19.04.2013 Views

La figura di Carlo Carretto e il senso della sua missione ... - Il Dialogo

La figura di Carlo Carretto e il senso della sua missione ... - Il Dialogo

La figura di Carlo Carretto e il senso della sua missione ... - Il Dialogo

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>La</strong> <strong>figura</strong> <strong>di</strong> <strong>Carlo</strong> <strong>Carretto</strong> e <strong>il</strong> <strong>senso</strong> <strong>della</strong> <strong>sua</strong> <strong>missione</strong><br />

Pietro Saffirio<br />

Ho vissuto un lungo periodo a stretto contatto con fratel Gian <strong>Carlo</strong> ed anche con fratel <strong>Carlo</strong> <strong>Carretto</strong> a<br />

Spello, li ho accompagnati in alcuni incontri o veglie <strong>di</strong> preghiere in Umbria ed in Veneto e con <strong>Carlo</strong> ho<br />

vissuto un periodo a Beni-Abbès (Algeria).<br />

Vengo dalle <strong>La</strong>nghe piemontesi che hanno dato i natali ai genitori <strong>di</strong> <strong>Carlo</strong> (<strong>di</strong> persona ho conosciuto solo<br />

papa Luigi, concreto ed arguto era uno dei primi piemontesi da me conosciuti -avevo 21 anni - che riusciva<br />

ad andare oltre ad una mentalità <strong>di</strong> grande rispetto, ma anche <strong>di</strong> autosufficienza tipica dei laboriosi e miti<br />

langaroli).<br />

Quanto esporrò trae origine per la maggior parte da una esperienza <strong>di</strong>retta, dai <strong>di</strong>aloghi personali o<br />

comunitari e dalle sintesi personali maturate nella con<strong>di</strong>visione del quoti<strong>di</strong>ano e nel succederei degli eventi<br />

<strong>della</strong> nostra vita in comune. Per un approfon<strong>di</strong>mento più particolareggiato invito ad una lettura all'introduzione<br />

dell'autobiografia <strong>di</strong> <strong>Carlo</strong> <strong>Carretto</strong> curata da fratel Gian <strong>Carlo</strong> Sib<strong>il</strong>la (Innamorato <strong>di</strong> Dio, Citta<strong>della</strong><br />

E<strong>di</strong>trice, Assisi 1991).<br />

Guardare lontano non sempre basta, occorre anche vedere lontano. Quando questo sguardo, alla luce <strong>della</strong><br />

fede, è rivolto al cammino <strong>della</strong> persona, <strong>della</strong> società, <strong>della</strong> Chiesa, prende un nome, Intelletto, dono dello<br />

Spirito Santo.<br />

Fratel <strong>Carlo</strong> <strong>Carretto</strong> ebbe questo dono, insieme a tanti altri e lo mise a frutto in una lungimiranza a pieno<br />

campo (non oso chiamarla profezia, sta ad altri <strong>di</strong>re se tale è stata).<br />

<strong>La</strong> lungimiranza civica è nota a chi lo ha conosciuto nei suoi vari aspetti, da insegnante a capitano degli<br />

alpini, da <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong>dattico, a consigliere del Papa Pio XII. Forse non fu uno sguardo totalmente nitido ed<br />

imme<strong>di</strong>ato, ma lo <strong>di</strong>ventò in breve. Senza popolarismo e senza finta um<strong>il</strong>tà ci teneva che tutti capissero <strong>il</strong><br />

suo cammino al fianco <strong>di</strong> Gesù, un cammino umano nel <strong>di</strong>scendere come <strong>il</strong> Cristo che asti, sunse carne<br />

umana e sembianza d'uomo, un cammino grande ne! salire la montagna <strong>di</strong> Dio e conquistarsi <strong>il</strong> cuore dei<br />

fratelli non più con I autorità, ma con la fraternità. Qualcosa che va oltre una parvenza <strong>di</strong> democrazia ed<br />

educa alla solidarietà.<br />

Fratel <strong>Carlo</strong> andava oltre i confini regionali; mi ricordo che veniva definito dai giovani campani che venivano<br />

in ritiro a Spello «un piemontese con <strong>il</strong> cuore da napoletano». <strong>La</strong> fede piena e vera è sempre uno sprone<br />

