sfoglia il trailer del libro - Zona Editrice
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Vincenzo Incenzo<br />
VALENTINA GIOVAGNINI<br />
Tra vita e sogno<br />
Prefazione<br />
di Maura Pagliucoli Giovagnini<br />
2012 © <strong>Editrice</strong> ZONA<br />
È vietata ogni riproduzione<br />
e condivisione di questo f<strong>il</strong>e<br />
senza formale autorizzazione <strong>del</strong>l’editore<br />
Questo assaggio di lettura<br />
è sprovvisto <strong>del</strong>la numerazione di pagina<br />
ZONA
Velntina Giovagnini. Tra vita e sogno<br />
di Vincenzo Incenzo<br />
ISBN 978-88-6438-281-4<br />
© 2012 <strong>Editrice</strong> ZONA<br />
via dei Boschi 244/4 loc. Pieve al Toppo<br />
52041 Civitella in Val di Chiana - Arezzo<br />
tel/fax 0575.411049<br />
www.editricezona.it – info@editricezona.it<br />
ufficio stampa: S<strong>il</strong>via Tessitore – sitessi@tin.it<br />
Grafica di copertina: Giacomo Giovagnini<br />
Stampa: Digital Team - Fano (PU)<br />
Finito di stampare nel mese di apr<strong>il</strong>e 2012
a Maura e Giovanni
PREFAZIONE<br />
Era una notte di Pasqua quando ho provato la più grande gioia, l’emozione<br />
più grande <strong>del</strong>la mia vita: era venuta al mondo una bambina meravigliosa;<br />
ho subito capito che la mia creatura era davvero speciale, ho<br />
avvertito qualcosa di magico in lei, qualcosa che più passavano i giorni e<br />
i mesi e più mi confermavano quella sensazione che avevo provato la<br />
prima volta che l’avevo vista.<br />
Da subito dimostrò una precocità incredib<strong>il</strong>e: già nel primo mese di<br />
vita, quando l’allattavo, si staccava di scatto dal mio seno, mi guardava<br />
intensamente, mi regalava un sorriso meraviglioso e poi continuava la<br />
sua poppata.<br />
All’età di tre mesi iniziò a s<strong>il</strong>labare le prime semplici paroline, le solite<br />
“ma-ma”, “bab-ba”, ”ta-ta”, e a quattro mesi componeva piccole frasette,<br />
semplici certamente ma comunque dimostrava di saper associare le parole<br />
in maniera mirata e appropriata e soprattutto le esponeva nel giusto<br />
contesto. Ad esempio, quando la tenevo in braccio e sentiva squ<strong>il</strong>lare <strong>il</strong><br />
campanello di casa, alzava subito la testolina e diceva “chi è?”.<br />
All’età di un anno parlava correttamente e sapeva usare un linguaggio<br />
molto articolato. Simpaticissima, rispondeva al telefono e spesso non<br />
disdegnava usare parolacce o frasi non troppo ortodosse (bastava che a<br />
qualcuno in un attimo di rabbia sfuggisse qualche brutta espressione che<br />
lei la memorizzava subito e senza tante inibizioni la usava al momento<br />
opportuno) che non sempre ci facevano fare belle figure ma che poi,<br />
data la sua spontaneità e simpatia, finivano in una risata generale: anche<br />
lei ci rideva di gusto, perché si rendeva comunque conto di aver combinato<br />
qualcosa.<br />
Adorava <strong>il</strong> mare fin da piccola, ricordo che all’età di quindici mesi,<br />
quando eravamo in campeggio, appena finita la pappa (che lei detestava,<br />
tanto che per fargliela mangiare noi facevamo sempre i pagliacci per<br />
farla ridere e approfittando <strong>del</strong>la sua risata riuscivamo a inf<strong>il</strong>arle letteralmente<br />
<strong>il</strong> cucchiaino in bocca) prendeva l’ombrello da pioggia (avendo<br />
visto noi che prendevamo l’ombrellone da spiaggia), ci salutava dicendo<br />
“ciao io vado al mare” e s’incamminava verso la spiaggia, dove tutti la<br />
chiamavano per nome facendo a gara per poterla coccolare; allora lei si
fermava a parlare con tutti, bambini giovani o vecchi andavano tutti bene,<br />
bastava fare conversazione, bastava stare in mezzo alla gente; quell’anno<br />
al mare tutti conoscevano e adoravano la piccola e dolce Valentina.<br />
Alla sera, quando eravamo in campeggio al mare, voleva sempre<br />
andare a ballare, ballava così bene quel frugolino che aveva imparato a<br />
camminare da pochi mesi, che attirava l’attenzione di tutti. Tutte le sere<br />
faceva <strong>il</strong> suo show e già da allora si capiva la sua vena artistica e la sua<br />
voglia di stare in mezzo alla gente.<br />
Molto socievole e solare fin dall’età di due anni, amava colloquiare<br />
con tutte le persone che incontrava: in occasione di una nostra gita a<br />
Venezia nel luglio ’82, in piazza S. Marco ci eravamo distratti per un<br />
attimo e, preoccupati di averla persa di vista, ci siamo guardati intorno e<br />
l’abbiamo vista seduta a tavolino che conversava insieme a tre vecchietti.<br />
