Industria Vicentina 3-2011.pdf - Associazione Industriali della ...
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SETTEMBRE/OTTOBRE 2011 – sped. in abb. post. - trimestrale - 70% - P.T. Vicenza Ferrovia - tassa riscossa - taxe perçue - Italia<br />
<strong>Industria</strong><br />
VICENTINA<br />
MAGAZINE DI INFORMAZIONE ECONOMICA PER LE IMPRESE<br />
VITTORIO MINCATO<br />
AL “GIRO DI BOA”<br />
IN CAMERA DI COMMERCIO<br />
Il segno<br />
di Vittorio<br />
FORMAZIONE<br />
OUTDOOR<br />
“Risorse in Crescita”<br />
propone attività di<br />
formazione prese dal mondo<br />
dello sport, delle arti, dei<br />
giochi e delle simulazioni<br />
VENT’ANNI<br />
DI UNIVERSITA’<br />
In vent’anni di vita l’università<br />
a Vicenza è diventata un centro<br />
di ricerca di alto livello<br />
3/2011
corsivo<br />
Cinque punti<br />
per uscire dalla crisi<br />
Tra le tante proposte che si sono sovrapposte in<br />
questi giorni nell’individuare una via d’uscita<br />
dalla crisi, quella in assoluto più interessante<br />
è stata il “Manifesto per risollevare l’Europa”,<br />
pubblicato dal Sole 24 Ore. Un testo composto da<br />
5 punti: governo unico dell’economia europea per<br />
la gestione dell’euro, possibilità per la Bce di agire<br />
(come la Fed) per la stabilità finanziaria, creazione<br />
di bond per finanziare infrastrutture e crescita del<br />
Continente, creazione di eurobond per diminuire<br />
spread e ridurre le sofferenze dei titoli di stato<br />
nazionali, nascita di un unico vero mercato del<br />
credito europeo.<br />
E’ un documento interessante perché individua la<br />
vera chiave per costruire l’uscita dalla crisi. L’exit<br />
strategy non può essere italiana, ma deve essere,<br />
come minimo, europea. Mi vengono i brividi quando<br />
sento dire, anche da alcuni alti esponenti <strong>della</strong> nostra<br />
politica, che se uscissimo dall’Unione Europea e<br />
ritornassimo alla cara vecchia lira staremmo tutti<br />
meglio. Non so dove fossero questi signori nei<br />
primi anni ’90, ma di sicuro non erano in Italia e<br />
certamente non si occupavano di economia o di<br />
impresa. La nostra preoccupazione non può essere<br />
semplicemente lasciarci alle spalle le difficoltà di<br />
oggi perché, l’abbiamo provato sulla nostra pelle,<br />
le soluzioni tampone creano danni peggiori di<br />
quelli originari. Dobbiamo uscire dalla crisi avendo<br />
individuato un nuovo equilibrio economico e politico.<br />
Con la crescita esponenziale <strong>della</strong> forza economica<br />
dei BRICS (e ormai anche dei Next Eleven), non è<br />
più pensabile affacciarsi ai mercati globali senza<br />
un’Europa davvero unita. Tutte le stime economiche ci<br />
indicano che l’unico paese europeo con reali chance<br />
di rimanere dentro al G8, nei prossimi decenni, è<br />
la Germania. Tutti gli altri sono destinati a scivolare<br />
progressivamente indietro. Ma perché chi sta meglio<br />
di noi accetti questa prospettiva è necessario che,<br />
prima di tutto, sistemiamo le difficoltà in casa nostra.<br />
Confindustria e le imprese, per natura, non sono<br />
disfattiste: la loro missione principale è, da sempre,<br />
dare concretezza a visioni e progetti. Il problema è<br />
che questi anni ci hanno portato a essere come San<br />
Tommaso: finché non vedremo le misure contenute<br />
nella lettera del governo italiano alla UE, approvate e<br />
applicate, non ci crederemo. Infatti, la nostra politica<br />
sconta un deficit di credibilità, dentro e fuori i propri<br />
confini, che ha assunto contorni drammatici.<br />
Oltre ai necessari tagli e al dimagrimento <strong>della</strong> spesa<br />
pubblica, è necessario includere provvedimenti che<br />
guardino al futuro. Investimenti in ricerca e sviluppo<br />
e nella formazione professionale. Solo per citare<br />
un dato, l’investimento medio in formazione in<br />
Italia è inferiore di circa il 14% rispetto all’analogo<br />
livello nell’Unione Europea (580 euro) e del 20%<br />
nel confronto con gli Stati Uniti (620 euro). Saremo<br />
sempre meno al passo con il<br />
mondo, finché non capiamo<br />
che ogni euro investito in<br />
formazione e ricerca ne<br />
frutta tre (stima OCSE). E<br />
anche questa è una strada<br />
da percorrere per costruire<br />
un futuro migliore per l’Italia.<br />
Siamo arrivati al punto di non<br />
ritorno: gli occhi dell’Europa<br />
e del mondo sono puntati<br />
su di noi. Come Paese,<br />
abbiamo sempre dato il<br />
nostro meglio nei momenti<br />
di difficoltà, quando siamo<br />
stati messi alle strette. E’<br />
tempo di dimostrarlo ancora<br />
una volta.<br />
di Roberto Zuccato<br />
Presidente<br />
di Confindustria Vicenza<br />
Li ha indicati il “Manifesto per<br />
risollevare l'Europa”: governo<br />
unico dell’economia europea per<br />
la gestione dell’euro, possibilità<br />
per la Bce di agire per la stabilità<br />
finanziaria, creazione di bond<br />
per finanziare infrastrutture e<br />
crescita, creazione di eurobond<br />
per diminuire spread e ridurre<br />
le sofferenze dei titoli di stato<br />
nazionali, nascita di un unico<br />
vero mercato del credito<br />
europeo.<br />
1
Direttore responsabile<br />
Stefano Tomasoni<br />
Hanno collaborato<br />
Fiorenza Conti<br />
Antonio Di Lorenzo<br />
Eros Maccioni<br />
Matteo Marcolin<br />
Daniele Marini<br />
Paolo Usinabia<br />
Alessia Zorzan<br />
Progetto grafico<br />
Patrizia Peruffo<br />
Stampa<br />
Tipografia Rumor S.r.l.,<br />
Vicenza<br />
Pubblicità<br />
Oepi, Verona<br />
Editore<br />
Istituto Promozionale<br />
per l’<strong>Industria</strong> srl - soc. unip.<br />
Piazza Castello, 3 - Vicenza<br />
Anno trentesimo<br />
Numero 3<br />
Settembre/Ottobre 2011<br />
Una copia € 4,00<br />
Registrazione Tribunale di<br />
Vicenza<br />
n. 431 del 23.2.1982<br />
Questo numero è stato<br />
stampato<br />
in 4.000 copie.<br />
È vietata la riproduzione<br />
anche parziale di articoli<br />
e illustrazioni senza<br />
autorizzazione e senza<br />
citare la fonte.<br />
FOTOGRAFIE<br />
Archivio <strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li<br />
12, 22, 23, 50, 51; Archivio<br />
Camera di Commercio 4;<br />
Archivio Casa vinicola Zonin<br />
45 in alto; Archivio Fiamm 26;<br />
Archivio Fondazione Campiello<br />
46, 47; Archivio ASA 30; Archivio<br />
Brazzale 40, 41; Archivio<br />
Faresin Industries 44 in alto;<br />
Archivio Gruppo Bonato 44 in<br />
basso; Archivio Marelli Motori<br />
45 in basso; Archivio Mevis 34,<br />
35; Archivio Gemmo 36, 37;<br />
Archivio Officine Cartigliano<br />
42, 43; Archivio Omera 38, 39;<br />
Colorfoto 10, 15 al centro; Emilio<br />
Pianezzola 6; Istockphoto 16, 17,<br />
18, 20, 21, 25, 28, 29;<br />
Steve Bisson 24; Vinicio Corradin<br />
11, 13, 14, 15.<br />
10<br />
36<br />
40<br />
corsivo<br />
1. Cinque punti<br />
per uscire dalla crisi<br />
di Roberto Zuccato<br />
l’intervista<br />
4. "In Camera di Commercio<br />
è come giocare in Nazionale"<br />
di Stefano Tomasoni<br />
focus<br />
10. Vent'anni di Università<br />
a Vicenza<br />
di Antonio Di Lorenzo<br />
28<br />
imprese<br />
34. Caricati a molla<br />
di Eros Maccioni<br />
36. Il piacere di portare la luce<br />
di Fiorenza Conti<br />
38. Macchine utensili, presse<br />
e passione<br />
di Stefano Tomasoni<br />
40. Otto generazioni in forma<br />
di Alessia Zorzan<br />
42. Al servizio <strong>della</strong> pelle<br />
di Paolo Usinabia<br />
44. Flash<br />
46<br />
industria vicentina pubblicazione promossa dal Comitato provinciale<br />
per la piccola industria dell’<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li <strong>della</strong> provincia di Vicenza<br />
argomenti<br />
16. Fuori dal normale<br />
di Stefano Tomasoni<br />
20. Energindustria fa scintille<br />
21. Adesso guardate la Corea<br />
22. Una vita per l'impresa<br />
di Stefano Tomasoni<br />
scenari<br />
24. C'è chi investe<br />
e cresce (e chi no)<br />
di Matteo Marcolin<br />
28. L'Italia delle imprese<br />
di Daniele Marini<br />
cultura e società<br />
46. Profeta in patria<br />
48. Canova ritrovato<br />
di Eros Maccioni<br />
associazione<br />
50. Fatti e persone<br />
numeri<br />
52. Dati e statistiche<br />
sull’economia vicentina<br />
translation<br />
56. Una selezione<br />
di articoli tradotti in inglese<br />
3/2011
di Stefano Tomasoni<br />
Intervista<br />
a tutto campo<br />
con Vittorio<br />
Mincato,<br />
che ha girato<br />
la boa di metà<br />
mandato<br />
alla guida<br />
<strong>della</strong> Camera<br />
di Commercio<br />
di Vicenza<br />
4<br />
l’intervista<br />
"In Camera<br />
di Commercio<br />
è come giocare<br />
in Nazionale"<br />
H<br />
a superato da poco la “boa” di metà<br />
mandato alla presidenza <strong>della</strong> Camera<br />
di Commercio di Vicenza e,<br />
dopo la “virata”, ha rimesso le vele<br />
a favore di vento, riprendendo a navigare con il<br />
timone ben stretto tra le mani. Vittorio Mincato<br />
è un nocchiero di quelli che tengono sempre<br />
sott'occhio la rotta e l'orizzonte, puntando<br />
all'obiettivo fissato fin dalla partenza: raggiungere<br />
il porto d'arrivo segnato sulla carta.<br />
Fissare un obiettivo e lavorare per raggiungerlo,<br />
mettendo a frutto le risorse a disposizione, è
sempre stato, del resto, il suo modus operandi:<br />
dall'inizio <strong>della</strong> sua carriera manageriale alla<br />
Lanerossi fino a essere il “numero uno” dell'ENI<br />
e, a ricoprire poi la carica di presidente di<br />
Poste Italiane. I primi tre anni alla guida <strong>della</strong><br />
Camera di Commercio vicentina non sono stati,<br />
peraltro, anni facili. Tutt'altro. Hanno coinciso<br />
con uno dei periodi più difficili per l'economia<br />
italiana e anche per quella vicentina. Sono stati,<br />
in tutti i casi, anni di notevole attività e dinamismo,<br />
che hanno portato tra l'altro all'avvio <strong>della</strong><br />
nuova sede <strong>della</strong> CCIAA e alla recente celebrazione<br />
dei duecento anni di vita dell'ente stesso.<br />
- Presidente Mincato, l'aria di ripresa che si<br />
era registrata nella prima parte di quest'anno<br />
si è raffreddata di molto durante l'estate<br />
e ora ci attendono altri mesi di preoccupazioni.<br />
Lei crede che il tessuto economico<br />
vicentino saprà reagire ancora una volta e<br />
trovare nuove strade di sviluppo?<br />
“Occorre fare una premessa: stiamo vivendo<br />
una difficile transizione da un modello di sviluppo<br />
consolidato, ma obsoleto, a nuovi modelli<br />
che devono tenere conto delle mutate<br />
dinamiche economiche, sociali e competitive.<br />
Di questo mutamento l’economia italiana sta<br />
risentendo più di altre, aggravata com’è da una<br />
prolungata perdita di competitività e da una<br />
crescita conseguentemente molto ridotta. Le<br />
ragioni del declino sono molteplici: un quadro<br />
politico precario, un quadro legislativo pasticciato,<br />
valori tradizionali che vengono messi in<br />
discussione da comportamenti a dir poco discutibili<br />
che a loro volta hanno compromesso<br />
la nostra reputazione internazionale, limitata<br />
mobilità sociale, istruzione e formazione dispersive,<br />
anche quando sono di qualità elevata,<br />
e scarsa propensione dei giovani a una formazione<br />
di stampo scientifico, infrastrutture largamente<br />
insufficienti, evasione fiscale diffusa,<br />
tassazione asfissiante del fattore lavoro, frantumazione<br />
delle imprese.<br />
Alcuni di questi fattori sono meno gravi nella<br />
nostra provincia e questo ci fa confidare che<br />
l’imprenditorialità vicentina saprà trovare la<br />
strada di un rinnovato sviluppo: il quadro politico<br />
regionale e provinciale, ma soprattutto<br />
le amministrazioni comunali, non sono poi<br />
così precari come invece sono in sede nazionale;<br />
la qualità <strong>della</strong> formazione è buona e la<br />
propensione dei giovani agli studi scientifici è<br />
crescente; basta leggere i dati confortanti <strong>della</strong><br />
frequenza dei dipartimenti universitari presenti<br />
a Vicenza, tutti di stampo scientifico-economico.<br />
D’altro canto sono di segno opposto l’evasione<br />
fiscale, con episodi locali molto gravi, e<br />
la dimensione medio-piccola delle imprese;<br />
la seconda soprattutto, da elemento di forza è<br />
diventata fragilità nel confronto internazionale.<br />
Quando l’innovazione era prevalentemente di<br />
processo, la piccola dimensione d’impresa ha<br />
dato flessibilità al sistema produttivo, anche attraverso<br />
l’aggregazione in distretti. Oggi l’innovazione<br />
riguarda principalmente i prodotti, la<br />
loro diversificazione e lo sviluppo di politiche<br />
di brand: per le imprese più piccole si rivela<br />
sempre più difficile sfruttare le economie di<br />
scala e competere con successo nel mercato<br />
globale. Tutto questo può compromettere il<br />
successo di un nuovo modello di sviluppo delle<br />
nostre imprese”.<br />
- Sostenere il sistema economico nel suo<br />
impegno quotidiano a stare sul mercato<br />
è una delle "mission" <strong>della</strong> Camera, tanto<br />
più importante in tempi duri come quelli<br />
che attraversiamo. Quali risorse ha messo<br />
in campo la Camera in questi anni per es-<br />
"La Camera di CommerCio gestisCe<br />
denaro PubbliCo e il ruolo delle<br />
Categorie eConomiChe è di designare<br />
i Consiglieri Camerali, i quali, una<br />
Volta nominati, deVono guardare agli<br />
interessi generali del tessuto soCioeConomiCo<br />
del territorio, foCalizzando<br />
le Priorità di sistema. è un Po’ Come Per<br />
i gioCatori di CalCio Che, gioCando in<br />
nazionale, deVono dimentiCare il Club di<br />
aPPartenenza”.<br />
5
Qui sotto,<br />
la nuova sede <strong>della</strong><br />
Camera di Commercio<br />
(foto Emilio Pianezzola)<br />
6<br />
l’intervista<br />
sere vicina alle imprese?<br />
“La Camera di Commercio è la «casa delle imprese»<br />
ed è giusto che esse si attendano di essere<br />
aiutate nella gestione di molteplici aspetti<br />
dell’attività imprenditoriale e che pretendano<br />
servizi efficienti e adeguati alle loro necessità.<br />
Occorre tuttavia tenere conto che non è con le<br />
scarse risorse finanziarie di cui la CCIAA dispone,<br />
buona parte delle quali è drenata verso isti-<br />
Due secoli di presenza<br />
nella vita economica vicentina<br />
La Camera di Commercio ha celebrato i duecento anni di<br />
fondazione premiando le 74 aziende vicentine ultracentenarie<br />
iscritte nel Registro delle Imprese storiche italiane istituito da<br />
Unioncamere per celebrare il 150° anniversario dell’Unità<br />
d’Italia.<br />
Un dato significativo, quello <strong>della</strong> nostra provincia, se si<br />
considera che a livello nazionale sono oltre 1.000 le aziende<br />
ultracentenarie che coniugando innovazione e tradizione,<br />
hanno accompagnato la crescita del nostro sistema economico.<br />
La premiazione ha rappresentato il riconoscimento pubblico<br />
a quegli imprenditori che hanno saputo fare <strong>della</strong> tradizione e<br />
<strong>della</strong> continuità, ma anche <strong>della</strong> capacità di adattamento alla<br />
costante mutevolezza delle condizioni del mercato, il volano<br />
<strong>della</strong> loro lunga storia di successo.<br />
tuti camerali regionali e nazionale, che si risolvono<br />
le crisi congiunturali del territorio, così<br />
come è vano attendersi che la crisi nazionale<br />
si risolva per decreto del Governo. E’ invece<br />
sicuro compito <strong>della</strong> CCIAA la promozione di<br />
quelle iniziative che danno sviluppo al territorio<br />
e che aiutano a superare le contingenze<br />
negative. Per questo la Camera di Commercio<br />
di Vicenza ha promosso e sta promuovendo<br />
attivamente i progetti dell’autostrada Valdastico<br />
Nord e <strong>della</strong> fermata <strong>della</strong> TAV in città;<br />
ha promosso il progetto Green Valley nella<br />
valle del Chiampo ed è pronta ad affrontare<br />
altre simili realtà locali; ha aiutato le imprese<br />
danneggiate dall’alluvione dell’anno scorso,<br />
erogando loro 1,5 milioni di euro che proprio<br />
in questi giorni sono in pagamento; ha finanziato<br />
gli organismi di garanzia, affinché concedano<br />
maggiori garanzie al credito bancario a<br />
favore delle nostre imprese. Su questo fronte<br />
l’impegno è stato crescente: da 500 mila euro<br />
del 2008, a 1 milione di euro nel 2009 e 2010<br />
e 1,2 milioni di euro nel 2011”.<br />
- Da alcuni mesi lei ha iniziato la seconda<br />
parte del suo mandato alla presidenza<br />
<strong>della</strong> Camera. Quali sono i risultati di cui<br />
è più soddisfatto? Quali, per contro, gli<br />
ambiti e i temi sui quali rimane ancora<br />
da lavorare?<br />
“Se devo essere del tutto sincero, io non sono<br />
per niente soddisfatto. Le situazioni critiche<br />
che ho trovato irrisolte all’atto <strong>della</strong> mia elezione<br />
hanno impegnato troppo del mio tempo<br />
e di quello <strong>della</strong> Giunta, e ne impegnano<br />
ancora troppo, sottraendolo ad attività che sarebbero<br />
più utili alla nostra economia; e guardi<br />
che non sono questioni sorte negli ultimi<br />
anni: sono cose che vengono da lontano. Ecco,<br />
forse il risultato più lusinghiero è stata la collaborazione<br />
dell’intera Giunta camerale e del<br />
Consiglio, e – a parte qualche intemperanza,<br />
peraltro umanamente comprensibile – delle<br />
Associazioni di categoria.<br />
I temi su cui lavorare sono principalmente<br />
due: il primo è di natura organizzativa interna,<br />
anche se devo riconoscere che il personale<br />
tutto ha fatto passi da gigante ed è stato «paziente»<br />
nell’assecondare i miei stimoli al cam-
iamento dei comportamenti per adeguarli a<br />
standard qualitativi molto esigenti. Il secondo<br />
è di natura istituzionale: non sono sicuro che<br />
sia ancora accettato del tutto e da tutti il concetto<br />
che la Camera di Commercio gestisce<br />
denaro pubblico e che il ruolo delle categorie<br />
economiche è di designare i consiglieri camerali,<br />
i quali, una volta nominati, devono guardare<br />
agli interessi generali del tessuto socioeconomico<br />
del territorio, focalizzando le priorità<br />
di sistema. È un po’ come per i giocatori<br />
di calcio che, giocando in Nazionale, devono<br />
dimenticare il club di appartenenza. Compete<br />
ovviamente in via continuativa alle Associazioni<br />
proporre iniziative, progetti, interventi<br />
economici <strong>della</strong> Camera di Commercio a beneficio<br />
dell’intera economia <strong>della</strong> provincia,<br />
ma non si deve trattare di proposte di natura<br />
corporativa, a soddisfare le quali sono più idonee<br />
le Associazioni stesse, soggetti di diritto<br />
privato, piuttosto che la CCIAA, soggetto di<br />
diritto pubblico”.<br />
- All'inizio del mandato, aveva indicato<br />
alcune situazioni da affrontare in modo<br />
prioritario e da portare a soluzione:<br />
la questione degli Aeroporti Vicentini,<br />
l'Aeroporto di Asiago e la Scuola d'Arte e<br />
Mestieri di Vicenza. In "corso d'opera" si<br />
è aggiunta la crisi dei Magazzini Generali,<br />
alcune criticità sulla gestione del Centro<br />
Interscambio Merci. Che bilancio si può<br />
fare, ad oggi, di queste situazioni? Cosa<br />
può dirsi risolto e dove invece c'è ancora<br />
da lavorare?<br />
“La complessa vicenda degli Aeroporti Vicentini<br />
è ormai chiusa. Manca ancora la conclusione<br />
di una causa civile che dovrebbe risolversi<br />
nel 2012. L’Aeroporto di Asiago non è più<br />
argomento di cui la Camera di Commercio si<br />
debba interessare: se ci saranno progetti con<br />
reali ricadute economiche positive sull’Altipiano,<br />
si vedrà. La Scuola d’Arte e Mestieri<br />
è felicemente confluita nella Fondazione G.<br />
Rumor–CPV. Rimane la squallida vicenda dei<br />
Magazzini Generali, dove è successo di tutto e<br />
di più, e stiamo ora affrontando la pasticciata<br />
vicenda del Centro Interscambi Merci, dove la<br />
CCIAA, e non da sola, è impegnata con garan-<br />
"A resistere meglio delle altre alla<br />
Crisi soPraVVenuta nel 2008 sono le<br />
imPrese esPortatriCi; Con un merCato<br />
interno in Cui la domanda langue e<br />
i merCati esteri, soPrattutto quelli<br />
del far east, CresCono, è imPortante<br />
Che le nostre imPrese siano aiutate a<br />
PromuoVere i loro Prodotti”.<br />
zie che non mi è ancora chiaro perché sono<br />
state prestate”.<br />
- Nella Relazione previsionale per il 2012<br />
lei ha indicato una serie di grandi temi<br />
"di ampia valenza strategica" sui quali anche<br />
la Camera è chiamata a impegnarsi.<br />
Tra questi ci sono le infrastrutture e i trasporti,<br />
la formazione, l'internazionalizzazione,<br />
l'innovazione, la Fiera, il turismo.<br />
Qual è, tra tutte queste, la prima vera<br />
priorità per dare competitività a tutto il<br />
"sistema Vicenza"?<br />
“Sono tutti temi molto importanti nel medio<br />
e lungo termine, ma i più importanti sono la<br />
formazione e l’internazionalizzazione delle imprese.<br />
Nella formazione la CCIAA sta investendo<br />
molto, specialmente nella Fondazione G.<br />
Rumor–CPV, nella Fondazione Studi Universitari<br />
e nel Cuoa. Siamo tutti consapevoli che il<br />
rilancio <strong>della</strong> nostra economia passa attraverso<br />
la disponibilità di risorse umane qualificate:<br />
investire nella formazione significa assicurare<br />
al territorio l’eccellenza di queste risorse.<br />
Nell’internazionalizzazione abbiamo quintuplicato<br />
le risorse finanziarie che incentivano<br />
le nostre imprese a partecipare alle fiere di<br />
importanza internazionale: nel 2008, l’ultimo<br />
anno <strong>della</strong> precedente gestione, erano meno<br />
di 100 mila euro, ora sono 400 mila euro, e<br />
sono risorse attinte da quelle che la Camera<br />
dedicava a iniziative minori e che i tempi mutati<br />
hanno manifestato essere di scarsa utilità<br />
7
8<br />
l’intervista<br />
“ Siamo tutti<br />
consapevoli che<br />
il rilancio <strong>della</strong><br />
nostra economia<br />
passa attraverso<br />
la disponibilità<br />
di risorse umane<br />
qualificate: investire<br />
nella formazione<br />
significa assicurare al<br />
territorio l’eccellenza<br />
di queste risorse”<br />
generale. Questo accresciuto impegno finanziario,<br />
tuttavia ancora insufficiente, è funzione<br />
del fatto che a resistere meglio delle altre alla<br />
crisi sopravvenuta nel 2008 sono le imprese<br />
esportatrici; con un mercato interno in cui la<br />
domanda langue e i mercati esteri, soprattutto<br />
