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Industria Vicentina 3-2011.pdf - Associazione Industriali della ...

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SETTEMBRE/OTTOBRE 2011 – sped. in abb. post. - trimestrale - 70% - P.T. Vicenza Ferrovia - tassa riscossa - taxe perçue - Italia<br />

<strong>Industria</strong><br />

VICENTINA<br />

MAGAZINE DI INFORMAZIONE ECONOMICA PER LE IMPRESE<br />

VITTORIO MINCATO<br />

AL “GIRO DI BOA”<br />

IN CAMERA DI COMMERCIO<br />

Il segno<br />

di Vittorio<br />

FORMAZIONE<br />

OUTDOOR<br />

“Risorse in Crescita”<br />

propone attività di<br />

formazione prese dal mondo<br />

dello sport, delle arti, dei<br />

giochi e delle simulazioni<br />

VENT’ANNI<br />

DI UNIVERSITA’<br />

In vent’anni di vita l’università<br />

a Vicenza è diventata un centro<br />

di ricerca di alto livello<br />

3/2011


corsivo<br />

Cinque punti<br />

per uscire dalla crisi<br />

Tra le tante proposte che si sono sovrapposte in<br />

questi giorni nell’individuare una via d’uscita<br />

dalla crisi, quella in assoluto più interessante<br />

è stata il “Manifesto per risollevare l’Europa”,<br />

pubblicato dal Sole 24 Ore. Un testo composto da<br />

5 punti: governo unico dell’economia europea per<br />

la gestione dell’euro, possibilità per la Bce di agire<br />

(come la Fed) per la stabilità finanziaria, creazione<br />

di bond per finanziare infrastrutture e crescita del<br />

Continente, creazione di eurobond per diminuire<br />

spread e ridurre le sofferenze dei titoli di stato<br />

nazionali, nascita di un unico vero mercato del<br />

credito europeo.<br />

E’ un documento interessante perché individua la<br />

vera chiave per costruire l’uscita dalla crisi. L’exit<br />

strategy non può essere italiana, ma deve essere,<br />

come minimo, europea. Mi vengono i brividi quando<br />

sento dire, anche da alcuni alti esponenti <strong>della</strong> nostra<br />

politica, che se uscissimo dall’Unione Europea e<br />

ritornassimo alla cara vecchia lira staremmo tutti<br />

meglio. Non so dove fossero questi signori nei<br />

primi anni ’90, ma di sicuro non erano in Italia e<br />

certamente non si occupavano di economia o di<br />

impresa. La nostra preoccupazione non può essere<br />

semplicemente lasciarci alle spalle le difficoltà di<br />

oggi perché, l’abbiamo provato sulla nostra pelle,<br />

le soluzioni tampone creano danni peggiori di<br />

quelli originari. Dobbiamo uscire dalla crisi avendo<br />

individuato un nuovo equilibrio economico e politico.<br />

Con la crescita esponenziale <strong>della</strong> forza economica<br />

dei BRICS (e ormai anche dei Next Eleven), non è<br />

più pensabile affacciarsi ai mercati globali senza<br />

un’Europa davvero unita. Tutte le stime economiche ci<br />

indicano che l’unico paese europeo con reali chance<br />

di rimanere dentro al G8, nei prossimi decenni, è<br />

la Germania. Tutti gli altri sono destinati a scivolare<br />

progressivamente indietro. Ma perché chi sta meglio<br />

di noi accetti questa prospettiva è necessario che,<br />

prima di tutto, sistemiamo le difficoltà in casa nostra.<br />

Confindustria e le imprese, per natura, non sono<br />

disfattiste: la loro missione principale è, da sempre,<br />

dare concretezza a visioni e progetti. Il problema è<br />

che questi anni ci hanno portato a essere come San<br />

Tommaso: finché non vedremo le misure contenute<br />

nella lettera del governo italiano alla UE, approvate e<br />

applicate, non ci crederemo. Infatti, la nostra politica<br />

sconta un deficit di credibilità, dentro e fuori i propri<br />

confini, che ha assunto contorni drammatici.<br />

Oltre ai necessari tagli e al dimagrimento <strong>della</strong> spesa<br />

pubblica, è necessario includere provvedimenti che<br />

guardino al futuro. Investimenti in ricerca e sviluppo<br />

e nella formazione professionale. Solo per citare<br />

un dato, l’investimento medio in formazione in<br />

Italia è inferiore di circa il 14% rispetto all’analogo<br />

livello nell’Unione Europea (580 euro) e del 20%<br />

nel confronto con gli Stati Uniti (620 euro). Saremo<br />

sempre meno al passo con il<br />

mondo, finché non capiamo<br />

che ogni euro investito in<br />

formazione e ricerca ne<br />

frutta tre (stima OCSE). E<br />

anche questa è una strada<br />

da percorrere per costruire<br />

un futuro migliore per l’Italia.<br />

Siamo arrivati al punto di non<br />

ritorno: gli occhi dell’Europa<br />

e del mondo sono puntati<br />

su di noi. Come Paese,<br />

abbiamo sempre dato il<br />

nostro meglio nei momenti<br />

di difficoltà, quando siamo<br />

stati messi alle strette. E’<br />

tempo di dimostrarlo ancora<br />

una volta.<br />

di Roberto Zuccato<br />

Presidente<br />

di Confindustria Vicenza<br />

Li ha indicati il “Manifesto per<br />

risollevare l'Europa”: governo<br />

unico dell’economia europea per<br />

la gestione dell’euro, possibilità<br />

per la Bce di agire per la stabilità<br />

finanziaria, creazione di bond<br />

per finanziare infrastrutture e<br />

crescita, creazione di eurobond<br />

per diminuire spread e ridurre<br />

le sofferenze dei titoli di stato<br />

nazionali, nascita di un unico<br />

vero mercato del credito<br />

europeo.<br />

1


Direttore responsabile<br />

Stefano Tomasoni<br />

Hanno collaborato<br />

Fiorenza Conti<br />

Antonio Di Lorenzo<br />

Eros Maccioni<br />

Matteo Marcolin<br />

Daniele Marini<br />

Paolo Usinabia<br />

Alessia Zorzan<br />

Progetto grafico<br />

Patrizia Peruffo<br />

Stampa<br />

Tipografia Rumor S.r.l.,<br />

Vicenza<br />

Pubblicità<br />

Oepi, Verona<br />

Editore<br />

Istituto Promozionale<br />

per l’<strong>Industria</strong> srl - soc. unip.<br />

Piazza Castello, 3 - Vicenza<br />

Anno trentesimo<br />

Numero 3<br />

Settembre/Ottobre 2011<br />

Una copia € 4,00<br />

Registrazione Tribunale di<br />

Vicenza<br />

n. 431 del 23.2.1982<br />

Questo numero è stato<br />

stampato<br />

in 4.000 copie.<br />

È vietata la riproduzione<br />

anche parziale di articoli<br />

e illustrazioni senza<br />

autorizzazione e senza<br />

citare la fonte.<br />

FOTOGRAFIE<br />

Archivio <strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li<br />

12, 22, 23, 50, 51; Archivio<br />

Camera di Commercio 4;<br />

Archivio Casa vinicola Zonin<br />

45 in alto; Archivio Fiamm 26;<br />

Archivio Fondazione Campiello<br />

46, 47; Archivio ASA 30; Archivio<br />

Brazzale 40, 41; Archivio<br />

Faresin Industries 44 in alto;<br />

Archivio Gruppo Bonato 44 in<br />

basso; Archivio Marelli Motori<br />

45 in basso; Archivio Mevis 34,<br />

35; Archivio Gemmo 36, 37;<br />

Archivio Officine Cartigliano<br />

42, 43; Archivio Omera 38, 39;<br />

Colorfoto 10, 15 al centro; Emilio<br />

Pianezzola 6; Istockphoto 16, 17,<br />

18, 20, 21, 25, 28, 29;<br />

Steve Bisson 24; Vinicio Corradin<br />

11, 13, 14, 15.<br />

10<br />

36<br />

40<br />

corsivo<br />

1. Cinque punti<br />

per uscire dalla crisi<br />

di Roberto Zuccato<br />

l’intervista<br />

4. "In Camera di Commercio<br />

è come giocare in Nazionale"<br />

di Stefano Tomasoni<br />

focus<br />

10. Vent'anni di Università<br />

a Vicenza<br />

di Antonio Di Lorenzo<br />

28<br />

imprese<br />

34. Caricati a molla<br />

di Eros Maccioni<br />

36. Il piacere di portare la luce<br />

di Fiorenza Conti<br />

38. Macchine utensili, presse<br />

e passione<br />

di Stefano Tomasoni<br />

40. Otto generazioni in forma<br />

di Alessia Zorzan<br />

42. Al servizio <strong>della</strong> pelle<br />

di Paolo Usinabia<br />

44. Flash<br />

46<br />

industria vicentina pubblicazione promossa dal Comitato provinciale<br />

per la piccola industria dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li <strong>della</strong> provincia di Vicenza<br />

argomenti<br />

16. Fuori dal normale<br />

di Stefano Tomasoni<br />

20. Energindustria fa scintille<br />

21. Adesso guardate la Corea<br />

22. Una vita per l'impresa<br />

di Stefano Tomasoni<br />

scenari<br />

24. C'è chi investe<br />

e cresce (e chi no)<br />

di Matteo Marcolin<br />

28. L'Italia delle imprese<br />

di Daniele Marini<br />

cultura e società<br />

46. Profeta in patria<br />

48. Canova ritrovato<br />

di Eros Maccioni<br />

associazione<br />

50. Fatti e persone<br />

numeri<br />

52. Dati e statistiche<br />

sull’economia vicentina<br />

translation<br />

56. Una selezione<br />

di articoli tradotti in inglese<br />

3/2011


di Stefano Tomasoni<br />

Intervista<br />

a tutto campo<br />

con Vittorio<br />

Mincato,<br />

che ha girato<br />

la boa di metà<br />

mandato<br />

alla guida<br />

<strong>della</strong> Camera<br />

di Commercio<br />

di Vicenza<br />

4<br />

l’intervista<br />

"In Camera<br />

di Commercio<br />

è come giocare<br />

in Nazionale"<br />

H<br />

a superato da poco la “boa” di metà<br />

mandato alla presidenza <strong>della</strong> Camera<br />

di Commercio di Vicenza e,<br />

dopo la “virata”, ha rimesso le vele<br />

a favore di vento, riprendendo a navigare con il<br />

timone ben stretto tra le mani. Vittorio Mincato<br />

è un nocchiero di quelli che tengono sempre<br />

sott'occhio la rotta e l'orizzonte, puntando<br />

all'obiettivo fissato fin dalla partenza: raggiungere<br />

il porto d'arrivo segnato sulla carta.<br />

Fissare un obiettivo e lavorare per raggiungerlo,<br />

mettendo a frutto le risorse a disposizione, è


sempre stato, del resto, il suo modus operandi:<br />

dall'inizio <strong>della</strong> sua carriera manageriale alla<br />

Lanerossi fino a essere il “numero uno” dell'ENI<br />

e, a ricoprire poi la carica di presidente di<br />

Poste Italiane. I primi tre anni alla guida <strong>della</strong><br />

Camera di Commercio vicentina non sono stati,<br />

peraltro, anni facili. Tutt'altro. Hanno coinciso<br />

con uno dei periodi più difficili per l'economia<br />

italiana e anche per quella vicentina. Sono stati,<br />

in tutti i casi, anni di notevole attività e dinamismo,<br />

che hanno portato tra l'altro all'avvio <strong>della</strong><br />

nuova sede <strong>della</strong> CCIAA e alla recente celebrazione<br />

dei duecento anni di vita dell'ente stesso.<br />

- Presidente Mincato, l'aria di ripresa che si<br />

era registrata nella prima parte di quest'anno<br />

si è raffreddata di molto durante l'estate<br />

e ora ci attendono altri mesi di preoccupazioni.<br />

Lei crede che il tessuto economico<br />

vicentino saprà reagire ancora una volta e<br />

trovare nuove strade di sviluppo?<br />

“Occorre fare una premessa: stiamo vivendo<br />

una difficile transizione da un modello di sviluppo<br />

consolidato, ma obsoleto, a nuovi modelli<br />

che devono tenere conto delle mutate<br />

dinamiche economiche, sociali e competitive.<br />

Di questo mutamento l’economia italiana sta<br />

risentendo più di altre, aggravata com’è da una<br />

prolungata perdita di competitività e da una<br />

crescita conseguentemente molto ridotta. Le<br />

ragioni del declino sono molteplici: un quadro<br />

politico precario, un quadro legislativo pasticciato,<br />

valori tradizionali che vengono messi in<br />

discussione da comportamenti a dir poco discutibili<br />

che a loro volta hanno compromesso<br />

la nostra reputazione internazionale, limitata<br />

mobilità sociale, istruzione e formazione dispersive,<br />

anche quando sono di qualità elevata,<br />

e scarsa propensione dei giovani a una formazione<br />

di stampo scientifico, infrastrutture largamente<br />

insufficienti, evasione fiscale diffusa,<br />

tassazione asfissiante del fattore lavoro, frantumazione<br />

delle imprese.<br />

Alcuni di questi fattori sono meno gravi nella<br />

nostra provincia e questo ci fa confidare che<br />

l’imprenditorialità vicentina saprà trovare la<br />

strada di un rinnovato sviluppo: il quadro politico<br />

regionale e provinciale, ma soprattutto<br />

le amministrazioni comunali, non sono poi<br />

così precari come invece sono in sede nazionale;<br />

la qualità <strong>della</strong> formazione è buona e la<br />

propensione dei giovani agli studi scientifici è<br />

crescente; basta leggere i dati confortanti <strong>della</strong><br />

frequenza dei dipartimenti universitari presenti<br />

a Vicenza, tutti di stampo scientifico-economico.<br />

D’altro canto sono di segno opposto l’evasione<br />

fiscale, con episodi locali molto gravi, e<br />

la dimensione medio-piccola delle imprese;<br />

la seconda soprattutto, da elemento di forza è<br />

diventata fragilità nel confronto internazionale.<br />

Quando l’innovazione era prevalentemente di<br />

processo, la piccola dimensione d’impresa ha<br />

dato flessibilità al sistema produttivo, anche attraverso<br />

l’aggregazione in distretti. Oggi l’innovazione<br />

riguarda principalmente i prodotti, la<br />

loro diversificazione e lo sviluppo di politiche<br />

di brand: per le imprese più piccole si rivela<br />

sempre più difficile sfruttare le economie di<br />

scala e competere con successo nel mercato<br />

globale. Tutto questo può compromettere il<br />

successo di un nuovo modello di sviluppo delle<br />

nostre imprese”.<br />

- Sostenere il sistema economico nel suo<br />

impegno quotidiano a stare sul mercato<br />

è una delle "mission" <strong>della</strong> Camera, tanto<br />

più importante in tempi duri come quelli<br />

che attraversiamo. Quali risorse ha messo<br />

in campo la Camera in questi anni per es-<br />

"La Camera di CommerCio gestisCe<br />

denaro PubbliCo e il ruolo delle<br />

Categorie eConomiChe è di designare<br />

i Consiglieri Camerali, i quali, una<br />

Volta nominati, deVono guardare agli<br />

interessi generali del tessuto soCioeConomiCo<br />

del territorio, foCalizzando<br />

le Priorità di sistema. è un Po’ Come Per<br />

i gioCatori di CalCio Che, gioCando in<br />

nazionale, deVono dimentiCare il Club di<br />

aPPartenenza”.<br />

5


Qui sotto,<br />

la nuova sede <strong>della</strong><br />

Camera di Commercio<br />

(foto Emilio Pianezzola)<br />

6<br />

l’intervista<br />

sere vicina alle imprese?<br />

“La Camera di Commercio è la «casa delle imprese»<br />

ed è giusto che esse si attendano di essere<br />

aiutate nella gestione di molteplici aspetti<br />

dell’attività imprenditoriale e che pretendano<br />

servizi efficienti e adeguati alle loro necessità.<br />

Occorre tuttavia tenere conto che non è con le<br />

scarse risorse finanziarie di cui la CCIAA dispone,<br />

buona parte delle quali è drenata verso isti-<br />

Due secoli di presenza<br />

nella vita economica vicentina<br />

La Camera di Commercio ha celebrato i duecento anni di<br />

fondazione premiando le 74 aziende vicentine ultracentenarie<br />

iscritte nel Registro delle Imprese storiche italiane istituito da<br />

Unioncamere per celebrare il 150° anniversario dell’Unità<br />

d’Italia.<br />

Un dato significativo, quello <strong>della</strong> nostra provincia, se si<br />

considera che a livello nazionale sono oltre 1.000 le aziende<br />

ultracentenarie che coniugando innovazione e tradizione,<br />

hanno accompagnato la crescita del nostro sistema economico.<br />

La premiazione ha rappresentato il riconoscimento pubblico<br />

a quegli imprenditori che hanno saputo fare <strong>della</strong> tradizione e<br />

<strong>della</strong> continuità, ma anche <strong>della</strong> capacità di adattamento alla<br />

