PDF - Senato della Repubblica
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<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 209 –<br />
XV LEGISLATURA<br />
281ª Seduta Assemblea - Allegato B<br />
26 febbraio 2008<br />
senso di escludere le cosiddette fonti assimilate dal regime agevolato amministrativo<br />
e finanziario. Tali modifiche hanno contribuito in maniera decisiva<br />
alla chiusura di una procedura di infrazione comunitaria che rischia<br />
ora di essere riaperta;<br />
dell’affidamento del servizio, che a seguito del fallimento <strong>della</strong><br />
gara potrebbe ora avvenire anche a trattativa privata ed in deroga alla normativa<br />
nazionale e comunitaria sull’affidamento dei lavori e dei servizi, è<br />
incaricato il medesimo commissario che ha il compito di liquidare la struttura<br />
commissariale, comprensiva <strong>della</strong> regolazione di conti e pendenze, tra<br />
le quali figurano quelle con le ex affidatarie del servizio, Fibe e Fibe<br />
Campania, società del gruppo Impregilo che sono state oggetto di indagini<br />
e provvedimenti giudiziari con l’ipotesi accusatoria di gravi illeciti o irregolarità<br />
connesse alle modalità di svolgimento del servizio stesso, provvedimenti<br />
culminati con l’interdizione a stipulare contratti con la pubblica<br />
amministrazione per un anno in materia di smaltimento rifiuti e con il sequestro<br />
preventivo di 753 milioni di euro;<br />
prima <strong>della</strong> riforma, hanno beneficiato del Cip6 circa 400 impianti<br />
(secondo i dati del Gse) per una potenza complessiva di circa 8.250 MW,<br />
di cui il 66% da fonti assimilate e il 34% appena da fonti rinnovabili. Con<br />
una produzione di energia che nell’anno 2006 è stata pari a circa 49 miliardi<br />
di TWh (circa il 17% dell’energia complessivamente prodotta in Italia),<br />
di cui quasi 40 TWh da fonti assimilate;<br />
l’esistenza del meccanismo di incentivazione Cip6, nei quattordici<br />
anni di emergenza rifiuti in Campania non ha tuttavia prodotto alcun effetto<br />
positivo neppure in termini di realizzazione degli impianti, stante<br />
la situazione prodotta dalla gestione commissariale e dall’affidamento<br />
del servizio. Le cosiddette «ecoballe», secondo le risultanze delle indagini<br />
<strong>della</strong> magistratura, non possiedono i requisiti per essere bruciate nel rispetto<br />
<strong>della</strong> normativa nazionale e comunitaria vigente. Il materiale prodotto<br />
dai CDR doveva avere per contratto al massimo il 15% di umidità,<br />
mentre supera il doppio di tale livello. A fronte di un contratto secondo il<br />
quale i rifiuti dovevano diventare materiale da bruciare (32%), composto<br />
destinato al recupero ambientale (33%), scarti ferrosi (3%) mentre solo il<br />
14% doveva finire in discarica, a distanza di sette anni quella che esce<br />
dagli impianti di CDR è solo spazzatura triturata, al punto che il commissario<br />
straordinario ha deciso di far trasportare parte dei rifiuti direttamente<br />
in discarica;<br />
il meccanismo Cip6, che ha per anni sottratto miliardi di euro alle<br />
energie rinnovabili, ha influenzato la politica dei rifiuti in Italia, incentrandola<br />
prevalentemente sulla fase terminale, in particolare sulla progettazione<br />
e realizzazione di impianti di incenerimento che hanno avuto quale<br />
loro principale obiettivo quello di bruciare la maggior quantità di rifiuti<br />
«tal quale», impedendo di fatto ed ostacolando fortemente il decollo <strong>della</strong><br />
raccolta differenziata a favore di una pratica che ha una resa energetica<br />
bassa e produce una quantità di ceneri e fanghi tali da richiedere comunque<br />
la realizzazione di ulteriori discariche. Gli stessi termovalorizzatori<br />
che si intende in tal modo incentivare non possono comunque bruciare