Sempre in quel periodo le avevamo regalato <strong>il</strong> suo primo mangianastri<br />
e tutta una serie di 45 giri con canzoncine per bambini; lei non sapeva<br />
ancora leggere ma sapeva riconoscerli uno ad uno senza confonderli,<br />
anche quelli <strong>del</strong>lo stesso colore e con l’etichetta sim<strong>il</strong>e; bastava dirle <strong>il</strong><br />
nome <strong>del</strong>la canzone e lei lo sceglieva sul pacco dei dischi e lo faceva<br />
suonare, mentre con grazia lo accompagnava danzando e cantando con<br />
la sua vocina incantevole.<br />
Era una bambina molto vivace, estroversa, estremamente sensib<strong>il</strong>e e<br />
generosa, nonostante avesse un caratterino ben definito, non era per<br />
niente bizzosa, non ricordo che abbia mai fatto capricci, a parte <strong>il</strong> momento<br />
<strong>del</strong>la pappa.<br />
Quando nacque Benedetta aveva tre anni; ebbe all’inizio qualche attacco<br />
di gelosia ma durò pochissimo e finì per adorarla sempre più intensamente.<br />
Adorava fingere di essere la sua mamma, la stringeva a sé con<br />
<strong>del</strong>icatezza e la riempiva di baci anche se spesso, quando riteneva che<br />
avesse fatto qualcosa di sbagliato, non esitava a sgridarla con decisione.<br />
È stato in quel periodo, dopo la nascita <strong>del</strong>la sorella, che ha imparato a<br />
leggere e scrivere da sola, semplicemente con l’aiuto <strong>del</strong> “gr<strong>il</strong>lo parlante”,<br />
un gioco elettronico che le avevamo appena regalato.<br />
Quando ha iniziato a frequentare la scuola materna è venuta fuori<br />
un’altra sua caratteristica, <strong>il</strong> suo carisma e le sue capacità di leader: non<br />
era lei che s’imponeva ma erano gli altri che si lasciavano guidare volentieri,<br />
non era lei che si poneva al centro <strong>del</strong>l’attenzione con presunzione,
erano i compagni a sceglierla come guida, forse anche perché lei, dotata<br />
di grande fantasia, era sempre la prima in tutto, la più brava, la più<br />
intelligente. Era lei che prevaleva nel gruppo e gli altri si lasciavano guidare<br />
volentieri, si affidavano con fiducia a lei che possedeva quel qualcosa<br />
in più; dotata di una modestia esemplare, non ostentava mai le sue<br />
qualità e amava fin da piccola metterle al servizio degli altri.<br />
Molto ironica, generosa e spontanea non ha mai destato antipatie nei<br />
compagni, che sempre l’adoravano. A scuola si distingueva oltre che per<br />
le sue eccezionali capacità di apprendimento, per la sua allegria, per la<br />
fac<strong>il</strong>ità con cui sapeva stringere amicizia, per le sue capacità organizzative,<br />
per <strong>il</strong> suo sorriso esagerato.<br />
Le sue insegnanti, i suoi compagni, i suoi amici, i suoi paesani l’amavano.<br />
Via via che passava <strong>il</strong> tempo <strong>il</strong> suo carattere si rafforzava e si consolidavano<br />
le sue qualità. Anche le insegnanti l’adoravano: era l’alunna<br />
perfetta, bravissima in tutto, senza rivali in tutte la materie, ma sempre<br />
modesta e disponib<strong>il</strong>e verso gli altri, sempre pronta ad aiutare chiunque<br />
ne avesse avuto bisogno.<br />
Anche a lei comunque a volte capitava di litigare con i compagni,<br />
perché aveva un carattere molto forte, però non portava rancore e si<br />
dimenticava presto di tutto. Aveva un rapporto eccezionale anche con i<br />
suoi fratelli con i quali mai ha avuto un litigio, mai una discussione, anche<br />
se lei si sentiva e le piaceva fare <strong>il</strong> capo; ma lo sapeva fare in maniera<br />
che nessuno se ne aveva mai a male.<br />
Amava organizzare, assieme ai fratelli, festicciole in famiglia o con<br />
gli amici; sotto la sua direzione si travestivano, ballavano, cantavano,<br />
suonavano e inventavano scenette spassosissime, così nella nostra casa<br />
c’erano sempre tanta gioia, tanta allegria, tante risate, tanto fracasso.<br />
Di sera ballavano in quella cameretta con i tre lettini in f<strong>il</strong>a (dove da<br />
grandi hanno continuato a voler dormire) fino a tardi, tra chiasso e risate,<br />
studiando magari una marachella o uno scherzo da farci <strong>il</strong> giorno dopo:<br />
riuscivano sempre a stupirci con la loro fantasia.<br />
Molto brava a disegnare, molto fantasiosa, disegnava stupendi<br />
mo<strong>del</strong>lini di abiti e addirittura aveva disegnato dei personaggi praticamente<br />
identici ai Simpson senza averli mai visti o averne sentito parlare,<br />
diverso tempo prima che questi apparissero in tv.