quelli del Far East, crescono, è importante che<br />
le nostre imprese siano aiutate a promuovere i<br />
loro prodotti”.<br />
- Non si può non parlare di Alta Velocità<br />
e di Valdastico Nord, due progetti<br />
infrastrutturali che proseguono da anni<br />
a livello di "parole" ma con pochi passi<br />
avanti a livello di "fatti", a dimostrare<br />
quanto sia difficile per Vicenza esprimere<br />
un "peso specifico" proporzionale al<br />
proprio peso economico. Quali sono le<br />
sue aspettative personali rispetto a questi<br />
due temi?<br />
“Sono molto più ottimista sulla Valdastico<br />
Nord, piuttosto che sull’Alta Velocità. Le opposizioni<br />
alla prima sono «senza senso», questioni<br />
che mi sembrano di «cucina», nemmeno di alta<br />
qualità, forse sono questioni elettorali, quando<br />
non sono di contrapposizioni personali. Le<br />
difficoltà <strong>della</strong> seconda hanno fondamento su<br />
ragioni oggettive, più difficili da scalfire, ma è<br />
nostro dovere tentare<br />
ogni via per riuscire a<br />
includere Vicenza in<br />
questa grande via di<br />
comunicazione. Se non<br />
lo avessero fatto i nostri<br />
predecessori anche<br />
l’autostrada Brescia-<br />
Padova sarebbe passata<br />
lontana dalla città”.<br />
- Uno dei limiti<br />
"strutturali" del nostro<br />
territorio è arrivato<br />
fino a oggi dalla<br />
scarsa capacità di<br />
lavorare in concerto<br />
su obiettivi comuni.<br />
Si cammina spesso<br />
ognuno per la propria<br />
strada, anche<br />
quando la destinazione<br />
è la stessa. Quanto può fare - o sta<br />
già facendo - la Camera di Commercio<br />
per far sì che il sistema economico vicentino<br />
faccia sempre più "massa critica" sui<br />
grandi obiettivi legati allo sviluppo del<br />
territorio?<br />
“La scarsa capacità di lavorare su obiettivi comuni<br />
deriva dalla circostanza che ciascuno –<br />
non tutti - ha una propria agenda, i cui interessi<br />
non sempre coincidono con quelli comuni.<br />
Le vicende del recente passato <strong>della</strong> Camera<br />
di Commercio sono lì a dimostrarlo. Oggi le<br />
riunioni <strong>della</strong> Giunta e del Consiglio camerali<br />
non hanno natura di «messa cantata» in cui<br />
si celebrano decisioni prese in altre sedi, per<br />
quanto autorevoli, e Giunta e Consiglio hanno<br />
la dignità di organi di governo di un ente pubblico<br />
che gestisce denaro pubblico, e non di<br />
luogo di «spartizione» di risorse camerali. Sui<br />
grandi obiettivi, poi, la Camera insieme ai Comuni,<br />
alla Provincia, alle Associazioni di categoria<br />
e alle altre forze sociali hanno dimostrato<br />
di marciare insieme. Soltanto qualche «carneade»<br />
<strong>della</strong> politica locale e qualche escluso<br />
dal «giro» non se ne è accorto, ma buona parte<br />
dei media e <strong>della</strong> opinione pubblica ha dato a<br />
quelle esternazioni il peso che meritavano”. n
di Antonio Di Lorenzo<br />
10<br />
focus<br />
“ Un universo in<br />
espansione. Così i<br />
fisici definirebbero<br />
l'università a Vicenza,<br />
che in vent'anni di<br />
vita è passata dalla<br />
prima sede di Monte<br />
Berico all'attuale<br />
centro universitario<br />
di ricerca di alto<br />
livello”<br />
VeNt'aNNI<br />
di Università<br />
a Vicenza
C<br />
’è l’affascinantedocente<br />
di economia<br />
che<br />
studia la “green economy”<br />
e sperimenta un carburante<br />
alternativo al diesel,<br />
basandosi sugli studi <strong>della</strong><br />
Nasa. C’è l’ingegnere che<br />
ha progettato un rubinetto<br />
che si chiude da solo, per<br />
non sprecare acqua. C’è<br />
il collega che, assieme ai<br />
grandi nomi del mercato,<br />
da Ferrari a Lamborghini,<br />
da Audi a Bmw, studia le<br />
leghe più leggere (e più<br />
sicure) per costruire le auto. E l’elenco potrebbe<br />
continuare a lungo. Magari ricordando<br />
le ricerche nel campo <strong>della</strong> sicurezza alimentare<br />
- perché non esistono solo ingegneria ed<br />
economia - che “promuovono” il formaggio di<br />
malga come più dietetico e ricco di vitamine.<br />
Oppure si può ricordare un personaggio straordinario<br />
come il professor Gianni Peretti: a<br />
novant’anni, lui che ha studiato all’università<br />
di Concetto Marchesi, trova ancora il tempo<br />
e la voglia per passare le mattine con gli studenti<br />
a dare ripetizioni di matematica e prepararli<br />
agli esami. Gratis, naturalmente.<br />
Questa è l’immagine dell’università a Vicenza.<br />
I fisici la definirebbero “un universo in<br />
espansione”, perché la crescita è senz’altro<br />
nei numeri ma soprattutto nella qualità e nelle<br />
relazioni: con gli atenei di Padova e Verona, e<br />
con il territorio, cioè con gli enti pubblici e le<br />
aziende private che sostengono questa realtà.<br />
“Una vision condivisa è la nostra arma<br />
vincente”, sintetizza Roberto Filippini, il<br />
docente che vent’anni fa ha aperto la strada<br />
per le lauree a Vicenza, su mandato del<br />
rettore Mario Bonsembiante. Cosa significa?<br />
Che in questi vent’anni di vita, almeno nel<br />
settore dell’alta formazione, tutti i soggetti a<br />
Vicenza hanno seguito una strategia comune,<br />
che Filippini riassume in quattro obiettivi:<br />
«Realizzare un progetto in grande e di qualità.<br />
Agganciare saldamente il territorio. Coniugare<br />
"C reiamo i Veri sPeCialisti Che serVono<br />
alle aziende - sintetizza Carlo terrin,<br />
direttore <strong>della</strong> fondazione studi<br />
uniVersitari -. attraVerso tre faColtà<br />
e quindiCi indirizzi, fra lauree triennali<br />
e magistrali, formiamo le ComPetenze<br />
Che Chiede il territorio. noi Puntiamo<br />
sulla qualità e non sulla quantità.<br />
non andiamo a rubare studenti di altre<br />
faColtà. i nostri Corsi non rePliCano<br />
quelli di altri. sono un’esClusiVa.<br />
è questa la nostra forza”.<br />
la dimensione locale con quella internazionale.<br />
Attirare e valorizzare persone di capacità e<br />
competenti. Insomma, puntare all'eccellenza».<br />
Esattamente il contrario del pensare in piccolo<br />
e guardarsi l'ombelico, tentazione ricorrente<br />
sotto Monte Berico. “A Vicenza – conclude il<br />
professore – è stato realizzato un vero centro<br />
universitario di ricerca di alto livello, e non<br />
solo un polo didattico”.<br />
Se nel 1990 si paventava il rischio che Vicenza<br />
diventasse una “colonia” dell’università di<br />
Segue a pagina 14<br />
A fianco,<br />
una studentessa<br />
all'ingresso<br />
dell'università vicentina.<br />
Qui a lato, una veduta<br />
più complessiva <strong>della</strong><br />
sede universitaria.<br />
11
12<br />
focus/la finestra<br />
Giuseppe Zigliotto<br />
“Sull'università<br />
ci giochiamo il futuro”<br />
P arla Giuseppe Zigliotto,<br />
vicepresidente dell'<strong>Associazione</strong><br />
con delega all'Education e<br />
componente del Comitato<br />
Esecutivo <strong>della</strong> Fondazione<br />
Studi Universitari di Vicenza.<br />
“L’università a Vicenza<br />
deve avere una dimensione<br />
internazionale. I prossimi trequattro<br />
anni saranno decisivi<br />
per raggiungere i nuovi<br />
obiettivi”.<br />
Presto saranno attivi i corsi di<br />
laurea in inglese.<br />
L’obiettivo è di far partire – dal prossimo<br />
anno accademico – otto corsi su<br />
undici di due lauree (quella in economia<br />
e quella sui mercati internazionali)<br />
in inglese. Non è un capriccio,<br />
ma una necessità. Perché Giuseppe<br />
Zigliotto, vicepresidente di Confindustria<br />
Vicenza con la delega per l’area<br />
Education, punta a dare una dimensione<br />
di livello internazionale ai corsi<br />
universitari di Vicenza. Un sogno? Lui<br />
risponde di no. Sostiene che le premesse<br />
esistono già. Le forze pure, a<br />
iniziare da quelle finanziarie. Basta<br />
solo che Vicenza ci metta l'ottimismo<br />
<strong>della</strong> volontà, quello che peraltro finora<br />
ha dimostrato sul tema, e riuscirà<br />
a vincere una scommessa nevralgica<br />
per il suo futuro. Zigliotto, nel Comitato<br />
esecutivo <strong>della</strong> Fondazione Studi<br />
Universitari rappresenta la Banca Popolare<br />
di Vicenza, di cui è consigliere<br />
di amministrazione, e porta anche la<br />
voce dell'industria.<br />
- Perché parla di una dimensione<br />
internazionale per l'università a<br />
Vicenza?<br />
“Non possiamo mica morire di provincialismo,<br />
no?”<br />
- Ma neanche sognare a occhi<br />
aperti...<br />
“Nessun sogno. La strategia è il frutto<br />
di quello che abbiamo realizzato<br />
finora e <strong>della</strong> coesione che abbiamo<br />
dimostrato tra enti pubblici e privati<br />
attraverso la Fondazione”.<br />
- Lei è convinto che Vicenza sia<br />
pronta a scattare in avanti verso<br />
un traguardo così ambizioso?<br />
“Vicenza deve rendersi conto che<br />
sull'università ci giochiamo il futuro.<br />
A tutti i livelli: formazione, giovani,<br />
ricerca, imprenditoria, urbanistica,<br />
mobilità urbana. È una scommessa<br />
da vincere, perché vent'anni di<br />
investimenti importanti abbiano un<br />
orizzonte. I prossimi tre-quattro anni<br />
saranno decisivi per raggiungere i<br />
nuovi obiettivi”.<br />
- Quali? Lei indica un vero e proprio<br />
salto di qualità per l'università<br />
a Vicenza.<br />
“È necessario, perché abbiamo due<br />
problemi da risolvere. Il primo è che<br />
abbiamo quasi cinquemila studenti.<br />
Gli spazi didattici sono già saturi<br />
quasi al 90%. La nuova sede di viale<br />
Margherita è servita a sistemare e<br />
radunare tutti gli studenti dispersi in<br />
giro per la città. Ora, se Vicenza vuole<br />
allargarsi non sa dove mettere materialmente<br />
gli studenti”.<br />
- È già in programma l'ampliamento<br />
del secondo e terzo stralcio in<br />
viale Margherita. È un impegno da<br />
dodici milioni di euro.<br />
“In pochi anni avremo una volumetria<br />
doppia rispetto all'attuale complesso.
di Antonio Di Lorenzo<br />
"Oggi le imprese vicentine hanno di fronte un ateneo giovane, con<br />
professori motivati, che hanno prospettive. Dal canto suo, l'università<br />
ha trovato qui un'isola felice. I professori trovano strutture nuove e<br />
moderne, laboratori aggiornati e un territorio che offre collaborazione”.<br />
Si saranno triplicati gli spazi universitari”.<br />
- Resta aperto il problema <strong>della</strong><br />
mensa, che non è di poco conto per<br />
gli studenti.<br />
“Lo so bene. È questo il secondo fronte<br />
che ostacola lo sviluppo. Oggi abbiamo<br />
160 posti per tre turni: 450 posti o<br />
poco più per 4.500 studenti. Va a mangiare<br />
uno studente su dieci. Inammissibile.<br />
Questo aspetto incide molto sulla<br />
capacità di attrazione dei corsi vicentini:<br />
'Non vengo a studiare a Vicenza - si<br />
motiva - perché non voglio fare una<br />
vita di panini'. Hanno ragione”.<br />
- A proposito di didattica, con l'università<br />
di Verona avete creato il Comitato<br />
paritetico e dato vita al Polo<br />
“Studi sull'impresa”.<br />
“È stata una rivoluzione per il mondo<br />
accademico veronese che ha accettato<br />
di condividere - su un piano di parità<br />
- scelte e strategie con la Fondazione,<br />
cioè con enti pubblici e privati”.<br />
- E con l'università di Padova avete<br />
in programma di creare qualcosa di<br />
simile?<br />
“Certo. Il nostro impegno è qualificare<br />
gli investimenti. Che non vuol dire tagliarli”.<br />
- Che cosa vuol dire?<br />
Quando l'università è partita, dovevamo<br />
convincere i professori a venire a insegnare<br />
qui. Come? Pagandoli meglio. I<br />
finanziamenti <strong>della</strong> Fondazione servi-<br />
vano anche a rimborsare queste spese.<br />
Adesso questo problema non c'è più.<br />
Adesso questi soldi possiamo destinarli<br />
a finanziare borse di studio e progetti<br />
di ricerca. Oggi le imprese vicentine<br />
hanno di fronte un ateneo giovane, con<br />
professori motivati, che hanno prospettive.<br />
Dal canto suo, l'università ha tro-<br />
vato qui un'isola felice. Mentre tutta<br />
l'Italia piange, perché non ci sono aule,<br />
le biblioteche sono chiuse, i laboratori<br />
sono a zero, qui tutto funziona. I professori<br />
trovano qui strutture nuove e<br />
moderne, laboratori aggiornati nei quali<br />
i professori si confrontano, un territorio<br />
che offre collaborazione”.<br />
13
4.000<br />
3.500<br />
3.000<br />
2.500<br />
2.000<br />
1.500<br />
1.000<br />
500<br />
I n questi Vent’anni di Vita, nel settore dell’alta<br />
formazione, tutti i soggetti a ViCenza hanno<br />
seguito una strategia Comune, realizzare un<br />
Progetto in grande e di qualità, agganCiare<br />
saldamente il territorio, Coniugare la<br />
dimensione loCale Con quella internazionale,<br />
attirare e Valorizzare Persone di CaPaCità e<br />
ComPetenti. insomma, Puntare all´eCCellenza.<br />
14<br />
258<br />
532<br />
832<br />
1.343<br />
1.607<br />
1.869<br />
focus<br />
ISCRITTI UNIVERSITA'<br />
Iscritti Università a Vicenza dall'A.A. 1990/91 all'A.A. 2009/10<br />
1.964 1.933 2.016<br />
1.870 2.167<br />
2.387<br />
2.700<br />
2.805 2.749 2.809<br />
3.013 3.086<br />
0<br />
1990/91 1991/92 1992/93 1993/94 1994/95 1995/96 1996/97 1997/98 1998/99 1999/00 2000/01 2001/02 2002/03 2003/04 2004/05 2005/06 2006/07 2007/08 2008/09 2009/10<br />
Padova, il pericolo è stato evitato.<br />
È vero, non esiste “l’università di Vicenza”,<br />
come molti sognano e come qualcuno la<br />
indica parlando (in fondo il dominio “univi”<br />
esiste pure in Internet) in nome dell’orgoglio<br />
di campanile. Ma Vicenza ha centrato un<br />
traguardo assai più importante: s’è qualificata e<br />
ha acquisito un ruolo autonomo nel panorama<br />
scientifico internazionale. Scusate se è poco,<br />
direbbe Totò. Il rettore dell’università di<br />
Padova, Giuseppe Zaccaria, questo traguardo<br />
l’ha certificato a chiare lettere: “Vicenza ha un<br />
ruolo decisivo nella costruzione dell’ateneo<br />
veneto - ha commentato - perché ha una sua<br />
specificità”.<br />
Il motivo? “Qui non sono stati attivati “doppioni”<br />
di corsi di laurea, tanto per smistare un po’ di<br />
iscritti – precisa Silvio Fortuna, presidente<br />
3.455<br />
3.645<br />
<strong>della</strong> Fondazione Studi Universitari,<br />
l’ex Consorzio, protagonista in<br />
questi anni dello sviluppo dei corsi –<br />
ma s’è costruita, giorno dopo giorno,<br />
una realtà nuova. Fatta di mattoni e<br />
di cervelli. Sempre più dobbiamo<br />
immaginare il Vicentino come un<br />
territorio detentore di primati, con<br />
l’università protagonista e centro di<br />
eccellenze”. È stato Roberto Filippini<br />
che ha tenuto a battesimo l’università<br />
a Vicenza nel 1990, con il corso di<br />
laurea in ingegneria gestionale. Erano<br />
due i professori, lui e Renato Lazzarin,<br />
e oggi sono cinquanta. Gli allievi<br />
erano 250 e oggi viaggiano attorno<br />
ai quattromila, con una crescita<br />
media di centottanta studenti in<br />
più ogni anno. La sede erano le<br />
stanze prese in affitto alle “Missioni<br />
Estere” di Monte Berico e adesso le<br />
strutture sono due, il complesso di<br />
San Nicola e dell’ex Gil e quello di<br />
viale Margherita, che tra pochi anni<br />
sarà addirittura raddoppiato.<br />
I numeri di oggi raccontano<br />
che circa metà degli studenti<br />
si iscrive a Ingegneria (nei tre<br />
indirizzi: gestionale, meccatronica<br />
e innovazione del prodotto), il 38%<br />
a Economia e il 12% a Sicurezza<br />
Alimentare, laurea nata dieci anni fa grazie<br />
al professor Igino Andrighetto. Ma la strada<br />
non è stata sempre in discesa: va ricordato<br />
che il pro-rettore dell’università di Verona,<br />
Bettina Campedelli, ha praticamente imposto<br />
la collaborazione di Economia con Vicenza.<br />
Adesso il 40% degli iscritti di Economia<br />
dell’università di Verona studia a Vicenza.<br />
“Creiamo i veri specialisti che servono alle<br />
aziende”, sintetizza Carlo Terrin, direttore<br />
<strong>della</strong> Fondazione, che in quattordici anni di<br />
lavoro a Vicenza ha visto crescere l’università<br />
e cambiare il volto <strong>della</strong> città. “Attraverso tre<br />
facoltà e quindici indirizzi, fra lauree triennali<br />
e magistrali, formiamo le competenze che<br />
chiede il territorio. Noi puntiamo sulla qualità<br />
e non sulla quantità. Non andiamo a rubare
studenti di altre facoltà. I nostri corsi non<br />
replicano quelli di altri. Sono un’esclusiva. È<br />
questa la nostra forza”. I tecnici che l’università<br />
a Vicenza ha sfornato in vent’anni, il professor<br />
Luigi Salmaso, docente di statistica, è andato<br />
a contarli. Ha digerito i dati di quindici anni,<br />
dai primi diplomi di laurea rilasciati al teatro<br />
Olimpico nel 1995 (presente il rettore Gilberto<br />
Muraro) sino a quelli consegnati l’anno scorso.<br />
Il risultato? In vent’anni di vita, i corsi vicentini<br />
hanno prodotto 3.249 laureati. Ma l’aspetto<br />
più interessante è un altro: gli ingegneri che si<br />
laureano a Vicenza lavorano tutti. La prcentuale<br />
esatta è del 99%, per essere precisi, ma la<br />
sostanza non cambia. Al massimo nel giro di<br />
un paio di mesi, gli studenti vicentini hanno<br />
un lavoro. Magari con un contratto a tempo<br />
determinato, ma ce l’hanno. Non è poco,<br />
di questi tempi. Ma parecchi di loro sono<br />
contattati prima del termine del corso di studi.<br />
Già negli anni Novanta la percentuale era del<br />
90%, in quest’ultimo decennio è ulteriormente<br />
salita. Il segreto del successo lo spiega il<br />
professor Andrea Vinelli, presidente del corso<br />
di laurea in ingegneria gestionale: «Ci sono<br />
diversi fattori da tenere in considerazione.<br />
Alla base vi è una formazione universitaria<br />
di valore, in linea con le aspettative del<br />
mercato del lavoro e poi una formazione<br />
completa a 360 gradi. I nostri laureati hanno<br />
dimostrato un'adattabilità formidabile: rendono<br />
concretamente disponibili in azienda<br />
le loro competenze trasversali». Ultima<br />
curiosità: circa l’8% dei laureati vicentini va<br />
a lavorare all’estero. Coraggio, competenza,<br />
determinazione e apertura mentale: queste<br />
sono le caratteristiche dei giovani “dottori” di<br />
oggi a Vicenza. n<br />
In queste pagine,<br />
immagini esterne e<br />
interne dell'Università<br />
di Vicenza.<br />
Nel riquadro in alto,<br />
il presidente <strong>della</strong><br />
Fondazione Studi<br />
Universitari,<br />
Silvio Fortuna (a sin.)<br />
e il rettore dell'Università<br />
di Padova,<br />
Giuseppe Zaccaria.<br />
15
di Stefano Tomasoni<br />
16<br />
argomenti<br />
Fuori<br />
dal normale<br />
N<br />
el corso degli anni i problemi<br />
di organizzazione, comunicazione<br />
e gestione del personale delle<br />
aziende sono cambiati e hanno<br />
reso evidenti le esigenze di soluzioni nuove.<br />
La formazione può essere una leva efficace su<br />
cui investire con proposte nuove costruite su<br />
misura per le aziende, per favorire il cambiamento<br />
e l’introduzione di nuovi modelli organizzativi<br />
e comportamentali.<br />
In alcuni casi la formazione tradizionale, però,<br />
“ La formazione<br />
può essere una leva<br />
efficace su cui investire<br />
con proposte nuove<br />
costruite su misura<br />
per le aziende”<br />
da sola non basta. Per questo Risorse in Crescita,<br />
ente formativo di Confindustria Vicenza,<br />
propone momenti di formazione realizzati<br />
con metodologie nelle quali l’apprendimento<br />
avviene attraverso attività svolte “indoor o outdoor”,<br />
prese dal mondo dello sport, ma anche<br />
da giochi e simulazioni. Ecco dunque che la<br />
formazione può passare anche per attività come<br />
il rugby, la vela, il rafting, il volo, la cucina,<br />
l’orchestra, il teatro e altro, con modalità che<br />
non richiedono particolari abilità e permetto-
no a tutti di mettersi in gioco.<br />
Gli ambiti di apprendimento sono numerosi:<br />
problem solving, decision making, leadership,<br />
comunicazione, feedback efficace, fiducia, gestione<br />
delle risorse e del tempo, ricerca di<br />
soluzioni innovative e creative, miglioramento<br />
dell’efficacia e dell’efficienza.<br />
“Con queste metodologie, alternando fasi di<br />
azione e analisi, si apprendono e si sviluppano<br />
strategie comportamentali sempre più efficaci<br />
per affrontare con successo le situazioni reali<br />
e le sfide professionali – osserva Carlo Frighetto,<br />
consigliere delegato di Risorse in Crescita -.<br />
Tutte le attività vengono progettate partendo<br />
da un’accurata analisi dell’organizzazione e<br />
dei suoi obiettivi. Queste esperienze sono<br />
legate ad alcune metafore che richiamano le<br />
situazioni quotidiane, per far calare meglio i<br />
partecipanti nella loro realtà. Si prevedono<br />
inoltre momenti di rielaborazione, che lavorano<br />
sul significato delle esperienze vissute per<br />
tradurle nella vita aziendale, rendendo duraturo<br />
l’apprendimento”.<br />
Una conferma <strong>della</strong> validità di queste attività<br />
di formazione arriva dalle testimonianze di<br />
alcune grandi aziende vicentine che le hanno<br />
messe in pratica, insieme a Risorse in Crescita.<br />
“L’esperienza di Sailing Team Building, vissuta<br />
assieme al gruppo di collaboratori, mi ha<br />
permesso di capire e sperimentare in prima<br />
persona l’efficacia che questa metodologia<br />
può avere nell’incentivare il cambiamento<br />
personale e organizzativo – afferma Cristina<br />
Cattelan, plant director di Coges, con cui<br />
è stato progettato un intervento specifico<br />
di formazione outdoor rivolto al suo team -.<br />
Mettersi alla prova in condizioni non abituali,<br />
relazionarsi con i colleghi in nuovi contesti,<br />
rivelare e rivelarsi al di là delle etichette e dei<br />
ruoli formali in azienda contribuisce a costruire<br />
una squadra capace di superare, in barca e<br />
poi in azienda, i momenti di difficoltà. In barca<br />
ci possono essere delle situazioni critiche indotte<br />
da fattori esterni che, superate grazie alla<br />
professionalità del trainer, diventano la base<br />
per una lettura in chiave formativa e vengono<br />
tradotte in apprendimento per il gruppo."<br />
Con Amcor Flexibles Italia, invece, Risorse in<br />
Crescita ha progettato un laboratorio esperienziale<br />
con i cavalli a conclusione di un progetto<br />
formativo rivolto al personale specializzato<br />
di produzione, sul tema dello sviluppo delle<br />
competenze di gestione dei collaboratori.<br />
"Momenti di crescita, apertura e condivisione<br />