costante mutevolezza delle condizioni del mercato, il volano<br />

<strong>della</strong> loro lunga storia di successo.<br />

tuti camerali regionali e nazionale, che si risolvono<br />

le crisi congiunturali del territorio, così<br />

come è vano attendersi che la crisi nazionale<br />

si risolva per decreto del Governo. E’ invece<br />

sicuro compito <strong>della</strong> CCIAA la promozione di<br />

quelle iniziative che danno sviluppo al territorio<br />

e che aiutano a superare le contingenze<br />

negative. Per questo la Camera di Commercio<br />

di Vicenza ha promosso e sta promuovendo<br />

attivamente i progetti dell’autostrada Valdastico<br />

Nord e <strong>della</strong> fermata <strong>della</strong> TAV in città;<br />

ha promosso il progetto Green Valley nella<br />

valle del Chiampo ed è pronta ad affrontare<br />

altre simili realtà locali; ha aiutato le imprese<br />

danneggiate dall’alluvione dell’anno scorso,<br />

erogando loro 1,5 milioni di euro che proprio<br />

in questi giorni sono in pagamento; ha finanziato<br />

gli organismi di garanzia, affinché concedano<br />

maggiori garanzie al credito bancario a<br />

favore delle nostre imprese. Su questo fronte<br />

l’impegno è stato crescente: da 500 mila euro<br />

del 2008, a 1 milione di euro nel 2009 e 2010<br />

e 1,2 milioni di euro nel 2011”.<br />

- Da alcuni mesi lei ha iniziato la seconda<br />

parte del suo mandato alla presidenza<br />

<strong>della</strong> Camera. Quali sono i risultati di cui<br />

è più soddisfatto? Quali, per contro, gli<br />

ambiti e i temi sui quali rimane ancora<br />

da lavorare?<br />

“Se devo essere del tutto sincero, io non sono<br />

per niente soddisfatto. Le situazioni critiche<br />

che ho trovato irrisolte all’atto <strong>della</strong> mia elezione<br />

hanno impegnato troppo del mio tempo<br />

e di quello <strong>della</strong> Giunta, e ne impegnano<br />

ancora troppo, sottraendolo ad attività che sarebbero<br />

più utili alla nostra economia; e guardi<br />

che non sono questioni sorte negli ultimi<br />

anni: sono cose che vengono da lontano. Ecco,<br />

forse il risultato più lusinghiero è stata la collaborazione<br />

dell’intera Giunta camerale e del<br />

Consiglio, e – a parte qualche intemperanza,<br />

peraltro umanamente comprensibile – delle<br />

Associazioni di categoria.<br />

I temi su cui lavorare sono principalmente<br />

due: il primo è di natura organizzativa interna,<br />

anche se devo riconoscere che il personale<br />

tutto ha fatto passi da gigante ed è stato «paziente»<br />

nell’assecondare i miei stimoli al cam-


iamento dei comportamenti per adeguarli a<br />

standard qualitativi molto esigenti. Il secondo<br />

è di natura istituzionale: non sono sicuro che<br />

sia ancora accettato del tutto e da tutti il concetto<br />

che la Camera di Commercio gestisce<br />

denaro pubblico e che il ruolo delle categorie<br />

economiche è di designare i consiglieri camerali,<br />

i quali, una volta nominati, devono guardare<br />

agli interessi generali del tessuto socioeconomico<br />

del territorio, focalizzando le priorità<br />

di sistema. È un po’ come per i giocatori<br />

di calcio che, giocando in Nazionale, devono<br />

dimenticare il club di appartenenza. Compete<br />

ovviamente in via continuativa alle Associazioni<br />

proporre iniziative, progetti, interventi<br />

economici <strong>della</strong> Camera di Commercio a beneficio<br />

dell’intera economia <strong>della</strong> provincia,<br />

ma non si deve trattare di proposte di natura<br />

corporativa, a soddisfare le quali sono più idonee<br />

le Associazioni stesse, soggetti di diritto<br />

privato, piuttosto che la CCIAA, soggetto di<br />

diritto pubblico”.<br />

- All'inizio del mandato, aveva indicato<br />

alcune situazioni da affrontare in modo<br />

prioritario e da portare a soluzione:<br />

la questione degli Aeroporti Vicentini,<br />

l'Aeroporto di Asiago e la Scuola d'Arte e<br />

Mestieri di Vicenza. In "corso d'opera" si<br />

è aggiunta la crisi dei Magazzini Generali,<br />

alcune criticità sulla gestione del Centro<br />

Interscambio Merci. Che bilancio si può<br />

fare, ad oggi, di queste situazioni? Cosa<br />

può dirsi risolto e dove invece c'è ancora<br />

da lavorare?<br />

“La complessa vicenda degli Aeroporti Vicentini<br />

è ormai chiusa. Manca ancora la conclusione<br />

di una causa civile che dovrebbe risolversi<br />

nel 2012. L’Aeroporto di Asiago non è più<br />

argomento di cui la Camera di Commercio si<br />

debba interessare: se ci saranno progetti con<br />

reali ricadute economiche positive sull’Altipiano,<br />

si vedrà. La Scuola d’Arte e Mestieri<br />

è felicemente confluita nella Fondazione G.<br />

Rumor–CPV. Rimane la squallida vicenda dei<br />

Magazzini Generali, dove è successo di tutto e<br />

di più, e stiamo ora affrontando la pasticciata<br />

vicenda del Centro Interscambi Merci, dove la<br />

CCIAA, e non da sola, è impegnata con garan-<br />

"A resistere meglio delle altre alla<br />

Crisi soPraVVenuta nel 2008 sono le<br />

imPrese esPortatriCi; Con un merCato<br />

interno in Cui la domanda langue e<br />

i merCati esteri, soPrattutto quelli<br />

del far east, CresCono, è imPortante<br />

Che le nostre imPrese siano aiutate a<br />

PromuoVere i loro Prodotti”.<br />

zie che non mi è ancora chiaro perché sono<br />

state prestate”.<br />

- Nella Relazione previsionale per il 2012<br />

lei ha indicato una serie di grandi temi<br />

"di ampia valenza strategica" sui quali anche<br />

la Camera è chiamata a impegnarsi.<br />

Tra questi ci sono le infrastrutture e i trasporti,<br />

la formazione, l'internazionalizzazione,<br />

l'innovazione, la Fiera, il turismo.<br />

Qual è, tra tutte queste, la prima vera<br />

priorità per dare competitività a tutto il<br />

"sistema Vicenza"?<br />

“Sono tutti temi molto importanti nel medio<br />

e lungo termine, ma i più importanti sono la<br />

formazione e l’internazionalizzazione delle imprese.<br />

Nella formazione la CCIAA sta investendo<br />

molto, specialmente nella Fondazione G.<br />

Rumor–CPV, nella Fondazione Studi Universitari<br />

e nel Cuoa. Siamo tutti consapevoli che il<br />

rilancio <strong>della</strong> nostra economia passa attraverso<br />

la disponibilità di risorse umane qualificate:<br />

investire nella formazione significa assicurare<br />

al territorio l’eccellenza di queste risorse.<br />

Nell’internazionalizzazione abbiamo quintuplicato<br />

le risorse finanziarie che incentivano<br />

le nostre imprese a partecipare alle fiere di<br />

importanza internazionale: nel 2008, l’ultimo<br />

anno <strong>della</strong> precedente gestione, erano meno<br />

di 100 mila euro, ora sono 400 mila euro, e<br />

sono risorse attinte da quelle che la Camera<br />

dedicava a iniziative minori e che i tempi mutati<br />

hanno manifestato essere di scarsa utilità<br />

7


8<br />

l’intervista<br />

“ Siamo tutti<br />

consapevoli che<br />

il rilancio <strong>della</strong><br />

nostra economia<br />

passa attraverso<br />

la disponibilità<br />

di risorse umane<br />

qualificate: investire<br />

nella formazione<br />

significa assicurare al<br />

territorio l’eccellenza<br />

di queste risorse”<br />

generale. Questo accresciuto impegno finanziario,<br />

tuttavia ancora insufficiente, è funzione<br />

del fatto che a resistere meglio delle altre alla<br />

crisi sopravvenuta nel 2008 sono le imprese<br />

esportatrici; con un mercato interno in cui la<br />

domanda langue e i mercati esteri, soprattutto<br />

quelli del Far East, crescono, è importante che<br />

le nostre imprese siano aiutate a promuovere i<br />

loro prodotti”.<br />

- Non si può non parlare di Alta Velocità<br />

e di Valdastico Nord, due progetti<br />

infrastrutturali che proseguono da anni<br />

a livello di "parole" ma con pochi passi<br />

avanti a livello di "fatti", a dimostrare<br />

quanto sia difficile per Vicenza esprimere<br />

un "peso specifico" proporzionale al<br />

proprio peso economico. Quali sono le<br />

sue aspettative personali rispetto a questi<br />

due temi?<br />

“Sono molto più ottimista sulla Valdastico<br />

Nord, piuttosto che sull’Alta Velocità. Le opposizioni<br />

alla prima sono «senza senso», questioni<br />

che mi sembrano di «cucina», nemmeno di alta<br />

qualità, forse sono questioni elettorali, quando<br />

non sono di contrapposizioni personali. Le<br />

difficoltà <strong>della</strong> seconda hanno fondamento su<br />

ragioni oggettive, più difficili da scalfire, ma è<br />

nostro dovere tentare<br />

ogni via per riuscire a<br />

includere Vicenza in<br />

questa grande via di<br />

comunicazione. Se non<br />

lo avessero fatto i nostri<br />

predecessori anche<br />

l’autostrada Brescia-<br />

Padova sarebbe passata<br />

lontana dalla città”.<br />

- Uno dei limiti<br />

"strutturali" del nostro<br />

territorio è arrivato<br />

fino a oggi dalla<br />

scarsa capacità di<br />

lavorare in concerto<br />

su obiettivi comuni.<br />

Si cammina spesso<br />

ognuno per la propria<br />

strada, anche<br />

quando la destinazione<br />

è la stessa. Quanto può fare - o sta<br />

già facendo - la Camera di Commercio<br />

per far sì che il sistema economico vicentino<br />

faccia sempre più "massa critica" sui<br />

grandi obiettivi legati allo sviluppo del<br />

territorio?<br />

“La scarsa capacità di lavorare su obiettivi comuni<br />

deriva dalla circostanza che ciascuno –<br />

non tutti - ha una propria agenda, i cui interessi<br />

non sempre coincidono con quelli comuni.<br />

Le vicende del recente passato <strong>della</strong> Camera<br />

di Commercio sono lì a dimostrarlo. Oggi le<br />

riunioni <strong>della</strong> Giunta e del Consiglio camerali<br />

non hanno natura di «messa cantata» in cui<br />

si celebrano decisioni prese in altre sedi, per<br />

quanto autorevoli, e Giunta e Consiglio hanno<br />

la dignità di organi di governo di un ente pubblico<br />

che gestisce denaro pubblico, e non di<br />

luogo di «spartizione» di risorse camerali. Sui<br />

grandi obiettivi, poi, la Camera insieme ai Comuni,<br />

alla Provincia, alle Associazioni di categoria<br />

e alle altre forze sociali hanno dimostrato<br />

di marciare insieme. Soltanto qualche «carneade»<br />

<strong>della</strong> politica locale e qualche escluso<br />

dal «giro» non se ne è accorto, ma buona parte<br />

dei media e <strong>della</strong> opinione pubblica ha dato a<br />

quelle esternazioni il peso che meritavano”. n


di Antonio Di Lorenzo<br />

10<br />

focus<br />

“ Un universo in<br />

espansione. Così i<br />

fisici definirebbero<br />

l'università a Vicenza,<br />

che in vent'anni di<br />

vita è passata dalla<br />

prima sede di Monte<br />

Berico all'attuale<br />

centro universitario<br />

di ricerca di alto<br />

livello”<br />

VeNt'aNNI<br />

di Università<br />

a Vicenza


C<br />

’è l’affascinantedocente<br />

di economia<br />

che<br />

studia la “green economy”<br />

e sperimenta un carburante<br />

alternativo al diesel,<br />

basandosi sugli studi <strong>della</strong><br />

Nasa. C’è l’ingegnere che<br />

ha progettato un rubinetto<br />

che si chiude da solo, per<br />

non sprecare acqua. C’è<br />

il collega che, assieme ai<br />

grandi nomi del mercato,<br />

da Ferrari a Lamborghini,<br />

da Audi a Bmw, studia le<br />

leghe più leggere (e più<br />

sicure) per costruire le auto. E l’elenco potrebbe<br />

continuare a lungo. Magari ricordando<br />

le ricerche nel campo <strong>della</strong> sicurezza alimentare<br />

- perché non esistono solo ingegneria ed<br />

economia - che “promuovono” il formaggio di<br />

malga come più dietetico e ricco di vitamine.<br />

Oppure si può ricordare un personaggio straordinario<br />

come il professor Gianni Peretti: a<br />

novant’anni, lui che ha studiato all’università<br />

di Concetto Marchesi, trova ancora il tempo<br />

e la voglia per passare le mattine con gli studenti<br />

a dare ripetizioni di matematica e prepararli<br />

agli esami. Gratis, naturalmente.<br />

Questa è l’immagine dell’università a Vicenza.<br />

I fisici la definirebbero “un universo in<br />

espansione”, perché la crescita è senz’altro<br />

nei numeri ma soprattutto nella qualità e nelle<br />

relazioni: con gli atenei di Padova e Verona, e<br />

con il territorio, cioè con gli enti pubblici e le<br />

aziende private che sostengono questa realtà.<br />

“Una vision condivisa è la nostra arma<br />

vincente”, sintetizza Roberto Filippini, il<br />

docente che vent’anni fa ha aperto la strada<br />

per le lauree a Vicenza, su mandato del<br />

rettore Mario Bonsembiante. Cosa significa?<br />

Che in questi vent’anni di vita, almeno nel<br />

settore dell’alta formazione, tutti i soggetti a<br />

Vicenza hanno seguito una strategia comune,<br />

che Filippini riassume in quattro obiettivi:<br />

«Realizzare un progetto in grande e di qualità.<br />

Agganciare saldamente il territorio. Coniugare<br />

"C reiamo i Veri sPeCialisti Che serVono<br />

alle aziende - sintetizza Carlo terrin,<br />

direttore <strong>della</strong> fondazione studi<br />

uniVersitari -. attraVerso tre faColtà<br />

e quindiCi indirizzi, fra lauree triennali<br />

e magistrali, formiamo le ComPetenze<br />

Che Chiede il territorio. noi Puntiamo<br />

sulla qualità e non sulla quantità.<br />

non andiamo a rubare studenti di altre<br />

faColtà. i nostri Corsi non rePliCano<br />

quelli di altri. sono un’esClusiVa.<br />

è questa la nostra forza”.<br />

la dimensione locale con quella internazionale.<br />

Attirare e valorizzare persone di capacità e<br />

competenti. Insomma, puntare all'eccellenza».<br />

Esattamente il contrario del pensare in piccolo<br />

e guardarsi l'ombelico, tentazione ricorrente<br />

sotto Monte Berico. “A Vicenza – conclude il<br />

professore – è stato realizzato un vero centro<br />

universitario di ricerca di alto livello, e non<br />

solo un polo didattico”.<br />

Se nel 1990 si paventava il rischio che Vicenza<br />

diventasse una “colonia” dell’università di<br />

Segue a pagina 14<br />

A fianco,<br />

una studentessa<br />

all'ingresso<br />

dell'università vicentina.<br />

Qui a lato, una veduta<br />

più complessiva <strong>della</strong><br />

sede universitaria.<br />

11


12<br />

focus/la finestra<br />

Giuseppe Zigliotto<br />

“Sull'università<br />

ci giochiamo il futuro”<br />

P arla Giuseppe Zigliotto,<br />

vicepresidente dell'<strong>Associazione</strong><br />

con delega all'Education e<br />

componente del Comitato<br />

Esecutivo <strong>della</strong> Fondazione<br />

Studi Universitari di Vicenza.<br />

“L’università a Vicenza<br />

deve avere una dimensione<br />

internazionale. I prossimi trequattro<br />

anni saranno decisivi<br />

per raggiungere i nuovi<br />

obiettivi”.<br />

Presto saranno attivi i corsi di<br />

laurea in inglese.<br />

L’obiettivo è di far partire – dal prossimo<br />

anno accademico – otto corsi su<br />

undici di due lauree (quella in economia<br />

e quella sui mercati internazionali)<br />

in inglese. Non è un capriccio,<br />

ma una necessità. Perché Giuseppe<br />

Zigliotto, vicepresidente di Confindustria<br />

Vicenza con la delega per l’area<br />

Education, punta a dare una dimensione<br />

di livello internazionale ai corsi<br />

universitari di Vicenza. Un sogno? Lui<br />

risponde di no. Sostiene che le premesse<br />

esistono già. Le forze pure, a<br />

iniziare da quelle finanziarie. Basta<br />

solo che Vicenza ci metta l'ottimismo<br />

<strong>della</strong> volontà, quello che peraltro finora<br />

ha dimostrato sul tema, e riuscirà<br />

a vincere una scommessa nevralgica<br />

per il suo futuro. Zigliotto, nel Comitato<br />

esecutivo <strong>della</strong> Fondazione Studi<br />

Universitari rappresenta la Banca Popolare<br />

di Vicenza, di cui è consigliere<br />

di amministrazione, e porta anche la<br />

voce dell'industria.<br />

- Perché parla di una dimensione<br />

internazionale per l'università a<br />

Vicenza?<br />

“Non possiamo mica morire di provincialismo,<br />

no?”<br />

- Ma neanche sognare a occhi<br />

aperti...<br />

“Nessun sogno. La strategia è il frutto<br />

di quello che abbiamo realizzato<br />

finora e <strong>della</strong> coesione che abbiamo<br />

dimostrato tra enti pubblici e privati<br />

attraverso la Fondazione”.<br />

- Lei è convinto che Vicenza sia<br />

pronta a scattare in avanti verso<br />

un traguardo così ambizioso?<br />

“Vicenza deve rendersi conto che<br />

sull'università ci giochiamo il futuro.<br />

A tutti i livelli: formazione, giovani,<br />

ricerca, imprenditoria, urbanistica,<br />

mobilità urbana. È una scommessa<br />

da vincere, perché vent'anni di<br />

investimenti importanti abbiano un<br />

orizzonte. I prossimi tre-quattro anni<br />

saranno decisivi per raggiungere i<br />

nuovi obiettivi”.<br />

- Quali? Lei indica un vero e proprio<br />

salto di qualità per l'università<br />

a Vicenza.<br />

“È necessario, perché abbiamo due<br />

problemi da risolvere. Il primo è che<br />

abbiamo quasi cinquemila studenti.<br />

Gli spazi didattici sono già saturi<br />

quasi al 90%. La nuova sede di viale<br />

Margherita è servita a sistemare e<br />

radunare tutti gli studenti dispersi in<br />

giro per la città. Ora, se Vicenza vuole<br />

allargarsi non sa dove mettere materialmente<br />

gli studenti”.<br />

- È già in programma l'ampliamento<br />

del secondo e terzo stralcio in<br />

viale Margherita. È un impegno da<br />

dodici milioni di euro.<br />

“In pochi anni avremo una volumetria<br />

doppia rispetto all'attuale complesso.


di Antonio Di Lorenzo<br />

"Oggi le imprese vicentine hanno di fronte un ateneo giovane, con<br />

professori motivati, che hanno prospettive. Dal canto suo, l'università<br />

ha trovato qui un'isola felice. I professori trovano strutture nuove e<br />

moderne, laboratori aggiornati e un territorio che offre collaborazione”.<br />

Si saranno triplicati gli spazi universitari”.<br />

- Resta aperto il problema <strong>della</strong><br />

mensa, che non è di poco conto per<br />

gli studenti.<br />

“Lo so bene. È questo il secondo fronte<br />

che ostacola lo sviluppo. Oggi abbiamo<br />

160 posti per tre turni: 450 posti o<br />

poco più per 4.500 studenti. Va a mangiare<br />

uno studente su dieci. Inammissibile.<br />

Questo aspetto incide molto sulla<br />

capacità di attrazione dei corsi vicentini:<br />

'Non vengo a studiare a Vicenza - si<br />

motiva - perché non voglio fare una<br />

vita di panini'. Hanno ragione”.<br />

- A proposito di didattica, con l'università<br />

di Verona avete creato il Comitato<br />

paritetico e dato vita al Polo<br />

“Studi sull'impresa”.<br />

“È stata una rivoluzione per il mondo<br />

accademico veronese che ha accettato<br />

di condividere - su un piano di parità<br />

- scelte e strategie con la Fondazione,<br />

cioè con enti pubblici e privati”.<br />

- E con l'università di Padova avete<br />

in programma di creare qualcosa di<br />

simile?<br />

“Certo. Il nostro impegno è qualificare<br />

gli investimenti. Che non vuol dire tagliarli”.<br />

- Che cosa vuol dire?<br />

Quando l'università è partita, dovevamo<br />

convincere i professori a venire a insegnare<br />

qui. Come? Pagandoli meglio. I<br />

finanziamenti <strong>della</strong> Fondazione servi-<br />

vano anche a rimborsare queste spese.<br />

Adesso questo problema non c'è più.<br />

Adesso questi soldi possiamo destinarli<br />

a finanziare borse di studio e progetti<br />

di ricerca. Oggi le imprese vicentine<br />

hanno di fronte un ateneo giovane, con<br />

professori motivati, che hanno prospettive.<br />

Dal canto suo, l'università ha tro-<br />

vato qui un'isola felice. Mentre tutta<br />

l'Italia piange, perché non ci sono aule,<br />

le biblioteche sono chiuse, i laboratori<br />

sono a zero, qui tutto funziona. I professori<br />

trovano qui strutture nuove e<br />

moderne, laboratori aggiornati nei quali<br />

i professori si confrontano, un territorio<br />

che offre collaborazione”.<br />

13


4.000<br />

3.500<br />

3.000<br />

2.500<br />

2.000<br />

1.500<br />

1.000<br />

500<br />

I n questi Vent’anni di Vita, nel settore dell’alta<br />

formazione, tutti i soggetti a ViCenza hanno<br />

seguito una strategia Comune, realizzare un<br />

Progetto in grande e di qualità, agganCiare<br />

saldamente il territorio, Coniugare la<br />

dimensione loCale Con quella internazionale,<br />

attirare e Valorizzare Persone di CaPaCità e<br />

ComPetenti. insomma, Puntare all´eCCellenza.<br />

14<br />

258<br />

532<br />

832<br />

1.343<br />

1.607<br />

1.869<br />

focus<br />

ISCRITTI UNIVERSITA'<br />

Iscritti Università a Vicenza dall'A.A. 1990/91 all'A.A. 2009/10<br />

1.964 1.933 2.016<br />

1.870 2.167<br />

2.387<br />

2.700<br />

2.805 2.749 2.809<br />

3.013 3.086<br />

0<br />

1990/91 1991/92 1992/93 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98 1998/99 1999/00 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10<br />

