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NOTIZIARIO<br />

GRUPPO MINERALOGICO<br />

"AUSER" CECINA (LI)<br />

Anno 6 - n°20 (Aprile/Giugno 2009)<br />

XVI sec. – Discesa di minatore con corda e lucerna<br />

Parchi Val di Cornia<br />

A. Casini “La miniera del Temperino”


<strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER"<br />

Anno 6 N° 20<br />

Notiziario trimestrale a cura del<br />

<strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" di <strong>Cecina</strong> (Li)<br />

Aprile/Giugno 2009<br />

Per ricevere i numeri del Notiziario e per inviare eventuali<br />

articoli scrivere a :<br />

GRUPPO MINERALOGICO "AUSER"<br />

Casella Postale, 153 - 57023 <strong>Cecina</strong> (Li)<br />

tel. 0586/632112 - fax 0586/632433<br />

Si ringraziano per la collaborazione:<br />

Tutti i Soci del G. M. "AUSER"<br />

e chiunque voglia darci una mano alla pubblicazione del Notiziario<br />

(Stampato in proprio)<br />

SOMMARIO<br />

SOMMARIO<br />

Articolo: Magni Massimo<br />

Foto: Magni Massimo<br />

G.AUSER-<strong>Cecina</strong><br />

Mineralizzazioni del "Campigliese"<br />

Complesso del Temperino<br />

- una risorsa perduta della Toscana - 1<br />

Introduzione 1<br />

Itinerario 2<br />

Cenni Storico-Industriali 3<br />

Brevi note sulla geologia del "Campigliese" 8<br />

Brevi orientamenti sulla ricerca dei minerali 14<br />

Qualità mineralogiche 16<br />

Galleria Fotografica 17<br />

Attività <strong>Gruppo</strong> 27<br />

Manifestazioni 28<br />

Curiosità Mineralogiche 29<br />

Scala di Mohs 30<br />

Foto copertina:<br />

Ruderi complesso “Etruscan Mines”<br />

(da //parchivaldicornia.it)<br />

Bibliografia:<br />

E. GIANNINI, A. LAZZAROTTO, C.G. STEFANI:<br />

1970, “Studio strutturale del tetto del basamento filladico-quarzitico<br />

(Verrucano) nella Toscana a Sud dell’Arno”;<br />

CASINI A. – MELLINI M. – CASCONE G.:<br />

2001, Società Parchi Val di Cornia – “La miniera del Temperino”;<br />

M. PREITE – B.BAY:<br />

2006, “Paesaggi industriali del novecento, Siderurgia e Miniere nella<br />

Maremma Toscana” - Casini A.: “La Etruscan Mines”


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

INTRODUZIONE<br />

MINERALIZZAZIONI DEL CAMPIGLIESE<br />

MINIERA DEL “TEMPERINO”<br />

- UNA RISORSA PERDUTA DELLA TOSCANA -<br />

L’area Sud della Provincia di Livorno è caratterizzata da una serie di rilievi collinari,<br />

degradanti verso la piana di Venturina-Baratti, facenti parte, con la quota massima di<br />

646 m.slm del “Monte Calvi”, dei contrafforti occidentali delle “Colline Metallifere” che<br />

si affacciano sul basso “Ligure”. Questa zona, ricca di calcari, oggi in gran parte oggi<br />

sfruttata per l’estrazione di prodotti lapidei impiegati nell’industria chimica (Solvay),<br />

nell’edilizia e costruzioni stradali (Sales), ha visto, nel secolo scorso, lo svilupparsi di<br />

attività per lo sfruttamento dei minerali di Rame, Piombo ed Argento: peraltro<br />

conosciuti, già nel periodo etrusco prima e medievale poi, principalmente per la<br />

monetizzazione.<br />

AREA MINERARIA<br />

CAMPIGLIA<br />

Fig.: 1 - Viabilità della zona<br />

(da: TCI – Atlante stradale Italia Centro)<br />

La presenza di calcari, di rocce metamorfiche e di mineralizzazioni, in gran parte<br />

composti a silicati, ha dato luogo, nel corso dei millenni, a formazioni oggi<br />

particolarmente appetibili da ricercatori che hanno fatto vanto dei reperti ivi rinvenuti<br />

per le loro collezioni.<br />

1<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Attualmente tutta l’area mineraria è soggetta alla tutela naturale del “Parco<br />

Archeominerario di S. Silvestro” per cui è interdetta la ricerca dei minerali, in miniera<br />

ed in di<strong>scarica</strong>, per ovvi motivi di tutela della proprietà e dell’ambiente.<br />

La conoscenza dei siti minerari della ns. Provincia, da parte dei partecipanti al corso<br />

di Mineralogia, è stato tuttavia il motivo per cui il “<strong>Gruppo</strong> Mineralogico <strong>Auser</strong> di<br />

<strong>Cecina</strong>” ha ottenuto, dalla Direzione del Parco, il permesso, con una modica cifra<br />

comprensiva della guida all’interno delle gallerie oggi accessibili, di visitare, il 26<br />