che hanno permesso ai partecipanti di relazionarsi<br />
con i colleghi su un piano diverso dal solito<br />
– sostiene Caterina Franzolin, responsabile<br />
delle risorse umane dell'azienda –. La giornata<br />
di outdoor con i cavalli ha creato immediata<br />
familiarità e il contatto con la natura ha agevolato<br />
il processo di apprendimento. Divertendosi<br />
si interiorizza con più efficacia producendo<br />
R isorse in CresCita ProPone momenti di<br />
formazione realizzati Con metodologie<br />
nelle quali l’aPPrendimento aVViene<br />
attraVerso attiVità sVolte “indoor o<br />
outdoor”, Prese dal mondo dello sPort,<br />
ma anChe da gioChi e simulazioni. eCCo<br />
dunque Che la formazione Può Passare<br />
anChe Per attiVità Come il rugby, la<br />
Vela, il rafting, il Volo, la CuCina,<br />
l’orChestra, il teatro e altro.<br />
17
“ Risorse in Crescita<br />
ha progettato<br />
un laboratorio<br />
esperienziale con i<br />
cavalli a conclusione di<br />
un progetto formativo<br />
rivolto al personale<br />
specializzato di<br />
produzione”<br />
18<br />
"C ome in CuCina non<br />
C i s o n o i n g r e d i e n t i<br />
sbagliati ma CiasCuno dà<br />
il suo Contributo alla<br />
riusCita del Piatto finale,<br />
utilizzandoli nel modo<br />
migliore, Così in azienda<br />
ognuno ha il suo ruolo e il<br />
leader, Come lo Chef, deVe<br />
essere abile e 'tirar fuori<br />
il meglio dal suo team',<br />
Valorizzandone il talento".<br />
in breve effetti permanenti nel tempo".<br />
Ma le attività in outdoor possono essere inserite<br />
a un livello ancora più ampio, in progetti<br />
che coinvolgono l’intera l’organizzazione, come<br />
nel caso dell’esperienza di Enersys. Con<br />
Risorse in Crescita, l’azienda ha costruito un<br />
progetto sul tema del cambiamento aziendale,<br />
all’interno del quale è stata introdotta un'attività<br />
esperienziale di “Team Cooking”, realizzata<br />
coinvolgendo tutti i dipendenti dell’azienda.<br />
"Un'iniziativa originale, divertente e coinvolgente<br />
- spiega Silvia Minafra, responsabile delle<br />
risorse umane -, ricca di spunti di riflessione<br />
che interessano tutti gli ambiti aziendali e le<br />
aree funzionali. La cucina è una metafora significativa<br />
e in cucina si può imparare davvero<br />
molto: la gestione delle risorse, il coordinamento,<br />
l'organizzazione, la comunicazione, il<br />
raggiungimento degli obiettivi, l'attenzione e<br />
soddisfazione del cliente, gli acquisti, la gestione<br />
del magazzino e degli spazi. Come in cucina<br />
non ci sono ingredienti sbagliati ma ciascuno<br />
dà il suo contributo alla riuscita del piatto finale,<br />
utilizzandoli nel modo migliore, così in<br />
azienda ognuno ha il suo ruolo e il leader, come<br />
lo chef, deve essere abile e 'tirar fuori il meglio<br />
dal suo team', valorizzandone il talento".<br />
Le aziende interessate possono contattare “Risorse<br />
in Crescita” (tel. 0444 333710) per progettare<br />
un intervento formativo in outdoor. n
20<br />
argomenti<br />
energindustria<br />
Fa SCINtILLe<br />
C<br />
on decorrenza dal 1° ottobre 2011,<br />
inizio del nuovo “anno termico”, è<br />
stata rinnovata la fornitura di gas<br />
naturale fino al 30 settembre 2012,<br />
per le aziende vicentine (e non) che aderiscono<br />
a Energindustria, il consorzio energia promosso<br />
da Confindustria Vicenza. Gli accordi hanno<br />
consentito anche quest'anno di realizzare un<br />
notevole risparmio per le aziende rispetto ai<br />
prezzi del mercato “al dettaglio”.<br />
“I volumi in gioco, per quanto riguarda il nostro<br />
consorzio, arrivano a circa 120 milioni di<br />
metri cubi di gas naturale, per circa 900 punti<br />
di fornitura – dice Arrigo Piovan, presidente di<br />
Energindustria -. Questi quantitativi di gas sono<br />
stati divisi in 'sottogruppi' e messi in gara, per<br />
ottimizzare i contratti e garantire alle aziende il<br />
maggiore risparmio possibile. Così, rispetto alle<br />
iniziali offerte, abbiamo potuto far risparmiare<br />
in totale almeno 2 milioni di euro. In questo<br />
momento di criticità dell’economia e per le note<br />
vicende geopolitiche che riguardano in particolare<br />
la Libia, abbiamo preferito, per alcuni<br />
quantitativi di gas, contrattualizzare la fornitura<br />
per un periodo ridotto in modo da effettuare le<br />
trattative anche nei prossimi mesi, a completamento<br />
<strong>della</strong> fornitura nell’anno termico. Inoltre,<br />
per tutti i contratti abbiamo ritenuto di applicare<br />
un prezzo indicizzato, che maggiormente<br />
segue il prezzo di mercato”.<br />
I quantitativi di gas trattato consentono a Energindustria<br />
di ottenere condizioni economiche<br />
“ I volumi in gioco,<br />
per quanto riguarda<br />
il nostro consorzio,<br />
arrivano a circa 120<br />
milioni di metri cubi<br />
di gas naturale,<br />
per circa 900 punti<br />
di fornitura”<br />
decisamente più favorevoli<br />
rispetto a quelle<br />
<strong>della</strong> singola azienda.<br />
“La conferma – spiega Piovan - l’abbiamo avuta<br />
quando, prima dell’estate, abbiamo effettuato<br />
un’attività di benchmarking per individuare le<br />
condizioni economiche sottoscritte da aziende<br />
non consorziate che ci hanno sottoposto i loro<br />
contratti firmati direttamente. E' emerso che su<br />
circa un centinaio di aziende, il costo medio del<br />
gas è risultato superiore di circa 4 centesimi<br />
di euro ogni mc di gas rispetto ai prezzi dei<br />
contratti di Energindustria, che corrisponde a<br />
circa il 12% in più. Dunque una differenza molto<br />
elevata che dimostra come l’aggregazione<br />
comporti indubbi vantaggi economici. Inoltre,<br />
tramite i funzionari di Energindustria c’è la<br />
sicurezza di un continuo monitoraggio dei contratti<br />
e <strong>della</strong> verifica nel tempo delle condizioni<br />
economiche. Questo è particolarmente importante<br />
e utile per le piccole e medie imprese che<br />
generalmente non sono attrezzate per valutare<br />
i contratti e di conseguenza è per loro difficile<br />
prendere in considerazione tutti gli aspetti<br />
economici-amministrativi e legali che regolano<br />
la fornitura”. Chiusa la “partita” per la fornitura<br />
del gas, Energindustria ha poi condotto a termine<br />
anche le trattative per la fornitura di energia<br />
elettrica per il 2012. “Anche in questo caso – assicura<br />
il presidente Piovan - con i quantitativi in<br />
gioco del consorzio, abbiamo ottenuto risparmi<br />
significativi a beneficio delle imprese”. n
Q<br />
uarta economia dell’Asia, primo<br />
paese nella cantieristica navale e<br />
nella produzione di schermi LCD,<br />
primo per connessioni internet<br />
in banda larga nelle abitazioni, secondo produttore<br />
di telefoni cellulari e secondo per livello<br />
d’istruzione, quinto nel settore delle autovetture,<br />
quinto nella ricerca tecnologica ed infine<br />
sesta economia mondiale per riserve valutarie.<br />
Questa è la carta di identità <strong>della</strong> Corea del Sud,<br />
che con la sua popolazione (50 milioni<br />
di abitanti) e il reddito pro capite<br />
(21 mila dollari) presenta grandi<br />
prospettive per l'Italia. Occhio alla<br />
Corea del Sud, dunque, perché lì è<br />
uno dei mercati che in futuro possono<br />
diventare più interessanti per le<br />
nostre imprese. Non è un caso che<br />
Confindustria, ABI e governo italiano<br />
stiano per realizzare in quel paese<br />
una missione economica “di sistema”<br />
(20-24 novembre), che si presenta<br />
come una delle più importanti missioni<br />
che il mondo economico e finanziario<br />
del nostro paese abbia mai<br />
realizzato all'estero.<br />
Del resto, con il recente accordo di<br />
libero scambio, firmato con l'Unione<br />
Europea, la Corea del Sud si candida<br />
al ruolo di grande mercato di sbocco<br />
per le imprese italiane. “La congiuntura<br />
economica coreana è buona e<br />
conferma come oggi la crescita dei<br />
commerci mondiali si sia spostata<br />
soprattutto in Asia – dice Roberto<br />
Ditri, vicepresidente di Confindustria Vicenza<br />
con delega per l'internazionalizzazione -. La Sud<br />
Corea è un mercato da affrontare, perché tante<br />
sono le opportunità offerte da un paese che ha<br />
ottimo reddito pro capite, consumi stabili o in<br />
aumento e tassi di disoccupazione fisiologici”.<br />
Dal 1962 al 2007 il Pil sudcoreano è cresciuto<br />
da 2,3 a 970 miliardi di dollari, con un reddito<br />
nazionale lordo pro-capite passato nello stesso<br />
periodo da 87 a oltre 20 mila dollari.<br />
Un mercato, dunque, che le imprese di casa<br />
nostra possono e devono sfruttare di più,<br />
considerato che attualmente siamo soltanto<br />
il quarto esportatore del blocco europeo, superati<br />
da Germania, Francia e Paesi Bassi. E i<br />
tassi di crescita delle nostre esportazioni sono<br />
inferiori a quelli <strong>della</strong> concorrenza. “L'accordo<br />
di libero scambio tra Unione Europea e Corea,<br />
che ha l'obiettivo di azzerare<br />
o ridurre progressivamente<br />
le barriere doganali che<br />
hanno fin qui ostacolato lo<br />
sviluppo dei nostri scambi<br />
commerciali, può davvero dare slancio al Made<br />
in Italy, in tutti i nostri settori più forti, quelli<br />
tecnologici ma anche quelli del lusso e dei<br />
beni di consumo, dal mobile, all'abbigliamento<br />
all'oreficeria – osserva Roberto Ditri -. L'accordo<br />
impegna anche a migliorare la qualità e la<br />
competitività dei nostri prodotti, nel confronto<br />
con un mercato di grandi potenzialità che le<br />
nostre imprese possono e devono sfruttare di<br />
più”. Un messaggio da cogliere presto, perché<br />
è evidente che – con questi numeri e questi parametri<br />
di crescita – sulla Corea del Sud hanno<br />
acceso i riflettori in tanti. n<br />
argomenti<br />
adesso guardate<br />
La CORea<br />
21
argomenti<br />
di Stefano Tomasoni<br />
22<br />
UNa VIta<br />
per l'impresa<br />
U<br />
na vita lunga e intensa, spesa in<br />
gran parte a servizio dell'impresa<br />
e dell'economia vicentina. E' quella<br />
che ha vissuto Bruno Scaroni,<br />
primo e storico direttore dell'<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Industria</strong>li, scomparso il 28 settembre scorso<br />
all'età di 98 anni.<br />
Ne aveva appena 34, di anni, quando nell'immediato<br />
dopoguerra, aveva dato un contributo<br />
di primo piano nella fondazione dell'<strong>Associazione</strong>,<br />
rimettendo in moto senza perdere<br />
tempo l'economia e l'industria <strong>della</strong> nostra<br />
provincia per farle dimenticare le macerie lasciate<br />
dal conflitto. Il 4 giugno 1945, nella sala<br />
del Dopolavoro del Cotonificio Rossi, furono<br />
gettate le basi per la ricostruzione associativa<br />
a livello provinciale; tre mesi più tardi, il 6<br />
settembre, in un'affollata assemblea al cinema<br />
Odeon di Vicenza venne ufficialmente co-<br />
stituital'<strong>Associazione</strong> industriali<br />
di Vicenza. Bruno<br />
Scaroni era<br />
stato fin da subito<br />
accanto al<br />
primo nucleo<br />
di imprenditori,<br />
coraggiosi ed entusiasti,<br />
che non<br />
avevano pensato<br />
soltanto alle loro<br />
“ É scomparso<br />
a 98 anni Bruno<br />
Scaroni, direttore<br />
dell'<strong>Associazione</strong><br />
<strong>Industria</strong>li dalla<br />
fondazione, nel 1945,<br />
al 1983”<br />
imprese, ma anche all'importanza dello stare<br />
insieme, e quindi di avere un'associazione alle<br />
spalle, su cui poter contare.<br />
E alla guida dell'<strong>Associazione</strong> rimase poi per<br />
trentotto anni, fino al 1983, al momento di ritirarsi<br />
dal lavoro, lavorando al fianco di quattro<br />
presidenti: Adriano Cibele, Alberto Lancerotto,
Pietro Laverda (con lui il periodo di collaborazione<br />
più lungo: vent'anni, dal 1955 al 1975) e<br />
Giancarlo Ferretto.<br />
“In <strong>Associazione</strong> espresse le sue doti di creatività,<br />
di mediazione, di intuito nel capire i talenti<br />
delle persone, di capacità di apprezzare il lavoro<br />
di ognuno e il suo guardare lontano – ha ricordato<br />
la figlia Carla Scaroni, intervenendo alle<br />
esequie -. A noi figli piccoli descriveva la sua<br />
giornata di lavoro nel suo ufficio come ricca<br />
di interessi, dimostrandoci il suo grande amore<br />
per il lavoro e dandoci uno dei suoi tanti straordinari<br />
esempi di come si debba vivere. Per noi<br />
figli, è stato un padre capace di far emergere il<br />
meglio di ognuno e di valorizzarci sempre”.<br />
Tenente alpino <strong>della</strong> Divisione Julia, Scaroni<br />
fu decorato con la medaglia d'argento al valor<br />
militare per aver guidato in salvo durante la<br />
guerra, ferito da una granata, il gruppo di giovani<br />
soldati che comandava. E agli Alpini rimase<br />
sempre profondamente affezionato.<br />
“E' un pezzo importante di storia che se ne va,<br />
ma proprio perché entrato nella storia, il suo<br />
ricordo è destinato a rimanere ben vivo nel<br />
tessuto imprenditoriale <strong>della</strong> nostra provincia<br />
– commenta Roberto Zuccato, presidente di<br />
Confindustria Vicenza -. Scaroni era presente<br />
quando l'associazione è nata, ha vissuto gli anni<br />
laboriosi ed entusiasti <strong>della</strong> rinascita dalle ceneri<br />
del Dopoguerra, ha guidato l'associazione<br />
per quasi quarant'anni e ha accompagnato la<br />
crescita del tessuto industriale vicentino. E'<br />
stato protagonista di un'epoca di grandi cambiamenti<br />
e ha lasciato un segno che il tempo<br />
non cancella, perché i frutti dell'impegno suo<br />
e dei suoi collaboratori sono ancora ben visibili<br />
nella generazione di imprenditori che è venuta<br />
dopo quella che lui ha visto nascere e crescere.<br />
Se la mia generazione ha potuto continuare a<br />
dare futuro alle imprese vicentine e benessere<br />
al territorio è perché ha ricevuto il testimone<br />
da persone lungimiranti e di grande spessore<br />
intellettuale e umano come Bruno Scaroni”.<br />
Il direttore di Confindustria Vicenza, Lorenzo<br />
Maggio, ha un ricordo diretto <strong>della</strong> figura<br />
di Scaroni. “Per lui l'impresa, dalla più grande<br />
alla più piccola, aveva una missione non solo<br />
economica, ma anche sociale, da un lato nel ga-<br />
"S Caroni è stato un Protagonista di<br />
un'ePoCa di grandi Cambiamenti e ha<br />
lasCiato un segno Che il temPo non<br />
CanCella, PerChé i frutti dell'imPegno<br />
suo e dei suoi Collaboratori sono<br />
anCora ben Visibili nella generazione di<br />
imPrenditori Che è Venuta doPo quella<br />
Che lui ha Visto nasCere e CresCere."<br />
rantire una fonte di reddito per tante famiglie,<br />
dall'altro nell'essere attenta anche ai bisogni<br />
<strong>della</strong> propria comunità – ricorda -. E' stato un<br />
punto di riferimento per chi lavorava con lui,<br />
un esempio di grande correttezza e rispetto<br />
degli altri. Era uno di quegli uomini nei quali<br />
il rigore morale traspariva fin dai gesti e dal<br />
comportamento: se da un lato poteva apparire<br />
austero e incutere soggezione specie nei<br />
più giovani, dall'altro era capace di grande<br />
umanità e di quei piccoli gesti che facevano<br />
sentire di appartenere a un gruppo”. n<br />
In apertura,<br />
Bruno Scaroni con il<br />
presidente Pietro Laverda<br />
nel 1973.<br />
Qui sopra,<br />
Bruno Scaroni, nel 1957,<br />
dietro il presidente<br />
dell'<strong>Associazione</strong><br />
Pietro Laverda, in<br />
visita alla Colonia<br />
Marzotto di Jesolo;<br />
all'epoca l'associazione<br />
organizzava le colonie<br />
marine e montane per<br />
i figli dei dipendenti<br />
delle aziende associate,<br />
che venivano ospitate<br />
alla Colonia Marzotto<br />
a Jesolo e in un'altra<br />
colonia a Cesuna.<br />
23
di Matteo Marcolin<br />
24<br />
scenari<br />
C'è chi investe<br />
e cresce<br />
(e chi no)<br />
L<br />
e imprese vicentine stanno affrontando<br />
da qualche anno complessi scenari<br />
di crisi, che mettono a dura prova la<br />
capacità di competere di interi distretti<br />
e territori industriali. A questo fenomeno si accompagnano<br />
implicazioni non solo economiche<br />
ma anche politiche e sociali di grande rilievo. In<br />
questo quadro è decisivo comprendere come si<br />
sono comportate le imprese vicentine in questi<br />
anni di incertezza. In altri termini: in che modo le<br />
imprese locali stanno concretamente affrontando<br />
la crisi globale? Quali nuove sfide si scorgono<br />
all’orizzonte? Verso quali modelli di businnes si<br />
stanno orientando? Una ricerca condotta all’inizio<br />
<strong>della</strong> crisi dal Polo “Studi sull’impresa” (intitolata<br />
“La sostenibilità competitiva. Percorsi di<br />
sviluppo delle imprese manifatturiere vicentine”,<br />
curata dal prof. Andrea Lionzo e pubblicata da Il<br />
Mulino) aveva fatto il punto sulla situazione del<br />
sistema produttivo locale studiando un campione<br />
di oltre 2000 imprese manifatturiere lungo un<br />
arco temporale di 4 anni. Da tale ricerca erano<br />
emersi alcuni gruppi strategici di imprese, caratterizzati<br />
da percorsi competitivi ed economico
finanziari uniformi.<br />
Ora la ricerca è stata aggiornata al 2011, studiando<br />
i percorsi seguiti negli ultimi quattro anni dai<br />
medesimi gruppi di imprese individuati nel corso<br />
<strong>della</strong> precedente indagine. Lo studio si fonda<br />
sui risultati di bilancio di queste 2000 imprese<br />
rappresentative <strong>della</strong> struttura produttiva del vicentino<br />
e sulla raccolta di oltre 600 questionari.<br />
I risultati dell’indagine sono stati presentati in luglio<br />
al Polo Scientifico e Didattico “Studi sull’Impresa”<br />
di Vicenza.<br />
In sintesi, il confronto tra la fotografia “scattata”<br />
nel 2011 e quella “scattata” nel 2008 dà risalto alla<br />
forte polarizzazione tra le imprese che vanno<br />
bene e quelle che vanno male. Come se tra i due<br />
gruppi si stesse scavando un solco sempre più<br />
evidente. La ricerca mette inoltre in luce alcune<br />
“bad news” e alcune “good news”.<br />
Le cattive notizie: il 10% delle 2.000 imprese<br />
studiate nel 2008 sono ora uscite dal mercato; le<br />
imprese in declino, che costituivano il 9% delle<br />
imprese locali, sono ora più che raddoppiate e<br />
rappresentano il 20% delle imprese vicentine;<br />
oltre il 60% delle nostre imprese (nel 2008 erano<br />
il 40%) sta affrontando profonde difficoltà sui<br />
mercati, a cui si accompagnano anche criticità<br />
sul piano <strong>della</strong> solidità patrimoniale.<br />
Dall’indagine emergono anche alcune notizie<br />
confortanti: le imprese cosiddette vocate alla<br />
crescita (che investono e crescono) e quelle<br />
perfezioniste (i leader di nicchia) continuano a<br />
macinare risultati soddisfacenti; tali imprese rappresentano<br />
insieme il 40% delle imprese locali;<br />
si tratta delle realtà che stanno trainando, grazie<br />
alla loro forza, intere filiere locali nei mercati<br />
internazionali. “A Vicenza e provincia - spiega il<br />
prof. Andrea Lionzo che ha condotto la ricerca<br />
con il dott. Ugo Lassini - cresce la polarizzazione<br />
delle aziende: ci sono imprese che vanno molto<br />
bene e imprese che vanno decisamente male. E<br />
le imprese che vanno bene presentano molto<br />
caratteri in comune. Tra questi, il più trasversale<br />
è rappresentato dal coraggio di investire. Chi va<br />
bene ha investito senza paura in passato e ora<br />
sta raccogliendo i frutti. E continua ad investire<br />
anche oggi”.<br />
Certo, pur di mantenere le posizioni molte imprese<br />
hanno ridotto i guadagni: “In questi anni,<br />
pur di mantenere le quote di mercato molte<br />
imprese hanno ridotto i margini. Ma nello stesso<br />
tempo oltre il 35% delle imprese ha aumento<br />
significativamente i volumi.”<br />
Aumentano ad esempio le imprese che nella<br />
ricerca vengono definite “imprese perfezioniste”,<br />
che dal 21 per cento del campione salgono al<br />
24 per cento: “Si tratta – aggiunge Lionzo - delle<br />
società che hanno alti tassi di redditività<br />
netta (oltre il 10%), con<br />
un fatturato che aumenta (7%<br />
su base annua). Di solito sono i<br />
leader <strong>della</strong> filiera produttiva:<br />
aziende che hanno investito<br />
molto e che si sono specializzate<br />
in una nicchia dove riescono<br />
anche a fare innovazione.<br />
In questo modo hanno<br />
rafforzato i loro risultati<br />
competitivi ed economici”.<br />
"C i sono imPrese Che Vanno molto bene<br />
e imPrese Che Vanno deCisamente male.<br />
e le imPrese Che Vanno bene Presentano<br />
molto Caratteri in Comune. tra questi,<br />
il Più trasVersale è raPPresentato dal<br />
Coraggio di inVestire. e Continua ad<br />
inVestire anChe oggi”.<br />
25
26<br />
scenari<br />
La circostanza che deve essere rilevata riguarda<br />
poi il contesto esterno: a dispetto di quanto si<br />
possa pensare, secondo la ricerca, non ci sono<br />
settori particolarmente fragili o settori che non<br />
risentono del momento economico critico più<br />
degli altri. “Magari si può individuare qualche<br />
settore merceologico temporaneamente in sofferenza.<br />
In linea generale però non ci sono settori<br />
immuni dalla crisi e altri invece in totale difficoltà”.<br />
Ma quali principali comportamenti hanno<br />
adottato gli imprenditori vicentini nell’ultimo<br />
quadriennio?<br />
“Le imprese vicentine che hanno ottenuto risultati<br />
soddisfacenti - prosegue Lionzo - si sono orientate<br />
fondamentalmente in tre direzioni. Alcune<br />
hanno puntato alla sopravvivenza, adottando<br />
strategie per rafforzare la qualità dei prodotti, il<br />
servizio al cliente e la solidità patrimoniale. Altre<br />
hanno mirato allo sviluppo, innovando (talvolta<br />
alla radice) i modelli di businnes: si tratta di azien-<br />
de molto reattive che si sono attivate con grande<br />
velocità. Altre imprese, invece, si sono orientate<br />
alla crescita dimensionale,<br />
soprattutto facendo acqui-<br />
“ Oramai quasi tutte<br />
le nostre imprese<br />
sizioni”.<br />
Ognuna ha poi individuato<br />
da sé i rimedi per rimanere<br />
nel mercato di riferimento.<br />
“Oramai quasi tutte le nostre<br />
imprese fanno <strong>della</strong><br />
qualità e del servizio i loro<br />
cavalli di battaglia. Per rimanere<br />
sul mercato ora occorre<br />
anche andare oltre. Per<br />
questo molte imprese stanno modificando gli<br />
assetti produttivi e organizzativi per essere sempre<br />
più efficienti; cercano di integrare tecnologie<br />
