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08 Tratto dal Blog WWW.SENZAMEMORIA.WORDPRESS.COM Gli anni cinquanta ad Alcamo rappresentarono un periodo strano. Nonostante gli equilibri forti che si erano instaurati tra le varie famiglie mafiose di Alcamo, in primis i Rimi e i Lauria, qualcuno remava contro l’ordine “isituzionale” costituito e non tutta la criminalità locale obbediva e rientrava all’interno delle strategie dei clan. I Rimi oramai avevano un numeroso gruppo di affiliati, amici e prestanomi ma nelle campagne e nella periferia della città anche a loro sfuggiva qualcosa. Delitti fra pastori e contadini ad esempio mettevano in luce come il controllo assoluto di tutto quello che accadeva ad Alcamo era impossibile. Mentre i Rimi stavano conquistando tutto quello su cui era possibile ottenere soldi e potere anche i traffici di stupefacenti stavano cominciando a espandersi a livello internazionale. Negli anni cinquanta si verificarono diversi eventi molto importanti per il crimine alcamese e altri molto utili per capire oggi l’aria che si respirava ai tempi. Nel Febbraio del 1952 quando il boss Frank Coppola veniva arrestato per il traffico internazionale di droga anche Alcamo balzò agli onori della cronaca. Presso la stazione ferroviaria infatti un grosso baule verde contenente cinque chili di eroina, destinato al noto alcamese Salvatore Mancuso, veniva sequestrato mandando all’aria un giro d’affari di proporzioni enormi per quegli anni. Nell’Ottobre 1957 il boss Vincenzo Rimi venne invitato al famosissimo summit mafioso internazionale presso l’Hotel delle Palme di Palermo durante il quale i capi di Cosa Nostra americana e siciliana si spartirono il traffico della droga e dal quale scaturiranno presto le gerarchie di potere di Cosa Nostra siciliana. Mentre Vincenzo Rimi si guadagnava la fiducia, la stima e il rispetto a livello regionale da parte della nascente organizzazione criminale il suo territorio era però soggetto a forti violenze, delitti e altri eventi del tutto imprevisti e fuori dal suo controllo. L’8 Gennaio del 1959, ad esempio, veniva ucciso Nino Colletta di soli 29 anni. Il capraio alcamese era stato colpito con diversi colpi di lupara perfino alla testa. Mentre dormiva con il fratello Antonio all’interno di un pagliaio di loro proprietà, i due furono svegliati dall’abbaiare dei loro cani. In pochi secondi Nino si trovava già a terra e il fratello Antonio tentava di rispondere al fuoco sparando a sua volta contro gli aggressori. 1 Antonio Federico Pane Pitittu e Mafia LA LEGGE DI VINCENZO RIMI

08<br />

Tratto dal Blog<br />

WWW.SENZAMEMORIA.WORDPRESS.COM<br />

Gli anni cinquanta ad Alcamo rappresentarono un periodo strano. Nonostante gli equ<strong>il</strong>ibri forti che<br />

si erano instaurati tra le varie famiglie mafiose di Alcamo, in primis i Rimi e i Lauria, qualcuno<br />

remava contro l’ordine “isituzionale” costituito e non tutta la criminalità locale obbediva e<br />

rientrava all’interno delle strategie dei clan.<br />

I Rimi oramai avevano un numeroso gruppo di aff<strong>il</strong>iati, amici e prestanomi ma nelle campagne e<br />

nella periferia della città anche a loro sfuggiva qualcosa. Delitti fra pastori e contadini ad esempio<br />

mettevano in luce come <strong>il</strong> controllo assoluto di tutto quello che accadeva ad Alcamo era<br />

impossib<strong>il</strong>e. Mentre i Rimi stavano conquistando tutto quello su cui era possib<strong>il</strong>e ottenere soldi e<br />

potere anche i traffici di stupefacenti stavano cominciando a espandersi a livello internazionale.<br />

Negli anni cinquanta si verificarono diversi eventi molto importanti per <strong>il</strong> crimine alcamese e altri<br />

molto ut<strong>il</strong>i per capire oggi l’aria che si respirava ai tempi.<br />