Aprile u.s., le aree circostanti la miniera del “Temperino” a scopo di ricerca<br />

mineralogica.<br />

ITINERARIO<br />

Fig.: 2 - Valle del Temperino – Valle dei Lanzi<br />

(da: “I percorsi Archeominerari di San Silvestro”)<br />

L’area mineraria è raggiungibile, percorrendo la S.S. 1 Aurelia, dall’uscita di S.<br />

Vincenzo Sud deviando verso Est e seguendo le indicazioni per “Botro ai Marmi” e<br />

“Campiglia M.ma” per circa 6-7 Km.<br />

Prima di giungere al Borgo di “Madonna di Fucinaia” si evidenziano, sulla sinistra, le<br />

indicazioni per l’accesso alla Direzione del Parco Archeominerario e quindi alla<br />

miniera del Temperino.<br />

Occorre lasciare l’auto presso il parcheggio e proseguire a piedi verso le strutture<br />

minerarie.<br />

2


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

CENNI STORICO-INDUSTRIALI<br />

L’aspetto geologico esteriore del “Campigliese” non consente in prima analisi al<br />

profano la scoperta delle ricchezze minerarie celate nel sottosuolo: la vista spazia in<br />

effetti su rilievi calcarei, possibili sedi di cave lapidee, e solo un attento esame su<br />

scoscendimenti e canaloni evidenzia la presenza di venature mineralizzate indici di<br />

più importanti giacimenti di Rame, Piombo ed Argento da sfruttare industrialmente.<br />

Probabilmente, siamo nel 3° millennio a.C., i nostr i antichissimi progenitori dell’età del<br />

rame avevano già una certa esperienza mineraria, come testimoniano i resti venuti<br />

alla luce nei pressi di S. Carlo ma, storicamente, possiamo certamente individuare<br />

quattro principali periodi di attività estrattiva:<br />

a) periodo etrusco-romano: (VII – I sec. a.C.)<br />

b) periodo medioevale: (I – IV sec. d.C.)<br />

c) periodo mediceo: (XVI sec.)<br />

d) periodo contemporaneo: (XIX – XX sec.)<br />

Fig.: 3 - Ricostruzione di una coltivazione medioevale<br />

(A. Casini: La miniera del Temperino)<br />

Gli archeologi hanno individuato nel territorio almeno 200 ingressi di miniere scavate<br />

prima del XIX sec. in cui la coltivazione veniva effettuata in sotterrraneo, con<br />

andamento pressochè verticale, anche fino a 100 mt. di profondità, in angusti cunicoli<br />

che seguivano a grandi linee il procedere delle masse mineralizzate.<br />

3<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

L’area doveva presentare comunque una intensa attività, desumibile dai resti di<br />

grandi sale di coltivazione e di antichi lavori tagliati da interventi successivi, ma<br />

stimare la quantità del materiale estratto risulta un’impresa assai ardua.<br />

Particolare interesse riveste il castello medioevale della “Rocca di San Silvestro”<br />

fondato, alla fine del X sec. per volontà dei Conti della Gherardesca, a protezione<br />

della produzione di “metalli monetabili” quali il Rame e l’Argento.<br />

Fig.: 4 - Insediamento minerario "Etruscan Mines" inizio '900<br />

(A. Casini: La miniera del Temperino)<br />

L’area del “Temperino” sembra che non sia stata interessata da lavori minerari<br />

databili al periodo medioevale: questo non vale per l’area della “Gran Cava” dove<br />

sono evidenti lavorazioni intraprese nel XVI sec. in età medicea. Agli inizi del XIX<br />

sec., con l’incipiente rivoluzione industriale, furono intraprese nuove ricerche che<br />

portarono concessioni minerarie a favore di società straniere: in primis francesi e poi<br />

inglesi. Intorno a 1840 fu costituita la “Società di Poggio Palazzetto di L. e G. Collani”,<br />

trasormata poi in “Società Anonima per l’escavazione della miniera di Piombo<br />

Argentifero posta nell’agro campigliese nella maremma toscana” grazie ai capitali di<br />

un banchiere fiorentino.<br />

Quasi nello stesso periodo altre imprese, quali la “Società Metallurgica G. Senigallia”<br />

ed una francese, la “Ballon Crapaut & C.” poi “Bourlon, Noiret, Badois,Gavault & C.” e<br />

“Bourlon & C.”, ripresero lo sfruttamento dei minerali di Rame concentrando le attività<br />

nella “Valle del Temperino”.<br />

Nel 1876 si presentarono le prime società inglesi quali la “Holloway”, la “V. Rogers”,<br />

la “Copper Lead and Hematite Mining Co.” per l’area del “Temperino” e la “Lanzi<br />

Mining Co.” per l’area della miniera Lanzi.<br />

Si riferisce al suddetto periodo la pubblicazione del documento, relativo alle<br />

mineralizzazioni ed alle antiche miniere, opera di ingegneri minerari e geologi francesi<br />

e belgi (Simonin, Coquand, Blanchard) che erano alle dipendenze delle suddette<br />