non in<strong>di</strong>fferente all'universalità e Charles de Foucauld gli aveva ben fatto capire che la fraternità o è<br />

universale o non è, non esiste.<br />

Per chi ha avuto la fortuna <strong>di</strong> stargli vicino lunghi anni è chiaro che questa ampiezza <strong>di</strong> vedute è stata frutto<br />

del percorso <strong>di</strong> fede. Sembra strano che ad alcuni la fede serva da freno, sono i paurosi, poco fiduciosi e<br />

forse <strong>di</strong> poca fede («non temere piccolo gregge») e per altri invece fa da stimolo, sono quelli che mettono a<br />

rischio se stessi e le certezze umane per la sequela <strong>di</strong> Gesù. Ci giocano la formazione, gli incontri, la<br />

<strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>ità mentale a mettersi in <strong>di</strong>scussione, a lasciarsi scomodare. Forse proprio questo esempio del<br />

Cristo che sta scomodo, che non ha una pietra sulla quale posare <strong>il</strong> capo, inchiodato ad una croce, fu per<br />

<strong>Carlo</strong> uno sprone mentale e spirituale.<br />

Così, quantunque inserito in un ambito dove la cultura anticomunista, neofascista e anche antiprotestante<br />

sono fiorenti, ha <strong>il</strong> coraggio <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare anche anticonformista. Siamo nel 1949 quando facendo una analisi<br />

sui mali giovan<strong>il</strong>i <strong>di</strong> quel tempo (cosa sempre <strong>di</strong> attualità a quanto pare), incomincia la contestazione alla cultura<br />

benpensante ed intransigente ed inizia a stigmatizzare un cristianesimo <strong>di</strong> facciata, convenzionale, avulso<br />

dalla vita.<br />

Questo <strong>senso</strong> critico lo porterà a veder con sempre maggior chiarezza <strong>il</strong> percorso <strong>della</strong> Repubblica italiana e<br />

<strong>della</strong> Chiesa fino a cogliere (referendum sul <strong>di</strong>vorzio) un tentativo sott<strong>il</strong>e <strong>di</strong> due poteri che tentano <strong>di</strong> servirsi<br />

uno dell'altro per <strong>di</strong>mostrare la forza <strong>di</strong> adesione <strong>di</strong> cui ancora godono (adesione già persa proprio perché<br />

vogliono <strong>di</strong>mostrarla).<br />

<strong>Il</strong> suo intervento, per chi sta addentro ai fatti e per gli esperti <strong>della</strong> storia contemporanea, non ha fatto altro<br />

che «opporsi alle strumentalizzazioni politiche <strong>della</strong> fede. <strong>Carretto</strong> non cessa <strong>di</strong> sostenere che la coscienza<br />

m<strong>il</strong>itante <strong>della</strong> cristianità va rinvigorita e portata in campo, certo, ma con mezzi eminentemente spirituali e<br />

per fini <strong>di</strong> salvezza». Questa analisi apparentemente spinta è frutto <strong>di</strong> analisi documentate e <strong>di</strong> lettere; mi<br />

limito a citare per tutti <strong>il</strong> vaticanista Giancarlo Zizola. Non intendeva ferire o <strong>di</strong>struggere nessuno, esigeva<br />

1


solo lealtà per risparmiare ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> essere strumentalizzati e per educarli con retta coscienza al futuro<br />

<strong>di</strong>verso che ormai bussava alle porte; inut<strong>il</strong>e perder tempo in pastoie che comunque sarebbero svanite da<br />

sole ed avrebbero portato in breve la nostra società verso li<strong>di</strong> nei quali <strong>il</strong> cristianesimo (orna ad essere<br />

minoranza (anche se non lo è nelle strutture, lo è ormai nella mentalità comune).<br />