differenti per fare innovazione; ricercano nuovi<br />
canali, nuovi mercati e nuove filiere nelle quali<br />
inserirsi”.<br />
Uno dei dati più interessanti <strong>della</strong> ricerca riguarda<br />
infine il passaggio generazionale e i nuovi<br />
assetti proprietari delle aziende vicentine. Molte<br />
imprese, infatti, sono alle prese con il passaggio<br />
delle consegne ai figli e in qualche caso ai nipoti.<br />
“Dopo 40 anni - precisa Ugo Lassini - le imprese<br />
hanno bisogno di ricambio. Finora la famiglia<br />
ha controllato da vicino l’azienda. Ora stiamo<br />
assistendo adun nuovo fenomeno: non c’è più il<br />
passaggio generazionale ma quello manageriale,<br />
attraverso una rivisitazione degli assetti proprietari”.<br />
La famiglia rimane, vuole verificare i risultati a fine<br />
anno ma cede il timone <strong>della</strong> nave a manager<br />
esterni che magari non si fanno influenzare dalle<br />
scelte pregresse. “La crisi – aggiunge Andrea Lionzo<br />
– dopo aver prodotto forti cambiamenti negli<br />
assetti organizzativi e nelle politiche competitive,<br />
sta ora arrivando a colpire anche la scatola nera<br />
di ciascuna azienda, ossia il suo assetto proprietario.<br />
È la prima volta da vent’anni che le ricerche<br />
sul territorio mettono in luce l’avvio di processi<br />
aggregativi che portano al ridisegno anche degli<br />
assetti proprietari delle imprese. Negli ultimi 4<br />
anni il 10% delle imprese ha intrapreso questa<br />
strada. Si tratta di una dimensione certo ancora limitata,<br />
ma è la prima volta che accade. È un fatto<br />
sintomatico di una nuova era che sta aprendo.” n<br />
fanno <strong>della</strong> qualità<br />
e del servizio i loro<br />
cavalli di battaglia”
di Daniele Marini<br />
28<br />
scenari<br />
“ L’ Italia delle imprese<br />
riprende lentamente<br />
fiducia, soprattutto nei<br />
propri mezzi e nella<br />
capacità di essere<br />
competitiva”<br />
L'ItaLIa<br />
delle imprese<br />
L’<br />
Italia delle imprese crede nei<br />
propri mezzi e nella capacità di<br />
essere competitiva. Fa risaltare la<br />
sua flessibilità adattiva a condizioni<br />
difficili, investendo nei processi di innovazione.<br />
Nonostante percepisca immobilismo<br />
attorno a sé e, di conseguenza, manifesti disillusione<br />
nei confronti <strong>della</strong> politica. Soprattutto<br />
per chi ha allungato le proprie reti di relazione<br />
produttiva al di fuori dei confini del Paese. Il<br />
paradosso concretamente avvertito è determinato<br />
dal contrasto fra la necessaria dinamicità<br />
che contraddistingue chi sta sul mercato e de-<br />
ve fare di tutto per essere competitivo, da un<br />
lato; e, dall’altro, la lentezza (o l’immobilismo)<br />
di chi dovrebbe altrettanto velocemente operare<br />
per creare le precondizioni favorevoli a un<br />
buon funzionamento del sistema produttivo.<br />
È sufficiente rinviare ai motivi indicati dagli<br />
imprenditori quale causa <strong>della</strong> lentezza <strong>della</strong><br />
ripresa per avere conferma <strong>della</strong> percezione di<br />
inerzia del Paese: una pressione fiscale troppo<br />
elevata (40,5%) e un peso eccessivo <strong>della</strong> burocrazia<br />
pubblica (25,8%) sull’attività quotidiana.<br />
Ovvero, sempre gli stessi problemi da oltre<br />
un decennio. In questa contraddizione, l’Italia
delle imprese sta facendo dell’eccezionalità<br />
<strong>della</strong> crisi una condizione di normalità. Sono<br />
trascorsi tre anni dal suo avvio, ma la fine del<br />
tunnel sembra spostarsi sempre più avanti. Il<br />
contesto politico ed economico nazionale e<br />
internazionale rimane molto incerto. La fiducia<br />
nelle istituzioni è affidata esclusivamente al<br />
Presidente <strong>della</strong> Repubblica Napolitano, peraltro<br />
in crescita. Per tutto il resto, la sensazione<br />
è di vivere un progressivo isolamento.<br />
L’Italia delle imprese nel 2011 presenta un<br />
profilo articolato. In particolare, per quello<br />
che riguarda le strategie messe in atto dagli<br />
imprenditori1 in fase di crisi così prolungata e<br />
che possono essere così sintetizzate:<br />
a. Imprese “aperte”: questo gruppo è composto<br />
da chi ha una spiccata propensione ai rapporti<br />
internazionali, ha realizzato processi di<br />
upgrading funzionale e di innovazione significativi<br />
anche negli anni di crisi, inoltre presenta<br />
un orientamento positivo nel ricercare forme<br />
di partnership con altri per consolidare la<br />
propria struttura. In generale costituiscono un<br />
quarto (27,7%) del sistema produttivo nazionale,<br />
ma sono particolarmente presenti nel Nord<br />
del Paese (33,0%), nel settore dell’industria<br />
(32,4%). Il grado di “apertura” è in relazione<br />
diretta alla dimensione d’impresa: quanto più<br />
si è grandi, tanto più questo mix di strategie<br />
viene messo in atto. Soprattutto, è una forte<br />
presenza sui mercati esteri a rappresentare<br />
l’elemento che più di altri determina simili<br />
comportamenti e, a sua volta, esso è accompagnato<br />
da un deciso investimento nei processi<br />
di innovazione.<br />
b. Imprese “pioniere”: in questo caso si tratta<br />
di chi ha una significativa presenza sui mercati<br />
esteri e, negli anni recenti, ha sviluppato<br />
sia processi di upgrading, sia di innovazione,<br />
ma manifesta un deciso orientamento a non<br />
volere ricercare forme di partnership con altri.<br />
Sono, in particolare, le PMI (20-99 dipendenti:<br />
circa l’11,0%) del settore industriale (9,0%),<br />
fortemente internazionalizzate (21,1%) e alquanto<br />
innovatrici (9,4%). Costituiscono una<br />
quota minoritaria (7,6%), ma decisamente di-<br />
namica nel panorama del sistema produttivo.<br />
c. Imprese “networking”: sono imprese con un<br />
mercato domestico, non internazionalizzate e<br />
con un livello di innovazione modesto, ma che<br />
sono molto orientate a trovare dei “network”,<br />
dei collegamenti con altri per accrescere la<br />
propria dimensione e le possibilità di aumentare<br />
la competitività. Esse rappresentano la<br />
maggioranza del sistema produttivo (53,2%) e<br />
sono particolarmente diffuse nel commercio<br />
(60,8%) e negli altri servizi (65,4%), fra la più<br />
piccole (10-19 dipendenti: 62,5%) presenti nel<br />
Centro (57,6%) e nel Mezzogiorno (60,3%).<br />
d. Imprese “chiuse”: i caratteri prevalenti di<br />
questo gruppo sono costituiti dall’agire esclu-<br />
L' italia delle imPrese sta faCendo<br />
dell’eCCezionalità <strong>della</strong> Crisi una<br />
Condizione di normalità. infatti, sono<br />
trasCorsi quasi tre anni dal suo aVVio,<br />
ma la fine del tunnel sembra sPostarsi<br />
semPre Più aVanti. il Contesto PolitiCo<br />
ed eConomiCo nazionale e internazionale<br />
rimane molto inCerto. la fiduCia nelle<br />
istituzioni è affidata esClusiVamente al<br />
Presidente <strong>della</strong> rePubbliCa naPolitano.<br />
29
30<br />
scenari<br />
“ L’apertura ai<br />
mercati esteri<br />
e ai processi di<br />
internazionalizzazione<br />
costituiscono un<br />
aspetto cruciale per le<br />
imprese italiane”<br />
sivamente in un<br />
mercato domestico,<br />
nel non avere realizzato<br />
nel recente<br />
passato processi di<br />
upgrading, né di innovazione,<br />
e di non<br />
ritenere utile cercare<br />
forme di alleanze<br />
o aggregazione con<br />
altri soggetti imprenditoriali. La loro quota è<br />
minoritaria, ma non marginale: 11,5%. Per lo<br />
più collocate nel Centro (14,5%) e nel Mezzogiorno<br />
(14,9%), appartengono prevalentemente<br />
al manifatturiero (13,5%) e sono di piccole<br />
dimensioni (10-19 dipendenti: 16,1%).<br />
Dunque, una parte degli imprenditori appare<br />
dinamica e determinata nell’affrontare la crisi,<br />
grazie all’avvio di processi di trasformazio-<br />
ne e innovazione. Costituiscono gli elementi<br />
trainanti perché, in un’economia dove la presenza<br />
di PMI è estesa, molto ampia è la platea<br />
di imprese più piccole coinvolta nei processi<br />
produttivi. Nello stesso tempo, convive un insieme<br />
variegato di imprese – generalmente più<br />
piccole – meno inserite in contesti economici<br />
più ampi <strong>della</strong> sfera locale.<br />
Considerate le strategie delle imprese in un<br />
contesto di perdurante crisi, ripercorriamo<br />
sinteticamente gli esiti principali <strong>della</strong> decima<br />
rilevazione sulle imprese italiane.<br />
1. A distanza di 1 anno dalla precedente rilevazione,<br />
gli orizzonti di uscita dalla crisi vengano<br />
spostati ulteriormente in avanti nella stessa<br />
misura del 2010. Un terzo degli interpellati<br />
(36,8%) ritiene che la crisi terminerà entro 1<br />
anno (era il 39,8% nel 2010), il 37,5% prevede<br />
che si andrà oltre 1 anno e mezzo (34,9% nel
2010). Solo l’11,3% dichiara che la ripresa sia<br />
già in atto (7,5% nel 2010). In questa situazione,<br />
si rimane in una sorta di crisi latente dalla<br />
quale non s’intravede il momento di termine e<br />
si sposta progressivamente più in là l’uscita.<br />
2. La crisi incide anche sugli orientamenti degli<br />
imprenditori in relazione alle strategie da<br />
attuare per continuare a essere competitive.<br />
Nel 2011 prosegue una linea di tendenza che<br />
già lo scorso anno si era palesata. La quota di<br />
imprenditori secondo cui il modo migliore per<br />
affrontare la crisi sia continuare ad agire da<br />
soli si riduce al 19,0% (era il 27,4% lo scorso<br />
anno), mentre cresce ulteriormente la schiera<br />
di quanti intuiscono che sia necessario stringere<br />
alleanze con altri partner: consorzi, fusioni<br />
e acquisizioni rappresentano la modalità per<br />
crescere (78,8%, era il 68,9% nel 2010).<br />
3. Anche gli scenari futuri del dopo crisi conoscono<br />
alcune piccole, ma significative, modificazioni.<br />
Due sono gli aspetti principali attesi:<br />
da un lato, l’emergere di nuovi modelli di consumo<br />
(31,3%, era il 32,2% nel 2010) che rimane<br />
la priorità principale; dall’altro, la consapevolezza<br />
che la ripresa sarà accompagnata da<br />
una minore necessità di occupazione (29,5%,<br />
era il 38,5% nel 2010). È interessante osservare<br />
come il tema dell’occupazione sia importante,<br />
ma avvertito in misura decisamente calante. Sicuramente<br />
in virtù dell’allargamento degli ammortizzatori<br />
a una platea più ampia di imprese<br />
e lavoratori, questo problema è meno avvertito.<br />
Forse, è ormai dato per assodato che l’occupazione<br />
sarà calante se si vuole recuperare competitività.<br />
Prima di tutto, cresce l’attenzione al<br />
fenomeno dell’internazionalizzazione: il 21,4%<br />
intravede nell’apertura ai mercati esteri il principale<br />
scenario competitivo del futuro (era il<br />
13,9% nel 2010). Quindi, il futuro appare segnato<br />
da tre percorsi prevalenti: nuovi modelli<br />
di consumo, necessità di minore occupazione,<br />
crescente proiezione delle imprese sui mercati<br />
internazionali.<br />
4. L’apertura ai mercati esteri e ai processi di<br />
internazionalizzazione costituiscono un aspet-<br />
to cruciale per le imprese italiane. E nel 2011<br />
emergono elementi di trasformazione rispetto<br />
agli anni precedenti. In primo luogo, prosegue<br />
lentamente il calo di quante hanno un’esposizione<br />
internazionale: dal 1997 (47,0%) scende<br />
progressivamente per giungere al 2011 al<br />
38,1%. Dunque, è sempre più difficile per le<br />
imprese italiane essere presenti oltre i confini<br />
nazionali. Ciò non di meno, l’interpretazione di<br />
questo calo racconta di un fattore fondamentale.<br />
La presenza a livello internazionale richiede<br />
una strutturazione minima che solo le imprese<br />
di una certa dimensione possono avere. Questo<br />
spiega come, pur nel leggero calo di numero di<br />
imprese, assistiamo a un incremento di quanti<br />
hanno aperto sedi ex novo all’estero (15,2%,<br />
era il 10,8% nel 2010), piuttosto di chi si è dotato<br />
di una rete di filiali commerciali (21,3%,<br />
era il 15,8% nel 2010) e di agenti all’estero<br />
(40,3%, era il 36,5% nel 2010). Quindi, diminuisce<br />
il numero delle imprese in grado di presidiare<br />
i mercati esteri, ma quelle che riescono a<br />
farlo sono dotate di una maggiore strutturazione<br />
e allungano le proprie reti per essere vicini<br />
al cliente finale e ai nuovi mercati. Emergono<br />
chiaramente, però, anche alcuni aspetti particolarmente<br />
problematici. Prosegue la crescita<br />
del numero di imprenditori che hanno preso la<br />
propria valigia e sono sbarcati sui mercati esteri<br />
senza rivolgersi ad alcun ente: ben il 56,6%<br />
U na Parte degli imPrenditori aPPare<br />
dinamiCa e determinata nell’affrontare<br />
la Crisi, grazie all’aVVio di ProCessi di<br />
trasformazione e innoVazione. CresCe<br />
ulteriormente la sChiera di quanti<br />
intuisCono Che sia neCessario stringere<br />
alleanze Con altri Partner: Consorzi,<br />
fusioni e aCquisizioni raPPresentano la<br />
modalità Per CresCere.<br />
31
32<br />
scenari<br />
nel 2011 (era il 53,7% nel 2010). Il restante<br />
45,4% si è rivolto a un insieme eterogeneo di<br />
enti: dal 15,1% delle associazioni di categoria,<br />
fino allo 0,3% delle ambasciate. Quindi, una<br />
volta di più la proiezione sui mercati esteri delle<br />
imprese italiane avviene all’insegna del “fai<br />
da te”, con tutti i rischi facilmente immaginabili.<br />
Di più, rimarca, una volta di più, l’assenza<br />
di un sistema paese in grado di supportare i<br />
processi di internazionalizzazione, oggi ancor<br />
più vitali per il nostro sviluppo. Il secondo elemento<br />
riguarda una quota minoritaria, ma non<br />
marginale, di imprese che seguendo il proprio<br />
D iminuisCe leggermente il numero<br />
delle imPrese in grado di Presidiare i<br />
merCati esteri, ma quelle Che riesCono<br />
a farlo sono dotate di una maggiore<br />
strutturazione e allungano le ProPrie<br />
reti Per essere ViCini al Cliente finale e<br />
ai nuoVi merCati.<br />
processo di internazionalizzazione ha deciso<br />
di chiudere completamente gli stabilimenti in<br />
Italia (7,0%, ma era il 3,1% nel 2010) e, inoltre,<br />
ha ridimensionato fortemente il proprio organico<br />
(16,4%, era il 17,0% nel 2010). Il sistema<br />
produttivo più esposto sui mercati esteri è<br />
quello del Nord del Paese (Nord Ovest: 41,6%;<br />
Nord Est: 47,1%; Centro: 32,3%; Sud e Isole:<br />
27,9%). Ed è proprio al Nord Est dove si assiste<br />
al maggior numero di imprese che ha deciso<br />
di chiudere i propri stabilimenti (13,9%; Nord<br />
Ovest: 5,4%) e conseguentemente diminuire il<br />
proprio organico (27,0%; Nord Ovest: 18,4%).<br />
Come a voler sottolineare che, per una parte<br />
del sistema produttivo, l’Italia non costituisce<br />
più un territorio dove sia possibile continuare<br />
a fare impresa.<br />
5. I processi di internazionalizzazione si coniugano<br />
con quelli dell’innovazione di prodotto<br />
e di processo. Un terzo delle imprese interpellate<br />
(37,6%) ha realizzato sia innovazioni di<br />
prodotto, sia di processo e hanno aumentato<br />
gli investimenti in questo campo negli ultimi<br />
2 anni. Il 29,9% ha realizzato investimenti analoghi<br />
anche se in misura meno intensa. Quindi,<br />
complessivamente gli sforzi nell’innovazione<br />
hanno interessato i due terzi delle imprese<br />
(67,5%). Inoltre, il 57,2% delle imprese inserite<br />
in una filiera (intermedie) ha fatto negli ultimi<br />
2 anni – ovvero nel periodo di crisi più profondo<br />
– una progressione organizzativa (upgrading)<br />
sul versante funzionale e relazionale,<br />
quali investimenti nella logistica, nel marketing,<br />
nella R&S, nel post vendita. Dunque, un sistema<br />
produttivo che non affronta passivamente la<br />
crisi, ma ricerca continue soluzioni innovative.<br />
Ciò non di meno, chi più di altri realizza simili<br />
investimenti sono generalmente chi si confronta<br />
con i mercati esteri. Così, il 49,2% delle<br />
imprese internazionalizzate è definibile come<br />
un “super innovatore”, ma analogamente avviene<br />
per il 30,3% di chi si muove solo in ambito<br />
domestico.<br />
Ancora, il 78,1% fra gli imprenditori internazionalizzati<br />
ha realizzato un processo di upgrading,<br />
mentre analogamente è avvenuto solo<br />
per il 30,2% di chi opera in sfere domestiche.
Dunque, appare netto il binomio “innovazione<br />
– internazionalizzazione”.<br />
6. I processi e le iniziative realizzate dall’Italia<br />
delle imprese fin qui descritte, avvengono<br />
all’interno di un clima che presenta elementi<br />
di deterioramento, rispetto allo scorso anno,<br />
più sul versante delle politiche realizzate<br />
dall’esecutivo, che sul versante <strong>della</strong> fiducia<br />
alle istituzioni (comunque stazionaria e su<br />
livelli di gradimento bassi). Osservando la fiducia<br />
espressa nei confronti delle istituzioni, gli<br />
imprenditori generalmente non manifestano<br />
significativi scostamenti rispetto al 2010, anno<br />
in cui già si era registrato un calo sensibile<br />
rispetto al 2009 per effetto <strong>della</strong> crisi. Quindi,<br />
permane sostanzialmente un clima diffuso di<br />
sfiducia, ma con almeno due fenomeni emblematici.<br />
I piccoli e medi imprenditori, sebbene<br />
in leggero calo rispetto alla rilevazione<br />
precedente (73,9%; era il 76,1% nel 2010),<br />
restano i soggetti cui si attribuisce la maggiore<br />
fiducia. Ciò non di meno, l’unica istituzione in<br />
crescita e prossima a essi è il Presidente <strong>della</strong><br />
Repubblica Napolitano, la cui stima giunge al<br />
64,2% (era il 59,2% nel 2010). Va sottolineato,<br />
a questo proposito, come i titolari delle PMI e<br />
il Presidente <strong>della</strong> Repubblica siano le uniche<br />
istituzioni a raccogliere la maggioranza dei<br />
consensi. Di più, il Presidente Napolitano è<br />
l’unica istituzione politica a ottenere non solo<br />
la fiducia dalla maggioranza degli interpellati,<br />
ma anche a conoscere un’impennata nei consensi<br />
(+5,0%).<br />
Ciò fa da contraltare al secondo fenomeno<br />
emerso: la perdita di fiducia nei confronti del<br />
Governo che scende alla soglia del 13,6%.<br />
Considerando che nel 2010 essa era già calata<br />
al 33,9% (era al 56,7% nel 2009, a un anno<br />
dall’insediamento del Governo Berlusconi),<br />
appare evidente un percorso di discesa assai<br />
repentino nei consensi, al punto di giungere<br />
a un livello inferiore rispetto a quello ottenuto<br />
dall’Esecutivo guidato dal Governo Prodi<br />
(17,0% nel 2007) poco prima delle sue dimissioni.<br />
Il calo di consensi espresso si riflette<br />
inevitabilmente, poi, anche nelle valutazioni<br />
sulle politiche fin qui da esso realizzate. L’uni-<br />
L' italia delle imPrese del 2011 Presenta<br />
Caratteri di ViVaCità e dinamismo, in<br />
PartiColare nella sua ComPonente<br />
maggiormente Proiettata sui merCati<br />
esteri. internazionalizzazione,<br />
inVestimenti in innoVazione, uPgrading<br />
funzionali si legano fra di loro in un<br />
mix VinCente in grado di alimentare la<br />
ComPetitiVità.<br />
ca voce che si avvicina alla sufficienza,<br />
senza comunque raggiungerla, riguarda<br />
l’azione del Governo sui temi <strong>della</strong><br />
politica estera (43,9%, ma era al 74,4%<br />
nel 2009). Tutte le altre materie sondate<br />
ottengono livelli di consenso inferiori e<br />
tutti calanti rispetto al 2010.<br />
“ I piccoli e medi<br />
imprenditori,<br />
sebbene in leggero<br />
calo rispetto<br />
alla rilevazione<br />
precedente (73,9%;<br />
era il 76,1% nel<br />
Dunque, l’Italia delle imprese del 2011 2010), restano<br />
presenta caratteri di vivacità e dinamismo,<br />
in particolare nella sua componen- i soggetti cui si<br />
te maggiormente proiettata sui mercati attribuisce la<br />
esteri. Internazionalizzazione, investimenti<br />
in innovazione, upgrading si le- maggiore fiducia”<br />
gano fra di loro in un mix vincente in<br />
grado di alimentare la competitività.<br />
Le imprese, però, si muovono in un ambiente<br />
e in un clima di fiducia sempre più rarefatto,<br />
senza punti di certezza. Salvo se stessi e il Presidente<br />
<strong>della</strong> Repubblica. Peggio, rimandano<br />
una sensazione di immobilismo e di sfiducia,<br />
come se la crisi avesse spinto l’Italia delle<br />
imprese lungo un processo di trasformazione<br />
profondo, ma che l’ambiente istituzionale e<br />
sociale circostante fosse rimasto inalterato.<br />
Soprattutto, non sono arrivate quelle riforme<br />
che avrebbero potuto creare le pre-condizioni<br />
utili a sostenere il loro sforzo. A questo punto,<br />
anche la realizzazione di poche riforme volte a<br />
liberare i vincoli alla crescita, sarebbero considerate<br />
come un’iniezione di fiducia.n<br />
33
di Eros Maccioni<br />
I cinquant'anni<br />
<strong>della</strong> Mevis,<br />
l'azienda<br />
di Rosà<br />
leader nella<br />
produzione<br />
di molle<br />
industriali.<br />
34<br />
imprese<br />
Mevis<br />
Caricati a molla<br />
C<br />
i sono aziende che incrociano la<br />
loro storia con quella <strong>della</strong> loro<br />
terra, che finiscono per farne<br />
parte. Nel 1961, quando la Mevis<br />
muoveva i suoi primi, timidi passi, Rosà<br />
era un anonimo paesino all’ombra di Bassano,<br />
tutto preso a tramutare la propria economia<br />
da agricola ad artigianale. Se mezzo secolo<br />
dopo Rosà è uno dei poli più industrializzati<br />
del comprensorio e il suo nome ha girato<br />
i continenti è perché aziende come Mevis<br />
sono riuscite ad affermarsi con una crescita<br />
costante, sino a diventare realtà di spicco su<br />
scala mondiale.<br />
La storia di Mevis, come quella di ogni impresa<br />
di successo, è fatta di intuizioni, coraggio<br />
e tenacia. Quando<br />
Adriano Visentin,<br />
fresco di diploma<br />
all’Itis Alessandro<br />
Rossi di Vicenza,<br />
decise di mettersi<br />
in proprio, si dedicò<br />
alla produzione<br />
“ Gli ultimi cinque<br />
anni hanno segnato<br />
per Mevis una<br />
crescita straordinaria,<br />
con importanti<br />
aumenti di fatturato<br />
e ampliamenti<br />
aziendali”<br />
di molle per l’industria delle selle, ben radicata<br />
nella zona e soprattutto nella vicina Rossano.<br />
Quello che oggi si chiama start up non<br />
fu una fase indolore, anzi, ci mancò poco che<br />
la grande idea di Visentin terminasse con un<br />
prematuro fallimento. Lui era diventato insegnante<br />
alle scuole tecniche di Rosà, ma non<br />
rinunciò al suo sogno.