4


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

società o di altri che visitarono i cantieri durante e dopo le lavorazioni (Burat, Von<br />

Rath, Pilla).<br />

Nel Dicembre 1900 si costituì a Londra, con capitale di 575.000 sterline, la società<br />

“Etruscan Copper Estate Mines”. I lavori della Società presero avvio dal 1901 ma nel<br />

1907, dopo soli sette anni, ogni attività fu sospesa e nel 1908, con il fallimento, furono<br />

smantellati i macchinari lasciando importanti strutture, tuttora visibili, relative agli<br />

edifici ed agli impianti di lavorazione e scrivendo un capitolo significativo per il<br />

territorio.<br />

Fig.: 5 - Complesso estrattivo "Pozzo Earle"<br />

(A. Casini: La miniera del Temperino)<br />

La “Etruscan Mines” aprì cinque pozzi di estrazione collegati da una ferrovia a<br />

scartamento ridotto della lunghezza di circa 5 km. ed impostata, da cui il nome, alla<br />

quota di 212 m. slm. La ferrovia partiva dal pozzo “Gowett”, passava davanti al<br />

pozzo”Gran Cava” ed al pozzo “Earle”, proseguiva poi per la “Valle dei Lanzi” dove,<br />

tramite un piano inclinato costruito in parte su pilastri di cemento armato ed in parte<br />

su terrapieno, si collegava con il 2° livello del p ozzo “Walter” e terminava al cantiere<br />

di trasformazione di “Poggio alle Buche” i cui ruderi e discariche si trovano alle<br />

pendici del Monte Rombolo.<br />

Anche se l’impresa fu breve e fallimentare, alla “Etruscan Mines” si deve il merito di<br />

aver, per prima, introdotto metodi innovativi di gestione organizzando il Campigliese<br />

come un’unica grande miniera, unificando le concessioni e realizzando un unico<br />

grande complesso di trasformazione metallurgica, con almeno 1500 operai,<br />

acquisendo moderni macchinari di estrazione e trattamento dei minerali per almeno<br />

300 tonnellate al giorno.<br />

5<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 6 - Sezione della miniera del “Temperino”<br />

(A. Casini: “La miniera del Temperino”)<br />

6


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 7 - Tratta di galleria armata in legno<br />

(2009 – Foto M. Magni)<br />

Fig.: 8 - Lucerna da minatore a Carburo<br />

(A. Casini: “La miniera del Temperino”)<br />

Le attività, sospese fino agli anni ’40, ripresero con le ricerche effettuate dalla<br />

“Società F.lli Carlo ed Alessandro Parodi” nella “Miniera Lanzi” e dalla “Ferromin”<br />

nella “Miniera del Temperino”. Successivamente la concessione mineraria del<br />

“Temperino” venne conferita alla “Società Generale per l’Industria Mineraria e<br />

Chimica di Montecatini”.<br />

7<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 9 - Pianta del complesso minerario del Temperino<br />

(2009 – Foto M. Magni)<br />

Le attività, sospese fino agli anni ’40, ripresero con le ricerche effettuate dalla<br />

“Società F.lli Carlo ed Alessandro Parodi” nella “Miniera Lanzi” e dalla “Ferromin”<br />

nella “Miniera del Temperino”. Successivamente la concessione mineraria del<br />

“Temperino” venne conferita alla “Società Generale per l’Industria Mineraria e<br />

Chimica di Montecatini”.<br />

Nel 1954 la concessione passò alla “Miniera di Campiglia S.p.A.” che procedette a<br />

riarmare il vecchio pozzo “Earle” ed a riprendere le vecchie coltivazioni abbandonate<br />

dagli Inglesi ottenendo un discreto successo grazie ad un efficace sistema di<br />

arricchimento dei minerali nella laveria di “Valle Lanzi”. La miniera fu dichiarata<br />

praticamente esaurita nel 1962. Rimase in attività la miniera del “Temperino” 1976<br />

quando la miniera dovette definitivamente chiudere nonostante una appassionata<br />

battaglia sindacale.<br />

BREVI NOTE SULLA GEOLOGIA DEL "CAMPIGLIESE"<br />

I rilievi del "Campigliese" rappresentano, come già accennato, l’appendice<br />

occidentale del sistema noto come “Colline Metallifere” comprendente le<br />

minerallizzazioni a Rame di Montecatini Val di <strong>Cecina</strong>, i soffioni boraciferi del campo<br />

geotermico di Larderello-Monterotondo M.mo-Travale ed i giacimenti a solfuri (Rame,<br />

Piombo, Zinco, Argento) presenti a Gavorrano, Boccheggiano, Niccioleta, Massa<br />

Marittima e presso le “Cetine di Cotorniano”.<br />

Riguardo alla loro formazione, dobbiamo dire che lo studio della tettonica della “Serie<br />

toscana”, dei Territorio a Sud dell’Arno, presenta difficoltà analitiche maggiori, di<br />

quanto non si verifichi a Nord di quest’ultimo per la catena Appenninica, riguardanti i<br />

rapporti tra questa ed altri complessi quali le Liguridi, la Serie Umbra, ecc.<br />

