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Das Rheingold (L'Oro del Reno) - Il giornale dei Grandi Eventi

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L’Intervista<br />

Parla il direttore<br />

Will Humburg<br />

A Pag. 2<br />

Guida all’ascolto<br />

Questo prologo <strong>del</strong>la Tetralogia<br />

fra recitativo e canto<br />

A Pag 8 e 9<br />

<strong>Il</strong> teatro di Bayreuth<br />

<strong>Il</strong> tempio wagneriano<br />

ancora feudo <strong>del</strong>la Famiglia<br />

A Pag 11<br />

Ludwig II<br />

di Baviera<br />

<strong>Il</strong> mistero <strong>del</strong>la morte<br />

<strong>del</strong> Re, grande<br />

mecenate di Wagner<br />

A Pag 13<br />

Anno XI - Numero 62 - 18 ottobre 2005<br />

DAS RHEINGOLD<br />

di Richard Wagner


2<br />

Un allestimento particolare<br />

questo <strong>del</strong> <strong>Das</strong><br />

<strong>Rheingold</strong>. Particolare<br />

perché la scenografia è basata<br />

sulla fusione di elementi scenici<br />

fissi e proiezioni di immagini<br />

generate dal computer.<br />

«La cosa interessantissima è che<br />

non si può distinguere tra scene<br />

costruite e proiezioni. Soprattutto<br />

i cambi tra una scena e l’altra<br />

saranno tutti a vista, come voleva<br />

Wagner. E’ una cosa molto,<br />

molto magica… con significati<br />

ben precisi che accompagneranno<br />

il cambiamento <strong>del</strong> significato<br />

psicologico. Tutto sarà il più fe<strong>del</strong>e<br />

possibile a ciò che voleva<br />

Wagner».A parlare è il direttore<br />

d’orchestra Will Humburg<br />

che torna sul podio <strong>del</strong>l’Opera<br />

di Roma dopo il Fi<strong>del</strong>io di<br />

Beethoven <strong>del</strong>l’ottobre 2004.<br />

<strong>Il</strong> suo rapporto con il teatro<br />

romano iniziò nel 2000 quando<br />

subentrò a Giuseppe Sinopoli<br />

nelle esecuzioni <strong>del</strong> Siegfried<br />

e Götterdämmerung. Diresse<br />

poi la prima assoluta di<br />

“Romanza, una favola romana”<br />

di Sergio Rendine nel 2002.<br />

D. Maestro, come ha pensato<br />

di interpretare musicalmente<br />

l’opera?<br />

«Io cerco di operare pochi interventi,<br />

decido al massimo il sinfonismo.<br />

Tutta la musica è strettamente<br />

legata alla scena e va vista<br />

attraverso di essa. <strong>Il</strong> tempo lo decide<br />

la scena, il cantante sul palco<br />

ed io, con la musica, devo fare<br />

l’interpretazione di quello che<br />

esprimono. Per questo ci sono<br />

<strong>del</strong>le pause: quasi ogni battuta è<br />

libera. Tutta l’opera è un grande<br />

recitativo, un pezzo di conversazione<br />

per musica e non un pezzo<br />

sinfonico con accompagnamento<br />

di voci».<br />

D. L’orchestra è stata rinforzata<br />

per l’occasione?<br />

«Nell’orchestra è stato inserito<br />

qualche elemento aggiuntivo, ma<br />

il fatto che l’esecuzione <strong>del</strong>l’Oro<br />

<strong>del</strong> <strong>Reno</strong> necessiti di un’orchestra<br />

grandissima è un mito da<br />

sfatare…. L’orchestra come l’aveva<br />

pensata Wagner, era la più<br />

grande fino ai suoi tempi, a parte<br />

Berlioz che aveva sognato un’or-<br />

<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Direttore responsabile<br />

Andrea Marini<br />

Direzione Redazione ed Amministrazione<br />

Via Courmayeur, 79 - 00135 Roma<br />

e-mail: <strong>giornale</strong>grandieventi@libero.it<br />

Editore A. M.<br />

Stampa<br />

Tipografica Renzo Palozzi<br />

Via Vecchia di Grottaferrata, 4 - 00047 Marino (Roma)<br />

Registrazione al Tribunale di Roma n. 277 <strong>del</strong> 31-5-1995<br />

© Tutto il contenuto <strong>del</strong> Giornale è coperto da diritto d’autore<br />

Le fotografie sono realizzate<br />

in digitale con fotocamera Kodak DC290<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

Parla il direttore Will Humburg<br />

"Un grande recitativo, un pezzo<br />

di conversazione per musica"<br />

~ ~ La Copertina ~ ~<br />

Henri Fantin-Latour, Scène premiere du<br />

<strong>Rheingold</strong> (1888)<br />

“Sul fondo <strong>del</strong> <strong>Reno</strong> – Crepuscolo verdognolo, più luminoso<br />

verso l’alto, più scuro verso il basso. La sezione<br />

alta è piena d’acqua ondeggiante, che fluisce senza<br />

sosta da destra a sinistra. Verso il fondo i flutti si<br />

sciolgono in una nebbia umida sempre più sottile, così<br />

che lo spazio, dal suolo all’altezza <strong>del</strong>l’uomo, sembra<br />

<strong>del</strong> tutto libero dall’acqua, la quale scorre via sopra al<br />

fondo color notturno come una fuga di nubi. Ovunque<br />

si ergono dal fondo scogliere scabre e <strong>del</strong>imitano lo<br />

spazio <strong>del</strong>la scena; tutto il terreno è spaccato in dentellata<br />

confusione, così che in nessun luogo è completamente<br />

pianeggiante e in ogni direzione lasciano immaginare<br />

più fondi abissi nella più fitta tenebra”.<br />

(Preludio “<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong>”)<br />

chestra ancora maggiore; successivamente,<br />

nell’Elektra e nella<br />

Salomè di Strauss essa era concepita<br />

ancora più grande. Questa<br />

volta disponiamo di un pochino<br />

meno archi per una questione di<br />

spazio nella buca e, sempre per<br />

motivi di spazio, abbiano due arpe<br />

al posto di sei. Ma le sei arpe si<br />

utilizzano solo in un punto e rappresentano<br />

soltanto un’amplificazione<br />

<strong>del</strong> suono. Sono modifiche<br />

d’organico che si fanno in<br />

tutti i teatri: in nessun teatro <strong>del</strong><br />

mondo c’è lo spazio sufficiente, a<br />

parte Bayreuth».<br />

D. Qual’è la sua lettura<br />

<strong>del</strong>l’Oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong>?<br />

«Sicuramente Wagner intendeva<br />

affrontare con quest’opera un discorso<br />

psicologico sulla società<br />

<strong>del</strong>l’800 a lui contemporanea, ma<br />

ha spostato la vicenda indietro –<br />

in un’era non definita - per<br />

esprimere meglio certe cose: infatti,<br />

descrivendo con i caratteri<br />

di Wotan l’Imperatore Guglielmo<br />

I sarebbe finito certamente in<br />

prigione. Usando il mito ha potuto<br />

esprimere più chiaramente certi<br />

concetti, ha potuto parlare più<br />

liberamente.<br />

Nel suo lavoro c’è una lettura filosofica<br />

tutta sua, a volte anche<br />

un po’discutibile, che poi ha cambiato<br />

dopo la lettura di Schopenhauer:<br />

all’inizio tutto era positivo<br />

ed infatti nella prima stesura<br />

<strong>del</strong> Crepuscolo vinceva l’amore<br />

e il messaggio era “Tu Sigfrido<br />

puoi regnare in pace”; poi<br />

ha capito che il mondo non andava<br />

così e la versione definitiva è<br />

più pessimista.<br />

Per me tutta la Tetralogia è di un<br />

pessimismo bestiale. Anche il<br />

Parsifal per me non è per niente<br />

un inno al germanismo ed alla<br />

Grande Germania come si vuol<br />

fare intendere. Per me Wagner<br />

non ha guardato tanto alla mitologia<br />

germanica, quanto piuttosto<br />

a quella greca, dove i personaggi<br />

hanno un significato intrinseco.<br />

Lui con queste opere ha<br />

inventato la psicanalisi 60 anni<br />

prima di Freud.<br />

C’è una psiche che si chiama<br />

Wotan, il quale parte come un<br />

“arrampicatore” che guarda al<br />

proprio piacere, ai propri vantaggi<br />

e poi impara che bisogna<br />

farsi da parte col proprio ego per<br />

qualcosa che va al di là <strong>del</strong> materialismo<br />

facendo parte di un<br />

mondo universale. In questo discorso<br />

tutti i personaggi possono<br />

essere visti come aspetti <strong>del</strong>la<br />

psiche di Wagner: Donner è la<br />

sua aggressività repressa, Brunilde<br />

il suo coraggio ma anche<br />

creatività; Fricka la sua morale,<br />

il suo superego; Alberich il suo<br />

subconscio cattivissimo, quasi<br />

alla de Sade; Siegrfried la sua<br />

proiezione sul futuro, quello che<br />

avrebbe voluto essere dovendo rinascere.<br />

Questa non è una idea<br />

solo mia. Esiste un libro di Robert<br />

Donington (musicologo<br />

–1907-1990 - che ha completato<br />

la decima di Mahler) “The Ring<br />

and its Symbols”, un’interpretazione<br />

<strong>del</strong> simbolismo wagneriano<br />

in chiave junghiana. Io sono convinto,<br />

dalla storia e dalla biografia<br />

di Wagner, che lui ha dovuto<br />

scrivere le sue opere per poter sopravvivere<br />

perché altrimenti sarebbe<br />

impazzito: era pieno di problemi<br />

psicologici, dal dubbio di<br />

chi era suo padre, al fatto che era<br />

cresciuto solo con donne…. Lui<br />

si è sentito sfruttato dalle persone,<br />

ha sofferto come un cane ed<br />

<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

ha fatto soffrire le persone. Perciò<br />

anche questo modo maniacale di<br />

lavorare, di concepire un opera<br />

lavorandoci 28 anni, portandola<br />

a termine come un buldozer, trovando<br />

alla fine, come per miracolo<br />

uno che gli finanziasse tutto.<br />

Pensare che ha concepito un’opera<br />

per un orchestra che non esisteva,<br />

per cantanti che non esistevano,<br />

per un teatro che non<br />

esisteva, con una tecnica che non<br />

esisteva, per un pubblico che non<br />

esisteva ..eppure ha incontrato<br />

come un miracolo Ludwig II ,<br />

una cosa inimmaginabile».<br />

And. Mar.<br />

~ ~ La Locandina ~ ~<br />

Stagione Lirica 2005<br />

Teatro Costanzi, 18 – 25 Ottobre 2005<br />

DAS RHEINGOLD<br />

(L’Oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong>)<br />

Vigilia <strong>del</strong>l’Anello <strong>del</strong> Nibelungo<br />

Musica e Libretto di Richard Wagner<br />

Maestro concertatore e Direttore Will Humburg<br />

Regia, Scene, Costumi<br />

film e disegno luci Pier’Alli<br />

Personaggi / Interpreti<br />

Wotan Ralf Lukas<br />

Donner Filippo Bettoschi<br />

Froh Cesare Ruta<br />

Loge Christian Franz<br />

Alberich Hartmut Welker<br />

Mime Peter Keller<br />

Fasolt Johann Tilli<br />

Fafner Philip Kang<br />

Fricka Katja Lytting<br />

Freia Elisabete Matos<br />

Erda Hanna Schwarz<br />

Woglinde Rosa Ricciotti<br />

Wellgunde Sonia Zaramella<br />

Flossihilde Antonella Trevisan<br />

ORCHESTRA DEL TEATRO DELL’OPERA<br />

Nuovo allestimento<br />

In lingua originale con sovratitoli in italiano a cura di Prescott Studio, Firenze<br />

L’ultimo appuntamento<br />

al Teatro Costanzi<br />

23 Novembre – 1 Dicembre LA SONNAMBULA<br />

di Vincenzo Bellini<br />

Direttore Bruno Campanella<br />

Regia Pier Francesco Maestrini<br />

Interpreti Stefania Bonfa<strong>del</strong>li, Nina Makarina,<br />

Dimitri Korchak, Enzo Capuano


<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Con L’Oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong> si<br />

apre la fase più<br />

matura e compiuta<br />

<strong>del</strong>la produzione wagneriana.<br />

La partitura fu composta<br />

tra il novembre 1853<br />

ed il 26 settembre 1854. La<br />

Tetralogia è stata per il<br />

compositore tedesco il fulcro<br />

<strong>del</strong>la propria esistenza:<br />

un lavoro di 28 anni, sfociato<br />

poi nella straordinaria<br />

avventura <strong>del</strong> suo sogno,<br />

la costruzione di un teatro<br />

– quello di Bayreuth – innovativo<br />

nella concezione,<br />

destinato alla sola rappresentazione<br />

<strong>del</strong>le proprie<br />

opere.<br />

Questo lavoro, che è la vigilia<br />

o prologo <strong>del</strong>l’Anello <strong>del</strong><br />

Nibelungo, torna all’Opera<br />

di Roma in forma scenica<br />

dopo ben 44 anni. L’ultima<br />

volta fu, infatti, l’8 febbraio<br />

1961 diretta da Lovro von<br />

Matacic. Successivamente<br />

è stata proposta solo nel<br />

SCENA I - E’ l’alba <strong>del</strong> mondo. <strong>Il</strong> <strong>Reno</strong> scorre lento.<br />

Sulla sommità di uno scoglio, tra i flutti, brilla l’oro<br />

<strong>del</strong> fiume custodito dalle ondine Woglinde, Wellgunde<br />

e Flosshilde, le figlie <strong>del</strong> <strong>Reno</strong>, che scherzano e cantano liete. All’apparire<br />

<strong>del</strong> nibelungo Alberich, nano maligno venuto fuori da un crepaccio, tacciono.<br />

Alberich vorrebbe conquistarle ma loro lo respingono schernendolo. Mentre<br />

egli cerca di afferrarle. Un raggio misterioso, penetrato fra le tenebre, illumina<br />

lo scoglio e il nano, attratto da quel fulgore, ne chiede spiegazione. Incautamente<br />

Woglinde e Wellgunde, ignorando gli ammonimenti <strong>del</strong>l’avveduta<br />

Flisshilde, gli rivelano il segreto <strong>del</strong> fiume: chi, rinunciando all’amore, saprà<br />

forgiarsi un anello con l’oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong> avrà il dominio <strong>del</strong> mondo e tutte le ricchezze<br />

<strong>del</strong>la terra. Alberich, accecato dalla cupidigia e ferito dal rifiuto <strong>del</strong>le<br />

ondine, rinnega l’amore, certo di potersi conquistare con il potere almeno il<br />

piacere e balzando sulla rupe strappa con forza l’oro dallo scoglio. Alberich,<br />

quindi, fugge via inabbissandosi tra i gorghi mentre le ondine provano piangendo<br />

ad inseguirlo.<br />

SCENA II - Wotan, l’anziano e stanco capo degli Dei, dorme su un prato fiorito<br />

con sua moglie Frika. Sulla vetta più alta, illuminata dal sole nascente, è Walhalla,<br />

la dimora degli Dei che Wotan ha fatto costruire ai giganti Fafner e suo fratello<br />

Fasolt. Frika si desta e sveglia il marito che orgoglioso loda il lavoro appena terminato<br />

dai giganti. Frika lo rimprovera però di aver promesso loro in pegno, come<br />

compenso per la costruzione <strong>del</strong> castello, la propria sorella Freia, dea <strong>del</strong>l’amore<br />

e <strong>del</strong>la giovinezza. Nel frattempo entra in scena proprio Freia inseguita dai<br />

giganti armati di ran<strong>del</strong>lo che reclamano il loro compenso. Fasolt è innamorato di<br />

Freia e la vorrebbe per allietare la sua dimora, mentre Fafner desidererebbe, tramite<br />

lei, privare gli Dei <strong>del</strong>le mele d’oro, frutto <strong>del</strong>l’eterna giovinezza, che la Dea<br />

sola sa coltivare. Wotan, il quale aveva ceduto Freia ai giganti su consiglio di Loge,<br />

