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26.04.2013 Views

3. La storia di Guiscardo e Ghismonda Se la prima copia del Decameron sembra arrivare in Inghilterra piuttosto tardi, nella versione in francese di Laurent de Premierfait, abbiamo già visto attraverso l’esempio chauceriano che singole novelle possono godere di notevole diffusione al di fuori dei confini dell’Italia, anche grazie a versioni latine che ne facilitino la comprensione. È la qualità del testo stesso del Decameron ad incoraggiare la traduzione parziale, l’adattamento, lo smembramento della collezione – caratteristica che del resto riscontriamo già nelle prime edizioni italiane. Magdalen College, Oxford, conserva un manoscritto (MS Lat 39) con una “humanistic miscellany” che include la Vita Senecae di Sicco Polenton, la Vita Griseldis di Petrarca, la traduzione di Leonardo Bruni del Fedone platonico, la Vita Platonis di Guarino, l’Apologia Socratis di Senofonte nella traduzione di Bruni, le Vite di Paolo Emilio e dei Gracchi scritte da Plutarco e tradotte da Bruni, il Dialogus inter Ciceronem et Philistium, e infine la traduzione latina, ad opera di Leonardo Bruni di una novella identificata come “Tancredidi Boccaccio32 . Il riferimento è alla novella di Guiscardo e Ghismonda, la prima novella della quarta giornata del Decameron. La Bodleian Library, inoltre, possiede un’altra miscellanea dello stesso periodo (MS Lat. Misc. d. 34), citata più sopra perché include la versione latina del Corbaccio commissionata da Humphrey; questa miscellanea include anche la versione petrarchesca della storia di Griselda e, ancora una volta, la traduzione ad opera di Leonardo Bruni della storia di Guiscardo e Ghismonda, Translatio amoris Tancredi filie Sigismundi in Guistardum per Leonardum Aretinum: potrebbe essere un’indicazione che anche questa versione della novella boccacciana aveva una collocazione nella biblioteca di Duke Humphrey33 . In ogni caso, queste due raccolte indicano chiaramente quale altra novella 32 Una descrizione del manoscritto è reperibile in Duke Humfrey and English Humanism in the Fifteenth Century. Catalogue of an Exhibition Held in the Bodleian Library Oxford, Oxford, Bodleian Library, 1970, pp. 33-34. Il manoscritto è nella mano di un umanista inglese, “Thomas S.”, vissuto intorno alla metà del quindicesimo secolo, che probabilmente si formò in Italia e che ha lasciato un certo numero di manoscritti di testi umanisti o di traduzioni umaniste di classici greci (l’ultimo testo, vale a dire Tancredi, è però in un’altra mano, sempre umanista). 33 SAMMUT, Unfredo duca di Gloucester e gli umanisti italiani, cit., pp. 128-129. 264

del Decameron accompagnò la storia di Griselda nei suoi viaggi europei: ed è stato giustamente notato che “nessuna novella del Decameron ebbe forse tante derivazioni ed imitazioni nel quattro e cinquecento quanto questa di Ghismonda, che oggi è una delle meno note, ma che si diffuse allora per tutta l’Europa in traduzioni e adattamenti latini, italiani, francesi, inglesi, e perfino tedeschi” 34 . Come nel caso della storia di Griselda, anche qui si tratta di una novella che con una certa fatica riconduciamo alla tradizione comica o arguta del Decameron: Ghismonda, altera figlia di Tancredi che la ama troppo per permettere che lei si separi da lui con il matrimonio, trova un amante nel giovane Guiscardo; la scoperta del padre porterà alla morte di Guiscardo e al suicidio di Ghismonda, che dopo avere aspramente rimproverato il padre beve il veleno nella coppa in cui è contenuto il cuore dell’amato. Il “carattere sanguinario e mostruoso della trama” 35 , oltre alla possibilità di usare questa storia con finalità moralistiche o didattiche, può forse aiutare a spiegare la popolarità di questa novella, che in Inghilterra viene proposta in una serie di variazioni, fra il Quattrocento e il Seicento, sia per la pagina che per la scena, con diversi nomi e ambientazioni ma con una sostanziale fedeltà alle linee principali dell’azione 36 . Leonardo Bruni aveva completato la sua traduzione latina della novella tra il 1436 e il 1438, e la sua versione godette di notevole fortuna, dal momento che nel 1500 erano già uscite 17 edizioni 37 . In alcune di queste edizioni, il testo viene totalmente staccato da ogni riferimento a Boccaccio: l’edizione di Colonia del 1490, pubblicata da Kornelius von Zeriksee, dichiara ad esempio che si tratta di una traduzione dal greco. Nel frattempo appaiono altre edizioni, in latino ma anche in lingue volgari: oltre alla già citata versione francese di Laurent de Premierfait (dove naturalmente questa novella è inserita 34 N. ORSINI, Studii sul Rinascimento Italiano in Inghilterra con alcuni testi inglesi inediti, Firenze, Sansoni, 1937, pp. 51-52. 35 Ivi, p. 52. 36 Per una rassegna delle versioni inglesi di questa novella tra il XIV e il XVI secolo, si veda WRIGHT, Boccaccio in England from Chaucer to Tennyson, cit., pp. 113-188, e P. STALLY- BRASS, Dismemberments and Re-memberments: Rewriting the Decameron, 4.1, in the English Renaissance, “Studi sul Boccaccio”, 20 (1991-1992), pp. 299-324. 37 Early English Versions of the Tales of Guiscardo and Ghismonda and Titus and Gisippus from the Decameron, a cura di H.G. WRIGHT, Early English Text Society, London, Oxford University Press, 1937, p. LVI. 265