Era molto brava a scrivere novelline, poesie, bellissimi temi.<br />
Amava tutto <strong>del</strong>la vita e incantava tutti con la sua ironia, <strong>il</strong> suo senso<br />
<strong>del</strong>l’umorismo, la sua spensieratezza, la sua gioia di vivere.<br />
Aveva un amore sviscerato per tutti gli animali, possedeva un cane e<br />
tanti gatti che accudiva con amore: lo Zaro e lo Zulino erano malati e<br />
necessitavano tutti i giorni di farmaci e medicazioni che lei somministrava<br />
puntualmente.<br />
Un giorno tolse un topolino dalla bocca di uno dei suoi gatti e cercò,<br />
piangendo, di rianimarlo inut<strong>il</strong>mente; un altro giorno investirono davanti al<br />
cancello di casa un cagnolino randagio, e lei gli si inginocchiò accanto<br />
pregando Dio che lo salvasse. Era <strong>il</strong> giorno che attendeva la risposta di<br />
uno dei provini che aveva fatto per partecipare al Festival di Sanremo, e<br />
pregava Dio, dicendo che se avesse salvato quella bestiola avrebbe rinunciato<br />
alla sua eventuale partecipazione. Purtroppo <strong>il</strong> cagnolino morì e<br />
la Vale non fu ammessa al festival.<br />
Aveva un grande attaccamento alla famiglia e ogni volta che doveva<br />
assentarsi da casa, anche per poche ore, era un continuo di telefonate e<br />
messaggi.<br />
Era estremamente curiosa, attenta e interessata a tutto quello che le<br />
accadeva attorno, per questo sapeva fare un sacco di cose; molto brava<br />
a cucinare non disdegnava di lavare, stirare e tenere in ordine la casa.<br />
Sapeva cucire a mano e con la macchina e, essendo molto fantasiosa<br />
e originale, amava modificare e personalizzare i vestiti che comprava.<br />
Grandi erano le sue attitudini per la musica <strong>il</strong> canto la danza: all’età di<br />
otto anni già studiava insieme alla sorella e al fratello musica, flauto,<br />
pianoforte, danza, karate, nuoto. A undici anni dietro l’insegnamento <strong>del</strong>la<br />
madre scopriva <strong>il</strong> suo talento per <strong>il</strong> canto, e a tredici anni insieme alla<br />
sorella iniziava le prime lezioni di canto presso un’insegnante di musica<br />
lirica.<br />
Fin dai suoi primi concorsi di canto colpivano, oltre le sue capacità<br />
vocali, la sua presenza scenica e <strong>il</strong> suo modo di interpretare. Cresceva<br />
sempre più bella, sempre più decisa a realizzare i suoi sogni; su un foglio<br />
<strong>del</strong> suo diario <strong>del</strong>l’apr<strong>il</strong>e 95 scriveva: “voglio assolutamente partecipare<br />
al Festival di Sanremo, dicono che ce la farò”. Nel novembre <strong>del</strong> 2001<br />
dal suo cellulare mi arrivò uno dei tanti messaggi che era solita inviarmi:
“sono felicissima, sta per realizzarsi <strong>il</strong> mio grande sogno”. Le avevano<br />
appena comunicato che era stata selezionata per partecipare al Festival<br />
di Sanremo.<br />
Emozionata ma sicura di sé, un po’ <strong>del</strong>usa per la canzone che le era<br />
stata assegnata, tra l’altro <strong>il</strong> giorno prima <strong>del</strong>l’esibizione, fu bravissima e<br />
bellissima in quella diretta TV di Sanremo Giovani <strong>del</strong> novembre 2001.<br />
Poi, felicissima, cominciò a pensare, quasi come in un sogno, al “Sanremo<br />
vero”, al tanto agognato Festival <strong>del</strong>la Canzone Italiana. Questa volta la<br />
canzone le piaceva, poteva esprimere tutte le sue qualità e sognava di<br />
entrare in scena come una principessa, vestita e truccata come una vera<br />
diva. E invece no, era apparsa troppo bella nella trasmissione di novembre:<br />
“che schifo – le aveva detto <strong>il</strong> suo produttore – eri bellissima, troppo<br />
bella, sembravi solo una principessa, non devi essere così, non mi piace<br />
quell’immagine, devi sembrare più trascurata”. Quindi, niente bel vestito,<br />
niente trucco, capelli spettinati tenuti dietro le orecchie (lei odiava avere<br />
i capelli in disordine e per di più tirati dietro le orecchie).<br />
“Pazienza – diceva lei – spero almeno che mi facciano indossare un<br />
bel paio di scarpine che mi slancino un po’”. Le furono proposte a forza<br />
un paio di ciabattine orrib<strong>il</strong>i.<br />
E fu così che vidi la mia bellissima bambina a Sanremo con <strong>il</strong> vestitino<br />
“da tutti i giorni” e soprattutto con quelle ciabattine che anche lei odiava;<br />
la Vale era solita vestirsi anche così, ma per quell’occasione nella quale<br />
si realizzava <strong>il</strong> suo sogno più grande avrebbe desiderato qualcosa di meglio.<br />
Adorava la sua famiglia e forse per questo adorava <strong>il</strong> Natale: era<br />
solita preparare l’albero, riempiva la casa di regali che cominciava a<br />
preparare un mese prima, e la sera <strong>del</strong>la vig<strong>il</strong>ia, quando era per noi tradizione<br />
aprirli, <strong>il</strong> pavimento <strong>del</strong>la stanza era pieno di pacchetti e pacchettini<br />
perché sotto l’albero non c’entravano tutti; c’erano anche regali per tutti<br />
i componenti <strong>del</strong>la famiglia da parte dei suoi gatti (lo Zaro, lo Zulino, la<br />
Maia, <strong>il</strong> Prino ecc.). Alla fine <strong>del</strong>la serata con la casa piena di fiocchi e<br />
carte stropicciate andavamo tutti alla messa di mezzanotte.<br />
L’ultimo Natale la Vale non è venuta, forse perché un po’ stanca,<br />
triste e amareggiata per un amore “diffic<strong>il</strong>e”.<br />
È stato l’unico anno che non è andata a baciare la statuetta di Gesù<br />
Bambino; Valentina infatti non era certamente una bigotta, da tempo non
era più solita recarsi alla Messa, ma manteneva comunque <strong>il</strong> suo credo,<br />
la sua fede cattolica, la sua consapevolezza che esista in ognuno di noi<br />
una coscienza che va oltre la vita terrena. Pregava Dio quando ne sentiva<br />
