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Sotto il destino e fra i monti - IIS Fazzini-Mercantini

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(probab<strong>il</strong>e eco degli avvenimenti in Russia?) per indicare le tensione e i fermenti per far finire la guerra.<br />

A inizio dicembre con una cartolina molto ben scritta manda saluti al Padrone e riferisce che a casa la semina e <strong>il</strong> raccolto promettono bene. Ancora, quasi<br />

a natale manda saluti e ringrazia per un vaglia.<br />

1918<br />

A Febbraio, con una cartolina sintetica e corretta si scusa per <strong>il</strong> lungo s<strong>il</strong>enzio; dice che sta benissimo: "ringrazio Iddio che finirà ... colla speranza che<br />

presto ci rivedremo e finirà questa guerra". Per ben due volte usa <strong>il</strong> verbo "finire" riferendosi alla guerra. La stanchezza, la paura, la nostalgia di casa lo<br />

stanno provando.<br />

A Maggio da Appignano, da casa, saluta <strong>il</strong> signor Michele, sempre rassicurandolo sulle sue buone condizioni di salute, ma aggiunge "Signorine padrone<br />

vedi se puoi fare aritornare qualcheduno per aiutare (?) <strong>il</strong> terreno perche mio padre sta troppo adolorato e non ci si lavede più perche chi lo sa quante<br />

fenisce questa guerra". Il vecchio padre è stanco: la campagna da lavorare e tre figli in guerra.<br />

A luglio, in una cartolina, dopo le solite rassicurazioni, annuncia la morte del figlio di Guido, e contestualmente la buona mietitura fatta a casa.<br />

Il 30 agosto in una lunga lettera dettagliata spiega al signor Michele che <strong>il</strong> lungo s<strong>il</strong>enzio è stato per alcuni spostamenti. E' a Cittadella e sta bene. Sa che<br />

vicino, a 12 ch<strong>il</strong>ometri, c'è Giulio che vorrebbe tanto vedere. Come pure vorrebbe tornare come Giulio in licenza a casa: "spero se Iddio mi dà vita <strong>fra</strong><br />

non lungo tempo di venire anch'io a farle una visita". Manda saluti a tutti e alla famiglia Amatucci, quella di Angelo.<br />

Dopo un mese, a settembre si rammarica ancora di non aver visto Giulio e spera di tornare a casa per la semina<br />

1920: a giugno, Ernesto è trattenuto a Trieste, ancora nella fanteria e non sa niente della sua licenza.<br />

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