8


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 10 - Mineralizzazioni lungo la galleria<br />

(A. Casini: "La miniera del Temperino")<br />

Anche trascurando gli impedimenti rappresentati dalle coperture vegetali, detritiche e<br />

da una morfologia in cui raramente si incontrano incisioni profonde (vedi le Apuane), il<br />

maggiore ostacolo per lo studioso è rappresentato dal fatto che vaste estensioni sono<br />

occupate da sedimenti post-orogenetici (neoautoctoni), legati a fasi diastrofiche(1)<br />

distensive, per cui i rilevamenti superficiali non possono fornire indicazioni sulla<br />

tettonica delle formazioni più profonde e più antiche andate corrugandosi in modo del<br />

tutto diverso durante la fase tettogenetica principale.<br />

Fig.: 11 - Il <strong>Gruppo</strong> presso il “Pozzo Earle”<br />

(2009 – Foto M. Magni)<br />

9<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Anche dove questa copertura è assente, la serie Toscana è, per vaste aree, nascosta<br />

dagli affioramenti delle varie unità Liguri provenienti, come falde, da zone differenti e<br />

quindi deformate indipendentemente dal substrato sul quale si trovano e costituito in<br />

gran parte dalla serie Toscana. Quest’ultima, dove affiora, è rappresentata solo dai<br />

suoi termini stratigrafici più bassi (Verrucano o Cavernoso), riferibili al Trias medio e<br />

superiore, sormontati dalle Unità Liguri dando luogo al fenomeno della cosiddetta<br />

“Serie Ridotta”.<br />

La “Serie Toscana” completa, o quasi di ogni suo termine, costituisce affioramenti<br />

isolati, abbastanza numerosi ma di estensione modesta, su cui esiste una letteratura<br />

abbastanza moderna (a cui si rimanda) che ne illustra la tettonica.<br />

Per quanto concerne i nostri scopi è utile sottolineare che, nell’ambito delle “Colline<br />

Metallifere”, Campiglia Marittima presenta uno dei “Nuclei a Serie Toscana” mentre<br />

altri sono localizzati nelle aree di Castelnuovo V. C., Monterotondo M.mo, Cornate di<br />

Gerfalco, Montagnola Senese, ecc.<br />

A prescindere da questa introduzione, addentrarsi nello studio della geologia<br />

riguardante l’area in esame, potrebbe dar luogo a lunghe digressioni che non è qui il<br />

caso di discutere.<br />

Affrontando molto semplicemente l’argomento diciamo che la “Serie Toscana”,<br />

sottoposta al sollevamento dal sistema batolitico sottostante, è stata in parte erosa<br />

scoprendo la componente a “Calcare Massiccio” sottoposto a metamorfismo dal<br />

contatto dei fluidi magmatici del mantello arrivati a bassa profondità in fasi intrusive.<br />

Fig.: 12 - Sezione tettonica del Campigliese<br />

(da: A. Casini - “La miniera del Temperino”)<br />

L’origine dei Calcari del Campigliese copia praticamente quella della “Montagnola<br />

senese”; diversa è la fase metamorfica: nel primo caso il metamorfismo è stato<br />

provocato dalle intrusioni verso la superficie del magma risalente dal mantello mentre<br />

nel secondo la fase metamorfica è stata caratterizzata dall’affondamento per<br />

subduzione dei calcari oceanici che, dopo l’azione termica dei magmi profondi, sono<br />

poi risaliti in una successiva fase orogenetica.<br />

Qui il geologo si trova in un vero e proprio laboratorio naturale in quanto può spaziare<br />

su di una campionario completo di minerali e rocce formatisi secondo i principali<br />

processi genetici: magmatico, sedimentario e metamorfico.<br />

10


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Tale sistema ha dato origine ad una complessa chimica ambientale da cui è derivata<br />

una serie notevole di minerali, se ne contano almeno 90 specie diverse, dei quali,<br />

alcuni utilizzabili in processi industriali, altri interessanti solo per la loro presenza<br />

ovvero per il naturalista ed il collezionista.<br />

LEGENDA<br />

Fig.: 13 - Cartina geologica delle aree minerarie<br />

(da: A. Casini - “La miniera del Temperino”)<br />

11<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Nel seguito accenneremo sinteticamente ai principali tipi di rocce che caratterizzano il<br />

territorio di Campiglia.<br />

Rocce magmatiche<br />

Nota (1) : complesso delle deformazioni e delle dislocazioni meccaniche<br />

subite dagli strati rocciosi dopo la loro formazione.<br />

Nel corso dei complessi avvenimenti geologici che hanno caratterizzato, nell’ambito<br />