<strong>il</strong> bisogno e aveva una specie di venerazione per Padre Pio, tanto che<br />
portava sempre con sé <strong>il</strong> santino che lo raffigurava. Anche quel maledetto<br />
giorno l’aveva, ed io spesso mi sono chiesta a cosa cavolo stesse<br />
pensando in quel momento quel fraticello dei miracoli se non è stato in<br />
grado di proteggere e salvare la mia bambina che aveva così tanta fiducia<br />
in lui.<br />
Era ancora nell’aria quell’atmosfera, le lucine erano ancora accese<br />
nel suo albero di Natale, quel maledetto pomeriggio, mi ha mostrato la<br />
sua mano sinistra: “mamma, guarda che vita corta che ho”; poi, <strong>del</strong>usa<br />
perché io le avevo detto che non potevo accompagnarla, mi ha salutato<br />
ed è uscita per fare i regali <strong>del</strong>la befana ai suoi allievi, ai suoi bambini<br />
che tanto adorava. Pochi minuti dopo una terrib<strong>il</strong>e telefonata…<br />
Adesso non c’è più, molti dicono che è solo fisicamente, ma <strong>il</strong> grande<br />
dolore e la grande rabbia mi fanno tenere gli occhi chiusi, mi portano a<br />
non accettare questa dimensione diversa dalla nostra, dove la coscienza<br />
e l’individualità di ognuno di noi va a rifugiarsi quando decide di lasciare<br />
questo tipo di materia che t’intrappola in una realtà dalla quale vorresti<br />
fuggire. Forse se riuscissi ad aprire un po’ gli occhi, magari potrei rendermi<br />
conto di quei fatti tanto strani quanto meravigliosi che ogni tanto mi<br />
capitano, adesso che posso vederla solo nella mia mente e sentirla solo<br />
nei miei ricordi. Se fossi una che si lascia andare, una con una fede salda<br />
non avrei alcun dubbio circa l’origine di questi eventi. Io continuo a chiamarli<br />
stranezze, coincidenze, ma è davvero un susseguirsi di stranezze e<br />
coincidenze. Non entrando nel merito posso dire che io non leggo nel<br />
futuro, non faccio la sonnambula la notte e vado ad aggiustare certe<br />
cose, non ho <strong>il</strong> dono <strong>del</strong>la chiaroveggenza; e allora forse c’è qualcuno<br />
che vuole semplicemente dirmi “io ci sono, ti prego ascoltami, io ti sono<br />
vicino e sto cercando di dimostrartelo in m<strong>il</strong>le modi”.<br />
A volte ho paura di essere una mamma stronza che cerca in ogni<br />
modo, con la sola stupida ragione e razionalità, di allontanare la sua<br />
amatissima bambina. Ma non è solo a me che Vale si manifesta, lo fa
con molte persone alle quali ha voluto bene e sono sempre fenomeni<br />
meravigliosi che la nostra razionale e immatura scienza non riesce e<br />
forse non riuscirà mai a spiegare. Bisogna solo crederci e spero che un<br />
giorno lo farò anch’io, ma non per avere una speranza, un briciolo di<br />
serenità in più, ma per lei, perché una creatura meravigliosa come lei non<br />
può finire, non basta che rimanga per sempre nei nostri cuori, non basta.<br />
Ci deve essere un luogo dove alla fine vanno a finire i nostri pensieri, i<br />
pensieri non sono fatti di materia, ciò che non è materia non può distruggersi,<br />
la nostra mente è qualcosa di più <strong>del</strong> nostro cervello, la nostra<br />
mente comanda e <strong>il</strong> cervello esegue gli ordini.<br />
Una mente sa parlare al cuore anche quando le connessioni neuronali<br />
sono staccate, e la mente di Vale sta parlando al mio cuore, basterebbe<br />
forse che imparassi ad ascoltare di più.<br />
Maura Pagliucoli, la mamma
INTRODUZIONE<br />
Ogni anno mi chiedo cosa io possa fare per te, per tenere accesa la<br />
fiamma <strong>del</strong> nostro dialogo. Con queste intenzioni ho lottato per fare uscire<br />
<strong>il</strong> tuo disco postumo, per organizzare <strong>il</strong> tuo tributo al Piper di Roma con<br />
tanti artisti, per istituire in vari concorsi un premio alla tua memoria. Con<br />
le stesse intenzioni è nato questo <strong>libro</strong>.<br />
C’è un bisogno estremo in me di comunicare con te, un dovere <strong>del</strong><br />
cuore, un sentimento che non ascolta ragioni e stagioni. Sento la responsab<strong>il</strong>ità<br />
di contribuire a farti conoscere a chi non ti ha conosciuto e a<br />
rinforzare <strong>il</strong> tuo ricordo in chi già ti ama. Sento amore per i tuoi genitori,<br />
per papà Giovanni e mamma Maura, per i tuoi fratelli Benedetta e Giacomo;<br />
sento tenerezza per <strong>il</strong> tuo cane che sa che tornerai.<br />
Avverto una grossa sete di giustizia per le nostre canzoni, che insieme<br />
a Davide abbiamo costruito con tanta passione. Ho rabbia verso le<br />
istituzioni discografiche che ti hanno voltato le spalle a soli ventidue anni.<br />
Per incanto, appena provo a fare qualcosa per te sembra che tutto<br />
diventi estremamente fac<strong>il</strong>e, liquido, come non lo era mai stato quando tu<br />
eri qui. Credo che sia tu a <strong>il</strong>luminare la strada, a farmi trovare sul cammino<br />
persone disponib<strong>il</strong>i ad aiutarmi, credo che tu oggi abbia adottato questo<br />
linguaggio: rendere possib<strong>il</strong>e quello che sognavi.<br />
Così anche questo <strong>libro</strong> vede la luce. Tra vita e sogno, come a te<br />
piaceva essere nel mondo, e come canti in La mia natura. Non è una<br />
tua biografia convenzionale, non è un <strong>libro</strong> tecnico, non segue altra cronologia<br />
che quella dei miei impulsi e <strong>del</strong>le mie emozioni.<br />
È un <strong>libro</strong> aperto, che ospita, oltre alle mie considerazioni, <strong>il</strong> ricordo di<br />
persone che hai amato, artisti con cui hai lavorato, fans, tuoi allievi che<br />
ancora oggi ti celebrano.<br />
Sono pagine di amore e di speranza, di malinconia e resurrezione.<br />
Sono cose che avrei voluto dirti e non ho fatto in tempo.<br />
Sono <strong>il</strong> segnale vivo <strong>del</strong>la tua presenza, <strong>del</strong>la tua purezza e <strong>del</strong> tuo<br />
talento.