L’economia del Nord Italia stava conoscendo<br />
una prosperità che non aveva precedenti, lo<br />
spazio per crescere c’era, bastava lavorare<br />
bene e intuire con prontezza da che parte<br />
tirava il vento. E non guardare mai l’orologio.<br />
Mevis intensificò la produzione di molle industriali<br />
e divenne sempre più versatile. I migliori<br />
allievi di Adriano Visentin diventarono<br />
suoi collaboratori. Molto spesso lo seguivano<br />
alle rassegne di settore perché il capo aveva<br />
capito che lo sviluppo dell’azienda non poteva<br />
prescindere dalla crescita professionale e<br />
dalla motivazione di ognuno di loro.<br />
Nel 1977 Mevis era un’azienda ben avviata.<br />
Adriano Visentin decise di renderla più flessibile<br />
nel rispondere alle esigenze del mercato<br />
e ci riuscì organizzandola per centri di produzione.<br />
Venne il momento di farsi affiancare dai figli,<br />
a iniziare dal primogenito Federico, laureato<br />
alla Bocconi. Quattro dei cinque figli di Adriano<br />
lo hanno seguito in azienda: Federico è<br />
l’amministratore delegato, Fabio, ingegnere,<br />
esperto del prodotto, Andrea, ingegnere elettronico,<br />
è addetto al software, mentre Luisa,<br />
laureata in lingue, si occupa del mercato<br />
estero.<br />
E’ soprattutto grazie al loro impulso che negli<br />
anni ’90 Mevis allarga i propri orizzonti nei<br />
mercati automobilistico ed elettrotecnico.<br />
L’export assorbe una parte preponderante<br />
<strong>della</strong> produzione.<br />
Il ricorso alle tecnologie di ultima generazione<br />
e la fede cieca nella qualità non tardano<br />
a dare i loro frutti: nel 1997 Mevis è ufficialmente<br />
il primo mollificio d’Europa a ottenere,<br />
oltre alla Iso 9001, una certificazione che<br />
risponde a una serie di rigorosi schemi auto.<br />
L’ultimo quinquennio ha segnato per Mevis<br />
una crescita straordinaria. Il 2010 è stato<br />
chiuso con un fatturato di 51 milioni di euro<br />
e la previsione per l’anno in corso sale a 58<br />
milioni. Lo stabilimento di Rosà, nel frattempo,<br />
è stato ampliato con una superficie di<br />
20.000 metri quadrati.<br />
Nel 2006 viene inaugurata Mevis Slovakia,<br />
una nuova unità con sede nella città di Samorin,<br />
seguita dall’apertura in tempi più recenti<br />
di un altro stabilimento a Galanta, sempre in<br />
Slovacchia. Una scelta di internazionalizzazione<br />
che risponde innanzitutto alla logica<br />
di avvicinarsi alle sedi produttive delle grandi<br />
multinazionali di cui Mevis è fornitore.<br />
Fra queste General Motors, Abb, Electrolux,<br />
Bosch-Siemens, Fiat, Saab.<br />
La storia <strong>della</strong> Mevis è diventata il soggetto<br />
di un libro scritto da Luigi Borgo. S’intitola<br />
Una molla per il progresso, storia di una famiglia<br />
e <strong>della</strong> sua impresa. Nella prefazione la<br />
presidente nazionale di Confindustria, Emma<br />
Marcegaglia, scrive: “Ho letto con piacere la<br />
storia di Mevis, dai suoi eroici inizi ai successi<br />
internazionali degli ultimi decenni, e mi complimento<br />
con il signor Adriano e la consorte,<br />
signora Maria, per quanto sono riusciti a realizzare,<br />
ma ho provato sincera felicità per il<br />
successo che Federico e i suoi fratelli hanno<br />
ottenuto in questi anni di estrema difficoltà<br />
economica del nostro Paese”.<br />
A metà settembre Mevis ha festeggiato i suoi<br />
cinquant'anni di successi con una festa in<br />
azienda riservata ai i dipendenti e le loro famiglie,<br />
con oltre 800 ospiti. ■<br />
In apertura,<br />
la famiglia Visentin<br />
al completo:<br />
da sinistra, Fabio, Andrea,<br />
Maria, Adriano, Luisa<br />
e Federico.<br />
Qui sopra,<br />
la sede di Rosà e il<br />
laboratorio dell'azienda.<br />
35
di Fiorenza Conti<br />
I n occasione<br />
dei 90 anni<br />
dell'azienda,<br />
la Gemmo<br />
ha donato<br />
a Vicenza<br />
il nuovo<br />
scenografico<br />
sistema di<br />
illuminazione<br />
<strong>della</strong> Basilica<br />
Palladiana<br />
e di Piazza<br />
dei Signori.<br />
36<br />
imprese<br />
Gruppo Gemmo<br />
Il piacere<br />
di portare la luce<br />
U<br />
n nuovo sistema<br />
di illuminazione<br />
acceso il 18 settembre<br />
scorso<br />
esalta l’architettura palladiana di Basilica e Loggia<br />
del Capitanato, come pure la Torre Bissara,<br />
il palazzo del Monte di Pietà e le piazze attigue.<br />
Concepito per valorizzare lo spazio architettonico<br />
che gli edifici definiscono, il sistema a led<br />
guarda all’innovazione e al risparmio energetico.<br />
A progettarlo e installarlo è stata la Gemmo,<br />
l'azienda di Arcugnano che lo ha donato alla<br />
città e in questo modo ha voluto suggellare i<br />
suoi 90 anni di storia nel territorio vicentino.<br />
Ma non solo, la serata dell’accensione è stata<br />
resa memorabile dal concerto al Comunale<br />
reso possibile ancora grazie alla società di Arcugnano.<br />
Il concerto ha portato a Vicenza per<br />
la prima volta il compositore Ennio Morricone,<br />
che ha diretto magistralmente 160 elementi<br />
facenti parte dell'Orchestra Roma Sinfonietta<br />
e del Nuovo Coro Lirico Sinfonico Romano<br />
dell’Università di Roma Tor Vergata.<br />
“Abbiamo voluto portare la luce nel cuore <strong>della</strong><br />
nostra città, là dove batte una storia lunga<br />
centinaia di anni e dove si respira il bello delle<br />
linee, delle forme e degli spazi – ha dichiarato<br />
Irene Gemmo, presidente e amministratore<br />
delegato dell'azienda -. Ci auguriamo che questo<br />
nuovo splendore riporti Piazza dei Signori<br />
a essere il centro <strong>della</strong> vita cittadina, un luogo<br />
in cui aggregare relazioni e sviluppare energie<br />
e racconti ai tanti visitatori e turisti il senso di<br />
un’identità, quella vicentina, così intrisa di amore<br />
per il bello e per il bel fare”.<br />
Questo “esempio di grande eccellenza imprenditoriale”,<br />
come lo ha definito il sindaco di<br />
Vicenza Variati, affonda le sue radici nella imprenditorialità,<br />
nella lungimiranza, nel coraggio<br />
e nella creatività che hanno caratterizzato sin
da subito lo sviluppo di una famiglia<br />
veneta e <strong>della</strong> sua attività. Attività avviata<br />
in piccolo laboratorio di Thiene<br />
nel 1919 da Livio Gemmo, un uomo<br />
eclettico e di ingegno straordinario<br />
che credeva nel potere e nelle potenzialità<br />
dell’energia elettrica.<br />
Il capostipite, classe 1898, lavorava<br />
nella cooperativa elettrica locale e<br />
allo scoppio <strong>della</strong> Prima Guerra mondiale<br />
si trovò impegnato sul fronte infuocato<br />
dell’Altopiano di Asiago come<br />
sergente del Genio Fotoelettrici. Proprio<br />
in quei territori, finita la guerra<br />
tornerà da imprenditore, per installare<br />
le prime linee elettriche.<br />
La staffetta sarà poi nelle mani di suo<br />
figlio Franco, nato nel 1928, che lavorò<br />
in azienda fin dal 1949 e divenne<br />
presidente nel 1968, anno <strong>della</strong> morte<br />
del padre. Franco Gemmo, scomparso nel<br />
giugno 2008 quasi 80enne, ha avuto un ruolo<br />
chiave nella conduzione dell’impresa. Nel 2005<br />
Franco decise di affidare la presidenza esecutiva<br />
ai figli Irene e Mauro, quest’ultimo già a.d.<br />
dal 1992 e oggi presidente di Gemmo Holding<br />
Company.<br />
Il Gruppo negli ultimi decenni ha saputo diversificare<br />
il proprio campo d’intervento, integrandolo<br />
con le attività produttive e l’erogazione di<br />
servizi tecnologici di manutenzione e gestione<br />
globale, nell’impiantistica elettrica e meccanica,<br />
dall’ingegneria alla messa in esercizio, nell’ottica<br />
<strong>della</strong> realizzazione di Grandi impianti e coerentemente<br />
con le esigenze del mercato.<br />
A questa attività di core business si affianca la<br />
realizzazione di Sistemi ferroviari: dalla predisposizione<br />
dei sistemi informatici di controllo<br />
all’installazione <strong>della</strong> rete elettrica e alla loro<br />
manutenzione, il Gruppo opera per garantire<br />
l’efficienza e la sicurezza dei trasporti su rotaia.<br />
Inoltre, l’operatività di Gemmo si è ampliata<br />
verso il Facility management, offrendo prestazioni<br />
ad alto contenuto tecnologico garantiscono<br />
qualità e sicurezza costanti. Non da<br />
ultima, la pubblica illuminazione, campo in cui<br />
al Gruppo Gemmo è stata affidato il servizio<br />
luce completo delle pubbliche amministrazioni<br />
grazie alla convenzione stipulata<br />
con Consip.<br />
La società oggi è leader in Italia<br />
in questi campi, ma si sta delineando<br />
quale punto di riferimento<br />
anche nel Project financing e nel<br />
recupero di edifici di valore artistico<br />
con interventi basati sulle<br />
più moderne tecniche di restauro.<br />
Tra i più importanti interventi<br />
effettuati in ambito architettonico<br />
quelli realizzati per il teatro<br />
La Fenice, la Reggia di Venaria<br />
Reale, la Biblioteca di Alessandria<br />
d’Egitto, la Cattedrale di Erice e la<br />
stazione di Liegi.<br />
Nel mondo Gemmo ha realizzato progetti in<br />
Argentina, Cile, Uruguay, Egitto, Libia, Belgio,<br />
Francia, Svizzera, Romania, Turchia, Kosovo, Bosnia,<br />
Russia, Eritrea ed Arabia Saudita.<br />
Nel 2010 il Gruppo ha dato lavoro a 1600 persone<br />
con un giro d’affari di circa 260 milioni di<br />
euro e con una crescita media del 10% rispetto<br />
all’anno precedente. Ma soprattutto perseguendo<br />
una mission familiare e aziendale: “Migliorare<br />
la vita delle persone e delle comunità attraverso<br />
l'innovazione tecnologica, preservando<br />
l'ambiente e le risorse disponibili”. ■<br />
“ Nel 2010 il Gruppo<br />
ha dato lavoro a<br />
1600 persone con<br />
un giro d’affari di<br />
circa 260 milioni<br />
di euro e con una<br />
crescita media del<br />
10% rispetto all’anno<br />
precedente”<br />
Nella pagina accanto,<br />
Piazza dei Signori con<br />
l'illuminazione resa<br />
possibile dall'intervento<br />
di Gemmo.<br />
Qui sopra,<br />
due infrastrutture<br />
realizzate con impianti<br />
dell'azienda di<br />
Arcugnano (il tunnel<br />
del Monte Bianco e il<br />
Palaghiaccio realizzato<br />
per le Olimpiadi invernali<br />
di Torino.<br />
Sotto,<br />
A sinistra Franco Gemmo<br />
e, a destra, i figli Mauro e<br />
Irene Gemmo.<br />
37
di Stefano Tomasoni<br />
I sessant'anni<br />
di Omera,<br />
l'azienda di<br />
Chiuppano<br />
a capo di un<br />
gruppo che<br />
opera nel<br />
settore delle<br />
macchine<br />
utensili ed<br />
è leader<br />
mondiale nel<br />
segmento<br />
delle rifilatricibordatrici<br />
e<br />
tra i primi<br />
in quello<br />
delle presse<br />
idrauliche,<br />
meccaniche<br />
e cesoie<br />
tagliaferri.<br />
38<br />
imprese<br />
Omera<br />
Macchine utensili,<br />
presse e passione<br />
D Dalla<br />
trasformazione di autocarri<br />
Arar che avevano fatto la guerra<br />
a grandi produttori di macchine<br />
utensili, leader mondiali nel segmento<br />
delle rifilatrici-bordatrici e tra i primi in<br />
quello delle presse idrauliche, meccaniche e cesoie<br />
tagliaferri. Questo il cammino compiuto in<br />
sessant'anni da Omera, l'azienda di Chiuppano<br />
oggi a capo di un gruppo con presenze produttive<br />
anche all'estero e capace di presidiare tutto<br />
il mondo. Sessant'anni che sono stati ricordati<br />
con una festa che ha visto insieme i fondatori,<br />
Flavio Carboniero e Severino Cavedon tuttora<br />
presenti in azienda, la seconda generazione<br />
rappresentata da Massimo Carboniero, tutti i<br />
dipendenti, e perfino una quarantina di agenti<br />
Omera venuti da tutto il mondo per un incontro<br />
che è stato anche occasione per conoscere<br />
la nuova gamma di prodotti innovativi con i<br />
quali l'azienda conta di conquistare nuove fette<br />
di mercato globale.<br />
Nata come una classica piccola impresa, di<br />
quelle che sono state poi protagoniste nel trasformare<br />
il Vicentino da terra agricola a locomotiva<br />
del Nordest, oggi Omera è un gruppo<br />
industriale affermato<br />
nel mondo grazie ai<br />
suoi continui investimenti<br />
in innovazione<br />
tecnologica, risorse<br />
umane e internazionalizzazione.<br />
Nel 1951 Flavio Carboniero<br />
e Severino<br />
Cavedon, giovani di<br />
belle speranze, ebbero<br />
l'idea di avviare a Schio<br />
un'attività che iniziò<br />
con la trasformazione<br />
di autocarri, residuati<br />
“ Sessant'anni<br />
in gran forma<br />
grazie alla continua<br />
innovazione e ricerca<br />
tecnologica, alla<br />
passione nel lavoro,<br />
all'attenzione all'etica<br />
e al rispetto delle<br />
regole”<br />
Arar <strong>della</strong> guerra, da fissi in ribaltabili, per passare<br />
poi alla produzione di piccole macchine<br />
utensili e arrivando, tempo dopo, alle prime<br />
cesoie per profilati.<br />
Nel 1958 l'azienda, già a corto di spazio, si trasferì<br />
in una nuova sede, sempre a Schio. Il primo<br />
importante successo fu la cesoia tagliaferri,<br />
una macchina che si rivelò rivoluzionaria nel<br />
settore <strong>della</strong> carpenteria. Nel '63 fu prodotta<br />
la prima rifilatrice, macchina tutta creatività e
meccanica pura, che dette una svolta all'azienda,<br />
in un segmento di produzione che ancora<br />
oggi, all'insegna <strong>della</strong> tecnologia e dell'innovazione,<br />
è uno dei fiori all'occhiello dell'azienda.<br />
Nel 1969 arrivò il primo parziale trasferimento<br />
nell'attuale sede di Chiuppano, completato nel<br />
1976. Nel frattempo si intensificò la vocazione<br />
per la lamiera: nel '70 partì la produzione di<br />
presse meccaniche a doppio montante e nel<br />
'76 quella di presse idrauliche. Con i prodotti,<br />
crebbero anche i dipendenti, che già alla fine<br />
degli anni Settanta erano ormai un centinaio,<br />
numero che si mantiene anche oggi. Aumentò<br />
anche la proiezione verso l'export,<br />
in particolare verso Germania,<br />
Francia, Svezia, e poi Stati Uniti e<br />
bacino del mediterraneo.<br />
Negli anni Novanta iniziò la trasformazione<br />
di Omera da azienda<br />
a gruppo industriale.<br />
Oggi, a Chiuppano<br />
l'azienda<br />
- che opera in un<br />
area di 16 mila metri<br />
quadrati coperti<br />
e 40 mila totali - è la<br />
“casa madre” di un gruppo composto<br />
anche da una seconda sede a Rosà (ex<br />
Presse Ross, azienda dapprima partecipata al<br />
50% e nel 2009 totalmente acquisita), dalla<br />
Timac di Schio e dalla Omera Mawe, con sede<br />
in Germania.<br />
“La carta vincente è sempre stata l'abitudine a<br />
fornire non soltanto singole macchine, ma anche<br />
un completo servizio tecnologico al cliente,<br />
che noi mettiamo sempre al primo posto<br />
– spiega il commendator Flavio Carboniero,<br />
oggi presidente dell'azienda -. L'ulteriore salto<br />
di qualità di questi ultimi anni è arrivato dal<br />
ragionare in un'ottica di gruppo, per sfruttare<br />
le sinergie tra le aziende, e offrire al mercato<br />
una gamma di prodotti più variegata e più<br />
specializzata possibile”.<br />
“Veniamo da un triennio di forti investimenti<br />
in molti campi – osserva il dott. Massimo<br />
Carboniero, direttore generale dell'azienda -.<br />
Sotto il profilo ambientale ed energetico ci<br />
siamo posti obiettivi importanti come l'auto-<br />
nomia energetica a medio termine, la<br />
produzione e l'utilizzo al<br />
100% di energia pulita<br />
e la produzione<br />
di macchine utensili<br />
con recupero<br />
di energia. Sotto il<br />
profilo dello sviluppo<br />
delle risorse<br />
umane sono state potenziate le diverse aree<br />
aziendali (tecnica, commerciale, produttiva e<br />
amministrativa). Abbiamo investito, poi, in nuovi<br />
prodotti e nuovi mercati e nell'acquisizione<br />
dell'attività industriale di Presse Ross. Questa<br />
politica ha portato anche alla realizzazione di<br />
nuove generazioni di presse meccaniche e di<br />
nuove presse idrauliche per lo stampaggio a<br />
caldo, così come al potenziamento dell'attività<br />
commerciale con l'apertura di nuove agenzie”.<br />
Il risultato di tutto questo è che oggi Omera<br />
è leader mondiale nel segmento delle rifilatrici-bordatrici,<br />
in posizione di prestigio nelle<br />
presse idrauliche, meccaniche e nelle cesoie<br />
tagliaferri, tra i pochissimi produttori al mondo<br />
di linee automatiche per la produzione di<br />
beni in lamiera.<br />
Sessant'anni compiuti in gran forma, dunque,<br />
grazie alla continua innovazione e ricerca tecnologica,<br />
alla passione nel lavoro, all'attenzione<br />
all'etica e al rispetto delle regole.■<br />
In apertura<br />
i quaranta agenti Omera<br />
con i titolari in occasione<br />
del sessantesimo<br />
dell'azienda.<br />
In questa pagina<br />
sopra da sinistra<br />
Massimo Carboniero,<br />
Flavio Carboniero e<br />
Severino Cavedon.<br />
Al centro<br />
una rifilatrice bordatrice<br />
per cartelli stradali.<br />
Sotto<br />
una linea per<br />
scaldabagni.<br />
39
di Alessia Zorzan<br />
B razzale,<br />
l'azienda<br />
lattierocasearia<br />
di<br />
Zané arrivata<br />
ormai<br />
all’ottava<br />
generazione,<br />
ha ottenuto<br />
per due dei<br />
suoi prodotti<br />
più noti la<br />
certificazione di<br />
rintracciabilità<br />
<strong>della</strong> filiera<br />
agroalimentare<br />
40<br />
imprese<br />
Brazzale<br />
Otto generazioni<br />
in forma<br />
N<br />
ell’epoca <strong>della</strong> produzione dai grandi<br />
numeri, non è solo la qualità del<br />
prodotto finale che conta. Osservata<br />
speciale, da un consumatore sempre<br />
più attento, è tutta la filiera produttiva.<br />
Dettaglio non da poco e che non è sfuggito<br />
al Gruppo Brazzale di Zané, azienda del settore<br />
lattiero-caseario arrivata ormai all’ottava<br />
generazione, che ha ottenuto per due dei suoi<br />
prodotti più noti la certificazione di rintracciabilità<br />
<strong>della</strong> filiera agroalimentare secondo la<br />
norma UNI EN ISO 22005:2008. Il documento<br />
è stato rilasciato dall’ente indipendente di certificazione<br />
DNV Business Assurance, operativo<br />
a livello mondiale e specializzato nel settore<br />
agroalimentare, ed è andato a premiare le filiere<br />
dei formaggi “Gran Moravia” e “Verena”.<br />
Dietro al rilascio <strong>della</strong> certificazione si nasconde<br />
un approccio produttivo altamente ecosostenibile.<br />
Il Gruppo Brazzale ha dovuto infatti<br />
dimostrare ai certificatori di seguire attenti<br />
parametri nella produzione del formaggio,<br />
non soltanto monitorando tutte le proprietà<br />
dell’alimento finale, ma garantendo anche un<br />
ridottissimo impatto ambientale. L’azienda,<br />
posto questo obiettivo di eccellenza tra i punti<br />
<strong>della</strong> mission, non si è limitata a rispettare i<br />
dettami di legge, ma ha fissato dei parametri<br />
ancora più restrittivi.<br />
Per quanto riguarda il formaggio “Gran Moravia”,<br />
prodotto nell’omonima regione <strong>della</strong> Repubblica<br />
Ceca, Brazzale si è posta come obiettivi<br />
di filiera, che ora la certificazione garantisce,<br />
la dotazione di almeno cinque ettari di<br />
terreno per ogni capo bovino in lattazione; l’allevamento<br />
libero con cuccette individuali per<br />
oltre il 90% del bestiame; un carico di nitrati<br />
per ettaro sette volte inferiore rispetto ai limiti<br />
comunitari e un limite dieci volte più restrittivo<br />
di quello di legge in merito alla presenza<br />
nel latte alla stalla di aflatossine naturali dei<br />
foraggi, valori così bassi da renderle del tutto<br />
assenti nel prodotto finito. Regole che vanno<br />
a regolamentare un ciclo produttivo intensivo.
La filiera “Gran Moravia”<br />
raccoglie infatti<br />
giornalmente il latte<br />
da oltre 15.000 bovini,<br />
allevati in una rete<br />
di 62 fattorie che si<br />
estendono su quasi<br />
100.000 ettari di terreno<br />
nella regione<br />
agricola <strong>della</strong> regione<br />
Moravia.<br />
La certificazione di<br />
rintracciabilità ottenuta<br />
per la filiera del<br />
“Verena” ha invece<br />
confermato l’attuazione<br />
di obiettivi specifici<br />
legati soprattut-<br />
“ La certificazione<br />
di rintracciabilità<br />
ottenuta per la filiera<br />
del “Verena” ha<br />
invece confermato<br />
l’attuazione di<br />
obiettivi specifici<br />
legati soprattutto<br />
all’origine montana<br />
del latte utilizzato”<br />
to all’origine montana del latte utilizzato. Tra<br />
questi l’individuazione di almeno tre ettari di<br />
terreno per ogni capo bovino in lattazione e<br />
poi, ancora, la stabulazione libera con cuccette<br />
individuali per oltre il 90% del bestiame<br />
allevati; un carico di nitrati per ettaro cinque<br />
volte inferiore rispetto ai limiti comunitari e<br />
un limite dieci volte più rigido di quello di<br />
legge sulla presenza di aflatossine naturali<br />
dei foraggi nel latte alla stalla.<br />
“La sensibilità per la natura e il suo rispetto<br />
sono da sempre nel sangue <strong>della</strong> gente di<br />
Asiago, la terra dove sono le nostre radici e<br />
il nostro cuore – commenta Roberto Brazzale,<br />
presidente dell'azienda -. Oggi scopriamo<br />
che si definisce ecosostenibilità. La scelta di<br />
intraprendere il percorso delle certificazioni<br />
è stata dunque un passo naturale verso il riconoscimento<br />
ufficiale di ciò che la nostra generazione<br />
di meglio può fare in quella direzione,<br />
mediante modelli produttivi fortemente innovativi<br />
sia per il contenuto che per la scelta di<br />
operare in regioni agricole <strong>della</strong> Mitteleuropa<br />
particolarmente vocate e pregevoli”.<br />
“Il fatto che le nostre filiere oggi siano certificate<br />
dall’ente DNV – conclude il presidente<br />
- assicura al consumatore e al mercato la<br />
massima trasparenza e l’ulteriore garanzia di<br />
avere un prodotto sano, di altissima qualità,<br />
realizzato in modo da ridurre al minimo il<br />
'consumo di ambiente'.<br />
La certificazione,<br />
oltretutto è, anche<br />
per noi, uno stimolo<br />
continuo a lavorare<br />
in questa direzione<br />
e a migliorarci”.<br />
Una filosofia, quella<br />
di puntare al miglioramentocontinuo,<br />
che ha permesso alla<br />
Brazzale di essere la più antica azienda familiare<br />
italiana del settore lattiero-caseario. Nata alla<br />
fine del ‘700, vede oggi già operativa l’ottava<br />
generazione. Il 2010 si è chiuso con un fatturato<br />
di 152 milioni di euro, conta oltre 300 dipendenti<br />
e 6 impianti produttivi distribuiti tra<br />
Italia, Repubblica Ceca e Brasile. n<br />
In apertura<br />
Roberto Brazzale<br />
all'abbattitura<br />
del Gran Moravia.<br />
In questa pagina<br />
dall'alto una fase di<br />
produzione, la famiglia<br />
Brazzale nel 1950<br />
e i fratelli Brazzale<br />
(da sinistra Roberto,<br />
Piercristiano e Gian<br />
Battista).<br />
41
di Paolo Usinabia<br />
L' azienda di<br />
Cartigliano<br />
produce da<br />
cinquant'anni<br />
macchine per<br />
conceria, ma<br />
è attiva anche<br />
nelle macchine<br />
per l'industria<br />
alimentare e<br />
nelle tecnologie<br />
per l'ambiente.<br />
42<br />
imprese<br />
Officine Cartigliano<br />
E<br />
’una storia imprenditoriale atipica<br />
quella delle Officine di Cartigliano.<br />
Per quest’azienda che ha<br />
da poco compiuto cinquant’anni,<br />
l’innovazione è una caratteristica congenita.<br />
Basti pensare che il 10% del suo fatturato viene<br />
destinato e investito ogni anno in ricerca,<br />
tutelata da oltre 200 brevetti a copertura internazionale.<br />
Fin dagli albori il core business è la<br />
produzione di macchine per conceria.<br />
Mediamente l’esportazione corrisponde all’85%<br />
<strong>della</strong> produzione dell’azienda. È importante<br />
sapere che circa l’ 80% delle pelli presenti<br />
nel mondo vengono processate da impianti<br />
Cartigliano. La propensione all’innovazione ha<br />
portato questa realtà a seguire un altro binario<br />
vincente e investire in altri due settori: alimentare<br />
e ambiente. Prima di conoscere questi nuovi<br />
percorsi aziendali merita attenzione la storia<br />
di chi, da oltre quarant’anni è protagonista di<br />
questo successo, Antonio Polato, classe 1948.<br />
“ Le Officine di<br />
Cartigliano hanno<br />
studiato e brevettato<br />
un sistema innovativo<br />
nell'ambito <strong>della</strong><br />
pastorizzazione e<br />
sterilizzazione degli<br />
alimenti”<br />
Al servizio <strong>della</strong> pelle<br />
“Inventiva, eclettismo, indiscusse doti comunicative,<br />
l’amore per il suo lavoro” sono alcune<br />
delle parole usate quando gli è stato conferito<br />
il prestigioso premio Brijoni 2011, parole che<br />
descrivono al meglio chi ha portato la Cartigliano<br />
a questi importanti traguardi.<br />
Diplomatosi al liceo Scientifico a Treviso, Polato<br />
inizia un percorso di laurea che lo accompagnerà<br />
durante i primi anni di lavoro dipendente<br />
che inizia a svolgere alla Cartigliano nel lontano<br />
1969, in qualità di impiegato addetto al magazzino.<br />
Ben presto passa a gestire anche l’ufficio<br />
acquisti. Toni si distingue per la sua innata<br />
attitudine al settore commerciale e alle vendite,<br />
realizzando in poco tempo importanti operazioni<br />
commerciali che daranno immediato prestigio<br />
internazionale all’azienda. Nel 1979 viene<br />
nominato consigliere, nel 1985 amministratore<br />
delegato e nel 1995 assume la presidenza <strong>della</strong><br />
società fondata nel 1961 dal commendator<br />
Antonio Corner, incarico che tuttora ricopre.