Padova, il pericolo è stato evitato.<br />

È vero, non esiste “l’università di Vicenza”,<br />

come molti sognano e come qualcuno la<br />

indica parlando (in fondo il dominio “univi”<br />

esiste pure in Internet) in nome dell’orgoglio<br />

di campanile. Ma Vicenza ha centrato un<br />

traguardo assai più importante: s’è qualificata e<br />

ha acquisito un ruolo autonomo nel panorama<br />

scientifico internazionale. Scusate se è poco,<br />

direbbe Totò. Il rettore dell’università di<br />

Padova, Giuseppe Zaccaria, questo traguardo<br />

l’ha certificato a chiare lettere: “Vicenza ha un<br />

ruolo decisivo nella costruzione dell’ateneo<br />

veneto - ha commentato - perché ha una sua<br />

specificità”.<br />

Il motivo? “Qui non sono stati attivati “doppioni”<br />

di corsi di laurea, tanto per smistare un po’ di<br />

iscritti – precisa Silvio Fortuna, presidente<br />

3.455<br />

3.645<br />

<strong>della</strong> Fondazione Studi Universitari,<br />

l’ex Consorzio, protagonista in<br />

questi anni dello sviluppo dei corsi –<br />

ma s’è costruita, giorno dopo giorno,<br />

una realtà nuova. Fatta di mattoni e<br />

di cervelli. Sempre più dobbiamo<br />

immaginare il Vicentino come un<br />

territorio detentore di primati, con<br />

l’università protagonista e centro di<br />

eccellenze”. È stato Roberto Filippini<br />

che ha tenuto a battesimo l’università<br />

a Vicenza nel 1990, con il corso di<br />

laurea in ingegneria gestionale. Erano<br />

due i professori, lui e Renato Lazzarin,<br />

e oggi sono cinquanta. Gli allievi<br />

erano 250 e oggi viaggiano attorno<br />

ai quattromila, con una crescita<br />

media di centottanta studenti in<br />

più ogni anno. La sede erano le<br />

stanze prese in affitto alle “Missioni<br />

Estere” di Monte Berico e adesso le<br />

strutture sono due, il complesso di<br />

San Nicola e dell’ex Gil e quello di<br />

viale Margherita, che tra pochi anni<br />

sarà addirittura raddoppiato.<br />

I numeri di oggi raccontano<br />

che circa metà degli studenti<br />

si iscrive a Ingegneria (nei tre<br />

indirizzi: gestionale, meccatronica<br />

e innovazione del prodotto), il 38%<br />

a Economia e il 12% a Sicurezza<br />

Alimentare, laurea nata dieci anni fa grazie<br />

al professor Igino Andrighetto. Ma la strada<br />

non è stata sempre in discesa: va ricordato<br />

che il pro-rettore dell’università di Verona,<br />

Bettina Campedelli, ha praticamente imposto<br />

la collaborazione di Economia con Vicenza.<br />

Adesso il 40% degli iscritti di Economia<br />

dell’università di Verona studia a Vicenza.<br />

“Creiamo i veri specialisti che servono alle<br />

aziende”, sintetizza Carlo Terrin, direttore<br />

<strong>della</strong> Fondazione, che in quattordici anni di<br />

lavoro a Vicenza ha visto crescere l’università<br />

e cambiare il volto <strong>della</strong> città. “Attraverso tre<br />

facoltà e quindici indirizzi, fra lauree triennali<br />

e magistrali, formiamo le competenze che<br />

chiede il territorio. Noi puntiamo sulla qualità<br />

e non sulla quantità. Non andiamo a rubare


studenti di altre facoltà. I nostri corsi non<br />

replicano quelli di altri. Sono un’esclusiva. È<br />

questa la nostra forza”. I tecnici che l’università<br />

a Vicenza ha sfornato in vent’anni, il professor<br />

Luigi Salmaso, docente di statistica, è andato<br />

a contarli. Ha digerito i dati di quindici anni,<br />

dai primi diplomi di laurea rilasciati al teatro<br />

Olimpico nel 1995 (presente il rettore Gilberto<br />

Muraro) sino a quelli consegnati l’anno scorso.<br />

Il risultato? In vent’anni di vita, i corsi vicentini<br />

hanno prodotto 3.249 laureati. Ma l’aspetto<br />

più interessante è un altro: gli ingegneri che si<br />

laureano a Vicenza lavorano tutti. La prcentuale<br />

esatta è del 99%, per essere precisi, ma la<br />

sostanza non cambia. Al massimo nel giro di<br />

un paio di mesi, gli studenti vicentini hanno<br />

un lavoro. Magari con un contratto a tempo<br />

determinato, ma ce l’hanno. Non è poco,<br />

di questi tempi. Ma parecchi di loro sono<br />

contattati prima del termine del corso di studi.<br />

Già negli anni Novanta la percentuale era del<br />

90%, in quest’ultimo decennio è ulteriormente<br />

salita. Il segreto del successo lo spiega il<br />

professor Andrea Vinelli, presidente del corso<br />

di laurea in ingegneria gestionale: «Ci sono<br />

diversi fattori da tenere in considerazione.<br />

Alla base vi è una formazione universitaria<br />

di valore, in linea con le aspettative del<br />

mercato del lavoro e poi una formazione<br />

completa a 360 gradi. I nostri laureati hanno<br />

dimostrato un'adattabilità formidabile: rendono<br />

concretamente disponibili in azienda<br />

le loro competenze trasversali». Ultima<br />

curiosità: circa l’8% dei laureati vicentini va<br />

a lavorare all’estero. Coraggio, competenza,<br />

determinazione e apertura mentale: queste<br />

sono le caratteristiche dei giovani “dottori” di<br />

oggi a Vicenza. n<br />

In queste pagine,<br />

immagini esterne e<br />

interne dell'Università<br />

di Vicenza.<br />

Nel riquadro in alto,<br />

il presidente <strong>della</strong><br />

Fondazione Studi<br />

Universitari,<br />

Silvio Fortuna (a sin.)<br />

e il rettore dell'Università<br />

di Padova,<br />

Giuseppe Zaccaria.<br />

15


di Stefano Tomasoni<br />

16<br />

argomenti<br />

Fuori<br />

dal normale<br />

N<br />

el corso degli anni i problemi<br />

di organizzazione, comunicazione<br />

e gestione del personale delle<br />

aziende sono cambiati e hanno<br />

reso evidenti le esigenze di soluzioni nuove.<br />

La formazione può essere una leva efficace su<br />

cui investire con proposte nuove costruite su<br />

misura per le aziende, per favorire il cambiamento<br />

e l’introduzione di nuovi modelli organizzativi<br />

e comportamentali.<br />

In alcuni casi la formazione tradizionale, però,<br />

“ La formazione<br />

può essere una leva<br />

efficace su cui investire<br />

con proposte nuove<br />

costruite su misura<br />

per le aziende”<br />

da sola non basta. Per questo Risorse in Crescita,<br />

ente formativo di Confindustria Vicenza,<br />

propone momenti di formazione realizzati<br />

con metodologie nelle quali l’apprendimento<br />

avviene attraverso attività svolte “indoor o outdoor”,<br />

prese dal mondo dello sport, ma anche<br />

da giochi e simulazioni. Ecco dunque che la<br />

formazione può passare anche per attività come<br />

il rugby, la vela, il rafting, il volo, la cucina,<br />

l’orchestra, il teatro e altro, con modalità che<br />

non richiedono particolari abilità e permetto-


no a tutti di mettersi in gioco.<br />

Gli ambiti di apprendimento sono numerosi:<br />

problem solving, decision making, leadership,<br />

comunicazione, feedback efficace, fiducia, gestione<br />

delle risorse e del tempo, ricerca di<br />

soluzioni innovative e creative, miglioramento<br />

dell’efficacia e dell’efficienza.<br />

“Con queste metodologie, alternando fasi di<br />

azione e analisi, si apprendono e si sviluppano<br />

strategie comportamentali sempre più efficaci<br />

per affrontare con successo le situazioni reali<br />

e le sfide professionali – osserva Carlo Frighetto,<br />

consigliere delegato di Risorse in Crescita -.<br />

Tutte le attività vengono progettate partendo<br />

da un’accurata analisi dell’organizzazione e<br />

dei suoi obiettivi. Queste esperienze sono<br />

legate ad alcune metafore che richiamano le<br />

situazioni quotidiane, per far calare meglio i<br />

partecipanti nella loro realtà. Si prevedono<br />

inoltre momenti di rielaborazione, che lavorano<br />

sul significato delle esperienze vissute per<br />

tradurle nella vita aziendale, rendendo duraturo<br />

l’apprendimento”.<br />

Una conferma <strong>della</strong> validità di queste attività<br />

di formazione arriva dalle testimonianze di<br />

alcune grandi aziende vicentine che le hanno<br />

messe in pratica, insieme a Risorse in Crescita.<br />

“L’esperienza di Sailing Team Building, vissuta<br />

assieme al gruppo di collaboratori, mi ha<br />

permesso di capire e sperimentare in prima<br />

persona l’efficacia che questa metodologia<br />

può avere nell’incentivare il cambiamento<br />

personale e organizzativo – afferma Cristina<br />

Cattelan, plant director di Coges, con cui<br />

è stato progettato un intervento specifico<br />

di formazione outdoor rivolto al suo team -.<br />

Mettersi alla prova in condizioni non abituali,<br />

relazionarsi con i colleghi in nuovi contesti,<br />

rivelare e rivelarsi al di là delle etichette e dei<br />

ruoli formali in azienda contribuisce a costruire<br />

una squadra capace di superare, in barca e<br />

poi in azienda, i momenti di difficoltà. In barca<br />

ci possono essere delle situazioni critiche indotte<br />

da fattori esterni che, superate grazie alla<br />

professionalità del trainer, diventano la base<br />

per una lettura in chiave formativa e vengono<br />

tradotte in apprendimento per il gruppo."<br />

Con Amcor Flexibles Italia, invece, Risorse in<br />

Crescita ha progettato un laboratorio esperienziale<br />

con i cavalli a conclusione di un progetto<br />

formativo rivolto al personale specializzato<br />

di produzione, sul tema dello sviluppo delle<br />

competenze di gestione dei collaboratori.<br />

"Momenti di crescita, apertura e condivisione<br />

che hanno permesso ai partecipanti di relazionarsi<br />

con i colleghi su un piano diverso dal solito<br />

– sostiene Caterina Franzolin, responsabile<br />

delle risorse umane dell'azienda –. La giornata<br />

di outdoor con i cavalli ha creato immediata<br />

familiarità e il contatto con la natura ha agevolato<br />

il processo di apprendimento. Divertendosi<br />

si interiorizza con più efficacia producendo<br />

R isorse in CresCita ProPone momenti di<br />

formazione realizzati Con metodologie<br />

nelle quali l’aPPrendimento aVViene<br />

attraVerso attiVità sVolte “indoor o<br />

outdoor”, Prese dal mondo dello sPort,<br />

ma anChe da gioChi e simulazioni. eCCo<br />

dunque Che la formazione Può Passare<br />

anChe Per attiVità Come il rugby, la<br />

Vela, il rafting, il Volo, la CuCina,<br />

l’orChestra, il teatro e altro.<br />

17


“ Risorse in Crescita<br />

ha progettato<br />

un laboratorio<br />

esperienziale con i<br />

cavalli a conclusione di<br />

un progetto formativo<br />

rivolto al personale<br />

specializzato di<br />

produzione”<br />

18<br />

"C ome in CuCina non<br />

C i s o n o i n g r e d i e n t i<br />

sbagliati ma CiasCuno dà<br />

il suo Contributo alla<br />

riusCita del Piatto finale,<br />

utilizzandoli nel modo<br />

migliore, Così in azienda<br />

ognuno ha il suo ruolo e il<br />

leader, Come lo Chef, deVe<br />

essere abile e 'tirar fuori<br />

il meglio dal suo team',<br />

Valorizzandone il talento".<br />

in breve effetti permanenti nel tempo".<br />

Ma le attività in outdoor possono essere inserite<br />

a un livello ancora più ampio, in progetti<br />

che coinvolgono l’intera l’organizzazione, come<br />

nel caso dell’esperienza di Enersys. Con<br />

Risorse in Crescita, l’azienda ha costruito un<br />

progetto sul tema del cambiamento aziendale,<br />

all’interno del quale è stata introdotta un'attività<br />

esperienziale di “Team Cooking”, realizzata<br />

coinvolgendo tutti i dipendenti dell’azienda.<br />

"Un'iniziativa originale, divertente e coinvolgente<br />

- spiega Silvia Minafra, responsabile delle<br />

risorse umane -, ricca di spunti di riflessione<br />

che interessano tutti gli ambiti aziendali e le<br />

aree funzionali. La cucina è una metafora significativa<br />

e in cucina si può imparare davvero<br />

molto: la gestione delle risorse, il coordinamento,<br />

l'organizzazione, la comunicazione, il<br />

raggiungimento degli obiettivi, l'attenzione e<br />

soddisfazione del cliente, gli acquisti, la gestione<br />

del magazzino e degli spazi. Come in cucina<br />

non ci sono ingredienti sbagliati ma ciascuno<br />

dà il suo contributo alla riuscita del piatto finale,<br />

utilizzandoli nel modo migliore, così in<br />

azienda ognuno ha il suo ruolo e il leader, come<br />

lo chef, deve essere abile e 'tirar fuori il meglio<br />

dal suo team', valorizzandone il talento".<br />

Le aziende interessate possono contattare “Risorse<br />

in Crescita” (tel. 0444 333710) per progettare<br />

un intervento formativo in outdoor. n


20<br />

argomenti<br />

energindustria<br />

Fa SCINtILLe<br />

C<br />

on decorrenza dal 1° ottobre 2011,<br />

inizio del nuovo “anno termico”, è<br />

stata rinnovata la fornitura di gas<br />

naturale fino al 30 settembre 2012,<br />

per le aziende vicentine (e non) che aderiscono<br />

a Energindustria, il consorzio energia promosso<br />

da Confindustria Vicenza. Gli accordi hanno<br />

consentito anche quest'anno di realizzare un<br />

notevole risparmio per le aziende rispetto ai<br />

prezzi del mercato “al dettaglio”.<br />

“I volumi in gioco, per quanto riguarda il nostro<br />

consorzio, arrivano a circa 120 milioni di<br />

metri cubi di gas naturale, per circa 900 punti<br />

di fornitura – dice Arrigo Piovan, presidente di<br />

Energindustria -. Questi quantitativi di gas sono<br />

stati divisi in 'sottogruppi' e messi in gara, per<br />

ottimizzare i contratti e garantire alle aziende il<br />

maggiore risparmio possibile. Così, rispetto alle<br />

iniziali offerte, abbiamo potuto far risparmiare<br />

in totale almeno 2 milioni di euro. In questo<br />

momento di criticità dell’economia e per le note<br />

vicende geopolitiche che riguardano in particolare<br />

la Libia, abbiamo preferito, per alcuni<br />

quantitativi di gas, contrattualizzare la fornitura<br />

per un periodo ridotto in modo da effettuare le<br />

trattative anche nei prossimi mesi, a completamento<br />

<strong>della</strong> fornitura nell’anno termico. Inoltre,<br />

per tutti i contratti abbiamo ritenuto di applicare<br />

un prezzo indicizzato, che maggiormente<br />

segue il prezzo di mercato”.<br />

I quantitativi di gas trattato consentono a Energindustria<br />

di ottenere condizioni economiche<br />

“ I volumi in gioco,<br />

per quanto riguarda<br />

il nostro consorzio,<br />

arrivano a circa 120<br />

milioni di metri cubi<br />

di gas naturale,<br />

per circa 900 punti<br />

di fornitura”<br />

decisamente più favorevoli<br />

rispetto a quelle<br />

<strong>della</strong> singola azienda.<br />

“La conferma – spiega Piovan - l’abbiamo avuta<br />

quando, prima dell’estate, abbiamo effettuato<br />

un’attività di benchmarking per individuare le<br />

condizioni economiche sottoscritte da aziende<br />

non consorziate che ci hanno sottoposto i loro<br />

contratti firmati direttamente. E' emerso che su<br />

circa un centinaio di aziende, il costo medio del<br />

gas è risultato superiore di circa 4 centesimi<br />

di euro ogni mc di gas rispetto ai prezzi dei<br />

contratti di Energindustria, che corrisponde a<br />

circa il 12% in più. Dunque una differenza molto<br />

elevata che dimostra come l’aggregazione<br />

comporti indubbi vantaggi economici. Inoltre,<br />

tramite i funzionari di Energindustria c’è la<br />

sicurezza di un continuo monitoraggio dei contratti<br />

e <strong>della</strong> verifica nel tempo delle condizioni<br />

economiche. Questo è particolarmente importante<br />

e utile per le piccole e medie imprese che<br />

generalmente non sono attrezzate per valutare<br />

i contratti e di conseguenza è per loro difficile<br />

prendere in considerazione tutti gli aspetti<br />

economici-amministrativi e legali che regolano<br />

la fornitura”. Chiusa la “partita” per la fornitura<br />

del gas, Energindustria ha poi condotto a termine<br />

anche le trattative per la fornitura di energia<br />

elettrica per il 2012. “Anche in questo caso – assicura<br />

il presidente Piovan - con i quantitativi in<br />

gioco del consorzio, abbiamo ottenuto risparmi<br />

significativi a beneficio delle imprese”. n


Q<br />

uarta economia dell’Asia, primo<br />

paese nella cantieristica navale e<br />

nella produzione di schermi LCD,<br />

primo per connessioni internet<br />

in banda larga nelle abitazioni, secondo produttore<br />

di telefoni cellulari e secondo per livello<br />

d’istruzione, quinto nel settore delle autovetture,<br />

quinto nella ricerca tecnologica ed infine<br />

sesta economia mondiale per riserve valutarie.<br />

Questa è la carta di identità <strong>della</strong> Corea del Sud,<br />

che con la sua popolazione (50 milioni<br />

di abitanti) e il reddito pro capite<br />

(21 mila dollari) presenta grandi<br />

prospettive per l'Italia. Occhio alla<br />

Corea del Sud, dunque, perché lì è<br />

uno dei mercati che in futuro possono<br />

diventare più interessanti per le<br />

nostre imprese. Non è un caso che<br />

Confindustria, ABI e governo italiano<br />

stiano per realizzare in quel paese<br />

una missione economica “di sistema”<br />

(20-24 novembre), che si presenta<br />

come una delle più importanti missioni<br />

che il mondo economico e finanziario<br />

del nostro paese abbia mai<br />

realizzato all'estero.<br />

Del resto, con il recente accordo di<br />

libero scambio, firmato con l'Unione<br />

Europea, la Corea del Sud si candida<br />

al ruolo di grande mercato di sbocco<br />

per le imprese italiane. “La congiuntura<br />

economica coreana è buona e<br />

conferma come oggi la crescita dei<br />

commerci mondiali si sia spostata<br />

soprattutto in Asia – dice Roberto<br />

Ditri, vicepresidente di Confindustria Vicenza<br />

con delega per l'internazionalizzazione -. La Sud<br />

Corea è un mercato da affrontare, perché tante<br />

sono le opportunità offerte da un paese che ha<br />

ottimo reddito pro capite, consumi stabili o in<br />

aumento e tassi di disoccupazione fisiologici”.<br />

Dal 1962 al 2007 il Pil sudcoreano è cresciuto<br />

da 2,3 a 970 miliardi di dollari, con un reddito<br />

nazionale lordo pro-capite passato nello stesso<br />

periodo da 87 a oltre 20 mila dollari.<br />

Un mercato, dunque, che le imprese di casa<br />

nostra possono e devono sfruttare di più,<br />

considerato che attualmente siamo soltanto<br />

il quarto esportatore del blocco europeo, superati<br />

da Germania, Francia e Paesi Bassi. E i<br />

tassi di crescita delle nostre esportazioni sono<br />

inferiori a quelli <strong>della</strong> concorrenza. “L'accordo<br />

di libero scambio tra Unione Europea e Corea,<br />

che ha l'obiettivo di azzerare<br />

o ridurre progressivamente<br />

le barriere doganali che<br />

hanno fin qui ostacolato lo<br />

sviluppo dei nostri scambi<br />

commerciali, può davvero dare slancio al Made<br />

in Italy, in tutti i nostri settori più forti, quelli<br />

tecnologici ma anche quelli del lusso e dei<br />

beni di consumo, dal mobile, all'abbigliamento<br />

all'oreficeria – osserva Roberto Ditri -. L'accordo<br />

impegna anche a migliorare la qualità e la<br />

competitività dei nostri prodotti, nel confronto<br />

con un mercato di grandi potenzialità che le<br />

nostre imprese possono e devono sfruttare di<br />

più”. Un messaggio da cogliere presto, perché<br />

è evidente che – con questi numeri e questi parametri<br />

di crescita – sulla Corea del Sud hanno<br />

acceso i riflettori in tanti. n<br />

argomenti<br />

adesso guardate<br />

La CORea<br />

21


argomenti<br />

di Stefano Tomasoni<br />

22<br />

UNa VIta<br />

per l'impresa<br />

U<br />

na vita lunga e intensa, spesa in<br />

gran parte a servizio dell'impresa<br />

e dell'economia vicentina. E' quella<br />

che ha vissuto Bruno Scaroni,<br />

primo e storico direttore dell'<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Industria</strong>li, scomparso il 28 settembre scorso<br />

all'età di 98 anni.<br />

Ne aveva appena 34, di anni, quando nell'immediato<br />

dopoguerra, aveva dato un contributo<br />

di primo piano nella fondazione dell'<strong>Associazione</strong>,<br />

rimettendo in moto senza perdere<br />

tempo l'economia e l'industria <strong>della</strong> nostra<br />

provincia per farle dimenticare le macerie lasciate<br />

dal conflitto. Il 4 giugno 1945, nella sala<br />

del Dopolavoro del Cotonificio Rossi, furono<br />

gettate le basi per la ricostruzione associativa<br />

a livello provinciale; tre mesi più tardi, il 6<br />

settembre, in un'affollata assemblea al cinema<br />

Odeon di Vicenza venne ufficialmente co-<br />

stituital'<strong>Associazione</strong> industriali<br />

di Vicenza. Bruno<br />

Scaroni era<br />

stato fin da subito<br />

accanto al<br />

primo nucleo<br />

di imprenditori,<br />

coraggiosi ed entusiasti,<br />

che non<br />

avevano pensato<br />

soltanto alle loro<br />

“ É scomparso<br />

a 98 anni Bruno<br />

Scaroni, direttore<br />

dell'<strong>Associazione</strong><br />

<strong>Industria</strong>li dalla<br />

fondazione, nel 1945,<br />

al 1983”<br />

imprese, ma anche all'importanza dello stare<br />

insieme, e quindi di avere un'associazione alle<br />

spalle, su cui poter contare.<br />

E alla guida dell'<strong>Associazione</strong> rimase poi per<br />

trentotto anni, fino al 1983, al momento di ritirarsi<br />

dal lavoro, lavorando al fianco di quattro<br />

presidenti: Adriano Cibele, Alberto Lancerotto,


Pietro Laverda (con lui il periodo di collaborazione<br />

più lungo: vent'anni, dal 1955 al 1975) e<br />

Giancarlo Ferretto.<br />

“In <strong>Associazione</strong> espresse le sue doti di creatività,<br />

di mediazione, di intuito nel capire i talenti<br />

delle persone, di capacità di apprezzare il lavoro<br />

di ognuno e il suo guardare lontano – ha ricordato<br />

la figlia Carla Scaroni, intervenendo alle<br />

esequie -. A noi figli piccoli descriveva la sua<br />

giornata di lavoro nel suo ufficio come ricca<br />

di interessi, dimostrandoci il suo grande amore<br />

per il lavoro e dandoci uno dei suoi tanti straordinari<br />

esempi di come si debba vivere. Per noi<br />

figli, è stato un padre capace di far emergere il<br />

meglio di ognuno e di valorizzarci sempre”.<br />

Tenente alpino <strong>della</strong> Divisione Julia, Scaroni<br />

fu decorato con la medaglia d'argento al valor<br />

militare per aver guidato in salvo durante la<br />

guerra, ferito da una granata, il gruppo di giovani<br />

soldati che comandava. E agli Alpini rimase<br />

sempre profondamente affezionato.<br />

“E' un pezzo importante di storia che se ne va,<br />

ma proprio perché entrato nella storia, il suo<br />

ricordo è destinato a rimanere ben vivo nel<br />

tessuto imprenditoriale <strong>della</strong> nostra provincia<br />

– commenta Roberto Zuccato, presidente di<br />

Confindustria Vicenza -. Scaroni era presente<br />

quando l'associazione è nata, ha vissuto gli anni<br />

laboriosi ed entusiasti <strong>della</strong> rinascita dalle ceneri<br />

del Dopoguerra, ha guidato l'associazione<br />

per quasi quarant'anni e ha accompagnato la<br />

crescita del tessuto industriale vicentino. E'<br />

stato protagonista di un'epoca di grandi cambiamenti<br />

e ha lasciato un segno che il tempo<br />

non cancella, perché i frutti dell'impegno suo<br />

e dei suoi collaboratori sono ancora ben visibili<br />

nella generazione di imprenditori che è venuta<br />

dopo quella che lui ha visto nascere e crescere.<br />

Se la mia generazione ha potuto continuare a<br />

dare futuro alle imprese vicentine e benessere<br />

al territorio è perché ha ricevuto il testimone<br />

da persone lungimiranti e di grande spessore<br />

intellettuale e umano come Bruno Scaroni”.<br />

Il direttore di Confindustria Vicenza, Lorenzo<br />

Maggio, ha un ricordo diretto <strong>della</strong> figura<br />

di Scaroni. “Per lui l'impresa, dalla più grande<br />

alla più piccola, aveva una missione non solo<br />

economica, ma anche sociale, da un lato nel ga-<br />

"S Caroni è stato un Protagonista di<br />

un'ePoCa di grandi Cambiamenti e ha<br />

lasCiato un segno Che il temPo non<br />

CanCella, PerChé i frutti dell'imPegno<br />

suo e dei suoi Collaboratori sono<br />

anCora ben Visibili nella generazione di<br />

imPrenditori Che è Venuta doPo quella<br />

Che lui ha Visto nasCere e CresCere."<br />

rantire una fonte di reddito per tante famiglie,<br />

dall'altro nell'essere attenta anche ai bisogni<br />

<strong>della</strong> propria comunità – ricorda -. E' stato un<br />

punto di riferimento per chi lavorava con lui,<br />

un esempio di grande correttezza e rispetto<br />

degli altri. Era uno di quegli uomini nei quali<br />

il rigore morale traspariva fin dai gesti e dal<br />

comportamento: se da un lato poteva apparire<br />

austero e incutere soggezione specie nei<br />

più giovani, dall'altro era capace di grande<br />

umanità e di quei piccoli gesti che facevano<br />

sentire di appartenere a un gruppo”. n<br />

In apertura,<br />

Bruno Scaroni con il<br />

presidente Pietro Laverda<br />

nel 1973.<br />

Qui sopra,<br />

Bruno Scaroni, nel 1957,<br />

dietro il presidente<br />

dell'<strong>Associazione</strong><br />

Pietro Laverda, in<br />

visita alla Colonia<br />

Marzotto di Jesolo;<br />

all'epoca l'associazione<br />

organizzava le colonie<br />

marine e montane per<br />

i figli dei dipendenti<br />

delle aziende associate,<br />

che venivano ospitate<br />

alla Colonia Marzotto<br />

a Jesolo e in un'altra<br />

colonia a Cesuna.<br />

23


di Matteo Marcolin<br />

24<br />

scenari<br />

C'è chi investe<br />

e cresce<br />

(e chi no)<br />

L<br />

e imprese vicentine stanno affrontando<br />

da qualche anno complessi scenari<br />

di crisi, che mettono a dura prova la<br />

capacità di competere di interi distretti<br />

e territori industriali. A questo fenomeno si accompagnano<br />

implicazioni non solo economiche<br />

ma anche politiche e sociali di grande rilievo. In<br />

questo quadro è decisivo comprendere come si<br />

sono comportate le imprese vicentine in questi<br />

anni di incertezza. In altri termini: in che modo le<br />

imprese locali stanno concretamente affrontando<br />

la crisi globale? Quali nuove sfide si scorgono<br />

all’orizzonte? Verso quali modelli di businnes si<br />

stanno orientando? Una ricerca condotta all’inizio<br />

<strong>della</strong> crisi dal Polo “Studi sull’impresa” (intitolata<br />

“La sostenibilità competitiva. Percorsi di<br />

sviluppo delle imprese manifatturiere vicentine”,<br />

curata dal prof. Andrea Lionzo e pubblicata da Il<br />

Mulino) aveva fatto il punto sulla situazione del<br />

sistema produttivo locale studiando un campione<br />

di oltre 2000 imprese manifatturiere lungo un<br />

arco temporale di 4 anni. Da tale ricerca erano<br />

emersi alcuni gruppi strategici di imprese, caratterizzati<br />

da percorsi competitivi ed economico


finanziari uniformi.<br />

Ora la ricerca è stata aggiornata al 2011, studiando<br />

i percorsi seguiti negli ultimi quattro anni dai<br />

medesimi gruppi di imprese individuati nel corso<br />

<strong>della</strong> precedente indagine. Lo studio si fonda<br />

sui risultati di bilancio di queste 2000 imprese<br />

rappresentative <strong>della</strong> struttura produttiva del vicentino<br />

e sulla raccolta di oltre 600 questionari.<br />

I risultati dell’indagine sono stati presentati in luglio<br />

al Polo Scientifico e Didattico “Studi sull’Impresa”<br />

di Vicenza.<br />

In sintesi, il confronto tra la fotografia “scattata”<br />

nel 2011 e quella “scattata” nel 2008 dà risalto alla<br />

forte polarizzazione tra le imprese che vanno<br />

bene e quelle che vanno male. Come se tra i due<br />

gruppi si stesse scavando un solco sempre più<br />

evidente. La ricerca mette inoltre in luce alcune<br />

“bad news” e alcune “good news”.<br />

Le cattive notizie: il 10% delle 2.000 imprese<br />

studiate nel 2008 sono ora uscite dal mercato; le<br />

imprese in declino, che costituivano il 9% delle<br />

imprese locali, sono ora più che raddoppiate e<br />

rappresentano il 20% delle imprese vicentine;<br />

oltre il 60% delle nostre imprese (nel 2008 erano<br />

il 40%) sta affrontando profonde difficoltà sui<br />

mercati, a cui si accompagnano anche criticità<br />

sul piano <strong>della</strong> solidità patrimoniale.<br />

Dall’indagine emergono anche alcune notizie<br />

confortanti: le imprese cosiddette vocate alla<br />

crescita (che investono e crescono) e quelle<br />

perfezioniste (i leader di nicchia) continuano a<br />

macinare risultati soddisfacenti; tali imprese rappresentano<br />

insieme il 40% delle imprese locali;<br />

si tratta delle realtà che stanno trainando, grazie<br />

alla loro forza, intere filiere locali nei mercati<br />

internazionali. “A Vicenza e provincia - spiega il<br />

prof. Andrea Lionzo che ha condotto la ricerca<br />

con il dott. Ugo Lassini - cresce la polarizzazione<br />

delle aziende: ci sono imprese che vanno molto<br />

bene e imprese che vanno decisamente male. E<br />

le imprese che vanno bene presentano molto<br />

caratteri in comune. Tra questi, il più trasversale<br />

è rappresentato dal coraggio di investire. Chi va<br />

bene ha investito senza paura in passato e ora<br />

sta raccogliendo i frutti. E continua ad investire<br />

anche oggi”.<br />

Certo, pur di mantenere le posizioni molte imprese<br />

hanno ridotto i guadagni: “In questi anni,<br />

pur di mantenere le quote di mercato molte<br />

imprese hanno ridotto i margini. Ma nello stesso<br />

tempo oltre il 35% delle imprese ha aumento<br />

significativamente i volumi.”<br />

Aumentano ad esempio le imprese che nella<br />

ricerca vengono definite “imprese perfezioniste”,<br />

che dal 21 per cento del campione salgono al<br />

24 per cento: “Si tratta – aggiunge Lionzo - delle<br />

società che hanno alti tassi di redditività<br />

netta (oltre il 10%), con<br />

un fatturato che aumenta (7%<br />

su base annua). Di solito sono i<br />

leader <strong>della</strong> filiera produttiva:<br />

aziende che hanno investito<br />

molto e che si sono specializzate<br />

in una nicchia dove riescono<br />

anche a fare innovazione.<br />

In questo modo hanno<br />

rafforzato i loro risultati<br />

competitivi ed economici”.<br />

"C i sono imPrese Che Vanno molto bene<br />

e imPrese Che Vanno deCisamente male.<br />

e le imPrese Che Vanno bene Presentano<br />

molto Caratteri in Comune. tra questi,<br />

il Più trasVersale è raPPresentato dal<br />

Coraggio di inVestire. e Continua ad<br />

inVestire anChe oggi”.<br />

25


26<br />

scenari<br />

La circostanza che deve essere rilevata riguarda<br />

poi il contesto esterno: a dispetto di quanto si<br />

possa pensare, secondo la ricerca, non ci sono<br />

settori particolarmente fragili o settori che non<br />

risentono del momento economico critico più<br />

degli altri. “Magari si può individuare qualche<br />

settore merceologico temporaneamente in sofferenza.<br />

In linea generale però non ci sono settori<br />

immuni dalla crisi e altri invece in totale difficoltà”.<br />

Ma quali principali comportamenti hanno<br />

adottato gli imprenditori vicentini nell’ultimo<br />

quadriennio?<br />

“Le imprese vicentine che hanno ottenuto risultati<br />

soddisfacenti - prosegue Lionzo - si sono orientate<br />

fondamentalmente in tre direzioni. Alcune<br />

hanno puntato alla sopravvivenza, adottando<br />

strategie per rafforzare la qualità dei prodotti, il<br />

servizio al cliente e la solidità patrimoniale. Altre<br />

hanno mirato allo sviluppo, innovando (talvolta<br />

alla radice) i modelli di businnes: si tratta di azien-<br />

de molto reattive che si sono attivate con grande<br />

velocità. Altre imprese, invece, si sono orientate<br />

alla crescita dimensionale,<br />

soprattutto facendo acqui-<br />

“ Oramai quasi tutte<br />

le nostre imprese<br />

sizioni”.<br />

Ognuna ha poi individuato<br />

da sé i rimedi per rimanere<br />

nel mercato di riferimento.<br />

“Oramai quasi tutte le nostre<br />

imprese fanno <strong>della</strong><br />

qualità e del servizio i loro<br />

cavalli di battaglia. Per rimanere<br />

sul mercato ora occorre<br />

anche andare oltre. Per<br />

questo molte imprese stanno modificando gli<br />

assetti produttivi e organizzativi per essere sempre<br />

più efficienti; cercano di integrare tecnologie<br />

differenti per fare innovazione; ricercano nuovi<br />

canali, nuovi mercati e nuove filiere nelle quali<br />

inserirsi”.<br />

Uno dei dati più interessanti <strong>della</strong> ricerca riguarda<br />

infine il passaggio generazionale e i nuovi<br />

assetti proprietari delle aziende vicentine. Molte<br />

imprese, infatti, sono alle prese con il passaggio<br />

delle consegne ai figli e in qualche caso ai nipoti.<br />

“Dopo 40 anni - precisa Ugo Lassini - le imprese<br />

hanno bisogno di ricambio. Finora la famiglia<br />

ha controllato da vicino l’azienda. Ora stiamo<br />

assistendo adun nuovo fenomeno: non c’è più il<br />

passaggio generazionale ma quello manageriale,<br />

attraverso una rivisitazione degli assetti proprietari”.<br />

La famiglia rimane, vuole verificare i risultati a fine<br />

anno ma cede il timone <strong>della</strong> nave a manager<br />

esterni che magari non si fanno influenzare dalle<br />

scelte pregresse. “La crisi – aggiunge Andrea Lionzo<br />

– dopo aver prodotto forti cambiamenti negli<br />

assetti organizzativi e nelle politiche competitive,<br />

sta ora arrivando a colpire anche la scatola nera<br />

di ciascuna azienda, ossia il suo assetto proprietario.<br />

È la prima volta da vent’anni che le ricerche<br />

sul territorio mettono in luce l’avvio di processi<br />

aggregativi che portano al ridisegno anche degli<br />

assetti proprietari delle imprese. Negli ultimi 4<br />

anni il 10% delle imprese ha intrapreso questa<br />

strada. Si tratta di una dimensione certo ancora limitata,<br />

ma è la prima volta che accade. È un fatto<br />

sintomatico di una nuova era che sta aprendo.” n<br />

fanno <strong>della</strong> qualità<br />

e del servizio i loro<br />

cavalli di battaglia”


