PDF - Senato della Repubblica
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Senato della Repubblica – 262 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Allegato B 26 febbraio 2008 Sa.an ha determinato le proteste del Comune di Meta, dell’Autorità di bacino del Sarno, e della Soprintendenza per i beni culturali, che tra l’altro ha chiesto di svolgere la Conferenza presso il Dipartimento della Protezione civile e non presso il Comune di Vico; il progetto, ad avviso dell’interrogante, presenta vizi di legittimità e di opportunità sia nel merito che nell’iter che si sta tentando di seguire, e non si capisce l’eccessiva fretta con cui si vuole dare nella sostanza il via libera ad un progetto molto discusso per l’onerosità a carico del pubblico e per gli eccessivi vantaggi per il committente privato; sul progetto della società Sa.an, è stata presentata in precedenza un’interpellanza di 33 Senatori (la 2-00225), cui il Governo aveva risposto in Aula sottolineando la necessità di un ulteriore approfondimento per verificare se vi fossero le condizioni per un accordo più vantaggioso per lo Stato, e quindi, anche qui, non si comprende la fretta che il Ministro sta imprimendo all’intera operazione, si chiede di sapere: se il Governo non ritenga opportuno riconsiderare le condizioni dell’accordo e la proponibilità di ulteriori progetti della stessa società, proprietaria di uno dei più devastanti abusivismi edilizi in Italia; se non intenda bloccare la discussione di un progetto in Conferenza di servizi trattandosi di una procedura non conforme al normale iter autorizzativo ed amministrativo; quali interventi si intendano mettere in atto per salvaguardare l’area da ulteriori disastrosi interventi sul territorio evitando di favorire una società già responsabile di aver causato gravissimi danni ambientali ed economici alla collettività. (4-03437) GRAMAZIO. – Al Ministro della salute. – Premesso che: la stampa ancora una volta si interessa di «malasanità» con un servizio di Beatrice Nencha, su E-Polis, dal titolo «Sanità, al San Camillo liste d’attesa infinita per le mammografie» e nel sottotitolo: «Tempi biblici anche in Reumatologia – per un esame possono trascorrere otto mesi», in cui si denuncia che per fare una mammografia ad un’operata oncologica ci sono voluti due anni, cosa questa che ha letteralmente «scatenato» le associazioni dei consumatori (Codici, Unuss, e Aduc) che hanno preannunciato un esposto alla magistratura; per quanto riguarda un esame di reumatologia, il tempo d’attesa è di 225 giorni; è stato presentato dalle associazioni Codici, Unuss e Aduc un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, in cui si chiede alla magistratura se una tempistica di due anni per una prestazione configuri il reato di «rifiuto di atti d’ufficio», l’interrogante chiede di conoscere: se il Ministro in indirizzo intenda aprire un’inchiesta per accertare che la causa di queste lunghe attese non sia stata architettata ad hoc per «traslare» i pazienti nelle strutture private;
Senato della Repubblica – 263 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Allegato B 26 febbraio 2008 quali iniziative intenda «suggerire» per far prendere ai responsabili della Regione Lazio una serie di provvedimenti per «debellare» il malcostume delle vergognose attese, che arreca solo danno alla collettività. (4-03438) GRAMAZIO. – Al Ministro della salute. – Premesso che: in un attento reportage dal titolo «Tre giorni sulle barelle al Pertini ecco l’inferno del pronto soccorso», la giornalista Denise Faticante di E- Polis «racconta», dopo aver «vissuto» un pomeriggio nell’emergenza dell’ospedale del Tiburtino, i disagi che provano i malati ed i malesseri che serpeggiano tra i pazienti; «Stanze da codice rosso piene zeppe di feriti e malati, lettini che sostano in corsia anche 72 ore nell’attesa del ricovero o del trasferimento»: con questo sottotitolo viene sintetizzato «l’inferno», la drammaticità vissuta dai malati e dai feriti urgenti, cioè anche quelli in pericolo di vita, «ammassati», così denuncia la cronista, «in un girone infernale» che si chiama «sala rossa medica», «sala rossa chirurgica» e «accettazione uomo e donna». «Dolore, lamenti, cannule, macchinari con elettrocardiogrammi: tutto si fonde in un unico groviglio di sofferenza»: questo il resoconto della realtà ospedaliera romana, e l’Assessorato alla sanità della Regione Lazio ha deciso e drasticamente stabilito la riduzione di posti letto e di personale; questi i dati delle tre «sale rosse»: nella prima, dove vengono ricoverati i pazienti in fin di vita, bivaccano i feriti più urgenti in una decina di lettini; nelle altre sale, stanze fatiscenti, una settantina di persone sono «parcheggiate» nell’attesa di essere curate; inoltre, nei corridoi, pazienti