Forte fu <strong>il</strong> suo turbamento o meglio la <strong>sua</strong> sofferenza in quel momento ed in altri analoghi; da una parte<br />

l'intuizione chiara delle <strong>di</strong>storsioni <strong>di</strong> alcune situazioni e la coscienza del dovere <strong>di</strong> intervenire; dall'altra<br />

avvertendo <strong>il</strong> dolore, la sofferenza, <strong>il</strong> <strong>di</strong>sagio <strong>di</strong> tanti piccoli che in quel momento coglievano solo <strong>il</strong> fatto <strong>di</strong> un<br />

principio religioso senza percepire gli altri valori chiamati in causa come <strong>il</strong> rispetto dei non cattolici, gli<br />

schieramenti <strong>di</strong> alleanza Chiesa (parte strutturale) e Stato.<br />

Non c'era mai <strong>il</strong> gusto <strong>della</strong> contestazione o <strong>della</strong> crìtica, fine a se sfessa, ma sempre una ricerca del meglio.<br />

A Spello apriva la porta al carissimo amico senatore Em<strong>il</strong>io Colombo, come se fosse <strong>il</strong> fratello <strong>di</strong> sempre e<br />

invitava a cena Ermanno Petrucci, <strong>il</strong> sindaco comunista, come se fosse <strong>il</strong> miglior vicino. Tanto all'uno come<br />

all'altro capitava <strong>di</strong> sentirsi rivolgere un complimento, come una tiratina <strong>di</strong> orecchi; non gli importava <strong>il</strong> colore<br />

del partito, gli importava <strong>il</strong> bene <strong>di</strong> tutti.<br />

Anche l'accoglienza in<strong>di</strong>scriminata <strong>di</strong> uomini e donne, <strong>di</strong> giovani zelanti e dei primi tossico<strong>di</strong>pendenti gli attirò<br />

non poche critiche ed anche una denuncia... gli importava <strong>il</strong> bene dell'uomo, non quello che si <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> lui.<br />

<strong>La</strong> lungimiranza <strong>di</strong> <strong>Carlo</strong> all'interno <strong>della</strong> Chiesa, favorita dal Conc<strong>il</strong>io, ma già da lui portata nelle vene<br />

all'inizio degli anni '50 è la più nota. Oso <strong>di</strong>re che ha saputo accompagnare l'opera dello Spirito Santo.<br />

Quello Spirito che parla nel deserto e che fu suo unico compagno per mesi ed anni nel Sahara, sia nei<br />

perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> vero deserto, sia nei viaggi <strong>di</strong> lavoro per conto dell'Istituto Geografico Francese.<br />

Nel Sahara, siamo nei mese <strong>di</strong> marzo del 70, ricordo una lezione <strong>di</strong> ecumenismo straor<strong>di</strong>naria. Dopo un<br />

periodo sotto tenda in pieno deserto con l'allora vescovo <strong>di</strong> Foligno Siro S<strong>il</strong>vestri, sopravvissuti ad una<br />

tempesta <strong>di</strong> sabbia durata quattro giorni (a noi sembrava un'eternità) ci porta a ristorarci in un piccolo v<strong>il</strong>laggio<br />

a sud <strong>di</strong> Beni-Abbès. Ricordo ogni istante <strong>di</strong> quei giorni: accolti (eravamo in tre) come <strong>il</strong> Signore presso la<br />

tenda <strong>di</strong> Abramo, siamo invitati a pranzo da un <strong>di</strong>stinto signore, reputato da tutti gli abitanti del v<strong>il</strong>laggio<br />

<strong>di</strong>scendente <strong>di</strong> Maometto, tenuto quin<strong>di</strong> in grande considerazione e onorato. Prima del pranzo fratel <strong>Carlo</strong> ci<br />

<strong>di</strong>ce «ora rec<strong>il</strong>iamo <strong>il</strong> Padre Nostro»; lo guar<strong>di</strong>amo un po' attoniti, se ne accorge e ci (ranqu<strong>il</strong>lizza: «gliel'ho<br />

già spiegato e mi ha detto che è una preghiera <strong>di</strong> tutti e possiamo farla insieme».<br />

Ricordo la <strong>sua</strong> passione per i sacerdoti (quanti ne ha sostenuti), ma anche la <strong>sua</strong> passione per i laici;<br />

insisteva sul valore <strong>della</strong> famiglia e <strong>di</strong>ceva chiaramente a molti seminaristi che era meglio essere buoni padri<br />

<strong>di</strong> famiglia piuttosto che preti per forza o per professione.<br />