Nel Febbraio del 1952 quando <strong>il</strong> boss Frank Coppola veniva arrestato per <strong>il</strong> traffico internazionale<br />

di droga anche Alcamo balzò agli onori della cronaca. Presso la stazione ferroviaria infatti un<br />

grosso baule verde contenente cinque ch<strong>il</strong>i di eroina, destinato al noto alcamese Salvatore<br />

Mancuso, veniva sequestrato mandando all’aria un giro d’affari di proporzioni enormi per quegli<br />

anni.<br />

Nell’Ottobre 1957 <strong>il</strong> boss Vincenzo Rimi venne invitato al famosissimo summit mafioso<br />

internazionale presso l’Hotel delle Palme di Palermo durante <strong>il</strong> quale i capi di Cosa Nostra<br />

americana e sic<strong>il</strong>iana si spartirono <strong>il</strong> traffico della droga e dal quale scaturiranno presto le<br />

gerarchie di potere di Cosa Nostra sic<strong>il</strong>iana.<br />

Mentre Vincenzo Rimi si guadagnava la fiducia, la stima e <strong>il</strong> rispetto a livello regionale da parte<br />

della nascente organizzazione criminale <strong>il</strong> suo territorio era però soggetto a forti violenze, delitti e<br />

altri eventi del tutto imprevisti e fuori dal suo controllo.<br />

L’8 Gennaio del 1959, ad esempio, veniva ucciso Nino Colletta di soli 29 anni. Il capraio alcamese<br />

era stato colpito con diversi colpi di lupara perfino alla testa. Mentre dormiva con <strong>il</strong> fratello<br />

Antonio all’interno di un pagliaio di loro proprietà, i due furono svegliati dall’abbaiare dei loro<br />

cani. In pochi secondi Nino si trovava già a terra e <strong>il</strong> fratello Antonio tentava di rispondere al fuoco<br />

sparando a sua volta contro gli aggressori.<br />

1<br />

Antonio Federico<br />

Pane Pitittu e Mafia<br />

LA LEGGE DI VINCENZO RIMI


Nella foto Antonino (Nino) Bongiovanni<br />

Quando <strong>il</strong> pastore alcamese sarà ormai morto <strong>il</strong> fratello dichiarerà agli investigatori soltanto come<br />

si erano svolti i fatti non facendo i nomi degli aggressori. Nonostante un clima di forte omertà e<br />

paura le forze dell’ordine riusciranno a ricostruire i fatti dopo aver perfino arrestato <strong>il</strong> fratello della<br />

vittima Antonio.<br />

Si stava indagando però su uomini fidati dei Rimi. I fratelli Colletta più volte si erano resi<br />

protagonisti di minacce, violenze e piccoli attentati nei confronti di poveri contadini e delle loro<br />

proprietà. Erano noti a tutti ed era anche famosa la loro parentela con i Rimi. Nonostante molti<br />

girassero alla larga da loro, i fratelli Mistretta, che avevano degli appezzamenti di terra in c\da<br />

Carminone nei pressi della stalla dei Colletta, mal sopportavano i due caprai. In particolare diversi<br />

animali del gregge dei fratelli Colletta avevano più volte danneggiato gli appezzamenti di terra dei<br />

Mistretta.<br />

Quando la polizia scoprirà che i Mistretta avevano minacciato di morte i Colletta, Antonio Colletta<br />

preciserà tutte le circostanze della morte del fratello Nino riferendo di aver riconosciuto gli<br />

assassini, ovvero Giuseppe e Ignazio Mistretta che verranno arrestati.<br />

Altro omicidio, sim<strong>il</strong>e per movente al precedente, fu quello del quarantaquattrenne Antonino<br />

Bongiovanni ucciso in c\da Palmeri <strong>il</strong> 2 Agosto del 1959. Verso le 18.30 di quell’afoso pomeriggio<br />

nelle campagne alcamesi un altro uomo dei Rimi perdeva la vita. Non si trattava però di un<br />

regolamento di conti o di una guerra contro <strong>il</strong> potente clan di don Vincenzo.<br />