Dio <strong>del</strong> fuoco, li schernisce in attesa che proprio Loge venga a trarlo d’impaccio.<br />

Anche Donner, Dio <strong>del</strong> tuono, e Froh, Dio di pace e fecondità, provano a dissuadere<br />

i giganti dai loro propositi su Freia, ma senza successo. Finalmente arriva<br />

Loge, che Wotan ha incaricato di risolvere la questione e furbescamente racconta<br />

<strong>del</strong>l’anello e <strong>del</strong>le ricchezze che ad esso sono legate. Fafner convince Fasolt<br />

a chiedere, quale ricompensa, l’oro al posto <strong>del</strong>la Dea. Nonostante le preoccupazioni<br />

di Wotan il patto è fatto ed il termine per il pagamento è stabilito per sera,<br />

mentre i giganti terranno Freia in ostaggio. <strong>Il</strong> mondo degli Dei avvizzisce ed invecchia<br />

senza Freia. Wotan e Loge, fra gli auguri di buona fortuna, partono per il<br />

Nibelheim, regno <strong>del</strong> nano, alla conquista di oro e anello.<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

1999 in forma di concerto<br />

diretta da Giuseppe Sinopoli.<br />

In totale questa è la settima<br />

volta in scena all’-<br />

Opera di Roma: la prima fu<br />

il 3 aprile 1906, quindi -<br />

come Tetralogia - fu riproposta<br />

nel 1938, 1939, 1943<br />

(tutte dirette da Tullio Serafin)<br />

e nel 1953 e 1961.<br />

Questa edizione si caratterizza<br />

per un allestimento -<br />

curato dallo scenografo<br />

Pier’Alli - davvero partico-<br />

La Trama<br />

lare: un connubio straordinario<br />

di scene fisse e<br />

proiezioni che si fondono<br />

in una visione unica, senza<br />

distinzioni. Una visione<br />

fantastica <strong>del</strong> mondo che<br />

ruota attorno a questa sorta<br />

di “buco nero” primordiale.<br />

Alla direzione torna<br />

il maestro tedesco Will<br />

Humburg che nel 2000<br />

subentrò a Sinopoli nelle<br />

esecuzioni <strong>del</strong> Siefried e<br />

Götterdämmerung.<br />

Le Repliche<br />

<strong>L'Oro</strong> <strong>del</strong> <strong>Reno</strong> torna a Roma dopo 44 anni<br />

SCENA III - La scena si apre nel Nibelheim, le viscere<br />

<strong>del</strong>la terra. Qui Alberich ha ridotto in schiavitù<br />

i nibelunghi, costringendoli a scavare alla ricerca <strong>del</strong>l’oro<br />

e accumulando immense ricchezze. Suo fratello Mime ha forgiato<br />

per lui un misterioso oggetto che però gli tiene nascosto. Si tratta di un elmo<br />

magico che rende invisibile chi lo indossa e permette di trasformarsi<br />

in qualsiasi forma. Alberich, contro il volere di Mime se ne impossessa e<br />

fugge via. Frattanto arrivano Wotan e Loge che apprendono da Mime<br />

stesso l’accaduto. Torna anche Alberich, al cui cenno tutti i nibelunghi si<br />

ritirano gridando. Loge provoca Alberich, convincendolo a mostrare i<br />

prodigiosi poteri <strong>del</strong> suo elmo ed egli si trasforma in un drago. Alla richiesta<br />

di Loge di trasformarsi in qualcosa di più piccolo il nano, caduto<br />

nel tranello, si muta in rospo. Wotan lo immobilizza, Loge gli strappa l’elmo<br />

e il perfido nano, tornato alle sue fattezze, viene portato prigioniero<br />

nel mondo degli Dei.<br />

SCENA IV - La scena è di nuovo nel regno degli Dei. In cambio <strong>del</strong>la libertà<br />

Alberich è costretto a cedere il suo oro e l’elmo. Wotan, notato l’anello al dito<br />

<strong>del</strong> nano lo sfila e lo prende come parte <strong>del</strong> riscatto. Alberich, conscio di<br />

aver perso ogni speranza di potere, lancia sull’anello una maledizione: chi<br />

non lo avrà vorrà averlo e chi lo possiede morirà! Ciò detto si dilegua. Si procede<br />

dunque al pagamento <strong>dei</strong> giganti che chiedono tanto oro quanto è necessario<br />

per ricoprirne la Dea. Per coprire i capelli di Freia, Fafner esige l’elmo<br />

magico e Fasolt, vedendo l’occhio <strong>del</strong>la Dea da una fessura <strong>del</strong> manto<br />

d’oro che la copre, chiede che venga colmata. <strong>Il</strong> tesoro però è finito, allora<br />

Fafner pretende che sia l’anello a riempire la fessura. Wotan protesta dichiarando<br />

che l’anello deve essere restituito alle ondine. Dal suolo sorge Erda, la<br />

Madre Terra che ingiunge a Wotan di cedere l’anello e profetizza la fine stessa<br />

<strong>del</strong> regno degli Dei. Detto ciò scompare. Wotan turbato, acconsente e getta<br />

l’anello sul tesoro. I due giganti si spartiscono il bottino e litigano su chi<br />

dovrà tenere l’anello. Fafner con una ran<strong>del</strong>lata uccide Fasolt, avverando la<br />

maledizione <strong>del</strong> nano, ammassa il bottino e scompare. Gli Dei, tornata Freia,<br />

sono di nuovo giovani. Donner raccoglie le nebbie in una tempesta e Froh<br />

traccia un arcobaleno nel cielo. Usando l’arcobaleno come ponte gli Dei, ad<br />

eccezione di Loge che li abbandona per la loro ingenuità - si credono potenti<br />

e sono invece prossimi alla rovina - si avviano verso Walhalla, la loro nuova<br />

dimora. Dalle profondità <strong>del</strong> <strong>Reno</strong> si ode il triste lamento <strong>del</strong>le ondine per<br />

l’oro perduto. (m. e. l.)<br />

3<br />

Giovedì 20 ottobre, ore 20,30<br />

Venerdì 21 ottobre, ore 20,30<br />

Sabato 22 ottobre, ore 18,00<br />

Domenica 23 ottobre, ore 17,00<br />

Martedì 25 ottobre, ore 20,30


<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Christian Franz<br />

Loge, Dio <strong>del</strong> fuoco e<br />

consigliere di Wotan<br />

Aprestare la voce a Loge sarà Christian Franz. Originario di Monaco<br />

di Baviera, Franz ha studiato canto presso il Prof. Blashke a<br />

Monaco. Le sue prime esibizioni si sono tenute a Regensburg e a<br />

Wuppertal; successivamente Franz ha lavorato al Teatro lirico di<br />

Kassel, fino al 1999, interpretando, tra gli altri ruoli, Loge nel <strong>Das</strong><br />

<strong>Rheingold</strong>, Siegmund e Siegfrid nel Die Walküre. A partire dalla<br />

stagione 2002/03 ha viaggiato per i teatri di tutto il mondo, cantando<br />

soprattutto nei ruoli di personaggi tedeschi come Loge,<br />

Siegmund, Siegfried, Tristan, Herodes. Tra gli importanti teatri in<br />

cui si è esibito ricordiamo la Staatsoper di Berlino, i teatri lirici di<br />

Francoforte, Dresda, Trieste, Colonia, Bonn, Tokyo, New York e<br />

Toronto. Nel 2001 ha esordito a Bayreuth come Siegfried ed è stato<br />

invitato per l’anno successivo allo stesso festival presso lo<br />

Staatsoper per interpretare il ruolo di Loge. Al Teatro <strong>del</strong>l'Opera<br />

di Roma si esibito due volte nel Die Zauberflöte (l'ultima volta nel<br />

2004) ed ha partecipato all'inaugurazione <strong>del</strong>la stagione 2004, nella<br />

prima assoluta <strong>del</strong>la Marie Victoire di Respighi.<br />

Hartmut Welker<br />

Alberich, il nano<br />

offuscato dalla sete<br />

di potere<br />

Si esibirà nel ruolo di Alberich il baritono tedesco Hartmut<br />

Welker, che ha iniziato la sua carriera di cantante<br />

all'Opera di Aachen. Membro <strong>del</strong>la Staaystheater Karlsruhe<br />

per tre anni, è stato invitato ad esibirsi nei più grandi<br />

teatri lirici <strong>del</strong> mondo. Lo troviamo sul palcoscenico <strong>del</strong>la Scala di<br />

Milano (dove è stato Telramund nel Lohengrin, Klingsor nel Parsifal,<br />

e Alberich nel Siegfried), al Festival di Edimburgo, al Maggio Musicale<br />

Fiorentino, alla Royal Opera House Covent Garden, presso l’Opera<br />

di Amburgo, di Berlino, di Monaco e di Vienna. Nel 1984 ha<br />

esordito a Chigago sotto la direzione di Claudio Abbado, debuttando<br />

in seguito al Metropolitan Opera di New York e a Fila<strong>del</strong>fia sotto<br />

la direzione di Riccardo Muti. <strong>Il</strong> suo debutto nel Ring di risale al<br />

1998/99, presso Karlsuhe. Dal 2002 Welker ha interpretato il ruolo<br />

di Alberich nel Ring, sia al Festival di Bayreuth, sia all’Opera di Dresda.<br />

Quest’anno sarà impegnato nel Parsifal a Los Angeles, mentre<br />

nel 2006 canterà a Nizza, Dresda (di nuovo nel Ring), Bayereuth,<br />

Tokyo. Accanto all’attività operistica, Welker si dedica all’attività<br />

concertistica ed alle produzioni televisive.<br />

Johann Tilli<br />

<strong>Il</strong> gigante Fasolt,<br />

vittima <strong>del</strong>l’anello<br />

Sarà Johann Tilli ad interpretare il ruolo di Fasolt. Nato nel<br />

1967 in Finlandia, Tilli ha studiato canto presso l'Accademia<br />

Sibelius di Helsinki; ha lavorato dal 1990 al 1996 alla<br />

Staatsoper di Amburgo, poi per due anni alla Deutsche Opera<br />

am Rhein di Düsseldorf, e attualmente è membro <strong>del</strong> Sächsische<br />

Staatsoper di Dresda. E' stato ospite di teatri importanti quali<br />

l'Opera di Berlino, la Bühnen der Stdt di Köln, la Städtische<br />

Bühnen Frankfurt, la Staatsoper München, la Finnische Staatsoper<br />

Helsinki, la Bayereuth Festspiele, la Opernfestspiele<br />

Savolinna. <strong>Il</strong> suo repertorio comprende opere di Beethoven,<br />

Mozart, Puccini, Rossini, Tschaikowsky, ma soprattutto di Verdi<br />

e di Wagner (di cui ha interpretato <strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong>, Die<br />

Walküre, Siegfrid, Der fliegende Holländer, Tannhäuser, Tristan und<br />

Isolde, Lohengrin, Meistersinger, Parsifal).<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

Ralf Lukas<br />

Wotan, capo degli Dei e<br />

custode <strong>del</strong>l’ordine universale<br />

<strong>Il</strong> ruolo di Wotan sarà interpretato da Ralf Lukas, che, nato a Bayreuth,<br />

ha studiato alla Hochschule der Künste di Berlino con W.<br />

Murray. Tra i vari concorsi vinti, c'è il “Concorso Internazionale <strong>dei</strong> Cantanti”<br />

di Hertogenbosch nel<br />

1991. Dal 1987 al 2002<br />

Lukas è stato membro <strong>del</strong>l'ensamble<br />

<strong>del</strong>la Deutsche<br />

Oper Berlin, interpretando<br />

tra gli altri i ruoli di Donner<br />

(<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong>), di Heerrufer<br />

(Lohengrin), di Biterolf<br />

(Tannhäuser) e di Beckmesser<br />

(Meistersinger). E’stato<br />

ospite di teatri come Hamburgische<br />

Staatsoper, Dresden<br />

Semperoper, Glyndebourne<br />

Touring Opera,<br />

Bayerische Staatoper e il<br />

Metropolitan Opera di New<br />

York. Nel 1999 ha ottenuto<br />

un grande successo nel suo<br />

esordio come Wotan in <strong>Das</strong><br />

<strong>Rheingold</strong> allo Städtischen<br />

Bühnen Münster, che è stato<br />

seguito dall’esibizione<br />

nel Die Walküre, nel Siegfried<br />

e nel Die Götterdämmerung.<br />

Le opere wagneriane<br />

rappresentano una parte<br />

centrale <strong>del</strong> repertorio musicale<br />

di Lukas.<br />

Christian Franz, Hartmut Welker, Ralf Lukas<br />

Philip Kang<br />

Fafner, fratello assassino<br />

5<br />

Philip Kang sarà il gigante Fafner. Formatosi in canto presso il<br />

conservatorio di Seoul, in Corea, e a Milano presso la scuola di<br />

Mario <strong>del</strong> Monaco, Kang è stato ospite di teatri prestigiosi sia<br />

tedeschi che stranieri, come la Bayerische Staatoper München, la<br />

Staatsoper Wien, e ancora l’Opera di Berlino, di Amburgo, di Zurigo,<br />

di Madrid, di Londra, <strong>del</strong> Tanglewood Festival (negli USA), di<br />

Bruxelles. Dal 1988 canta presso la Bayeeuth Hunding nei ruoli di<br />

Fafner e Hagen.<br />

Katja Lytting<br />

Fricka, moglie di Wotan<br />

La voce di Fricka sarà quella di Katja Lytting. Dopo aver iniziato<br />

lo studio <strong>del</strong> canto in Svezia, suo paese natale, Lytting<br />

ha proseguito diplomandosi al Conservatorio di Bologna. E'<br />

vincitrice <strong>del</strong> "Phila<strong>del</strong>phia Opera Company - Luciano Pavarotti<br />

Voice Competition". Si è esibita al Teatro Regio di Torino, al Teatro<br />

<strong>del</strong>la Scala, al Maggio Musicale Fiorentino; all'estero a Bilbao, a Siviglia,<br />

in Olanda, a Copenhagen, a Colonia, a Gothenburg, a Vienna,<br />

in Gran Bretagna, a Marsiglia. <strong>Il</strong> suo repertorio è ricco anche<br />

dal punto di vista concertistico. Ha collaborato con grandi direttori<br />

d’orchestra, tra cui Bychkov, Gavazzeni, Giulini, Inbal, Muti e Sinopoli.<br />

Lytting è stata anche ospite <strong>del</strong> Teatro <strong>del</strong>l'Opera di Roma,<br />

dove ha interpretato Tristan und Isolde nel ruolo di Bragäne. Tra i<br />

altri ruoli wagneriani in cui si è esibita, ricordiamo anche come<br />

Fricka ne Die Walküre.<br />

Pagina a cura di Diana Sirianni – Foto di Corrado M. Falsini


6<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Concetti fondamentali <strong>del</strong>la musica di Wagner<br />