Sono <strong>il</strong> racconto di un esempio, per tutti noi, un esempio che ha la<br />
forza devastante, tragica, assoluta <strong>del</strong>la vita e la bianca e muta <strong>del</strong>icatezza<br />
di un passo s<strong>il</strong>enzioso sulla neve.<br />
Vincenzo
I. 29 ANNI PER SEMPRE<br />
non esisto solo qui<br />
l’universo è in me<br />
come un fiore all’innocenza tornerò<br />
(Metamorfosi)<br />
Oggi è la notte <strong>del</strong> tuo compleanno, compi 33 anni, anche se ne avrai<br />
29 per sempre.<br />
Su facebook è un rincorrersi di messaggi per te.<br />
A volte fioriscono stagioni attese, che passano in fretta ma non si<br />
dimenticano. Così venne l’inverno <strong>del</strong>le rose improvvise e fece<br />
invidia ad ogni primavera. Passi di fanciulla nel s<strong>il</strong>enzio, un canto,<br />
ho sentito le cornamuse scuotere la neve. L’eco ancora risuona,<br />
lieve, tra <strong>il</strong> tempo di un volo spezzato e gli sguardi aperti di chi è<br />
rimasto a guardare <strong>il</strong> cielo...<br />
Lorenzo Orati<br />
Escono vellutati i tuoi passi dal bosco guadando leggeri i tappeti di<br />
foglie donati dal tempo, dolce <strong>il</strong> mistero scivola dall’incanto dei tuoi<br />
occhi e dolcemente si posa intorno, sulle creature <strong>del</strong> mondo.<br />
Arriva soffice la tua passione su di noi e ci sentiamo amati soltanto<br />
perché semplicemente esistiamo, e un soffio di luce si svela da te<br />
leggero correndo a <strong>il</strong>luminare i nostri cuori, liberandoli. Ma <strong>il</strong> tempo<br />
di accorgerci di te è terminato e come eternità racchiusa in un<br />
momento, solitario rimane in noi <strong>il</strong> rumore <strong>del</strong>le foglie sui passi tuoi<br />
<strong>del</strong> ritorno.<br />
Nel ricordo soltanto resta l’immagine tua preziosa vissuta come <strong>il</strong><br />
breve sfiorare di una carezza, e malinconico br<strong>il</strong>la in noi <strong>il</strong> dono più<br />
grande. Aver saputo.<br />
Bruno Fromtuuannain
Valentina, frammento di cometa iridescente che ha incendiato <strong>il</strong><br />
cuore e l’anima, Vita e Passione sono ancora in te, come onde<br />
tumultuose levigano questo nostro ruvido tempo. Dai pugni chiusi<br />
scorre fine sabbia, mentre lontana la melodia <strong>del</strong>la tua voce traccia<br />
nel cielo nuvole di zucchero f<strong>il</strong>ato.<br />
Giovanna Salzano<br />
Tutto si ferma, appare sospeso. Le immagini si fissano nel vuoto<br />
come quelle di un fotogramma. “È incredib<strong>il</strong>e, ma è così: <strong>il</strong> mondo<br />
sta rinascendo. Una metamorfosi confermata da un canto fatto di<br />
note modulate, tenute sul f<strong>il</strong>o di un respiro lungo ed eguale che<br />
vortica nella mia isola solitaria e si disperde nell’intero pianeta. È<br />
una voce elegante, <strong>del</strong>icata eppure vibrante che mi si rivela a mano<br />
a mano in tutta la sua sconvolgente unicità perché è fresca come<br />
una mattina garbata che stenta a lasciarsi intrappolare dal sole, è<br />
dolce come un pigolio, è sussurrata col garbo di una confidenza, è<br />
dirompente come un acquazzone impietosito dall’aridità di un deserto.<br />
La distinguo anche perché profuma di verde e d’azzurro, di<br />
viole e di ginestre, di semplicità e di un virginale pudore. È la tua<br />
voce, Valentina. Sei tu.<br />
Daniela Bigottà<br />
La rotta <strong>del</strong>la vita racchiude fra le braccia qualche pezzo di dolore.<br />
Ma è nei nuovi riflessi di luce e nella gioia di un sorriso che solo<br />
i tuoi occhi possono vedere i colori <strong>del</strong>la vita... Sei... un angelo<br />
felice che vola nel cielo stellato regalando luce a chi nella mattina<br />
più buia o nella sera più incantata, nel placido inizio di un nuovo<br />
tramonto o nel chiarore colorato di una fresca alba trova sprazzi<br />
di luce che tinteggiano la via di due mondi diversi ma tanto vicini<br />
nell’Anima.<br />
Roberto Bettero<br />
La sera non tarda ad arrivare e i lampioni di questo piccolo paese<br />
<strong>il</strong>luminano a malapena i più remoti angoli di ogni casa mentre le<br />
strade attorno ritornano buie... Che sarà stato <strong>del</strong> giorno appena
passato? Che avranno detto quelle pietre riscaldate dal sole non<br />
vedendo lei? Cosa avranno pensato gli alberi che ora piangono<br />
trasformando le lacrime in foglie? Nulla! Il giorno appena passato<br />
riposa ma domani saluterà <strong>il</strong> nuovo arrivato e con lui è di nuovo<br />
domani.<br />
Roberto Davanzo<br />
Parla, io ti ascolto e mi vesto di un torpore vivido, ti sento dentro e<br />
rinasco come un fiume in piena, pensieri sconnessi si affollano su<br />
te. Asciughi lacrime di un’alba che non viene, solitudine, troppo<br />
amaro è questo bene, sfioro le tue guance. Sorridi... Non ti scorderò<br />
mai più un solo istante per completarmi in te.<br />
Valerio Bianco<br />
Risuona <strong>il</strong> tuo nome, come un antico canto... È un idioma senza<br />
tempo <strong>il</strong> respiro <strong>del</strong> vento che s’infrange sul vetro dei pensieri... Si<br />
