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Senato della Repubblica – 44 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico 26 febbraio 2008 All’articolo 1 del decreto, come abbiamo sottolineato, si prevede l’integrazione delle risorse finanziarie necessarie per consentire la realizzazione e il proseguimento degli importanti interventi di cooperazione allo sviluppo in Afghanistan, Sudan, Libano, Iraq e Somalia, fuori dai teatri più visibili, dove pure la comunità internazionale ha pensato spesso di fare i complimenti all’Italia e al nostro modello militare per quella cooperazione civile e militare che sta diventando perfino un modello di studio. Al di là di ciò, vi sono situazioni meno note e meno importanti dal punto di vista dell’attualità, ma non meno gravi dal punto di vista del sacrificio di vite umane e della necessità di presenziare dove è messa in discussione non solo la sicurezza degli operatori umanitari, ma la stabilità e la pace e il minimo che alle popolazioni civili di quei Paesi poveri serve per andare avanti. I nostri militari costruiscono infrastrutture e in Iraq, ad esempio, dove ancora siamo presenti, l’accento cade sui settori dello sviluppo rurale, dell’agroindustria, del microcredito, della formazione. In Commissione si è sperimentato un percorso bipartisan, culminato con il mandato ai relatori affinché riferissero all’Aula di questa atmosfera di conciliazione e di sostegno alle nostre Forze armate e di polizia. In Libano il nostro intervento si distingue tra il canale bilaterale, che prevede interventi nei settori delle risorse idriche, nella gestione dei rifiuti, dell’energia, e il contributo umanitario sic et simpliciter, importantissimo. Ricordo a me stesso e a quest’Aula che i primi aiuti umanitari arrivarono dalle navi italiane, che si affacciarono all’orizzonte del porto di Beirut quando ancora infuriavano i bombardamenti. Infine, per quanto riguarda la Somalia e il Sudan, gli obiettivi prioritari per il futuro saranno il sostegno alle iniziative di pace e l’aiuto umanitario. Tutti gli interventi sono finalizzati a sopperire ad esigenze di prima necessità della popolazione locale. Questo è sottolineato con forza, compreso il ripristino di servizi essenziali. In seguito alle modifiche apportate dalla Camera, all’articolo 1 è stato inserito il comma 6-bis, che destina la somma di 100.000 euro ad iniziative di sensibilizzazione della popolazione libanese in relazione al pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso, un grande problema che causa tante vittime, soprattutto tra i bambini. L’articolo 2 autorizza lo stanziamento di fondi a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, spaziando dal rafforzamento della sicurezza in Somalia e in Sudan alle spese per il mantenimento del personale italiano presso le ambasciate in Iraq e in Afghanistan, nonché dei funzionari che partecipano alle missioni di Politica europea di sicurezza e difesa (PESD). Al comma 2 dello stesso articolo, si prevede la spesa di 2.700.000 euro – la segnalo come una novità importante – per la partecipazione italiana ai Fondi fiduciari (i trust funds) della NATO, destinati in particolare alla bonifica di ordigni inesplosi in Giordania e alle iniziative di cooperazione tra i Paesi del Mediterraneo. I Fondi fiduciari della NATO si sono
Senato della Repubblica – 45 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico 26 febbraio 2008 dimostrati uno strumento importantissimo, nell’ambito del partenariato per la pace, che ha coinvolto persino i Paesi dell’ex blocco orientale. Il comma 3 prevede la spesa di 14.503.000 euro per la prosecuzione degli interventi di ricostruzione in Iraq e in Afghanistan, oltre che – come si evince dalla relazione tecnica – in Libano, dove stiamo facendo la nostra parte, con l’apprezzamento di tutti i Governi del blocco che partecipa alla missione, ma soprattutto delle Nazioni Unite. Ebbene, gli interventi esperiti a favore della pace, grazie a questo importante sacrificio del Paese, riguardano un numero di obiettivi imponente: la missione in Libano, la missione in Afghanistan (che comprende sia la missione ISAF, sia la missione EUPOL per la formazione di una polizia civile afgana), la missione «Active Endeavour» nel Mediterraneo, dove ci è stato richiesto dal Dipartimento di peace keeping operation delle Nazioni Unite di inviare il nostro contingente navale per il controllo delle acque prospicienti il territorio libanese. E ancora, ricordiamo i Balcani. Abbiamo discusso della delicatissima vicenda del Kosovo e dell’Albania, dove passano i traffici più imponenti di stupefacenti, nonché, prima che le nostre truppe militari addestrassero la polizia albanese al controllo dei confini, quelli di esseri umani, soprattutto verso l’Italia e l’Europa. Ora quei traffici sono stati in qualche modo inibiti. Siamo in Medio Oriente, ad Hebron e a Rafa, siamo in Africa, nel Darfur, nel Ciad, nella Repubblica democratica del Congo; partecipiamo alla missione delle Nazioni Unite a Cipro e siamo protagonisti di programmi di cooperazione tra le forze di polizia italiana e quelle di altri Paesi, tra cui il Kosovo, la Moldova, l’Ucraina, la Bosnia Erzegovina, i territori palestinesi e perfino Haiti. Insomma, siamo nei Paesi