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Senato della Repubblica – 70 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico 26 febbraio 2008 MANNINO (UDC). Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, l’UDC voterà a favore del provvedimento. Questo atteggiamento conferma la scelta fatta sin dall’estate del 2006 quando l’UDC, caratterizzandosi come l’altra opposizione, a differenza della prima opposizione decise di sostenere il provvedimento e, quindi, l’iniziativa di Governo su questo tema. La decisione derivava dalla convinzione che su talune questioni, soprattutto di politica estera, e sull’impegno dell’Italia in missioni di pace non potesse esservi una valutazione politica strumentale e che, anzi, si dovesse rispettare un criterio bipartisan. Adesso, giunge all’approvazione di quest’Aula un testo che unifica il rifinanziamento di tutte le missioni. Per un certo verso questa impostazione impedisce un approfondimento articolato dei risultati delle singole missioni. Per l’altro verso, però, consente di disporre di un quadro d’insieme che porta, innanzitutto, ad alcune considerazioni. In primis, l’impegno che l’Italia sta sostenendo anche in termini finanziari, oltre che organizzativi e militari, è un impegno sempre più consistente. In secondo luogo, tutte le missioni tendono all’autoperpetuazione. Allora, sorge la necessità di stabilire un criterio e un metodo per cui, in dipendenza di dati risultati e del tempo affrontato, si possa stabilire quando vengono meno le ragioni di talune missioni. La terza osservazione, e mi rivolgo al sottosegretario Forcieri che ringrazio per le informazioni fornite questa sera in Aula, è che diviene sempre più urgente ridefinire il modulo militare. Noi abbiamo un’organizzazione militare sempre più diversa e distante dalle esigenze che poi il Paese affronta di volta in volta quando si impegna in missioni di pace. Su questo punto in verità il ministro Parisi aveva promesso all’inizio della legislatura, adesso interrotta, la presentazione di una proposta e di un progetto. Io credo che questo impegno debba essere trasferito nella prossima legislatura al Governo che verrà. Mantenere questo modulo militare e poi forzarlo all’impegno delle singole missioni provoca una serie di contraddizioni che sempre più diventano insostenibili. Un’altra osservazione riguarda soprattutto le due missioni principali: l’Afghanistan ed il Libano. Credo che per queste missioni il futuro Governo della prossima legislatura debba essere pronto ad una impostazione di linea strategica che – lo dico subito – non porta a un ripensamento e, quindi, a un ritiro dell’impegno in Afghanistan e in Libano; la domanda però sulle prospettive e sugli sbocchi di quelle missioni diventa sempre più incalzante. A questa domanda bisogna dare una risposta e bisogna darla in sede politica con un’iniziativa politica. Sin qui l’iniziativa politica avvistata è stata quella della conferenza di pace. Credo che oggi purtroppo con molta preoccupazione si debba riconoscere che questo strumento avvistato ed indicato probabilmente non sia più facilmente praticabile perché la conferenza di pace per l’Afghanistan richiedeva un punto fermo: il Pakistan.
Senato della Repubblica – 71 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico 26 febbraio 2008 Oggi, in quel grande teatro, rinnovando purtroppo una quasi bisecolare vicenda storica, è aperto anche il problema del Pakistan. Auguriamoci che l’esito elettorale permetta a quel Paese di avere un Governo probabilmente di grande coalizione, ma che mantenga ferma la linea dell’impegno di contrasto ai talebani perché la missione nella quale siamo impegnati in Afghanistan è una missione di contrasto ai talebani. Si può anche, com’è avvenuto nel recente passato, avanzare l’ipotesi molto probabilistica o decisamente improbabile che sarebbe anche opportuno tentare un colloquio con i talebani, ma questa ipotesi probabilmente avviene più per spinte di tipo pacifista generico che non per la convinzione politica della possibilità di superare il problema dei talebani. Il problema dell’Afghanistan continua ad essere fondamentalmente quello dei talebani. Allora, credo che con molta onestà si debba dire a noi stessi che l’impegno della missione in Afghanistan non possa venire meno e che la stessa vada ripensata anche all’interno della proposta, fatta di recente dal ministro Parisi, di coordinamento tra le due missioni e, quindi, di una determinazione di una strategia militare che sia funzionale alla strategia politica. L’altra osservazione riguarda il Libano. Il cielo ce l’ha mandata buona perché quando il Governo ha proposto di andare in Libano c’erano molte fondate ragioni per temere che l’impegno dell’Italia in quell’interstizio fosse esposto a moltissimi rischi. Sin qui è andata bene, però francamente dobbiamo constatare che i risultati, al di là degli aspetti umanitari della missione, ancora non concorrono a determinare un superamento della situazione politica e militare che ha caratterizzato il Libano. In conclusione, ribadisco il voto favorevole dell’UDC, con l’auspicio che il Governo della prossima legislatura, in una continuità di linea di politica estera, segua dei punti di riferimento, che ormai – credo – siano diventati prevalenti per tutte le forze politiche, l’ONU, l’Alleanza atlantica e l’Europa, capaci di sostanziarsi concretamente in una politica estera convergente. Proprio stasera purtroppo dobbiamo constatare che sulla delicata questione del Kosovo non c’é stato un atteggiamento dell’Europa molto convergente. È bene allora essere consapevoli dell’esistenza di questi problemi e lavorarci per trovare una soluzione in positivo. (Applausi dal Gruppo UDC). PIANETTA (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione di voto. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. PIANETTA (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, con questo mio brevissimo intervento in dichiarazione di voto desidero, come prima cosa, esprimere un grande apprezzamento per l’impegno e la capacità dei nostri militari e civili che sono impegnati nelle missioni internazionali, in zone molto difficili e anche molto rischiose. Allora, vorrei esprimere un deferente ricordo per il sacrificio dei nostri concittadini caduti in vili attentati.