Leitmotiv e Melodia infinita in contrapposizione alle Forme chiuse<br />

<strong>del</strong> Nibelungo<br />

costituisce una <strong>del</strong>le<br />

L’anello<br />

opere più straordinarie<br />

che siano mai state<br />

concepite. <strong>Grandi</strong>ose le dimensioni<br />

(quattro opere di<br />

circa quattro ore e mezza l’una!);<br />

grandiosi gli organici;<br />

grandiosa la concezione filosofica<br />

che le ispira.<br />

Sul piano musicale il “Ring”<br />

segna la piena affermazione<br />

<strong>del</strong>lo stile e <strong>del</strong>le tecniche tipiche<br />

<strong>del</strong> linguaggio wagneriano<br />

che si staccò totalmente<br />

dall’opera alla moda di<br />

stampo italiano o francese.<br />

Wagner critico<br />

Sull’opera italiana e francese<br />

Wagner coniò la definizione<br />

di “musica assoluta” che<br />

comparve per la prima volta<br />

in uno scritto sulla “Nona<br />

Sinfonia” di Beethoven. Era<br />

un termine riferito alla musica<br />

strumentale e ricorreva<br />

spesso nelle due opere teoriche<br />

“L’opera d’arte <strong>del</strong>l’avvenire”<br />

<strong>del</strong> 1849 e “Opera e<br />

dramma” <strong>del</strong> 1851. <strong>Il</strong> termine<br />

“musica assoluta” ha in Wagner<br />

accezione negativa poiché<br />

essa è una forma difettiva,<br />

essendo staccata dalla<br />

parola e dal gesto. Wagner<br />

emise un giudizio negativo<br />

anche sulla musica operistica<br />

italiana e francese criticando<br />

il fatto che il collegamento<br />

esistente tra musica e<br />

parola fosse artificioso ed<br />

esteriore.<br />

La critica al teatro <strong>del</strong>l’epoca<br />

si può sintetizzare in due<br />

aspetti fondamentali. <strong>Il</strong> primo<br />

deriva dalla polemica<br />

contro l’opera impresariale,<br />

asservita a logiche di mercato:<br />

per Wagner il teatro è un<br />

luogo mistico in cui si compie<br />

un rito cui assistere con<br />

una particolare concentrazione<br />

(anche se non va dimenticato<br />

che con il tempo<br />

anche Bayreuth si è trasformato<br />

in un luogo di turismo<br />

culturale!).<br />

<strong>Il</strong> secondo punto riguarda<br />

invece il fondamentale rapporto<br />

fra musica e poesia. <strong>Il</strong><br />

L’evoluzione <strong>dei</strong><br />

nomi <strong>del</strong> Ring<br />

nota che L’Oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong> (Prologo o Vigilia <strong>del</strong>l’Anello<br />

<strong>del</strong> Nibelungo) fu battezzato in origine <strong>Il</strong> furto <strong>del</strong>l’oro <strong>del</strong><br />

E’cosa<br />

<strong>Reno</strong> (solo in relazione all’Abbozzo <strong>del</strong> 1852, che tuttavia<br />

recava, con il punto interrogativo il titolo definitivo. Questo è già<br />

presente nell’edizione privata <strong>del</strong> poema, pubblicata in Svizzera<br />

nel 1853 in soli 50 esemplari). Più articolata e complessa è la modifica<br />

<strong>del</strong> titolo <strong>del</strong>le ultime due Giornate <strong>del</strong>l’Anello: Sigfrido e Crepuscolo<br />

degli Dei furono per lungo tempo denominati rispettivamente<br />

Der junge Siegfried (<strong>Il</strong> giovane Sigfrido) e Siegfrieds Tod<br />

(Morte di Sigfrido), fatto dovuto essenzialmente alla composizione<br />

a ritroso <strong>del</strong> poema nibelungico. In genere le biografie e le<br />

cronologie (Martin Gregor-Dellin, Kroplin) collocano nel settembre<br />

<strong>del</strong> 1856 il periodo <strong>del</strong>la decisione di Wagner di variare il titolo<br />

<strong>dei</strong> due poemi. Nell’Autobiografia “La mia vita” Wagner spiega:<br />

«dovetti anche dare un nuovo titolo all’ultimo dramma, corrispondente<br />

al suo reale rapporto all’intero poema e lo intitolai Crepuscolo degli<br />

Dei, mentre <strong>Il</strong> giovane Sigfrido, non avendo più per oggetto un episodio<br />

isolato <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>l’eroe, ed assumendo invece la sua giusta posizione<br />

nella cornice complessiva, accanto alle altre figure principali, poté<br />

chiamarsi semplicemente Sigfrido».<br />

La collocazione <strong>del</strong>la data è basata essenzialmente sulle annotazioni<br />

di Wagner negli Annalen (contenuti nel Braunes Buch, “<strong>Il</strong><br />

libro bruno”) e sulla lettera a Franz Miiller <strong>del</strong> 22 maggio 1856. Ma<br />

successive testimonianze comprovano che nella mente di Wagner<br />

convissero a lungo entrambi i titoli. Nelle missive ad August<br />

Rockel e a Karl Klindworth (23 e 25 agosto 1856) compaiono ancora<br />

i titoli originari. Gli estensori <strong>del</strong> Catalogo <strong>del</strong>le opere wagneriane<br />

sostengono giustamente che la denominazione definitiva<br />

sia da correlare solo con l’edizione a stampa <strong>del</strong>l’Anello <strong>del</strong> 1863.<br />

Infatti, ancora nella lettera <strong>del</strong> 28 agosto 1859 ad Otto Wesendonck<br />

con l’abbozzo <strong>del</strong> contratto di cessione <strong>dei</strong> diritti sull’opera e<br />

nel 1861 (lettera <strong>del</strong> 17 ottobre all’editore Schott), i due drammi<br />

sono denominati Der junge Siegfried e Siegfrieds Tod. F.G.<br />

nodo di partenza è il famoso<br />

enunciato su cui si dibatte<br />

dalla nascita <strong>del</strong>l’opera: è la<br />

L’ultimo ritratto di Wagner <strong>del</strong><br />

12 febbraio 1879<br />

musica a servizio <strong>del</strong>la poesia<br />

o viceversa? Wagner, che<br />

fu sempre autore tanto <strong>del</strong>la<br />

musica quanto <strong>del</strong> testo, non<br />

attribuì alcuna supremazia a<br />

una <strong>del</strong>le due parti in causa<br />

perché aggiunse una terza<br />

“variabile”, il dramma, inteso<br />

come azione. Musica e poesia<br />

Nel corso <strong>del</strong>la composizione <strong>del</strong>l’Anello<br />

- dalla stesura <strong>del</strong> saggio I Nibelunghi,<br />

agli Abbozzi <strong>del</strong>la Morte di Siegfried<br />

(1848), de La Valchiria e de L’Oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong>,<br />

fino alla prima edizione pubblica (1863) -<br />

Wagner modificò non solo i titoli <strong>del</strong>le<br />

due ultime Giornate, ma anche i nomi <strong>dei</strong><br />

personaggi che, com’è noto, erano in massima<br />

parte derivate dalle sue fonti mitiche<br />

(fra le principali le raccolte poetiche <strong>del</strong><br />

XIII Sec. Edda e Nibelungenlied). Altri nomi<br />

invece (le tre Figlie <strong>del</strong> <strong>Reno</strong>, le otto<br />

Valchirie), anch’essi peraltro in parte<br />

modificati nel corso <strong>del</strong> tempo, sono<br />

squisita invenzione <strong>del</strong> Maestro. Negli<br />

Abbozzi rinveniamo dunque numerosi<br />

nomi lievemente diversi da quelli definitivi,<br />

che talora coesistono già nel corso<br />

<strong>del</strong>lo stesso Abbozzo (es. Fro e Froh).<br />

Questi nomi hanno generalmente una<br />

maggior congruenza, anche sotto l’aspetto<br />

ortografico, con la lingua tedesca<br />

rispetto agli originali che tradiscono la derivazione<br />

scandinava. In taluni casi, i nomi<br />

degli Abbozzi sono già quelli definitivi<br />

(Alberich, Hunding, Hagen). È opportuno<br />

inoltre precisare che i nomi <strong>dei</strong> personaggi<br />

<strong>del</strong> Nibelungen-Mythus(la cui composizione<br />

- ottobre 1848 - è precedente a<br />

quella di tutti gli Abbozzi in prosa) compaiono<br />

già nella loro versione finale.<br />

Questa discordanza è dovuta al fatto che<br />

il Maestro, poco prima <strong>del</strong>la pubbli-<br />

erano dunque entrambe al servizio<br />

<strong>del</strong> dramma.<br />

Leitmotiv e Melodia<br />

infinita<br />

Wagner, nel citato saggio<br />

sulla “Nona Sinfonia”, affermò<br />

di voler partire da dove<br />

Beethoven si era fermato,<br />

ovvero da una struttura<br />

sinfonica nella quale la voce<br />

avesse una valenza nuova.<br />

Tale continuità è affermata<br />

non solo sul piano ideologico,<br />

ma anche su quello tecnico-compositivo.<br />

Già nei primi<br />

scritti teorici, la struttura<br />

musicale <strong>del</strong> dramma era<br />

definita come una “trama di<br />

motivi” che doveva abbracciare<br />

tutta l’opera e non solo<br />

alcune parti di essa.<br />

Concetti fondamentali <strong>del</strong><br />

teatro wagneriano sono<br />

quelli di “melodia infinita”<br />

e “leitmotiv”.<br />

“Leitmotiv” (il termine fu coniato<br />

da Hans von Wolzogen,<br />

autore <strong>del</strong>la prima guida<br />

all’Anello <strong>del</strong> Nibelungo<br />

nel 1876) significa “tema<br />

conduttore” e indica in Wagner<br />

un’idea musicale che il<br />

compositore associa o a un<br />

personaggio, o a una situazione,<br />

o a un sentimento; il<br />

ritorno di quella situazione<br />

è, dunque, sottolineata dal<br />

riapparire <strong>del</strong> tema, nelle<br />

voci o in orchestra.<br />

“Melodia infinita” definisce invece<br />

il flusso musicale continuo<br />

<strong>del</strong> discorso. Importante<br />

in Wagner fu la scomparsa<br />

<strong>del</strong>le forme chiuse che caratterizzavano<br />

il teatro italiano e<br />

francese <strong>del</strong>l’epoca. Ne nasce,<br />

dunque, un discorso musicale<br />

aperto, senza ripetizioni, interruzioni,<br />

ecc.<br />

Le voci sono spesso trattate come<br />

strumenti, si mescolano a<br />

questi, non sempre hanno i temi<br />

principali che magari emergono<br />

dall’orchestra, il che richiede<br />

spesso agli interpreti<br />

voci davvero potenti, in grado<br />

di non essere sommerse dal<br />

mare di suoni provenienti dal<br />

golfo mistico.<br />

Francesca Oranges<br />

L’evoluzione <strong>dei</strong> nomi<br />

<strong>dei</strong> personaggi<br />

cazione <strong>del</strong> Nibelungen-Mythus nel secondo<br />

volume <strong>del</strong>le Gesammelte Schriften<br />

und Dichtungen (1871), apportò alcune<br />

correzioni su una copia <strong>del</strong>l’abbozzo <strong>del</strong><br />

1848, modificando tra l’altro i nomi <strong>dei</strong><br />

personaggi congruentemente con quelli<br />

<strong>del</strong>l’edizione <strong>del</strong>l’Anello pubblicata nel<br />

1863. <strong>Il</strong> ritrovamento, negli Archivi <strong>del</strong><br />

Museo di Villa Wahnfried in Bayreuth, di<br />

questa copia corretta da Wagner di proprio<br />

pugno è recente. Abbiamo riunito in<br />

una tabella i nomi adottati da Wagner<br />

negli Abbozzi in prosa, indicandone a fianco<br />

il corrispondente, ben noto, che si<br />

ritrova nei poemi <strong>del</strong>l’Anello. La tabella<br />

riporta, per completezza, anche quei<br />

pochi nomi che non si riferiscono a personaggi,<br />

come la spada invincibile di Siegmund<br />

(prima) e di Siegfried (poi), denominata<br />

Balmung nelle fonti originali, e da<br />

Wagner ribattezzata Notung, «figlia <strong>del</strong>la<br />

necessità».<br />

F.G.<br />

Balmung = Notung<br />

Bronnlinde = Woglinde<br />

Brünhild[e] = Brünnhilde<br />

Donnar = Donner<br />

Flosslinde = Flosshilde<br />

Freija = Freia<br />

Frigga = Fricka<br />

Frikka = Fricka<br />

Fro = Froh<br />

Geerhilde = Gerhilde<br />

Griemhilde = Grimhilde<br />

Gudrun[e] = Gutrune<br />

Helja = Hella<br />

Loke = Loge<br />

Rosswilde = Rossweisse<br />

Siegelind[e] = Sieglinde<br />

Sieglind = Sieglinde<br />

Sigelind[e] = Sieglinde<br />

Sigmund = Siegmund<br />

Wodan = Wotan<br />

Woghilde = Woglinde


<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

La prima <strong>del</strong> <strong>Rheingold</strong> e la fine di un’amicizia regale<br />

Scandali e contrasti per il primo allestimento <strong>del</strong>l’opera<br />

di un giovane<br />

Re e la prudenza <strong>del</strong><br />

L’impazienza<br />

maturo Wagner, la generosità<br />

<strong>del</strong> mecenate e l’avidità<br />

insaziabile <strong>del</strong> musicista, l’autocrazia<br />

<strong>del</strong> Sovrano e l’impotenza<br />

<strong>del</strong>l’artista: questi i fronti<br />

estremi che resero la prima rappresentazione<br />

<strong>del</strong>l’Oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong>,<br />

una vicenda tormentata, densa<br />

di contrasti e di malumori, cui si<br />

mescolarono scandali di varia<br />

natura.<br />

Era il 1869 quando il re di Baviera<br />

Ludwig II, grande protettore<br />

e ammiratore di Wagner,<br />

scriveva al compositore:<br />

«Vi imploro, caro amico, fate tutto<br />

ciò che è possibile per rendere possibile<br />

questa rappresentazione: oh, ho<br />

bisogno di queste gioie per non essere<br />

inghiottito dalla vita banale di<br />

ogni giorno!»<br />

Pur avendo terminato <strong>Das</strong><br />

<strong>Rheingold</strong> già nel 1854, Wagner<br />

voleva attendere il completamento<br />

<strong>del</strong>le altre tre opere <strong>del</strong><br />

Ciclo <strong>del</strong> Ring, prima di rappresentarla.<br />

Tuttavia, considerato<br />

che Ludwig aveva già anticipato<br />

migliaia di gulden (moneta<br />

bavarese <strong>del</strong>l’epoca) per l’intera<br />

Tetralogia, che per contratto<br />

avrebbe dovuto essere consegnata<br />

entro il 1867, il compositore<br />

si decise - obtorto collo - a<br />

collaborare per gestire la <strong>del</strong>icata<br />

messinscena <strong>del</strong>l’opera presso<br />

il Königliches Hof- und Nationalthater<br />

di Monaco.<br />

Suo primo intento fu<br />

di imporre un direttore<br />

d’orchestra che<br />

seguisse scrupolosamente<br />

le sue direttive.<br />

Infatti, il povero<br />

Hans von Bülow,<br />

che l’anno prima<br />

aveva diretto i Maestri<br />

Cantori di Norimberga,completamente<br />

esaurito a causa<br />

<strong>del</strong>la relazione amorosa<br />

tra sua moglie<br />

Cosima e Wagner,<br />

questa volta diede<br />

clamorosamente forfait.<br />

La scelta cadde sul<br />

grande direttore<br />

Hans Richter, ma<br />

con questa sostituzione<br />

si ovviò solamente<br />

ad una piccola<br />

parte <strong>dei</strong> problemi<br />

che ancora rimanevano<br />

da risolvere e<br />

che riguardavano<br />

soprattutto l’allesti-<br />

mento scenico: nani trasformanti<br />

in draghi, ponti di arcobaleno,<br />

dorate città celesti e molti altri<br />

elementi <strong>del</strong> fantastico sogno<br />

wagneriano, costituivano quasi<br />

insormontabili sfide per la scenotecnica<br />

<strong>del</strong>l’epoca.<br />

Fu chiamato il geniale scenografo<br />

Karl Brandt, che, pur risolvendo<br />

molte questioni, dovette<br />

scontrarsi con il problema<br />

<strong>del</strong>la scena iniziale <strong>del</strong> nuoto<br />

<strong>del</strong>le Ondine. Dapprima si appesero<br />

le cantanti ad alti carrelli<br />

sospesi, mossi dai macchinisti<br />

attraverso speciali tiranti.<br />

Quando una <strong>del</strong>le Ondine si<br />

sentì male e rigettò addosso ai<br />

macchinisti sottostanti, si decise<br />

saggiamente di affidare i ruoli<br />

ad alcune ballerine e di far cantare<br />

le cantanti dietro le quinte.<br />

<strong>Il</strong> 27 agosto 1869 si diede la prova<br />

generale alla presenza <strong>del</strong> Re<br />

e di 500 invitati. Pur ottimamente<br />

riuscita l’esecuzione musicale,<br />

la messa in scena si rivelò disastrosa.<br />

Così, mentre lo scenografo<br />

Brandt lottava con le leggi<br />

<strong>del</strong>la fisica per rendere finalmente<br />

credibili le atmosfere leggendarie<br />

<strong>del</strong>l’opera, il direttore<br />

Richter, resosi conto di una possibile<br />

catastrofe, avvertì Wagner,<br />

chiedendogli di far rinviare<br />

a tutti i costi la prima, prevista<br />

per il 29. Inoltre, lo stesso Richter,<br />

per seguire zelantemente<br />

le indicazioni di Wagner, si era<br />

messo in urto con il direttore <strong>del</strong><br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

