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ì ifa rli I dele<br />
volti, anche le donneclicr-rcina e icomponenti delle lamiglie.<br />
La sera, dopo la cena. suoni cli chitanc e canti tutti insieme.<br />
La Rita di Ario presentava "lo .lu'cltitto d'ot'o" con uniì<br />
simpatiaincredibile.<br />
Una sera durante uno cii qLrcsti spettacoli clriese chi sapeva<br />
dirle i I rrome del pievano : tantc fìrclno le nratri alzate, ma uno<br />
piùr svelto gridò "/o lo so.t .t, dcttt Top1totrc.r.t" (familiare<br />
nomignolo dato adon Filippi- ndr). Non dimenticherò mai la<br />
risata generalc.<br />
La Rita di Ario è una clorrrrr che merita di essere ricordata<br />
nella vita del campeggio. Ogni mattina presto andava in<br />
biciclettadal contadino aprcndere iI latte appenzr munto per<br />
la colazione dei rtgnzi ecl era semprc disponibile per ogni<br />
necessità. Ospitava nel sno "apparlarncnto" a trtnro nipoti.<br />
parenti e amici.<br />
Don Filippi veniva a trovarci cluc voltc la settimana con la<br />
macchina carica di generi alirrentari. Appena scaricata la<br />
macchina prendeva una "sporta" cli castagtio e andava dai<br />
contadini; tornava con pomodofi, patate, cipolle e un bel<br />
cocomero sotto i l bracc io. Per i l tagl io clel cocomero, atavola,<br />
Bruno Callai faceva Lulir vL'l'u ccrinronirL: nessLulo come ìui<br />
sapeva fìrrc i pezzi dclla stessa grandezzii. Quanto alle<br />
attrezztlure del carnpeggio diciamo chc ci arrangiavamo. I<br />
ragazzi dormivano tutti in tencle e tencloni militari, così pure<br />
le donne di cucina e le lirmiglie . C'crano dr"rc gabinctti, r,rn<br />
lavapiedi, tre laviindini e una cloccia (fredcla).<br />
Alla cucina arrivava l'acqua attraverso un tLrbo di gomma e<br />
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riirii lií:J.g.dÈ.l',.<br />
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venivaraccoltaper larigovernaturae altri usi domestici. Non<br />
miìncavano in quegli anni i temporali cor.r conseguenti<br />
al liigiimenti ; i n qLrel le occasioni Franco Cal lai era un soccorritore<br />
perfètto, aiutato dai ragazzi piùr grandi raddrizzava i teli<br />
che la pioggia appesantiva e faceva cadere. Era sempre<br />
prorìto ad aiutare chi si trovava in diffìcoltà.<br />
Lo spirito era giovarre ed eravamo tutti contenti di fìu'parte<br />
di que lla comunità che finzionaviì corrìe una grancle tlmiglia.<br />
E,ravamo coscienti che noi componenti dellc fìirniglie<br />
"rubavamo" spazio ai ragazzi, rnadon Fi I ippi ci tranqu i I I izzavadicendoche<br />
il nostro rnodesto contributo in denarrl sclviva<br />
per pagarc I'afÍìtto e altre spese.<br />
Fra tutti c' era un' intesa perlètta, nessuno si fbrmal izzavapel<br />
un rimprovero tirtto ti ragazzi da persone non dirigenti e<br />
nessuno si tirava indietro davanti al la richiesta dei ragazzr cli<br />
lavare un indumento o di attaccare un bottone. Le famiglie<br />
ogni anno andavano aurrrentando tanto che fir presa la<br />
clecisione di separare le duc cosc: il carnpeggio dei ragazzi<br />
prima e le lamiglie dopo. A quel punto venne a rrìarlci.ile<br />
I'allegria e non fu piùr lo stesso.<br />
Ora il campo è ben attrezzato, ha tutte le corr-roditìr. Per i<br />
ragazzi ci sono le "baracche", i letti a castel lo, bagni e doccc<br />
calde. E un luogo dove si fì bene la villeggiatura, anche le<br />
famiglie hanno roulottes e can'elli tenda molto fìrnzionali.<br />
Ogni volta però che con laMariadi Gino di Torre parliarno<br />
del campeggio, lron possianro fhre a meno di ricordare con<br />
sirnpatia lii nostra tenda rrilitare, coll c1r-rella grossa buca.<br />
LLtieirru Purettti<br />
te