Al di là dei numeri, a Polato viene riconosciuta<br />
una spiccata capacità di “fare azienda”, la sua<br />
propensione a considerare il cliente al centro<br />
di tutto, la sua curiosità verso il “nuovo”, verso<br />
la ricerca e l’innovazione, la capacità di far<br />
sentire a proprio agio tutti, collaboratori e non.<br />
“Di cosa sono più contento? Innanzitutto di<br />
esserci ancora - dice sorridendo - e poi di avere<br />
attorno persone che mi vogliono bene, seguendomi.<br />
Nell’azienda c’è un clima particolare:<br />
normalmente non è facile creare uno spirito di<br />
gruppo unito. Ritengo fondamentale la soddisfazione<br />
economica di chi collabora con me e<br />
il fatto che sentano l’azienda come ‘cosa loro’.<br />
Per questo hanno grande libertà d’azione e<br />
possibilità di usare le loro capacità, come fossero<br />
imprenditori di loro stessi”.<br />
I geni non servono, quello che serve è una intelligenza<br />
media, tanta buona volontà, disponibilità,<br />
amore per il proprio lavoro, mettendo un<br />
po’ di cuore in quello che si fa.<br />
“L’intento <strong>della</strong> Cartigliano – aggiunge Polato<br />
– è dare un aiuto ai nostri clienti: offriamo soluzioni<br />
tecniche per dare un valore aggiunto al<br />
loro prodotto”.<br />
Da qui nasce lo spirito <strong>della</strong> ricerca all’innovazione,<br />
che vede la Cartigliano proporsi con<br />
successo anche in altri due settori strategici.<br />
Ha infatti studiato e brevettato un sistema rivoluzionario<br />
nell’ambito <strong>della</strong> pastorizzazione/<br />
sterilizzazione degli alimenti, raggiungendo<br />
importanti risultati anche con società quali Aia,<br />
Nestlè, Ferrero e Micheal Foods.<br />
Si utilizza un campo elettromagnetico per la<br />
pastorizzazione e sterilizzazione dei prodot-<br />
ti alimentari liquidi e semiliquidi,<br />
il processo avviene<br />
a temperature più basse di<br />
quelle convenzionali, il riscaldamento<br />
del prodotto<br />
è istantaneo, così che non<br />
vengono alterate le caratteristiche originali del<br />
prodotto.<br />
Come risultato si ottiene un prodotto con caratteristiche<br />
organolettiche, nutrizionali, olfattive<br />
e di gusto perfettamente simili a quelle<br />
del prodotto fresco, il carico vitaminico resta<br />
integro; allo stesso tempo l’alimento è praticamente<br />
sterile, bonificato da spore e batteri; può<br />
essere stoccato e consumabile in periodi assai<br />
più lunghi di quelli normali. Altro settore di<br />
riferimento riguarda i fanghi civili e industriali.<br />
I rifiuti rappresentano un problema sempre più<br />
ingente e costoso: il loro smaltimento. Con l’innovativo<br />
sistema Cartigliano si agisce nel pieno<br />
rispetto dell’ambiente, riducendo del 60% il<br />
volume dei fanghi e del 70% il peso degli stessi,<br />
attraverso un primo trattamento di essiccaggio.<br />
I fanghi essiccati contengono un apprezzabile<br />
contenuto di sostanze organiche (circa l’ 80%),<br />
per cui con un secondo trattamento di cracking<br />
anaerobico, si trasforma la parte organica<br />
in gas che viene utilizzato per la produzione<br />
di energia elettrica e termica. Da ogni kilo di<br />
rifiuto si arriva a produrre 1 kW elettrico e 1,5<br />
kW termico! A questo punto è stato eliminato<br />
il problema del conferimento in discarica dei<br />
fanghi e i relativi costi, risolvendo l’annoso<br />
problema di saturazione delle discariche e trasformando<br />
un costo in un ricavo economico. n<br />
A pag. 42 l'esterno<br />
dell'azienda in occasione<br />
<strong>della</strong> celebrazione per i<br />
50 anni di attività;<br />
nel riquadro piccolo,<br />
il titolare Antonio Polato.<br />
Qui sopra, due fasi di<br />
lavorazione all'interno<br />
dello stabilimento<br />
e una foto d'epoca<br />
dell'inaugurazione dello<br />
stabilimento.<br />
43
44<br />
flash<br />
Nuova gamma di telai<br />
per la Smit Textile<br />
Dopo l’attivo di bilancio 2010, la Smit Textile di Schio si conferma<br />
tra i leader mondiali nella produzione di telai tessili industriali<br />
e un centro di eccellenza italiano. L'azienda ha presentato una<br />
nuova gamma di prodotti, con soluzioni tecniche d’avanguardia,<br />
portate alla ITMA a Barcellona, la più importante fiera del settore<br />
meccanotessile al mondo. Le macchine per tessere a pinze non<br />
pongono limiti alla creatività dell'industria tessile. Concepite per<br />
ogni tipo di applicazione, oltre a tessere i filati classici quali lana,<br />
cotone e fibre sintetiche, sono utilizzate anche per la tessitura di<br />
filati delicati, seta, filati fantasia, monofilamenti sintetici, assicurando<br />
sempre un rendimento ottimale. Oltre ai tessuti sopracitati,<br />
prodotti nel rispetto dei più elevati standard qualitativi, le macchine<br />
a pinze Smit Textile vengono utilizzate con notevole successo<br />
anche nella produzione di tessuti industriali tra i quali tessuti per<br />
filtri, per airbag, per nastri trasportatori, tessuti in fibra di vetro<br />
per impieghi elettronici. Concepiti per ogni tipo di applicazione,<br />
i telai <strong>della</strong> Smit Textile, oltre a tessere i filati classici quali lana,<br />
cotone, seta e tessuti sintetici, vengono utilizzati anche per i<br />
tessuti industriali come i tessuti per filtri, per airbag, per nastri<br />
trasportatori, tessuti in fibra di vetro, di carbonio e di acciaio.<br />
Nuova filiale in Polonia<br />
per Faresin Industries<br />
La Faresin Industries,<br />
azienda con<br />
sede a Breganze e<br />
leader internazionale<br />
nella produzione<br />
di macchine<br />
per il comparto<br />
agricolo-zootecnico<br />
e di sollevatori<br />
telescopici, ha<br />
inaugurato il 30<br />
settembre scorso<br />
una nuova filiale nella città di Torun, importante centro economico<br />
e snodo logistico <strong>della</strong> Polonia a nord-ovest <strong>della</strong><br />
capitale Varsavia con oltre 200 mila abitanti, capoluogo <strong>della</strong><br />
Cuiavia-Pomerania. La nuova sede di Torun, operativa dall’inizio<br />
di settembre, si compone di un padiglione espositivo e di<br />
un magazzino ricambi, oltre agli uffici amministrativi e alla<br />
sala conferenze dove ospitare partner, clienti e tenere i corsi<br />
di formazione e aggiornamento per i dealer.<br />
Il Gruppo Bonato partner di Shell per una plastica rivoluzionaria<br />
L e bottiglie di plastica? Da problema ambientale<br />
a materiale per arredare le nostre<br />
case. Merito di un nuovo prodotto, sottile,<br />
resistente, ecologico. E rivoluzionario.<br />
Nato da una nuova partnership industriale,<br />
quella tra due aziende del Gruppo Bonato<br />
(MBD e Said, che producono rispettivamente<br />
impianti e utensili per la lavorazione del-<br />
le superfici) e la Echotect di Shell, questo<br />
prodotto rappresenta un’alternativa sostenibile<br />
e ad alte prestazioni all’agglomerato,<br />
ai rivestimenti e ai prodotti di rivestimento<br />
tradizionali. La sua presentazione ufficiale<br />
è avvenuta a Verona, all’interno di Marmomacc,<br />
la fiera internazionale <strong>della</strong> tecnologia<br />
e del design <strong>della</strong> pietra. All’evento<br />
erano presenti l’amministratore delegato<br />
del Gruppo di Isola <strong>Vicentina</strong> Luca Bonato, il<br />
capo progetto in Echotect Stephen Eastwood<br />
e l’assessore regionale Roberto Ciambetti.<br />
“Grazie a una tecnica d'avanguardia che<br />
usa PET (polietilene teraftalato) riciclato da<br />
bottiglie di plastica alla fine <strong>della</strong> loro vita<br />
utile e lo combina con piccoli pezzi di<br />
pietra – ha spiegato Stephen Eastwood,<br />
CEO di Echotect BV – siamo riusciti, con<br />
la collaborazione delle aziende vicentine,<br />
a creare un materiale con caratteristiche<br />
uniche: è il più sottile al mondo, tanto che<br />
può arrivare sino a tre millimetri, e molto<br />
resistente. E’ ideale per pavimenti e rivestimenti,<br />
controsoffitti, pannelli interni e applicazioni<br />
di rivestimento esterno. Per di più,<br />
è ecologico e riciclabile al 100 per cento:<br />
producendo un metro quadro di questo materiale<br />
si riciclano 250 bottiglie di plastica”.<br />
“Non ho dubbio – ha detto Luca Bonato,<br />
amministratore delegato dell’omonimo<br />
gruppo – che questa innovazione possa<br />
rivoluzionare la produzione in questo settore<br />
e che, insieme, realizzeremo prodotti<br />
che piaceranno ai consumatori".
La Freddo&Co., azienda di Pianezze<br />
leader nel settore <strong>della</strong> refrigerazione,<br />
in accordo con il Protocollo di<br />
Kyoto e le regolamentazioni <strong>della</strong><br />
Comunità Europea, offre il servizio<br />
di retrofit, ovvero la messa a<br />
norma di impianti funzionanti con<br />
refrigeranti obsoleti, responsabili<br />
dell’effetto serra e ozono riducenti<br />
e propone il CDC, controllo dinamico<br />
condensazione, un particolare<br />
software che, abbassando la<br />
temperatura di condensazione degli<br />
impianti, garantisce un risparmio<br />
di energia elettrica fino al 20% e<br />
una minore usura dei compressori.<br />
Grazie a questo impegno ecologico,<br />
Freddo&Co. si è aggiudicata di<br />
recente il primo posto al concorso<br />
“Best Practice”, promosso dal<br />
Raggruppamento di Bassano<br />
Michele Zonin dai vini<br />
“d.o.c.” a MyDoc.it<br />
Michele Zonin, 33 anni, responsabile area legale e<br />
finanziaria <strong>della</strong> Casa Vinicola di famiglia, ha deciso<br />
di mettersi alla prova in un ambito totalmente<br />
diverso dalla viticoltura, dando avvio a un nuovo<br />
progetto imprenditoriale che intende portare i benefici<br />
<strong>della</strong> laserterapia direttamente a casa di tutti. E’<br />
nata così MyDoc.it la società di cui Zonin è amministratore<br />
delegato, dedicata alla ricerca, sviluppo,<br />
brevettazione, promozione e distribuzione sul mercato di Doclaser. Si tratta di un<br />
innovativo dispositivo portatile laser, per il mantenimento dei risultati ottenuti con<br />
terapie precedenti e la prevenzione dei microtraumi, destinato a rivoluzionare le<br />
modalità di mantenimento <strong>della</strong> forma fisica e prevenzione di disturbi molto comuni<br />
e diffusi tra gli sportivi professionisti e dilettanti. La società è in fase di startup e si<br />
pone l’obiettivo di distribuire 10 mila esemplari del dispositivo laser nel primo anno<br />
di attività. MyDoc.it prevede la commercializzazione di Doclaser su scala europea.<br />
Open day alla Freddo&Co.,<br />
premiata per le sue “Best Practice”<br />
del Grappa dell'<strong>Associazione</strong><br />
per valorizzare e far conoscere<br />
l’importante lavoro svolto dalle<br />
aziende del territorio bassanese.<br />
Pur nell'attuale scenario economico<br />
difficile, l’azienda di Pianezze ha<br />
registrando finora nel 2011 un<br />
incremento di fatturato del 20%<br />
rispetto al 2010. L’azienda continua<br />
il proprio sviluppo internazionale:<br />
Nigeria, Senegal, Algeria, Polonia e<br />
Tanzania ed è ora in progetto una<br />
start-up in Kenya. Questi risultati<br />
sono stati toccati con mano all'inizio<br />
di ottobre in occasione <strong>della</strong> giornata<br />
di “porte aperte”, organizzate per<br />
presentare le più moderne tecnologie<br />
del Freddo. L'azienda ha mostrato ai<br />
propri partners - clienti, istituzioni,<br />
consulenti ma anche cittadini - il<br />
motore pulsante <strong>della</strong> sua attività.<br />
Marelli Motori in Malesia<br />
Marelli Motori, leader mondiale nella produzione<br />
di macchine elettriche rotanti, si espande investendo<br />
in un nuovo stabilimento produttivo a Shah<br />
Alam, Kuala Lumpur (Malesia). L'investimento<br />
si inserisce nel quadro di sviluppo che l'azienda<br />
sta realizzando anche nel quartier generale di<br />
Arzignano dove, in controtendenza con l’attuale<br />
situazione economica mondiale, ha incrementato<br />
il proprio organico di ingegneri qualificati e manodopera<br />
specializzata, nonché espandendo lo<br />
stabilimento produttivo con una nuova sala prove<br />
tecnologicamente all’avanguardia. Ad Arzignano<br />
operano più di 530 persone. Il nuovo sito malese<br />
è stato inaugurato alla presenza dell’amministratore<br />
delegato di Marelli, Roberto Ditri, che ha<br />
tagliato il nastro con il Ministro del Commercio<br />
e dell’<strong>Industria</strong> malese e l’ambasciatore italiano<br />
(nella foto). Oltre a una folta rappresentanza del<br />
quartier generale dell'aziena erano presenti più di<br />
140 clienti provenienti da tutto il mondo, nonché<br />
molte autorità locali. La Marelli Manufacturing<br />
Asia, operativa da pochissimi mesi, ha già raggiunto<br />
una produzione mensile di 1.000 alternatori<br />
con potenza da 13 a 90 kVA. Questa gamma<br />
viene esportata in 21 paesi asiatici, oltre che in<br />
tutto il resto del mondo. Attualmente la fabbrica<br />
impiega 100 operai che verranno raddoppiati<br />
nei prossimi mesi quando la produzione sarà a<br />
pieno regime. L’azienda è presente in Malesia già<br />
dal 1997, inizialmente con un ufficio di rappresentanza<br />
che, dopo tre anni, è diventato anche<br />
filiale commerciale e Centro di distribuzione e di<br />
Service per tutta l’area Asia Pacific. Ora sito di<br />
produzione.<br />
45
cultura e società<br />
di Xxxxxxxx “ Lo scrittore<br />
veneziano Andrea<br />
Molesini ha vinto il<br />
Premio Campiello<br />
2011, riportando<br />
in laguna, dopo<br />
decenni, la più<br />
famosa "vera da<br />
pozzo" d'Italia”<br />
46<br />
PROFeta<br />
in patria<br />
U<br />
n veneziano alla corte del Premio<br />
Campiello. Andrea Molesini con il<br />
romanzo “Non tutti i bastardi sono<br />
di Vienna” (Sellerio) si è aggiudicato<br />
la 49° edizione del Premio Campiello, organizzato<br />
dagli <strong>Industria</strong>li del Veneto.<br />
Il romanzo di Molesini ha ottenuto 102 voti,<br />
sui 285 inviati dalla Giuria dei Trecento Lettori.<br />
Seconda in ordine di preferenze Federica Manzon<br />
con “Di fama e di sventura” (Mondadori), a<br />
seguire poi Ernesto Ferrero con “Disegnare il<br />
vento” (Einaudi), Maria Pia Ammirati con “Se tu<br />
fossi qui” (Cairo Editore) e Giuseppe Lupo con<br />
“L’ultima sposa di Palmira” (Marsilio).<br />
Il romanzo di Molesini ha convinto dunque<br />
oltre un terzo dei votanti, superando nel finale<br />
<strong>della</strong> votazione la concorrenza <strong>della</strong> Manzon,<br />
che fino all'ultimo ha tenuto testa al vincitore,<br />
per poi lasciargli campo libero allo sprint finale.<br />
“Non tutti i bastardi sono di Vienna” riunisce<br />
le classiche unità di luogo, tempo e azione.<br />
Ambientato nel 1917, copre un anno di guerra<br />
raccontando il periodo immediatamente successivo<br />
alla disfatta di Caporetto, raccontando<br />
vicende che mettono al centro una famiglia «invasa<br />
a casa propria», isolata in una villa veneta.<br />
All'interno di una sapiente ricostruzione storica,<br />
Molesini è bravo nel mettere a fuoco i personaggi<br />
che intervengono nella vicenda e di farlo con<br />
una lingua pulita e avvincente. «Vivere in una<br />
casa invasa – spiega Molesini – è una metafora<br />
<strong>della</strong> nostra condizione occidentale all'alba del<br />
terzo millennio. Il ruolo di ospite in casa propria<br />
è quello di ciascuno di noi, ora, qui».<br />
Nel corso <strong>della</strong> serata sul palco <strong>della</strong> Fenice è<br />
stato consegnato il “Premio Fondazione Il Campiello”,<br />
riconoscimento che viene assegnato a<br />
un insegne personalità <strong>della</strong> cultura italiana. La<br />
Fondazione Il Campiello quest’anno ha voluto<br />
omaggiare Andrea Camilleri con la seguente
motivazione: “Camilleri<br />
è lo scrittore più<br />
amato dai lettori. Le<br />
sue opere sono tradotte<br />
in tutto il mondo.<br />
Il vigatese, la lingua<br />
d’invenzione parlata nella cittadina immaginaria<br />
dei romanzi di Camilleri, è diventato scrittura<br />
che si aggiunge alle grandi sperimentazioni letterarie<br />
non solo italiane. Camilleri ha reinventato<br />
il romanzo storico e di genere, insieme al<br />
racconto fantastico; e, con umoristica vivacità, e<br />
pirandelliano senso del contrario, ha recuperato<br />
nell’intrattenimento letterario l’indagine storica,<br />
politica e civile. Camilleri esce dalla memorabile<br />
officina letteraria impiantata a Palermo da Leonardo<br />
Sciascia e da Elvira Sellerio. E a quell’officina<br />
ha enormemente contribuito lui stesso”.<br />
Sono stati inoltre premiati la giovane vincitrice<br />
del Premio Campiello Opera Prima, Viola Di Grado<br />
con “Settanta acrilico trenta lana” (edizione<br />
e/o) e i vincitori del Concorso Campiello Giovani<br />
nelle sue sezioni italiana ed estera, rispettivamente<br />
vinte dal lombardo Mattia Conti, 22 anni,<br />
con il racconto “Pelle di legno” e dalla svizzera<br />
Carlotta Silini, 21 anni, per il racconto “Un anno<br />
di pensieri in cinque righe”.<br />
Il Premio edizione 2011 ha idealmente passato<br />
il testimone all'edizione del cinquantennale, che<br />
l'anno prossimo annuncia per l'occasione alcune<br />
novità interessanti, tra le quali un'attenzione particolare<br />
alle piccole case editrici, spesso oscurate<br />
dai grandi gruppi editoriali che in Italia lasciano<br />
poco spazio appunto all'emergere dei “piccoli”.<br />
“Nel 1963 l’imprenditoria veneta ha lanciato<br />
una sfida al mondo culturale italiano con un progetto<br />
inedito e originale che ha continuato nel<br />
tempo a dimostrare un’eccellente vitalità - osserva<br />
Andrea Tomat, Presidente <strong>della</strong> Fondazione<br />
Il Campiello e di Confindustria Veneto -. Quello<br />
tra impresa e cultura si è rivelato un sodalizio<br />
lungimirante, che permette oggi, a quasi cinquant'anni<br />
di distanza, di considerare il Premio<br />
Campiello tra i più importanti riconoscimenti<br />
letterari in Italia. Il Campiello è un progetto che<br />
gli imprenditori veneti, anno dopo anno, hanno<br />
saputo coltivare con impegno e passione. Il<br />
desiderio, oggi come allora, è sempre quello di<br />
IL Premio CamPiello 2011 ha idealmente<br />
Passato il testimone all'edizione del<br />
Cinquantennale, Che l'anno Prossimo<br />
annunCia Per l'oCCasione alCune noVità<br />
interessanti, tra le quali un'attenzione<br />
PartiColare alle PiCCole Case editriCi,<br />
sPesso osCurate dai grandi gruPPi<br />
editoriali Che in italia lasCiano PoCo<br />
sPazio aPPunto all'emergere dei<br />
“PiCColi”.<br />
contribuire a promuovere la narrativa italiana e<br />
la lettura in genere. Per noi investire in cultura<br />
significa investire sul futuro; non può esserci<br />
progresso laddove mancano conoscenza e cultura.<br />
Chi investe in questa manifestazione non lo fa<br />
solo con risorse economiche ma anche con un<br />
costante contributo di idee. Per questo motivo,<br />
ringrazio chi ha voluto offrire un sostegno importante<br />
e tangibile alla realizzazione di questa<br />
edizione del Premio Campiello, augurandomi<br />
che vogliano continuare a farlo anche per le<br />
prossime edizioni”. n<br />
In apertura, Andrea<br />
Molesini festeggia la<br />
vittoria del Campiello.<br />
Qui il sopra, la serata<br />
finale del Premio, alla<br />
Fenice di Venezia, e i<br />
cinque finalisti: Michele<br />
Lupo, Maria Pia Ammirati,<br />
Andrea Molesini, Federica<br />
Manzon ed Ernesto<br />
Ferrero.<br />
47
cultura e società<br />
di Eros Maccioni<br />
48<br />
CaNOVa<br />
ritrovato<br />
B<br />
assano è ponte degli alpini, grappa,<br />
asparagi. A pochi verrebbe in mente<br />
di associare la città a Jacopo Da Ponte,<br />
figuriamoci ad Antonio Canova,<br />
che per di più, come piace sottolineare ai pignoli,<br />
nacque non qui ma nella vicina Possagno.<br />
Eppure Bassano è la patria putativa del grande<br />
maestro del neo-classicismo, lo è oggi più che<br />
mai. Finalmente si respira quel fermento che<br />
può consentire al Canova di ricevere quel riconoscimento<br />
planetario che gli spetta e alla città<br />
di goderne il riflesso. A costo di fare dell’artista<br />
un brand di Bassano, un’etichetta <strong>della</strong> sua cultura,<br />
con tutti i benefici d’immagine e di cassetta<br />
che ne possono derivare.<br />
Maria Pia Morelli è la presidente del consiglio<br />
di amministrazione dell’Istituto di Ricerca per<br />
gli Studi sul Canova e il Neoclassicismo. “Canova<br />
è stato tenuto in soffitta per troppo tempo<br />
– afferma -. Qui nel Veneto con Canova,<br />
Tiziano e Palladio<br />
abbiamo un trio<br />
di geni che non<br />
teme confronti,<br />
è il momento di<br />
passare all’azione<br />
e di capire che<br />
questo è il nostro<br />
oro nero”.<br />
L’Istituto ha varato<br />
una serie di<br />
iniziative pensate<br />
per valorizzare al<br />
massimo la ricca<br />
dotazione cano-<br />
“ Dopo Palladio,<br />
nel Vicentino si<br />
riscopre il genio di<br />
Antonio Canova. Lo fa<br />
soprattutto l’Istituto<br />
di Ricerca per gli<br />
Studi sul Canova e il<br />
Neoclassicismo, che<br />
ha sede a Bassano”<br />
viana in possesso del Museo Civico Bassanese<br />
e per aprire ad un pubblico nuovo, non solo di<br />
specialisti, la conoscenza del genio artistico di<br />
Antonio Canova. Sulla base di questo rinnovato<br />
fervore, l'Istituto ha ricevuto il sostegno diretto
anche da parte <strong>della</strong> Sezione Costruttori edili di<br />
Confindustria Vicenza, che da alcuni mesi esprime<br />
un proprio rappresentante - l'ex presidente<br />
degli edili Giuseppe Fracasso - all'interno del<br />
consiglio di amministrazione.<br />
A settembre Bassano ha ospitato un ciclo di<br />
appuntamenti che ruotano attorno all’accordo<br />
di programma fra il Museo di piazza Garibaldi<br />
e il Museo Thorvaldsen di Copenhagen. Bertel<br />
Thorvaldsen è vissuto nella stessa epoca di Canova<br />
e ha seguito un percorso artistico in gran<br />
parte sovrapponibile al suo. Lo scultore veneto<br />
e il danese, compiuti i regolari studi accademici,<br />
passarono entrambi ad affinare erudimenti e<br />
tecnica sotto l’egida dei mecenati ed ebbero un<br />
approdo comune, lo sbocco inevitabile per i primi<br />
<strong>della</strong> classe: Roma. Nella città eterna entrambi<br />
acquisirono una celebrità internazionale, i loro<br />
capolavori divennero i paradigmi <strong>della</strong> scuola<br />
neo-classica: Canova più attratto dallo stile fidiaco<br />
e aperto alla sperimentazione, Thorvaldsen<br />
più legato alla statuaria greca e ad una compostezza<br />
dei soggetti.<br />
Chi dei due fosse il migliore non è mai stato stabilito<br />
e oggi, francamente, ha un peso relativo. La<br />
grande novità è che i due più grandi esponenti<br />
di inizio Ottocento <strong>della</strong> scultura neo-classica si<br />
ritrovano oggi in uno stesso percorso di rivisitazione<br />
culturale che viaggia fra due poli, Bassano<br />
e Copenhagen, per rivolgersi al mondo intero.<br />
Sabato 10 settembre nella sala Chilesotti del Museo<br />
Civico è stato siglato l’accordo che, nell’ambito<br />
degli “Accordi Canoviani”, dà l’abbrivio al<br />
gemellaggio culturale fra l’istituzione bassanese<br />
e quella danese dedicata a Thorvaldsen. Un’occasione<br />
straordinaria per accendere su Canova e<br />
su Bassano un gigantesco riflettore.<br />
“Canova e Thorvaldsen sono due geni straordinari,<br />
la loro capacità interpretativa, i loro stilemi<br />
hanno influenzato il resto del mondo artistico<br />
– premette la presidente -. Noi crediamo moltissimo<br />
nel lanciare iniziative congiunte con i<br />
grandi musei del mondo, e devo dire che Giuliana<br />
Ericani, direttrice del Museo di Bassano, sa<br />
come aprire molte di quelle porte. Canova non<br />
va trascurato né frazionato. Purtroppo si assiste<br />
ancora alla diatriba fra Bassano e Possagno sulla<br />
sua paternità, quando il punto è unire tutte le<br />
forze locali per gestire l’arte in modo manageriale<br />