La prima rappresentazione <strong>del</strong>l’Oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong> a Monaco in una stampa <strong>del</strong>l’epoca<br />

teatro Karl von Perfall,<br />

che si rivolse<br />

direttamente al Re.<br />

Quando Ludwig II<br />

apprese che Richter<br />

aveva affermato di<br />

accettare ordini solamente<br />

da Wagner,<br />

reagì da vero<br />

autocrate e scrisse<br />

al Segretario di corte:<br />

«<strong>Il</strong> comportamento<br />

di Wagner e <strong>del</strong>la<br />

plebaglia di teatro è<br />

assolutamente sfrontato<br />

e criminale. E’<br />

un’aperta rivolta<br />

contro i miei ordini e<br />

questo non posso tollerarlo.<br />

Richter non<br />

deve in nessun caso<br />

dirigere e se ne deve<br />

andare immediatamente!<br />

».<br />

Vane risultarono le suppliche di<br />

Wagner al Sovrano, così il compositore<br />

non poté far altro che<br />

sfogarsi con il nuovo direttore<br />

designato, Franz Wüllner: «State<br />

in guardia e non toccate il mio<br />

spartito Signore, o andrete all’inferno.<br />

Potete dire al Vostro amico<br />

Perfall di andare dal Re e rendere<br />

piena confessione <strong>del</strong>la sua totale<br />

incompetenza. Avete bisogno di<br />

molte lezioni da me prima di riuscire<br />

a capire che non capite nulla».<br />

Per smorzare tali tensioni<br />

Ludwig di Baviera, tramite il<br />

suo segretario, impedì a Wagner<br />

di recarsi a Monaco,<br />

perché le prove<br />

di Wüllner non fossero<br />

intralciate.<br />

Parve incredibile che<br />

il Sovrano, che da<br />

anni aveva finanziato<br />

e lusingato Wagner<br />

contro il parere<br />

<strong>dei</strong> suoi funzionari,<br />

questa volta si fosse<br />

servito proprio di loro<br />

per tenerlo lontano.<br />

La prima <strong>del</strong>l’Oro <strong>del</strong><br />

<strong>Reno</strong> ebbe finalmente<br />

luogo il 22 settembre,<br />

senza il compositore,<br />

e fu un successo<br />

clamoroso, soprattutto<br />

per<br />

Ludwig. Anche la<br />

stampa si dimostrò<br />

generalmente favorevole,<br />

a parte la<br />

stoccata <strong>del</strong> Bayerische<br />

Vaterland che<br />

definì la scena <strong>del</strong>le<br />

Ondine «quell’acqua-<br />

Franz Wüllner, primo direttore <strong>del</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

7<br />

rio di puttane».<br />

Addolcito dal successo <strong>del</strong>l’opera,<br />

Ludwig scrisse a Wagner<br />

scusandosi per averlo maltrattato:<br />

«...Mi rendo conto <strong>del</strong> mio errore<br />

e mi dispiace. I miei sentimenti<br />

di amicizia per Voi sono più<br />

forti che mai, i Vostri ideali sono i<br />

miei e servirVi è la mia missione<br />

sulla terra».<br />

Non passò molto tempo che<br />

Ludwig chiese a Wagner di<br />

mettere in scena la seconda opera<br />

<strong>del</strong> Ciclo: La Valchiria. <strong>Il</strong> compositore<br />

credette di poter chiedere<br />

a buon diritto un anno per<br />

il lavoro. Ma il Re non gli accordò<br />

neppure questa volta il<br />

tempo richiesto. <strong>Il</strong> compositore,<br />

esasperato, gli scrisse: «...Desiderate,<br />

mio Grazioso Sovrano che il<br />

lavoro venga fatto come voglio io<br />

oppure no? O desiderate soltanto<br />

aggravare le mie difficoltà?».<br />

Ludwig non apprezzò il tono<br />

diretto <strong>del</strong>la lettera e non rispose<br />

neppure. L’anno dopo il Re<br />

fece mettere in scena La Valchiria,<br />

ignorando le consuete richieste<br />

di dilazione <strong>del</strong> compositore,<br />

il quale gli espresse il dolore<br />

per “l’inaudito trattamento”<br />

riservato ai suoi lavori. <strong>Il</strong><br />

monarca si offese ancora e da allora<br />

il rapporto fra i due si compromise<br />

irrimediabilmente. Wagner<br />

non aveva capito una cosa<br />

fondamentale: Ludwig pur<br />

amando alla follia la musica ed i<br />

riferimenti leggendari <strong>del</strong>le<br />

opere wagneriane, non poteva<br />

tollerare che si mancasse di rispetto<br />

al suo ruolo di Sovrano,<br />

che si mettesse in discussione la<br />

propria Autorità.<br />

Andrea Cionci


8<br />

una notte<br />

insonne e febbri-<br />

«Dopo<br />

le, il giorno dopo<br />

mi costrinsi a passeggiare<br />

attraverso le colline <strong>dei</strong><br />

dintorni, rivestite di boschetti<br />

di pini. Tutto mi pareva<br />

nudo e deserto e non<br />

capivo che ci stessi a fare.<br />

Tornato a casa nel pomeriggio,<br />

mi distesi stanco<br />

morto sopra un duro giaciglio,<br />

aspettando il sonno<br />

lungamente agognato. Esso<br />

non venne; caddi invece in<br />

una specie di dormiveglia,<br />

nel quale ebbi improvvisamente<br />

la sensazione di<br />

sprofondare in una forte<br />

corrente d’acqua. <strong>Il</strong> suo rumorio<br />

mi determinò ben<br />

presto come un suono musicale<br />

e precisamente l’accordo<br />

di mi bemolle maggiore,<br />

dissolto in arpeggi<br />

continuamente ondeggianti:<br />

questi arpeggi si configurarono<br />

in forme melodiche<br />

sempre più mosse, ma<br />

senza mai uscire dalla tria-<br />

de pura di mi bemolle maggiore<br />

che con la sua continuità<br />

pareva prestare una<br />

significazione infinita all’elemento<br />

in cui io sprofondavo.<br />

Con la sensazione<br />

<strong>del</strong>le onde che ora rumoreggiavano<br />

alte su di me, mi<br />

destai bruscamenteatterrito<br />

dal mio dormiveglia.Tosto<br />

riconobbi<br />

che mi si era<br />

rivelato il preludioorchestrale<br />

<strong>del</strong>l’Oro<br />

<strong>del</strong> <strong>Reno</strong> quale<br />

io lo portavo in<br />

me senza pure<br />

averlo potuto<br />

distinguere<br />

esattamente. E<br />

rapidamente<br />

compresi anche<br />

qual era la<br />

mia condizione:<br />

non dall’esterno<br />

ma soltantodall’animo<br />

mio doveva<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

fluire a me la corrente di vita».<br />

Così nella sua Autobiografia<br />

(“La mia vita”), Richard<br />

Wagner raccontò<br />

l’emozionante genesi,<br />

nella sua fantasia, <strong>del</strong><br />

preludio <strong>del</strong>l’Oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong>,<br />

durante il suo soggiorno<br />

in Italia nel 1853 a<br />

La Spezia. Un viaggio in<br />

mare alquanto movimentato<br />

(da un’altra traversata,<br />

anni prima, aveva<br />

tratto l’ispirazione<br />

per L’Olandese volante) e<br />

poi quell’arpeggio di mi<br />

bemolle maggiore sempre<br />

più mosso, sempre<br />

più agitato, a dare il senso<br />

<strong>del</strong> fluire <strong>del</strong>l’acqua,<br />

un turbinio d’onde che<br />

fa pensare anche a “La<br />

Moldava” di Smetana.<br />

<strong>Il</strong> Prologo<br />

L’Oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong> (inizialmente<br />

<strong>Il</strong> furto <strong>del</strong>l’Oro <strong>del</strong><br />

<strong>Reno</strong>), pur essendo il<br />

Prologo <strong>del</strong>la Tetralogia,<br />

fu l’ultima parte ad essere<br />

concepita sul piano testuale<br />

e drammaturgico.<br />

Nacque, cioè, come esigenza<br />

di dipanare la vicenda<br />

esponendo l’antefatto,<br />

ovvero il furto <strong>del</strong>l’oro<br />

(che naturalmente<br />

simboleggia il potere e la<br />

ricchezza), per il possesso<br />

<strong>del</strong> quale si scatenerà<br />

una guerra senza esclusione<br />

di colpi con la conseguente<br />

rovina totale.<br />

La necessità di presentare<br />

e chiarire si riflette naturalmente<br />

nella partitura<br />

musicale. Pur scritta<br />

in un ampio lasso di<br />

tempo, la Tetralogia appare,<br />

infatti, di incredibile<br />

compattezza e coesione<br />

interna, proprio in<br />

virtù <strong>del</strong>le scelte linguistico-formali<br />

adottate<br />

dal musicista-poeta.<br />

La concezione generale<br />

Nel Ring, i cui testi trassero<br />

spunto dalla raccolta<br />

di canti poetici norreni<br />

“Edda” risalente al XIII<br />

sec. e dal “Nibelugenlied”<br />

poema epico <strong>del</strong> medioevo<br />

tedesco, giunge a<br />

compimento il nuovo<br />

concetto di dramma varato<br />

da Wagner e da lui<br />

illustrato e teorizzato in<br />

vari saggi di estetica (ad<br />

esempio, “Opera e dramma”,<br />

1851, uno <strong>dei</strong> testi<br />

teorici più importanti<br />

<strong>del</strong> compositore in cui è<br />

vagheggiata l’idea di un<br />

teatro fortemente nazionalistico).<br />

Scomparsa<br />

ogni traccia di forma<br />

chiusa, il discorso musicale<br />

è dominato da una<br />

sorta di “Sprechgesang”,<br />

un declamato che oscilla<br />

fra il recitativo e l’arioso,<br />

anche se qua e là affiorano<br />

cellule tematiche di<br />

maggior slancio melodico.<br />

Abbondano, naturalmente,<br />

i Leitmotiven che<br />

non sono una invenzione<br />

di Wagner (altri li<br />

avevano già usati prima<br />

di lui e altri dopo di lui<br />

ne avrebbero fatto un<br />

impiego abbastanza evidente:<br />

pensiamo a Puccini<br />

e a “Boheme” con il<br />

tema di Mimì). In Wagner<br />

però l’adozione <strong>del</strong><br />

Leitmotiv non vuol dire<br />

solo associare un tema a<br />

un personaggio o a un<br />

episodio; significa invece,<br />

come accade straordi-<br />

<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Guida all’ascolto <strong>del</strong>l’Oro<br />

