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Senato della Repubblica – 128 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Allegato B 26 febbraio 2008 1.773, adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 24 agosto 2007. UNIFIL, la cui consistenza ha raggiunto il livello di circa 13.000 militari appartenenti a 30 Nazioni, continua a svolgere attività di monitoraggio e di prevenzione della ripresa delle ostilità. Dal 2 febbraio 2007, a riconoscimento del fondamentale ruolo che il nostro Paese svolge in tale Regione, l’Italia fornisce il Force Commander (generale di divisione Claudio Graziano) e contribuisce inoltre allo staff multinazionale del quartier generale di UNIFIL a Naqoura con 56 unità, di cui 18 unità dedicate allo special staff del Force Commander, e alla Strategie Military Cell del Dipartimento delle operazioni di pace dell’ONU a New York con il Vice direttore (contrammiraglio Raffaele Caruso), cinque ufficiali e due sottufficiali. Quanto al contributo terrestre, l’Italia guida la Joint Task Force- Land (JTF-L), su base Brigata Ariete alle dipendenze del generale di brigata Paolo Ruggiero, che ha la responsabilità del settore ovest della fascia di separazione controllata da UNIFIL, all’interno del quale guida anche i contingenti forniti da Francia, Slovenia, Repubblica di Corea, Ghana e Qatar. Il principale elemento di novità riguardante la missione in Libano nel 2008 – come accennato in premessa – è rappresentata dall’impiego di EU- ROMARFOR, attualmente a leadership italiana, che assumerà la responsabilità del Comando multinazionale della Maritime Task Force (MTF) di UNUFIL per la durata di un anno, nell’ambito dell’operazione Impartial Behaviour, subentrando alla Germania a partire dal 29 febbraio prossimo. Nel primo semestre del turno attuale, l’Italia garantirà la presenza di due unità navali e lo staff di comando. La situazione nell’area operativa di UNIFIL è caratterizzata da una sostanziale stabilità, anche se il livello di attenzione rimane elevato. Al momento, infatti, l’instabilità della situazione politica libanese ha avuto solo riflessi indiretti e non significativi sulla sicurezza dei contingenti di UNIFIL. Le difficoltà del processo di ricomposizione del complesso quadro politico libanese, di cui la mancata elezione del presidente rappresenta l’elemento più emblematico, e le continue accuse da parte di Israele di traffico illegale di armi attraverso la frontiera con la Siria a favore di Hezbollah continuano a rappresentare gli elementi di rischio sia per la stabilità interna, sia per i rapporti bilaterali tra Libano ed Israele. È di tutta evidenza che un eventuale serio deterioramento della situazione politica in Libano non potrebbe che ripercuotersi negativamente sulla sicurezza delle forze ONU. Passiamo, ora, al teatro afgano ove la situazione continua ad essere caratterizzata da un quadro di accentuata complessità. In questo contesto la NATO pone particolare enfasi sull’esigenza di rafforzare l’autorità, l’efficienza e l’autosufficienza del Governo afgano e sul supporto alle Forze militari e di polizia afgane per estendere la sicurezza ed il controllo su tutto il territorio e sul sostegno alle attività per la ricostruzione e la stabilizzazione del Paese. Questo significa accentuare la ownership afgana del

Senato della Repubblica – 129 – XV LEGISLATURA 281ª Seduta Assemblea - Allegato B 26 febbraio 2008 processo di consolidamento delle istituzioni afgane e migliorare la formazione sia in campo militare che di sicurezza che civile. Il contributo italiano agli sforzi della comunità internazionale per la stabilizzazione del Paese è stato ininterrotto fin dagli inizi con un significativo contributo di forze nell’ambito dell’International Security Assistance Force (ISAF) che, lo ricordo, è una missione dell’ONU, cui partecipano Paesi Nato e non Nato; ISAF è stata successivamente posta sotto la guida operativa della NATO per le note e uniche capacità maturate da questa organizzazione e per massimizzare l’efficacia dell’operazione stessa. Complessivamente l’impegno italiano attuale in Afghanistan è dell’ordine di circa 2.350 militari quale forza media giornaliera su base annuale, ripartiti fra l’area di Kabul, nell’ambito del Regional Command Capital (di cui l’Italia ha assunto temporaneamente, per un periodo di nove mesi, il comando a partire dal 6 dicembre scorso con il generale di brigata Federico Bonato) e il Regional Command West (a comando italiano con il generale di divisione Fausto Macor), dove continua ad operare anche il Provincial Reconstruction Team (PRT) di Herat a guida italiana e la correlata Forward Support Base (FSB) unitamente ad alcuni Paesi alleati. Per le attività di supporto alla ricostruzione dell’esercito afgano operano, inoltre, nella Regione ovest quattro Operational and Mentoring Team (OMLT), a cui si aggiunge l’impegno della Guardia di finanza (16 unità da dicembre 2006) per l’addestramento della Polizia di frontiera (Border Police). Ricordo inoltre che le FFAA italiane contribuiscono anche alla missione dell’UE EUPOL per la ricostruzione della polizia civile locale, attraverso attività di monitoring, mentoring, advising e training; abbiamo un contingente di 12 Carabinieri (integrati da tre unità della Guardia di finanza) a Kabul ed Herat. La nostra componente militare è dimensionata in funzione delle esigenze di sicurezza e di sostegno, delle attività militari di controllo e di contributo alla ricostruzione e all’addestramento dell’Afghan National Army, l’esercito regolare la cui crescita procede di pari passo con il disarmo dei miliziani che vengono man mano reinseriti nella vita civile. La presenza dei militari italiani in Afghanistan nel quadro della missione ISAF è considerata tuttora indispensabile dalla comunità internazionale e, ciò che più conta, dal Governo afgano. L’Afghanistan è ancora dipendente dal sostegno internazionale sia per difendersi dalle innumerevoli bande di criminali, dai talebani e dai gruppi terroristici ad essi legati, sia per procedere nel processo di consolidamento democratico e di sviluppo. Desidero sottolineare la necessità di continuare l’impegno comune anche per il futuro, al fine di realizzare una cornice di stabilità per consentire alle autorità di Kabul ed alla comunità internazionale di promuovere la democrazia, la ricostruzione e lo sviluppo. In merito alla nostra presenza in Afghanistan ritengo doveroso riferire alle Commissioni in merito all’episodio accaduto sabato 23 febbraio intorno alle ore 11,30 locali, ore 08,00 in Italia, nella valle del Gulistan (a circa 30 chilometri a nord della località di Dilaram), nell’area di re-

