Un aristocratico precursore dei suoi tempi:Vincenzo Marulli dei ...
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<strong>Un</strong> <strong>aristocratico</strong> <strong>precursore</strong> <strong>dei</strong> <strong>suoi</strong> <strong>tempi</strong>:<strong>Vincenzo</strong> <strong>Marulli</strong> <strong>dei</strong> duchi di Ascoli<br />
di Lucia Lopriore<br />
Architettura e natura per la città moderna. I trattati di <strong>Vincenzo</strong> <strong>Marulli</strong> (1768-1808),<br />
questo il titolo del volume scritto dal prof. Giovanni Menna, docente a contratto di Storia dell’Arte<br />
contemporanea presso la facoltà di Architettura dell’<strong>Un</strong>iversità degli studi di Napoli “Federico II”,<br />
prefato dal prof. Benedetto Gravagnuolo, Preside della stessa facoltà, pubblicato dalla casa editrice<br />
milanese Franco Angeli s.r.l. (pp. 319, ill. b/n, Milano 2008, € 26,50).<br />
Come si evince dalla quarta pagina di copertina, l’Autore con questo lavoro “ricostruisce la<br />
parabola biografica di <strong>Marulli</strong>, inquadrando il suo pensiero nel panorama culturale del tempo<br />
presentando per la prima volta integralmente i trattati, introdotti da un’approfondita analisi critica<br />
che ne mette in luce il contributo offerto all’elaborazione di una moderna cultura del progetto<br />
urbano.<br />
Tali trattati, al di là dell’oggettiva rilevanza che rivestono nella manualistica architettonica,<br />
costituiscono un documento della resistenza che seppe opporre alla corte borbonica la parte<br />
migliore della cultura napoletana, sospesa tra il lascito della stagione riformatrice illuminista e la<br />
tensione morale con la quale si prefigurava il volto di una città che fosse specchio di una società<br />
laica, progressista e liberale.<br />
Quella di <strong>Vincenzo</strong> <strong>Marulli</strong> (1768 – 1808), fratello del più noto Troiano <strong>Marulli</strong>, alter ego<br />
di Ferdinando IV di Borbone, è una figura di intellettuale napoletano di formazione illuminista,<br />
autore di scritti fra i più interessanti della cultura architettonica italiana <strong>dei</strong> primi anni<br />
dell’Ottocento.<br />
Pur appartenendo a una delle famiglie aristocratiche più vicine alla corte borbonica, i<br />
<strong>Marulli</strong> d’Ascoli, aderisce alla Repubblica Napoletana nel 1799, ma, con il ritorno <strong>dei</strong> Borbone, è<br />
costretto alla fuga e all’esilio, dando inizio a un lungo viaggio in Europa che lo conduce fino in<br />
Inghilterra. <strong>Marulli</strong> ha così l’opportunità di conoscere realtà sociali, politiche e culturali in grande<br />
fermento e, soprattutto, alcuni <strong>dei</strong> nuovi modelli di intervento e ridisegno del territorio urbano, in<br />
un momento cruciale per la trasformazione della città europea.<br />
Al ritorno a Napoli pubblica Sulla mendicità (1802), testo di impronta riformista e liberale,<br />
e due importanti trattati di architettura: L’arte di ordinare i giardini (1804), che affronta per la<br />
prima volta nel Regno di Napoli la questione della progettazione del verde privato e pubblico, e Su<br />
l’Architettura e su la nettezza urbana delle città. Idee (1808), uno <strong>dei</strong> primi tentativi di<br />
sistematizzare nel nostro paese una disciplina ancora agli inizi, la progettazione urbana”.<br />
L’intento di <strong>Vincenzo</strong> <strong>Marulli</strong> al suo ritorno dall’esilio è stato, dunque, quello di creare una<br />
Napoli proiettata nella realtà europea con “stravolgimenti” architettonici mai concepiti fino ad<br />
allora dove funzionalità ed estetica si assemblavano proponendo soluzioni futuristiche e, forse,<br />
utopistiche per quell’epoca.<br />
Di certo <strong>Vincenzo</strong> <strong>Marulli</strong> è stato il primo progettista che, in assoluto, si è preoccupato di<br />
risollevare le “sorti” architettoniche ed urbanistiche della capitale partenopea, che all’epoca<br />
dilagava nella più inconcepibile e miserevole realtà, così come già nel ‘600 faceva notare il Celano<br />
nell’opera Delle notizie del bello, dell’antico e del curioso della città di Napoli, dove parlando del<br />
palazzo <strong>dei</strong> duchi di Vietri recitava: “[…] il tramuoto ha fatto i danni, ma gli architetti hanno fatto<br />