Questo prologo <strong>del</strong>la Tetralogia fra re<br />

Richard Wagner in un ritratto <strong>del</strong> 1968<br />

nariamente in tutta la<br />

Tetralogia, dare voce a<br />

intimi sentimenti, a momenti<br />

psicologici particolari,<br />

a situazioni il cui<br />

ritorno e il cui intreccio<br />

comporta il ritorno e l’intreccio<br />

<strong>dei</strong> temi stessi. Si<br />

crea cioè una “gabbia”<br />

musicale intricata, nella<br />

quale spesso dai temi<br />

base si generano altri<br />

elementi tematici, a indicare<br />

che una situazione<br />

scaturisce da un’altra<br />

precedentemente illustrata.<br />

Quattro scene<br />

L’oro <strong>del</strong> <strong>Reno</strong> è ripartito<br />

in quattro scene. La prima<br />

può essere considerata<br />

una sorta di “prologo<br />

al prologo”. L’entrata<br />

<strong>del</strong> nano Alberich, l’incontro-scontro<br />

con le tre<br />

Ninfe, figlie <strong>del</strong> <strong>Reno</strong>, il<br />

gioco di seduzione e di<br />

inganno <strong>del</strong>le ragazze ai<br />

danni <strong>del</strong> Nibelungo, poi<br />

la decisione di quest’ultimo<br />

di sottrarre l’oro.<br />

Wagner introduce una<br />

serie di temi che si pre-


<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Reno</strong><br />

citativo e canto<br />

sentano individualmente<br />

per poi, gradualmente<br />

mescolarsi, intersecarsi<br />

in una trama contrappuntistica<br />

di forte effetto.<br />

Temi con caratteri assai<br />

definiti e che torneranno<br />

nel corso <strong>del</strong>l’intera<br />

Tetralogia. Così il tema<br />

<strong>del</strong>l’oro è imponente<br />

e sereno con il suo arco<br />

melodico che va verso<br />

l’acuto, mentre quello<br />

<strong>del</strong>la rinuncia all’amore<br />

è un ripiegarsi in se stesso<br />

dopo un apparente<br />

slancio verso l’alto. Le<br />

tre scene successive sono<br />

chiaramente organizzate<br />

rispettando l’unità di<br />

tempo. La seconda scena<br />

inizia all’alba, la quarta<br />

termina al tramonto.<br />

Nella seconda (in re bemolle,<br />

la stessa tonalità<br />

con cui si conclude “<strong>Il</strong><br />

crepuscolo degli Dei”: come<br />

dire che la vicenda<br />

inizia davvero con questa<br />

scena e la prima, in<br />

mi bemolle ha solo un<br />

carattere introduttivo)<br />

compare il dio Wotan,<br />

annunciato dal tema <strong>del</strong><br />

Walhalla, maestoso, con<br />

una ritmica incisiva. Di<br />

tutt’altro spirito (violento,<br />

dall’incedere aggressivo)<br />

il tema <strong>dei</strong> giganti<br />

(Fasolt e Fafner) arrivati<br />

a chiedere la ricompensa<br />

pattuita (la fresca Freia,<br />

dea <strong>del</strong>la giovinezza, accompagnata<br />

da un tema<br />

di particolare bellezza<br />

melodica) per aver edificato<br />

una possente rocca<br />

per gli Dei. E’ un momento<br />

musicalmente<br />

straordinario per l’atmosfera<br />

lugubre, carica di<br />

tensione che vi si avverte.<br />

Nella terza scena, Wotan<br />

scende nelle viscere <strong>del</strong>la<br />

terra dove Alberich, in<br />

virtù <strong>del</strong>l’oro, <strong>del</strong>l’anello<br />

che si è confezionato e<br />

<strong>del</strong>l’elmo magico che si è<br />

fatto costruire è il dominatore<br />

<strong>del</strong> suo popolo,<br />

ridotto in schiavitù. Ricorrono<br />

temi già sentiti<br />

che richiamano al personaggio<br />

<strong>del</strong> nano, alla<br />

schiavitù ed al potere.<br />

Alberich, ingannato da<br />

Wotan e dal Dio <strong>del</strong> fuoco<br />

Loge perde il controllo<br />

sull’oro e sui suoi<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

strumenti e viene ridotto<br />

all’impotenza. La quarta<br />

scena, significativamente<br />

tesa verso il tramonto<br />

contiene l’elemento scatenante<br />

di tutto il dramma:<br />

Wotan, invece di restituire<br />

l’oro al <strong>Reno</strong> lo<br />

tiene per sé, mentre dal<br />

fiume sale il lamento<br />

<strong>del</strong>le ondine: «Oro <strong>del</strong><br />

<strong>Reno</strong>! Schietto, fe<strong>del</strong>e solo è<br />

nel profondo: falso e vile è<br />

quel che lassù trionfa».<br />

L’orchestra<br />

wagneriana<br />

Vale la pena<br />

sottolineare<br />

la magnifica<br />

e possente<br />

orchestrazione<br />

di questo<br />

dramma<br />

e, in generale,<strong>del</strong>l’intera“Tetralogia”.Wagner,<br />

come è<br />

noto, utilizzaun’orchestraincredibilmenteingigantita<br />

con<br />

anche l’inserimento<br />

di<br />

strumenti da<br />

lui stesso inventati<br />

(le<br />

cosiddette<br />

tube wagneriane).L’artista<br />

tedesco<br />

non puntava<br />

solo ad una<br />

maggior potenzasonora,<br />

ma so-<br />

prattutto era interessato<br />

ad una più ricca tavolozza<br />

di colori, con molteplici<br />

possibilità di sfumature.<br />

L’orchestra prescritta da<br />

Wagner per Bayreuth prevedeva<br />

sedici violini primi,<br />

sedici violini secondi,<br />

dodici viole, dodici violoncelli,<br />

otto contrabbassi<br />

e, nei legni, ciascuna famiglia<br />

su base quattro (ad<br />

esempio tre flauti più ottavino,<br />

tre oboi più corno<br />

inglese ecc.). Particolarmente<br />

nutrito il settore ottoni.<br />

Insomma l’orchestra<br />

wagneriana, punto di partenza<br />

per il grande sinfonismo<br />

tardo-ottocentesco è<br />

un incredibile, enorme<br />

strumento dalle infinite<br />

possibilità timbriche e foniche,<br />

adatto quindi ad<br />

evocare le più intime e le<br />

più grandiose suggestioni.<br />

Al debutto nessun artista<br />

a ringraziare il pubblico<br />

Come è noto l’intera Tetralogia<br />

fu presentata per<br />

la prima volta nel nuovissimo<br />

teatro di Bayreuth<br />

fra il 13 e il 17 agosto<br />

1876. Quel teatro che<br />

inizialmente Wagner – lo<br />

racconta nella sua autobiografia,<br />

forse anche per<br />

creare il proprio mito –<br />

aveva pensato di far costruire<br />

in legno sulle rive<br />

<strong>del</strong> <strong>Reno</strong> e dove avrebbe<br />

voluto rappresentare l’intera<br />

Tetralogia, alla fine<br />

<strong>del</strong>la quale, con un gesto<br />

degno di passare alla storia,<br />

avrebbe voluto distruggere<br />

teatro e parti-<br />

9<br />

ture in un grande rogo.<br />

Ma questa è forse solo<br />

leggenda frutto <strong>del</strong>l’abile<br />

autopromozione <strong>del</strong><br />

compositore. <strong>Il</strong> 13 agosto<br />

andò in scena L’oro <strong>del</strong><br />

<strong>Reno</strong>. Fra il pubblico varie<br />

teste coronate e molti<br />

artisti, fra i quali Liszt,<br />

Saint-Saens, Grieg.<br />

Lo spettacolo non ebbe intervalli,<br />

il pubblico assistette<br />

in religioso silenzio,<br />

completamente conquistato<br />

dalle atmosfere wagneriane<br />

e, alla fine,<br />

quando si spensero gli ultimi<br />

suoni, dopo un momento<br />

di silenzio, scoppiarono<br />

applausi incontenibili<br />

con grandi acclamazioni<br />

nei confronti <strong>del</strong>l’autore<br />

e degli interpreti.<br />

Nessuno, tuttavia, si presentò<br />

al proscenio a ringraziare<br />

e tale atteggiamento<br />

lasciò sbigottita la<br />

platea.<br />

Fu Wagner, il giorno dopo,<br />

a spiegare il motivo<br />

di tale comportamento.<br />

Era stato lui stesso a chiedere<br />

agli artisti di rimanere<br />

nei camerini. La Tetralogia<br />

durava quattro<br />

giorni ed in quei quattro<br />

giorni il pubblico doveva<br />

conservare la loro immagine<br />

nel contesto <strong>del</strong><br />

dramma.<br />

L’opera, insomma, non<br />

era più un semplice spettacolo<br />

cui assistere per<br />

piacere: era una sorta di<br />

rito che richiedeva immedesimazione,attenzione<br />

e un coinvolgimento<br />

totale.<br />

Roberto Iovino


10<br />

L’Autore <strong>del</strong>la musica e <strong>del</strong> libretto<br />

Richard Wagner, compositore a tinte forti<br />

che le<br />

opere di Wa-<br />

«Convinto<br />

gner che avevo<br />

ascoltato esprimevano le più<br />

alte verità, ho cercato – fin<br />

tanto che mi era possibile –<br />

di innalzarmi fino ad esse,<br />

tirando fuori da me stesso,<br />

per meglio comprenderle,<br />

quanto di meglio e di più<br />

profondo era in me». Così si<br />

esprime Proust (il quale<br />

aveva per Wagner una<br />

vera e propria venerazione),<br />

mettendo in evidenza<br />

la grande difficoltà di<br />

chi voglia accostarsi alla<br />

musica wagneriana, sia<br />

per il suo carattere particolarmente<br />

innovativo,<br />

sia per quella ricerca di<br />

Richard Wagner<br />

adesione totale che tale<br />

musica vuole stabilire<br />

con l’ascoltatore.<br />

La famiglia e gli anni<br />

di studio<br />

Richard Wagner nasce a<br />

Lipsia il 23 maggio 1813,<br />

nono figlio di una famiglia<br />

borghese. Quando il<br />

padre, Karl Friedrich<br />

(cancelliere di polizia)<br />

muore di tifo poco dopo<br />

la sua nascita, la madre<br />

Johanna sposa in seconde<br />

nozze l’attore Ludwig<br />

Geyer. Trasferitasi tutta<br />

la famiglia a Dresda, non<br />

è documentato un particolare<br />

interesse di Richard<br />

per la musica, anche<br />

se egli si diverte di<br />

tanto in tanto a suonare<br />

il pianoforte: una volta,<br />

per distrarre il patrigno<br />

gravemente ammalato,<br />

esegue talmente bene<br />

un’aria di moda che lo<br />

stesso Geyer, confidandosi<br />

con la moglie, dirà:<br />

«che abbia talento per la<br />

musica?». Gli anni di studio<br />

sono volti piuttosto<br />

all’interesse per la letteratura<br />

e per il teatro e<br />

sporadicamente per la<br />

musica. E poiché Wa-<br />

gner non frequentò mai<br />

un conservatorio, Thomas<br />

Mann ha definito la<br />

sua formazione «dilettantismo<br />

geniale».<br />

Le prime composizioni<br />

Nel 1827 Wagner raggiunge<br />

la madre a Lipsia,<br />

una città ricca di<br />

eventi musicali a cui l’artista<br />

partecipa con entusiasmo;<br />

qui conosce un<br />

certo Flachs, il quale, dopo<br />

aver riadattato alcune<br />

<strong>del</strong>le melodie di Wagner,<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

le fa eseguire in una confetteria<br />

alla moda <strong>del</strong><br />

centro. A questo periodo<br />

risale anche l’Ouverture<br />

in si bemolle maggiore eseguita<br />

al Teatro di Lipsia<br />

nel 1830, la cui partitura<br />

è scritta con inchiostri di<br />

colore diverso, in modo<br />

da evidenziare le diverse<br />

famiglie strumentali anche<br />

da un punto di vista<br />

visivo (primo accenno<br />

all’importanza <strong>del</strong>l’artista<br />

per l’orchestrazione).<br />

Ora Wagner più che dalla<br />

musica è attratto dalla<br />

vita studentesca, dal bere<br />

e dal gioco.<br />

Successivamente è a Vienna,<br />

che lo colpisce per il<br />

suo clima di spensieratezza<br />

e di gioia e dove trascorre<br />

circa sei settimane<br />

di grande importanza per<br />

il suo orientamento futuro.<br />

Più tardi, ospite <strong>del</strong><br />

conte Pachta nei dintorni<br />

di Praga, si innamora perdutamente,<br />

non ricambiato,<br />

<strong>del</strong>le due bellissime figlie<br />

<strong>del</strong> Conte, motivo<br />

ispiratore <strong>del</strong>la sua prima<br />

opera: Le Nozze.<br />

Tornato a Lipsia, dove<br />

ha un lavoro regolarmente<br />

retribuito come<br />

direttore di coro, si attiva<br />

per la messa in scena di<br />

Le Fate, ma gli viene preferito<br />

Bellini.<br />

L’incontro con Minna,<br />

il Rienzi e<br />

l’Olandese Volante<br />

Nel 1834 viene assunto come<br />

direttore d’orchestra<br />

nel teatro di Magdeburgo,<br />

dove incontra la prima attrice<br />

Minna Planner, che<br />

diventa sua moglie nel<br />

1836. Con lei si reca prima<br />

a Parigi, che lo <strong>del</strong>ude<br />

profondamente, e poi a<br />

Londra. <strong>Il</strong> viaggio per raggiungere<br />

la capitale inglese<br />

è drammatico: durante<br />

la traversata li coglie una<br />

spaventosa tempesta che<br />

ispirerà Wagner per la<br />

composizione <strong>del</strong>l’Olandese<br />

volante, affascinante leggenda<br />

che l’artista apprende<br />

probabilmente dalla voce<br />

stessa <strong>dei</strong> marinai. Recatosi<br />

nuovamente in Francia,<br />

spera di far rappresentare<br />

il Rienzi, ma le sue<br />

aspettative vengono <strong>del</strong>u-<br />

se e non gli resta che adattarsi<br />

a qualsiasi tipo di lavoro<br />

pur di sopravvivere.<br />

A Dresda, dove Wagner è<br />

chiamato a dirigere l’orchestra<br />

<strong>del</strong> Teatro Reale,<br />

il Rienzi viene finalmente<br />

rappresentato nel 1841,<br />

trionfalmente<br />

accolto dalla<br />

critica e, sempre<br />

a Dresda,<br />

ha luogo la<br />

prima esecuzione<strong>del</strong>l’Olandese<br />

volante.<br />

L’opera non riscuote<br />

però<br />

grande successo<br />

e gli applausi<br />

saranno<br />

principalmente<br />

per la Shröder-Devrient<br />

che dà al personaggio<br />

di<br />

Senta una intensità<br />

tale da<br />

mettere in ombra<br />

la figura<br />

<strong>del</strong>l’Olandese.<br />

Coinvolto nei moti rivoluzionari<br />

<strong>del</strong> 1849 (ha tra<br />

l’altro stretto amicizia<br />

con Michele Bakunin, il<br />

più celebre rivoluzionario<br />

d’Europa) e ricercato<br />

dalla polizia, Wagner<br />

fugge a Weimar.<br />

L’amicizia di Liszt<br />

e l’incontro<br />

con la Wesendonk<br />

A Weimar, raggiunto da<br />

un ordine d’arresto, viene<br />

soccorso fraternamente da<br />

Liszt, che, dopo averlo aiutato<br />

a rappresentare il<br />

Lohengrin, gli procura i soldi<br />

ed un passaporto falso<br />

per recarsi in Svizzera.<br />

Giunto a Zurigo, dove rimane<br />

fino al 1858, lavora<br />

alla composizione <strong>del</strong>l’Anello<br />

<strong>del</strong> Nibelungo.<br />

Questa fase <strong>del</strong>la sua vita è<br />

segnata da una nuova<br />

profonda relazione sentimentale:<br />

l’incontro con<br />

Mathilde Wesendonk, la<br />

moglie di un commerciante<br />

che lo ospita nella sua<br />

tenuta presso Zurigo. Seguono<br />

anni di profonda<br />

crisi finanziaria in cui<br />

compone Tristano e Isotta e<br />

riesce a far rappresentare<br />

(con insuccesso) il<br />

Tannhäuser a Parigi.<br />

<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

<strong>Il</strong> Re di Baviera, Cosima<br />

e gli ultimi anni<br />

Nel 1864 lo salva dalla rovina<br />

l’intervento <strong>del</strong> re<br />

Ludwig II di Baviera, diciannovenne<br />

figlio di<br />

Massimiliano II, appena<br />

Deificazione di Wagner a Bayreuth (caricatura)<br />

succeduto al trono, che<br />

gli paga tutti i debiti, gli<br />

offre la sua protezione e<br />

gli propone di vivere a<br />

Villa Pellet, a pochi passi<br />

dalla residenza reale, sul<br />

Lago di Starnberg, dove<br />

viene raggiunto da Cosima<br />

(figlia <strong>del</strong>l’amico Liszt)<br />

che, dopo il divorzio<br />

dal direttore d’orchestra<br />

von Bülow e la morte di<br />

Minna, diventerà sua<br />

moglie il 25 aprile 1870.<br />

Successivamente Wagner,<br />

desideroso di avere<br />

nuovi contatti e diverse<br />

amicizie, si trasferisce,<br />

sempre sotto la protezione<br />

di Ludwig II, a Triebschen,<br />

sul Lago di Lucerna.<br />

In questo periodo il<br />

musicista vede che si<br />

stanno finalmente compiendo<br />

tutti i suoi sogni<br />

giovanili: la costruzione<br />

<strong>del</strong> teatro a Bayreuth<br />

(sede ancora oggi <strong>del</strong><br />

Festival wagneriano), la<br />

nascita <strong>dei</strong> suoi figli e<br />

l’esecuzione <strong>del</strong>l’ultima<br />

sua opera, il Parsifal.<br />

Durante l’inverno si reca<br />

in Italia e muore a<br />

Venezia, per un colpo<br />

apoplettico, il 13 febbraio<br />

1883 a Palazzo<br />

Vendramin.<br />

Claudia Fagnano


<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Nell’agosto <strong>del</strong> 1876 con<br />

