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PDF - Senato della Repubblica

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<strong>Senato</strong> <strong>della</strong> <strong>Repubblica</strong> – 123 –<br />

XV LEGISLATURA<br />

281ª Seduta Assemblea - Allegato B<br />

26 febbraio 2008<br />

Allegato B<br />

Testo integrale dell’intervento del sottosegretario Forcieri<br />

in sede di replica sul disegno di legge n. 2011<br />

Signor Presidente, onorevoli senatori, con questo intervento, oltre ad<br />

alcune risposte, offrirò all’Aula il punto di vista del Ministro <strong>della</strong> difesa<br />

sulle missioni e un aggiornamento generale sulle attività operative in corso<br />

che, con il consenso <strong>della</strong> Presidenza, se andassimo troppo per le lunghe,<br />

potrei lasciare per iscritto ai senatori. Mi soffermerò preliminarmente su<br />

alcuni punti essenziali.<br />

Primo: è stato rilevato nelle Commissioni il costo crescente delle<br />

operazioni internazionali nel bilancio delle Nazioni Unite. Il fatto è che<br />

le operazioni internazionali non sono più un evento «occasionale» o accidentale,<br />

ma sono ormai il modo «naturale» in cui la Comunità internazionale<br />

– e quindi anche il nostro Paese – deve corrispondere alle crisi e alla<br />

proliferazione di situazioni di instabilità regionale, a causa dell’acutizzarsi<br />

di conflitti originati da motivazioni di carattere politico, socio-economico,<br />

etnico o religioso, particolarmente dopo la fine <strong>della</strong> Guerra Fredda. Ma<br />

perché le operazioni costano così tanto?<br />

Costano anche perché durano tanto: in primo luogo perché spesso<br />

mancano le soluzioni politiche delle crisi che sono all’origine delle operazioni<br />

stesse; in secondo luogo perché spesso vengono condotte con scarsa<br />

capacità di pianificazione e operativa da eserciti di Paesi non sviluppati e<br />

comunque militarmente non progrediti. Entrambi i motivi rimandano alla<br />

necessità di rendere più efficace, sia politicamente che operativamente, il<br />

multilateralismo delle Nazioni Unite. Detto questo, è chiaro che è necessario<br />

spendere meglio, se le soluzioni politiche potessero essere raggiunte<br />

più facilmente in ambito ONU, così si potrebbe destinare maggiori risorse<br />

alle iniziative in campo civile. Ma anche per queste, e fin da ora, si pone<br />

un drammatico problema di efficienza <strong>della</strong> spesa, se è vero che ogni 200<br />

dollari investiti soltanto 200 raggiungono l’obiettivo cui sono destinati.<br />

Dunque si impone una riflessione attenta ed un approccio nuovo: occorre<br />

una sempre maggiore integrazione e non una competizione fra le componenti<br />

civili e militari. Le une hanno bisogno delle altre, e da sola nessuna<br />

può raggiungere il suo scopo.<br />

Secondo: in questa nuova fase storica anche il concetto di difesa nazionale<br />

si è adeguato, per così dire, alla parallela evoluzione e al cambiamento<br />

<strong>della</strong> minaccia.<br />

Siamo passati in un tempo relativamente breve da una condizione in<br />

cui il concetto di difesa si limitava sostanzialmente alla difesa del territorio<br />

nazionale da attacchi di tipo tradizionale, attacchi portati da attori statuali<br />

identificabili come nemici, ad una situazione nuova e più complessa.

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