di Daniele Marini<br />

28<br />

scenari<br />

“ L’ Italia delle imprese<br />

riprende lentamente<br />

fiducia, soprattutto nei<br />

propri mezzi e nella<br />

capacità di essere<br />

competitiva”<br />

L'ItaLIa<br />

delle imprese<br />

L’<br />

Italia delle imprese crede nei<br />

propri mezzi e nella capacità di<br />

essere competitiva. Fa risaltare la<br />

sua flessibilità adattiva a condizioni<br />

difficili, investendo nei processi di innovazione.<br />

Nonostante percepisca immobilismo<br />

attorno a sé e, di conseguenza, manifesti disillusione<br />

nei confronti <strong>della</strong> politica. Soprattutto<br />

per chi ha allungato le proprie reti di relazione<br />

produttiva al di fuori dei confini del Paese. Il<br />

paradosso concretamente avvertito è determinato<br />

dal contrasto fra la necessaria dinamicità<br />

che contraddistingue chi sta sul mercato e de-<br />

ve fare di tutto per essere competitivo, da un<br />

lato; e, dall’altro, la lentezza (o l’immobilismo)<br />

di chi dovrebbe altrettanto velocemente operare<br />

per creare le precondizioni favorevoli a un<br />

buon funzionamento del sistema produttivo.<br />

È sufficiente rinviare ai motivi indicati dagli<br />

imprenditori quale causa <strong>della</strong> lentezza <strong>della</strong><br />

ripresa per avere conferma <strong>della</strong> percezione di<br />

inerzia del Paese: una pressione fiscale troppo<br />

elevata (40,5%) e un peso eccessivo <strong>della</strong> burocrazia<br />

pubblica (25,8%) sull’attività quotidiana.<br />

Ovvero, sempre gli stessi problemi da oltre<br />

un decennio. In questa contraddizione, l’Italia


delle imprese sta facendo dell’eccezionalità<br />

<strong>della</strong> crisi una condizione di normalità. Sono<br />

trascorsi tre anni dal suo avvio, ma la fine del<br />

tunnel sembra spostarsi sempre più avanti. Il<br />

contesto politico ed economico nazionale e<br />

internazionale rimane molto incerto. La fiducia<br />

nelle istituzioni è affidata esclusivamente al<br />

Presidente <strong>della</strong> Repubblica Napolitano, peraltro<br />

in crescita. Per tutto il resto, la sensazione<br />

è di vivere un progressivo isolamento.<br />

L’Italia delle imprese nel 2011 presenta un<br />

profilo articolato. In particolare, per quello<br />

che riguarda le strategie messe in atto dagli<br />

imprenditori1 in fase di crisi così prolungata e<br />

che possono essere così sintetizzate:<br />

a. Imprese “aperte”: questo gruppo è composto<br />

da chi ha una spiccata propensione ai rapporti<br />

internazionali, ha realizzato processi di<br />

upgrading funzionale e di innovazione significativi<br />

anche negli anni di crisi, inoltre presenta<br />

un orientamento positivo nel ricercare forme<br />

di partnership con altri per consolidare la<br />

propria struttura. In generale costituiscono un<br />

quarto (27,7%) del sistema produttivo nazionale,<br />

ma sono particolarmente presenti nel Nord<br />

del Paese (33,0%), nel settore dell’industria<br />

(32,4%). Il grado di “apertura” è in relazione<br />

diretta alla dimensione d’impresa: quanto più<br />

si è grandi, tanto più questo mix di strategie<br />

viene messo in atto. Soprattutto, è una forte<br />

presenza sui mercati esteri a rappresentare<br />

l’elemento che più di altri determina simili<br />

comportamenti e, a sua volta, esso è accompagnato<br />

da un deciso investimento nei processi<br />

di innovazione.<br />

b. Imprese “pioniere”: in questo caso si tratta<br />

di chi ha una significativa presenza sui mercati<br />

esteri e, negli anni recenti, ha sviluppato<br />

sia processi di upgrading, sia di innovazione,<br />

ma manifesta un deciso orientamento a non<br />

volere ricercare forme di partnership con altri.<br />

Sono, in particolare, le PMI (20-99 dipendenti:<br />

circa l’11,0%) del settore industriale (9,0%),<br />

fortemente internazionalizzate (21,1%) e alquanto<br />

innovatrici (9,4%). Costituiscono una<br />

quota minoritaria (7,6%), ma decisamente di-<br />

namica nel panorama del sistema produttivo.<br />

c. Imprese “networking”: sono imprese con un<br />

mercato domestico, non internazionalizzate e<br />

con un livello di innovazione modesto, ma che<br />

sono molto orientate a trovare dei “network”,<br />

dei collegamenti con altri per accrescere la<br />

propria dimensione e le possibilità di aumentare<br />

la competitività. Esse rappresentano la<br />

maggioranza del sistema produttivo (53,2%) e<br />

sono particolarmente diffuse nel commercio<br />

(60,8%) e negli altri servizi (65,4%), fra la più<br />

piccole (10-19 dipendenti: 62,5%) presenti nel<br />

Centro (57,6%) e nel Mezzogiorno (60,3%).<br />

d. Imprese “chiuse”: i caratteri prevalenti di<br />

questo gruppo sono costituiti dall’agire esclu-<br />

L' italia delle imPrese sta faCendo<br />

dell’eCCezionalità <strong>della</strong> Crisi una<br />

Condizione di normalità. infatti, sono<br />

trasCorsi quasi tre anni dal suo aVVio,<br />

ma la fine del tunnel sembra sPostarsi<br />

semPre Più aVanti. il Contesto PolitiCo<br />

ed eConomiCo nazionale e internazionale<br />

rimane molto inCerto. la fiduCia nelle<br />

istituzioni è affidata esClusiVamente al<br />

Presidente <strong>della</strong> rePubbliCa naPolitano.<br />

29


30<br />

scenari<br />

“ L’apertura ai<br />

mercati esteri<br />

e ai processi di<br />

internazionalizzazione<br />

costituiscono un<br />

aspetto cruciale per le<br />

imprese italiane”<br />

sivamente in un<br />

mercato domestico,<br />

nel non avere realizzato<br />

nel recente<br />

passato processi di<br />

upgrading, né di innovazione,<br />

e di non<br />

ritenere utile cercare<br />

forme di alleanze<br />

o aggregazione con<br />

altri soggetti imprenditoriali. La loro quota è<br />

minoritaria, ma non marginale: 11,5%. Per lo<br />

più collocate nel Centro (14,5%) e nel Mezzogiorno<br />

(14,9%), appartengono prevalentemente<br />

al manifatturiero (13,5%) e sono di piccole<br />

dimensioni (10-19 dipendenti: 16,1%).<br />

Dunque, una parte degli imprenditori appare<br />

dinamica e determinata nell’affrontare la crisi,<br />

grazie all’avvio di processi di trasformazio-<br />

ne e innovazione. Costituiscono gli elementi<br />

trainanti perché, in un’economia dove la presenza<br />

di PMI è estesa, molto ampia è la platea<br />

di imprese più piccole coinvolta nei processi<br />

produttivi. Nello stesso tempo, convive un insieme<br />

variegato di imprese – generalmente più<br />

piccole – meno inserite in contesti economici<br />

più ampi <strong>della</strong> sfera locale.<br />

Considerate le strategie delle imprese in un<br />

contesto di perdurante crisi, ripercorriamo<br />

sinteticamente gli esiti principali <strong>della</strong> decima<br />

rilevazione sulle imprese italiane.<br />

1. A distanza di 1 anno dalla precedente rilevazione,<br />

gli orizzonti di uscita dalla crisi vengano<br />

spostati ulteriormente in avanti nella stessa<br />

misura del 2010. Un terzo degli interpellati<br />

(36,8%) ritiene che la crisi terminerà entro 1<br />

anno (era il 39,8% nel 2010), il 37,5% prevede<br />

che si andrà oltre 1 anno e mezzo (34,9% nel


2010). Solo l’11,3% dichiara che la ripresa sia<br />

già in atto (7,5% nel 2010). In questa situazione,<br />

si rimane in una sorta di crisi latente dalla<br />

quale non s’intravede il momento di termine e<br />

si sposta progressivamente più in là l’uscita.<br />

2. La crisi incide anche sugli orientamenti degli<br />

imprenditori in relazione alle strategie da<br />

attuare per continuare a essere competitive.<br />

Nel 2011 prosegue una linea di tendenza che<br />

già lo scorso anno si era palesata. La quota di<br />

imprenditori secondo cui il modo migliore per<br />

affrontare la crisi sia continuare ad agire da<br />

soli si riduce al 19,0% (era il 27,4% lo scorso<br />

anno), mentre cresce ulteriormente la schiera<br />

di quanti intuiscono che sia necessario stringere<br />

alleanze con altri partner: consorzi, fusioni<br />

e acquisizioni rappresentano la modalità per<br />

crescere (78,8%, era il 68,9% nel 2010).<br />

3. Anche gli scenari futuri del dopo crisi conoscono<br />

alcune piccole, ma significative, modificazioni.<br />

Due sono gli aspetti principali attesi:<br />

da un lato, l’emergere di nuovi modelli di consumo<br />

(31,3%, era il 32,2% nel 2010) che rimane<br />

la priorità principale; dall’altro, la consapevolezza<br />

che la ripresa sarà accompagnata da<br />

una minore necessità di occupazione (29,5%,<br />

era il 38,5% nel 2010). È interessante osservare<br />

come il tema dell’occupazione sia importante,<br />

ma avvertito in misura decisamente calante. Sicuramente<br />

in virtù dell’allargamento degli ammortizzatori<br />

a una platea più ampia di imprese<br />

e lavoratori, questo problema è meno avvertito.<br />

Forse, è ormai dato per assodato che l’occupazione<br />

sarà calante se si vuole recuperare competitività.<br />

Prima di tutto, cresce l’attenzione al<br />

fenomeno dell’internazionalizzazione: il 21,4%<br />

intravede nell’apertura ai mercati esteri il principale<br />

scenario competitivo del futuro (era il<br />

13,9% nel 2010). Quindi, il futuro appare segnato<br />

da tre percorsi prevalenti: nuovi modelli<br />

di consumo, necessità di minore occupazione,<br />

crescente proiezione delle imprese sui mercati<br />

internazionali.<br />

4. L’apertura ai mercati esteri e ai processi di<br />

internazionalizzazione costituiscono un aspet-<br />

to cruciale per le imprese italiane. E nel 2011<br />

emergono elementi di trasformazione rispetto<br />

agli anni precedenti. In primo luogo, prosegue<br />

lentamente il calo di quante hanno un’esposizione<br />

internazionale: dal 1997 (47,0%) scende<br />

progressivamente per giungere al 2011 al<br />

38,1%. Dunque, è sempre più difficile per le<br />

imprese italiane essere presenti oltre i confini<br />

nazionali. Ciò non di meno, l’interpretazione di<br />

questo calo racconta di un fattore fondamentale.<br />

La presenza a livello internazionale richiede<br />

una strutturazione minima che solo le imprese<br />

di una certa dimensione possono avere. Questo<br />

spiega come, pur nel leggero calo di numero di<br />

imprese, assistiamo a un incremento di quanti<br />

hanno aperto sedi ex novo all’estero (15,2%,<br />

era il 10,8% nel 2010), piuttosto di chi si è dotato<br />

di una rete di filiali commerciali (21,3%,<br />

era il 15,8% nel 2010) e di agenti all’estero<br />

(40,3%, era il 36,5% nel 2010). Quindi, diminuisce<br />

il numero delle imprese in grado di presidiare<br />

i mercati esteri, ma quelle che riescono a<br />

farlo sono dotate di una maggiore strutturazione<br />

e allungano le proprie reti per essere vicini<br />

al cliente finale e ai nuovi mercati. Emergono<br />

chiaramente, però, anche alcuni aspetti particolarmente<br />

problematici. Prosegue la crescita<br />

del numero di imprenditori che hanno preso la<br />

propria valigia e sono sbarcati sui mercati esteri<br />

senza rivolgersi ad alcun ente: ben il 56,6%<br />

U na Parte degli imPrenditori aPPare<br />

dinamiCa e determinata nell’affrontare<br />

la Crisi, grazie all’aVVio di ProCessi di<br />

trasformazione e innoVazione. CresCe<br />

ulteriormente la sChiera di quanti<br />

intuisCono Che sia neCessario stringere<br />

alleanze Con altri Partner: Consorzi,<br />

fusioni e aCquisizioni raPPresentano la<br />

modalità Per CresCere.<br />

31


32<br />

scenari<br />

nel 2011 (era il 53,7% nel 2010). Il restante<br />

45,4% si è rivolto a un insieme eterogeneo di<br />

enti: dal 15,1% delle associazioni di categoria,<br />

fino allo 0,3% delle ambasciate. Quindi, una<br />

volta di più la proiezione sui mercati esteri delle<br />

imprese italiane avviene all’insegna del “fai<br />

da te”, con tutti i rischi facilmente immaginabili.<br />

Di più, rimarca, una volta di più, l’assenza<br />

di un sistema paese in grado di supportare i<br />

processi di internazionalizzazione, oggi ancor<br />

più vitali per il nostro sviluppo. Il secondo elemento<br />

riguarda una quota minoritaria, ma non<br />

marginale, di imprese che seguendo il proprio<br />

D iminuisCe leggermente il numero<br />

delle imPrese in grado di Presidiare i<br />

merCati esteri, ma quelle Che riesCono<br />

a farlo sono dotate di una maggiore<br />

strutturazione e allungano le ProPrie<br />

reti Per essere ViCini al Cliente finale e<br />

ai nuoVi merCati.<br />

processo di internazionalizzazione ha deciso<br />

di chiudere completamente gli stabilimenti in<br />

Italia (7,0%, ma era il 3,1% nel 2010) e, inoltre,<br />

ha ridimensionato fortemente il proprio organico<br />

(16,4%, era il 17,0% nel 2010). Il sistema<br />

produttivo più esposto sui mercati esteri è<br />

quello del Nord del Paese (Nord Ovest: 41,6%;<br />

Nord Est: 47,1%; Centro: 32,3%; Sud e Isole:<br />

27,9%). Ed è proprio al Nord Est dove si assiste<br />

al maggior numero di imprese che ha deciso<br />

di chiudere i propri stabilimenti (13,9%; Nord<br />

Ovest: 5,4%) e conseguentemente diminuire il<br />

proprio organico (27,0%; Nord Ovest: 18,4%).<br />

Come a voler sottolineare che, per una parte<br />

del sistema produttivo, l’Italia non costituisce<br />

più un territorio dove sia possibile continuare<br />

a fare impresa.<br />

5. I processi di internazionalizzazione si coniugano<br />

con quelli dell’innovazione di prodotto<br />

e di processo. Un terzo delle imprese interpellate<br />

(37,6%) ha realizzato sia innovazioni di<br />

prodotto, sia di processo e hanno aumentato<br />

gli investimenti in questo campo negli ultimi<br />

2 anni. Il 29,9% ha realizzato investimenti analoghi<br />

anche se in misura meno intensa. Quindi,<br />

complessivamente gli sforzi nell’innovazione<br />

hanno interessato i due terzi delle imprese<br />

(67,5%). Inoltre, il 57,2% delle imprese inserite<br />

in una filiera (intermedie) ha fatto negli ultimi<br />

2 anni – ovvero nel periodo di crisi più profondo<br />

– una progressione organizzativa (upgrading)<br />

sul versante funzionale e relazionale,<br />

quali investimenti nella logistica, nel marketing,<br />

nella R&S, nel post vendita. Dunque, un sistema<br />

produttivo che non affronta passivamente la<br />

crisi, ma ricerca continue soluzioni innovative.<br />

Ciò non di meno, chi più di altri realizza simili<br />

investimenti sono generalmente chi si confronta<br />

con i mercati esteri. Così, il 49,2% delle<br />

imprese internazionalizzate è definibile come<br />

un “super innovatore”, ma analogamente avviene<br />

per il 30,3% di chi si muove solo in ambito<br />

domestico.<br />

Ancora, il 78,1% fra gli imprenditori internazionalizzati<br />

ha realizzato un processo di upgrading,<br />

mentre analogamente è avvenuto solo<br />

per il 30,2% di chi opera in sfere domestiche.


Dunque, appare netto il binomio “innovazione<br />

– internazionalizzazione”.<br />

6. I processi e le iniziative realizzate dall’Italia<br />

delle imprese fin qui descritte, avvengono<br />

all’interno di un clima che presenta elementi<br />

di deterioramento, rispetto allo scorso anno,<br />

più sul versante delle politiche realizzate<br />

dall’esecutivo, che sul versante <strong>della</strong> fiducia<br />

alle istituzioni (comunque stazionaria e su<br />

livelli di gradimento bassi). Osservando la fiducia<br />

espressa nei confronti delle istituzioni, gli<br />

imprenditori generalmente non manifestano<br />

significativi scostamenti rispetto al 2010, anno<br />

in cui già si era registrato un calo sensibile<br />

rispetto al 2009 per effetto <strong>della</strong> crisi. Quindi,<br />

permane sostanzialmente un clima diffuso di<br />

sfiducia, ma con almeno due fenomeni emblematici.<br />

I piccoli e medi imprenditori, sebbene<br />

in leggero calo rispetto alla rilevazione<br />

precedente (73,9%; era il 76,1% nel 2010),<br />

restano i soggetti cui si attribuisce la maggiore<br />

fiducia. Ciò non di meno, l’unica istituzione in<br />

crescita e prossima a essi è il Presidente <strong>della</strong><br />

Repubblica Napolitano, la cui stima giunge al<br />

64,2% (era il 59,2% nel 2010). Va sottolineato,<br />

a questo proposito, come i titolari delle PMI e<br />

il Presidente <strong>della</strong> Repubblica siano le uniche<br />

istituzioni a raccogliere la maggioranza dei<br />

consensi. Di più, il Presidente Napolitano è<br />

l’unica istituzione politica a ottenere non solo<br />

la fiducia dalla maggioranza degli interpellati,<br />

ma anche a conoscere un’impennata nei consensi<br />

(+5,0%).<br />

Ciò fa da contraltare al secondo fenomeno<br />

emerso: la perdita di fiducia nei confronti del<br />

Governo che scende alla soglia del 13,6%.<br />

Considerando che nel 2010 essa era già calata<br />

al 33,9% (era al 56,7% nel 2009, a un anno<br />

dall’insediamento del Governo Berlusconi),<br />

appare evidente un percorso di discesa assai<br />

repentino nei consensi, al punto di giungere<br />

a un livello inferiore rispetto a quello ottenuto<br />

dall’Esecutivo guidato dal Governo Prodi<br />

(17,0% nel 2007) poco prima delle sue dimissioni.<br />

Il calo di consensi espresso si riflette<br />

inevitabilmente, poi, anche nelle valutazioni<br />

sulle politiche fin qui da esso realizzate. L’uni-<br />

L' italia delle imPrese del 2011 Presenta<br />

Caratteri di ViVaCità e dinamismo, in<br />

PartiColare nella sua ComPonente<br />

maggiormente Proiettata sui merCati<br />

esteri. internazionalizzazione,<br />

inVestimenti in innoVazione, uPgrading<br />

funzionali si legano fra di loro in un<br />

mix VinCente in grado di alimentare la<br />

ComPetitiVità.<br />

ca voce che si avvicina alla sufficienza,<br />

senza comunque raggiungerla, riguarda<br />

l’azione del Governo sui temi <strong>della</strong><br />

politica estera (43,9%, ma era al 74,4%<br />

nel 2009). Tutte le altre materie sondate<br />

ottengono livelli di consenso inferiori e<br />

tutti calanti rispetto al 2010.<br />

“ I piccoli e medi<br />

imprenditori,<br />

sebbene in leggero<br />

calo rispetto<br />

alla rilevazione<br />

precedente (73,9%;<br />

era il 76,1% nel<br />

Dunque, l’Italia delle imprese del 2011 2010), restano<br />

presenta caratteri di vivacità e dinamismo,<br />

in particolare nella sua componen- i soggetti cui si<br />

te maggiormente proiettata sui mercati attribuisce la<br />

esteri. Internazionalizzazione, investimenti<br />

in innovazione, upgrading si le- maggiore fiducia”<br />

gano fra di loro in un mix vincente in<br />

grado di alimentare la competitività.<br />

Le imprese, però, si muovono in un ambiente<br />

e in un clima di fiducia sempre più rarefatto,<br />

senza punti di certezza. Salvo se stessi e il Presidente<br />

<strong>della</strong> Repubblica. Peggio, rimandano<br />

una sensazione di immobilismo e di sfiducia,<br />

come se la crisi avesse spinto l’Italia delle<br />

imprese lungo un processo di trasformazione<br />

profondo, ma che l’ambiente istituzionale e<br />

sociale circostante fosse rimasto inalterato.<br />

Soprattutto, non sono arrivate quelle riforme<br />

che avrebbero potuto creare le pre-condizioni<br />

utili a sostenere il loro sforzo. A questo punto,<br />

anche la realizzazione di poche riforme volte a<br />

liberare i vincoli alla crescita, sarebbero considerate<br />

come un’iniezione di fiducia.n<br />

33


di Eros Maccioni<br />

I cinquant'anni<br />

<strong>della</strong> Mevis,<br />

l'azienda<br />

di Rosà<br />

leader nella<br />

produzione<br />

di molle<br />

industriali.<br />

34<br />

imprese<br />

Mevis<br />

Caricati a molla<br />

C<br />

i sono aziende che incrociano la<br />

loro storia con quella <strong>della</strong> loro<br />

terra, che finiscono per farne<br />

parte. Nel 1961, quando la Mevis<br />

muoveva i suoi primi, timidi passi, Rosà<br />

era un anonimo paesino all’ombra di Bassano,<br />

tutto preso a tramutare la propria economia<br />

da agricola ad artigianale. Se mezzo secolo<br />

dopo Rosà è uno dei poli più industrializzati<br />

del comprensorio e il suo nome ha girato<br />

i continenti è perché aziende come Mevis<br />

sono riuscite ad affermarsi con una crescita<br />

costante, sino a diventare realtà di spicco su<br />

scala mondiale.<br />

La storia di Mevis, come quella di ogni impresa<br />

di successo, è fatta di intuizioni, coraggio<br />

e tenacia. Quando<br />

Adriano Visentin,<br />

fresco di diploma<br />

all’Itis Alessandro<br />

Rossi di Vicenza,<br />

decise di mettersi<br />

in proprio, si dedicò<br />

alla produzione<br />

“ Gli ultimi cinque<br />

anni hanno segnato<br />

per Mevis una<br />

crescita straordinaria,<br />

con importanti<br />

aumenti di fatturato<br />

e ampliamenti<br />

aziendali”<br />

di molle per l’industria delle selle, ben radicata<br />

nella zona e soprattutto nella vicina Rossano.<br />

Quello che oggi si chiama start up non<br />

fu una fase indolore, anzi, ci mancò poco che<br />

la grande idea di Visentin terminasse con un<br />

prematuro fallimento. Lui era diventato insegnante<br />

alle scuole tecniche di Rosà, ma non<br />

rinunciò al suo sogno.