la prima esecuzione<br />

completa <strong>del</strong>le quattro<br />

parti <strong>del</strong> suo dramma colossale,<br />

L’anello <strong>del</strong> Nibelungo, Richard<br />

Wagner si rese immortale e creò<br />

un imperituro e poliedrico monumento<br />

a se stesso ed alla propria<br />

musica: il teatro <strong>del</strong> Festival,<br />

la villa <strong>dei</strong> suoi sogni, divenute un<br />

faro <strong>del</strong>la cultura tedesca.<br />

La costruzione “ermafrodita”,<br />

mezzo tempio e mezzo fienile,<br />

venne alla luce grazie alle generose<br />

offerte provenienti dagli scrigni<br />

reali <strong>del</strong> suo grande amico ed estimatore<br />

Ludwig di Baviera e dalle<br />

casseforti profane, mendicate abilmente<br />

dal geniale arrivista. L’edificio<br />

fin dalla sua ideazione fu innalzato<br />

con lo scopo di rappresentare,<br />

solo ed esclusivamente, le<br />

opere <strong>del</strong> suo committente.<br />

La struttura molto particolare<br />

sembra fosse stata suggerita a<br />

Wagner da Schinkel, mentre i<br />

primi progetti concreti furono<br />

concepiti nel 1864 da Gottfied<br />

Sempes e rielaborati nel tempo<br />

da diversi architetti tra cui<br />

Wilhelm Neumann ed Otto<br />

Brückwald ed il macchinista<br />

Karl Brandt.<br />

Wagner visitò per la prima volta<br />

Bayreuth nel 1870. La cittadina<br />

<strong>del</strong>l’Alta Franconia gli piacque<br />

soprattutto per la sua posizione<br />

strategica: non troppo lontana<br />

da Monaco e senza teatri<br />

concorrenti nelle immediate vicinanze.<br />

Così, dopo 25 anni Wa-<br />

gner poté realizzare il suo sogno:<br />

costruire un nuovo teatro e<br />

renderlo ineguagliabile attraverso<br />

la rappresentazione <strong>del</strong>le<br />

proprie opere mediante l’applicazione<br />

di una nuova visione<br />

teatrale.<br />

Gli ingenti costi di costruzione<br />

lo spinsero a vendere 1000 certificati<br />

di patronato a 300 talleri<br />

l’uno e con questi il diritto ad un<br />

posto per ciascuna rappresentazione.<br />

L’idea <strong>del</strong> patronato non<br />

diede i frutti sperati ed il<br />

progetto tanto desiderato<br />

non si sarebbe realizzato<br />

senza il generoso intervento<br />

<strong>del</strong> grande amico<br />

ed ammiratore, il re di Baviera<br />

Ludwig II.<br />

In principio, il progetto di<br />

Bayreuth non piacque al<br />

Re in quanto avrebbe allontanato<br />

il Maestro da<br />

Monaco, ma alla fine il<br />

Sovrano, affascinato dal<br />

progetto, cedette ed il suo<br />

intervento di 100.000 talleri permise<br />

l’inizio <strong>dei</strong> lavori nel 1872.<br />

Un teatro innovativo<br />

La peculiarità <strong>del</strong> teatro di<br />

Bayreuth, oltre all’inesistenza<br />

di una divisione in palchi, platee<br />

e balconate, è l’acustica di<br />

rara perfezione. La platea, a<br />

forma di ventaglio per assicurare<br />

una buona visione, conteneva<br />

30 file di poltrone ed alle<br />

sue spalle era posto un solo<br />

palco con balconata. <strong>Il</strong> Teatro<br />

contava 1745 poltrone e poiché<br />

non esistevano posti migliori<br />

di altri fu stabilito un<br />

unico prezzo d’ingresso. La<br />

fossa <strong>del</strong>l’orchestra, che può<br />

contenere 160 musicisti, non<br />

era visibile, in quanto posta in<br />

larga parte sotto la parte anteriore<br />

<strong>del</strong> palcoscenico che era<br />

inclinato in avanti. Questa<br />

configurazione contribuiva a<br />

creare un “golfo mistico” tra il<br />

mondo “reale” <strong>del</strong>la platea ed<br />

il mondo “ideale” <strong>del</strong> palcoscenico,<br />

effetto che per la prima<br />

volta veniva rafforzato dal<br />

completo oscuramento <strong>del</strong>la<br />

sala durante le rappresentazioni.<br />

In questo modo anche<br />

l’enorme volume di suono<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

non copriva le voci <strong>dei</strong> cantanti.<br />

Si dette così vita al particolare<br />

“suono bayreuthiano”.<br />

Sul palco era previsto anche<br />

un sistema di getti di vapore<br />

che servivano a creare effetti<br />

ed a coprire i cambi di scena.<br />

Penalizzato dallo<br />

sfruttamento <strong>del</strong><br />

Nazionalsocialismo<br />

Da quando Wagner, nel<br />

1870, elesse Bayreuth come<br />

sede <strong>del</strong> proprio teatro, la<br />

cittadina <strong>del</strong>l’Alta Franconia<br />

che contava appena 14.000<br />

anime, 11 fabbriche di birra<br />

e 76 locande, perse tutta la<br />

sua calma e tranquillità. Nei<br />

primi decenni <strong>del</strong> Novecento<br />

si trasformò in una piccola<br />

capitale <strong>del</strong> Nazionalsocialismo<br />

da quando Adolf<br />

Hitler la visitò per la prima<br />

volta nel 1925 per rendere<br />

omaggio al «più grande tedesco<br />

di tutti i tempi». Consapevole<br />

che Bayreuth avesse<br />

«forgiato la spada ideale con la<br />

quale combattere», Hitler, dopo<br />

la sua ascesa al potere, ne<br />

divenne ospite abituale. Nell’estate<br />

<strong>del</strong> 1936 ascoltò, per<br />

ben tre volte di fila, la sua<br />

opera preferita, il Lohengrin.<br />

<strong>Il</strong> Führer e Winifried Wagner,<br />

la giovane direttrice<br />

<strong>del</strong> festival, vedova <strong>del</strong> figlio<br />

di Richard Wagner, Siegfried,<br />

furono legati da una<br />

profonda amicizia e dalla<br />

comune passione per le opere<br />

<strong>del</strong> Maestro che nella visione<br />

<strong>del</strong> Führer «racchiudono tutto<br />

ciò a cui aspira il Nazionalsocialismo».<br />

L’ultima visita a Bayreuth<br />

di Hitler fu nell’estate <strong>del</strong> 1944.<br />

<strong>Il</strong> 5 aprile <strong>del</strong> 1945 la città <strong>dei</strong><br />

Wagner fu rasa al suolo dalle<br />

bombe: sembrava che il fuoco<br />

avesse cancellato per sempre<br />

non solo la città, ma anche il sogno<br />

wagneriano.<br />

Con la fine <strong>del</strong>la guerra ciò che<br />

avrebbe reso ancora più difficile<br />

la rinascita <strong>del</strong> Festival era il fatto<br />

che il nome di Richard Wagner<br />

era stato gettato in discredito.<br />

Anche se morto ormai da<br />

più di 60 anni, venne considerato<br />

il “compositore di corte” <strong>dei</strong><br />

nazisti, poiché le sue opere erano<br />

state usate come materiale di<br />

propaganda. Ancora recentemente<br />

le opere di Wagner sono<br />

state oggetto di discriminazioni<br />

ed infinite polemiche in occasione<br />

<strong>del</strong> concerto di Daniel Barenboim<br />

con i Berliner in Israele.<br />

Negli anni in cui la sua leggendaria<br />

figura subì numerose critiche,<br />

gli si riconobbe comunque<br />

il merito di aver contraddistinto<br />

un intero secolo. Wagner era radicato<br />

nella tradizione di<br />

Beethoven e in quella di Carl<br />

Maria von Weber e portò rivoluzionari<br />

mutamenti nella musica.<br />

Le sue opere sono pertanto il<br />

risultato di un geniale connubio<br />

tra mito e psicologia.<br />

La saga <strong>dei</strong> Wagner<br />

<strong>Il</strong> teatro è sopravissuto non solo<br />

a tutte le vicissitudini storiche<br />

che si sono susseguite nel<br />

corso di ben 130 anni, un Im-<br />

11<br />

<strong>Il</strong> teatro di Bayreuth<br />

Centotrent’anni di dominio Wagner<br />

I biglietti <strong>del</strong>la prima rappresentazione <strong>del</strong>la Tetralogia il 27 agosto 1876<br />

<strong>Il</strong> Teatro di Bayreuth<br />

pero, la Repubblica di Weimar,<br />

il Nazionalsocialismo,<br />

due guerre, la suddivisione<br />

<strong>del</strong>la Germania e la sua riunificazione,<br />

ma soprattutto al<br />

dominio di quel clan che, dall’inizio<br />

fino ad oggi, tiene le<br />

redini: i Wagner.<br />

Dal 1945 ed il 1950 non vi furono<br />

rappresentazioni e la<br />

riapertura <strong>del</strong> teatro ebbe<br />

luogo nel 1951, anno in cui<br />

iniziarono anche lavori di ristrutturazione.<br />

<strong>Il</strong> Festival fu<br />

diretto dai due figli di Winifred<br />

Wagner, Wieland e<br />

Wolfgang che ebbero in quegli<br />

anni l’arduo compito di<br />

riattribuire alla cultura tedesca<br />

fortemente discreditata il<br />

suo ruolo di primo piano. Per<br />

quindici anni la direzione <strong>del</strong><br />

festival fu caratterizzata da<br />

furibonde liti tra i due discendenti<br />

fino alla morte di<br />

Wieland nel 1966. Da allora<br />

Wolfgang Manfred Martin,<br />

85 anni, nipote <strong>del</strong> compositore,<br />

intronizzatosi a vita,<br />

in forza di 27 contratti, ancora<br />

oggi, mantiene ostinatamente<br />

il ruolo di amministratore<br />

unico “<strong>del</strong>l’eredità”<br />

e direttore <strong>del</strong> Festival<br />

che si svolge durante 5 settimane<br />

in estate.<br />

Da più di mezzo secolo da<br />

alcune parti si chiede se<br />

l’amministrazione <strong>dei</strong> Wagner<br />

sia ancora indispensabile<br />

od ormai superata. I<br />

wagneriani ortodossi, apprezzano<br />

la giovialità di<br />

Wolfgang e la sua indiscutibile<br />

abilità nell’aver traghettato,<br />

sino ai nostri<br />

giorni, il “monumento” intatto.<br />

Per i riformisti più<br />

critici invece, il Festival incarna<br />

un mo<strong>del</strong>lo ormai<br />

superato, tale da frenare<br />

una moderna gestione al<br />

passo con i tempi. A loro<br />

avviso Bayreuth assomiglia<br />

sempre più ad un ampolloso<br />

anacronismo, ad una<br />

trasfigurazione di una nostalgica<br />

stravaganza di un<br />

sognatore di due secoli fa.<br />

Una <strong>del</strong>le idee più interessanti<br />

fu quella di estendere<br />

la stagione all’intero arco<br />

<strong>del</strong>l’anno, eseguendo non<br />

solo le opere di Wagner,<br />

ma anche quelle di altri<br />

compositori e non solo a<br />

Bayreuth, ma pure nelle<br />

zone limitrofe. La proposta<br />

fu bocciata in quanto contraria<br />

all’idea originale.<br />

Michela Lorenzi


12<br />

Ci sono <strong>dei</strong> momenti<br />

storici che hanno<br />

forza non solo per<br />

se stessi, ma anche in<br />

virtù di un divenire storico<br />

più ampio: l’operazione<br />

wagneriana che<br />

portò alla realizzazione<br />

de L’Anello <strong>del</strong> Nibelungo<br />

rappresenta uno di questi<br />

momenti particolarmente<br />

significativi. Tale operazione,<br />

che ha al centro il<br />

recupero e la sistematizzazione<br />

di miti arcaici<br />

legati alla zona geografica<br />

e antropologica dominata<br />

dal fiume <strong>Reno</strong>,<br />

rispecchia infatti una<br />

<strong>del</strong>le tensioni storiche<br />

fondamentali che attraversarono<br />

l’Ottocento.<br />

Essa costituisce, cioè, un<br />

esempio <strong>del</strong> modo in cui<br />

culmina il processo di affermazione<br />

<strong>del</strong> concetto<br />

di “Stato nazionale”. Un<br />

processo avviato su un<br />

piano politico già nel Seicento,<br />

ma è solo nell’Ottocento<br />

che il problema si<br />

pone a livello <strong>del</strong>la psicologia<br />

collettiva. <strong>Il</strong><br />

grande storico italiano<br />

Federico Chabod in un<br />

suo saggio dedicato<br />

specificamente all’“Idea<br />

di Nazione” (1943) a<br />

questo proposito scrive<br />

che «…è precisamente nella<br />

scoperta di quest’anima<br />

nazionale che consiste la<br />

gran novità <strong>del</strong>l’idea di<br />

Nazione <strong>del</strong>la fine <strong>del</strong> Settecento<br />

e <strong>del</strong>l’Ottocento; è nel<br />

riconoscimento <strong>del</strong>le peculiarità<br />

incancellabili, morali<br />

e spirituali, di ogni popolo,<br />

che sta il frutto <strong>del</strong>l’esperienza<br />

preromantica e romantica».<br />

<strong>Il</strong> desiderio di ritrovare il<br />

senso di una tradizione<br />

locale, in contrapposizione<br />

al Razionalismo e<br />

alla vocazione universalistica<br />

<strong>del</strong>l’<strong>Il</strong>luminismo, è<br />

una tendenza che certamente<br />

caratterizza tutto il<br />

Romanticismo.<br />

Di fatto, la creazione di<br />

una mitologia - o, come<br />

nel caso di Wagner, il recupero<br />

di una mitologia<br />

già esistente, di origine<br />

medievale (XIII Sec.) -<br />

rappresenta senza dubbio<br />

uno <strong>dei</strong> modi attraverso<br />

cui si costruisce il<br />

patrimonio spirituale -<br />

l’“anima” - di una<br />

Nazione. La mitologia,<br />

cioè il racconto di un passato<br />

ancestrale in cui si<br />

mescolano elementi<br />

razionali e non, rappresenta<br />

uno strumento perfettamente<br />

adeguato alla<br />

costruzione di un’identità<br />

collettiva, perché<br />

richiama qualcosa di<br />

originario ed implica un<br />

coinvolgimento emotivo<br />

profondo, un collante<br />

<strong>del</strong>lo spirito comune di<br />

quel popolo. Di fatto, i<br />

miti legati al <strong>Reno</strong>, attraverso<br />

la mediazione wagneriana,<br />

diventeranno un<br />

patrimonio identitario<br />

fondamentale per il<br />

popolo tedesco, quasi<br />

una sorta di archetipo<br />

<strong>del</strong>l’identità nazionale<br />

(C.G. Jung ne parlerà<br />

proprio in questi termini).<br />

Ma come opera più precisamente<br />

il mito nella<br />

costruzione <strong>del</strong> carattere<br />

nazionale?<br />

Ci illumina a questo<br />

riguardo un’altra osservazione<br />

di Chabod, secondo<br />

cui si possono individuare<br />

due modi fondamentali<br />

di considerare il<br />

carattere nazionale: un<br />

modo “naturalistico”,<br />

dove il carattere<br />

nazionale si costituisce in<br />

rapporto all’ambiente geografico<br />

e al clima, insomma<br />

ai fattori fisici;<br />

l’altro dove tale carattere<br />

si struttura attraverso elementi<br />

culturali, come<br />

per esempio la moralità,<br />

l’educazione, la vita politica,<br />

la tradizione.<br />

In quale di queste due<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

categorie collocare l’utilizzazione<br />

<strong>del</strong> mito? A<br />

ben vedere non sembra<br />

rientrare in alcuna <strong>del</strong>le<br />

categorie previste da<br />

Chabod, perché da un lato<br />

il mito non è un elemento<br />

strettamente naturalistico,<br />

ma dall’altro<br />

opera un forte richiamo<br />

alla sfera irrazionale. <strong>Il</strong><br />

problema è importante<br />

perché la concezione<br />

“naturalistica” <strong>del</strong>l’identità<br />

nazionale ha una deriva<br />

pericolosa, come spiega<br />

subito dopo Chabod:<br />

« la storia <strong>del</strong>lo svolgimento<br />

<strong>del</strong>l’idea di Nazione dimostrerà<br />

ad evidenza come<br />

quei due modi abbiano, in<br />

effetti, determinato tutto<br />

l’ulteriore sviluppo, sino a<br />

sboccare, con il modo naturalistico<br />

in una sorta di<br />

“razzismo”. L’esaltazione<br />

fatta ai nostri giorni <strong>del</strong><br />

“sangue” e <strong>del</strong> “suolo”, il<br />

trasformarsi <strong>del</strong>l’idea di<br />

Nazione in quella di popolo<br />

come comunità di sangue,<br />

costituiscono la logica conclusione<br />

<strong>del</strong> modo “naturalistico”<br />

di valutare il carattere<br />

<strong>del</strong>le nazioni: che è, poi,<br />

il modo più primitivo e rozzo».<br />

Se consideriamo nella<br />

fattispecie il mito wagneriano,<br />

ci accorgiamo che<br />

si incrementa l’ambiguità<br />

<strong>del</strong> modo in cui il mito<br />

entra nel processo di costituzione<br />

<strong>del</strong>l’identità<br />

nazionale. Lo testimoniano<br />

in modo evidente sia<br />

il fatto che per indicare<br />

l’opera e il progetto culturale<br />

di Wagner, si parlerà<br />

presto di “neo-pa-<br />

ganesimo germanico”,<br />

sia che il regime Nazionalsocialista<br />

amerà molto<br />

questo tipo di cultura<br />

pagano-popolare proprio<br />

per il suo forte potere di<br />

coesione <strong>del</strong>le masse.<br />

L’eroismo tragico<br />

Quali caratteristiche <strong>del</strong>le<br />

saghe nordiche riproposte<br />

da Wagner spiegano<br />

un’evoluzione <strong>del</strong><br />

genere? La questione è<br />

complessa. Uno degli elementi<br />

che giocano un<br />

ruolo significativo è certamente<br />

quell’eroismo<br />

tragico che Oswald Spengler<br />

ne “<strong>Il</strong> tramonto <strong>del</strong>l’Occidente”<br />

(1918-1922)<br />

definì «faustismo»; esso<br />

indirizzò la spiritualità<br />

nordica nella direzione di<br />

un nazionalismo messianico<br />

fondato irrazionalisticamente<br />

sui miti di<br />

terra e sangue.<br />

<strong>Il</strong> “Ring” non è una semplice<br />

drammatizzazione<br />

di saghe precedenti: il<br />

contributo di Wagner<br />

consiste non solo nell’aver<br />

intrecciato, fondendole<br />

in un’azione unitaria,<br />

queste leggende e<br />

saghe prive di rapporti<br />

tra loro, ma anche nell’aver<br />

subordinato<br />

l’azione a un’idea di attualità<br />

politico-sociale:<br />

Siegfrid, il suo protagonista,<br />

divenne, per il<br />

compositore, l’eroe <strong>del</strong><br />

popolo che, per mezzo<br />

<strong>del</strong> suo sacrificio, libera il<br />

mondo dalla sete di dominio<br />

e risolleva di nuovo<br />

il potere degli Dei, os-<br />

<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Le saghe nordiche come patrimonio di un popolo<br />

