PDF - Senato della Repubblica
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<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 124 –<br />
XV LEGISLATURA<br />
281ª Seduta Assemblea - Allegato B<br />
26 febbraio 2008<br />
Oggi, come sappiamo, alle minacce di tipo tradizionale si sono aggiunte<br />
(non sostituite) le così dette minacce «asimmetriche», estremistiche<br />
e terroristiche, prevalentemente non statuali, che prevalgono per intensità<br />
e per pericolosità su quelle tradizionali. Le minacce asimmetriche possono<br />
maturare in situazioni di instabilità e di crisi anche molto lontane da noi,<br />
ma hanno una capacità di diffondere i loro effetti in un raggio d’azione<br />
geograficamente molto vasto. Con ogni probabilità le minacce asimmetriche<br />
domineranno ancora a lungo lo scenario strategico, rallentando e ostacolando<br />
la pacifica convivenza fra popoli, le possibilità di sviluppo delle<br />
culture e delle economie di quasi tutti i Paesi, incluso il nostro. Questo<br />
rende chiaro come per noi il partecipare alle missioni internazionali e stabilizzare<br />
le aree di crisi corrisponda sia ai nostri obblighi nei confronti<br />
<strong>della</strong> comunità internazionale, in conformità al dettato <strong>della</strong> Costituzione,<br />
sia a un concetto per così dire complementare e avanzato di difesa nazionale.<br />
Contribuendo alla stabilizzazione dei teatri nei quali siamo presenti<br />
(Kosovo, Libano, Afghanistan, per citare solo i principali) tuteliamo<br />
quei popoli e difendiamo noi stessi. Non vedo e non c’è contraddizione<br />
fra la difesa nazionale e l’azione che svolgiamo nelle operazioni di gestione<br />
delle crisi internazionali e di peace keeping.<br />
Terzo: è proprio per poter affrontare con successo questi obblighi (la<br />
difesa nazionale, le missioni di pace e le eventuali calamità nazionali) che<br />
le Forze armate si stanno progressivamente adattando alle nuove modalità<br />
di impiego e alle necessarie caratteristiche di interoperabilità, poiché sono<br />
queste caratteristiche che consentono allo strumento militare nazionale di<br />
operare in un contesto multinazionale, e quindi all’Italia di agire sulla<br />
scena internazionale nel rispetto dei nostri valori, conservando una certa<br />
autorevolezza e capacità di influenza nei confronti dei Paesi alleati ed<br />
amici. Per questo, sia pure affrontando molte difficoltà, abbiamo perseguito<br />
l’obiettivo di ammodernare lo strumento militare, di sviluppare le<br />
nostre capacità tecnologiche e di investire sempre più nella formazione<br />
professionale culturale e militare dei nostri soldati. In tal senso, l’azione<br />
di Governo si è mossa con coerenza ed impegno fra la spinta riformatrice<br />
e i compiti operativi cui abbiamo fatto fronte con onore e con il riconoscimento<br />
dei nostri alleati e partner, nel pieno rispetto del diritto internazionale.<br />
Quarto e ultimo concetto: prima di affrontare l’esame analitico delle<br />
missioni nelle quali l’Italia è presente, voglio affrontare un punto che ha<br />
già costituito motivo di discussione nell’esame di questo decreto-legge<br />
presso la Camera. Tutte le missioni nelle quali siamo impegnati hanno<br />
una solida e inappuntabile base giuridica sotto il profilo <strong>della</strong> legittimità<br />
internazionale, e non ci sarebbe stato motivo alcuno per il Governo di<br />
scorporare questa o quella missione dal pacchetto complessivo. In tutti i<br />
teatri in cui siamo presenti con le nostre Forze armate, lo siamo su richiesta<br />
e in attuazione di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.<br />
Questo per dire una volta di più <strong>della</strong> coerenza fra la politica estera e<br />
di difesa del Governo e i nostri obblighi costituzionali con le nostre re-