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Silvano Bracci - I Frati MInori a Fano - Fondazione Cassa di ...

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L’antica chiesa urbana <strong>di</strong> San Salvatore era <strong>di</strong> proprietà<br />

del monastero camaldolese Santa Croce <strong>di</strong><br />

Fonteavellana, come attestano atti con cui l’abate<br />

o chi per lui interveniva per riscuotere affitti<br />

<strong>di</strong> case o terreni ecc. 41 , aveva un chiostro 42 e nella<br />

chiesa erano tre altari: “l’altare magno, l’altare <strong>di</strong><br />

S. Baldo (Ubaldo), l’altare <strong>di</strong> S. Sebastiano” 43 . Il<br />

9 maggio 1443 risulta data in commenda a Don<br />

Giovanni Nicolai da Urbino 44 , successivamente<br />

fu concessa al car<strong>di</strong>nale Gabriele Gabrielli che<br />

possedeva anche alcune case e orti nello stesso<br />

quartiere. Figlio <strong>di</strong> Ludovico 45 , Gabriele era nato<br />

a <strong>Fano</strong> nel 1445; laureato in utroque jure, raffinato<br />

e colto, avviatosi alla carriera ecclesiastica,<br />

a Roma era stato agente del car<strong>di</strong>nale Giuliano<br />

della Rovere che lo fece segretario personale<br />

dopo che il 1º novembre 1503 venne eletto papa<br />

con il nome <strong>di</strong> Giulio II; il 27 marzo 1504 dallo<br />

stesso pontefice fu nominato Vescovo <strong>di</strong> Urbino,<br />

il 1º <strong>di</strong>cembre 1505 creato car<strong>di</strong>nale-<strong>di</strong>acono<br />

<strong>di</strong> Sant’Agata in Suburra da cui l’appellativo “Il<br />

Car<strong>di</strong>nal d’Urbino”, l’11 settembre 1507 fu promosso<br />

al grado superiore nella gerarchia del sacro<br />

collegio cioè car<strong>di</strong>nale-presbitero del titolo <strong>di</strong><br />

Santa Prassede; nel 1508 il Gabrielli, nominato<br />

un vicario per la sua <strong>di</strong>ocesi, si trasferì definitivamente<br />

a Roma dove morì tra le braccia del papa<br />

nella notte tra il 5 e il 6 novembre 1511. Suoi<br />

ere<strong>di</strong>, essendo già morto senza prole il fratello<br />

Bartolomeo, furono i figli del fratello Andrea:<br />

Ludovico, Pietro e don Galeazzo, canonico della<br />

cattedrale fanese al quale toccarono commenda<br />

e priorato <strong>di</strong> San Salvatore.<br />

Don Galeazzo Gabrielli acconsentì alle richieste<br />

della Comunità fanese e dei frati Osservanti<br />

con i quali stipulò un compromesso: egli cedeva<br />

l’uso della chiesa e la proprietà <strong>di</strong> case e orto<br />

con cortile e tre chiuse, <strong>di</strong>etro cessione dei beni<br />

stabili del convento <strong>di</strong> San Lazzaro oltre ad un<br />

canone annuo <strong>di</strong> una libbra <strong>di</strong> cera da pagarsi il<br />

giorno della Trasfigurazione, titolo ufficiale della<br />

chiesa <strong>di</strong> San Salvatore; questa, poi, non doveva<br />

essere demolita ma ampliata; inoltre i frati dovevano<br />

riservare al parroco tre stanze oppure prov-<br />

vedergli altro alloggio, mentre don Galeazzo si<br />

riservava il <strong>di</strong>ritto vita natural durante <strong>di</strong> rimanere<br />

in uno dei fabbricati ceduti. Da parte sua<br />

egli obbligava sé e i successori a cedere ai frati i<br />

legati appartenenti alla chiesa <strong>di</strong> San Salvatore<br />

e a pagare venti fiorini annui per la costruzione<br />

della casa parrocchiale. Non mancò al compromesso<br />

la necessaria approvazione pontificia con<br />

breve <strong>di</strong> Leone X del 16 ottobre 1519 con cui si<br />

nominavano commissari apostolici due canonici<br />

della cattedrale <strong>di</strong> <strong>Fano</strong> per la stima degli stabili<br />

da commutarsi.<br />

È vero che i frati non erano molto convinti della<br />

necessità <strong>di</strong> demolire totalmente il complesso<br />

conventuale <strong>di</strong> San Lazzaro perché bello e veramente<br />

<strong>di</strong>gnitoso (pulchrum et <strong>di</strong>gnissimum)<br />

ed anche nel pubblico Consiglio del 7 maggio<br />

1518 c’era chi sosteneva che quei locali potevano<br />

servire per collocarvi il lazzaretto sotto la <strong>di</strong>rezione<br />

dell’ospedale citta<strong>di</strong>no Domus Dei, mentre<br />

qualcuno aveva obiettato che non era lecito<br />

alla Comunità appropriarsi <strong>di</strong> luoghi consacrati<br />

alla Madre <strong>di</strong> Dio 46 ; nonostante ciò nel 1523<br />

fu fatto l’atto <strong>di</strong> permuta delle case appartenenti<br />

al priorato <strong>di</strong> San Salvatore da concedere<br />

ai francescani i quali, a loro volta, cedevano a<br />

don Galeazzo il terreno su cui sorgevano chiesa<br />

e convento in San Lazzaro compreso l’orto, la<br />

sacrestia con la soprastante stanza, il portico, la<br />

cisterna e il pozzo, mentre tutto il resto del fabbricato<br />

sarebbe stato abbattuto e il suo materiale<br />

utilizzato nella nuova costruzione dentro la città.<br />

Alcuni frati <strong>di</strong>moravano in una casa <strong>di</strong> Giacomo<br />

Costanzi in contrada San Salvatore in attesa che<br />

si concludessero i lavori <strong>di</strong> costruzione del nuovo<br />

convento e dell’ampliamento della chiesa che<br />

conservava il titolo ufficiale <strong>di</strong> San Salvatore al<br />

quale veniva unito quello della Visitazione della<br />

Vergine Maria a cui era de<strong>di</strong>cata la chiesa <strong>di</strong><br />

San Lazzaro, da qui la denominazione con cui<br />

da allora venne citata: «Santa Maria Nova in<br />

San Salvatore» e, a sua volta, la parrocchia venne<br />

chiamata «San Salvatore in Santa Maria Nova».<br />

La fraternità francescana era numerosa sin dal<br />

I FRATI MINORI A FANO<br />

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