appannano, come a voler tacere, come a nascondere un nodo in<br />
gola, un pianto senza lacrime che non scoppia, ma è qui...<br />
Francesco Macaluso<br />
Come un raggio di sole hai acceso <strong>il</strong> mio cuore... la tua musica<br />
dolce <strong>il</strong> tuo viso perfetto... ovunque ti cerco invano ti aspetto giorni<br />
e notti pregai ma so che mai tornerai ma <strong>il</strong> mio cuore è felice,<br />
perchè un giorno verrò io da te.<br />
Giuseppe Panaro<br />
Come erba ondeggi al vento sulle bianche scogliere di Donegal,<br />
come antico maniero ti ergi solitario e ricordi le gesta dei cavalieri<br />
che furono, come un folletto vai per i boschi, e nel mare ti vesti<br />
d’azzurro. Principessa celtica vai errando, pioggia d’Irlanda disseti<br />
la terra, gabbiano voli senza fine nell’immensità <strong>del</strong> cielo...<br />
Bruno Monti<br />
A te che splendevi sulla terra di luce propria ora lassù nell’infinito<br />
blu sei una stella che luccica tra le infinite stelle, ora la tua voce è
un canto celestiale… ti ascolto e mi commuovo pensando a te,<br />
uccisa in un pomeriggio invernale… hai lasciato <strong>il</strong> tuo corpo e<br />
volando con la tua anima hai varcato <strong>il</strong> cancello dorato <strong>del</strong>la pace<br />
eterna… un giorno ci incontreremo e ci abbracceremo<br />
Angie Meloni<br />
…sei stata tu, Valentina, la vera vincitrice <strong>del</strong> festival di Sanremo,<br />
tu la protagonista assoluta. Tutto ciò che su quel palco poteva<br />
essere un’ispirazione era stato creato solo per te, la tua meravigliosa<br />
canzone, la scenografia <strong>del</strong> palcoscenico stesso, le luci e i<br />
fiori. Tutto per te, la ragazza dalla voce di un angelo. Cara Vale,<br />
hai aperto le tue ali bianche... Hai spiccato <strong>il</strong> volo verso <strong>il</strong> paradiso<br />
dove Gesù ha aspettato <strong>il</strong> tuo ritorno.<br />
Patrizia Anedda<br />
...non ci sono distanze, ogni nota, ogni frase di una sua canzone ti<br />
porta a qualcosa, a qualcuno, a dei luoghi; la senti nelle onde <strong>del</strong><br />
mare e nel fruscio <strong>del</strong>le foglie, nel cinguettio degli uccelli nel rumore<br />
<strong>del</strong> vento e… dentro te. Ogni alito di vento è una sua carezza<br />
che ci sfiora <strong>il</strong> viso e che diventa un brivido che scorre lungo la<br />
schiena… fino alla casa dei sogni.<br />
Vincenzo F<strong>il</strong>ardi<br />
Sei entrata nella mia vita, ti ho ascoltata e sentita con ogni parte di<br />
me, sei diventata come la dolce melodia di un car<strong>il</strong>lon che suona<br />
nel mio cuore ogni volta che mi sento sola, che mi sento triste, o<br />
felice, tu con la tua melodia mi sussurri la buonanotte, mi auguri <strong>il</strong><br />
buongiorno.<br />
Cristina Anedda<br />
...oggi è un altro 6 Apr<strong>il</strong>e... chissà come saresti oggi... forse sempre<br />
decisa come sei sempre stata, fe<strong>del</strong>e alla musica, la tua missione...<br />
dobbiamo farti gli auguri postumi, con le lacrime agli occhi,<br />
ricordando chi è stata recisa appena sbocciata... nel ricordo di chi<br />
ti ha voluto bene <strong>il</strong> tuo nome vivrà sempre…<br />
Arcadio Rosacroce
...incontrare gli occhi tuoi, è stato un brivido, sentirlo scivolare<br />
dentro al cuore è stato un attimo... ragazza che non saprà mai<br />
cos’è la cru<strong>del</strong>tà degli uomini, e quell’indifferenza che senza rimorsi<br />
continua ad uccidere. Perchè tu, pura e invisib<strong>il</strong>e, sai respirare<br />
solo amore, adesso sa di sole <strong>il</strong> tuo sorriso, la tua mano, che<br />
accarezzerà <strong>il</strong> cuore di chi ti ha incontrata.<br />
Marina Marini<br />
Dolce angelo tu non sei morta veramente. Ogni giorno ho come<br />
l’impressione che tu mi stia accanto con <strong>il</strong> tuo meraviglioso sorriso<br />
e con la tua immensa dolcezza. Tu hai dato un senso alla tua vita,<br />
che non tutti hanno ancora compreso appieno. Hai dato gioia a chi<br />
ti stava accanto.<br />
Alessandro di Pietro<br />
Ieri notte mi sono soffermato lungo <strong>il</strong> tratto che ha percorso l’ultima<br />
volta, un ulivo dove lei è finita raccoglie fiori e pensieri di tutti,<br />
proprio a quell’altezza, forse la suggestione o i riflessi <strong>del</strong>la pioggia<br />
o altro… per un attimo un bagliore ha <strong>il</strong>luminato tutto…ho piacere<br />
di pensare a questo bagliore come un saluto…<br />
Roberto Ciucca Tiezzi<br />
...ti ascolto, la melodia diventa una vela, che mi permette di sentire<br />
l’aria che mi spinge, mi solleva, mi porta nel tuo mondo ed è come<br />
essere travolto da un oceano caldo, <strong>il</strong> suo sapore dolcissimo e<br />
profondo mi riscalda l’anima… “mi vesto come un angelo...” E<br />
questo sei adesso, un gioiello troppo grande e prezioso per restare<br />
qui sulla terra… ed io non so cosa fare per fermare le mie lacrime.<br />
Francesco Castellano<br />
Sei stata una maestra ma soprattutto un’amica. Un sorriso strappato<br />
via d’improvviso, forse perché non meritava di restare ancora<br />