in barella stazionano anche 72 ore; i pazienti sono anche costretti ad utilizzare le barelle delle ambulanze, che sostano ore ed ore nel Pronto soccorso; l’ospedale Sandro Pertini, nato come centro di zona, è diventato il primo in tutta Roma per quanto riguarda gli accessi in emergenza e, oggi, è diventato insufficiente alle richieste del territorio; sei ausiliari, dodici infermieri e cinque medici operano nel nosocomio a fronte di una media di 273 malati che entrano nel pronto soccorso. Ma un delegato della rappresentanza sindacale unitaria del Rdb-Cub denuncia che gli operatori del comparto lavorano senza avere carrozzelle e letti, costretti ad utilizzare, si ripete, le barelle delle ambulanze; secondo quanto dichiarato e richiesto ai responsabili della ASL RM/B, la struttura avrebbe bisogno di 200 infermieri, 20 tecnici di radiologia e laboratorio, 20 ostetriche, 30 terapisti della riabilitazione e 20 assistenti sociali. L’assurdità della situazione si commenta con le considerazioni fatte dalla cronista: »Nella attesa del personale il pronto soccorso ogni giorno, notti incluse, si trasforma in una «caienna», i posti letto languono e interi reparti, come quello alla destra dell’urgenza, sono stati chiusi senza un motivo apparente né un preavviso»,
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<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 263 –<br />
XV LEGISLATURA<br />
281ª Seduta Assemblea - Allegato B<br />
26 febbraio 2008<br />
quali iniziative intenda «suggerire» per far prendere ai responsabili<br />
<strong>della</strong> Regione Lazio una serie di provvedimenti per «debellare» il malcostume<br />
delle vergognose attese, che arreca solo danno alla collettività.<br />
(4-03438)<br />
GRAMAZIO. – Al Ministro <strong>della</strong> salute. – Premesso che:<br />
in un attento reportage dal titolo «Tre giorni sulle barelle al Pertini<br />
ecco l’inferno del pronto soccorso», la giornalista Denise Faticante di E-<br />
Polis «racconta», dopo aver «vissuto» un pomeriggio nell’emergenza dell’ospedale<br />
del Tiburtino, i disagi che provano i malati ed i malesseri che<br />
serpeggiano tra i pazienti;<br />
«Stanze da codice rosso piene zeppe di feriti e malati, lettini che<br />
sostano in corsia anche 72 ore nell’attesa del ricovero o del trasferimento»:<br />
con questo sottotitolo viene sintetizzato «l’inferno», la drammaticità<br />
vissuta dai malati e dai feriti urgenti, cioè anche quelli in pericolo di<br />
vita, «ammassati», così denuncia la cronista, «in un girone infernale» che<br />
si chiama «sala rossa medica», «sala rossa chirurgica» e «accettazione<br />
uomo e donna». «Dolore, lamenti, cannule, macchinari con elettrocardiogrammi:<br />
tutto si fonde in un unico groviglio di sofferenza»: questo il resoconto<br />
<strong>della</strong> realtà ospedaliera romana, e l’Assessorato alla sanità <strong>della</strong><br />
Regione Lazio ha deciso e drasticamente stabilito la riduzione di posti<br />
letto e di personale;<br />
questi i dati delle tre «sale rosse»: nella prima, dove vengono ricoverati<br />
i pazienti in fin di vita, bivaccano i feriti più urgenti in una decina<br />
di lettini; nelle altre sale, stanze fatiscenti, una settantina di persone sono<br />
«parcheggiate» nell’attesa di essere curate; inoltre, nei corridoi, pazienti in<br />
barella stazionano anche 72 ore; i pazienti sono anche costretti ad utilizzare<br />
le barelle delle ambulanze, che sostano ore ed ore nel Pronto soccorso;<br />
l’ospedale Sandro Pertini, nato come centro di zona, è diventato il<br />
primo in tutta Roma per quanto riguarda gli accessi in emergenza e, oggi,<br />
è diventato insufficiente alle richieste del territorio;<br />
sei ausiliari, dodici infermieri e cinque medici operano nel nosocomio<br />
a fronte di una media di 273 malati che entrano nel pronto soccorso.<br />
Ma un delegato <strong>della</strong> rappresentanza sindacale unitaria del Rdb-Cub denuncia<br />
che gli operatori del comparto lavorano senza avere carrozzelle e<br />
letti, costretti ad utilizzare, si ripete, le barelle delle ambulanze;<br />
secondo quanto dichiarato e richiesto ai responsabili <strong>della</strong> ASL<br />
RM/B, la struttura avrebbe bisogno di 200 infermieri, 20 tecnici di radiologia<br />
e laboratorio, 20 ostetriche, 30 terapisti <strong>della</strong> riabilitazione e 20 assistenti<br />
sociali. L’assurdità <strong>della</strong> situazione si commenta con le considerazioni<br />
fatte dalla cronista: »Nella attesa del personale il pronto soccorso<br />
ogni giorno, notti incluse, si trasforma in una «caienna», i posti letto languono<br />
e interi reparti, come quello alla destra dell’urgenza, sono stati<br />
chiusi senza un motivo apparente né un preavviso»,