PDF - Senato della Repubblica

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Senato della Repubblica – 42 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico 26 febbraio 2008 Se prendiamo in considerazione le tre missioni fondamentali, quella in Libano, quella in Afghanistan e quella nei Balcani, vediamo come questi quattro capisaldi della nostra politica estera siano punto di riferimento e, allo stesso modo, siano problematizzati nei loro rapporti all’interno delle tre missioni fondamentali. Quella del Libano è la missione che si presenta meno problematica sotto il profilo costituzionale e politico, anche se non dobbiamo dimenticare che nasce per aprire una finestra temporale di opportunità per rendere possibile la soluzione della crisi israelo-libanese e di quella israelo-palestinese. Sappiamo quanto sia faticoso procedere a risultati definitivi in questo campo e quindi sappiamo come il procedere del tempo stia aumentando gli elementi di preoccupazione sia di carattere politico che di carattere militare nell’area. In Afghanistan si mantiene una situazione di alta tensione sotto il profilo politico e anche sotto il profilo della sicurezza delle nostre Forze armate, come purtroppo dimostra il caso tragico della caduta di un nostro militare, vittima due settimane fa di un attentato in un contesto nel quale un nostro reparto stava svolgendo una funzione umanitaria; naturalmente a questo nostro militare va il ricordo commosso del Senato insieme al saluto alla sua famiglia. Per altro verso, c’è la situazione dei Balcani, resa più tesa dall’autoproclamazione unilaterale d’indipendenza da parte del Kosovo, che ha visto il riconoscimento dell’Italia in un contesto certamente problematico sul piano multilaterale, perché non condiviso dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In questo caso, il nostro Paese ha dovuto scegliere tra la prospettiva della solidarietà transatlantica e quella della solidarietà con gli altri Paesi europei, in un contesto di dissenso forte da parte delle Nazioni Unite. La politica estera del nostro Paese resta in prospettiva una politica di amicizia nei confronti della Serbia e di offerta alla Serbia di un percorso d’integrazione europea, nella consapevolezza che una soluzione definitiva al problema dei Balcani resta necessariamente quella di una costruzione dell’Unione europea e di una inclusione dell’area complessiva dei Balcani nel processo d’integrazione europea. Al tempo stesso, da parte della nostra politica estera c’è una atteggiamento di attenzione e di amicizia nei confronti della Federazione russa: il nostro Paese non vuole in alcun modo che il riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo possa suonare né come atto ostile nei confronti della Serbia, né come atto ostile nei confronti della Federazione russa. Quello che ho appena esposto è il contesto problematico in cui si svolgono le nostre missioni internazionali. Per quanto riguarda gli aspetti di politica della difesa, lascio la parola al collega, Presidente della Commissione difesa e relatore. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, senatore De Gregorio.

Senato della Repubblica – 43 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico 26 febbraio 2008 DE GREGORIO, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, esponenti del Governo, il disegno di legge n. 2011, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, chiede al Paese un sacrificio e un impegno importante, soprattutto di carattere finanziario: 1.020 miliardi di euro per l’anno 2008. Nella discussione in Commissione difesa si è detto che avremmo dovuto discutere a lungo, capire bene che cosa promuove questo decreto-legge, come sono andate le nostre missioni internazionali di pace e quali sono le prospettive: insomma, cosa c’è dietro l’angolo di questo importante ed imponente sacrificio economico chiesto al Paese. Ne abbiamo discusso a lungo, signor Presidente, e ci siamo detti che la conversione in legge del decreto-legge n. 8 non è soltanto volta ad assicurare, come nelle premesse, la prosecuzione degli interventi e delle attività destinate a garantire i progressi che noi ci aspettiamo nella pacificazione e nella stabilizzazione o nel miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni di Afghanistan, Sudan, Libano, Iraq e Somalia. Non è solo questo, signor Presidente, onorevoli colleghi: è un grande sforzo nella partecipazione delle Forze armate, delle Forze di polizia, insomma dei nostri uomini in divisa, a missioni internazionali in cui si discute di pace e di aiuto umanitario. Il testo del provvedimento è composto di otto articoli e molti sono dedicati a questa importante missione. Se oggi il Paese ha una politica estera, lo si deve a questi uomini, che, al di là di ogni immaginabile sacrificio, pagano spesso con la vita (come nel caso del nostro maresciallo Pezzullo, l’ultima vittima immolata in Afghanistan per la costruzione della pace). A questi uomini spesso si danno scarse garanzie di sopravvivenza e scarse, ma indispensabili risorse per potere far sì che la loro sicurezza e la nostra stabilità vengano garantite con il necessario intervento delle istituzioni, che prevede soprattutto l’intervento delle economie. Se recentemente non ci sono stati danni ai nostri due militari feriti in Afghanistan è perché avevano ricevuto da poco i nuovi blindati, quelli che in caso di esplosione di ordigni rudimentali consentono la sicurezza degli operatori. Quando parliamo di risorse così imponenti, dobbiamo spiegare al Paese che, oltre alla sicurezza, è in gioco il nostro ruolo internazionale. Nel disegno di legge n. 2011 è indicato il nostro sforzo. Si tratta di uno sforzo imponente. In termini di contribuzione di personale alle missioni internazionali, l’Italia si colloca al nono posto per operazioni a guida delle Nazioni Unite, con 2.560 militari; al secondo per operazioni sotto la guida dell’Unione Europea, con 310 militari; al quarto posto per operazioni a guida NATO, con 5.310 militari. I colleghi della cosiddetta «la Sinistra-l’Arcobaleno» ci sollecitavano a scavare nel tessuto di ciò che all’estero, grazie a queste risorse, era accaduto; ebbene, gli abbiamo fatto l’elenco di quanto questo sforzo umanitario sia stato importante per l’immagine internazionale del Paese e per la sua credibilità.