L'idea <strong>di</strong> laici obbe<strong>di</strong>enti non poteva durare a lungo se non vi fossero stati laici credenti. Per essere credenti<br />

occorre essere formati. Formali alla scuola <strong>della</strong> Parola, del servizio e del dono <strong>di</strong> sé. I valori che mutavano,<br />

che cadevano o che si alternavano erano chiari a questo fratello che riceveva confessioni vere e proprie <strong>di</strong><br />

personalità ad alto impegno sociale od economico, e sfoghi, confidenze <strong>di</strong> semplici operai o <strong>di</strong>soccupati.<br />

L'ascolto <strong>di</strong> Dio e l'ascolto dell'uomo lo rendeva così completo nelle prospettive.<br />

Capì per tempo che la Chiesa necessitava più <strong>di</strong> cristiani convinti che <strong>di</strong> cristiani m<strong>il</strong>itanti. Capì che<br />

bisognava rispondere a nuove domande, prima che i richiedenti si rivolgessero altrove. Vedeva lontano, nel<br />

profondo <strong>della</strong> crisi sociale, morale e spirituale in atto. All'inizio degli anni '80 ci chiedevamo se fossimo giunti<br />

a toccare <strong>il</strong> fondo <strong>della</strong> caduta dei valori. Rispose che <strong>il</strong> fondo lo avremmo toccato al momento in cui l'uomo<br />

fosse giunto alla insensib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> fronte al male, alla corruzione, alla cattiveria, al dramma <strong>della</strong> malattia o<br />

<strong>della</strong> sofferenza morale e fisica. Non abbiamo forse, <strong>di</strong> tanto in tanto, la sensazione <strong>di</strong> camminare ancora in<br />

questa <strong>di</strong>rezione?<br />

Forse qualcuno potrebbe chiedersi: Ma come può un uomo innamorato <strong>di</strong> Dio essere tanto immischiato nelle<br />

vicende dei propri sim<strong>il</strong>i e a volte fino a provocare, pur involontariamente, sofferenze o <strong>di</strong>sagi? E la stessa<br />

peculiarità <strong>di</strong> Charles de Foucauld (che oggi sta per essere innalzato agli onori degli altari) a fargli da<br />

maestro. Seguire Gesù nel suo <strong>di</strong>scendere fra gli uomini, nel suo <strong>di</strong>scendere a Nazareth equivale ad<br />

incarnarsi a calarsi dentro all'umano.<br />

Come gli antichi monaci che si inoltravano nel deserto venivano asse<strong>di</strong>ati da pellegrini in cerca <strong>di</strong> una<br />

parola, <strong>di</strong> un consiglio, <strong>di</strong> un aiuto, così anche fratel <strong>Carlo</strong> si è trovato a parlarci dal deserto, a parlarci con <strong>il</strong><br />

deserto. Ha accompagnato nel deserto oltre le dune <strong>di</strong> Beni-Abbès tanti <strong>di</strong> noi affinchè imparassimo a stare<br />

2


con Dio, in un s<strong>il</strong>enzio assoluto; ci lasciava nella minuscola oasi <strong>di</strong> Uarorout dalla quale era impossib<strong>il</strong>e<br />

fuggire a Dio, a se stessi, al deserto, alle bufere <strong>di</strong> sabbia.<br />

Allo stesso modo ha accompagnato <strong>il</strong> cristiano del nostro tempo lontano dalle sue certezze <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong><br />

economia, <strong>di</strong> potere, per lasciarlo abbandonato a Dio, in Dio. Chi sa stare al suo posto (davanti a Dio) saprà<br />

stare in ogni posto, perché Dio è ovunque, onnipresente, «Tanto più <strong>il</strong> <strong>di</strong>scendere sarà interiore, tanto più<br />

sarà efficace» (questa lezione l'aveva imparata da Giorgio <strong>La</strong> Pira). A <strong>Carlo</strong> piaceva l'iniziativa,<br />

l'organizzazione e nella <strong>sua</strong> gioventù fu un incontro con <strong>La</strong> Pira a farlo riflettere sul rischio dello svuotarsi in<br />

un affannoso fare; forse in quel momento nasce l'albero del s<strong>il</strong>enzio interiore che lo porterà alle gran<strong>di</strong> scelte<br />