3. La storia <strong>di</strong> Guiscardo e Ghismonda<br />

Se la prima copia del Decameron sembra arrivare <strong>in</strong> Inghilterra<br />

piuttosto tar<strong>di</strong>, nella versione <strong>in</strong> francese <strong>di</strong> Laurent de Premierfait,<br />

abbiamo già visto attraverso l’esempio chauceriano che s<strong>in</strong>gole novelle<br />

possono godere <strong>di</strong> notevole <strong>di</strong>ffusione al <strong>di</strong> fuori dei conf<strong>in</strong>i<br />

dell’Italia, anche grazie a versioni lat<strong>in</strong>e che ne facilit<strong>in</strong>o la comprensione.<br />

È la qualità del testo stesso del Decameron ad <strong>in</strong>coraggiare<br />

la traduzione parziale, l’adattamento, lo smembramento della<br />

collezione – caratteristica che del resto riscontriamo già nelle prime<br />

e<strong>di</strong>zioni italiane.<br />

Magdalen College, Oxford, conserva un manoscritto (MS Lat 39)<br />

con una “humanistic miscellany” che <strong>in</strong>clude la Vita Senecae <strong>di</strong> Sicco<br />

Polenton, la Vita Grisel<strong>di</strong>s <strong>di</strong> Petrarca, la traduzione <strong>di</strong> Leonardo<br />

Bruni del Fedone platonico, la Vita Platonis <strong>di</strong> Guar<strong>in</strong>o, l’Apologia<br />

Socratis <strong>di</strong> Senofonte nella traduzione <strong>di</strong> Bruni, le Vite <strong>di</strong> Paolo Emilio<br />

e dei Gracchi scritte da Plutarco e tradotte da Bruni, il Dialogus<br />

<strong>in</strong>ter Ciceronem et Philistium, e <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e la traduzione lat<strong>in</strong>a, ad opera<br />

<strong>di</strong> Leonardo Bruni <strong>di</strong> una novella identificata come “Tancre<strong>di</strong>” <strong>di</strong><br />

Boccaccio32 . Il riferimento è alla novella <strong>di</strong> Guiscardo e Ghismonda,<br />

la prima novella della quarta giornata del Decameron. La Bodleian<br />

Library, <strong>in</strong>oltre, possiede un’altra miscellanea dello stesso periodo<br />

(MS Lat. Misc. d. 34), citata più sopra perché <strong>in</strong>clude la versione<br />

lat<strong>in</strong>a del Corbaccio commissionata da Humphrey; questa miscellanea<br />

<strong>in</strong>clude anche la versione petrarchesca della storia <strong>di</strong> Griselda e,<br />

ancora una volta, la traduzione ad opera <strong>di</strong> Leonardo Bruni della<br />

storia <strong>di</strong> Guiscardo e Ghismonda, Translatio amoris Tancre<strong>di</strong> filie<br />

Sigismun<strong>di</strong> <strong>in</strong> Guistardum per Leonardum Aret<strong>in</strong>um: potrebbe essere<br />

un’<strong>in</strong><strong>di</strong>cazione che anche questa versione della novella boccacciana<br />

aveva una collocazione nella biblioteca <strong>di</strong> Duke Humphrey33 . In ogni<br />

caso, queste due raccolte <strong>in</strong><strong>di</strong>cano chiaramente quale altra novella<br />

32 Una descrizione del manoscritto è reperibile <strong>in</strong> Duke Humfrey and English Humanism<br />

<strong>in</strong> the Fifteenth Century. Catalogue of an Exhibition Held <strong>in</strong> the Bodleian Library Oxford,<br />

Oxford, Bodleian Library, 1970, pp. 33-34. Il manoscritto è nella mano <strong>di</strong> un umanista<br />

<strong>in</strong>glese, “Thomas S.”, vissuto <strong>in</strong>torno alla metà del qu<strong>in</strong><strong>di</strong>cesimo secolo, che probabilmente<br />

si formò <strong>in</strong> Italia e che ha lasciato un certo numero <strong>di</strong> manoscritti <strong>di</strong> testi umanisti o <strong>di</strong><br />

traduzioni umaniste <strong>di</strong> classici greci (l’ultimo testo, vale a <strong>di</strong>re Tancre<strong>di</strong>, è però <strong>in</strong> un’altra<br />

mano, sempre umanista).<br />

33 SAMMUT, Unfredo duca <strong>di</strong> Gloucester e gli umanisti italiani, cit., pp. 128-129.<br />

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