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CESÁREO CALVO RIGUAL BOCCACCIO IN SPAGNA: TRADUZIONI, RITRADUZIONI E PLAGI DI UNA NOVELLA (III, 1) L’arrivo di un autore italiano in una cultura diversa può avvenire con modalità differenti. Gli autori della cultura di arrivo possono aver letto un autore italiano nella sua lingua, possono averlo letto in una traduzione (nella propria lingua o in un’altra), possono aver letto su di lui, averne sentito parlare ad altri, ecc. L’arrivo attraverso una di queste vie piuttosto che un’altra non è indifferente, perché, essendo tutte in qualche modo mediate (anche leggendo l’opera in veste originale possono interferire la padronanza della lingua straniera o altri fattori), la traduzione può supporre un’intervento molto più serio sulla trasmissione del testo originale, dato che il ruolo del traduttore è determinante 1 . In tutti e due i casi intervengono inoltre nel tramandare il testo fattori di tipo materiale, dipendenti soprattutto dalla trasmissione manoscritta o a stampa (per esempio con errori che passano da una edizione o copia a un’altra). La presenza di Boccaccio nella letteratura spagnola e nella letteratura catalana è stata vagliata da alcuni studiosi. L’italianista spagnolo Joaquín Arce, in un suo studio del 1974 espone alcuni “risultati acquisiti” nelle ricerche sull’argomento 2 : Boccaccio è l’autore italiano che più di ogni altro (Dante e Petrarca compresi) ha influito sulla letteratura spagnola e sulla letteratura catalana. Nel Quattrocento sono ammirate e imitate soprattutto le opere in latino, per cui Boccaccio è considerato al pari dei classici in quella lingua. Nel Cinquecento e soprattutto nel Seicento è apprezzato quasi solo il Boccaccio in volgare, soprattutto il Decameron, che verrà imitato non tanto dai novellieri spagnoli quanto dai drammaturghi, che vi attingeranno come fonte inesauribile di argomenti. 1 Queste sarebbero condizioni da considerarsi “normali”, ma in realtà non lo sono, perché delle volte, per esempio, una traduzione è fatta a partire da un’altra traduzione (nella stessa lingua d’arrivo o in un’altra). 2 ARCE (1976, pp. 69 ss.): è tuttora un’utilissima sintesi. 221
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