Gli investigatori scopriranno presto l’autore del delitto: <strong>il</strong> trentenne Antonio Di Liberto. A questi<br />

durante una perquisizione verrà ritrovato <strong>il</strong> fuc<strong>il</strong>e che aveva freddato <strong>il</strong> Bongiovanni e dichiarerà<br />

che - stanco di sopportare le violenze, i danneggiamenti e le angherie da parte della vittima - aveva<br />

deciso di eliminarlo.<br />

Quell’Agosto infuocato del 1959 non era però ancora finito. Due giovani allora molto conosciuti<br />

dalla popolazione alcamese, Giuseppe Calandrino di 20 anni e Antonio Di Giovanni di 52, stavano<br />

discutendo animatamente in Piazza Ciullo. La discussione era sicuramente molto importante dato<br />

2


che diversi uomini dei Rimi si trovavano a debita distanza col fine di ascoltare l’animata<br />

conversazione dei due.<br />

Una volta finita la discussione mentre Di Giovanni si dirigeva verso casa, Calandrino invece veniva<br />

seguito dagli uomini di Vincenzo Rimi che raggiunta una strada secondaria iniziarono a picchiarlo<br />

selvaggiamente rompendogli <strong>il</strong> setto nasale e fratturandogli diverse dita della mano.<br />

Quale pericolo si nascondeva per <strong>il</strong> clan dei Rimi in quella discussione animata di Piazza Ciullo?<br />

Cosa legava Calandrino -giovane vaccaro e in cerca di un lavoro stab<strong>il</strong>e- a Di Giovanni -<br />

cinquantenne appena uscito dalla galera?<br />

L’11 Agosto, 4 giorni dopo, Calandrino (che nel frattempo era sparito dalla circolazione e<br />

frequentava solo posti poco affollati) sarà ritrovato cadavere in c\da Serrone nei pressi di una<br />

trazzera ucciso da diversi colpi alla schiena e alla testa.<br />

Gli investigatori scopriranno presto che nella vita di Calandrino c’erano altri misteri: ad esempio<br />

degna di nota la sua relazione di lavoratore subordinato nei confronti di un potente aff<strong>il</strong>iato dei<br />

Rimi, Giuseppe Lucchese, assassinato in c\da Calatubo da ignoti k<strong>il</strong>ler. I Rimi sospettavano forse<br />

che Lucchese fosse stato ucciso dallo stesso Calandrino?<br />

Di Giovanni intanto non si faceva più vedere in giro. Conosceva <strong>il</strong> codice mafioso e sapeva che la<br />

sua morte era stata già decisa. Proprio per questo motivo decise di cambiare strategia: passare<br />

con <strong>il</strong> nemico! Incontratosi con alcuni uomini dei Rimi chiese un incontro pubblico col <strong>il</strong> boss<br />

Vincenzo con l’intenzione di fare nomi, cognomi e di spiegare i progetti che dovevano portare alla<br />

caduta dell’intero clan alcamese.<br />

Il 27 Agosto del 1959 alle 13.25 Di Giovanni è seduto ai tavolini del Bar Noto nel Corso VI Apr<strong>il</strong>e. È<br />

questo <strong>il</strong> luogo dell’appuntamento su cui le due controparti hanno raggiunto l’accordo. Gli uomini<br />

dei Rimi però non si presentarono all’appuntamento per parlare… Neanche <strong>il</strong> tempo di ordinare<br />

una granita che una raffica di colpi uccise l’ultimo nemico dei Rimi degli anni cinquanta.<br />

Nella foto <strong>il</strong> cadavere di Giovanni Calandrino<br />

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Di Giovanni verrà ucciso davanti a tantissima gente, in pieno giorno, seduto ai tavolini di un bar.<br />

Nessuno però intenderà parlare con gli ispettori, nessuno dirà di aver visto niente. Gli autori del<br />

delitto non verranno mai scoperti e l’omertà della popolazione alcamese permetterà ancora di più<br />

ai Rimi di rafforzare <strong>il</strong> loro già enorme potere quasi legittimando ogni loro gesto. Mettersi contro<br />

Vincenzo Rimi non conveniva a nessuno. La legge, purtroppo, era lui!<br />

Nelle foto la tragica morte di Antonio Di Giovanni<br />

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