<strong>di</strong> abbandono <strong>di</strong> una posizione prestigiosa ed efficace al fianco <strong>di</strong> Papa Pacelli per sostare a lungo nel<br />

deserto.<br />

Siamo nel tempo quaresimale, iniziato nella prima domenica con Gesù tentato. Fratel <strong>Carlo</strong> ha vissuto e<br />

perciò ha costretto, per amore, una certa Chiesa a rinunciare alla seduzione, sempre in agguato, del<br />

pinnacolo del tempio e dei regni del mondo. Sempre tentazione anche se con lo scopo <strong>di</strong> asservirli a Cristo.<br />

Ha parlato ai trecentom<strong>il</strong>a in Piazza San Pietro nel '48, ma a quanti ha parlato in profon<strong>di</strong>tà a Spello,<br />

attraverso i suoi libri, nei viaggi per <strong>il</strong> mondo intero? Non faceva <strong>di</strong>fferenza per lui ascoltarti o <strong>di</strong>rti <strong>di</strong> startene<br />

in s<strong>il</strong>enzio davanti al Santissimo esposto. E così ti insegnava a stare sempre alla presenza <strong>di</strong> Dio. Questa<br />

unità ritrovata in se stessi, questa unità alla quale la comunità cristiana deve ricondursi ha un'unica ra<strong>di</strong>ce, la<br />

Scientia Crucis. Ricordo in sintesi la riflessione del car<strong>di</strong>nale <strong>Carlo</strong> Maria Martini, durante un pellegrinaggio<br />

dei sacerdoti più giovani <strong>della</strong> arci<strong>di</strong>o-cesi <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano sulla tomba <strong>di</strong> fratel <strong>Carlo</strong> (cito per sommi capi <strong>il</strong><br />

contenuto): «Se Paolo apostolo non avesse firmato con <strong>il</strong> proprio sangue le sue lettere sarebbe stato meno<br />

cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e; fratel <strong>Carlo</strong> ha firmato con le sue sofferenze, prima <strong>di</strong> incomprensione e poi anche fisiche (nella<br />

malattia) i suoi scritti, per questo lo riteniamo più cre<strong>di</strong>b<strong>il</strong>e».<br />

<strong>La</strong> passione, l'amore per la Chiesa lo hanno insieme sostenuto e logorato, ne hanno fatto un uomo donato.<br />

Questo amore alla Chiesa non era empirico od onirico, ma era reale nel rapporto um<strong>il</strong>e e f<strong>il</strong>iale, ma schietto<br />

e franco con <strong>il</strong> vescovo <strong>di</strong> Foligno, con <strong>il</strong> vescovo Pietro, suo fratello, con la Conferenza episcopale umbra,<br />

con i vescovi, i sacerdoti che lo invitavano, con la Chiesa italiana.<br />

Aveva promesso <strong>di</strong> essere ad essa consacrato e come ogni innamorato vero ed appassionato nulla<br />

risparmiò a se stesso e nulla a questa Chiesa amata; anche noi suoi fratelli vicini qualche volta capivamo<br />

poco <strong>il</strong> gridare la <strong>sua</strong> pazzìa d'amore alla Chiesa, all'Azione Cattolica, dalle colonne dei quoti<strong>di</strong>ani come nel<br />

caso <strong>della</strong> Lettera aperta a Pietro. Così <strong>di</strong>scutendo in fraternità per questo colpo <strong>di</strong> testa, scoprimmo che in<br />

un appassionato spirito conc<strong>il</strong>iare <strong>Carlo</strong> non solo al Papa voleva parlare, voleva rivolgere un invito al laicato<br />

a vig<strong>il</strong>are su quelle peculiarità che l'Azione Cattolica aveva intuito e che <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io spingeva a maturazione.<br />

Voleva essere un ricordare a tutti <strong>il</strong> profondo <strong>senso</strong> ecclesiale <strong>di</strong> questo movimento, voleva essere un<br />

incoraggiamento per chi veniva dal passato e un <strong>di</strong>scernimento per chi si era appena aperto a questo<br />

cammino; insomma voleva essere solo un contagio <strong>di</strong> bene. Quel giorno pensammo che <strong>Carlo</strong> fosse stato<br />

un po' spregiu<strong>di</strong>cato e concludemmo «molto gli sarà perdonato perché molto ha amato».<br />