L’economia del Nord Italia stava conoscendo<br />

una prosperità che non aveva precedenti, lo<br />

spazio per crescere c’era, bastava lavorare<br />

bene e intuire con prontezza da che parte<br />

tirava il vento. E non guardare mai l’orologio.<br />

Mevis intensificò la produzione di molle industriali<br />

e divenne sempre più versatile. I migliori<br />

allievi di Adriano Visentin diventarono<br />

suoi collaboratori. Molto spesso lo seguivano<br />

alle rassegne di settore perché il capo aveva<br />

capito che lo sviluppo dell’azienda non poteva<br />

prescindere dalla crescita professionale e<br />

dalla motivazione di ognuno di loro.<br />

Nel 1977 Mevis era un’azienda ben avviata.<br />

Adriano Visentin decise di renderla più flessibile<br />

nel rispondere alle esigenze del mercato<br />

e ci riuscì organizzandola per centri di produzione.<br />

Venne il momento di farsi affiancare dai figli,<br />

a iniziare dal primogenito Federico, laureato<br />

alla Bocconi. Quattro dei cinque figli di Adriano<br />

lo hanno seguito in azienda: Federico è<br />

l’amministratore delegato, Fabio, ingegnere,<br />

esperto del prodotto, Andrea, ingegnere elettronico,<br />

è addetto al software, mentre Luisa,<br />

laureata in lingue, si occupa del mercato<br />

estero.<br />

E’ soprattutto grazie al loro impulso che negli<br />

anni ’90 Mevis allarga i propri orizzonti nei<br />

mercati automobilistico ed elettrotecnico.<br />

L’export assorbe una parte preponderante<br />

<strong>della</strong> produzione.<br />

Il ricorso alle tecnologie di ultima generazione<br />

e la fede cieca nella qualità non tardano<br />

a dare i loro frutti: nel 1997 Mevis è ufficialmente<br />

il primo mollificio d’Europa a ottenere,<br />

oltre alla Iso 9001, una certificazione che<br />

risponde a una serie di rigorosi schemi auto.<br />

L’ultimo quinquennio ha segnato per Mevis<br />

una crescita straordinaria. Il 2010 è stato<br />

chiuso con un fatturato di 51 milioni di euro<br />

e la previsione per l’anno in corso sale a 58<br />

milioni. Lo stabilimento di Rosà, nel frattempo,<br />

è stato ampliato con una superficie di<br />

20.000 metri quadrati.<br />

Nel 2006 viene inaugurata Mevis Slovakia,<br />

una nuova unità con sede nella città di Samorin,<br />

seguita dall’apertura in tempi più recenti<br />

di un altro stabilimento a Galanta, sempre in<br />

Slovacchia. Una scelta di internazionalizzazione<br />

che risponde innanzitutto alla logica<br />

di avvicinarsi alle sedi produttive delle grandi<br />

multinazionali di cui Mevis è fornitore.<br />

Fra queste General Motors, Abb, Electrolux,<br />

Bosch-Siemens, Fiat, Saab.<br />

La storia <strong>della</strong> Mevis è diventata il soggetto<br />

di un libro scritto da Luigi Borgo. S’intitola<br />

Una molla per il progresso, storia di una famiglia<br />

e <strong>della</strong> sua impresa. Nella prefazione la<br />

presidente nazionale di Confindustria, Emma<br />

Marcegaglia, scrive: “Ho letto con piacere la<br />

storia di Mevis, dai suoi eroici inizi ai successi<br />

internazionali degli ultimi decenni, e mi complimento<br />

con il signor Adriano e la consorte,<br />

signora Maria, per quanto sono riusciti a realizzare,<br />

ma ho provato sincera felicità per il<br />

successo che Federico e i suoi fratelli hanno<br />

ottenuto in questi anni di estrema difficoltà<br />

economica del nostro Paese”.<br />

A metà settembre Mevis ha festeggiato i suoi<br />

cinquant'anni di successi con una festa in<br />

azienda riservata ai i dipendenti e le loro famiglie,<br />

con oltre 800 ospiti. ■<br />

In apertura,<br />

la famiglia Visentin<br />

al completo:<br />

da sinistra, Fabio, Andrea,<br />

Maria, Adriano, Luisa<br />

e Federico.<br />

Qui sopra,<br />

la sede di Rosà e il<br />

laboratorio dell'azienda.<br />

35


di Fiorenza Conti<br />

I n occasione<br />

dei 90 anni<br />

dell'azienda,<br />

la Gemmo<br />

ha donato<br />

a Vicenza<br />

il nuovo<br />

scenografico<br />

sistema di<br />

illuminazione<br />

<strong>della</strong> Basilica<br />

Palladiana<br />

e di Piazza<br />

dei Signori.<br />

36<br />

imprese<br />

Gruppo Gemmo<br />

Il piacere<br />

di portare la luce<br />

U<br />

n nuovo sistema<br />

di illuminazione<br />

acceso il 18 settembre<br />

scorso<br />

esalta l’architettura palladiana di Basilica e Loggia<br />

del Capitanato, come pure la Torre Bissara,<br />

il palazzo del Monte di Pietà e le piazze attigue.<br />

Concepito per valorizzare lo spazio architettonico<br />

che gli edifici definiscono, il sistema a led<br />

guarda all’innovazione e al risparmio energetico.<br />

A progettarlo e installarlo è stata la Gemmo,<br />

l'azienda di Arcugnano che lo ha donato alla<br />

città e in questo modo ha voluto suggellare i<br />

suoi 90 anni di storia nel territorio vicentino.<br />

Ma non solo, la serata dell’accensione è stata<br />

resa memorabile dal concerto al Comunale<br />

reso possibile ancora grazie alla società di Arcugnano.<br />

Il concerto ha portato a Vicenza per<br />

la prima volta il compositore Ennio Morricone,<br />

che ha diretto magistralmente 160 elementi<br />

facenti parte dell'Orchestra Roma Sinfonietta<br />

e del Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano<br />

dell’Università di Roma Tor Vergata.<br />

“Abbiamo voluto portare la luce nel cuore <strong>della</strong><br />

nostra città, là dove batte una storia lunga<br />

centinaia di anni e dove si respira il bello delle<br />

linee, delle forme e degli spazi – ha dichiarato<br />

Irene Gemmo, presidente e amministratore<br />

delegato dell'azienda -. Ci auguriamo che questo<br />

nuovo splendore riporti Piazza dei Signori<br />

a essere il centro <strong>della</strong> vita cittadina, un luogo<br />

in cui aggregare relazioni e sviluppare energie<br />

e racconti ai tanti visitatori e turisti il senso di<br />

un’identità, quella vicentina, così intrisa di amore<br />

per il bello e per il bel fare”.<br />

Questo “esempio di grande eccellenza imprenditoriale”,<br />

come lo ha definito il sindaco di<br />

Vicenza Variati, affonda le sue radici nella imprenditorialità,<br />

nella lungimiranza, nel coraggio<br />

e nella creatività che hanno caratterizzato sin


da subito lo sviluppo di una famiglia<br />

veneta e <strong>della</strong> sua attività. Attività avviata<br />

in piccolo laboratorio di Thiene<br />

nel 1919 da Livio Gemmo, un uomo<br />

eclettico e di ingegno straordinario<br />

che credeva nel potere e nelle potenzialità<br />

dell’energia elettrica.<br />

Il capostipite, classe 1898, lavorava<br />

nella cooperativa elettrica locale e<br />

allo scoppio <strong>della</strong> Prima Guerra mondiale<br />

si trovò impegnato sul fronte infuocato<br />

dell’Altopiano di Asiago come<br />

sergente del Genio Fotoelettrici. Proprio<br />

in quei territori, finita la guerra<br />

tornerà da imprenditore, per installare<br />

le prime linee elettriche.<br />

La staffetta sarà poi nelle mani di suo<br />

figlio Franco, nato nel 1928, che lavorò<br />

in azienda fin dal 1949 e divenne<br />

presidente nel 1968, anno <strong>della</strong> morte<br />

del padre. Franco Gemmo, scomparso nel<br />

giugno 2008 quasi 80enne, ha avuto un ruolo<br />

chiave nella conduzione dell’impresa. Nel 2005<br />

Franco decise di affidare la presidenza esecutiva<br />

ai figli Irene e Mauro, quest’ultimo già a.d.<br />

dal 1992 e oggi presidente di Gemmo Holding<br />

Company.<br />

Il Gruppo negli ultimi decenni ha saputo diversificare<br />

il proprio campo d’intervento, integrandolo<br />

con le attività produttive e l’erogazione di<br />

servizi tecnologici di manutenzione e gestione<br />

globale, nell’impiantistica elettrica e meccanica,<br />

dall’ingegneria alla messa in esercizio, nell’ottica<br />

<strong>della</strong> realizzazione di Grandi impianti e coerentemente<br />

con le esigenze del mercato.<br />

A questa attività di core business si affianca la<br />

realizzazione di Sistemi ferroviari: dalla predisposizione<br />

dei sistemi informatici di controllo<br />

all’installazione <strong>della</strong> rete elettrica e alla loro<br />

manutenzione, il Gruppo opera per garantire<br />

l’efficienza e la sicurezza dei trasporti su rotaia.<br />

Inoltre, l’operatività di Gemmo si è ampliata<br />

verso il Facility management, offrendo prestazioni<br />

ad alto contenuto tecnologico garantiscono<br />

qualità e sicurezza costanti. Non da<br />

ultima, la pubblica illuminazione, campo in cui<br />

al Gruppo Gemmo è stata affidato il servizio<br />

luce completo delle pubbliche amministrazioni<br />

grazie alla convenzione stipulata<br />

con Consip.<br />

La società oggi è leader in Italia<br />

in questi campi, ma si sta delineando<br />

quale punto di riferimento<br />

anche nel Project financing e nel<br />

recupero di edifici di valore artistico<br />

con interventi basati sulle<br />

più moderne tecniche di restauro.<br />

Tra i più importanti interventi<br />

effettuati in ambito architettonico<br />

quelli realizzati per il teatro<br />

La Fenice, la Reggia di Venaria<br />

Reale, la Biblioteca di Alessandria<br />

d’Egitto, la Cattedrale di Erice e la<br />

stazione di Liegi.<br />

Nel mondo Gemmo ha realizzato progetti in<br />

Argentina, Cile, Uruguay, Egitto, Libia, Belgio,<br />

Francia, Svizzera, Romania, Turchia, Kosovo, Bosnia,<br />

Russia, Eritrea ed Arabia Saudita.<br />

Nel 2010 il Gruppo ha dato lavoro a 1600 persone<br />

con un giro d’affari di circa 260 milioni di<br />

euro e con una crescita media del 10% rispetto<br />

all’anno precedente. Ma soprattutto perseguendo<br />

una mission familiare e aziendale: “Migliorare<br />

la vita delle persone e delle comunità attraverso<br />

l'innovazione tecnologica, preservando<br />

l'ambiente e le risorse disponibili”. ■<br />

“ Nel 2010 il Gruppo<br />

ha dato lavoro a<br />

1600 persone con<br />

un giro d’affari di<br />

circa 260 milioni<br />

di euro e con una<br />

crescita media del<br />

10% rispetto all’anno<br />

precedente”<br />

Nella pagina accanto,<br />

Piazza dei Signori con<br />

l'illuminazione resa<br />

possibile dall'intervento<br />

di Gemmo.<br />

Qui sopra,<br />

due infrastrutture<br />

realizzate con impianti<br />

dell'azienda di<br />

Arcugnano (il tunnel<br />

del Monte Bianco e il<br />

Palaghiaccio realizzato<br />

per le Olimpiadi invernali<br />

di Torino.<br />

Sotto,<br />

A sinistra Franco Gemmo<br />

e, a destra, i figli Mauro e<br />

Irene Gemmo.<br />

37


di Stefano Tomasoni<br />

I sessant'anni<br />

di Omera,<br />

l'azienda di<br />

Chiuppano<br />

a capo di un<br />

gruppo che<br />

opera nel<br />

settore delle<br />

macchine<br />

utensili ed<br />

è leader<br />

mondiale nel<br />

segmento<br />

delle rifilatricibordatrici<br />

e<br />

tra i primi<br />

in quello<br />

delle presse<br />

idrauliche,<br />

meccaniche<br />

e cesoie<br />

tagliaferri.<br />

38<br />

imprese<br />

Omera<br />

Macchine utensili,<br />

presse e passione<br />

D Dalla<br />

trasformazione di autocarri<br />

Arar che avevano fatto la guerra<br />

a grandi produttori di macchine<br />

utensili, leader mondiali nel segmento<br />

delle rifilatrici-bordatrici e tra i primi in<br />

quello delle presse idrauliche, meccaniche e cesoie<br />

tagliaferri. Questo il cammino compiuto in<br />

sessant'anni da Omera, l'azienda di Chiuppano<br />

oggi a capo di un gruppo con presenze produttive<br />

anche all'estero e capace di presidiare tutto<br />

il mondo. Sessant'anni che sono stati ricordati<br />

con una festa che ha visto insieme i fondatori,<br />

Flavio Carboniero e Severino Cavedon tuttora<br />

presenti in azienda, la seconda generazione<br />

rappresentata da Massimo Carboniero, tutti i<br />

dipendenti, e perfino una quarantina di agenti<br />

Omera venuti da tutto il mondo per un incontro<br />

che è stato anche occasione per conoscere<br />

la nuova gamma di prodotti innovativi con i<br />

quali l'azienda conta di conquistare nuove fette<br />

di mercato globale.<br />

Nata come una classica piccola impresa, di<br />

quelle che sono state poi protagoniste nel trasformare<br />

il Vicentino da terra agricola a locomotiva<br />

del Nordest, oggi Omera è un gruppo<br />

industriale affermato<br />

nel mondo grazie ai<br />

suoi continui investimenti<br />

in innovazione<br />

tecnologica, risorse<br />

umane e internazionalizzazione.<br />

Nel 1951 Flavio Carboniero<br />

e Severino<br />

Cavedon, giovani di<br />

belle speranze, ebbero<br />

l'idea di avviare a Schio<br />

un'attività che iniziò<br />

con la trasformazione<br />

di autocarri, residuati<br />

“ Sessant'anni<br />

in gran forma<br />

grazie alla continua<br />

innovazione e ricerca<br />

tecnologica, alla<br />

passione nel lavoro,<br />

all'attenzione all'etica<br />

e al rispetto delle<br />

regole”<br />

Arar <strong>della</strong> guerra, da fissi in ribaltabili, per passare<br />

poi alla produzione di piccole macchine<br />

utensili e arrivando, tempo dopo, alle prime<br />

cesoie per profilati.<br />

Nel 1958 l'azienda, già a corto di spazio, si trasferì<br />

in una nuova sede, sempre a Schio. Il primo<br />

importante successo fu la cesoia tagliaferri,<br />

una macchina che si rivelò rivoluzionaria nel<br />

settore <strong>della</strong> carpenteria. Nel '63 fu prodotta<br />

la prima rifilatrice, macchina tutta creatività e


meccanica pura, che dette una svolta all'azienda,<br />

in un segmento di produzione che ancora<br />

oggi, all'insegna <strong>della</strong> tecnologia e dell'innovazione,<br />

è uno dei fiori all'occhiello dell'azienda.<br />

Nel 1969 arrivò il primo parziale trasferimento<br />

nell'attuale sede di Chiuppano, completato nel<br />

1976. Nel frattempo si intensificò la vocazione<br />

per la lamiera: nel '70 partì la produzione di<br />

presse meccaniche a doppio montante e nel<br />

'76 quella di presse idrauliche. Con i prodotti,<br />

crebbero anche i dipendenti, che già alla fine<br />

degli anni Settanta erano ormai un centinaio,<br />

numero che si mantiene anche oggi. Aumentò<br />

anche la proiezione verso l'export,<br />

in particolare verso Germania,<br />

Francia, Svezia, e poi Stati Uniti e<br />

bacino del mediterraneo.<br />

Negli anni Novanta iniziò la trasformazione<br />

di Omera da azienda<br />

a gruppo industriale.<br />

Oggi, a Chiuppano<br />

l'azienda<br />

- che opera in un<br />

area di 16 mila metri<br />

quadrati coperti<br />

e 40 mila totali - è la<br />

“casa madre” di un gruppo composto<br />

anche da una seconda sede a Rosà (ex<br />

Presse Ross, azienda dapprima partecipata al<br />

50% e nel 2009 totalmente acquisita), dalla<br />

Timac di Schio e dalla Omera Mawe, con sede<br />

in Germania.<br />

“La carta vincente è sempre stata l'abitudine a<br />

fornire non soltanto singole macchine, ma anche<br />

un completo servizio tecnologico al cliente,<br />

che noi mettiamo sempre al primo posto<br />

– spiega il commendator Flavio Carboniero,<br />

oggi presidente dell'azienda -. L'ulteriore salto<br />

di qualità di questi ultimi anni è arrivato dal<br />

ragionare in un'ottica di gruppo, per sfruttare<br />

le sinergie tra le aziende, e offrire al mercato<br />

una gamma di prodotti più variegata e più<br />

specializzata possibile”.<br />

“Veniamo da un triennio di forti investimenti<br />

in molti campi – osserva il dott. Massimo<br />

Carboniero, direttore generale dell'azienda -.<br />

Sotto il profilo ambientale ed energetico ci<br />

siamo posti obiettivi importanti come l'auto-<br />

nomia energetica a medio termine, la<br />

produzione e l'utilizzo al<br />

100% di energia pulita<br />

e la produzione<br />

di macchine utensili<br />

con recupero<br />

di energia. Sotto il<br />

profilo dello sviluppo<br />

delle risorse<br />

umane sono state potenziate le diverse aree<br />

aziendali (tecnica, commerciale, produttiva e<br />

amministrativa). Abbiamo investito, poi, in nuovi<br />

prodotti e nuovi mercati e nell'acquisizione<br />

dell'attività industriale di Presse Ross. Questa<br />

politica ha portato anche alla realizzazione di<br />

nuove generazioni di presse meccaniche e di<br />

nuove presse idrauliche per lo stampaggio a<br />

caldo, così come al potenziamento dell'attività<br />

commerciale con l'apertura di nuove agenzie”.<br />

Il risultato di tutto questo è che oggi Omera<br />

è leader mondiale nel segmento delle rifilatrici-bordatrici,<br />

in posizione di prestigio nelle<br />

presse idrauliche, meccaniche e nelle cesoie<br />

tagliaferri, tra i pochissimi produttori al mondo<br />

di linee automatiche per la produzione di<br />

beni in lamiera.<br />

Sessant'anni compiuti in gran forma, dunque,<br />

grazie alla continua innovazione e ricerca tecnologica,<br />

alla passione nel lavoro, all'attenzione<br />

all'etica e al rispetto delle regole.■<br />

In apertura<br />

i quaranta agenti Omera<br />

con i titolari in occasione<br />

del sessantesimo<br />

dell'azienda.<br />

In questa pagina<br />

sopra da sinistra<br />

Massimo Carboniero,<br />

Flavio Carboniero e<br />

Severino Cavedon.<br />

Al centro<br />

una rifilatrice bordatrice<br />

per cartelli stradali.<br />

Sotto<br />

una linea per<br />

scaldabagni.<br />

39


di Alessia Zorzan<br />

B razzale,<br />

l'azienda<br />

lattierocasearia<br />

di<br />

Zané arrivata<br />

ormai<br />

all’ottava<br />

generazione,<br />

ha ottenuto<br />

per due dei<br />

suoi prodotti<br />

più noti la<br />

certificazione di<br />

rintracciabilità<br />

<strong>della</strong> filiera<br />

agroalimentare<br />

40<br />

imprese<br />

Brazzale<br />

Otto generazioni<br />

in forma<br />

N<br />

ell’epoca <strong>della</strong> produzione dai grandi<br />

numeri, non è solo la qualità del<br />

prodotto finale che conta. Osservata<br />

speciale, da un consumatore sempre<br />

più attento, è tutta la filiera produttiva.<br />

Dettaglio non da poco e che non è sfuggito<br />

al Gruppo Brazzale di Zané, azienda del settore<br />

lattiero-caseario arrivata ormai all’ottava<br />

generazione, che ha ottenuto per due dei suoi<br />

prodotti più noti la certificazione di rintracciabilità<br />

<strong>della</strong> filiera agroalimentare secondo la<br />

norma UNI EN ISO 22005:2008. Il documento<br />

è stato rilasciato dall’ente indipendente di certificazione<br />

DNV Business Assurance, operativo<br />

a livello mondiale e specializzato nel settore<br />

agroalimentare, ed è andato a premiare le filiere<br />

dei formaggi “Gran Moravia” e “Verena”.<br />

Dietro al rilascio <strong>della</strong> certificazione si nasconde<br />

un approccio produttivo altamente ecosostenibile.<br />

Il Gruppo Brazzale ha dovuto infatti<br />

dimostrare ai certificatori di seguire attenti<br />

parametri nella produzione del formaggio,<br />

non soltanto monitorando tutte le proprietà<br />

dell’alimento finale, ma garantendo anche un<br />

ridottissimo impatto ambientale. L’azienda,<br />

posto questo obiettivo di eccellenza tra i punti<br />

<strong>della</strong> mission, non si è limitata a rispettare i<br />

dettami di legge, ma ha fissato dei parametri<br />

ancora più restrittivi.<br />

Per quanto riguarda il formaggio “Gran Moravia”,<br />

prodotto nell’omonima regione <strong>della</strong> Repubblica<br />

Ceca, Brazzale si è posta come obiettivi<br />

di filiera, che ora la certificazione garantisce,<br />

la dotazione di almeno cinque ettari di<br />

terreno per ogni capo bovino in lattazione; l’allevamento<br />

libero con cuccette individuali per<br />

oltre il 90% del bestiame; un carico di nitrati<br />

per ettaro sette volte inferiore rispetto ai limiti<br />

comunitari e un limite dieci volte più restrittivo<br />

di quello di legge in merito alla presenza<br />

nel latte alla stalla di aflatossine naturali dei<br />

foraggi, valori così bassi da renderle del tutto<br />

assenti nel prodotto finito. Regole che vanno<br />

a regolamentare un ciclo produttivo intensivo.


La filiera “Gran Moravia”<br />

raccoglie infatti<br />

giornalmente il latte<br />

da oltre 15.000 bovini,<br />

allevati in una rete<br />

di 62 fattorie che si<br />

estendono su quasi<br />

100.000 ettari di terreno<br />

nella regione<br />

agricola <strong>della</strong> regione<br />

Moravia.<br />

La certificazione di<br />

rintracciabilità ottenuta<br />

per la filiera del<br />

“Verena” ha invece<br />

confermato l’attuazione<br />

di obiettivi specifici<br />

legati soprattut-<br />

“ La certificazione<br />

di rintracciabilità<br />

ottenuta per la filiera<br />

del “Verena” ha<br />

invece confermato<br />

l’attuazione di<br />

obiettivi specifici<br />

legati soprattutto<br />

all’origine montana<br />

del latte utilizzato”<br />

to all’origine montana del latte utilizzato. Tra<br />

questi l’individuazione di almeno tre ettari di<br />

terreno per ogni capo bovino in lattazione e<br />

poi, ancora, la stabulazione libera con cuccette<br />

individuali per oltre il 90% del bestiame<br />

allevati; un carico di nitrati per ettaro cinque<br />

volte inferiore rispetto ai limiti comunitari e<br />

un limite dieci volte più rigido di quello di<br />

legge sulla presenza di aflatossine naturali<br />

dei foraggi nel latte alla stalla.<br />

“La sensibilità per la natura e il suo rispetto<br />

sono da sempre nel sangue <strong>della</strong> gente di<br />

Asiago, la terra dove sono le nostre radici e<br />

il nostro cuore – commenta Roberto Brazzale,<br />

presidente dell'azienda -. Oggi scopriamo<br />

che si definisce ecosostenibilità. La scelta di<br />

intraprendere il percorso delle certificazioni<br />

è stata dunque un passo naturale verso il riconoscimento<br />

ufficiale di ciò che la nostra generazione<br />

di meglio può fare in quella direzione,<br />

mediante modelli produttivi fortemente innovativi<br />

sia per il contenuto che per la scelta di<br />

operare in regioni agricole <strong>della</strong> Mitteleuropa<br />

particolarmente vocate e pregevoli”.<br />

“Il fatto che le nostre filiere oggi siano certificate<br />

dall’ente DNV – conclude il presidente<br />

- assicura al consumatore e al mercato la<br />

massima trasparenza e l’ulteriore garanzia di<br />

avere un prodotto sano, di altissima qualità,<br />

realizzato in modo da ridurre al minimo il<br />

'consumo di ambiente'.<br />

La certificazione,<br />

oltretutto è, anche<br />

per noi, uno stimolo<br />

continuo a lavorare<br />

in questa direzione<br />

e a migliorarci”.<br />

Una filosofia, quella<br />

di puntare al miglioramentocontinuo,<br />

che ha permesso alla<br />

Brazzale di essere la più antica azienda familiare<br />

italiana del settore lattiero-caseario. Nata alla<br />

fine del ‘700, vede oggi già operativa l’ottava<br />

generazione. Il 2010 si è chiuso con un fatturato<br />

di 152 milioni di euro, conta oltre 300 dipendenti<br />

e 6 impianti produttivi distribuiti tra<br />

Italia, Repubblica Ceca e Brasile. n<br />

In apertura<br />

Roberto Brazzale<br />

all'abbattitura<br />

del Gran Moravia.<br />

In questa pagina<br />

dall'alto una fase di<br />

produzione, la famiglia<br />

Brazzale nel 1950<br />

e i fratelli Brazzale<br />

(da sinistra Roberto,<br />

Piercristiano e Gian<br />

Battista).<br />

41


di Paolo Usinabia<br />

L' azienda di<br />

Cartigliano<br />

produce da<br />

cinquant'anni<br />

macchine per<br />

conceria, ma<br />

è attiva anche<br />

nelle macchine<br />

per l'industria<br />

alimentare e<br />

nelle tecnologie<br />

per l'ambiente.<br />

42<br />

imprese<br />

Officine Cartigliano<br />

E<br />

’una storia imprenditoriale atipica<br />

quella delle Officine di Cartigliano.<br />

Per quest’azienda che ha<br />

da poco compiuto cinquant’anni,<br />

l’innovazione è una caratteristica congenita.<br />

Basti pensare che il 10% del suo fatturato viene<br />

destinato e investito ogni anno in ricerca,<br />

tutelata da oltre 200 brevetti a copertura internazionale.<br />

Fin dagli albori il core business è la<br />

produzione di macchine per conceria.<br />

Mediamente l’esportazione corrisponde all’85%<br />

<strong>della</strong> produzione dell’azienda. È importante<br />

sapere che circa l’ 80% delle pelli presenti<br />

nel mondo vengono processate da impianti<br />

Cartigliano. La propensione all’innovazione ha<br />

portato questa realtà a seguire un altro binario<br />

vincente e investire in altri due settori: alimentare<br />

e ambiente. Prima di conoscere questi nuovi<br />

percorsi aziendali merita attenzione la storia<br />

di chi, da oltre quarant’anni è protagonista di<br />

questo successo, Antonio Polato, classe 1948.<br />

“ Le Officine di<br />

Cartigliano hanno<br />

studiato e brevettato<br />

un sistema innovativo<br />

nell'ambito <strong>della</strong><br />

pastorizzazione e<br />

sterilizzazione degli<br />

alimenti”<br />

Al servizio <strong>della</strong> pelle<br />

“Inventiva, eclettismo, indiscusse doti comunicative,<br />

l’amore per il suo lavoro” sono alcune<br />

delle parole usate quando gli è stato conferito<br />

il prestigioso premio Brijoni 2011, parole che<br />

descrivono al meglio chi ha portato la Cartigliano<br />

a questi importanti traguardi.<br />

Diplomatosi al liceo Scientifico a Treviso, Polato<br />

inizia un percorso di laurea che lo accompagnerà<br />

durante i primi anni di lavoro dipendente<br />

che inizia a svolgere alla Cartigliano nel lontano<br />

1969, in qualità di impiegato addetto al magazzino.<br />

Ben presto passa a gestire anche l’ufficio<br />

acquisti. Toni si distingue per la sua innata<br />

attitudine al settore commerciale e alle vendite,<br />

realizzando in poco tempo importanti operazioni<br />

commerciali che daranno immediato prestigio<br />

internazionale all’azienda. Nel 1979 viene<br />

nominato consigliere, nel 1985 amministratore<br />

delegato e nel 1995 assume la presidenza <strong>della</strong><br />

società fondata nel 1961 dal commendator<br />

Antonio Corner, incarico che tuttora ricopre.


