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Cap. V – Volzana - Dott. Faustino Nazzi

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accio secolare” 66 .<br />

Anche la cappella a modo, tirata su senza i dovuti permessi, conservava tracce dello spirito<br />

sedizioso della primitiva cappella-baracca, sorgendo sullo stesso posto. A dire il vero<br />

superstizioso il capitolo quanto il popolo per l'ossessione condivisa di un presunto influsso<br />

malefico-benefico di un luogo particolare. È la stessa ossessione per le stregonerie, malefiche<br />

quelle popolari perseguite con violenza inaudita dall'inquisizione, benefiche quelle dei vari<br />

santuari specie mariani, dove si stabilisce d'ora in poi il monopolio. Insomma a Dio il bene, al<br />

diavolo il male, peccato che si tratti più o meno della stessa cosa.<br />

Lo storico Morelli richiama l'esistenza di “una setta che, dopo la metà del sec. XVI, dalla<br />

contermine Carniola, si era diffusa nelle Alte Valli del Goriziano. I seguaci di essa correvano<br />

come forsennati per le montagne in traccia di siti ove si avrebbe dovuto, seguendo la divina<br />

ispirazione, edificare i templi cristiani destinati al nuovo culto; è probabile che la notizia<br />

relativa al comune di Roza (Bazha), documenti il diffondersi di questa eresia. Può darsi<br />

anche che questo movimento ereticale abbia indotto il Sinodo aquileiese del 1565 ad emanare<br />

il cap. 20: ‘Non si erigano nuove cappelle o chiese, oppure statue nelle strade o nei campi,<br />

sotto il pretesto di qualche miracolo divino'” 67 . Si tratta della setta degli Stiftarij. “Secondo<br />

loro Cristo non aveva sofferto abbastanza per tutti i peccati del mondo e l'uomo era chiamato<br />

a completare la sua opera... Questo movimento, diffuso nelle campagne, fu la conseguenza<br />

della sconfitta subita dai contadini in Stiria, Carintia e Carniola a seguito della grande<br />

rivolta del 1573; come alla sconfitta del 1525 avevano reagito con l'anabattismo, ora<br />

reagiscono con la setta degli Stiftarij o saltatori, estatici, torturatori. Furono perseguitati e<br />

scomparvero nel 1620” 68 .<br />

La loro dottrina è ripresa da san Paolo: “Ora io godo delle sofferenze in cui mi trovo per<br />

voi, e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo a favore del suo<br />

corpo che è la Chiesa” 69 , filtrata attraverso la lente platonica del Timeo: “Siccome il cosmo<br />

non comprendeva ancora in sé tutti quanti i viventi che dovevano essere generati, in questo<br />

che mancava era dissomigliante dal modello” 70 . Il popolo dunque attingeva dalla Scrittura e<br />

dalla cultura quello che il clero paventava ed il potere politico combatteva. Alla fine ci sarà la<br />

sofferenza senza redenzione ed il tutto sotto l'alto patrocinio gerarchico.<br />

Le visite ♣ Continuano le solite visite arcidiaconali: 1586 la chiesa di San Leonardo non<br />

ha ancora il messale romano. Tale "negligenza" è tipica di tutte le vicarie del distretto. Nel<br />

1587 si ordina al vicario di spiegare l'estrema unzione contro gli abusi locali secondo le<br />

indicazioni del catechismo romano e amministri "*questo sacramento a tutti i richiedenti<br />

anche se non hanno la possibilità di compensarlo con alcunché", sotto pena di rimozione.<br />

"*Circa la celebrazione della messa, il vicario deve seguire le rubriche del messale romano,<br />

omettendo una volta per tutte le cerimonie e le orazioni che il sacerdote ha l'abitudine di<br />

recitare". Pubblicare spesso il decreto del concilio di Trento sulle modalità del nuovo<br />

66 AMC Def n. 32, 2-7-1589, p. 224. “Retulit vidisse sacellum nuper ex novo constructum in pertinentiis Sancti<br />

Mauri de Modrea, ubi pro antea, annis proxime praeteritis, destructum fuit, ex tabulis confectum, propter varias<br />

superstitiones et scandala. Qua relatione audita, antelati reverendi domini capitulares, intelligentes ex suprascripta<br />

relatione in loco suprascripto fuisse contra mentem reverendi capituli constructum sacellum antelatum, immo alias<br />

propter scandala et superstitiones omnino damnatum et abominatum, decretum fuisse ne unquam in eodem loco<br />

capella aliqua construeretur ad tollenda scelera ibidem perpetrata ac perpetranda, nisi opportuno remedio provisum<br />

fuisset. Modo decretum fecerunt et statuerunt omnino capellam praedictam temere sine licentia ac scitu capituli<br />

aedificatam, quamprimum solo aequandam ac tollendam de medio. Ad quod opus specialiter exequendum deputarunt<br />

reverendum dominum Joannem Baptistam Sarti, canonicum presentem et acceptantem, qui etiam quantum opus fuerit<br />

invocet brachium saeculare. Et ut in litteris exaratis”.<br />

67 PERUSINI 1957, p. 201 n. 1, dal MORELLI 1855, p. 298. Questa disposizione aquileiese risale al capitolare di<br />

Aquisgrana del 781 che “proibiva di venerare quei martiri la cui esistenza fosse incerta... Dovevano essere tolti anche<br />

quegli altari, costruiti qua e là per campi e strade in memoria di martiri... Se poi per opposizione popolare non si<br />

fosse riusciti a toglierli, i vescovi dovevano ammonire la gente a non frequentare quei luoghi, per non cadere nella<br />

superstizione... Dovevano essere completamente riprovati gli altari innalzati in seguito a sogni o per presunte<br />

rivelazioni” (FEDALTO 1987, p. 100).<br />

68 VERÇ 1970.<br />

69 Col 1,24.<br />

70 Timeo 39E. NAZZI 2007, cap. VIII.<br />

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