<strong>La</strong> lungimiranza nella vita dei gruppi, dei singoli. Era sempre entusiasta <strong>di</strong> tutto. Nel giro <strong>di</strong><br />

presentazione che si faceva la sera del lunedì per i nuovi ospiti, riusciva a far parlare i più timi<strong>di</strong> e a far<br />

sentire a loro e a tutti la bellezza <strong>di</strong> ciò che facevano e portava a pregustare la gioia <strong>della</strong> conversione a<br />

quelli che si sentivano indegni <strong>di</strong> parlare o dì star lì.<br />

In una <strong>di</strong> quelle prime sere a Spello conobbi Gian Maria, un minatore <strong>di</strong> Bindua; era la prima volta che<br />

vedevo un uomo segnato dalle rughe <strong>di</strong> un duro lavoro, sostare in s<strong>il</strong>enzio nell'adorazione, cantare con noi<br />

giovani, raccontare con essenzialità la <strong>sua</strong> vita vicino a intellettuali o sacerdoti e a noi un po' idealisti e in una<br />

affannosa ricerca, non scevra <strong>di</strong> contestazioni (fu lui senza saperlo a darmi una spinta nel cammino che mi<br />

ha portato fin qui). Come sapeva mettere a proprio agio giovani ed anziani, <strong>Carlo</strong> sapeva accogliere i nuovi<br />

gruppi ecclesiali che stavano nascendo; era ottimista, li invitava a guardar l'essenziale e non se stessi.<br />

Ora permettetemi, in chiusura, qualche piccola nota più personale.<br />

Può qualcuno intuire meglio <strong>di</strong> te ciò che stai cercando, inconsciamente desiderando? Mi sono accorto, dopo<br />

anni che le parole più semplici, i consigli che gli erano come sfuggiti <strong>di</strong> bocca erano stati, in effetti, fari per la<br />

mia vita.<br />

Gli bastavano poche parole delle tue e poche erano <strong>di</strong> risposta le sue quando erano in gioco le scelte <strong>della</strong><br />

vita. Un cenno, una strada in<strong>di</strong>cata. «Vieni ad agosto», «Va a Bologna da Gian <strong>Carlo</strong>». Ecco le parole che<br />

3


hanno deciso <strong>il</strong> percorso <strong>della</strong> mia vita da trentacinque anni a questa parte. Lo posso <strong>di</strong>re oggi che era la<br />

strada giusta, allora sapevo cosa volevo, ma non sapevo come e dove. Ma <strong>il</strong> più grande stupore era <strong>il</strong><br />

sentirlo vig<strong>il</strong>e e presente oltre <strong>il</strong> suo gesto, oltre <strong>il</strong> suo segnale. Quanto ha appoggiato la nascente comunità<br />

dei Piccoli fratelli <strong>di</strong> Jesus Cantasi Senza pretesa aveva dato occasione a dei fratelli <strong>di</strong> incontrarsi, senza<br />

pretese li ha amati, li ha <strong>di</strong>fesi ed incoraggiati.<br />

Ci ha fatto crescere nel sen-sus Eccìesiae e avvertiamo quanto sia importante questa identità, questa<br />

chiarezza. Amava <strong>di</strong>stinguere la Chiesa dal personale <strong>della</strong> Chiesa. Se ora la nostra comunità ha come<br />

spirito <strong>di</strong> fondo la totale donazione alla Chiesa e al suo servizio lo dobbiamo anche a lui. Di fronte alle forme<br />

del nuovo sincretismo <strong>di</strong> tipo newage,<br />

<strong>di</strong> fronte alle carenze <strong>di</strong> identità la convinta e profonda appartenenza alla Chiesa ci permette <strong>di</strong> entrare in<br />

<strong>di</strong>alogo con tutti, senza proselitismo e senza paure. <strong>Il</strong> sapere chi sono e dove vado mi permetterà sempre <strong>di</strong><br />

affiancarmi ai pellegrini <strong>della</strong> mia storia o <strong>di</strong> sostare un attimo con loro senza turbamento.<br />