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<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 71 –<br />
XV LEGISLATURA<br />
281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico<br />
26 febbraio 2008<br />
Oggi, in quel grande teatro, rinnovando purtroppo una quasi bisecolare<br />
vicenda storica, è aperto anche il problema del Pakistan. Auguriamoci<br />
che l’esito elettorale permetta a quel Paese di avere un Governo probabilmente<br />
di grande coalizione, ma che mantenga ferma la linea dell’impegno<br />
di contrasto ai talebani perché la missione nella quale siamo impegnati in<br />
Afghanistan è una missione di contrasto ai talebani. Si può anche, com’è<br />
avvenuto nel recente passato, avanzare l’ipotesi molto probabilistica o decisamente<br />
improbabile che sarebbe anche opportuno tentare un colloquio<br />
con i talebani, ma questa ipotesi probabilmente avviene più per spinte<br />
di tipo pacifista generico che non per la convinzione politica <strong>della</strong> possibilità<br />
di superare il problema dei talebani.<br />
Il problema dell’Afghanistan continua ad essere fondamentalmente<br />
quello dei talebani. Allora, credo che con molta onestà si debba dire a<br />
noi stessi che l’impegno <strong>della</strong> missione in Afghanistan non possa venire<br />
meno e che la stessa vada ripensata anche all’interno <strong>della</strong> proposta, fatta<br />
di recente dal ministro Parisi, di coordinamento tra le due missioni e,<br />
quindi, di una determinazione di una strategia militare che sia funzionale<br />
alla strategia politica.<br />
L’altra osservazione riguarda il Libano. Il cielo ce l’ha mandata<br />
buona perché quando il Governo ha proposto di andare in Libano c’erano<br />
molte fondate ragioni per temere che l’impegno dell’Italia in quell’interstizio<br />
fosse esposto a moltissimi rischi. Sin qui è andata bene, però francamente<br />
dobbiamo constatare che i risultati, al di là degli aspetti umanitari<br />
<strong>della</strong> missione, ancora non concorrono a determinare un superamento <strong>della</strong><br />
situazione politica e militare che ha caratterizzato il Libano.<br />
In conclusione, ribadisco il voto favorevole dell’UDC, con l’auspicio<br />
che il Governo <strong>della</strong> prossima legislatura, in una continuità di linea di politica<br />
estera, segua dei punti di riferimento, che ormai – credo – siano diventati<br />
prevalenti per tutte le forze politiche, l’ONU, l’Alleanza atlantica e<br />
l’Europa, capaci di sostanziarsi concretamente in una politica estera convergente.<br />
Proprio stasera purtroppo dobbiamo constatare che sulla delicata<br />
questione del Kosovo non c’é stato un atteggiamento dell’Europa molto<br />
convergente. È bene allora essere consapevoli dell’esistenza di questi problemi<br />
e lavorarci per trovare una soluzione in positivo. (Applausi dal<br />
Gruppo UDC).<br />
PIANETTA (DCA-PRI-MPA). Domando di parlare per dichiarazione<br />
di voto.<br />
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.<br />
PIANETTA (DCA-PRI-MPA). Signor Presidente, con questo mio brevissimo<br />
intervento in dichiarazione di voto desidero, come prima cosa,<br />
esprimere un grande apprezzamento per l’impegno e la capacità dei nostri<br />
militari e civili che sono impegnati nelle missioni internazionali, in zone<br />
molto difficili e anche molto rischiose. Allora, vorrei esprimere un deferente<br />
ricordo per il sacrificio dei nostri concittadini caduti in vili attentati.