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PDF - Senato della Repubblica

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<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 13 –<br />

XV LEGISLATURA<br />

281ª Seduta Assemblea - Resoconto stenografico<br />

26 febbraio 2008<br />

Sono così vecchia che mi è capitato di conoscerlo prima che cominciasse<br />

la sua attività politica, quando, ancora giovanissimo, era un professore<br />

di economia di grande successo alla facoltà dallo stesso titolo dell’università<br />

Cattolica di Milano. In un luogo nel quale insegnarono poi Vanoni<br />

e Saraceno, cioè un gruppo di economisti molto importanti, lui era<br />

uno dei più vivaci; aveva con gli studenti e le studentesse un rapporto<br />

di grande familiarità e simpatia, insomma, anche sotto questo profilo un<br />

professore non accademico, non borioso, con tutte le sue qualità umane,<br />

positive e negative.<br />

Questo atteggiamento portò anche nell’azione politica e politico-teorica.<br />

Con Dossetti, La Pira, Lazzati e Laura Bianchini, diede luogo alla<br />

«Comunità del Porcellino», un pensatoio tra i più singolari dell’inizio<br />

<strong>della</strong> vita democratica del nostro Paese, ed anche alla pubblicazione di<br />

un rivista, «Cronache sociali», nella quale, a dimostrazione del fatto che<br />

amava confrontarsi con chiunque, erano spesso ospitati Togliatti, La<br />

Malfa, Nenni, cioè tutto l’arco delle forze politiche italiane. Gli va riconosciuto<br />

in questo periodo una straordinaria vivacità di ingegno e soprattutto<br />

un coraggio dell’osare intellettuale, non preconfezionando gli esiti, usando<br />

l’intelligenza che aveva e la passione che lo animava per un confronto<br />

vero con le altre persone; era una caratteristica di questo gruppo, peccato<br />

si sia persa.<br />

Sempre per non far solo delle immaginette, voglio ricordare che invece,<br />

al momento del dibattito sul divorzio, a parte le sue ferme opinioni<br />

personali, ebbe delle cadute di stile che non si sarebbero aspettate da lui.<br />

Penso a quando se ne uscì dicendo alle donne italiane di stare attente perché<br />

i loro mariti sarebbero scappati con le servette; francamente poteva<br />

risparmiarselo e non voglio risparmiare di dirlo perché è accaduto.<br />

Devo dire invece a suo vantaggio, e sono certo di interpretarlo anche<br />

se non c’è più, che egli non avrebbe mai detto – lui che era rappresentante<br />

di un interclassismo attivo e non piattamente equilibrista – che Colaninno<br />

e un operaio <strong>della</strong> ThyssenKrupp sono quasi la stessa cosa. (Applausi dai<br />

Gruppi RC-SE e SDSE).<br />

BIONDI (FI). Domando di parlare.<br />

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.<br />

BIONDI (FI). Signor Presidente, mi ritrovo nelle sue parole, in quelle<br />

del collega Pisanu e di tutti gli altri amici intervenuti. Il mio è un brevissimo<br />

intervento per rappresentare un’esperienza personale.<br />

Ho avuto l’onore di far parte di uno dei Governi Fanfani, quale Ministro<br />

per le politiche comunitarie. Ero un liberale, come sono rimasto, e<br />

in quella posizione avevo anche un rapporto interpersonale, oltre che corregionale,<br />

con un uomo straordinario che ho conosciuto e apprezzato,<br />

pieno di humour e di determinazione. Ricordo che quando andavo a Bruxelles<br />

o in altre sedi lui conosceva perfettamente tutti i dossier e mi diceva:<br />

Biondi, dì questo, fa questo, sta attento a quest’altro. Era per me,

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