Wagner: il mito e l’idea di nazione<br />

sia la dimensione spirituale,<br />

purificata dal suo<br />

olocausto. Lo schema alla<br />

base di questa dinamica è<br />

quello cristiano <strong>del</strong> peccato<br />

- caduta - redenzione.<br />

La situazione di partenza<br />

che Wagner propone è infatti<br />

quella di un mondo<br />

inizialmente idilliaco, intaccato<br />

poi profondamente<br />

dal male, un mondo<br />

su cui grava una terribile<br />

maledizione. Ed è all’uomo<br />

- un uomo divinizzato,<br />

dotato di incrollabile<br />

coraggio,<br />

volontà e moralità - che è<br />

dato il compito di redimere<br />

e purificare questa<br />

realtà corrotta: si tratta di<br />

un vero e proprio ideale<br />

messianico, dunque.<br />

Questa spinta eroica e<br />

volontaristica, questo<br />

tratto superomistico,<br />

sono elementi tipici <strong>del</strong><br />

romanticismo germanico.<br />

Ad essi è legato un’ideale<br />

aristocratico che sfida la<br />

grettezza <strong>del</strong>la mentalità<br />

borghese e rifiuta le sue<br />

meschinità materialistiche,<br />

in nome di valori<br />

più alti e “nobili”.<br />

E’ evidente che questa<br />

concezione eroica <strong>del</strong>l’individuo,<br />

una volta amplificata<br />

al livello <strong>del</strong>la comunità<br />

nazionale - diventa<br />

un grandioso progetto<br />

di redenzione collettiva,<br />

che può esercitare<br />

sugli individui una stupefacente<br />

forza di attrazione.<br />

La missione liberatrice<br />

di un individuo<br />

diviene così la missione<br />

di un popolo.<br />

Diana Sirianni


<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Nessun evento <strong>del</strong>la<br />

vita <strong>del</strong> re di Baviera<br />

Ludwig II - il<br />

grande mecenate di Wagner<br />

- è avvolto nel mistero<br />

quanto la sua morte, avvenuta<br />

nel lago di Starnberg<br />

il 13 giugno 1886.<br />

Fu la triste fine <strong>del</strong>la parabola<br />

vitale di un sovrano<br />

leggendario, adorato dai<br />

sudditi per la sua splendida<br />

figura, ma osteggiato<br />

dalla Corte e dai funziona-<br />

<strong>Il</strong> dottor Bernhard von Gudden<br />

ri <strong>del</strong> governo a causa <strong>del</strong><br />

suo pressoché completo disinteresse<br />

per la politica e<br />

per le spese folli che aveva<br />

affrontato facendo costruire<br />

fantastici castelli in tutta<br />

la Baviera, che oggi ne sono<br />

divenuti grande richiamo<br />

turistico.<br />

Vittima <strong>del</strong> senso di colpa<br />

per la propria omosessualità<br />

e divorato da un’incolmabile<br />

solitudine, Ludwig<br />

compensava i propri disagi<br />

interiori perdendosi nel<br />

mondo fantastico <strong>del</strong>le saghe<br />

nordiche e manteneva<br />

uno stuolo di artisti - tra<br />

cui, in primis, Richard Wagner<br />

- che alimentavano la<br />

sua personale, insaziabile<br />

fabbrica di sogni.<br />

Giunto all’età di 41 anni,<br />

rovinato nel fisico e nella<br />

mente, nella primavera <strong>del</strong><br />

1886 il Re fu dichiarato<br />

pazzo, detronizzato e prelevato<br />

da una <strong>del</strong>egazione<br />

governativa nel suo castello<br />

di Neuschwanstein per<br />

essere internato nel castello<br />

di Berg, sul lago Starnberg,<br />

dove fu messo sotto il<br />

controllo di un medico e di<br />

robusti infermieri.<br />

Passeggiata senza ritorno<br />

Nella tempestosa sera <strong>del</strong><br />

13 giugno, il Re fu visto allontanarsi<br />

nella nebbia, per<br />

una passeggiata sul lago,<br />

insieme al dottor Bernhard<br />

von Gudden, lo specialista<br />

che aveva certificato la sua<br />

pazzia e che lo aveva preso<br />

in cura. Ma da quella passeggiata<br />

i due non<br />

tornarono.<br />

Organizzata una spedizione<br />

di ricerca, nella<br />

tarda serata venne<br />

rinvenuto il cappotto<br />

<strong>del</strong> sovrano appoggiato<br />

su una panchina<br />

vicino alla riva <strong>del</strong> lago;<br />

poco dopo si videro<br />

sull’acqua due cappelli,<br />

la bombetta <strong>del</strong><br />

Re e il cilindro di<br />

Gudden e infine, poco<br />

distanti, i due cadaveri<br />

galleggianti, a<br />

pancia sotto e con i<br />

piedi impigliati nelle<br />

rocce <strong>del</strong> basso fondale.<br />

Così il conte prussiano<br />

Philipp zu Eulenburg<br />

descrisse la situazione nel<br />

castello quando le salme,<br />

dopo inutili quanto furiosi<br />

tentativi di rianimazione,<br />

furono mestamente trasportate:<br />

«Un silenzio di morte avvolgeva<br />

Schloss Berg; corsi nella<br />

stanza in cui era stato appena<br />

deposto il leggendario Re, le<br />

labbra esangui atteggiate a un<br />

folle sorriso e i riccioli ribelli<br />

che gli ricadevano sulla pallida<br />

fronte.[...] Nella stanza accanto<br />

giaceva il dottor Gudden,<br />

con un’espressione cupa sul<br />

viso. Vidi la ferita sulla fronte,<br />

i terribili segni <strong>del</strong>lo strangolamento<br />

sul suo collo tozzo.<br />

Era stato strangolato dal Re<br />

quando aveva cercato di impedirne<br />

il suicidio».<br />

Effettivamente, dall’esame<br />

autoptico, il cadavere <strong>del</strong><br />

medico mostrava chiarissimi<br />

i segni di una feroce colluttazione.<br />

Invece, la mancanza<br />

sul corpo <strong>del</strong> Re degli<br />

effetti tipici <strong>del</strong>l’annegamento,<br />

le discordanze tra le<br />

diverse deposizioni <strong>dei</strong> te-<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

<strong>Il</strong> mistero <strong>del</strong>la morte <strong>del</strong> Re grande mecenate di Wagner<br />