tra l’ingiustizia e la cru<strong>del</strong>tà di questo mondo… la tua voce ha<br />
incantato come la tua semplicità, d’esempio a tutti coloro che vorranno<br />
incamminarsi, come te, nel sogno <strong>del</strong>la musica.<br />
Celeste
Quello che più m’inorgogliva era quando Valentina mi chiedeva di<br />
aiutarla in qualcosa o di accompagnarla da qualche parte, ricordo<br />
intere giornate passate io, lei e Benedetta nei centri commerciali o<br />
al mercato.<br />
L’ultimo ricordo a me caro è quello <strong>del</strong> Natale 2008, quando Benedetta<br />
e Valentina, come tutti gli anni, erano impegnate ad addobbare<br />
l’albero di Natale... quell’albero è ancora lì, protetto dal na<strong>il</strong>on<br />
e messo nella stanza studio... e a volte lo tocco e penso...quanto<br />
può mancare una persona così? Cosa rimane dopo?<br />
Niente, non rimane niente!<br />
La cerco ogni giorno. Ora la rivedo negli occhi di Benedetta, ora in<br />
un gesto <strong>del</strong> padre, ora nello sguardo <strong>del</strong>la madre, e <strong>il</strong> dolore ormai<br />
cronico <strong>del</strong>la sua assenza rimane una costante nella mia vita.<br />
Vale, io ti aspetto sempre!<br />
N<strong>il</strong>o<br />
Alla radio, dalle frequenze di Radio Italia, Paola Gallo ha un pensiero<br />
per te:<br />
Faccio nostro l’invito dei nostri amici che ci chiedevano di ricordare<br />
e fare gli auguri a Valentina; è stato davvero bello avere a che<br />
fare anche se purtroppo per poco tempo con <strong>il</strong> suo grande talento…<br />
Hanno aperto siti, blog, gruppi d’incontro sui social network, una catena<br />
inarrestab<strong>il</strong>e d’amore verso di te che sembra non conoscere i mesi<br />
che passano, la distrazione di questo caotico vivere, l’accavallarsi di musica<br />
su musica. Un sondaggio organizzato da Oltremusica ti ricorda come<br />
l’artista scomparsa che più manca alla gente.<br />
Continui ad esserci, forse addirittura più di prima, angelo improvviso.
Questo <strong>libro</strong> è per te Vale, per te e per noi, perché <strong>il</strong> nostro dialogo<br />
continui sempre. È per cancellare quella curva di campagna, è per dire al<br />
tuo cane che ti aspetta sul cancello che tu tornerai, è per dare un po’ di<br />
respiro alla tua adorata mamma. È per infondere quella forza che tuo<br />
papà deve avere per sorreggere tutti, e per accarezzare la fronte di Benedetta<br />
e Giacomo. Questo <strong>libro</strong> è per tutti quelli che non hanno avuto la<br />
fortuna d’incontrare la tua luce, la tua voce e la tua struggente tenerezza.
II. POZZO, LE TUE RADICI<br />
senza origine<br />
da strade e vie tornano in me<br />
le false lacrime dei re<br />
(Senza origine)<br />
Hai visto la luce <strong>il</strong> 6 apr<strong>il</strong>e 1980, a Pozzo, un piccolo pugno di case<br />
immerso nel verde <strong>del</strong>la Val di Chiana. Un verde intimo e immenso, che<br />
ritrovi nei quadri intensi dei macchiaioli. C’è qui una dimensione di pace<br />
antica, la stessa che portavi sempre con te.<br />
Qualcosa di Pozzo mi hai raccontato, quando scrivevamo i testi <strong>del</strong>le<br />
tue canzoni e facevamo ricerca sulle tue origini. Mi dicevi che questa<br />
minuscola frazione di Foiano <strong>del</strong>la Chiana, oggi fuori dal mondo caotico e<br />
lontana dalla mano cattiva <strong>del</strong>l’uomo, ha una lunga e travagliata storia.<br />
Fu popolata prestissimo, fin dal VI secolo a.C., nel tempo in cui la civ<strong>il</strong>tà<br />
etrusca si estendeva a macchia d’olio. Passò <strong>il</strong> lungo e buio periodo <strong>del</strong>la<br />
dominazione romana, i contrasti <strong>del</strong> medioevo, le crisi agricole con l’avanzare<br />
implacab<strong>il</strong>e <strong>del</strong>la paludosa pianura chianina; nel 1084 si dotò, prima<br />
a farlo in Valdichiana, di uno statuto cittadino e si proclamò comune libero<br />
e indipendente.<br />
Il destino di tutta quest’area è passato per m<strong>il</strong>le vicissitudini: prima i<br />
senesi e poi gli aretini tra <strong>il</strong> XII e XIII secolo sottomisero <strong>il</strong> borgo, finchè<br />
nel 1336 Firenze entrò di prepotenza e rase al suolo Foiano, per ricostruirla<br />
più forte e protetta da nemici e paludi. I fiorentini vi edificarono<br />
anche un porto, documentato da statutari cortonesi <strong>del</strong> 1325.<br />
Nel 1387 Foiano acquistò nuovamente lo status di comune, seppure<br />
dipendente dal dominio fiorentino, e pose sotto la propria giurisdizione la<br />
tua piccola Pozzo, centro nevralgico di scontri tra gli abitanti locali. Proprio<br />
a Pozzo, <strong>il</strong> 2 agosto 1554, si scatenò la battaglia di Scannagallo, dove<br />
le truppe fiorentine ebbero ragione di quelle senesi, e si aprirono le porte<br />
di Siena.<br />
Mi hai raccontato che l’Associazione Culturale Scannagallo organizza<br />
ogni maggio la rievocazione storica di quel combattimento. Il<br />
corteo storico, con le armi bianche e da fuoco, gli abiti rinascimentali
perfettamente ricostruiti, la simulazione <strong>del</strong>la battaglia, gli sbandieratori,<br />
