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Senato della Repubblica – 272 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Allegato B 26 febbraio 2008 BONADONNA. – Ai Ministri dell’economia e delle finanze e degli affari esteri. – Premesso che: nonostante la crisi di Governo e l’approssimarsi delle prossime elezioni politiche, su iniziativa del Governatore della Banca d’Italia, si ripropone in questi giorni il tema delle ulteriori privatizzazioni da promuovere in Italia, con il presunto fine di risanare il debito pubblico del Paese. In realtà non sono molte le aziende rimaste sotto il controllo del Ministero dell’economia e delle finanze, dal momento che alcune partecipazioni azionarie rivestono un ruolo strategico, come nel caso energetico, ed alcune altre sono difficili da collocare sul mercato, come ha dimostrato la vicenda di Alitalia; a breve sarà consegnato al ministro Tommaso Padoa Schioppa uno studio commissionato, verso la fine del 2007,dallo stesso Ministero al consulente globale Lehman Brotherd, avente come oggetto la fattibilità del privatizzazione del gruppo SACE; la SACE, che emette garanzie contro il rischio politico e commerciale associato all’export ed agli investimenti delle imprese italiane all’estero, ad oggi, rimane sotto il pieno controllo statale; il Ministero degli affari esteri collabora attivamente con essa ed attribuisce particolare importanza alle attività di servizi assicurativi del commercio estero (SACE), fino al 31 dicembre 2003 ente economico di diritto pubblico; dal 1º gennaio 2004, per effetto della decisione a giudizio dell’interrogante frettolosa intrapresa dal Governo Berlusconi, con il decreto legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito della legge 24 novembre 2003, n. 326, la SACE ha assunto lo status di società per azioni «SACE S.p.A. – Servizi Assicurativi del Commercio Estero». Il capitale sociale di SACE SpA è interamente detenuto dal Ministero dell’economia e delle finanze. Gli impegni sono garantiti dallo Stato italiano; la SACE offre servizi assicurativi e finanziari a favore dell’internazionalizzazione delle imprese italiane. Sviluppa attività di assicurazione, riassicurazione e garanzia dei rischi di carattere politico, valutario e commerciale cui sono esposte le imprese e le banche italiane nelle loro operazioni commerciali e di investimento in Paesi esteri; oggi, il gruppo SACE è uno dei protagonisti della gestione del credito in Italia. Offre coperture in ben 155 Paesi con oltre 32 miliardi di euro di operazioni commerciali e finanziamenti assicurati in tutto il mondo. Il Ministero dell’economia, unico azionista di SACE, gode di significativi dividendi (1,2 miliardi di euro nel 2004) e di cospicui rientri legati al recupero di crediti (3,5 miliardi nel 2004), attività quest’ultima favorita dalla liquidità internazionale a disposizione di diversi Paesi in via di sviluppo ed economie emergenti produttrici di petrolio ed altre materie prime dal prezzo in forte salita sui mercati globali; intorno alla SACE si sono sempre mossi i poteri forti della finanza e dell’economia italiana; nel consiglio consultivo della SACE hanno trovato posto i rappresentanti di banche e grandi imprese italiane, ma non altre forze sociali;

Senato della Repubblica – 273 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Allegato B 26 febbraio 2008 la SACE rimane tuttora il principale strumento per la grande impresa e le maggiori banche italiane per avere una copertura statale nelle loro operazioni più rischiose all’estero. Soprattutto nel settore energetico, in quello delle grandi infrastrutture e nell’export meccanico dell’Italia; con la trasformazione in società per azioni, nel capitale sociale della SACE è confluito il cumulo di debiti generati negli ultimi 40 anni da operazioni di imprese italiane all’estero garantite dallo Stato italiano e che sono fallite, spesso in circostanze deprecabili e con la complicità di Governi locali e degli stessi esportatori; da più parti, negli ultimi dieci anni, è stata sollevata la necessità per la SACE di dotarsi di adeguati standard ambientali e sociali, nonché di linee guida sulla trasparenza secondo best practice internazionali, per evitare che si ripetessero gli errori del passato. Negoziati internazionali hanno forzato la SACE ad intraprendere dei cambiamenti, ma di sicuro l’Italia non guida il gruppo dei Paesi più virtuosi in materia; la SACE, con la sua trasformazione in SpA, è diventata un ibrido: nonostante la proprietà statale e una missione pubblica, ovvero rendere competitivo l’export italiano sui mercati globali, la SACE è diventata una società di diritto privato e da allora ha iniziato a seguire i mercati, a rincorrere le nuove tendenze internazionali del mondo del credito all’esportazione, in un quadro macro-economico globale segnato dall’emergere di nuovi attori economici concorrenti legati alla nuove potenze, Cina in primis. A fronte del modello americano e giapponese, che spinge le aziende di credito all’export di questi Paesi a diventare uno strumento chiave nella politica estera ed economica dei rispettivi Governi, in particolare per quanto concerne la sicurezza energetica ed il controllo di alcuni mercati strategici, gran parte delle Agenzie europee preferiscono pensarsi sempre più come merchand bank internazionali, che per sopravvivere devono svincolarsi in una certa misura dal perseguimento dell’interesse nazionale; in questo contesto nasce la modifica statutaria della SACE, promossa dal Governo Prodi, che nel 2007 ha aperto la strada a questa società per sostenere operazioni anche di soggetti non italiani, se di interesse più ampio per l’Italia, e permettere di garantire anche le operazioni di puri intermediari finanziari, con la promozione di nuovi strumenti finanziari per coprire i rischi, nonché utilizzando essa stessa, talvolta in maniera dubbia, il mercato finanziario e i derivati per arrotondare il proprio bilancio. Si aggiunga a ciò la decisione, sempre di Prodi, dieci anni fa, di avviare la pratica della cartolarizzazione dei debiti dei Paesi poveri, ossia la svendita di questi su un mercato secondario: un qualcosa che ricorda i mutui subprime americani, all’origine dell’attuale crisi finanziaria internazionale, si chiede di sapere: quali siano le conclusioni tratte dai consulenti internazionali in merito alla privatizzazione della SACE e quali decisioni il Ministro dell’economia e delle finanze intenda assumere in merito, e, laddove ritenesse di procedere alla privatizzazione della SACE, con quali modalità intenderà attuarla: se provvederà alla collocazione in borsa delle azioni della