Quante persone fratel <strong>Carlo</strong> ha incoraggiato e sostenuto, a quanti ha in<strong>di</strong>cato una rotta, senza mezzi termini<br />

e senza tentennamenti! Molti <strong>di</strong> voi, che sono qui, ritengo abbiano avuto questa fortuna, o meglio questa<br />

provvidenza.<br />

Mi balza alla mente un altro personaggio <strong>di</strong> questa terra che ho sempre sognato <strong>di</strong> visitare e che per la<br />

prima volta sopporta i miei passi e le mie parole: Antonio <strong>di</strong> Senorbì. Un bottaro dal cuore grande e buono<br />

che, quando seppe <strong>della</strong> malattia <strong>di</strong> fratel <strong>Carlo</strong>, malattia che avrebbe poi segnato <strong>il</strong> suo transito, parti per<br />

fargli visita a Spello; trovai Antonio alla stazione con una botticella fatta con le sue mani e una tanica <strong>di</strong><br />

Canonau a tracolla - me<strong>di</strong>cina antica del buon vino e me<strong>di</strong>cina ancor nuova <strong>di</strong> un devozione e <strong>di</strong> un affetto<br />

che Antonio nutriva dai tempi dell'Azione Cattolica.<br />

Chi è stato, cosa ha rappresentato fratel <strong>Carlo</strong> per me, per voi? Amico? Direttore spirituale? Fratello? Servo<br />

per amore? O forse solo un Innamorato <strong>di</strong> Dio come ha scritto fratel Gian <strong>Carlo</strong> Sib<strong>il</strong>ia e un innamorato<br />

dell'uomo come mi viene spontaneo concludere in questo momento?<br />

Mai <strong>il</strong> panico o <strong>il</strong> dramma, sempre la fiduciosa attesa, la speranza, la gioia pura e semplice, inconsciamente<br />

testimoniata dallo sgorgare, come fonte <strong>di</strong> montagna, del suo riso a singhiozzo, lo lo trovavo sempre<br />

sorprendente in una semplicità che solo chi ha vissuto intensamente la fede può ritrovare. Mi sono chiesto<br />

più volte quanto tempo impieghiamo per complicare la vita e quanto ne impieghiamo per renderla <strong>di</strong> nuovo<br />

semplice. Agli inizi delle prime avvisaglie <strong>della</strong> malattia, quando ancora non ci eravamo resi conto <strong>di</strong> cosa<br />

stesse succedendo, andavo <strong>di</strong> tanto in tanto all'eremo <strong>di</strong> Giacobbe dove si era ritirato da qualche anno, con<br />

un numero più ridotto <strong>di</strong> ospiti. Una mattina busso alla <strong>sua</strong> camera e non sento la <strong>sua</strong> gioiosa voce che invita<br />

ad entrare. Ritorno in cucina e mi confermano che è in camera, a letto. Quando busso la seconda volta una<br />

voce pacata e dolce mi invita ad entrare e subito «Scusami, ma mi ero messo sotto le lenzuola con <strong>il</strong> cuore<br />

vicino a Gesù... stavo facendo un'adorazione bellissima»; per un attimo fui tentato <strong>di</strong> pensare che si era<br />

addormentato, ma era tanta la dolcezza che emanava che mi resi conto <strong>di</strong> essere io stesso accolto come se<br />

fosse Gesù che lo visitava in un altro modo. Forse fu l'unica volta che ci rimasi un po' male nel timore <strong>di</strong> aver<br />

guastato qualcosa <strong>di</strong> bello. Ma ora sono convinto che l'unità interiore era realizzata e che quell'insegnamento<br />

«chi sa stare con Dio sa stare in ogni posto» aveva anche un'altra versione: «chi sa stare con Dio sa stare<br />

con tutti».<br />

Non mi <strong>di</strong>lungo oltre perché questa esperienza è nel cuore e nella mente <strong>di</strong> chiunque lo ha incontrato. Se<br />

siamo qui, se sono qui, non possiamo <strong>di</strong>re altro che «Grazie, ancora una volta, <strong>Carlo</strong>! Grazie <strong>di</strong> essere con<br />

noi».<br />

4

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!