Al di là dei numeri, a Polato viene riconosciuta<br />

una spiccata capacità di “fare azienda”, la sua<br />

propensione a considerare il cliente al centro<br />

di tutto, la sua curiosità verso il “nuovo”, verso<br />

la ricerca e l’innovazione, la capacità di far<br />

sentire a proprio agio tutti, collaboratori e non.<br />

“Di cosa sono più contento? Innanzitutto di<br />

esserci ancora - dice sorridendo - e poi di avere<br />

attorno persone che mi vogliono bene, seguendomi.<br />

Nell’azienda c’è un clima particolare:<br />

normalmente non è facile creare uno spirito di<br />

gruppo unito. Ritengo fondamentale la soddisfazione<br />

economica di chi collabora con me e<br />

il fatto che sentano l’azienda come ‘cosa loro’.<br />

Per questo hanno grande libertà d’azione e<br />

possibilità di usare le loro capacità, come fossero<br />

imprenditori di loro stessi”.<br />

I geni non servono, quello che serve è una intelligenza<br />

media, tanta buona volontà, disponibilità,<br />

amore per il proprio lavoro, mettendo un<br />

po’ di cuore in quello che si fa.<br />

“L’intento <strong>della</strong> Cartigliano – aggiunge Polato<br />

– è dare un aiuto ai nostri clienti: offriamo soluzioni<br />

tecniche per dare un valore aggiunto al<br />

loro prodotto”.<br />

Da qui nasce lo spirito <strong>della</strong> ricerca all’innovazione,<br />

che vede la Cartigliano proporsi con<br />

successo anche in altri due settori strategici.<br />

Ha infatti studiato e brevettato un sistema rivoluzionario<br />

nell’ambito <strong>della</strong> pastorizzazione/<br />

sterilizzazione degli alimenti, raggiungendo<br />

importanti risultati anche con società quali Aia,<br />

Nestlè, Ferrero e Micheal Foods.<br />

Si utilizza un campo elettromagnetico per la<br />

pastorizzazione e sterilizzazione dei prodot-<br />

ti alimentari liquidi e semiliquidi,<br />

il processo avviene<br />

a temperature più basse di<br />

quelle convenzionali, il riscaldamento<br />

del prodotto<br />

è istantaneo, così che non<br />

vengono alterate le caratteristiche originali del<br />

prodotto.<br />

Come risultato si ottiene un prodotto con caratteristiche<br />

organolettiche, nutrizionali, olfattive<br />

e di gusto perfettamente simili a quelle<br />

del prodotto fresco, il carico vitaminico resta<br />

integro; allo stesso tempo l’alimento è praticamente<br />

sterile, bonificato da spore e batteri; può<br />

essere stoccato e consumabile in periodi assai<br />

più lunghi di quelli normali. Altro settore di<br />

riferimento riguarda i fanghi civili e industriali.<br />

I rifiuti rappresentano un problema sempre più<br />

ingente e costoso: il loro smaltimento. Con l’innovativo<br />

sistema Cartigliano si agisce nel pieno<br />

rispetto dell’ambiente, riducendo del 60% il<br />

volume dei fanghi e del 70% il peso degli stessi,<br />

attraverso un primo trattamento di essiccaggio.<br />

I fanghi essiccati contengono un apprezzabile<br />

contenuto di sostanze organiche (circa l’ 80%),<br />

per cui con un secondo trattamento di cracking<br />

anaerobico, si trasforma la parte organica<br />

in gas che viene utilizzato per la produzione<br />

di energia elettrica e termica. Da ogni kilo di<br />

rifiuto si arriva a produrre 1 kW elettrico e 1,5<br />

kW termico! A questo punto è stato eliminato<br />

il problema del conferimento in discarica dei<br />

fanghi e i relativi costi, risolvendo l’annoso<br />

problema di saturazione delle discariche e trasformando<br />

un costo in un ricavo economico. n<br />

A pag. 42 l'esterno<br />

dell'azienda in occasione<br />

<strong>della</strong> celebrazione per i<br />

50 anni di attività;<br />

nel riquadro piccolo,<br />

il titolare Antonio Polato.<br />

Qui sopra, due fasi di<br />

lavorazione all'interno<br />

dello stabilimento<br />

e una foto d'epoca<br />

dell'inaugurazione dello<br />

stabilimento.<br />

43


44<br />

flash<br />

Nuova gamma di telai<br />

per la Smit Textile<br />

Dopo l’attivo di bilancio 2010, la Smit Textile di Schio si conferma<br />

tra i leader mondiali nella produzione di telai tessili industriali<br />

e un centro di eccellenza italiano. L'azienda ha presentato una<br />

nuova gamma di prodotti, con soluzioni tecniche d’avanguardia,<br />

portate alla ITMA a Barcellona, la più importante fiera del settore<br />

meccanotessile al mondo. Le macchine per tessere a pinze non<br />

pongono limiti alla creatività dell'industria tessile. Concepite per<br />

ogni tipo di applicazione, oltre a tessere i filati classici quali lana,<br />

cotone e fibre sintetiche, sono utilizzate anche per la tessitura di<br />

filati delicati, seta, filati fantasia, monofilamenti sintetici, assicurando<br />

sempre un rendimento ottimale. Oltre ai tessuti sopracitati,<br />

prodotti nel rispetto dei più elevati standard qualitativi, le macchine<br />

a pinze Smit Textile vengono utilizzate con notevole successo<br />

anche nella produzione di tessuti industriali tra i quali tessuti per<br />

filtri, per airbag, per nastri trasportatori, tessuti in fibra di vetro<br />

per impieghi elettronici. Concepiti per ogni tipo di applicazione,<br />

i telai <strong>della</strong> Smit Textile, oltre a tessere i filati classici quali lana,<br />

cotone, seta e tessuti sintetici, vengono utilizzati anche per i<br />

tessuti industriali come i tessuti per filtri, per airbag, per nastri<br />

trasportatori, tessuti in fibra di vetro, di carbonio e di acciaio.<br />

Nuova filiale in Polonia<br />

per Faresin Industries<br />

La Faresin Industries,<br />

azienda con<br />

sede a Breganze e<br />

leader internazionale<br />

nella produzione<br />

di macchine<br />

per il comparto<br />

agricolo-zootecnico<br />

e di sollevatori<br />

telescopici, ha<br />

inaugurato il 30<br />

settembre scorso<br />

una nuova filiale nella città di Torun, importante centro economico<br />

e snodo logistico <strong>della</strong> Polonia a nord-ovest <strong>della</strong><br />

capitale Varsavia con oltre 200 mila abitanti, capoluogo <strong>della</strong><br />

Cuiavia-Pomerania. La nuova sede di Torun, operativa dall’inizio<br />

di settembre, si compone di un padiglione espositivo e di<br />

un magazzino ricambi, oltre agli uffici amministrativi e alla<br />

sala conferenze dove ospitare partner, clienti e tenere i corsi<br />

di formazione e aggiornamento per i dealer.<br />

Il Gruppo Bonato partner di Shell per una plastica rivoluzionaria<br />

L e bottiglie di plastica? Da problema ambientale<br />

a materiale per arredare le nostre<br />

case. Merito di un nuovo prodotto, sottile,<br />

resistente, ecologico. E rivoluzionario.<br />

Nato da una nuova partnership industriale,<br />

quella tra due aziende del Gruppo Bonato<br />

(MBD e Said, che producono rispettivamente<br />

impianti e utensili per la lavorazione del-<br />

le superfici) e la Echotect di Shell, questo<br />

prodotto rappresenta un’alternativa sostenibile<br />

e ad alte prestazioni all’agglomerato,<br />

ai rivestimenti e ai prodotti di rivestimento<br />

tradizionali. La sua presentazione ufficiale<br />

è avvenuta a Verona, all’interno di Marmomacc,<br />

la fiera internazionale <strong>della</strong> tecnologia<br />

e del design <strong>della</strong> pietra. All’evento<br />

erano presenti l’amministratore delegato<br />

del Gruppo di Isola <strong>Vicentina</strong> Luca Bonato, il<br />

capo progetto in Echotect Stephen Eastwood<br />

e l’assessore regionale Roberto Ciambetti.<br />

“Grazie a una tecnica d'avanguardia che<br />

usa PET (polietilene teraftalato) riciclato da<br />

bottiglie di plastica alla fine <strong>della</strong> loro vita<br />

utile e lo combina con piccoli pezzi di<br />

pietra – ha spiegato Stephen Eastwood,<br />

CEO di Echotect BV – siamo riusciti, con<br />

la collaborazione delle aziende vicentine,<br />

a creare un materiale con caratteristiche<br />

uniche: è il più sottile al mondo, tanto che<br />

può arrivare sino a tre millimetri, e molto<br />

resistente. E’ ideale per pavimenti e rivestimenti,<br />

controsoffitti, pannelli interni e applicazioni<br />

di rivestimento esterno. Per di più,<br />

è ecologico e riciclabile al 100 per cento:<br />

producendo un metro quadro di questo materiale<br />

si riciclano 250 bottiglie di plastica”.<br />

“Non ho dubbio – ha detto Luca Bonato,<br />

amministratore delegato dell’omonimo<br />

gruppo – che questa innovazione possa<br />

rivoluzionare la produzione in questo settore<br />

e che, insieme, realizzeremo prodotti<br />

che piaceranno ai consumatori".


La Freddo&Co., azienda di Pianezze<br />

leader nel settore <strong>della</strong> refrigerazione,<br />

in accordo con il Protocollo di<br />

Kyoto e le regolamentazioni <strong>della</strong><br />

Comunità Europea, offre il servizio<br />

di retrofit, ovvero la messa a<br />

norma di impianti funzionanti con<br />

refrigeranti obsoleti, responsabili<br />

dell’effetto serra e ozono riducenti<br />

e propone il CDC, controllo dinamico<br />

condensazione, un particolare<br />

software che, abbassando la<br />

temperatura di condensazione degli<br />

impianti, garantisce un risparmio<br />

di energia elettrica fino al 20% e<br />

una minore usura dei compressori.<br />

Grazie a questo impegno ecologico,<br />

Freddo&Co. si è aggiudicata di<br />

recente il primo posto al concorso<br />

“Best Practice”, promosso dal<br />

Raggruppamento di Bassano<br />

Michele Zonin dai vini<br />

“d.o.c.” a MyDoc.it<br />

Michele Zonin, 33 anni, responsabile area legale e<br />

finanziaria <strong>della</strong> Casa Vinicola di famiglia, ha deciso<br />

di mettersi alla prova in un ambito totalmente<br />

diverso dalla viticoltura, dando avvio a un nuovo<br />

progetto imprenditoriale che intende portare i benefici<br />

<strong>della</strong> laserterapia direttamente a casa di tutti. E’<br />

nata così MyDoc.it la società di cui Zonin è amministratore<br />

delegato, dedicata alla ricerca, sviluppo,<br />

brevettazione, promozione e distribuzione sul mercato di Doclaser. Si tratta di un<br />

innovativo dispositivo portatile laser, per il mantenimento dei risultati ottenuti con<br />

terapie precedenti e la prevenzione dei microtraumi, destinato a rivoluzionare le<br />

modalità di mantenimento <strong>della</strong> forma fisica e prevenzione di disturbi molto comuni<br />

e diffusi tra gli sportivi professionisti e dilettanti. La società è in fase di startup e si<br />

pone l’obiettivo di distribuire 10 mila esemplari del dispositivo laser nel primo anno<br />

di attività. MyDoc.it prevede la commercializzazione di Doclaser su scala europea.<br />

Open day alla Freddo&Co.,<br />

premiata per le sue “Best Practice”<br />

del Grappa dell'<strong>Associazione</strong><br />

per valorizzare e far conoscere<br />

l’importante lavoro svolto dalle<br />

aziende del territorio bassanese.<br />

Pur nell'attuale scenario economico<br />

difficile, l’azienda di Pianezze ha<br />

registrando finora nel 2011 un<br />

incremento di fatturato del 20%<br />

rispetto al 2010. L’azienda continua<br />

il proprio sviluppo internazionale:<br />

Nigeria, Senegal, Algeria, Polonia e<br />

Tanzania ed è ora in progetto una<br />

start-up in Kenya. Questi risultati<br />

sono stati toccati con mano all'inizio<br />

di ottobre in occasione <strong>della</strong> giornata<br />

di “porte aperte”, organizzate per<br />

presentare le più moderne tecnologie<br />

del Freddo. L'azienda ha mostrato ai<br />

propri partners - clienti, istituzioni,<br />

consulenti ma anche cittadini - il<br />

motore pulsante <strong>della</strong> sua attività.<br />

Marelli Motori in Malesia<br />

Marelli Motori, leader mondiale nella produzione<br />

di macchine elettriche rotanti, si espande investendo<br />

in un nuovo stabilimento produttivo a Shah<br />

Alam, Kuala Lumpur (Malesia). L'investimento<br />

si inserisce nel quadro di sviluppo che l'azienda<br />

sta realizzando anche nel quartier generale di<br />

Arzignano dove, in controtendenza con l’attuale<br />

situazione economica mondiale, ha incrementato<br />

il proprio organico di ingegneri qualificati e manodopera<br />

specializzata, nonché espandendo lo<br />

stabilimento produttivo con una nuova sala prove<br />

tecnologicamente all’avanguardia. Ad Arzignano<br />

operano più di 530 persone. Il nuovo sito malese<br />

è stato inaugurato alla presenza dell’amministratore<br />

delegato di Marelli, Roberto Ditri, che ha<br />

tagliato il nastro con il Ministro del Commercio<br />

e dell’<strong>Industria</strong> malese e l’ambasciatore italiano<br />

(nella foto). Oltre a una folta rappresentanza del<br />

quartier generale dell'aziena erano presenti più di<br />

140 clienti provenienti da tutto il mondo, nonché<br />

molte autorità locali. La Marelli Manufacturing<br />

Asia, operativa da pochissimi mesi, ha già raggiunto<br />

una produzione mensile di 1.000 alternatori<br />

con potenza da 13 a 90 kVA. Questa gamma<br />

viene esportata in 21 paesi asiatici, oltre che in<br />

tutto il resto del mondo. Attualmente la fabbrica<br />

impiega 100 operai che verranno raddoppiati<br />

nei prossimi mesi quando la produzione sarà a<br />

pieno regime. L’azienda è presente in Malesia già<br />

dal 1997, inizialmente con un ufficio di rappresentanza<br />

che, dopo tre anni, è diventato anche<br />

filiale commerciale e Centro di distribuzione e di<br />

Service per tutta l’area Asia Pacific. Ora sito di<br />

produzione.<br />

45


cultura e società<br />

di Xxxxxxxx “ Lo scrittore<br />

veneziano Andrea<br />

Molesini ha vinto il<br />

Premio Campiello<br />

2011, riportando<br />

in laguna, dopo<br />

decenni, la più<br />

famosa "vera da<br />

pozzo" d'Italia”<br />

46<br />

PROFeta<br />

in patria<br />

U<br />

n veneziano alla corte del Premio<br />

Campiello. Andrea Molesini con il<br />

romanzo “Non tutti i bastardi sono<br />

di Vienna” (Sellerio) si è aggiudicato<br />

la 49° edizione del Premio Campiello, organizzato<br />

dagli <strong>Industria</strong>li del Veneto.<br />

Il romanzo di Molesini ha ottenuto 102 voti,<br />

sui 285 inviati dalla Giuria dei Trecento Lettori.<br />

Seconda in ordine di preferenze Federica Manzon<br />

con “Di fama e di sventura” (Mondadori), a<br />

seguire poi Ernesto Ferrero con “Disegnare il<br />

vento” (Einaudi), Maria Pia Ammirati con “Se tu<br />

fossi qui” (Cairo Editore) e Giuseppe Lupo con<br />

“L’ultima sposa di Palmira” (Marsilio).<br />

Il romanzo di Molesini ha convinto dunque<br />

oltre un terzo dei votanti, superando nel finale<br />

<strong>della</strong> votazione la concorrenza <strong>della</strong> Manzon,<br />

che fino all'ultimo ha tenuto testa al vincitore,<br />

per poi lasciargli campo libero allo sprint finale.<br />

“Non tutti i bastardi sono di Vienna” riunisce<br />

le classiche unità di luogo, tempo e azione.<br />

Ambientato nel 1917, copre un anno di guerra<br />

raccontando il periodo immediatamente successivo<br />

alla disfatta di Caporetto, raccontando<br />

vicende che mettono al centro una famiglia «invasa<br />

a casa propria», isolata in una villa veneta.<br />

All'interno di una sapiente ricostruzione storica,<br />

Molesini è bravo nel mettere a fuoco i personaggi<br />

che intervengono nella vicenda e di farlo con<br />

una lingua pulita e avvincente. «Vivere in una<br />

casa invasa – spiega Molesini – è una metafora<br />

<strong>della</strong> nostra condizione occidentale all'alba del<br />

terzo millennio. Il ruolo di ospite in casa propria<br />

è quello di ciascuno di noi, ora, qui».<br />

Nel corso <strong>della</strong> serata sul palco <strong>della</strong> Fenice è<br />

