Scarica intero convegno in formato PDF - Provincia di Padova
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cludere che Chaucer sembra considerare Boccaccio come una fonte<br />
imme<strong>di</strong>ata e ricca, ma il cui nome non aggiungerebbe prestigio al<br />
testo. Il riconoscimento del debito <strong>di</strong> Chaucer nei confronti <strong>di</strong> Boccaccio<br />
prende vie traverse e spesso nascoste: <strong>in</strong> The Knight’s Tale ad<br />
esempio Arcita, tornato <strong>di</strong> nascosto ad Atene, non adotta il nome <strong>di</strong><br />
Penteo, come fa il suo omonimo nel Teseida, ma quello <strong>di</strong> Philostrate,<br />
quasi a voler evocare un’altra opera boccacciana 9 ; l’assenza <strong>di</strong> un<br />
riferimento esplicito al nome <strong>di</strong> Boccaccio sembra permettere a<br />
Chaucer un gioco assai più <strong>in</strong>tricato <strong>di</strong> riman<strong>di</strong> e <strong>di</strong> citazioni, e come<br />
nel caso dell’<strong>in</strong>serimento, non esplicitamente riconosciuto, del sonetto<br />
petrarchesco “S’Amor non è” all’<strong>in</strong>terno del Troilus and<br />
Criseyde, suggerisce un rapporto non ancora risolto con la letteratura<br />
<strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua italiana, un senso del <strong>di</strong>venire del processo poetico che<br />
contrasta efficacemente con l’omaggio assai più esplicito ai meno<br />
manipolabili modelli lat<strong>in</strong>i 10 .<br />
L’ambiguità <strong>di</strong> questo atteggiamento è particolarmente evidente<br />
<strong>in</strong> The Clerk’s Tale, il racconto dei Canterbury Tales che ripropone la<br />
storia della paziente Griselda. Si tratta naturalmente della novella<br />
conclusiva del Decameron, ma, come è noto, Chaucer chiama <strong>in</strong> causa<br />
come sua fonte Petrarca, che ne aveva offerto una versione lat<strong>in</strong>a<br />
nelle Seniles (XVII.3). La scelta <strong>di</strong> tradurre la storia <strong>di</strong> Griselda <strong>in</strong><br />
lat<strong>in</strong>o è stata vista come scelta <strong>di</strong> élite, nata dal desiderio <strong>di</strong> escludere<br />
proprio la donna, oggetto del narrare, dai soggetti lettori 11 . Di<br />
fatto, al <strong>di</strong> là delle <strong>in</strong>tenzioni autoriali, la traduzione <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o garantisce<br />
alla novella una circolazione europea – qualcosa <strong>di</strong> simile a<br />
or a pilgrimage to frame a collection of short stories” (R. KIRKPATRICK, English and Italian Literature<br />
from Dante to Shakespeare. A Study of Source, Analogue and Divergence, London, Longman,<br />
1995, p. 61). Per una lettura comparativa del Decameron e dei Canterbury Tales, si veda<br />
N.S. THOMPSON, Chaucer, Boccaccio, and the Debate of Love, Oxford, Clarendon Press, 1996.<br />
9 Per questa ossevazione rimando il lettore a BOITANI, Chaucer e Boccaccio da Certaldo<br />
a Canterbury: un panorama, cit., p. 322.<br />
10 Un caso analogo è la storia <strong>di</strong> Zenobia, <strong>in</strong>serita <strong>in</strong> The Monk’s Tale: benché chiaramente,<br />
e <strong>in</strong> particolare nell’ultima strofa, sembri <strong>di</strong>pendere <strong>di</strong>rettamente da Boccaccio, proprio<br />
a questo punto Chaucer ci <strong>in</strong>vita a fare riferimento a “maister Petrak” per questa storia.<br />
Eppure l’<strong><strong>in</strong>tero</strong> racconto dei Canterbury Tales è un omaggio a De Casibus Virorum Illustrium,<br />
e porta ad<strong>di</strong>rittura il titolo dell’opera boccacciana come proprio sottotitolo <strong>in</strong> alcuni manoscritti<br />
(BOITANI, Chaucer e Boccaccio da Certaldo a Canterbury: un panorama, cit., p. 326).<br />
11 Questa osservazione mi è stata suggerita da David Wallace nell’ambito <strong>di</strong> una conferenza<br />
tenuta alla University of Oxford, Faculty of English, nel gennaio 2007. Ve<strong>di</strong> anche<br />
D. WALLACE, Chaucerian Polity. Absolutist L<strong>in</strong>eages and Associational Forms <strong>in</strong> England and<br />
Italy, Stanford, Stanford University Press, 1997, pp. 282-286.<br />
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