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Sotto il destino e fra i monti - IIS Fazzini-Mercantini

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glioficiale mivobene io mi facce <strong>il</strong> mio dovere e non tisifotta (ti calcola) nesuno".<br />

Perché piange quella mamma? Tra l'altro suo figlio riesce a guadagnare qualche lira in più vendendo le sigarette che non fuma e non è poca cosa visto che<br />

tutto, "seuno combra (compra) qualche cossa sono troppe care". Ringrazia <strong>il</strong> padrone perché vorrebbe comprargli la camera nuova, ma non è <strong>il</strong> momento<br />

di pensare a questo.<br />

Il primo ottobre risponde alla "amata lettera" della signora Olimpia. Le parla con affetto f<strong>il</strong>iale e le confida la sua stanchezza tra spostamenti continui, riposi<br />

e ripartenze. E' piuttosto avv<strong>il</strong>ito, deve aver visto cose terrib<strong>il</strong>i: "si soffre tutti li sorte delle cosse (ogni sorta di cose) che la morte non e cossa (la morte al<br />

confronto non è niente) perche bisogna morire una volda io non vorei piu passare (affrontare) lidescuste (quel disgusto) non vorei passare piu perche<br />

bisogna patire la fame la sette (la fame e la sete) bisogna faticare e poi delutime (in ultimo) bisogna morire". Spera di raccontare a voce, se tornerà, anche se,<br />

a dirle certe cose non si rende la loro terrib<strong>il</strong>ità: "ricordalo (ricordarlo) a cassa (a casa) non si sa ricorda niede di quelle che si passa al monde (non si ricorda<br />

niente di quello che si passa sul monte)", ma "dio losende e la madonna lo vede quande si pena".<br />

E' sull'Isonzo. E "non lo voleva pasare <strong>il</strong> fiume di lisonze quanda sipasa <strong>il</strong> fiume sipassa nella morte".<br />

Conclude dicendo anche alla signora Olimpia che non fumando sigarette, e non volendo "barare perche mi fanno male" (imparare perché mi fanno male),<br />

le vende e si guadagna qualche lira con cui si compra "qualche fiasche di vine e mi lobeve va molde care ma non mi borta" (... me lo bevo, va molto caro<br />

ma non mi importa). E saluta, tutti, come fosse un ultimo saluto in cui non vuole dimenticare nessuno: "vi dico adio saluto li mie ginitori e li bacie forte<br />

tutte <strong>il</strong> mio quore mande uno bacio lamia sorellina maria".<br />

Il 25 novembre scrive di nuovo; non ha potuto farlo prima, sono successe molte cose (si riferisce probab<strong>il</strong>mente a Caporetto <strong>il</strong> 24 ottobre e alla prima<br />

battaglia del Piave <strong>fra</strong> <strong>il</strong> 13 e <strong>il</strong> 26 novembre). Anche <strong>il</strong> padre Emidio dieci giorni prima, in una lettera al signor Michele confermava di non avere sue<br />

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