stato consegnato il “Premio Fondazione Il Campiello”,<br />

riconoscimento che viene assegnato a<br />

un insegne personalità <strong>della</strong> cultura italiana. La<br />

Fondazione Il Campiello quest’anno ha voluto<br />

omaggiare Andrea Camilleri con la seguente


motivazione: “Camilleri<br />

è lo scrittore più<br />

amato dai lettori. Le<br />

sue opere sono tradotte<br />

in tutto il mondo.<br />

Il vigatese, la lingua<br />

d’invenzione parlata nella cittadina immaginaria<br />

dei romanzi di Camilleri, è diventato scrittura<br />

che si aggiunge alle grandi sperimentazioni letterarie<br />

non solo italiane. Camilleri ha reinventato<br />

il romanzo storico e di genere, insieme al<br />

racconto fantastico; e, con umoristica vivacità, e<br />

pirandelliano senso del contrario, ha recuperato<br />

nell’intrattenimento letterario l’indagine storica,<br />

politica e civile. Camilleri esce dalla memorabile<br />

officina letteraria impiantata a Palermo da Leonardo<br />

Sciascia e da Elvira Sellerio. E a quell’officina<br />

ha enormemente contribuito lui stesso”.<br />

Sono stati inoltre premiati la giovane vincitrice<br />

del Premio Campiello Opera Prima, Viola Di Grado<br />

con “Settanta acrilico trenta lana” (edizione<br />

e/o) e i vincitori del Concorso Campiello Giovani<br />

nelle sue sezioni italiana ed estera, rispettivamente<br />

vinte dal lombardo Mattia Conti, 22 anni,<br />

con il racconto “Pelle di legno” e dalla svizzera<br />

Carlotta Silini, 21 anni, per il racconto “Un anno<br />

di pensieri in cinque righe”.<br />

Il Premio edizione 2011 ha idealmente passato<br />

il testimone all'edizione del cinquantennale, che<br />

l'anno prossimo annuncia per l'occasione alcune<br />

novità interessanti, tra le quali un'attenzione particolare<br />

alle piccole case editrici, spesso oscurate<br />

dai grandi gruppi editoriali che in Italia lasciano<br />

poco spazio appunto all'emergere dei “piccoli”.<br />

“Nel 1963 l’imprenditoria veneta ha lanciato<br />

una sfida al mondo culturale italiano con un progetto<br />

inedito e originale che ha continuato nel<br />

tempo a dimostrare un’eccellente vitalità - osserva<br />

Andrea Tomat, Presidente <strong>della</strong> Fondazione<br />

Il Campiello e di Confindustria Veneto -. Quello<br />

tra impresa e cultura si è rivelato un sodalizio<br />

lungimirante, che permette oggi, a quasi cinquant'anni<br />

di distanza, di considerare il Premio<br />

Campiello tra i più importanti riconoscimenti<br />

letterari in Italia. Il Campiello è un progetto che<br />

gli imprenditori veneti, anno dopo anno, hanno<br />

saputo coltivare con impegno e passione. Il<br />

desiderio, oggi come allora, è sempre quello di<br />

IL Premio CamPiello 2011 ha idealmente<br />

Passato il testimone all'edizione del<br />

Cinquantennale, Che l'anno Prossimo<br />

annunCia Per l'oCCasione alCune noVità<br />

interessanti, tra le quali un'attenzione<br />

PartiColare alle PiCCole Case editriCi,<br />

sPesso osCurate dai grandi gruPPi<br />

editoriali Che in italia lasCiano PoCo<br />

sPazio aPPunto all'emergere dei<br />

“PiCColi”.<br />

contribuire a promuovere la narrativa italiana e<br />

la lettura in genere. Per noi investire in cultura<br />

significa investire sul futuro; non può esserci<br />

progresso laddove mancano conoscenza e cultura.<br />

Chi investe in questa manifestazione non lo fa<br />

solo con risorse economiche ma anche con un<br />

costante contributo di idee. Per questo motivo,<br />

ringrazio chi ha voluto offrire un sostegno importante<br />

e tangibile alla realizzazione di questa<br />

edizione del Premio Campiello, augurandomi<br />

che vogliano continuare a farlo anche per le<br />

prossime edizioni”. n<br />

In apertura, Andrea<br />

Molesini festeggia la<br />

vittoria del Campiello.<br />

Qui il sopra, la serata<br />

finale del Premio, alla<br />

Fenice di Venezia, e i<br />

cinque finalisti: Michele<br />

Lupo, Maria Pia Ammirati,<br />

Andrea Molesini, Federica<br />

Manzon ed Ernesto<br />

Ferrero.<br />

47


cultura e società<br />

di Eros Maccioni<br />

48<br />

CaNOVa<br />

ritrovato<br />

B<br />

assano è ponte degli alpini, grappa,<br />

asparagi. A pochi verrebbe in mente<br />

di associare la città a Jacopo Da Ponte,<br />

figuriamoci ad Antonio Canova,<br />

che per di più, come piace sottolineare ai pignoli,<br />

nacque non qui ma nella vicina Possagno.<br />

Eppure Bassano è la patria putativa del grande<br />

maestro del neo-classicismo, lo è oggi più che<br />

mai. Finalmente si respira quel fermento che<br />

può consentire al Canova di ricevere quel riconoscimento<br />

planetario che gli spetta e alla città<br />

di goderne il riflesso. A costo di fare dell’artista<br />

un brand di Bassano, un’etichetta <strong>della</strong> sua cultura,<br />

con tutti i benefici d’immagine e di cassetta<br />

che ne possono derivare.<br />

Maria Pia Morelli è la presidente del consiglio<br />

di amministrazione dell’Istituto di Ricerca per<br />

gli Studi sul Canova e il Neoclassicismo. “Canova<br />

è stato tenuto in soffitta per troppo tempo<br />

– afferma -. Qui nel Veneto con Canova,<br />

Tiziano e Palladio<br />

abbiamo un trio<br />

di geni che non<br />

teme confronti,<br />

è il momento di<br />

passare all’azione<br />

e di capire che<br />

questo è il nostro<br />

oro nero”.<br />

L’Istituto ha varato<br />

una serie di<br />

iniziative pensate<br />

per valorizzare al<br />

massimo la ricca<br />

dotazione cano-<br />

“ Dopo Palladio,<br />

nel Vicentino si<br />

riscopre il genio di<br />

Antonio Canova. Lo fa<br />

soprattutto l’Istituto<br />

di Ricerca per gli<br />

Studi sul Canova e il<br />

Neoclassicismo, che<br />

ha sede a Bassano”<br />

viana in possesso del Museo Civico Bassanese<br />

e per aprire ad un pubblico nuovo, non solo di<br />

specialisti, la conoscenza del genio artistico di<br />

Antonio Canova. Sulla base di questo rinnovato<br />

fervore, l'Istituto ha ricevuto il sostegno diretto


anche da parte <strong>della</strong> Sezione Costruttori edili di<br />

Confindustria Vicenza, che da alcuni mesi esprime<br />

un proprio rappresentante - l'ex presidente<br />

degli edili Giuseppe Fracasso - all'interno del<br />

consiglio di amministrazione.<br />

A settembre Bassano ha ospitato un ciclo di<br />

appuntamenti che ruotano attorno all’accordo<br />

di programma fra il Museo di piazza Garibaldi<br />

e il Museo Thorvaldsen di Copenhagen. Bertel<br />

Thorvaldsen è vissuto nella stessa epoca di Canova<br />

e ha seguito un percorso artistico in gran<br />

parte sovrapponibile al suo. Lo scultore veneto<br />

e il danese, compiuti i regolari studi accademici,<br />

passarono entrambi ad affinare erudimenti e<br />

tecnica sotto l’egida dei mecenati ed ebbero un<br />

approdo comune, lo sbocco inevitabile per i primi<br />

<strong>della</strong> classe: Roma. Nella città eterna entrambi<br />

acquisirono una celebrità internazionale, i loro<br />

capolavori divennero i paradigmi <strong>della</strong> scuola<br />

neo-classica: Canova più attratto dallo stile fidiaco<br />

e aperto alla sperimentazione, Thorvaldsen<br />

più legato alla statuaria greca e ad una compostezza<br />

dei soggetti.<br />

Chi dei due fosse il migliore non è mai stato stabilito<br />

e oggi, francamente, ha un peso relativo. La<br />

grande novità è che i due più grandi esponenti<br />

di inizio Ottocento <strong>della</strong> scultura neo-classica si<br />

ritrovano oggi in uno stesso percorso di rivisitazione<br />

culturale che viaggia fra due poli, Bassano<br />

e Copenhagen, per rivolgersi al mondo intero.<br />

Sabato 10 settembre nella sala Chilesotti del Museo<br />

Civico è stato siglato l’accordo che, nell’ambito<br />

degli “Accordi Canoviani”, dà l’abbrivio al<br />

gemellaggio culturale fra l’istituzione bassanese<br />

e quella danese dedicata a Thorvaldsen. Un’occasione<br />

straordinaria per accendere su Canova e<br />

su Bassano un gigantesco riflettore.<br />

“Canova e Thorvaldsen sono due geni straordinari,<br />

la loro capacità interpretativa, i loro stilemi<br />

hanno influenzato il resto del mondo artistico<br />

– premette la presidente -. Noi crediamo moltissimo<br />

nel lanciare iniziative congiunte con i<br />

grandi musei del mondo, e devo dire che Giuliana<br />

Ericani, direttrice del Museo di Bassano, sa<br />

come aprire molte di quelle porte. Canova non<br />

va trascurato né frazionato. Purtroppo si assiste<br />

ancora alla diatriba fra Bassano e Possagno sulla<br />

sua paternità, quando il punto è unire tutte le<br />

forze locali per gestire l’arte in modo manageriale<br />

e ricavarne il massimo. Leggiamo sui giornali<br />

che le istituzioni culturali sono in rosso, che la<br />

gente non va nei musei, allora qualche riflessione<br />

bisogna farla. Questo nuovo accordo con Copenhagen<br />

vuole essere proprio una nuova cassa<br />

di risonanza per il nostro grande artista”.<br />

“Secondo me il più grosso errore che è stato fatto<br />

con Antonio Canova è il troppo immobilismo,<br />

lo stallo, la mancanza di idee e di convinzione –<br />

afferma Maria Pia Morelli -. Ci sono menti come<br />

il prof. Fernando Rigon che rappresentano una<br />

risorsa straordinaria e vanno assolutamente valorizzate.<br />

La chiave per il successo di un progetto<br />

su Canova a Bassano è la coralità, il contributo<br />

spassionato di persone capaci che si uniscono<br />

con un obiettivo comune senza temere di essere<br />

L' istituto, la Cui attiVità è sostenuta<br />

anChe dalla sezione Costruttori edili<br />

dell'assoCiazione, ha Varato una serie<br />

di iniziatiVe Pensate Per Valorizzare la<br />

riCCa dotazione CanoViana in Possesso<br />

del museo CiViCo bassanese e Per<br />

aPrire a un PubbliCo nuoVo, non solo<br />

di sPeCialisti, la ConosCenza del genio<br />

artistiCo di antonio CanoVa.<br />

messe in ombra. Dobbiamo partire da un presupposto:<br />

è il nostro passato a garantire il nostro<br />

futuro. E allora non dobbiamo aver paura di dire<br />

che Canova e Thorvaldsen possono diventare anche<br />

un meccanismo di reddito. Se abbiamo una<br />

storia di questo genere riconvertiamola, e fa bene<br />

il ministro <strong>della</strong> cultura Galan a proporre un<br />

nuovo mecenatismo imprenditoriale. Noi stessi<br />

per sostenere le nostre iniziative abbiamo cercato<br />

l’aiuto di imprenditori, persone che hanno<br />

capitoci che questi non sono solo ragionamenti<br />

da salotto, ma progetti che vanno a vantaggio del<br />

territorio e soprattutto dei giovani”. n<br />

49


50<br />

fatti e persone<br />

Matteo Cielo è il nuovo presidente<br />

del Gruppo Giovani Imprenditori<br />

E' Matteo Cielo il nuovo presidente<br />

del Gruppo Giovani<br />

Imprenditori dell'<strong>Associazione</strong>.<br />

Subentra a Paolo Mantovani,<br />

giunto a scadenza di mandato.<br />

Cielo, 38 anni, è direttore tecnico<br />

<strong>della</strong> San Matteo, azienda<br />

vitivinicola che occupa una<br />

trentina di addetti e ha sede<br />

ad Altavilla <strong>Vicentina</strong>. All'interno<br />

dell'<strong>Associazione</strong> ha anche<br />

la delega per il tema <strong>della</strong> responsabilità<br />

sociale d'impresa. Il consiglio direttivo del Gruppo<br />

Giovani è composto, oltre che dal presidente, da Giorgia Bravo<br />

(Bravo Inox, Montecchio Maggiore), Anna Cozza (Tam & Company,<br />

Carrè), Paolo Mantovani (I-Blue Group, Romano d'Ezzelino,<br />

past president), Maria Marangoni (Impresa edile Abbadesse,<br />

Camisano Vicentino), Anna Pizzolato (Az, Thiene), Andrea Stella<br />

(Estel Office, Thiene), Tayla Tagliaferro (Polypack, Marano Vicentino),<br />

Mario Zoggia (Impresa costruzioni Zoggia, Vicenza),<br />

Cristian Zoppini (Direzione Risorse Umane, Vicenza.<br />

Area Berica, Leonardo Martini<br />

confermato alla presidenza<br />

Leonardo Martini,<br />

titolare <strong>della</strong> Edilvilla<br />

di Castegnero, è<br />

stato confermato alla<br />

guida del Raggruppamento<br />

Area Berica<br />

dell'<strong>Associazione</strong>.<br />

Per il biennio 2011-<br />

2013, Martini guiderà<br />

un consiglio direttivo<br />

composto da Romano Aleardi (SAF, Grancona),<br />

Bruno Frigo (VE.CA. Veneta Casalinghi, Albettone),<br />

Renzo Golin (WTK, Lonigo), Giuseppe Marin<br />

(Torcitura Vittorio Maule, Castegnero), Carlo<br />

Santagiuliana (Dalmed CS, Orgiano) e Francesco<br />

Scarpari (Salvagnini Italia, Sarego).<br />

Domenico Di Fonso guida la Sezione<br />

Materie plastiche e gomma<br />

Domenico Di Fonso, titolare<br />

<strong>della</strong> Nuova Esse<br />

Kappa Effe di Brendola<br />

(produzione cavi elettrici),<br />

è il nuovo presidente<br />

<strong>della</strong> Sezione Materie<br />

plastiche e gomma di<br />

Confindustria Vicenza.<br />

Subentra a Walter Stefani,<br />

giunto a fine mandato.<br />

Vicepresidenti <strong>della</strong><br />

sezione sono stati nominati<br />

il past-president Walter Stefani (Stefanplast, Castegnero)<br />

e Renato Zelcher (Crocco, Cornedo Vicentino). Il consiglio<br />

direttivo <strong>della</strong> Sezione è inoltre composto da Fabio Bertotto<br />

(Global Plast, Grisignano di Zocco), Carlo Brunetti (Alfaplastic,<br />

Cassola), Stefano Cavallaro (Fitt, Sandrigo), Desiderio<br />

Cecchinato (Stefanplast, Castegnero), Luigi De Tomi (Sacme,<br />

Malo), Giuseppe Filippi (Pieffe Plast, Bolzano Vicentino), Walter<br />

Gobbo (Plastivalle, S.Pietro Mussolino), Vittorio Munaretto<br />

(Italgum, Zanè), Silvano Spiller (CMP Industrie, Vigodarzere).<br />

Dieci aziende altovicentine si confermano<br />

esempio di successo nell'Alternanza<br />

tra scuola e lavoro<br />

Si è svolta anche quest'anno il progetto Alternanza Scuola Lavoro avviato da<br />

dieci aziende di Schio e dell'Alto Vicentino (Andritz Hydro, Comas, FOC Ciscato,<br />

De Pretto Industrie, Faraplan, Fitt, PFM, Polidoro, VDP, Voith Paper) in collaborazione<br />

con l’Itis “De Pretto” di Schio. Il progetto, alla quarta edizione, ha<br />

coinvolto 23 studenti selezionati tra le classi quinte dell’indirizzo meccanico ed<br />

elettromeccanico del “De Pretto”, ha previsto per l’anno scolastico 2010-2011<br />

un monte di 140 ore di percorso per studente: 72 ore dedicate a lezioni teoriche<br />

in aula impartite direttamente da tutor aziendali presso la De Pretto Industrie di<br />

Schio, 8 ore dedicate a visite di istruzione presso la cartiera Giorgione e la centrale<br />

idroelettrica di S. Colombano, e le restanti 60 ore dedicate ad attività relative<br />

all’elaborazione di specifici progetti aziendali. L'iniziativa si è confermata<br />

come esempio virtuoso di vicinanza tra scuola e azienda nel territorio vicentino,<br />

offrendo agli studenti la possibilità di acquisire conoscenze tecniche in modo<br />

diretto e sul campo. Ciascuna delle aziende ha messo a punto progetti ad hoc<br />

destinati ai ragazzi, i quali, seguiti da tutor, li hanno poi realizzati.


Premiati i vincitori provinciali<br />

del concorso “Le Storie d'impresa”<br />

Il Liceo scientifico “Da Ponte” di<br />

Bassano del Grappa, con la classe<br />

terza N (ora quarta, essendo<br />

iniziato un nuovo anno scolastico)<br />

ha vinto la fase provinciale del<br />

concorso “Le Storie d’impresa”,<br />

organizzato per il decimo anno<br />

consecutivo da Confindustria Vicenza.<br />

I ragazzi del “Da Ponte”<br />

hanno superato la concorrenza,<br />

rappresentata da altre cinque Nella foto in alto i ragazzi del Liceo "Da<br />

classi di altrettante scuole che Ponte" di Bassano del Grappae e in basso<br />

avevano vinto come loro una del- i ragazzi del Liceo "Tron" di Schio.<br />

le sei fasi provinciali del concorso,<br />

grazie a un lavoro dedicato alla Bonotto, impresa laniera con sede<br />

a Molvena. La giuria del premio ha riconosciuto alla classe del “Da<br />

Ponte” il merito di aver sviluppato nel modo migliore il nuovo capitolo<br />

del premio, dal titolo “segnala un’idea”, che metteva i ragazzi di fronte<br />

alla “sfida” di proporre una nuova progettualità imprenditoriale utile a<br />

migliorare la competitività dell'impresa. A vincere la sezione dedicata al<br />

“miglior filmato” è stato invece il Liceo scientifico “Tron” di Schio con<br />

la classe terza TA (ora quarta), che ha realizzato un video sulla Sacme,<br />

azienda di Malo, produttrice di borse, sacchi e sacchetti in polietilene.<br />

In questo caso la giuria ha premiato la sceneggiatura, la colonna musicale,<br />

gli “attori” (gli stessi studenti), la storia di fantasia che, attraverso<br />

interviste con due "sacchetti per la spazzatura", ha raccontato lo sviluppo<br />

e le caratteristiche produttive dell'azienda.<br />

SIGLATO UN PROTOCOLLO DI INTESA CON I.M.B.A.<br />

(Italian Malaysian Business Association)<br />

L'<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li ha siglato un accordo con l'Italian Malaysian<br />

Business Association (IMBA), associazione non-profit che si<br />

pone come obiettivo il rafforzamento delle relazioni bilaterali fra Italia<br />

e Malesia tramite la coordinazione di partners strategici dei due<br />

Paesi e la creazione di una piattaforma comune per la comunità<br />

commerciale italiana in Malesia e i suoi membri locali. IMBA e Confindustria<br />

Vicenza si impegnano a promuovere le rispettive attività,<br />

a supportare le aziende nella partecipazione a eventi di promozione<br />

commerciale, a sviluppare scambi reciproci di informazioni tecniche<br />

e di mercato e a promuovere le proprie attività istituzionali.<br />

“Questa collaborazione ha l'obiettivo di promuovere e incoraggiare<br />

Nasce “Rete Formazione”:<br />

le Associazioni di Vicenza e Verona<br />

danno vita alla prima rete fra enti<br />

di formazione<br />

Confindustria Vicenza e Confindustria Verona stipulano un<br />

contratto di rete per gestire l'attività formativa in modo aggregato,<br />

con l'obiettivo di migliorare il servizio reso alle aziende<br />

e ottimizzare le risorse. I consorzi di formazione delle due<br />

associazioni - "Risorse in Crescita" per Vicenza e "C.IM. &<br />

FORM" per Verona - hanno dato vita al contratto di rete denominato<br />

"Rete Formazione". Si tratta <strong>della</strong> prima forma di<br />

aggregazione tra associazioni imprenditoriali, realizzata su un<br />

tema di particolare importanza come la formazione: un segnale<br />

importante anche per il mondo aziendale, rappresentando dei<br />

modi più efficaci e concreti per unire le forze e ottimizzare gli<br />

sforzi nell'affrontare mercati e concorrenza. Il piano strategico<br />

di attività si articola in un arco temporale di 3 anni - dal 2011<br />

al 2014. Rete Formazione non intende inglobare e duplicare le<br />

proposte formative dei due enti: le due realtà continueranno a<br />

operare sul territorio provinciale portando avanti le proprie attività.<br />

“Questo può costituire un importante precedente nell'unificazione<br />

dei servizi tra associazioni imprenditoriali - osserva<br />

Federico Visentin, presidente di “Risorse in Crescita” -.<br />

E non solo nell’ambito formativo: contiamo che il nostro primo<br />

passo possa essere da stimolo per altre aggregazioni”.<br />

Oltre alla formazione aziendale, “Rete Formazione” punterà a<br />

rispondere in maniera più efficace alle richieste delle imprese<br />

occupandosi anche di formazione dei profili professionali più<br />

difficili da trovare.<br />

gli interessi delle aziende<br />

italiane presenti in<br />

Malesia - spiega il presidente<br />

dell'<strong>Associazione</strong>,<br />

Roberto Zuccato -. Per il<br />

nostro tessuto produttivo<br />

ci sono spazi interessanti per accrescere gli investimenti italiani in<br />

Malesia”. L'accordo gode anche del pieno appoggio dell'Ambasciata<br />

italiana a Kuala Lampur, nel cui ambito opererà l'ex struttura<br />

malese dell'ICE, a sottolineare la volontà di IMBA e di Confindustria<br />

Vicenza di lavorare in una logica di sistema.<br />

51


52<br />

numeri<br />

Nuove incognite alle porte<br />

La prima metà dell'anno si è chiusa con un bilancio<br />

complessivamente positivo, per l'industria vicentina. I dati<br />

dell'indagine congiunturale di Confindustria Vicenza confermano<br />

che anche il secondo trimestre ha fatto registrare un aumento <strong>della</strong><br />

produzione – trainato dall'export - per le imprese <strong>della</strong> provincia,<br />

proseguendo dunque nel trend in crescita registrato nell'ultimo<br />

anno e mezzo. Ora, però, tornano a farsi vedere nuvole minacciose<br />

all'orizzonte. La produzione è cresciuta del 6,2% (+4,7% nel<br />

trimestre precedente; +8,2% nel corrispondente periodo del 2010).<br />

Le vendite hanno registrato un +5,1% verso l'Europa (+4,3% nel<br />

precedente trimestre e nello stesso periodo del 2010), +4,3%<br />

verso i paesi extra-Ue (+6,8% nel 1° trimestre del 2011; +11,1%<br />

nel corrispondente periodo dell'anno precedente), +3,7% verso<br />

l'Italia (+2,9% nel 1° trimestre del 2011; +4% nel corrispondente<br />

periodo dello scorso anno). A fronte del 49% delle aziende che<br />

ha dichiarato aumenti di produzione, il 22% ha evidenziato cali<br />

produttivi.<br />

Le indicazioni sulla consistenza del portafoglio ordini confermano<br />

che la stragrande maggioranza delle aziende (83%) dice di avere<br />

lavoro assicurato per un periodo che non supera i tre mesi. Gli<br />

incassi risultano in ritardo nel 43% dei casi, provocando tensioni<br />

di liquidità nel 30% delle imprese. Tensioni si registrano sul fronte<br />

dei costi delle materie prime con il 77% delle aziende che dichiara<br />

un aumento medio del 7%. I prezzi dei prodotti finiti evidenziano<br />

un incremento del 2,5% nel 46% delle imprese. L'occupazione<br />

è ancora in ritardo rispetto al recupero dei livelli produttivi: il<br />

numero di addetti è calato dello 0,7% (come nel precedente<br />

trimestre; -1,5% nel corrispondente periodo dello scorso anno).<br />

Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate in provincia<br />

nel periodo gennaio/giugno 2011, rispetto allo stesso periodo del<br />

2010, registrano una diminuzione pari al 65,75%.<br />

Girata la boa simbolica di metà anno, le imprese vicentine<br />

guardano alla seconda metà del 2011 con nuove preoccupazioni,<br />

alimentate dalle turbolenze finanziarie ed economiche che<br />

hanno caratterizzato l'estate. Per quanto riguarda le previsioni di<br />

investimento, solamente il 28% delle aziende prevede incrementi<br />

del livello degli investimenti, mentre il 39% dichiara di non avere in<br />

programma alcun investimento per i prossimi dodici mesi.<br />

Le esportazioni per paese (2001-2010)<br />

Vicenza - Export 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />

EUROPA 7.522,5 6.947,9 6.937,8 8.200,9 7.865,4 9.408,4 10.505,0 10.480,4 7.653,9 8.803,5<br />

Unione Europea 5.681,9 5.050,9 4.893,7 5.801,7 6.260,6 7.483,9 8.734,1 8.670,5 6.358,4 7.197,1<br />

Francia 1.151,2 1.014,8 1.000,7 1.223,9 1.192,7 1.406,5 1.524,4 1.561,4 1.226,3 1.363,5<br />

Germania 1.475,4 1.262,5 1.236,3 1.456,7 1.331,3 1.626,1 1.841,7 1.882,4 1.409,8 1.663,8<br />

UK 840,2 773,1 745,8 815,5 767,1 826,7 862,4 732,6 509,5 552,4<br />

Spagna 614,2 532,7 565,7 713,2 662,4 789,7 855,8 771,9 528,4 608,0<br />

Svizzera 428,3 342,8 355,1 488,6 446,2 485,3 500,3 520,9 438,1 613,2<br />

Russia 125,4 133,7 154,0 197,8 235,9 336,5 456,8 497,9 299,4 354,8<br />

Turchia 163,4 184,6 222,7 262,6 253,2 301,4 295,5 283,9 203,7 296,8<br />

AFRICA 320,0 331,7 290,8 305,3 321,9 377,3 464,4 523,4 465,3 485,8<br />

AMERICA 2.461,3 2.275,1 1.748,5 1.739,9 1.621,3 1.815,4 1.732,3 1.594,9 1.192,7 1.468,9<br />

Usa 1.817,2 1.730,1 1.286,4 1.273,5 1.180,5 1.322,0 1.218,7 1.069,5 778,8 953,7<br />

Canada 181,2 183,4 163,6 173,9 149,2 149,8 149,1 141,9 94,2 113,2<br />

Messico 141,5 115,5 102,1 77,2 77,8 90,2 106,6 102,8 70,5 108,5<br />

Brasile 76,1 62,4 57,6 65,9 64,9 66,2 77,1 96,7 88,0 119,8<br />

ASIA 1.483,2 1.494,4 1.475,0 1.618,7 1.698,4 2.060,6 2.083,8 2.055,7 1.751,0 2.100,8<br />

Cina 171,4 209,5 223,2 277,9 273,7 337,4 340,4 324,9 331,9 430,8<br />

Hong Kong 354,1 364,6 335,6 334,8 320,4 356,6 317,1 289,5 224,2 293,3<br />

Giappone 179,8 167,5 176,6 178,0 184,8 194,2 183,2 169,5 132,4 147,3<br />

Emirati Arabi 176,5 157,3 127,6 141,6 165,9 232,0 283,9 323,6 212,9 266,8<br />

India 54,5 40,9 46,5 53,1 77,6 95,5 112,1 124,6 118,3 138,8<br />

OCEANIA 125,3 140,4 113,9 124,6 128,3 136,1 168,9 187,9 135,3 149,7<br />

Australia 92,3 103,7 97,2 105,7 108,3 118,5 148,3 166,7 122,9 132,2<br />

TOTALE GENERALE 11.912,4 11.189,4 10.586,2 12.011,9 11.659,6 13.823,6 14.961,0 14.847,0 11.201,7 13.011,3<br />

Fonte: Istat


(Fonte: Istat) (*) dato provvisorio<br />

I settori produttivi nel 2010<br />

<strong>Industria</strong>: il bilancio 2010<br />

Var % Var % Var % Var % Var % Var % Var % Var %<br />

2002/2003 2003/2004 2004/2005 2005/2006 2006/2007 2007/2008 2009/2008 2009/2010<br />