L'ultima passeggiata di re<br />

Ludwig II di Baviera<br />

stimoni e la dispersione di<br />

elementi probatori di ogni<br />

genere, consentirono le più<br />

disparate ipotesi sulla triste<br />

fine <strong>del</strong> Sovrano.<br />

Fu ipotizzato che Gudden<br />

avesse ucciso involontariamente<br />

il Re con il cloroformio,<br />

nell’intento di impedirne<br />

la fuga; od anche che<br />

vi fosse stato l’intervento di<br />

assassini esterni, fino all’ipotesi<br />

per cui il Re, intendendo<br />

suicidarsi, avrebbe<br />

più o meno volontariamente<br />

ucciso il dottor Gudden.<br />

La teoria <strong>del</strong>l’omicidiosucidio<br />

è stata storicamente<br />

ritenuta tra le più<br />

valide, tuttavia a sostegno<br />

di questa tesi c’è solo la<br />

supposizione che il Re intendesse<br />

porre fine ai propri<br />

giorni, gesto che peraltro<br />

avrebbe potuto compiere,<br />

ben più facilmente,<br />

in mille altre occasioni.<br />

Quindi, mentre non esiste<br />

alcuna prova a sostegno<br />

di tale ipotesi, ci sono<br />

piuttosto certezze <strong>del</strong>l’esistenza<br />

di piani per la liberare<br />

Re, organizzati dalla<br />

sua cugina Sissi.<br />

L’imperatrice d’Austria<br />

Elisabetta aveva, infatti,<br />

trascorso il pomeriggio di<br />

quel 13 giugno sulla riva<br />

opposta <strong>del</strong> lago Starnberg,<br />

Ludwig di Baviera sul catafalco<br />

presso Possenhofen,residenza<br />

<strong>del</strong>la sua<br />

famiglia. Fu anche<br />

notata una<br />

misteriosa carrozza<br />

aggirarsi<br />

nei pressi <strong>del</strong>lo<br />

Schlossberg e<br />

diverse barche<br />

furono viste navigare<br />

sul lago<br />

apparentemente<br />

senza meta.<br />

Secondo diverse<br />

fonti, in esse<br />

si trovavano<br />

uomini armati<br />

pronti a raccogliere<br />

il Re fuggitivo<br />

ed, eventualmente,<br />

a difenderlo<br />

dalle guardie di<br />

Schlossberg.<br />

Vi sono, ancora, testimonianze<br />

<strong>del</strong> fatto che Ludwig avesse<br />

scrutato il lago tutto il pomeriggio<br />

col cannocchiale,<br />

che avesse scritto una lettera<br />

per Sissi, e che avesse dato<br />

segni di ansietà per un possibile<br />

annullamento <strong>del</strong>la sua<br />

passeggiata serale.<br />

Risulta quindi molto plausibile<br />

l’ipotesi che una volta<br />

giunto nel luogo da cui<br />

avrebbe dovuto raggiungere<br />

a nuoto la barca <strong>dei</strong> salvatori,<br />

il Re, deciso a libe-<br />

La lotta nel lago fra Ludwig il Dr. Gudden<br />

13<br />

rarsi <strong>del</strong>l’importuna scorta<br />

di Gudden, prese l’ombrello<br />

e vibrò un violento colpo<br />

sulla faccia <strong>del</strong> medico, il<br />

quale, attonito, gli si avvinghiò<br />

addosso per bloccarlo.<br />

<strong>Il</strong> Re, però, lo colpì ripetutamente<br />

sul capo per divincolarsi.<br />

Gudden perse i sensi<br />

oppure venne colto da infarto,<br />

annegando nel lago.<br />

Finalmente solo, il Re si<br />

immerse quindi nell’acqua<br />

per raggiungere la barca<br />

<strong>dei</strong> soccorsi. Purtroppo,<br />

pur essendo stato un ottimo<br />

nuotatore in gioventù,<br />

negli ultimi anni Ludwig<br />

si era molto ingrassato,<br />

per cui sfinito dalla lotta,<br />

appesantito dal lauto<br />

pranzo pomeridiano e dagli<br />

alcolici ingeriti, si sentì<br />

improvvisamente sopraffare<br />

dalla fatica e dal gelo.<br />

Preda di un malore, si lasciò<br />

scivolare nelle gelide<br />

acque <strong>del</strong> lago, con un ultimo<br />

sguardo verso le luci<br />

di Possenhofen, dove lo<br />

avrebbe atteso la salvezza<br />

e la libertà.<br />

Gli uomini <strong>del</strong>la spedizione<br />

di Sissi lo avrebbero<br />

poi cercato invano nell’oscurità:<br />

secondo alcune<br />

fonti, infatti, il conte Rambaldi,<br />

che faceva parte <strong>del</strong><br />

manipolo <strong>dei</strong> liberatori,<br />

tornando a casa, fradicio<br />

d’acqua, disse disperato<br />

alla moglie: «Abbiamo trovato<br />

un cappello! E’ tutto finito!».<br />

Andrea Cionci


14<br />

danno<br />

il Tristano,<br />

«AGenova<br />

quanto all’orchestra<br />

pare molto bene. Lo<br />

dirige Serafin. Ma, tranne<br />

alle matinées popolari,<br />

prezzo ridotto, non ci va<br />

nessuno. E stanno preparando<br />

in gran fetta il Nabucco.<br />

Quando penso a<br />

queste cose decido che il patriottismo<br />

non è roba per<br />

me». Scriveva così, nel<br />

1914, il poeta e scrittore<br />

Giovanni Boine. Melomane<br />

appassionato, Boine<br />

(1887 – 1917) era un<br />

wagneriano convinto.<br />

Ma nell’Italia fra tardo<br />

Ottocento e primo Novecento<br />

i fans <strong>del</strong> compositore<br />

tedesco non erano<br />

moltissimi e si scontravano<br />

con i fe<strong>del</strong>i sostenitori<br />

di Verdi.<br />

La storia è attraversata<br />

dalle grandi rivalità.<br />

Coppi e Bartali nel ciclismo,<br />

Mazzola e Rivera<br />

nel calcio, Callas e Tebal-<br />

Richard Wagner<br />

di nella interpretazione<br />

lirica, per non parlare di<br />

Domingo e Pavarotti. E<br />

anche la categoria compositori<br />

non sfuggì al destino:<br />

si pensi alla contrapposizione<br />

fra Mozart<br />

e Salieri, o - in epoche<br />

più vicine - alla battaglia<br />

fra Mascagni e Puccini<br />

che finì per coinvolgere<br />

le due città natali, Livorno<br />

e Lucca, non distanti<br />

geograficamente, ma<br />

lontanissime sul piano<br />

artistico.<br />

Diversità di visione<br />

<strong>del</strong>la musica<br />

Nulla, però, in confronto<br />

allo scontro Verdi-Wagner.<br />

Se in altri casi, la rivalità<br />

era semplicemente<br />

dettata dal maggior o<br />

minore gradimento di<br />

un’opera rispetto ad<br />

un’altra, nel caso <strong>dei</strong> due<br />

grandi dominatori <strong>del</strong>la<br />

scena ottocentesca, le<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

differenze erano radicali<br />

perché investivano<br />

il modo di intendere<br />

il teatro. <strong>Il</strong> discorso<br />

formale, la<br />

scelta degli argomenti,<br />

il rapporto voci-orchestra:<br />

tutto era concepito<br />

secondo una<br />

visione artistica <strong>del</strong><br />

tutto diversa. E questo<br />

non poteva non<br />

suscitare polemiche,<br />

discussioni, dibattiti<br />

in un momento (il secondo<br />

Ottocento) segnato<br />

da profondi<br />

mutamenti politici,<br />

sociali e culturali.<br />

I due, in realtà, ebbero<br />

rare occasioni di<br />

polemizzare direttamente<br />

fra loro. Wagner,<br />

nel momento in<br />

cui teorizzò un teatro<br />

nuovo, diverso, estraneo<br />

alle logiche impresariali<br />

attaccò non<br />

tanto Verdi, quanto<br />

l’intera opera italiana,<br />

nella quale il rapporto<br />

fra parola,<br />

musica e dramma<br />

era, a suo dire, falso.<br />

Verdi, da parte<br />

sua, studiava Wagner<br />

da lontano,<br />

ma faticava ad accettarlo.<br />

Nel dicembre 1865<br />

da Parigi scriveva<br />

all’amico conte Arrivabene:<br />

«Ho sentito<br />

anche la sinfonia<br />

<strong>del</strong> Tannhauser di<br />

Wagner. E’ matto!!».<br />

Subì poi lo scacco<br />

di sentirsi definire<br />

da qualche critico<br />

dopo la prima <strong>del</strong>l’Aida“wagneriano”<br />

e commentò<br />

amaramente con<br />

Ricordi: «Bel risultato,<br />

dopo 35 anni di<br />

carriera finire “imitatore”».<br />

Ma al di là di qualche<br />

scaramuccia,<br />

scintille fra i due<br />

non ce ne furono.<br />

Altro discorso intorno<br />

a loro. A parte<br />

i colleghi che<br />

prendevano a pretesto<br />

uno <strong>dei</strong> due<br />

per scagliarsi con-<br />

tro l’altro («Nella sola<br />

Donna è mobile c’è più<br />

musica che in tutta la Tetralogia»<br />

avrebbe “sparato”<br />

anni dopo Stravinskij),<br />

erano gli uomini di<br />

cultura e il pubblico a<br />

schierarsi, creando due<br />

fazioni bellicose e animosamentecontrapposte.<br />

In Italia avevano aperto<br />

la polemica gli Scapigliati<br />

attaccando il vecchio<br />

(ovvero Verdi) e auspicando<br />

che dalla Germania<br />

spirasse un nuovo e<br />

vitale vento ristoratore<br />

(Wagner).Verdi, per inciso,<br />

non gradì. Le platee<br />

si scaldavano. Raggiunta<br />

l’unità d’Italia, caduta la<br />

questione risorgimentale,<br />

in effetti, il pubblico si<br />

era gradualmente frazionato,<br />

affascinato da tematiche<br />

e stili differenti.<br />

Arrivava il teatro francese<br />

(prima Gounod, poi<br />

Bizet e Massenet), vari<br />

compositori italiani cercavano<br />

di affiancare Verdi.<br />

E soprattutto incalzava<br />

il mito Wagner.<br />

Così le rappresentazioni<br />

diventavano occasioni di<br />

scontro e i teatri campi<br />

di battaglia. Non è un caso<br />

che Lohengrin, prima<br />

opera wagneriana rappresentata<br />

in Italia, sia<br />

<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Verdi e Wagner<br />

Un duello musicale a distanza<br />

Giuseppe Verdi<br />

approdata, come primo<br />

teatro, nel 1871, a Bologna.<br />

Milano, il tempio<br />

<strong>dei</strong> verdiani, era per Wagner<br />

inavvicinabile. Lì,<br />

nel 1868 era sonoramente<br />

caduto il Mefistofele di<br />

Boito uno degli Scapigliati<br />

allora acceso antiverdiano<br />

(e di lì a poco,<br />

suo fe<strong>del</strong>e librettista!).<br />

C’è da credere che sarebbe<br />

caduto anche Lohengrin,<br />

alla Scala. A Bologna,<br />

città aperta al nuovo<br />

musicale, l’accoglienza<br />

fu entusiastica.<br />

Fra il 1872 e il 1873 lo<br />

scontro Verdi-Wagner<br />

raggiunse, però, proprio<br />

la Scala. Nel ’72 trionfò<br />

Aida. Sul podio c’era -<br />

scelto dallo stesso Verdi<br />

- Franco Faccio, che curò<br />

lo spettacolo con grande<br />

attenzione. Ventiquattro<br />

repliche entusiasmanti.<br />

L’anno dopo arrivò<br />

Lohengrin. Sul podio, ancora<br />

Faccio che, nonostante<br />

l’amicizia diretta<br />

con il Bussetano, ammirava<br />

anche Wagner. Un<br />

fiasco solenne, con fischi,<br />

urla, insulti in sala e fuori.<br />

Le repliche furono appena<br />

sette. Lohengrin sarebbe<br />

rimasto lontano da<br />

Milano per quattordici<br />

anni.<br />

Roberto Iovino


<strong>Il</strong> Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />

Gli ultimi anni <strong>del</strong>l’Ottocento<br />

furono per la storia<br />

<strong>del</strong> teatro di cruciale<br />

importanza. Le esperienze artistiche<br />

e le riflessioni di Wagner<br />

contribuirono sensibilmente al<br />

mutamento di prospettiva che<br />

il teatro subì. Dopo l’esperienza<br />

romantica, che Wagner aveva<br />

portato l’opera lirica alla<br />

sua massima tensione, e sulla<br />

scia <strong>dei</strong> moti che nel 1848 erano<br />

andati scuotendo l’Europa,<br />

l’artista elaborò l’idea di una<br />

nuova arte, la cui fondazione<br />

doveva essere parallela al rinnovamento<br />

<strong>del</strong>l’ordine politico.<br />

A tal fine si rendeva indispensabile<br />

un recupero entusiastico<br />

<strong>del</strong>l’antico dramma<br />

greco, inteso come espressione<br />

massima di una creazione politica<br />

e spirituale attraverso cui,<br />

un intero popolo, era stato in<br />

E’ stata inaugurata il<br />

15 ottobre, presso la<br />

tradizionale sede <strong>del</strong>l’Aula<br />

Magna <strong>del</strong>l’Università<br />

degli Studi di Roma “La<br />

Sapienza”, la 61ª Stagione<br />

concertistica <strong>del</strong>la IUC (Istituzione<br />

Universitaria <strong>dei</strong><br />

Concerti). Musiche di<br />

Ludwig van Beethoven, interpretate<br />

dall’Orchestre de<br />

Chambre de Lausanne diretta<br />

da Christian Zacharis,<br />

ha dato il via ad un cartellone<br />

musicale ricchissimo, che<br />

prevede grandi ritorni e numerosi<br />

importanti debutti. I<br />

concerti si concluderanno<br />

con le commemorazioni <strong>del</strong><br />

250° anniversario <strong>del</strong>la nascita<br />

di Mozart: alcuni appuntamenti<br />

speciali vedranno<br />

protagonisti il Quartetto<br />

Savinio, il Wiener Kammerensemble<br />

e l’Orchestra <strong>del</strong><br />

Collegium Cartusianum.<br />

La programmazione <strong>dei</strong><br />

concerti, che si svolgeranno<br />

per la maggior parte nei<br />

giorni di martedì e sabato,<br />

è rivolta in particolare a<br />

studenti, docenti e specializzandi<br />

(che potranno seguire<br />

gratuitamente gli<br />

spettacoli) ma anche a tutti<br />

gli appassionati di musica<br />

classica.<br />

Tra gli specialisti <strong>del</strong> repertorio<br />

contemporaneo, il<br />

Quartetto Arditti inaugurerà<br />

il 25 ottobre il Festival<br />

Scelsi: in particolare saran-<br />

no eseguite musiche di<br />

Dillon, Fe<strong>del</strong>e, Birtwistle e<br />

naturalmente <strong>del</strong> maestro<br />

Giacinto Scelsi (di cui si celebrano<br />

i cento anni dalla<br />

nascita). Particolarmente<br />

atteso è poi il Quartetto<br />

Juilliard con Heinz Holliger(considerato<br />

il<br />

miglior<br />

oboista di<br />

tutti i tempi)<br />

per il<br />

quale il<br />

maestro<br />

statunitense<br />

Elliot Carter<br />

ha scritto<br />

una musica<br />

veramente<br />

speciale (29<br />

ottobre).<br />

<strong>Il</strong> 12 novembre<br />

Pierre-Laurent Aimard<br />

ci regalerà una particolare<br />

interpretazione de L’alouette<br />

Lulu dal Catalogue d’oiseaux<br />

di Messiaen. Compositore<br />

straordinario, dalla timbrica<br />

eccezionale e dalle armonie<br />

originali, Messiaen si caratterizza<br />

per aver preso ispirazione,<br />

nella composizione<br />

<strong>del</strong>la sua musica, dallo studio<br />

<strong>del</strong> canto degli uccelli.<br />

Molto attesi sono i debutti<br />

romani <strong>del</strong> 22 novembre<br />

<strong>del</strong> russo Alexej Volodin<br />

(vincitore nel 2003 <strong>del</strong><br />

Concorso Géza Anda di<br />

Zurigo), <strong>del</strong> 26 novembre<br />

<strong>Das</strong> <strong>Rheingold</strong><br />

Grande attenzione verso la regia<br />

Wagner verso il teatro moderno<br />

grado di costruire e riconoscere<br />

la propria identità sociale.<br />

Recuperata l’essenza <strong>del</strong> mito<br />

greco egli attinse alla mitologia<br />

nordica nel tentativo, appunto,<br />

di ricostruire le radici <strong>del</strong> popolo<br />

tedesco. Comprendendo<br />

la necessità di ripensare la pratica<br />

teatrale come organica e<br />

unitaria egli tentò la “ri-fusione”<br />

<strong>del</strong>le arti sorelle: musica,<br />

danza, poesia (su mo<strong>del</strong>lo appunto<br />

<strong>del</strong>la drammaturgia<br />

greca) mirando alla creazione<br />

di un’opera d’arte totale che<br />

avesse come idea guida il ritmo<br />

d’insieme. Un’opera d’arte<br />

le cui parti fossero ritmate all’unisono<br />

fa emergere, per così<br />

dire in controluce, l’esigenza di<br />

un raccordo in grado di contenere<br />

tutte le diverse sfaccettature<br />

<strong>del</strong> dramma, lirico e<br />

non…Un raccordo che noi og-<br />

gi chiamiamo regia!<br />

Le preoccupazioni di Wagner<br />

non erano però di natura soltanto<br />

teorica. Schiettamente<br />

pratiche anzi si rivelarono<br />

quelle particolarmente mirate<br />

all’arte attoriale. Nei suoi scritti<br />

possiamo leggere una lunga<br />

serie di consigli su come l’attore<br />

o il cantante dovrebbero<br />

raggiungere l’immedesimazione<br />

con il personaggio. Ad<br />

un attore il Maestro consigliava<br />

l’allenamento all’improvvisazione<br />

di scene e opere intere<br />

ritenendo «l’improvvisazione il<br />

fondamento e il cuore di tutto il<br />

talento mimico». Si scagliava<br />

poi contro coloro che, per incapacità,<br />

si nascondevano dietro<br />

il ridicolo travestimento<br />

<strong>del</strong> costume di scena. Proprio<br />

su costumi e scenografie, infatti,<br />

esigeva precise ricostru-<br />

Nell’Aula Magna <strong>del</strong>l’Università “La Sapienza”<br />

La 61° stagione concertistica <strong>del</strong>la I.U.C.<br />

di Savina Yannátou (cantante<br />

di origini greche dalla<br />

voce eccezionale, che<br />

applica forme compositive<br />

contemporanee a canzoni<br />

popolari <strong>del</strong>l’area mediterranea)<br />

e <strong>del</strong> 3 dicembre<br />

<strong>del</strong> coreano Kun Woo<br />

Affresco Mario Sironi nell’Aula Magna <strong>del</strong>l’Università “La Sapienza”<br />

Paik, (all’estero considerato<br />

una star <strong>del</strong> pianismo<br />

internazionale).<br />

<strong>Il</strong> clarinetto sarà invece protagonista<br />

<strong>del</strong> concerto <strong>del</strong><br />

16 dicembre, nel corso <strong>del</strong><br />

quale il Michel Portal<br />

Quartet suonerà con il<br />

grande maestro Louis Sclavis<br />

(uno <strong>dei</strong> più grandi jazzisti<br />

<strong>del</strong> nostro tempo).<br />

Per quanto riguarda le formazioni<br />

cameristiche, il 14,<br />

15 e 17 gennaio si esibirà il<br />

Quartetto Keller.<br />

Nella programmazione<br />

degli ultimi anni hanno riscosso<br />

particolare interes-<br />

zioni storiche, assolutamente<br />

antillusionistiche. Ai musicisti<br />

vietava di accordare gli strumenti<br />

nella buca <strong>del</strong>l’orchestra<br />

e si opponeva all’abitudine<br />

di applaudire gli artisti nel<br />

corso <strong>del</strong>la rappresentazione.<br />

Le sue idee si rispecchiarono<br />

puntualmente nel progetto e<br />

nella realizzazione <strong>del</strong> teatro<br />

di Bayreut.<br />

All’opera riformatrice di Wagner<br />

si affiancò quella di un<br />

altro tedesco, il duca di Saxe-<br />

Meiningen. I due non lavorarono<br />

mai insieme ma il loro<br />

percorso seguiva per certi versi<br />

binari paralleli. Anche il<br />

Duca aveva, infatti, stabilito<br />

l’unità <strong>del</strong>l’opera come punto<br />

focale, scoraggiando ogni forma<br />

di divismo fra gli attori e<br />

sovraintendendo ad ogni momento<br />

<strong>del</strong>la produzione tea-<br />

se tutti quei compositori<br />

che si sono cimentati con<br />

musiche per il cinema. A<br />

tal proposito, il 4 febbraio<br />

ci sarà una serata dedicata<br />

al maestro Piero Piccioni,<br />

scomparso due anni fa, che<br />

vedrà come direttore d’orchestra<br />

Gianni<br />

Ferrio,<br />

stretto<br />

collaboratore<br />

<strong>del</strong><br />

Maestro.<br />

<strong>Il</strong> 18 febbraio<br />

sarà<br />

invece la<br />

volta <strong>del</strong><br />

Romanticismo<br />

tra<br />

poesia e<br />

musica:<br />

brani<br />

tratti da Schelley, dalle Rime<br />

di Michelangelo Buonarroti,<br />

da Sainte-Beuve e<br />

da altri, saranno interpretati<br />

dalla voce <strong>del</strong>l’attrice<br />

Milena Vukotic, accompagnata<br />

dal pianoforte di<br />

Antonio Ballista.<br />

<strong>Il</strong> 25 febbraio verranno<br />

eseguite opere da camera<br />

inedite <strong>del</strong>l’ultimo Liszt,<br />

nelle quali è ravvisabile<br />

una semplificazione formale<br />

<strong>del</strong> linguaggio musicale<br />

<strong>del</strong> grande maestro.<br />

Altro debutto è quello <strong>del</strong><br />

4 marzo <strong>del</strong> tedesco Herbert<br />

Schuch (vincitore nel<br />

15<br />

trale.<br />

L’attore quindi andava progressivamente<br />

cedendo al regista<br />

la posizione di figura preminente.<br />

Tra i meriti di Wagner<br />

ci fu però anche quello di<br />

recuperare l’elemento puramente<br />

artistico insito nell’attore.<br />

Una buona interpretazione<br />

rimaneva infatti il momento<br />

d’estasi attraverso cui lo spettatore<br />

aveva accesso all’essenza<br />

<strong>del</strong> dramma.<br />

Quella di Wagner fu una rivoluzione<br />

tout court maturata su<br />

solide elaborazioni filosofiche<br />

e sotto l’impulso di una sensibilità<br />

artistica assolutamente<br />

fuori dal comune. La ricerca<br />

caparbia di un’opera d’arte vera,<br />

libera e universalmente significativa<br />

come lo era stata<br />

quella <strong>dei</strong> Greci.<br />

Maria Elena Latini<br />

2004 <strong>del</strong> Concorso Casagrande<br />

di Terni).<br />

Di particolare importanza<br />

i concerti pianistici,<br />

che vedranno come protagonista<br />

Charlemagne<br />

Palestine (uno <strong>dei</strong> fondatori<br />

<strong>del</strong> minimalismo<br />

americano), il quale presenterà<br />

in prima assoluta<br />

una composizione da lui<br />

scritta e interpretata, per<br />

un singolare strumento a<br />

due tastiere di ideazione<br />

italiana (ancora in fase<br />

sperimentale): il “doppio<br />

pianoforte Borgato” (14<br />

marzo).<br />

Due grandi concerti vedranno<br />

protagonisti il 21<br />

marzo il compositore inglese<br />

Steve Martland e il<br />

25 marzo il violoncellista<br />

Mischa Maisky (quest’ultimo<br />

si esibirà in recital<br />

con la figlia Lily).<br />

Grande ritorno sarà infine<br />

quello <strong>del</strong> 28 marzo<br />

<strong>del</strong>la pianista Gilda<br />

Buttà, ammirata lo scorso<br />

anno come solista nel<br />

Piano Concerto di Nyman.<br />

La stagione si chiuderà<br />

l’8 aprile con il concerto<br />

<strong>del</strong> Collegium Cartusianum<br />

Kölner Kammercor<br />

con un programma di<br />

musiche sacre di W.A.<br />

Mozart, tra le quali la<br />

Missa Solemnis in do<br />

maggiore K337.<br />

C. F.

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