e ricavarne il massimo. Leggiamo sui giornali<br />
che le istituzioni culturali sono in rosso, che la<br />
gente non va nei musei, allora qualche riflessione<br />
bisogna farla. Questo nuovo accordo con Copenhagen<br />
vuole essere proprio una nuova cassa<br />
di risonanza per il nostro grande artista”.<br />
“Secondo me il più grosso errore che è stato fatto<br />
con Antonio Canova è il troppo immobilismo,<br />
lo stallo, la mancanza di idee e di convinzione –<br />
afferma Maria Pia Morelli -. Ci sono menti come<br />
il prof. Fernando Rigon che rappresentano una<br />
risorsa straordinaria e vanno assolutamente valorizzate.<br />
La chiave per il successo di un progetto<br />
su Canova a Bassano è la coralità, il contributo<br />
spassionato di persone capaci che si uniscono<br />
con un obiettivo comune senza temere di essere<br />
L' istituto, la Cui attiVità è sostenuta<br />
anChe dalla sezione Costruttori edili<br />
dell'assoCiazione, ha Varato una serie<br />
di iniziatiVe Pensate Per Valorizzare la<br />
riCCa dotazione CanoViana in Possesso<br />
del museo CiViCo bassanese e Per<br />
aPrire a un PubbliCo nuoVo, non solo<br />
di sPeCialisti, la ConosCenza del genio<br />
artistiCo di antonio CanoVa.<br />
messe in ombra. Dobbiamo partire da un presupposto:<br />
è il nostro passato a garantire il nostro<br />
futuro. E allora non dobbiamo aver paura di dire<br />
che Canova e Thorvaldsen possono diventare anche<br />
un meccanismo di reddito. Se abbiamo una<br />
storia di questo genere riconvertiamola, e fa bene<br />
il ministro <strong>della</strong> cultura Galan a proporre un<br />
nuovo mecenatismo imprenditoriale. Noi stessi<br />
per sostenere le nostre iniziative abbiamo cercato<br />
l’aiuto di imprenditori, persone che hanno<br />
capitoci che questi non sono solo ragionamenti<br />
da salotto, ma progetti che vanno a vantaggio del<br />
territorio e soprattutto dei giovani”. n<br />
49
50<br />
fatti e persone<br />
Matteo Cielo è il nuovo presidente<br />
del Gruppo Giovani Imprenditori<br />
E' Matteo Cielo il nuovo presidente<br />
del Gruppo Giovani<br />
Imprenditori dell'<strong>Associazione</strong>.<br />
Subentra a Paolo Mantovani,<br />
giunto a scadenza di mandato.<br />
Cielo, 38 anni, è direttore tecnico<br />
<strong>della</strong> San Matteo, azienda<br />
vitivinicola che occupa una<br />
trentina di addetti e ha sede<br />
ad Altavilla <strong>Vicentina</strong>. All'interno<br />
dell'<strong>Associazione</strong> ha anche<br />
la delega per il tema <strong>della</strong> responsabilità<br />
sociale d'impresa. Il consiglio direttivo del Gruppo<br />
Giovani è composto, oltre che dal presidente, da Giorgia Bravo<br />
(Bravo Inox, Montecchio Maggiore), Anna Cozza (Tam & Company,<br />
Carrè), Paolo Mantovani (I-Blue Group, Romano d'Ezzelino,<br />
past president), Maria Marangoni (Impresa edile Abbadesse,<br />
Camisano Vicentino), Anna Pizzolato (Az, Thiene), Andrea Stella<br />
(Estel Office, Thiene), Tayla Tagliaferro (Polypack, Marano Vicentino),<br />
Mario Zoggia (Impresa costruzioni Zoggia, Vicenza),<br />
Cristian Zoppini (Direzione Risorse Umane, Vicenza.<br />
Area Berica, Leonardo Martini<br />
confermato alla presidenza<br />
Leonardo Martini,<br />
titolare <strong>della</strong> Edilvilla<br />
di Castegnero, è<br />
stato confermato alla<br />
guida del Raggruppamento<br />
Area Berica<br />
dell'<strong>Associazione</strong>.<br />
Per il biennio 2011-<br />
2013, Martini guiderà<br />
un consiglio direttivo<br />
composto da Romano Aleardi (SAF, Grancona),<br />
Bruno Frigo (VE.CA. Veneta Casalinghi, Albettone),<br />
Renzo Golin (WTK, Lonigo), Giuseppe Marin<br />
(Torcitura Vittorio Maule, Castegnero), Carlo<br />
Santagiuliana (Dalmed CS, Orgiano) e Francesco<br />
Scarpari (Salvagnini Italia, Sarego).<br />
Domenico Di Fonso guida la Sezione<br />
Materie plastiche e gomma<br />
Domenico Di Fonso, titolare<br />
<strong>della</strong> Nuova Esse<br />
Kappa Effe di Brendola<br />
(produzione cavi elettrici),<br />
è il nuovo presidente<br />
<strong>della</strong> Sezione Materie<br />
plastiche e gomma di<br />
Confindustria Vicenza.<br />
Subentra a Walter Stefani,<br />
giunto a fine mandato.<br />
Vicepresidenti <strong>della</strong><br />
sezione sono stati nominati<br />
il past-president Walter Stefani (Stefanplast, Castegnero)<br />
e Renato Zelcher (Crocco, Cornedo Vicentino). Il consiglio<br />
direttivo <strong>della</strong> Sezione è inoltre composto da Fabio Bertotto<br />
(Global Plast, Grisignano di Zocco), Carlo Brunetti (Alfaplastic,<br />
Cassola), Stefano Cavallaro (Fitt, Sandrigo), Desiderio<br />
Cecchinato (Stefanplast, Castegnero), Luigi De Tomi (Sacme,<br />
Malo), Giuseppe Filippi (Pieffe Plast, Bolzano Vicentino), Walter<br />
Gobbo (Plastivalle, S.Pietro Mussolino), Vittorio Munaretto<br />
(Italgum, Zanè), Silvano Spiller (CMP Industrie, Vigodarzere).<br />
Dieci aziende altovicentine si confermano<br />
esempio di successo nell'Alternanza<br />
tra scuola e lavoro<br />
Si è svolta anche quest'anno il progetto Alternanza Scuola Lavoro avviato da<br />
dieci aziende di Schio e dell'Alto Vicentino (Andritz Hydro, Comas, FOC Ciscato,<br />
De Pretto Industrie, Faraplan, Fitt, PFM, Polidoro, VDP, Voith Paper) in collaborazione<br />
con l’Itis “De Pretto” di Schio. Il progetto, alla quarta edizione, ha<br />
coinvolto 23 studenti selezionati tra le classi quinte dell’indirizzo meccanico ed<br />
elettromeccanico del “De Pretto”, ha previsto per l’anno scolastico 2010-2011<br />
un monte di 140 ore di percorso per studente: 72 ore dedicate a lezioni teoriche<br />
in aula impartite direttamente da tutor aziendali presso la De Pretto Industrie di<br />
Schio, 8 ore dedicate a visite di istruzione presso la cartiera Giorgione e la centrale<br />
idroelettrica di S. Colombano, e le restanti 60 ore dedicate ad attività relative<br />
all’elaborazione di specifici progetti aziendali. L'iniziativa si è confermata<br />
come esempio virtuoso di vicinanza tra scuola e azienda nel territorio vicentino,<br />
offrendo agli studenti la possibilità di acquisire conoscenze tecniche in modo<br />
diretto e sul campo. Ciascuna delle aziende ha messo a punto progetti ad hoc<br />
destinati ai ragazzi, i quali, seguiti da tutor, li hanno poi realizzati.
Premiati i vincitori provinciali<br />
del concorso “Le Storie d'impresa”<br />
Il Liceo scientifico “Da Ponte” di<br />
Bassano del Grappa, con la classe<br />
terza N (ora quarta, essendo<br />
iniziato un nuovo anno scolastico)<br />
ha vinto la fase provinciale del<br />
concorso “Le Storie d’impresa”,<br />
organizzato per il decimo anno<br />
consecutivo da Confindustria Vicenza.<br />
I ragazzi del “Da Ponte”<br />
hanno superato la concorrenza,<br />
rappresentata da altre cinque Nella foto in alto i ragazzi del Liceo "Da<br />
classi di altrettante scuole che Ponte" di Bassano del Grappae e in basso<br />
avevano vinto come loro una del- i ragazzi del Liceo "Tron" di Schio.<br />
le sei fasi provinciali del concorso,<br />
grazie a un lavoro dedicato alla Bonotto, impresa laniera con sede<br />
a Molvena. La giuria del premio ha riconosciuto alla classe del “Da<br />
Ponte” il merito di aver sviluppato nel modo migliore il nuovo capitolo<br />
del premio, dal titolo “segnala un’idea”, che metteva i ragazzi di fronte<br />
alla “sfida” di proporre una nuova progettualità imprenditoriale utile a<br />
migliorare la competitività dell'impresa. A vincere la sezione dedicata al<br />
“miglior filmato” è stato invece il Liceo scientifico “Tron” di Schio con<br />
la classe terza TA (ora quarta), che ha realizzato un video sulla Sacme,<br />
azienda di Malo, produttrice di borse, sacchi e sacchetti in polietilene.<br />
In questo caso la giuria ha premiato la sceneggiatura, la colonna musicale,<br />
gli “attori” (gli stessi studenti), la storia di fantasia che, attraverso<br />
interviste con due "sacchetti per la spazzatura", ha raccontato lo sviluppo<br />
e le caratteristiche produttive dell'azienda.<br />
SIGLATO UN PROTOCOLLO DI INTESA CON I.M.B.A.<br />
(Italian Malaysian Business Association)<br />
L'<strong>Associazione</strong> <strong>Industria</strong>li ha siglato un accordo con l'Italian Malaysian<br />
Business Association (IMBA), associazione non-profit che si<br />
pone come obiettivo il rafforzamento delle relazioni bilaterali fra Italia<br />
e Malesia tramite la coordinazione di partners strategici dei due<br />
Paesi e la creazione di una piattaforma comune per la comunità<br />
commerciale italiana in Malesia e i suoi membri locali. IMBA e Confindustria<br />
Vicenza si impegnano a promuovere le rispettive attività,<br />
a supportare le aziende nella partecipazione a eventi di promozione<br />
commerciale, a sviluppare scambi reciproci di informazioni tecniche<br />
e di mercato e a promuovere le proprie attività istituzionali.<br />
“Questa collaborazione ha l'obiettivo di promuovere e incoraggiare<br />
Nasce “Rete Formazione”:<br />
le Associazioni di Vicenza e Verona<br />
danno vita alla prima rete fra enti<br />
di formazione<br />
Confindustria Vicenza e Confindustria Verona stipulano un<br />
contratto di rete per gestire l'attività formativa in modo aggregato,<br />
con l'obiettivo di migliorare il servizio reso alle aziende<br />
e ottimizzare le risorse. I consorzi di formazione delle due<br />
associazioni - "Risorse in Crescita" per Vicenza e "C.IM. &<br />
FORM" per Verona - hanno dato vita al contratto di rete denominato<br />
"Rete Formazione". Si tratta <strong>della</strong> prima forma di<br />
aggregazione tra associazioni imprenditoriali, realizzata su un<br />
tema di particolare importanza come la formazione: un segnale<br />
importante anche per il mondo aziendale, rappresentando dei<br />
modi più efficaci e concreti per unire le forze e ottimizzare gli<br />
sforzi nell'affrontare mercati e concorrenza. Il piano strategico<br />
di attività si articola in un arco temporale di 3 anni - dal 2011<br />
al 2014. Rete Formazione non intende inglobare e duplicare le<br />
proposte formative dei due enti: le due realtà continueranno a<br />
operare sul territorio provinciale portando avanti le proprie attività.<br />
“Questo può costituire un importante precedente nell'unificazione<br />
dei servizi tra associazioni imprenditoriali - osserva<br />
Federico Visentin, presidente di “Risorse in Crescita” -.<br />
E non solo nell’ambito formativo: contiamo che il nostro primo<br />
passo possa essere da stimolo per altre aggregazioni”.<br />
Oltre alla formazione aziendale, “Rete Formazione” punterà a<br />
rispondere in maniera più efficace alle richieste delle imprese<br />
occupandosi anche di formazione dei profili professionali più<br />
difficili da trovare.<br />
gli interessi delle aziende<br />
italiane presenti in<br />
Malesia - spiega il presidente<br />
dell'<strong>Associazione</strong>,<br />
Roberto Zuccato -. Per il<br />
nostro tessuto produttivo<br />
ci sono spazi interessanti per accrescere gli investimenti italiani in<br />
Malesia”. L'accordo gode anche del pieno appoggio dell'Ambasciata<br />
italiana a Kuala Lampur, nel cui ambito opererà l'ex struttura<br />
malese dell'ICE, a sottolineare la volontà di IMBA e di Confindustria<br />
Vicenza di lavorare in una logica di sistema.<br />
51
52<br />
numeri<br />
Nuove incognite alle porte<br />
La prima metà dell'anno si è chiusa con un bilancio<br />
complessivamente positivo, per l'industria vicentina. I dati<br />
dell'indagine congiunturale di Confindustria Vicenza confermano<br />
che anche il secondo trimestre ha fatto registrare un aumento <strong>della</strong><br />
produzione – trainato dall'export - per le imprese <strong>della</strong> provincia,<br />
proseguendo dunque nel trend in crescita registrato nell'ultimo<br />
anno e mezzo. Ora, però, tornano a farsi vedere nuvole minacciose<br />
all'orizzonte. La produzione è cresciuta del 6,2% (+4,7% nel<br />
trimestre precedente; +8,2% nel corrispondente periodo del 2010).<br />
Le vendite hanno registrato un +5,1% verso l'Europa (+4,3% nel<br />
precedente trimestre e nello stesso periodo del 2010), +4,3%<br />
verso i paesi extra-Ue (+6,8% nel 1° trimestre del 2011; +11,1%<br />
nel corrispondente periodo dell'anno precedente), +3,7% verso<br />
l'Italia (+2,9% nel 1° trimestre del 2011; +4% nel corrispondente<br />
periodo dello scorso anno). A fronte del 49% delle aziende che<br />
ha dichiarato aumenti di produzione, il 22% ha evidenziato cali<br />
produttivi.<br />
Le indicazioni sulla consistenza del portafoglio ordini confermano<br />
che la stragrande maggioranza delle aziende (83%) dice di avere<br />
lavoro assicurato per un periodo che non supera i tre mesi. Gli<br />
incassi risultano in ritardo nel 43% dei casi, provocando tensioni<br />
di liquidità nel 30% delle imprese. Tensioni si registrano sul fronte<br />
dei costi delle materie prime con il 77% delle aziende che dichiara<br />
un aumento medio del 7%. I prezzi dei prodotti finiti evidenziano<br />
un incremento del 2,5% nel 46% delle imprese. L'occupazione<br />
è ancora in ritardo rispetto al recupero dei livelli produttivi: il<br />
numero di addetti è calato dello 0,7% (come nel precedente<br />
trimestre; -1,5% nel corrispondente periodo dello scorso anno).<br />
Le ore di cassa integrazione ordinaria autorizzate in provincia<br />
nel periodo gennaio/giugno 2011, rispetto allo stesso periodo del<br />
2010, registrano una diminuzione pari al 65,75%.<br />
Girata la boa simbolica di metà anno, le imprese vicentine<br />
guardano alla seconda metà del 2011 con nuove preoccupazioni,<br />
alimentate dalle turbolenze finanziarie ed economiche che<br />
hanno caratterizzato l'estate. Per quanto riguarda le previsioni di<br />
investimento, solamente il 28% delle aziende prevede incrementi<br />
del livello degli investimenti, mentre il 39% dichiara di non avere in<br />
programma alcun investimento per i prossimi dodici mesi.<br />
Le esportazioni per paese (2001-2010)<br />
Vicenza - Export 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010<br />
EUROPA 7.522,5 6.947,9 6.937,8 8.200,9 7.865,4 9.408,4 10.505,0 10.480,4 7.653,9 8.803,5<br />
Unione Europea 5.681,9 5.050,9 4.893,7 5.801,7 6.260,6 7.483,9 8.734,1 8.670,5 6.358,4 7.197,1<br />
Francia 1.151,2 1.014,8 1.000,7 1.223,9 1.192,7 1.406,5 1.524,4 1.561,4 1.226,3 1.363,5<br />
Germania 1.475,4 1.262,5 1.236,3 1.456,7 1.331,3 1.626,1 1.841,7 1.882,4 1.409,8 1.663,8<br />
UK 840,2 773,1 745,8 815,5 767,1 826,7 862,4 732,6 509,5 552,4<br />
Spagna 614,2 532,7 565,7 713,2 662,4 789,7 855,8 771,9 528,4 608,0<br />
Svizzera 428,3 342,8 355,1 488,6 446,2 485,3 500,3 520,9 438,1 613,2<br />
Russia 125,4 133,7 154,0 197,8 235,9 336,5 456,8 497,9 299,4 354,8<br />
Turchia 163,4 184,6 222,7 262,6 253,2 301,4 295,5 283,9 203,7 296,8<br />
AFRICA 320,0 331,7 290,8 305,3 321,9 377,3 464,4 523,4 465,3 485,8<br />
AMERICA 2.461,3 2.275,1 1.748,5 1.739,9 1.621,3 1.815,4 1.732,3 1.594,9 1.192,7 1.468,9<br />
Usa 1.817,2 1.730,1 1.286,4 1.273,5 1.180,5 1.322,0 1.218,7 1.069,5 778,8 953,7<br />
Canada 181,2 183,4 163,6 173,9 149,2 149,8 149,1 141,9 94,2 113,2<br />
Messico 141,5 115,5 102,1 77,2 77,8 90,2 106,6 102,8 70,5 108,5<br />
Brasile 76,1 62,4 57,6 65,9 64,9 66,2 77,1 96,7 88,0 119,8<br />
ASIA 1.483,2 1.494,4 1.475,0 1.618,7 1.698,4 2.060,6 2.083,8 2.055,7 1.751,0 2.100,8<br />
Cina 171,4 209,5 223,2 277,9 273,7 337,4 340,4 324,9 331,9 430,8<br />
Hong Kong 354,1 364,6 335,6 334,8 320,4 356,6 317,1 289,5 224,2 293,3<br />
Giappone 179,8 167,5 176,6 178,0 184,8 194,2 183,2 169,5 132,4 147,3<br />
Emirati Arabi 176,5 157,3 127,6 141,6 165,9 232,0 283,9 323,6 212,9 266,8<br />
India 54,5 40,9 46,5 53,1 77,6 95,5 112,1 124,6 118,3 138,8<br />
OCEANIA 125,3 140,4 113,9 124,6 128,3 136,1 168,9 187,9 135,3 149,7<br />
Australia 92,3 103,7 97,2 105,7 108,3 118,5 148,3 166,7 122,9 132,2<br />
TOTALE GENERALE 11.912,4 11.189,4 10.586,2 12.011,9 11.659,6 13.823,6 14.961,0 14.847,0 11.201,7 13.011,3<br />
Fonte: Istat
(Fonte: Istat) (*) dato provvisorio<br />
I settori produttivi nel 2010<br />
<strong>Industria</strong>: il bilancio 2010<br />
Var % Var % Var % Var % Var % Var % Var % Var %<br />
2002/2003 2003/2004 2004/2005 2005/2006 2006/2007 2007/2008 2009/2008 2009/2010<br />
Fatturato -0,2 +3,8 -0,7 +3,1 +2,8 -1,5 -13,9 +3,8<br />
Produzione -1,8 -1,0 -1,0 +3,9 +3,7 -2,3 -15,7 +5,8<br />
Occupazione -2,1 -1,4 -1,3 -0,9 +0,7 -1,3 -3,3 -1,2<br />
Cassa integrazione +27,0 +11,4 +4,5 -43,5 -37,05 +53,4 +1023,19 -55,86<br />
Export -10,2 +13,5 -2,9 +18,6 +8,9 -0,8 -24,6 +16<br />
Import -13,0 +9,8 -1,3 +19,9 +8,2 -8,6 -27,6 +32<br />
80<br />
60<br />
40<br />
20<br />
0<br />
-20<br />
-40<br />
-60<br />
-80<br />
Produzione ed export - Saldi di Opinione<br />
produzione export<br />
1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011<br />
2010 Var.100% Var.100% Var.100%<br />
Produzione Produzione Produzione<br />
Tessile abbigliamento 1,7% 1,7% -2,4%<br />
Alimentare 2,2% 2,0% 0,9%<br />
Carta e grafica 3,1% 3,3% -2,0%<br />
Chimica 8,9% 7,5% -1,4%<br />
Concia 4,7% 3,2% -0,7%<br />
Estrattivo/marmo -5,4% -5,7% -3,8%<br />
Ind. varie 2,9% 1,8% -2,2%<br />
Lav. minerali non metalliferi -5,5% -2,2% -2,2%<br />
Mobile e legno -5,2% -7,1% -3,7%<br />
Mat. plastiche 4,8% -2,0% -1,5%<br />
Meccanico 9,9% 6,4% -0,7%<br />
Orafo -3,1% -2,0% -1,5%<br />
Siderurgia 10,6% 6,2% -4,0%<br />
Osservatorio tassi<br />
e condizioni bancarie<br />
al 31 settembre 2011<br />
La rilevazione viene effettuata su un campione di aziende<br />
con significativi indicatori economico- finanziari.<br />
Nel mese in esame si è registrato un aumento dei tassi<br />
e delle condizioni bancarie.<br />
CONTO CORRENTE<br />
Tasso di conto corrente 6%<br />
Spese per operazione 2,6<br />
Valuta per assegni fuori piazza 3,1 giorni lavorativi<br />
ANTICIPI SU FATTURA/CONTRATTI<br />
Tasso aperto 2,3%<br />
SMOBILIZZO ITALIA<br />
Tasso sbf 2,3%<br />
Commissione incasso effetti cartaceo 3<br />
Commissione incasso effetti elettronico 1,8<br />
Valuta portafoglio cartaceo 2,2 giorni lavorativi<br />
Valuta portafoglio elettronico 1 giorni lavorativi<br />
OPERAZIONI CON L'ESTERO<br />
Tasso per anticipi export 2,3%<br />
Spread a favore <strong>della</strong> banca su eurodivisa 0,6%<br />
CREDITI DI FIRMA<br />
Fideiussione Italia 0,8%<br />
INDICATORI DI RIFERIMENTO<br />
BCE 1,50%<br />
Media Euribor 3 mesi lettera 365 1,579%<br />
Rendimento lordo titoli pubblici 4,845%<br />
53
56<br />
translation<br />
Looking at Korea<br />
Asia's fourth economy, a leader in shipbuilding<br />
and LCD screen manufacture,<br />
the first in providing households with broadband<br />
Internet connection, the second<br />
in cellphone manufacture and education<br />
standard, the fifth in car manufacture<br />
and technology research and eventually<br />
the world's sixth economy in monetary<br />
reserves: this is South Korea's identity<br />
card. With a population of 50 million<br />
people and a per capita income of $ 21<br />
thousand, this country offers great opportunities<br />
for Italy.<br />
This interest in South Korea is due to the<br />
fact that it is one of the markets that in<br />
the future may appeal to our businesses.<br />
Indeed, Confindustria, ABI and the Italian<br />
government are going to lead a business<br />
mission to South Korea on November<br />
20-24, which will stand out as one of the<br />
most important missions abroad ever ar-<br />
ranged by Italy's economic and financial<br />
bodies. Under the latest free-trade agreement,<br />
signed with the EU, South Korea is<br />
now ready to be a great market for Italian<br />
firms.<br />
“Korea's economic trend is favourable<br />
and shows how the growth of world trade<br />
is now oriented towards Asia – says Roberto<br />
Ditri, Vice-President of Confindustria<br />
Vicenza and head for international affairs<br />
-. South Korea is a market that can offer<br />
us many opportunities as this country has<br />
a very good per capita income, steady or<br />
growing consumption rates and stable<br />
unemployment rates”.<br />
From 1962 to 2007 South Korea's GDP<br />
grew from $ 2.3 billion to 970 billion, with<br />
a per capita national gross income going<br />
from $ 87 to over 20 thousand.<br />
This is a country that our firms can and<br />
must do business with, considering that<br />
now we just rank fourth among European<br />
exporters, after Germany, France and the<br />
Netherlands. And the growth rates of our<br />
exports are lower than our competitors'.<br />
“The free-trade agreement between the<br />
EU and Korea, whose goal is to remove<br />
or gradually reduce the customs barriers<br />
that so far have hindered our trade development,<br />
can really boost made-in-Italy<br />
products, ranging from technological to<br />
luxury and consumptions goods, from<br />
furniture to clothes to gold jewellery –<br />
says Roberto Ditri -. The agreement also<br />
aims to improve the quality and competitiveness<br />
of our products within an<br />
expanding market that our firms can and<br />
must deal with”.<br />
This is an invitation not to be missed<br />
because it is clear that, with respect to<br />
their figures and growth standards, South<br />
Korea is appealing to a great deal of<br />
countries.<br />
“It is paramount to be in South Korea before<br />
anyone else gets there – says Annalisa<br />
Bisson, coordinator of Confindustria's<br />
international missions -. We are dealing<br />
with with a faraway and little-known<br />
country but it is also risk-free”. And that<br />
is very important in these days. In the<br />
shadow of Asian political and economic<br />
behemoths such as China, Japan and<br />
India -, Korea is now a great opportunity<br />
for Vicenza firms.<br />
Machine tools,<br />
presses and passion<br />
Omera's history spans over a period of<br />
different types of products. From the conversion<br />
of Arar war trucks to the manu-
facture of machine tools, they have become<br />
leading worldwide manufacturers of<br />
trimmers and flanging machines and now<br />
rank among the leading manufacturers<br />
of hydraulic and mechanical presses and<br />
iron-cutting shears.<br />
The 60-year history of Omera, a company<br />
based in Chiuppano which now leads a<br />
group also with productive plants around<br />
the world. Its 60th anniversary was celebrated<br />
by its founders - Flavio Carboniero<br />
and Severino Cavedon – still working in<br />
the company – employees and around<br />
forty Omera agents from all over the<br />
world, who came to Chiuppano also to<br />
see the new range of those innovative<br />
products that have enabled Omera to get<br />
new global markets.<br />
In 1951 Flavio Carboniero and Severino<br />
Cavedon had the idea of setting up a<br />
firm to convert Arar war trucks to dump<br />
trucks, and later to machine tools and<br />
eventually to iron-cutting shears.<br />
In 1958 the company had to move to a<br />
larger site in Schio. Its first success was<br />
the new iron-cutting shears, which was<br />
at the forefront of carpentry at that time.<br />
In 1963 the first trimmer was manufactured.<br />
It was a new, innovative machine<br />
which marked a turning point in the<br />
company's history and it is still one of<br />
Omera's flagships.<br />
In 1969 Omera began to move to its<br />
current headquarters in Chiuppano and<br />
completed that in 1976. In the meantime,<br />
Omera specialised in sheet metal working.<br />
They began manufacturing double<br />
column mechanical presses in 1970 and<br />
hydraulic presses in 1976.<br />
While the range of products was growing,<br />
the number of employees was also in-<br />
creasing, and now the company's staff<br />
is around the same number as in the late<br />
1970s.<br />
Exports also grew, especially in Germany,<br />
France, Sweden and then the US and the<br />
Mediterranean countries.<br />
In the 1990s Omera began to change<br />
from a single firm to an industrial group.<br />
Now, the company - which is located on<br />
a 16,000 square metres out of a total of<br />