<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 129 –<br />

XV LEGISLATURA<br />

281ª Seduta Assemblea - Allegato B<br />

26 febbraio 2008<br />

processo di consolidamento delle istituzioni afgane e migliorare la formazione<br />

sia in campo militare che di sicurezza che civile.<br />

Il contributo italiano agli sforzi <strong>della</strong> comunità internazionale per la<br />

stabilizzazione del Paese è stato ininterrotto fin dagli inizi con un significativo<br />

contributo di forze nell’ambito dell’International Security Assistance<br />

Force (ISAF) che, lo ricordo, è una missione dell’ONU, cui partecipano<br />

Paesi Nato e non Nato; ISAF è stata successivamente posta sotto la<br />

guida operativa <strong>della</strong> NATO per le note e uniche capacità maturate da<br />

questa organizzazione e per massimizzare l’efficacia dell’operazione<br />

stessa.<br />

Complessivamente l’impegno italiano attuale in Afghanistan è dell’ordine<br />

di circa 2.350 militari quale forza media giornaliera su base annuale,<br />

ripartiti fra l’area di Kabul, nell’ambito del Regional Command Capital<br />

(di cui l’Italia ha assunto temporaneamente, per un periodo di nove<br />

mesi, il comando a partire dal 6 dicembre scorso con il generale di brigata<br />

Federico Bonato) e il Regional Command West (a comando italiano con il<br />

generale di divisione Fausto Macor), dove continua ad operare anche il<br />

Provincial Reconstruction Team (PRT) di Herat a guida italiana e la correlata<br />

Forward Support Base (FSB) unitamente ad alcuni Paesi alleati.<br />

Per le attività di supporto alla ricostruzione dell’esercito afgano operano,<br />

inoltre, nella Regione ovest quattro Operational and Mentoring<br />

Team (OMLT), a cui si aggiunge l’impegno <strong>della</strong> Guardia di finanza<br />

(16 unità da dicembre 2006) per l’addestramento <strong>della</strong> Polizia di frontiera<br />

(Border Police). Ricordo inoltre che le FFAA italiane contribuiscono anche<br />

alla missione dell’UE EUPOL per la ricostruzione <strong>della</strong> polizia civile<br />

locale, attraverso attività di monitoring, mentoring, advising e training;<br />

abbiamo un contingente di 12 Carabinieri (integrati da tre unità <strong>della</strong><br />

Guardia di finanza) a Kabul ed Herat.<br />

La nostra componente militare è dimensionata in funzione delle esigenze<br />

di sicurezza e di sostegno, delle attività militari di controllo e di<br />

contributo alla ricostruzione e all’addestramento dell’Afghan National<br />

Army, l’esercito regolare la cui crescita procede di pari passo con il disarmo<br />

dei miliziani che vengono man mano reinseriti nella vita civile.<br />

La presenza dei militari italiani in Afghanistan nel quadro <strong>della</strong> missione<br />

ISAF è considerata tuttora indispensabile dalla comunità internazionale<br />

e, ciò che più conta, dal Governo afgano.<br />

L’Afghanistan è ancora dipendente dal sostegno internazionale sia<br />

per difendersi dalle innumerevoli bande di criminali, dai talebani e dai<br />

gruppi terroristici ad essi legati, sia per procedere nel processo di consolidamento<br />

democratico e di sviluppo. Desidero sottolineare la necessità di<br />

continuare l’impegno comune anche per il futuro, al fine di realizzare una<br />

cornice di stabilità per consentire alle autorità di Kabul ed alla comunità<br />

internazionale di promuovere la democrazia, la ricostruzione e lo sviluppo.<br />

In merito alla nostra presenza in Afghanistan ritengo doveroso riferire<br />

alle Commissioni in merito all’episodio accaduto sabato 23 febbraio intorno<br />

alle ore 11,30 locali, ore 08,00 in Italia, nella valle del Gulistan<br />

(a circa 30 chilometri a nord <strong>della</strong> località di Dilaram), nell’area di re-

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