Toscano, l’orogenesi appennica, si sono verificati processi distensivi, derivanti dai<br />

movimenti magmatici del mantello che, con l’aprirsi di fratture nella crosta e la risalita<br />

di masse fuse (magma), hanno dato luogo a vere e proprie eruzioni vulcaniche e<br />

colate laviche se giunte in superficie (vedi le “Vulcaniti” presenti nell’area di San<br />

Vincenzo) ovvero a intrusioni magmatiche, solidificatesi più o meno in profondità,<br />

quali il “Monzogranito” a laccolite di Botro ai Marmi ed i filoni di “Porfido” caratteristici<br />

della “Valle del Temperino”.<br />

Il “Monzogranito” o “Monzonite” è rappresentato da una roccia di colore chiaro,<br />

costituita da ossigeno, silicio, alluminio, sodio, potassio e calcio (feldspati, pirosseni,<br />

quarzo, biotite, titanite, ecc.) estratta per l’industria della ceramica.<br />

Il “Porfido” deriva da magmi infiltratisi lungo le fratture di distensione e che, a seguito<br />

del raffreddamento, hanno dato origine a rocce con chimismo simile al Monzogranito:<br />

per le doti di compattezza e resistenza al calore è stato il materiale principe per la<br />

costruzione dei forni fino dall’età etrusca.<br />

Rocce sedimentarie<br />

Sono rappresentate da “calcare massiccio”, costituito quasi totalmente da carbonato<br />

di calcio sia organogeno, formatosi a seguito di processi diagenetici di sedimenti in<br />

ambiente marino a profondità limitata (piattaforma carbonatica) e caratterizzati dalla<br />

presenza di ooliti, di coralli e crinoidi (organismi presenti circa 190 M.a.f., nel<br />

Giuriassico, all’epoca della sedimentazione), oppure evaporitico per precipitazione dei<br />

carbonati a seguito dell’evaporazione dell’acqua marina.<br />

Sopra il calcare massiccio troviamo, in contrasto cromatico, un altro tipo di roccia<br />

sedimentaria più giovane: il “calcare ammonitico” o “rosso ammonitico” così definito<br />

per il suo colore roseo o rosso-fegato e per la presenza dei resti fossili di organismi<br />

vissuti nel Giuriassico-Cretacico ed inglobati durante la formazione.<br />

Rocce metamorfiche<br />

Circa circa 5 M.a.f., la risalita delle masse magmatiche fluide ad alta temperatura ha<br />

determinato la trasformazione (metamorfosi) delle rocce preesistenti.<br />

Appartengono a questa categoria due tipi principali di rocce: i “Marmi”, prodotti per<br />

ricristallizzazione dei calcari sottoposti al calore dell’intrusione magmatica nelle<br />

masse carbonatiche e gli “Skarn”, rocce a composizione carbosilicatica, quale<br />

prodotto delle reazioni chimiche tra il carbonato di calcio ed i fluidi di origine<br />

magmatica ricchi in Ferro, Manganese e Silice in cui si accumulano anche depositi di<br />

altri minerali.<br />

I Marmi pur non avendo il pregio di quelli “Apuani” o della “Montagnola” sono tuttavia<br />

estratti per l’industria chimica e la siderurgia.<br />

Gli Skarn, dall’aspetto di rocce scure con colorazione variabile dal verde, al marrone,<br />

al nero, rivestono una grande importanza nella coltivazione mineraria in quanto ricchi<br />

di solfuri quali Calcopirite, Blenda e Galena da cui si estraggono il Rame, Piombo,<br />

Argento e Zinco.<br />

12


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Il “Carsismo”<br />

Gli estesi affioramenti carbonatici sono stati, nel corso dei millenni, modificati, sia in<br />

superficie che nel sottosuolo, dall’azione meccanica e chimica delle acque<br />

meteoriche e di infiltrazione con la formazione di fenomeni carsici quali doline, pozzi e<br />

grotte che hanno modellato le rocce e riproposto la cristallizzazione in Calcite ed<br />

Aragonite dei carbonati in soluzione dei fluidi di percolazione.<br />

Anticamente i fenomeni carsici sono stati certamente anche deteminanti nello<br />

sviluppo minerario della zona in quanto oggetto di esplorazione per la ricerca qualora<br />

esternamente mancassero affioramenti o segnali che indicassero la presenza di filoni<br />

e giacimenti.<br />

Molte delle grotte del Campiglise possono definirsi come “grotte miniera” in quanto,<br />

da formazione naturale, sono state utilizzate ed attrezzate dall’uomo per la<br />

coltivazione del giacimento sotterraneo.<br />

Fig.: 14 - Il carsismo nel Campigliese<br />

(da: A. Casini - “La miniera del Temperino”)<br />

13<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

BREVI ORIENTAMENTI SULLA RICERCA DEI MINERALI<br />

In passato la miniera del “Temperino” ha regalato numerosi ed apprezzabili campioni<br />

ai temerari che si sono avventurati nelle sue viscere dopo la “volata” delle cariche di<br />

avanzamento oppure nelle pause lavorative dei minatori.<br />

Pregevoli sono i campioni delle rocce calcaree (Calcite ed Aragonite), dei numerosi<br />

silicati degli Skarn (Hedenbergite, Ilvaite, Johannsenite e Quarzo) nonché dei solfuri<br />

che li accompagnano (Calcopirite, Galena, Blenda, Pirite, Pirrotina) e degli<br />

appariscenti minerali derivati da alterazione successiva (Gesso, Malachite, Crisocolla,<br />

