Silvano Bracci - I Frati MInori a Fano - Fondazione Cassa di ...
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senza francescana prope arcem nel 1250; Cagli<br />
sembra avere un luogo francescano dai tempi<br />
<strong>di</strong> San Francesco, sicuramente nel 1233 c’è un<br />
convento a Mercatale; Pesaro dai primi decenni<br />
dell’Or<strong>di</strong>ne ha una <strong>di</strong>mora francescana extra<br />
muros Pensauri accanto alla piccola Ba<strong>di</strong>a <strong>di</strong> San<br />
Pietro presso Porta fanestre; a Pergola nel 1255<br />
viene de<strong>di</strong>cata una chiesa a San Francesco dentro<br />
le mura, ma dobbiamo pensare ad una anteriore<br />
presenza francescana più modesta 12 .<br />
Tommaso da Celano alla prima biografia dell’assisiate<br />
allega un abbondante elenco <strong>di</strong> miracoli<br />
ottenuti per intercessione del santo, elenco pubblicamente<br />
letto nella cerimonia della sua canonizzazione<br />
il 16 luglio 1228. Tra i miracolati<br />
appaioni tre fanesi: un rattrappito “con le tibie<br />
ulcerate ripiegate in<strong>di</strong>etro e appiccicate al corpo”,<br />
un idropico “col corpo paurosamente tumefatto”,<br />
il ragazzo Bonomo “liberato dalla lebbra<br />
e dalla paralisi” 13 . È risaputo che la devozione al<br />
Santo <strong>di</strong> Assisi si <strong>di</strong>ffuse e si ra<strong>di</strong>cò per la presenza<br />
capillare dei suoi seguaci, allora proprio<br />
per quei tre miracolati fanesi è legittimo pensare<br />
che la nostra città abbia avuto un inse<strong>di</strong>amento<br />
francescano prima del 1228, per cui cre<strong>di</strong>amo<br />
<strong>di</strong> dover accettare la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> una primitiva<br />
<strong>di</strong>mora (forse sin dal 1219) accanto alla chiesetta<br />
<strong>di</strong> Santa Maria al Metauro, luogo solitario e<br />
certamente boschivo e a<strong>di</strong>acente ad un piccolo<br />
ospedale, elementi che attraevano i primi seguaci<br />
<strong>di</strong> Francesco.<br />
Quando la fraternità cambiò <strong>di</strong>mora? Fra<br />
Salimbene de Adam nella sua “Cronica” 14 parla<br />
del convento <strong>di</strong> <strong>Fano</strong> dove egli sui 15 anni<br />
d’età fu inviato per il noviziato e ciò attorno<br />
al 1236, infatti il Wad<strong>di</strong>ng assegna al 1235 il<br />
trasferimento della prima fraternità dalla zona<br />
del Metauro «ad un convento più vicino, più<br />
più confortevole» (ad locum viciniorem, elegantiorem).<br />
Salimbene <strong>di</strong>ce che il convento sorgeva<br />
«fuori la città e vicino al mare» (extra civitatem<br />
et iuxta marem), tanto che egli poteva andare a<br />
passeggiare sulla spiaggia, ma poco dopo i superiori<br />
lo mandarono a continuare il noviziato nel<br />
convento <strong>di</strong> Iesi perché suo padre, che non era<br />
riuscito a convincere il giovane a tornare a casa,<br />
aveva promesso una lauta ricompensa ai pirati<br />
<strong>di</strong> Ancona se fossero riusciti a rapire il figlio per<br />
riportarlo a Parma. Salimbene dunque testimonia<br />
un convento fanese con una fraternità francescana<br />
ormai stabile posta fuori le mura della<br />
città, che poteva anche non avere una propria<br />
chiesa, come allora succedeva, poiché i frati ne<br />
frequentavano una interna o esterna alla città.<br />
Doveva comunque essere una vera e propria fraternità<br />
con un lettore e un ripetitore (un docente<br />
e un collaboratore, quali erano rispettivamente<br />
frate Umile da Milano e frate Vitale da Volterra)<br />
per la formazione <strong>di</strong> novizi, perciò costituita da<br />
almeno do<strong>di</strong>ci persone, anche se sarà la bolla<br />
<strong>di</strong> Innocenzo IV del 5 aprile 1250 a inaugurare<br />
la <strong>di</strong>stinzione fra chiese conventuali, cioè <strong>di</strong><br />
un convento con almeno 12 frati, e chiese non<br />
conventuali a servizio <strong>di</strong> un romitorio abitato da<br />
uno o più religiosi.<br />
Parliamo ormai <strong>di</strong> tempi successivi a san<br />
Francesco morto nel 1226 e l’Or<strong>di</strong>ne, che, lui<br />
vivente, aveva conosciuto una forte espansione<br />
per numero <strong>di</strong> frati e <strong>di</strong> “luoghi” in tutta<br />
Europa, si stava avviando verso il fenomeno<br />
dell’inurbamento. Per motivi <strong>di</strong> cura d’anime e<br />
<strong>di</strong> pre<strong>di</strong>cazione e per l’esercizio del questuare i<br />
frati si appoggiavano ad una struttura minima<br />
denominata ospitium all’interno della città, cioè<br />
una stanza che potesse ospitare il pre<strong>di</strong>catore o<br />
il questuante. È questo in alcuni casi il primo<br />
nucleo del convento urbano. Dal 1235 i <strong>Frati</strong><br />
Minori <strong>di</strong>sponevano in <strong>Fano</strong> <strong>di</strong> un “ospizio”<br />
con annessa cappella de<strong>di</strong>cata a San Giuliano.<br />
A questo punto sembra opportuno chiederci se<br />
non fosse San Giuliano la chiesa che i frati <strong>di</strong>moranti<br />
fuori le mura frequentavano per la loro<br />
preghiera comunitaria e ciò per due motivi: primo<br />
perché la chiesetta, de<strong>di</strong>cata a San Giuliano<br />
Ospitaliere, aveva accanto un ospedale (probabilmente<br />
una sola stanza come spesso accadeva)<br />
per alloggiare poveri e pellegrini, poi perché dai<br />
frati la chiesetta <strong>di</strong> cui in qualche modo erano<br />
I FRATI MINORI A FANO<br />
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