<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 43 –<br />

XV LEGISLATURA<br />

281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico<br />

26 febbraio 2008<br />

DE GREGORIO, relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi,<br />

esponenti del Governo, il disegno di legge n. 2011, di conversione in<br />

legge, con modificazioni, del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, chiede<br />

al Paese un sacrificio e un impegno importante, soprattutto di carattere finanziario:<br />

1.020 miliardi di euro per l’anno 2008. Nella discussione in<br />

Commissione difesa si è detto che avremmo dovuto discutere a lungo, capire<br />

bene che cosa promuove questo decreto-legge, come sono andate le<br />

nostre missioni internazionali di pace e quali sono le prospettive: insomma,<br />

cosa c’è dietro l’angolo di questo importante ed imponente sacrificio<br />

economico chiesto al Paese.<br />

Ne abbiamo discusso a lungo, signor Presidente, e ci siamo detti che<br />

la conversione in legge del decreto-legge n. 8 non è soltanto volta ad assicurare,<br />

come nelle premesse, la prosecuzione degli interventi e delle attività<br />

destinate a garantire i progressi che noi ci aspettiamo nella pacificazione<br />

e nella stabilizzazione o nel miglioramento delle condizioni di vita<br />

delle popolazioni di Afghanistan, Sudan, Libano, Iraq e Somalia.<br />

Non è solo questo, signor Presidente, onorevoli colleghi: è un grande<br />

sforzo nella partecipazione delle Forze armate, delle Forze di polizia, insomma<br />

dei nostri uomini in divisa, a missioni internazionali in cui si discute<br />

di pace e di aiuto umanitario.<br />

Il testo del provvedimento è composto di otto articoli e molti sono<br />

dedicati a questa importante missione.<br />

Se oggi il Paese ha una politica estera, lo si deve a questi uomini,<br />

che, al di là di ogni immaginabile sacrificio, pagano spesso con la vita<br />

(come nel caso del nostro maresciallo Pezzullo, l’ultima vittima immolata<br />

in Afghanistan per la costruzione <strong>della</strong> pace). A questi uomini spesso si<br />

danno scarse garanzie di sopravvivenza e scarse, ma indispensabili risorse<br />

per potere far sì che la loro sicurezza e la nostra stabilità vengano garantite<br />

con il necessario intervento delle istituzioni, che prevede soprattutto<br />

l’intervento delle economie.<br />

Se recentemente non ci sono stati danni ai nostri due militari feriti in<br />

Afghanistan è perché avevano ricevuto da poco i nuovi blindati, quelli che<br />

in caso di esplosione di ordigni rudimentali consentono la sicurezza degli<br />

operatori. Quando parliamo di risorse così imponenti, dobbiamo spiegare<br />

al Paese che, oltre alla sicurezza, è in gioco il nostro ruolo internazionale.<br />

Nel disegno di legge n. 2011 è indicato il nostro sforzo. Si tratta di uno<br />

sforzo imponente.<br />

In termini di contribuzione di personale alle missioni internazionali,<br />

l’Italia si colloca al nono posto per operazioni a guida delle Nazioni Unite,<br />

con 2.560 militari; al secondo per operazioni sotto la guida dell’Unione<br />

Europea, con 310 militari; al quarto posto per operazioni a guida<br />

NATO, con 5.310 militari.<br />

I colleghi <strong>della</strong> cosiddetta «la Sinistra-l’Arcobaleno» ci sollecitavano<br />

a scavare nel tessuto di ciò che all’estero, grazie a queste risorse, era accaduto;<br />

ebbene, gli abbiamo fatto l’elenco di quanto questo sforzo umanitario<br />

sia stato importante per l’immagine internazionale del Paese e per la<br />

sua credibilità.

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