poveri del mondo, colleghi senatori. Siamo impegnati a qualificare il personale di quei Paesi ed anche il nostro personale, visto che forniamo ai nostri operatori corsi di lingua araba. Siamo impegnati a rafforzare i contingenti locali, la polizia afgana, quella libanese, gli eserciti locali, affinché un giorno si possa consegnare questi Paesi poverissimi, in cui manca il necessario, alle autorità locali. Saranno missioni lunghe ed altri sacrifici saranno richiesti al Paese. Ma al di là dell’investimento economico, che quest’Aula si appresta a licenziare, e al di là dell’importanza umanitaria di queste missioni, riconosciuta a livello internazionale, ricordo che dietro questo sforzo c’è il sacrificio di circa 10.000 nostri militari, ai quali voglio riservare – insieme a quest’Aula – un ricordo accorato, soprattutto per quelli che hanno perso la vita. Questi militari guardano al proprio impegno non soltanto come ad una professione, ma come ad un importante impegno umanitario e di pace, nell’interesse delle popolazioni più sfortunate del mondo. Ebbene, in Commissione difesa si è sperimentato, insieme con la Commissione affari esteri, un percorso di condivisione importante. Abbiamo votato quasi all’unanimità e chi non ha voluto sottoscrivere lo ha fatto non perché non lo avesse fatto precedentemente in forza di un impegno politico di sostegno al Governo Prodi, ma lo ha fatto perché probabilmente – lo dico con serenità – siamo in campagna elettorale e diversifi-
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<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 44 –<br />
XV LEGISLATURA<br />
281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico<br />
26 febbraio 2008<br />
All’articolo 1 del decreto, come abbiamo sottolineato, si prevede l’integrazione<br />
delle risorse finanziarie necessarie per consentire la realizzazione<br />
e il proseguimento degli importanti interventi di cooperazione allo<br />
sviluppo in Afghanistan, Sudan, Libano, Iraq e Somalia, fuori dai teatri<br />
più visibili, dove pure la comunità internazionale ha pensato spesso di<br />
fare i complimenti all’Italia e al nostro modello militare per quella cooperazione<br />
civile e militare che sta diventando perfino un modello di studio.<br />
Al di là di ciò, vi sono situazioni meno note e meno importanti dal<br />
punto di vista dell’attualità, ma non meno gravi dal punto di vista del sacrificio<br />
di vite umane e <strong>della</strong> necessità di presenziare dove è messa in discussione<br />
non solo la sicurezza degli operatori umanitari, ma la stabilità e<br />
la pace e il minimo che alle popolazioni civili di quei Paesi poveri serve<br />
per andare avanti.<br />
I nostri militari costruiscono infrastrutture e in Iraq, ad esempio, dove<br />
ancora siamo presenti, l’accento cade sui settori dello sviluppo rurale, dell’agroindustria,<br />
del microcredito, <strong>della</strong> formazione. In Commissione si è<br />
sperimentato un percorso bipartisan, culminato con il mandato ai relatori<br />
affinché riferissero all’Aula di questa atmosfera di conciliazione e di sostegno<br />
alle nostre Forze armate e di polizia.<br />
In Libano il nostro intervento si distingue tra il canale bilaterale, che<br />
prevede interventi nei settori delle risorse idriche, nella gestione dei rifiuti,<br />
dell’energia, e il contributo umanitario sic et simpliciter, importantissimo.<br />
Ricordo a me stesso e a quest’Aula che i primi aiuti umanitari arrivarono<br />
dalle navi italiane, che si affacciarono all’orizzonte del porto di Beirut<br />
quando ancora infuriavano i bombardamenti. Infine, per quanto riguarda<br />
la Somalia e il Sudan, gli obiettivi prioritari per il futuro saranno il sostegno<br />
alle iniziative di pace e l’aiuto umanitario.<br />
Tutti gli interventi sono finalizzati a sopperire ad esigenze di prima<br />
necessità <strong>della</strong> popolazione locale. Questo è sottolineato con forza, compreso<br />
il ripristino di servizi essenziali.<br />
In seguito alle modifiche apportate dalla Camera, all’articolo 1 è<br />
stato inserito il comma 6-bis, che destina la somma di 100.000 euro ad<br />
iniziative di sensibilizzazione <strong>della</strong> popolazione libanese in relazione al<br />
pericolo rappresentato dal munizionamento inesploso, un grande problema<br />
che causa tante vittime, soprattutto tra i bambini.<br />
L’articolo 2 autorizza lo stanziamento di fondi a sostegno dei processi<br />
di pace e di stabilizzazione, spaziando dal rafforzamento <strong>della</strong> sicurezza<br />
in Somalia e in Sudan alle spese per il mantenimento del personale<br />
italiano presso le ambasciate in Iraq e in Afghanistan, nonché dei funzionari<br />
che partecipano alle missioni di Politica europea di sicurezza e difesa<br />
(PESD).<br />
Al comma 2 dello stesso articolo, si prevede la spesa di 2.700.000<br />
euro – la segnalo come una novità importante – per la partecipazione italiana<br />
ai Fondi fiduciari (i trust funds) <strong>della</strong> NATO, destinati in particolare<br />
alla bonifica di ordigni inesplosi in Giordania e alle iniziative di cooperazione<br />
tra i Paesi del Mediterraneo. I Fondi fiduciari <strong>della</strong> NATO si sono