Auricalcite, Limonite, ecc.) degli stessi che, dopo la loro formazione attorno ai 400°C.,<br />

hanno reagito, venendo a contatto con acqua ed aria in ambiente via via più freddo,<br />

depositandosi come nuovi prodotti quali solfati, ossidi, idrossidi e carbonati.<br />

Dato che le lavorazioni minerarie interagiscono con l’alterazione delle rocce<br />

fratturandole e modificando l’equilibrio idrico sotterraneo, si producono facilmente<br />

mineralizzazioni sotto forma di patine e croste dalle caratteristiche colorazioni verdeazzurro<br />

per i derivati del Rame, giallo-rosso per i sottoprodotti del Ferro e bruno ad<br />

opera del Manganese.<br />

Oggi è consentito solo l’accesso e la visita guidata alla galleria principale, con<br />

ingresso a quota 198 mt. slm presso il Museo della Miniera negli orari previsti a tale<br />

scopo.<br />

Figg. 15 – 16: Serretti e Dondoli presso una recente colata di Crisocolla<br />

(2009 – Foto M. Magni)<br />

In altri periodi la miniera rimane chiusa da cancellate allucchettate per cui non è<br />

possibile entrare nelle gallerie né, tantomeno, scendere nei pozzi e quindi accedere ai<br />

vari livelli di coltivazione se non con autorizzazione particolare dell’Ente Parco e<br />

l’accompagnamento di speleologhi esperti. Il territorio è soggetto a tutela ambientale<br />

ed è controllato da guardaparco: sono proibiti gli scavi e la ricerca è subordinata<br />

all’autorizzazione eventualmente rilasciata dietro specifica richiesta.<br />

14


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 20 - La miniera ha carpito lo scalpello di un “predatore”<br />

(2009 – Foto M. Magni)<br />

Fig.: 21 - Panoramica della di<strong>scarica</strong> “Pozzo Earle”<br />

(2009 – Foto M. Magni)<br />

15<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

L’area mineraria offre comunque un vasto territorio di ricerca rappresentato dalle<br />

discariche presenti intorno ai pozzi di estrazione, all’ingresso degli scavi di ricerca ed<br />

alle rovine degli impianti della Etruscan Mines.<br />

I minerali sono reperibili generalmente nelle discariche dove possiamo imbatterci in<br />

campioni interessanti anche se non appariscenti anzi, senza dubbio, di dimensioni<br />

millimetriche se non microscopiche.<br />

Sulle colline del “Campigliese”, ben visibili dalla costa, sono presenti diverse cave di<br />

prodotti lapidei tra cui la “Cava Maffei” e quelle di “San Carlo”, “Monte Calvi”, “Monte<br />

Valerio”, tuttora in attività ed interdette ai non addetti ai lavori.<br />

QUALITA’ MINERALOGICHE<br />

Oltre alla Hedenbergite, che risulta minerale comune, si possono osservare: Quarzo,<br />

Calcite, Aragonite, Ilvaite, Limonite, Crisocolla, Malachite, Calcopirite, Gesso, Pirite,<br />

Pirrotina, e, più raramente, Johannsenite, Azzurrite, Auricalcite, Allofane, Galena,<br />

Fluorite, Goethite, tra i minerali più noti, nonché altri di cui riman diamo al successivo<br />