<strong>il</strong> campo mercenario, la cena all’aperto, fanno calare chiunque sia presente<br />
in pieno XVI° secolo. Bellissimo.<br />
L’area di Foiano si legò da qui in poi a Firenze; nel 1765 passò dal<br />
governo mediceo al Granducato dei Lorena. Tre anni dopo, sotto l’avanzare<br />
sempre più cattivo <strong>del</strong>le paludi, Pietro Leopoldo I di Lorena incaricò<br />
l’aretino Vittorio Fossombroni, ingegnere, matematico e ministro degli<br />
esteri, di procedere alla bonifica <strong>del</strong>la Val di Chiana. Ci vollero quarant’anni<br />
di estenuante lavoro per prosciugare la palude e riportare la zona alla<br />
serenità.<br />
Tra <strong>il</strong> 1800 e <strong>il</strong> 1814 Foiano cade sotto <strong>il</strong> dominio napoleonico, per<br />
tornare sotto <strong>il</strong> Granducato con la Restaurazione. Nel 1860 poi i foianesi<br />
parteciparono al plebiscito, a seguito <strong>del</strong> quale <strong>il</strong> Granducato di Toscana<br />
fu annesso al Regno di Sardegna e successivamente al Regno d’Italia.<br />
La Seconda Guerra Mondiale segnò di profonda sofferenza Foiano,<br />
per gli scontri feroci tra alleati e tedeschi. Le cicatrici <strong>del</strong>la guerra in<br />
alcune zone restano visib<strong>il</strong>i.<br />
Precedi di tre e quattro anni i tuoi adorati fratelli, Benedetta e Giacomo.<br />
Tuo padre è un pediatra <strong>del</strong>la zona molto conosciuto e stimato, tua<br />
madre una biologa erborista. L’amore per i bambini e la natura sono<br />
dunque nel tuo dna. Ma è la musica, da subito, la tua cometa ispiratrice.<br />
Negli anni ’70 i tuoi genitori con gli amici più stretti avevano creato<br />
un gruppo, i Gen-Folk, che accompagnava la messa e faceva “spettacoli”<br />
di folklore toscano. Per lo spirito di stare insieme, un bicchiere di<br />
vino e due castagne questa brigata musicale andava dovunque. Le prove<br />
avvenivano d’estate nell’aia di un contadino e d’inverno nel vecchio rudere<br />
<strong>del</strong>l’amica Patrizia, intorno al fuoco. Tuo papà suonava la chitarra,<br />
la mamma era la cantante solista. La tua radice, pura, semplice e appassionata<br />
nasce lì, in quelle sere meravigliose di musica, di fuochi, di castagne<br />
e d’amicizia.<br />
Ti viene naturale ballare e cantare in casa, sin da piccolissima, chiamare<br />
l’attenzione dei parenti con la tua creatività. Hai la fortuna di avere<br />
dei genitori attenti e sensib<strong>il</strong>i, che ascoltano i tuoi battiti, le tue prime<br />
pulsioni, ti portano a scuola di danza, ti avvicinano allo studio <strong>del</strong> canto,<br />
<strong>del</strong> pianoforte, <strong>del</strong> flauto.
Hai dodici anni quando tua mamma prende per mano te e Benedetta<br />
ed inizia <strong>il</strong> lungo pellegrinaggio per tutti i concorsi di canto <strong>del</strong>la tua regione.<br />
Vincete sistematicamente, ogni volta, e riempite la vostra stanzetta di<br />
targhe e coppe. Quelle targhe e coppe che ancora sono lì, nella tua mansarda<br />
assolata.<br />
È <strong>il</strong> 1997, in uno di questi concorsi, al teatro di Norcia, che Davide<br />
Pinelli ti nota. Hai appena sedici anni.<br />
Ancora non lo sai, ma la tua vita sta per cambiare per sempre.<br />
[continua...]
I TUOI TESTI
Senza Origine<br />
Balla fino a che pace non c’è<br />
Balla fino a che terra non è<br />
Prendimi così stringimi a te<br />
Gira intorno a me canta con me<br />
Gira intorno a me canta con me<br />
Balla fino a che pace non c’è<br />
Senza origine<br />
da strade e vie tornano in me<br />
le false lacrime dei re<br />
solitudine<br />
che inganno sei che inganno sei<br />
nei giorni miei<br />
Balla fino a che pace non c’è<br />
Balla fino a che terra non è<br />
Prendimi così stringimi a te<br />
Gira intorno a me canta con me<br />
Balla fino a che pace non c’è<br />
Balla fino a che alba non è<br />
Gira intorno a me canta con me<br />
Balla fino a che pace non c’è<br />
Senza origine<br />
tra uomini e no<br />
scivolerò ancora in un deserto al neon<br />
per non essere<br />
straniera mai nemica mai negli occhi tuoi<br />
Piramidi che girano in un gioco di luce<br />
non fermarti mai<br />
in questo rito che tempo non ha
LA TUA LETTERA AI FANS
Prefazione<br />
Introduzione<br />
SOMMARIO<br />
I. 29 anni per sempre<br />
II. Pozzo, le tue radici<br />
III. Forse un giorno<br />
IV. Una cosa avrei voluto chiederti<br />
V. Quella signorina è un’artista: dieci!<br />
VI. La ricerca<br />
VII. La tua maestra elementare<br />
VIII. Chi ti ha stretto tra le braccia<br />
IX. Quando la banda passò<br />
X. Hallelujah<br />
XI. L’estate di Benedetta<br />
XII. Le tue amiche<br />
XIII. On the road<br />
XIV. Invano<br />
XV. Cos’è la morte?<br />
XVI. L’amore non ha fine<br />
XVII. Dalla vita in poi<br />
XVIII. Il Piper<br />
XIX. Instancab<strong>il</strong>e Giacomo<br />
Postfazione<br />
I tuoi testi<br />
I tuoi inediti<br />
Le tue poesie<br />
La tua lettera ai fans<br />
7<br />
15<br />
17<br />
24<br />
27<br />
29<br />
32<br />
35<br />
38<br />
40<br />
45<br />
49<br />
52<br />
56<br />
65<br />
68<br />
72<br />
80<br />
90<br />
92<br />
97<br />
103<br />
111<br />
137<br />
143<br />
149