa tecnica, inoltre,<br />
ha determinato una riduzione della vigoria delle<br />
piante, con un maggiore equilibrio vegeto-produttivo<br />
e minori costi di potatura.<br />
Dal punto di vista qualitativo, l’irrigazione ha<br />
determinato un calo tendenziale di durezza, zuccheri<br />
e acidità ma queste riduzioni sono state meno<br />
evidenti dove è stato applicato lo “stress idrico controllato”.<br />
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