elenco ed alla consultazione della letteratura tematica presso il Museo<br />

Archeominerario.<br />

Actinolite Buergerite Esaidrite Mackinawite Rodonite<br />

Adamite Calcantite Ferro-Actinolite Magnesite Rosasite<br />

Adularia Calcedonio Flogopite Magnetite Sanidino<br />

Albite Calcite Fluorite Malachite Scheelite<br />

Allanite Calcopirite Fluoroapatite Manganite Scorodite<br />

Allofane Calcosina Forsterite Marcasite Serpierite<br />

Alunite Campigliaite Galena Marialite Sfalerite<br />

Andradite Caolinite Galenobismutite Meionite Siderite<br />

Anglesite Cassiterite Gesso Melanterite Siderotilo<br />

Ankerite Cerussite Goethite Mesitina Smithsonite<br />

Anortite Chamosite Grafite Minio Spangolite<br />

Anortoclasio Clinocloro Greenockite Molibdenite Stannite<br />

Antlerite Connellite Halloysite Muscovite Stibina<br />

Antofillite Cordierite Hedenbergite Opale Tetraedrite<br />

Aragonite Covellina Hedyphane Ortoclasio Thaumasite<br />

Argento nativo Crisocolla Idrozincite Paratacamite Tirolite<br />

Arseniosiderite Cuprite Illite Pirite Titanite<br />

Arsenopirite Digenite Ilvaite Pirilusite Todorokite<br />

Atacamite Diopside Jarosite Pirrotina Thorite<br />

Augite Dolomite Johannsenite Pisanite Tormalina<br />

Auricalcite Dundasite Kutnahorite Quarzo Tremolite<br />

Azzurrite Ematite Lazulite Rame nativo Vesuviana<br />

Biotite Emimorfite Lepidocrocite Rancieite Wad<br />

Bornite Epidoto Limonite Richterite Wollastonite<br />

Brochantite Epsomite Linarite Rodocrosite<br />

16


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

GALLERIA FOTOGRAFICA<br />

Nelle pagine che seguono forniamo un piccolo saggio dei campioni mineralogici<br />

rinvenuti in passato dai ricercatori del <strong>Gruppo</strong> Mineralogico Cecinese ed in occasione<br />

della escursione recente.<br />

Fig.: 19 - Quarzi in galleria (crist. 1 cm. c.a)<br />

(2009 – Foto M. Magni)<br />

Fig.: 20 - Geode di calcite nello skarn (c.a 6x4 cm.)<br />

(2009 – Foto M. Magni)<br />

17<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 21 - Filoni di Hedenbergite su marmo - dime 20x14 cm. c.a<br />

(Foto e collezione M. Magni)<br />

Fig.: 22 - Formazione di Quarzo - Cristalli da 3 a 12 cm.<br />

(Foto M. Magni – collezione G. Ghilli)<br />

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Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 23 - Ilvaite su Quarzo - Crist. magg. 3 cm.<br />

(Foto M. Magni – collezione G. Ghilli)<br />

Fig.: 24 - Quarzo - Cristallo 12 cm.<br />

(Foto M. Magni – collezione G. Ghilli)<br />

19<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 25 - Goethite iridescente - Campo 5x3 cm.<br />

(Foto M. Magni – collezione G. Ghilli)<br />

Fig.: 26 - Geode con Ametista - Nodulo 10x7,5 cm.<br />

(Foto M. Magni – collezione G. Ghilli)<br />

20


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 27 - Fluorite - Crist. magg. 12x12 mm.<br />

(Foto M. Magni – collezione G. Ghilli)<br />

Fig.: 28 - Geode di Hedenbergite - dime 15x10 cm. c.a<br />

(Foto M. Magni – collezione G. Ghilli)<br />

21<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 29 - Crisocolla su marmo - dime 18x9 cm. c.a<br />

(Foto M. Magni – collezione G. Ghilli)<br />

Fig.: 30 - Diopside - cristallo 5 cm. c.a<br />

(Foto M. Magni – collezione G. Ghilli)<br />

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Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 31 - Crisocolla su Skarn - nodulo 7x5 cm. c.a<br />

(Foto e collezione M. Magni)<br />

Fig.: 32 - Crisocolla botroidale - campo 2,5x2,5 mm. c.a<br />

(Foto e collezione M. Magni)<br />

23<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 33 - Malachite aciculare - campo 2,5x2,5 mm. c.a<br />

(Foto e collezione M. Magni)<br />

Fig.: 34 - Crisocolla su Allofane - 8x6 cm. c.a<br />

(Foto e collezione M. Magni)<br />

24


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 35 - Hedenbergite - nodulo 12x10 cm. c.a<br />

(Foto e collezione M. Magni)<br />

Fig.: 36 - emperino - filoncello di Galena Argentifera<br />

(2009 – Foto M. Magni)<br />

25<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Fig.: 37 - Auricalcite - nodulo 12 cm. c.a<br />

(Collezione G.M.C. – Foto M. Magni)<br />

Fig.: 38 - Druse di quarzo - piastra 20x13 cm. c.a<br />

(Collezione G.M.C. – Foto M. Magni)<br />

26


Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Attività <strong>Gruppo</strong><br />

Al termine del corso di mineralogia, i partecipanti seguiti dal <strong>Gruppo</strong> Mineralogico,<br />

oltre all'uscita nell'area di Campiglia, hanno effetuato ricerche in aree tradizionali per il<br />

primo approccio sul territorio quali la zona delle biancane di Buriano e la cava di<br />

magnesite di "Fonte murata" presso Canneto.<br />

Il G.M.C. ha inoltre partecipato alle Mostre Scambio di Pistoia prima e di Soave poi ed<br />

ha organizzato, su invito della relativa Amministrazione, una mostra Didattica presso<br />

il Museo dell'Alabastro del Comune di Castellina M.ma<br />

27<br />

Il <strong>Gruppo</strong> Mineralogico Cecinese<br />

a Castellina M.ma<br />

(Foto Autori)<br />

Miniera di Pirite in Toscana<br />

modello realizzato da Enio Griselli<br />

(Foto Autori)<br />

Ghilli Giuliano intrattiene gli scolari<br />

in visita alla Mostra<br />

(Foto Autori)<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Manifestazioni<br />

