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Silvano Bracci - I Frati MInori a Fano - Fondazione Cassa di ...

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LA CHIESA DI SANTA MARIA NUOVA A FANO<br />

36<br />

Deum laudamus e Salve Regina a otto. Con il Basso continuo per l’Organo. Di Lodovico Viadana Maestro<br />

<strong>di</strong> Capella nel Duomo <strong>di</strong> <strong>Fano</strong>. Opera XXVIII. Roma 1612. Apud Io. Baptistam Roblectum.<br />

Nella de<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> questa opera a Frate Benedetto Cinquanta, teologo e pre<strong>di</strong>catore della provincia<br />

minoritica milanese, leggiamo: «Datum Romae 13 Kalendas Iunii 1612» (20 maggio 1612), ma il<br />

cronista del Capitolo della cattedrale <strong>di</strong> <strong>Fano</strong> il 5 maggio <strong>di</strong> quell’anno aveva annotato: «Fù detto dal<br />

Sig. Proposto che essendo il P.re Viadana m° <strong>di</strong> Capella andato a Cap(ito)lo delli P.ri Zoccolanti sua<br />

religione et avendo m° Massimino servito in luogo del d(etto) Viadana, che par conveniente che fin al<br />

ritorno del d(etto) P.re servendo il d(etto) m. Massimino per modo <strong>di</strong> provvisione se li assegni qualche<br />

recognitione…» 12 . Il Viadana era infatti partito per il Capitolo dei francescani Osservanti della<br />

provincia bolognese. Invano atteso dai Canonici chiaramente contenti del suo servizio, entro la fine<br />

dell’anno il Capitolo fanese persa ogni speranza nominò maestro <strong>di</strong> cappella «per modum provisionis»<br />

quel Massimino Freduzi o Uffreduzzi che era stato organista e sostituto maestro del frate francescano.<br />

Sappiamo che il padre Lodovico fu poi a Ferrara, Piacenza, Mantova e ancora a Viadana nel 1615.<br />

Nella Congregazione Provinciale 1615 tenutasi a Piacenza era stato eletto per il triennio 1614-1617<br />

definitore (consigliere) della sua provincia religiosa 13 che in quel tempo comprendeva anche Mantova,<br />

nel 1623 era a Busseto.<br />

Il Viadana ha composto musica e<strong>di</strong>ta in ventisette libri apparsi tra il 1588 e il 1619, in maggioranza<br />

repertorio vocale destinato alla sacra liturgia (messe, salmi, mottetti e lamentazioni) e due volumi<br />

<strong>di</strong> canzoni profane (uno a tre ed uno a quattro voci). Le sue prime composizioni appartengono alla<br />

musica rinascimentale scritta in stile polifonico a cappella, ovvero in uno stile vocale semplificato, seguendo<br />

rigorosamente le <strong>di</strong>rettive tridentine che esigevano la massima semplificazione del canto sacro<br />

per una maggior intelligibilità, eliminando quin<strong>di</strong> ogni virtuosismo polifonico. Fu il primo compositore<br />

ad introdurre la tecnica del basso continuo, una sorta <strong>di</strong> primo sviluppo dell’accompagnamento<br />

strumentale alle voci che cantano in polifonia: “Il Viadana, nelle prefazioni alle sue musiche, non si<br />

è mai vantato <strong>di</strong> essere stato inventore del Basso Continuo, come qualcuno ha voluto credere, ma<br />

piuttosto ha voluto <strong>di</strong>mostrare la praticità, la bontà e la naturalezza del nuovo genere nel complesso<br />

delle sue composizioni; tutto inteso a correggere gli innumerevoli <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>zione, <strong>di</strong> affiatamento<br />

e <strong>di</strong> incompletezza, frequentissimi in quel tempo nelle esecuzioni <strong>di</strong> musica polifonica vocale, per la<br />

decadenza delle Cappelle e dei loro relativi cantori [...] Il Basso Continuo, <strong>di</strong> semplice accompagnamento<br />

nei mono<strong>di</strong>sti fiorentini, si trasforma nelle musiche sacre del Viadana in un vero complesso<br />

sonoro in<strong>di</strong>pendente, affidato all’organo e contrapposto alle voci concertanti” 14 . Questa tecnica segnò<br />

la fine della musica rinascimentale e l’inizio della musica barocca.<br />

Vivente, il Viadana ebbe notorietà in Italia e in altre nazioni, specie in Germania dove per suo merito<br />

il concertato si <strong>di</strong>ffuse e venne sviluppato all’inizio del XVII secolo.<br />

Morì il 2 maggio 1627 nel convento <strong>di</strong> Sant’Andrea a Gualtieri (soppresso nel 1771), in provincia <strong>di</strong><br />

Reggio Emilia, a pochi chilometri dalla sua città natìa.<br />

Padre Umberto Franca nacque il 21 maggio 1914 a Monterinaldo in <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Fermo. Entrato<br />

nell’Or<strong>di</strong>ne dei <strong>Frati</strong> Minori nel convento <strong>di</strong> Montebaroccio, il 18 gennaio 1931 iniziò l’anno <strong>di</strong> noviziato<br />

al termine del quale emetteva la prima professione della Regola francescana e dei voti religiosi<br />

e il 30 maggio 1935 si consacrava definitivamente al Signore con la professione solenne o perpetua.<br />

L’11 luglio 1937 veniva or<strong>di</strong>nato sacerdote nella cattedrale <strong>di</strong> Zara dove i frati marchigiani avevano<br />

lo stu<strong>di</strong>o teologico.<br />

Iscrittosi il 30 ottobre 1939 al Pontificio Istituto <strong>di</strong> Musica Sacra, il 13 giugno 1940 conseguiva il

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