<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 273 –<br />

XV LEGISLATURA<br />

281ª Seduta Assemblea - Allegato B<br />

26 febbraio 2008<br />

la SACE rimane tuttora il principale strumento per la grande impresa<br />

e le maggiori banche italiane per avere una copertura statale nelle<br />

loro operazioni più rischiose all’estero. Soprattutto nel settore energetico,<br />

in quello delle grandi infrastrutture e nell’export meccanico dell’Italia;<br />

con la trasformazione in società per azioni, nel capitale sociale<br />

<strong>della</strong> SACE è confluito il cumulo di debiti generati negli ultimi 40 anni<br />

da operazioni di imprese italiane all’estero garantite dallo Stato italiano<br />

e che sono fallite, spesso in circostanze deprecabili e con la complicità<br />

di Governi locali e degli stessi esportatori;<br />

da più parti, negli ultimi dieci anni, è stata sollevata la necessità<br />

per la SACE di dotarsi di adeguati standard ambientali e sociali, nonché<br />

di linee guida sulla trasparenza secondo best practice internazionali, per<br />

evitare che si ripetessero gli errori del passato. Negoziati internazionali<br />

hanno forzato la SACE ad intraprendere dei cambiamenti, ma di sicuro<br />

l’Italia non guida il gruppo dei Paesi più virtuosi in materia;<br />

la SACE, con la sua trasformazione in SpA, è diventata un ibrido:<br />

nonostante la proprietà statale e una missione pubblica, ovvero rendere<br />

competitivo l’export italiano sui mercati globali, la SACE è diventata<br />

una società di diritto privato e da allora ha iniziato a seguire i mercati,<br />

a rincorrere le nuove tendenze internazionali del mondo del credito all’esportazione,<br />

in un quadro macro-economico globale segnato dall’emergere<br />

di nuovi attori economici concorrenti legati alla nuove potenze, Cina in<br />

primis. A fronte del modello americano e giapponese, che spinge le<br />

aziende di credito all’export di questi Paesi a diventare uno strumento<br />

chiave nella politica estera ed economica dei rispettivi Governi, in particolare<br />

per quanto concerne la sicurezza energetica ed il controllo di alcuni<br />

mercati strategici, gran parte delle Agenzie europee preferiscono pensarsi<br />

sempre più come merchand bank internazionali, che per sopravvivere devono<br />

svincolarsi in una certa misura dal perseguimento dell’interesse nazionale;<br />

in questo contesto nasce la modifica statutaria <strong>della</strong> SACE, promossa<br />

dal Governo Prodi, che nel 2007 ha aperto la strada a questa società<br />

per sostenere operazioni anche di soggetti non italiani, se di interesse più<br />

ampio per l’Italia, e permettere di garantire anche le operazioni di puri intermediari<br />

finanziari, con la promozione di nuovi strumenti finanziari per<br />

coprire i rischi, nonché utilizzando essa stessa, talvolta in maniera dubbia,<br />

il mercato finanziario e i derivati per arrotondare il proprio bilancio. Si<br />

aggiunga a ciò la decisione, sempre di Prodi, dieci anni fa, di avviare<br />

la pratica <strong>della</strong> cartolarizzazione dei debiti dei Paesi poveri, ossia la svendita<br />

di questi su un mercato secondario: un qualcosa che ricorda i mutui<br />

subprime americani, all’origine dell’attuale crisi finanziaria internazionale,<br />

si chiede di sapere:<br />

quali siano le conclusioni tratte dai consulenti internazionali in merito<br />

alla privatizzazione <strong>della</strong> SACE e quali decisioni il Ministro dell’economia<br />

e delle finanze intenda assumere in merito, e, laddove ritenesse di<br />

procedere alla privatizzazione <strong>della</strong> SACE, con quali modalità intenderà<br />

attuarla: se provvederà alla collocazione in borsa delle azioni <strong>della</strong>

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