40,000 – is the headquarters of Omera<br />
group, including offices in Rosà (former<br />
Presse Ross, originally held by 50% and<br />
fully acquired in 2009), Timac of Schio<br />
and Omera Mawe based in Germany.<br />
“Our winning strategy has always been<br />
the supply of machines together with full<br />
technological assistance to our customers,<br />
whose needs are always our top<br />
priorities – says Flavio Carboniero, the<br />
company’s chairman -. Our leap in quality<br />
in the past few years is the outcome of<br />
working as a group, i.e. by making use of<br />
all of our companies’ potentialities and by<br />
offering an increasingly varied and specialised<br />
range of products”.<br />
“We have made big investments in many<br />
fields – says Massimo Carboniero, the<br />
company’s CEO -. From an environmental<br />
point of view, our goals are to accomplish<br />
energy self-sufficiency in the middle<br />
term, to generate and use 100% of clean<br />
energy and to make energy recovering<br />
machines.<br />
Our human resources have also been<br />
developed in various departments such<br />
as technical, commercial, production and<br />
administration. We have also invested in<br />
new products and new markets and in<br />
the purchase of Presse Ross.<br />
Our company’s strategies have also focused<br />
on the manufacture of cutting-edge<br />
mechanical presses and hydraulic presses<br />
for hot moulding, as well as to open<br />
new trading agencies”.<br />
Now Omera is a worldwide leader in the<br />
field of trimmers and flanging machines,<br />
among the leading manufacturers<br />
of hydraulic and mechanical presses and<br />
iron-cutting shears, and among the first<br />
in the manufacture of automatic sheet<br />
metal production lines.<br />
57
58<br />
translation<br />
On its sixtieth anniversari Omera is still in<br />
great shape. Thanks to continuous technological<br />
innovation, to sheer, painstaking<br />
work and fair practice.<br />
Eight generations<br />
in good shape<br />
In the age of large-scale production,<br />
quality may not be enough. To an everdemanding<br />
consumer, it's the whole production<br />
chain that counts. This idea has<br />
been the top priority for Brazzale of Zanè,<br />
an eighth-generation dairy company,<br />
which was awarded a traceability certification<br />
for its foodstuffs in compliance<br />
with UNI EN ISO 22005:2008 standards.<br />
The certification was given to “Gran Moravia”<br />
and “Verena” cheese companies<br />
and was issued by DNV Business Assurance,<br />
an independent certifying body<br />
operating on a worldwide basis and dealing<br />
with the food industry.<br />
The certification is marked by a highly<br />
sustainable production approach. Brazzale<br />
Group proved that its cheese production<br />
complies with the strictest standards<br />
by monitoring the properties of the final<br />
product and ensuring a very low impact<br />
on the environment. This is one of the<br />
goals in the company's mission, which is<br />
not only committed<br />
to complying with<br />
the law but setting<br />
more restrictive<br />
standards as well.<br />
As for “Gran Moravia”<br />
cheese, made<br />
in the region with<br />
the same name in<br />
the Czech Republic,<br />
Brazzale has<br />
now set among<br />
its goals, as provisioned<br />
by the<br />
certification, to<br />
allocate 5 hectares<br />
of land for each head of milk cow; to<br />
raise 90% of cattle in individual stalls; to<br />
reduce the amount of nitrates per hectare<br />
seven times lower than the EU standards<br />
and to amount of natural aflatoxins of<br />
forage in milk 10 times lower than that<br />
provided by the law, so as to leave negligible<br />
values in the final product.<br />
These standards are meant to regulate<br />
an intensive production cycle. “Gran Moravia”<br />
production chain daily collects milk<br />
from more that 15,000 cows, raised in 62<br />
farms scattered in nearly 100,000 hectares<br />
of farming land in the agricultural<br />
Moravia region.<br />
The traceability certification awarded to<br />
“Verena” has made possible the achievement<br />
of specific goals with respect to the<br />
origin of milk. Among these are the allocation<br />
of at least three hectares of land<br />
per each milk cowns and of individual<br />
stalls for more than 90% of cattle; the<br />
reduction of nitrates per hectare by five<br />
times lower than the EU standards and<br />
of natural aflatoxins of forage in milk by<br />
ten times lower than that provided by the<br />
law. Such continuous improvement supported<br />
by Brazzale makes it Italy's oldest<br />
family-run business in the dairy industry.<br />
Established in the late 1700, it is now an<br />
eigth-generation company. The year 2010<br />
ended with a € 152 million turnover, over<br />
300 employees and 6 production plants<br />
located in Italy, the Czech Republic and<br />
Brazil.<br />
Proud to give light<br />
A new lighting system installed on September<br />
18 highlights the Palladian architecture<br />
of the Basilica and Loggia del<br />
Capitanato as well as Torre Bissara, Monte<br />
di Pietà and nearby squares. Designed<br />
to enhance the architecture of historical<br />
buildings, this LED lighting system focuses<br />
on innovation and energy saving. It<br />
was designed and installed by Gemmo<br />
of Arcugnano, who gave it to the town of<br />
Vicenza as a gift on the 90th anniversary<br />
of their establishment.<br />
“We wanted to bring light into the heart<br />
of our town, where you can breathe hundreds<br />
of years of history and appreciate<br />
the beauty of shapes and spaces – said<br />
Irene Gemmo, the company's President<br />
and CEO”.<br />
The company's roots are set in forwardlooking<br />
entrepreneurs from the Veneto,
who were also brave and creative enough<br />
to make their business a 90-year-long<br />
success.<br />
Gemmo was founded in 1919 in a small<br />
workshop in Thiene by Livio Gemmo, an<br />
eclectic man of extraordinary ingenuity<br />
who believed in the power and potentials<br />
of electric energy.<br />
Born in 1898, Livio Gemmo was the family's<br />
head. He began to work in a local<br />
electric cooperative but, at the outbreak<br />
of the First World War, he joined the Italian<br />
army on the Asiago Plateau front as<br />
sergent in the photoelectric corps. When<br />
the war ended, Livio Gemmo went back<br />
to the Asiago mountains as a businessman<br />
to set up the first power lines.<br />
Later his son Franco, who was born in<br />
1928, took over the family's business<br />
until 1949 and became its President in<br />
1968, the year his father died. Franco<br />
Gemmo, who died in 2008 when he<br />
was nearly 80, played a key role in the<br />
company's management.In 2005 Franco<br />
decided to hand the company to his<br />
children Irene and Mauro, who had been<br />
managing director since 1992 and chairman<br />
of Gemmo Holding Company.<br />
In the past few decades Gemmo has managed<br />
to diversify its productions by providing<br />
technological services in the fields<br />
of maintenance and global management,<br />
electric and mechanical plants, design<br />
and implementation, to meet the market<br />
needs.<br />
As well as its core business, Gemmo provides<br />
systems used in the railway industry,<br />
from control computing systems to<br />
power lines installation and maintenance,<br />
thus ensuring an efficient and safe rail<br />
transport system.<br />
In addition, Gemmo has also developed<br />
its facility management by providing highly<br />
technological systems that ensure<br />
steady quality and reliability. Its latest<br />
lighting system designed for public places<br />
is part of an agreement made with<br />
Consip to provide full lighting to public<br />
administration agencies. Here Gemmo is<br />
a leading company in Italy and is also becoming<br />
a benchmark for project financing<br />
and old building restoration made with<br />
cutting-edge rebuilding technologies.<br />
Its most significant restoration works include<br />
Venice's Fenice, the Royal Palace of<br />
Venaria, the library of Alexandria in Egypt,<br />
Erice Cathedral and Liegi station.<br />
Its project have been all over the world,<br />
in Argentina, Chile, Uruguay, Egypt, Lybia,<br />
Belgium, France, Switzerland, Romania,<br />
Turkey, Kosovo, Bosnia, Russia, Eritrea<br />
and Saudi Arabia.<br />
Like a coiled spring<br />
There are firms whose history blend in<br />
with the surrounding territory and then<br />
they become part of it. In 1961, when<br />
Mevis company had just been founded,<br />
Rosà was a small village on the outskirt<br />
of Bassano and its main concern was to<br />
change local farms into craft workshops.<br />
Half a century later Rosà became one<br />
of the most industrialised areas in the<br />
Vicenza province and its name is now<br />
well known around the world because<br />
companies such as Mevis gradually managed<br />
to stand out within the international<br />
scenario.<br />
The history of Mevis is quite similar to<br />
other business successes as it mingles<br />
ingenuity, bravery and determination.<br />
After graduating at Its Rossi technical<br />
school in Vicenza, Adriano Visentin started<br />
his own business in the production<br />
of springs for the saddle industry, which<br />
is deeply rooted in the nearby Bassano<br />
area. Such a start up was not quite smooth<br />
and Visentin even managed to avoid<br />
going bust. He was also teaching at the<br />
local technical school in Rosà but that did<br />
not prevent him from giving up his entre-<br />
59
60<br />
translation<br />
preneurial dream.<br />
The economy of Northern Italy was<br />
growing at an unprecedented rate so<br />
what was needed to become a successful<br />
firm was to work hard and fast and<br />
get the right ideas. Mevis further increased<br />
its manufacture of industrial springs<br />
and became more versatile. His most<br />
brilliant pupils became his assistants<br />
and followed him when he went to trade<br />
fairs and other similar events because<br />
he wanted them to become a motivated<br />
and committed staff. Mevis was already<br />
well-set up in 1977, but Adriano Visentin<br />
decided to make it more flexible in meeting<br />
other market needs and reorganised<br />
his firm into production units. When<br />
his eldest child, Federico, graduated at<br />
Bocconi business school, he joined his<br />
father's firm. As well as Federico, who is<br />
the company's managing director, three<br />
out five of Adriano's children followed<br />
their father's footstep: Fabio is an engineer<br />
and he is a product expert; Andrea is<br />
an electronic engineer and is in charge of<br />
the software unit, while Luisa, who graduated<br />
in foreign languages, handles the<br />
foreign trade department.<br />
Thanks to their contribution, Mevis expanded<br />
into the automobile and electrotechnical<br />
sectors in the 1990s. Indeed,<br />
exports amount to a significant part of the<br />
overall output.<br />
Later, the use of cutting-edge technologies<br />
and their commitment to quality<br />
enabled Mevis to become the first spring<br />
manufacturer in Europe to be awarded<br />
ISO 9001, as well as another strict certification<br />
required by the automobile industry.<br />
The past five years were marked by an<br />
extraordinary growth.2010 ended with a<br />
€ 51 million turnover and the outlook for<br />
the current year is € 58 million. In the<br />
meanwhile, the Rosà factory was enlarged<br />
up to 20,000 square metres.<br />
In 2006 Mevis Slovakia was opened in<br />
the town of Samorin and was followed<br />
by a recent opening of a new plant in<br />
Galanta, Slovakia. This choice was made<br />
to get Mevis closer to the big multinationals<br />
who they are suppliers of. Among<br />
these are General Motors, Abb, Electrolux,<br />
Bosch-Siemens, Fiat, Saab.<br />
At service of tannery<br />
Officine di Cartigliano is an unusual business<br />
story. For this company, which<br />
has just celebrated its 50th anniversary,<br />
innovation is their distinctive trait. Indeed,<br />
10% of its turnover is invested in<br />
research and the outcome is over 200<br />
international patents. Its core business<br />
is still the manufacture of machinery for<br />
tanneries. On average, exports amount<br />
to 85% of the company's output. Around<br />
80% of hides in the world is processed<br />
by machines made by Officine di Cartigliano.<br />
Their vocation towards innovation<br />
has led the company to pursue another<br />
winning strategy in two more sectors:<br />
food and the environment.<br />
The company's head and key player in<br />
its success is Antonio Polato. Born in<br />
1948, he soon stood out as an inventor,<br />
electric man with unique communication<br />
skills and deep commitment to his job.<br />
These qualities were also highlighted<br />
when he was awarded the 2011 Brijoni<br />
Prize, because they still portray the man<br />
who brought Officine di Cartigliano to its<br />
current success.<br />
Indeed, Polato is an entrepreneur who<br />
is deeply committed to his business. He<br />
puts his customers at the top of his company's<br />
priorities, shows a curiosity for<br />
novelties, for research and innovation,<br />
and makes everyone at their own ease.<br />
“What am I happy with? First of all, being
alive and kicking – he says, laughing –<br />
and with people who care for me. You<br />
can feel a special atmosphere in our<br />
company: it isn't usually easy to set up<br />
a good team. I think my staff deserve a<br />
good remuneration and I like to think that<br />
they do feel the firm as their own as well.<br />
That is why they enjoy great freedom in<br />
their jobs, as if they were entrepreneurs.<br />
We don't need any geniuses; what we<br />
need is good, intelligent people who are<br />
highly motivated in their jobs, who care<br />
and are committed to work.<br />
“Our mission – says Polato – is to serve<br />
our customers: we offer solutions to give<br />
an added value to their product”.<br />
This is where the company's commitment<br />
to research and innovation comes<br />
from and explains why they have invested<br />
in two more strategic lines.<br />
They worked out and patented a revolutionary<br />
system in food pasteurization<br />
and sterilization, and reached significant<br />
targets with big companies such as Aia,<br />
Nestlè, Ferrero and Micheal Foods.<br />
New range of looms<br />
for Smit Textile<br />
When the year 2010 ended with a profit for<br />
Smit Textile of Schio, the company found<br />
itself among the leading worldwide manufacturers<br />
of industrial looms and a centre<br />
of excellence for Italy. Smit Textile recently<br />
exhibited a new range of cutting-edge<br />
products at ITMA in Barcelona, the most<br />
important fair events in the field of textile<br />
equipment in the world. Rapier looms do<br />
not limit creativeness in the textile industry.<br />
Designed to weave traditional yarns<br />
such as wool, cotton and synthetic fibers, it<br />
is also used for other types of threads such<br />
as silk, fancy, synthetic threads, always ensuring<br />
excellent performance. Made up to<br />
the highest quality standards, Smit Textile<br />
rapier looms are also successfully used in<br />
the manufacture of industrial textiles such<br />
as for filters, airbags, conveyor belts, fiberglass<br />
for electronic applications as well as<br />
carbon and steel fibers.<br />
Revolutionary plastic<br />
made by Bonato<br />
Group for Shell<br />
Plastic bottles? They are usually seen<br />
as an environmental issues or objects<br />
for furnishing our homes. Now there is<br />
a brand-new products which is soft as<br />
well as strong and green. Created under<br />
an industrial partnership between<br />
the two companies belonging to Bonato<br />
Group, i.e. MBD and Said, which manufacture<br />
plants and tools for surface<br />
working, and Shell Echotect, this new<br />
kind of product is a sustainable, highperformance<br />
alternative to traditional<br />
agglomerates and coatings. It was officially<br />
presented at Marmomacc, the<br />
international fair of stone technology<br />
and design. The event was also joined<br />
by Luca Bonato, managing director<br />
of Bonato Group, Stephen Eastwood,<br />
head project of Echotect and Regional<br />
Councillor Roberto Ciambetti.<br />
“Thanks to cutting-edge technology,<br />
which uses PET recycled out of plastic<br />
bottles and combined with small pieces<br />
of stone – said Stephen Eastwood,<br />
CEO of Echotect BV – we were able<br />
together with Bonato Group to create<br />
a new material with unique specifications:<br />
the thinnest in the world, up to<br />
three mm, and extremely strong. It is<br />
ideal for floorings and coatings, false<br />
ceilings, internal panels and external<br />
cladding. Moreover, it's eco-friendly and<br />
100% recyclable: by making one square<br />
metre of this material you recycle 250<br />
plastic bottles”.<br />
“I have no doubt – said Luca Bonato –<br />
61
62<br />
translation<br />
that this innovation may revolutionize<br />
the plastic industry and hope to make<br />
new products that may suit our customers'<br />
expectations”.<br />
Michele Zonin from<br />
“D.O.C.“ wines to<br />
MYDOC.IT<br />
At 33, Michele Zonin, head of the legal<br />
and financial department of his family's<br />
winery, has decided to take on new<br />
challenges in wine growing by setting<br />
up a business project aimed to make<br />
lasertherapy available to everyone. He<br />
is now CEO of MyDoc.it, whose goals<br />
are research, development, patents,<br />
promotion and distribution of Doclaser.<br />
It is an innovative portable laser device<br />
to hold the outcome of previous therapies<br />
and to prevent microshocks and it<br />
also aims to radically change the way<br />
people keep fit and prevent common<br />
and widespread problems among sports<br />
professionals and amateurs.<br />
The new company is about to startup<br />
and aims to supply 10,000 laser devices<br />
in its first year of business. MyDoc.<br />
it is also considering to sale Doclaser<br />
in Europe. Their business plan includes<br />
the distribution of laser devices to<br />
lasertherapy health and rehab centres<br />
and on the Net, while a series of agreements<br />
on the distribution to public health<br />
agencies and pharmacies are still<br />
underway.Eventually, also sports outlets<br />
will be taken into account.<br />
Doclaser is a mix of Made-in-Italy technology<br />
and several international patents:<br />
it weighs 500 grams and is coated<br />
in blue “shell” which includes a safe<br />
portable laser device, thanks to contact<br />
sensors that lock the device in case of<br />
improper use. It is also user-friendly,<br />
thanks to a LCD coloured display and<br />
an easy-to-use software interface.<br />
Open day at<br />
Freddo&Co awarded<br />
for its best practice<br />
Freddo&Co of Pianezze, a leading<br />
company in the field of refrigeration,<br />
provides a retrofitting service<br />
for plants still operating on outdated<br />
cooling systems, which contribute to<br />
the greenhouse effect and the ozone<br />
depletion. In compliance with the Kyoto<br />
Protocol and EU rules, Freddo&Co<br />
offers CDC, a dynamic condensation<br />
control, consisting of a software that<br />
lowers plant condensation temperature,<br />
thus ensuring power saving up to<br />
20% and lower wear of compressors.<br />
Thanks to their environmental commitment,<br />
Freddo&Co recently ranked<br />
first at the “Best Practice” competition,<br />
promoted by the Bassano district<br />
of Confindustria, to enhance and publicize<br />
the important work done by<br />
businesses within the Bassano area.<br />
Even during the current economic<br />
downturn, Freddo&Co reported in<br />
2011 an increase in its turnover by<br />
20% compared to 2010.<br />
They are also expanding abroad: Nigeria,<br />
Senegal, Algeria, Poland and<br />
Tanzania, and a business start-up is<br />
now underway in Kenya. These accomplishments<br />
were seen on an<br />
open-day event held to exhibit the last<br />
cutting-edge technologies made by<br />
Freddo&Co.<br />
On this occasion, Freddo&Co were<br />
proud to show their customers and<br />
the local council and community the<br />
real engine of their business.
Canova, a genius<br />
to rediscover<br />
Bassano del Grappa is the hometown of<br />
Antonio Canova, the great neoclassical<br />
master. The research and study centre<br />
for Canova and neoclassicism, which is<br />
located right in Bassano del Grappa, has<br />
promoted a series of events aimed to<br />
enhance the rich collection of Canova's<br />
works exhibited at the Civic Museum in<br />
Bassano, and to open it to the general<br />
public, not only to experts.<br />
Last September the town of Bassano<br />
hosted a series of events organised by<br />
the Civic Museum and Copenhagen's<br />
Thorvaldsen Museum. Bertel Thorvaldsen<br />
lived at the same time as Canova<br />
and his artistic career was also quite<br />
similar to the Italian master's. After their<br />
academic studies, both sculptors began<br />
working under the patronage of noblemen<br />
and they both worked in Rome.<br />
Here they became international celebrities<br />
and their masterpieces were<br />
soon the benchmark of the neoclassical<br />
school. Canova was more open to<br />
experimental techniques while Thorvalsen<br />
was more attracted by the ordered<br />
forms of Ancient Greece. We don't<br />
know who was the best and, honestly, it<br />
is not very important. What is amazing is<br />
that the top two Neoclassical artists now<br />
belong to the same cultural initiative,<br />
which unites Bassano and Copenhagen,<br />
as well as the world.<br />
On September 10, a cultural twinning<br />
between Bassano's Civic Museum and<br />
Copenhagen's Thorvaldsen Museum<br />
was eventually set up in the Chilesotti<br />
Hall, inside the Civic Museum. “Canova<br />
and Thorvaldsen are two extraordinary<br />
geniuses, whose creativeness and style<br />
influenced the world of art – says Maria<br />
Pia Morelli, head of the Research Centre<br />
-. Canova should not be neglected or<br />
divided between the towns of Bassano<br />
and of Possagno, both claiming to be<br />
Canova's hometown. The aim is to unite<br />
our efforts and try to make a profit out of<br />
it. The media always deal with museums<br />
and art centres that spend more than<br />
they can earn. They also write about<br />
people who do not visit any museums,<br />
so this initiative set up with Copenhagen's<br />
Thorvaldsen museum can be an<br />
opportunity to promote Canova's genius<br />
and works”.<br />
“I think that the biggest mistake we<br />
made with Antonio Canova is failing to<br />
believe in this great artist or to take any<br />
action aimed to promote his genius –<br />
says Maria Pia Morelli -. The key to the<br />
success for this project in Bassano is<br />
the joint effort and enthusiasm of those<br />
people who share common goals, which<br />
may turn out to be a failure or a success.<br />
This is our key idea: our past ensures<br />
our future. So we must not be afraid of<br />
saying that Canova and Thorvaldsen can<br />
also become a source of profit. If we<br />
hold this great artistic past, we must use<br />
it, and I agree with our Culture Minister<br />
when he says that art needs business<br />
patronage. We also asked the business<br />
world for help to promote our initiatives<br />
and these business people understood<br />
that cultural projects does not need to<br />
be for the élite only, but for the general<br />
public and, above all, for young people”.<br />
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