Fatturato -0,2 +3,8 -0,7 +3,1 +2,8 -1,5 -13,9 +3,8<br />

Produzione -1,8 -1,0 -1,0 +3,9 +3,7 -2,3 -15,7 +5,8<br />

Occupazione -2,1 -1,4 -1,3 -0,9 +0,7 -1,3 -3,3 -1,2<br />

Cassa integrazione +27,0 +11,4 +4,5 -43,5 -37,05 +53,4 +1023,19 -55,86<br />

Export -10,2 +13,5 -2,9 +18,6 +8,9 -0,8 -24,6 +16<br />

Import -13,0 +9,8 -1,3 +19,9 +8,2 -8,6 -27,6 +32<br />

80<br />

60<br />

40<br />

20<br />

0<br />

-20<br />

-40<br />

-60<br />

-80<br />

Produzione ed export - Saldi di Opinione<br />

produzione export<br />

1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011<br />

2010 Var.100% Var.100% Var.100%<br />

Produzione Produzione Produzione<br />

Tessile abbigliamento 1,7% 1,7% -2,4%<br />

Alimentare 2,2% 2,0% 0,9%<br />

Carta e grafica 3,1% 3,3% -2,0%<br />

Chimica 8,9% 7,5% -1,4%<br />

Concia 4,7% 3,2% -0,7%<br />

Estrattivo/marmo -5,4% -5,7% -3,8%<br />

Ind. varie 2,9% 1,8% -2,2%<br />

Lav. minerali non metalliferi -5,5% -2,2% -2,2%<br />

Mobile e legno -5,2% -7,1% -3,7%<br />

Mat. plastiche 4,8% -2,0% -1,5%<br />

Meccanico 9,9% 6,4% -0,7%<br />

Orafo -3,1% -2,0% -1,5%<br />

Siderurgia 10,6% 6,2% -4,0%<br />

Osservatorio tassi<br />

e condizioni bancarie<br />

al 31 settembre 2011<br />

La rilevazione viene effettuata su un campione di aziende<br />

con significativi indicatori economico- finanziari.<br />

Nel mese in esame si è registrato un aumento dei tassi<br />

e delle condizioni bancarie.<br />

CONTO CORRENTE<br />

Tasso di conto corrente 6%<br />

Spese per operazione 2,6<br />

Valuta per assegni fuori piazza 3,1 giorni lavorativi<br />

ANTICIPI SU FATTURA/CONTRATTI<br />

Tasso aperto 2,3%<br />

SMOBILIZZO ITALIA<br />

Tasso sbf 2,3%<br />

Commissione incasso effetti cartaceo 3<br />

Commissione incasso effetti elettronico 1,8<br />

Valuta portafoglio cartaceo 2,2 giorni lavorativi<br />

Valuta portafoglio elettronico 1 giorni lavorativi<br />

OPERAZIONI CON L'ESTERO<br />

Tasso per anticipi export 2,3%<br />

Spread a favore <strong>della</strong> banca su eurodivisa 0,6%<br />

CREDITI DI FIRMA<br />

Fideiussione Italia 0,8%<br />

INDICATORI DI RIFERIMENTO<br />

BCE 1,50%<br />

Media Euribor 3 mesi lettera 365 1,579%<br />

Rendimento lordo titoli pubblici 4,845%<br />

53


56<br />

translation<br />

Looking at Korea<br />

Asia's fourth economy, a leader in shipbuilding<br />

and LCD screen manufacture,<br />

the first in providing households with broadband<br />

Internet connection, the second<br />

in cellphone manufacture and education<br />

standard, the fifth in car manufacture<br />

and technology research and eventually<br />

the world's sixth economy in monetary<br />

reserves: this is South Korea's identity<br />

card. With a population of 50 million<br />

people and a per capita income of $ 21<br />

thousand, this country offers great opportunities<br />

for Italy.<br />

This interest in South Korea is due to the<br />

fact that it is one of the markets that in<br />

the future may appeal to our businesses.<br />

Indeed, Confindustria, ABI and the Italian<br />

government are going to lead a business<br />

mission to South Korea on November<br />

20-24, which will stand out as one of the<br />

most important missions abroad ever ar-<br />

ranged by Italy's economic and financial<br />

bodies. Under the latest free-trade agreement,<br />

signed with the EU, South Korea is<br />

now ready to be a great market for Italian<br />

firms.<br />

“Korea's economic trend is favourable<br />

and shows how the growth of world trade<br />

is now oriented towards Asia – says Roberto<br />

Ditri, Vice-President of Confindustria<br />

Vicenza and head for international affairs<br />

-. South Korea is a market that can offer<br />

us many opportunities as this country has<br />

a very good per capita income, steady or<br />

growing consumption rates and stable<br />

unemployment rates”.<br />

From 1962 to 2007 South Korea's GDP<br />

grew from $ 2.3 billion to 970 billion, with<br />

a per capita national gross income going<br />

from $ 87 to over 20 thousand.<br />

This is a country that our firms can and<br />

must do business with, considering that<br />

now we just rank fourth among European<br />

exporters, after Germany, France and the<br />

Netherlands. And the growth rates of our<br />

exports are lower than our competitors'.<br />

“The free-trade agreement between the<br />

EU and Korea, whose goal is to remove<br />

or gradually reduce the customs barriers<br />

that so far have hindered our trade development,<br />

can really boost made-in-Italy<br />

products, ranging from technological to<br />

luxury and consumptions goods, from<br />

furniture to clothes to gold jewellery –<br />

says Roberto Ditri -. The agreement also<br />

aims to improve the quality and competitiveness<br />

of our products within an<br />

expanding market that our firms can and<br />

must deal with”.<br />

This is an invitation not to be missed<br />

because it is clear that, with respect to<br />

their figures and growth standards, South<br />

Korea is appealing to a great deal of<br />

countries.<br />

“It is paramount to be in South Korea before<br />

anyone else gets there – says Annalisa<br />

Bisson, coordinator of Confindustria's<br />

international missions -. We are dealing<br />

with with a faraway and little-known<br />

country but it is also risk-free”. And that<br />

is very important in these days. In the<br />

shadow of Asian political and economic<br />

behemoths such as China, Japan and<br />

India -, Korea is now a great opportunity<br />

for Vicenza firms.<br />

Machine tools,<br />

presses and passion<br />

Omera's history spans over a period of<br />

different types of products. From the conversion<br />

of Arar war trucks to the manu-


facture of machine tools, they have become<br />

leading worldwide manufacturers of<br />

trimmers and flanging machines and now<br />

rank among the leading manufacturers<br />

of hydraulic and mechanical presses and<br />

iron-cutting shears.<br />

The 60-year history of Omera, a company<br />

based in Chiuppano which now leads a<br />

group also with productive plants around<br />

the world. Its 60th anniversary was celebrated<br />

by its founders - Flavio Carboniero<br />

and Severino Cavedon – still working in<br />

the company – employees and around<br />

forty Omera agents from all over the<br />

world, who came to Chiuppano also to<br />

see the new range of those innovative<br />

products that have enabled Omera to get<br />

new global markets.<br />

In 1951 Flavio Carboniero and Severino<br />

Cavedon had the idea of setting up a<br />

firm to convert Arar war trucks to dump<br />

trucks, and later to machine tools and<br />

eventually to iron-cutting shears.<br />

In 1958 the company had to move to a<br />

larger site in Schio. Its first success was<br />

the new iron-cutting shears, which was<br />

at the forefront of carpentry at that time.<br />

In 1963 the first trimmer was manufactured.<br />

It was a new, innovative machine<br />

which marked a turning point in the<br />

company's history and it is still one of<br />

Omera's flagships.<br />

In 1969 Omera began to move to its<br />

current headquarters in Chiuppano and<br />

completed that in 1976. In the meantime,<br />

Omera specialised in sheet metal working.<br />

They began manufacturing double<br />

column mechanical presses in 1970 and<br />

hydraulic presses in 1976.<br />

While the range of products was growing,<br />

the number of employees was also in-<br />

creasing, and now the company's staff<br />

is around the same number as in the late<br />

1970s.<br />

Exports also grew, especially in Germany,<br />

France, Sweden and then the US and the<br />

Mediterranean countries.<br />

In the 1990s Omera began to change<br />

from a single firm to an industrial group.<br />

Now, the company - which is located on<br />

a 16,000 square metres out of a total of<br />

40,000 – is the headquarters of Omera<br />

group, including offices in Rosà (former<br />

Presse Ross, originally held by 50% and<br />

fully acquired in 2009), Timac of Schio<br />

and Omera Mawe based in Germany.<br />

“Our winning strategy has always been<br />

the supply of machines together with full<br />

technological assistance to our customers,<br />

whose needs are always our top<br />

priorities – says Flavio Carboniero, the<br />

company’s chairman -. Our leap in quality<br />

in the past few years is the outcome of<br />

working as a group, i.e. by making use of<br />

all of our companies’ potentialities and by<br />

offering an increasingly varied and specialised<br />

range of products”.<br />

“We have made big investments in many<br />

fields – says Massimo Carboniero, the<br />

company’s CEO -. From an environmental<br />

point of view, our goals are to accomplish<br />

energy self-sufficiency in the middle<br />

term, to generate and use 100% of clean<br />

energy and to make energy recovering<br />

machines.<br />

Our human resources have also been<br />

developed in various departments such<br />

as technical, commercial, production and<br />

administration. We have also invested in<br />

new products and new markets and in<br />

the purchase of Presse Ross.<br />

Our company’s strategies have also focused<br />

on the manufacture of cutting-edge<br />

mechanical presses and hydraulic presses<br />

for hot moulding, as well as to open<br />

new trading agencies”.<br />

Now Omera is a worldwide leader in the<br />

field of trimmers and flanging machines,<br />

among the leading manufacturers<br />

of hydraulic and mechanical presses and<br />

iron-cutting shears, and among the first<br />

in the manufacture of automatic sheet<br />

metal production lines.<br />

57


58<br />

translation<br />

On its sixtieth anniversari Omera is still in<br />

great shape. Thanks to continuous technological<br />

innovation, to sheer, painstaking<br />

work and fair practice.<br />

Eight generations<br />

in good shape<br />

In the age of large-scale production,<br />

quality may not be enough. To an everdemanding<br />

consumer, it's the whole production<br />

chain that counts. This idea has<br />

been the top priority for Brazzale of Zanè,<br />

an eighth-generation dairy company,<br />

which was awarded a traceability certification<br />

for its foodstuffs in compliance<br />

with UNI EN ISO 22005:2008 standards.<br />

The certification was given to “Gran Moravia”<br />

and “Verena” cheese companies<br />

and was issued by DNV Business Assurance,<br />

an independent certifying body<br />

operating on a worldwide basis and dealing<br />

with the food industry.<br />

The certification is marked by a highly<br />

sustainable production approach. Brazzale<br />

Group proved that its cheese production<br />

complies with the strictest standards<br />

by monitoring the properties of the final<br />

product and ensuring a very low impact<br />

on the environment. This is one of the<br />

goals in the company's mission, which is<br />

not only committed<br />

to complying with<br />

the law but setting<br />

more restrictive<br />

standards as well.<br />

As for “Gran Moravia”<br />

cheese, made<br />

in the region with<br />

the same name in<br />

the Czech Republic,<br />

Brazzale has<br />

now set among<br />

its goals, as provisioned<br />

by the<br />

certification, to<br />

allocate 5 hectares<br />

of land for each head of milk cow; to<br />

raise 90% of cattle in individual stalls; to<br />

reduce the amount of nitrates per hectare<br />

seven times lower than the EU standards<br />

and to amount of natural aflatoxins of<br />

forage in milk 10 times lower than that<br />

provided by the law, so as to leave negligible<br />

values in the final product.<br />

These standards are meant to regulate<br />

an intensive production cycle. “Gran Moravia”<br />

production chain daily collects milk<br />

from more that 15,000 cows, raised in 62<br />

farms scattered in nearly 100,000 hectares<br />

of farming land in the agricultural<br />

Moravia region.<br />

The traceability certification awarded to<br />

“Verena” has made possible the achievement<br />

of specific goals with respect to the<br />

origin of milk. Among these are the allocation<br />

of at least three hectares of land<br />

per each milk cowns and of individual<br />

stalls for more than 90% of cattle; the<br />

reduction of nitrates per hectare by five<br />

times lower than the EU standards and<br />

of natural aflatoxins of forage in milk by<br />

ten times lower than that provided by the<br />

law. Such continuous improvement supported<br />

by Brazzale makes it Italy's oldest<br />

family-run business in the dairy industry.<br />

Established in the late 1700, it is now an<br />

eigth-generation company. The year 2010<br />

ended with a € 152 million turnover, over<br />

300 employees and 6 production plants<br />

located in Italy, the Czech Republic and<br />

Brazil.<br />

Proud to give light<br />

A new lighting system installed on September<br />

18 highlights the Palladian architecture<br />

of the Basilica and Loggia del<br />

Capitanato as well as Torre Bissara, Monte<br />

di Pietà and nearby squares. Designed<br />

to enhance the architecture of historical<br />

buildings, this LED lighting system focuses<br />

on innovation and energy saving. It<br />

was designed and installed by Gemmo<br />

of Arcugnano, who gave it to the town of<br />

Vicenza as a gift on the 90th anniversary<br />

of their establishment.<br />

“We wanted to bring light into the heart<br />

of our town, where you can breathe hundreds<br />

of years of history and appreciate<br />

the beauty of shapes and spaces – said<br />

Irene Gemmo, the company's President<br />

and CEO”.<br />

The company's roots are set in forwardlooking<br />

entrepreneurs from the Veneto,


who were also brave and creative enough<br />

to make their business a 90-year-long<br />

success.<br />

Gemmo was founded in 1919 in a small<br />

workshop in Thiene by Livio Gemmo, an<br />

eclectic man of extraordinary ingenuity<br />

who believed in the power and potentials<br />

of electric energy.<br />

Born in 1898, Livio Gemmo was the family's<br />

head. He began to work in a local<br />

electric cooperative but, at the outbreak<br />

of the First World War, he joined the Italian<br />

army on the Asiago Plateau front as<br />

sergent in the photoelectric corps. When<br />

the war ended, Livio Gemmo went back<br />

to the Asiago mountains as a businessman<br />

to set up the first power lines.<br />

Later his son Franco, who was born in<br />

1928, took over the family's business<br />

until 1949 and became its President in<br />

1968, the year his father died. Franco<br />

Gemmo, who died in 2008 when he<br />

was nearly 80, played a key role in the<br />

company's management.In 2005 Franco<br />

decided to hand the company to his<br />

children Irene and Mauro, who had been<br />

managing director since 1992 and chairman<br />

of Gemmo Holding Company.<br />

In the past few decades Gemmo has managed<br />

to diversify its productions by providing<br />

technological services in the fields<br />

of maintenance and global management,<br />

electric and mechanical plants, design<br />

and implementation, to meet the market<br />

needs.<br />

As well as its core business, Gemmo provides<br />

systems used in the railway industry,<br />

from control computing systems to<br />

power lines installation and maintenance,<br />

thus ensuring an efficient and safe rail<br />

transport system.<br />

In addition, Gemmo has also developed<br />

its facility management by providing highly<br />

technological systems that ensure<br />

steady quality and reliability. Its latest<br />

lighting system designed for public places<br />

is part of an agreement made with<br />

Consip to provide full lighting to public<br />

administration agencies. Here Gemmo is<br />

a leading company in Italy and is also becoming<br />

a benchmark for project financing<br />

and old building restoration made with<br />

cutting-edge rebuilding technologies.<br />

Its most significant restoration works include<br />

Venice's Fenice, the Royal Palace of<br />

Venaria, the library of Alexandria in Egypt,<br />

Erice Cathedral and Liegi station.<br />

Its project have been all over the world,<br />

in Argentina, Chile, Uruguay, Egypt, Lybia,<br />

Belgium, France, Switzerland, Romania,<br />

Turkey, Kosovo, Bosnia, Russia, Eritrea<br />

and Saudi Arabia.<br />

Like a coiled spring<br />

There are firms whose history blend in<br />

with the surrounding territory and then<br />

they become part of it. In 1961, when<br />

Mevis company had just been founded,<br />

Rosà was a small village on the outskirt<br />

of Bassano and its main concern was to<br />

change local farms into craft workshops.<br />

Half a century later Rosà became one<br />

of the most industrialised areas in the<br />

Vicenza province and its name is now<br />

well known around the world because<br />

companies such as Mevis gradually managed<br />

to stand out within the international<br />

scenario.<br />

The history of Mevis is quite similar to<br />

other business successes as it mingles<br />

ingenuity, bravery and determination.<br />

After graduating at Its Rossi technical<br />

school in Vicenza, Adriano Visentin started<br />

his own business in the production<br />

of springs for the saddle industry, which<br />

is deeply rooted in the nearby Bassano<br />

area. Such a start up was not quite smooth<br />

and Visentin even managed to avoid<br />

going bust. He was also teaching at the<br />

local technical school in Rosà but that did<br />

not prevent him from giving up his entre-<br />

59


60<br />

translation<br />

preneurial dream.<br />

The economy of Northern Italy was<br />

growing at an unprecedented rate so<br />

what was needed to become a successful<br />

firm was to work hard and fast and<br />

get the right ideas. Mevis further increased<br />

its manufacture of industrial springs<br />

and became more versatile. His most<br />

brilliant pupils became his assistants<br />

and followed him when he went to trade<br />

fairs and other similar events because<br />

he wanted them to become a motivated<br />

and committed staff. Mevis was already<br />

well-set up in 1977, but Adriano Visentin<br />

decided to make it more flexible in meeting<br />

other market needs and reorganised<br />

his firm into production units. When<br />

his eldest child, Federico, graduated at<br />

Bocconi business school, he joined his<br />

father's firm. As well as Federico, who is<br />

the company's managing director, three<br />

out five of Adriano's children followed<br />

their father's footstep: Fabio is an engineer<br />

and he is a product expert; Andrea is<br />

an electronic engineer and is in charge of<br />

the software unit, while Luisa, who graduated<br />

in foreign languages, handles the<br />

foreign trade department.<br />

Thanks to their contribution, Mevis expanded<br />

into the automobile and electrotechnical<br />

sectors in the 1990s. Indeed,<br />

exports amount to a significant part of the<br />

overall output.<br />

Later, the use of cutting-edge technologies<br />

and their commitment to quality<br />

enabled Mevis to become the first spring<br />

manufacturer in Europe to be awarded<br />

ISO 9001, as well as another strict certification<br />

required by the automobile industry.<br />

The past five years were marked by an<br />

extraordinary growth.2010 ended with a<br />

€ 51 million turnover and the outlook for<br />

the current year is € 58 million. In the<br />

meanwhile, the Rosà factory was enlarged<br />

up to 20,000 square metres.<br />

In 2006 Mevis Slovakia was opened in<br />

the town of Samorin and was followed<br />

by a recent opening of a new plant in<br />

Galanta, Slovakia. This choice was made<br />

to get Mevis closer to the big multinationals<br />

who they are suppliers of. Among<br />

these are General Motors, Abb, Electrolux,<br />

Bosch-Siemens, Fiat, Saab.<br />

At service of tannery<br />

Officine di Cartigliano is an unusual business<br />

story. For this company, which<br />

has just celebrated its 50th anniversary,<br />

innovation is their distinctive trait. Indeed,<br />

10% of its turnover is invested in<br />

research and the outcome is over 200<br />

international patents. Its core business<br />

is still the manufacture of machinery for<br />

tanneries. On average, exports amount<br />

to 85% of the company's output. Around<br />

80% of hides in the world is processed<br />

by machines made by Officine di Cartigliano.<br />

Their vocation towards innovation<br />

has led the company to pursue another<br />

winning strategy in two more sectors:<br />

food and the environment.<br />

The company's head and key player in<br />

its success is Antonio Polato. Born in<br />

1948, he soon stood out as an inventor,<br />

electric man with unique communication<br />

skills and deep commitment to his job.<br />

These qualities were also highlighted<br />

when he was awarded the 2011 Brijoni<br />

Prize, because they still portray the man<br />

who brought Officine di Cartigliano to its<br />

current success.<br />

Indeed, Polato is an entrepreneur who<br />

is deeply committed to his business. He<br />

puts his customers at the top of his company's<br />

priorities, shows a curiosity for<br />

novelties, for research and innovation,<br />

and makes everyone at their own ease.<br />

“What am I happy with? First of all, being


alive and kicking – he says, laughing –<br />

and with people who care for me. You<br />

can feel a special atmosphere in our<br />

company: it isn't usually easy to set up<br />

a good team. I think my staff deserve a<br />

good remuneration and I like to think that<br />

they do feel the firm as their own as well.<br />

That is why they enjoy great freedom in<br />

their jobs, as if they were entrepreneurs.<br />

We don't need any geniuses; what we<br />

need is good, intelligent people who are<br />

highly motivated in their jobs, who care<br />

and are committed to work.<br />

“Our mission – says Polato – is to serve<br />

our customers: we offer solutions to give<br />

an added value to their product”.<br />

This is where the company's commitment<br />

to research and innovation comes<br />

from and explains why they have invested<br />

in two more strategic lines.<br />

They worked out and patented a revolutionary<br />

system in food pasteurization<br />

and sterilization, and reached significant<br />

targets with big companies such as Aia,<br />

Nestlè, Ferrero and Micheal Foods.<br />

New range of looms<br />

for Smit Textile<br />

When the year 2010 ended with a profit for<br />

Smit Textile of Schio, the company found<br />

itself among the leading worldwide manufacturers<br />

of industrial looms and a centre<br />

of excellence for Italy. Smit Textile recently<br />

exhibited a new range of cutting-edge<br />

products at ITMA in Barcelona, the most<br />

important fair events in the field of textile<br />

equipment in the world. Rapier looms do<br />

not limit creativeness in the textile industry.<br />

Designed to weave traditional yarns<br />

such as wool, cotton and synthetic fibers, it<br />

is also used for other types of threads such<br />

as silk, fancy, synthetic threads, always ensuring<br />

excellent performance. Made up to<br />

the highest quality standards, Smit Textile<br />

rapier looms are also successfully used in<br />

the manufacture of industrial textiles such<br />

as for filters, airbags, conveyor belts, fiberglass<br />

for electronic applications as well as<br />

carbon and steel fibers.<br />

Revolutionary plastic<br />

made by Bonato<br />

Group for Shell<br />

Plastic bottles? They are usually seen<br />

as an environmental issues or objects<br />

for furnishing our homes. Now there is<br />

a brand-new products which is soft as<br />

well as strong and green. Created under<br />

an industrial partnership between<br />

the two companies belonging to Bonato<br />

Group, i.e. MBD and Said, which manufacture<br />

plants and tools for surface<br />

working, and Shell Echotect, this new<br />

kind of product is a sustainable, highperformance<br />

alternative to traditional<br />

agglomerates and coatings. It was officially<br />

presented at Marmomacc, the<br />

international fair of stone technology<br />

and design. The event was also joined<br />

by Luca Bonato, managing director<br />

of Bonato Group, Stephen Eastwood,<br />

head project of Echotect and Regional<br />

Councillor Roberto Ciambetti.<br />

“Thanks to cutting-edge technology,<br />

which uses PET recycled out of plastic<br />

bottles and combined with small pieces<br />

of stone – said Stephen Eastwood,<br />

CEO of Echotect BV – we were able<br />

together with Bonato Group to create<br />

a new material with unique specifications:<br />

the thinnest in the world, up to<br />

three mm, and extremely strong. It is<br />

ideal for floorings and coatings, false<br />

ceilings, internal panels and external<br />

cladding. Moreover, it's eco-friendly and<br />

100% recyclable: by making one square<br />

metre of this material you recycle 250<br />

plastic bottles”.<br />

“I have no doubt – said Luca Bonato –<br />

61


62<br />

translation<br />

that this innovation may revolutionize<br />

the plastic industry and hope to make<br />

new products that may suit our customers'<br />

expectations”.<br />

Michele Zonin from<br />

“D.O.C.“ wines to<br />

MYDOC.IT<br />

At 33, Michele Zonin, head of the legal<br />

and financial department of his family's<br />

winery, has decided to take on new<br />

challenges in wine growing by setting<br />

up a business project aimed to make<br />

lasertherapy available to everyone. He<br />

is now CEO of MyDoc.it, whose goals<br />

are research, development, patents,<br />

promotion and distribution of Doclaser.<br />

It is an innovative portable laser device<br />

to hold the outcome of previous therapies<br />

and to prevent microshocks and it<br />

also aims to radically change the way<br />

people keep fit and prevent common<br />

and widespread problems among sports<br />

professionals and amateurs.<br />

The new company is about to startup<br />

and aims to supply 10,000 laser devices<br />

in its first year of business. MyDoc.<br />

it is also considering to sale Doclaser<br />

in Europe. Their business plan includes<br />

the distribution of laser devices to<br />

lasertherapy health and rehab centres<br />

and on the Net, while a series of agreements<br />

on the distribution to public health<br />

agencies and pharmacies are still<br />

underway.Eventually, also sports outlets<br />

will be taken into account.<br />

Doclaser is a mix of Made-in-Italy technology<br />

and several international patents:<br />

it weighs 500 grams and is coated<br />

in blue “shell” which includes a safe<br />

portable laser device, thanks to contact<br />

sensors that lock the device in case of<br />

improper use. It is also user-friendly,<br />

thanks to a LCD coloured display and<br />

an easy-to-use software interface.<br />

Open day at<br />

Freddo&Co awarded<br />

for its best practice<br />

Freddo&Co of Pianezze, a leading<br />

company in the field of refrigeration,<br />

provides a retrofitting service<br />

for plants still operating on outdated<br />

cooling systems, which contribute to<br />

the greenhouse effect and the ozone<br />

depletion. In compliance with the Kyoto<br />

Protocol and EU rules, Freddo&Co<br />

offers CDC, a dynamic condensation<br />

control, consisting of a software that<br />

lowers plant condensation temperature,<br />

thus ensuring power saving up to<br />

20% and lower wear of compressors.<br />

Thanks to their environmental commitment,<br />

Freddo&Co recently ranked<br />

first at the “Best Practice” competition,<br />

promoted by the Bassano district<br />

of Confindustria, to enhance and publicize<br />

the important work done by<br />

businesses within the Bassano area.<br />

Even during the current economic<br />

downturn, Freddo&Co reported in<br />

2011 an increase in its turnover by<br />

20% compared to 2010.<br />

They are also expanding abroad: Nigeria,<br />

Senegal, Algeria, Poland and<br />

Tanzania, and a business start-up is<br />

now underway in Kenya. These accomplishments<br />

were seen on an<br />

open-day event held to exhibit the last<br />

cutting-edge technologies made by<br />

Freddo&Co.<br />

On this occasion, Freddo&Co were<br />

proud to show their customers and<br />

the local council and community the<br />

real engine of their business.


Canova, a genius<br />

to rediscover<br />

Bassano del Grappa is the hometown of<br />

Antonio Canova, the great neoclassical<br />

master. The research and study centre<br />

for Canova and neoclassicism, which is<br />

located right in Bassano del Grappa, has<br />

promoted a series of events aimed to<br />

enhance the rich collection of Canova's<br />

works exhibited at the Civic Museum in<br />

Bassano, and to open it to the general<br />

public, not only to experts.<br />

Last September the town of Bassano<br />

hosted a series of events organised by<br />

the Civic Museum and Copenhagen's<br />

Thorvaldsen Museum. Bertel Thorvaldsen<br />

lived at the same time as Canova<br />

and his artistic career was also quite<br />

similar to the Italian master's. After their<br />

academic studies, both sculptors began<br />

working under the patronage of noblemen<br />

and they both worked in Rome.<br />

Here they became international celebrities<br />

and their masterpieces were<br />

soon the benchmark of the neoclassical<br />

school. Canova was more open to<br />

experimental techniques while Thorvalsen<br />

was more attracted by the ordered<br />

forms of Ancient Greece. We don't<br />

know who was the best and, honestly, it<br />

is not very important. What is amazing is<br />

that the top two Neoclassical artists now<br />

belong to the same cultural initiative,<br />

which unites Bassano and Copenhagen,<br />

as well as the world.<br />

On September 10, a cultural twinning<br />

between Bassano's Civic Museum and<br />

Copenhagen's Thorvaldsen Museum<br />

was eventually set up in the Chilesotti<br />

Hall, inside the Civic Museum. “Canova<br />

and Thorvaldsen are two extraordinary<br />

geniuses, whose creativeness and style<br />

influenced the world of art – says Maria<br />

Pia Morelli, head of the Research Centre<br />

-. Canova should not be neglected or<br />

divided between the towns of Bassano<br />

and of Possagno, both claiming to be<br />

Canova's hometown. The aim is to unite<br />

our efforts and try to make a profit out of<br />

it. The media always deal with museums<br />

and art centres that spend more than<br />

they can earn. They also write about<br />

people who do not visit any museums,<br />

so this initiative set up with Copenhagen's<br />

Thorvaldsen museum can be an<br />

opportunity to promote Canova's genius<br />

and works”.<br />

“I think that the biggest mistake we<br />

made with Antonio Canova is failing to<br />

believe in this great artist or to take any<br />

action aimed to promote his genius –<br />

says Maria Pia Morelli -. The key to the<br />

success for this project in Bassano is<br />

the joint effort and enthusiasm of those<br />

people who share common goals, which<br />

may turn out to be a failure or a success.<br />

This is our key idea: our past ensures<br />

our future. So we must not be afraid of<br />

saying that Canova and Thorvaldsen can<br />

also become a source of profit. If we<br />

hold this great artistic past, we must use<br />

it, and I agree with our Culture Minister<br />

when he says that art needs business<br />

patronage. We also asked the business<br />

world for help to promote our initiatives<br />

and these business people understood<br />

that cultural projects does not need to<br />

be for the élite only, but for the general<br />

public and, above all, for young people”.<br />

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