più danni che il tramuoto istesso […]”. In quest’opera l’autore metteva il luce le “pecche” di<br />
ricostruzioni inadeguate, attraverso gli interventi di superfetazione architettonica, dove la tendenza<br />
del momento prevaleva sulla funzionalità e sull’estetica.<br />
La lunga assenza dalla capitale partenopea e la permanenza in Inghilterra ha portato il<br />
<strong>Marulli</strong> a valutare meglio l’urbanistica inglese in relazione a quella napoletana giudicando la prima<br />
più funzionale e più sobria. Com’è noto, nel periodo rinascimentale e, più tardi, in quello Barocco si<br />
erano affermati grandi progettisti come il Malvito, il Fuga, il Fontana, il Mormanno, il Sanfelice,<br />
solo per fare qualche citazione, che avevano lasciato un’evidente traccia della loro “arte” attraverso
le testimonianze architettoniche pubbliche e private che scandivano le piazze e le strade napoletane.<br />
Le idee innovatrici di <strong>Vincenzo</strong> <strong>Marulli</strong> rappresentavano una sorta di cambiamento che andava al<br />
passo con i <strong>tempi</strong>, visti anche gli sviluppi socioculturali che la città partenopea stava vivendo dalla<br />
rivoluzione del 1799 a tutto il Decennio Francese.<br />
Vncenzo <strong>Marulli</strong> si inserisce a pieno titolo in questo contesto con le sue novità. Solo per fare<br />
un esempio: per le costruzioni private, propone di non edificare più i palazzi a corte con rimesse e<br />
stalle interne alle costruzioni stesse, ma di erigere queste ultime in edifici indipendenti per la<br />
salubrità dell’aria. Questo concetto è meglio evidenziato quando si occupa della nettezza urbana che<br />
rappresenta per il <strong>Marulli</strong> il primo assoluto bisogno della città al fine di evitare il dilagare di<br />
epidemie.<br />
Non meno trascurabile poi è stata la proposta di riordinare i giardini pubblici e privati dove<br />
estetica e funzionalità devono completarsi; per questo li distingue per tipologie riordinandoli<br />
secondo le esigenze ambientali: fiori, agrumi, piante di vario genere ecc.; non trascura neppure di<br />
occuparsi delle ville private che pure devono avere un criterio d’ordine ambientale in completa<br />
armonia con la costruzione stessa.<br />
Le case di abitazione della gente comune, inoltre, devono essere comode, munite di impianti<br />
igienici ed esteticamente rispondenti al gusto di tendenza ma facendo prevalere la funzionalità<br />
innanzi tutto.<br />
Il pensiero illuminato di <strong>Vincenzo</strong> <strong>Marulli</strong>, in ogni caso, si spinge ben oltre lo studio<br />
dell’urbanistica. Nel trattato sulla mendicità egli affronta problemi fino ad allora completamente<br />
trascurati. Per la sanità, progetta la costruzione degli ospedali in modo che siano provvisti di<br />
infrastrutture per i portatori di handicap, ridisegna le aree <strong>dei</strong> parchi pubblici compresi i camposanti<br />
che l’editto di Sint Cloud rende indispensabili a tutela e salvaguardia della salute pubblica.<br />
Il testo del prof. Menna si conclude con l’Appendice che costituisce un altro tassello<br />
importante del lavoro poiché raccoglie interessanti documenti circa il progetto di Carità nazionale<br />
del cittadino Domenico Cirillo, del 1799; il bando di Concorso del 1802 emanato per volere di<br />
Giuseppe Zurlo; il Ragionamento sulla mendicità di <strong>Vincenzo</strong> <strong>Marulli</strong>; alcune riflessioni di Trojano<br />
<strong>Marulli</strong> sul personaggio di <strong>Vincenzo</strong> ed, infine, riflessioni di Antonio de Rosa relative sempre alla<br />
figura del <strong>Marulli</strong>.<br />
In buona sostanza è questo un libro completo e ben documentato che rappresenta un valore<br />
aggiunto alla vasta produzione storico-letteraria che la città di Ascoli Satriano, attraverso l’opera<br />
meritoria di promozione della storia del territorio ascolano da parte del Centro Culturale<br />
Polivalente, sta operando già da alcuni anni con risultati euristici lusinghieri.<br />
<strong>Un</strong> libro che non deve mancare nella biblioteca <strong>dei</strong> cultori attenti e consapevoli che la storia<br />
e le proprie radici non vanno mai dimenticate.