Imola (Bo) 18/19 Aprile 2009 B/S<br />

Info Luca Loreti tel. 3406673199<br />

Cossato (Bi) 3 maggio 2009 B/S<br />

Info Pietro Filippone tel. 015446383<br />

Domusnovas (Ca) 16/17 Maggio 2009 B/S<br />

Info Nino Maxia tel. 3892721095<br />

Pisa 06/07 Giugno 2009 B/S<br />

Info Leda Pagni Giannettoni tel. 050562265<br />

Ivrea (To) 20/21 Giugno 2009 B/S<br />

Info Marco Giglio Tosi tel. 3391120641<br />

Sainte Marie aux Mines (F) 25/28 Giugno 2009 M<br />

Info Michel Schwab tel. +33389505151<br />

Traversella (To) 04/05 Luglio 2009 S<br />

Info G. M. Valchiusella tel. 0119956250<br />

Macugnaga (Vb) 12 luglio 2009 B/S<br />

Info Marco Berardi tel. 032465190<br />

Massa Marittima (Gr) 18/19 Luglio 2009 B/S<br />

Info Silvano Volpi tel. 0566901244<br />

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Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Curiosità Mineralogiche<br />

ZAFFIRO: è una varietà di Corindone (Al2O3) di colore blu o azzurro intenso,<br />

trasparente con lucentezza adamantina, (cristallizza nel sistema trigonale in cristalli<br />

prismatici pseudoesagonali, spesso arrotondati a "barilotto"; durissimo: 9° grado della<br />

Scala di Mohs) classificato come gemma tra le più pregiate, è estratto in Australia,<br />

Birmania, Thailandia, Cambogia, Sri Lanka, Tanzania, Malawi e USA. L'esemplare<br />

tagliato proviene da una pietra di 129 carati trovata nello Sri Lanka nel 1952.<br />

ACQUAMARINA: è la varietà di berillo (Be3Al2Si6O18) di colore azzurro chiaro,<br />

verde o verde-azzurrino, trasparente con lucentezza vitrea (cristallizza nel sistema<br />

esagonale in cristalli prismatici a base esagonale; leggero e durissimo: 8° grado della<br />

scala di Mohs).<br />

Le pietre azzurre e limpide sono considerate più preziose: quelle verdi possono virare<br />

all'azzurro dopo riscaldamento a 450°C.<br />

Le pietre migliori, da taglio, provengono dal Brasile (Minas Gerais), Russia (Urali),<br />

India, Pakistan, Africa del Sud Ovest, Irlanda; in Italia acquamarine limpide ma di un<br />

azzurro molto chiaro e molto fratturate, si trovano in Val Codera (SO) ed all'Isola<br />

d'Elba nelle Pegmatiti.<br />

29<br />

Inizialmente tagliata in una pietra da<br />

80 carati, venne venduta. In seguito,<br />

ulteriormente lavorata, fu ridotta a<br />

circa 69 carati nel tentativo di<br />

conferirle maggior luminosità e<br />

splendore. Il risultato è questa<br />

meravigliosa pietra: peccato per i<br />

417.000 dollari del suo cartellino di<br />

vendita.<br />

Anche se di Berillo si conoscono<br />

cristalli enormi, della lunghezza fino<br />

a 9 mt. e del peso di 25 ton.,<br />

possiamo affermare che la più<br />

grande Acquamarina del mondo,<br />

una pietra verde-mare dal peso di<br />

circa 23 kg., fu trovata nel 1946 nello<br />

stato di Espirito Santo in Brasile.<br />

Notiziario <strong>Gruppo</strong> Mineralogico "AUSER" <strong>Cecina</strong><br />

Scala di Mohs<br />

1 Talco Scalfibile con l'unghia<br />

2 Gesso Scalfibile con l'unghia<br />

3 Calcite Scalfibile con una monete di rame<br />

4 Fluorite Scalfibile con un coltello<br />

5 Apatite Scalfibile con un coltello<br />

6 Ortoclasio Scalfibile con una lima d'acciaio<br />

7 Quarzo Scalfisce il vetro<br />

8 Topazio Scalfisce facilmente il quarzo<br />

9 Corindone Scalfisce facilmente il topazio<br />

10 Diamante Non è scalfibile<br />

All'inizio del secolo scorso, il mineralogista viennese Friedrich Mohs mise a punto<br />

una scala delle durezze (detta appunto Scala di Mohs) da 1 a 10 usata ancora oggi<br />

tra i collezionisti.<br />

Ognuno dei minerali di riferimento citati scalfisce quello di durezza inferiore e viene a<br />

sua volta scalfito da quello di durezza superiore.<br />

I minerali aventi durezza 1 - 2 sono considerati teneri, quelli con durezza da 3 a 6<br />

sono mediamente duri e quelli che superano 6 sono ritenuti duri.<br />

Nel caso di minerali con durezza tra 8 e 10 si parla di gemme preziose, in quanto<br />

molte gemme, hanno una durezza compresa in quest'ambito.<br />

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