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16 LIBRO PRIMO - GIACINTO DE SIVO SOMMARIO §. 1 ... - Eleaml

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Il testo non è stato rivisto e contiene degli errori – è un testo da ripubblicare, quindi abbiamo deciso di non correggerlo.<br />

<strong>LIBRO</strong> <strong>PRIMO</strong> - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong> 89<br />

che infrenavano i suoi re. Cotale libertà volevano in Francia i<br />

nemici di Francia per finir di temerla; ma Luigi XIV trionfò di quei<br />

patti, e morendo lasciò forte lo scettro e potente la nazione. I filosofi<br />

che sottomettono lo scibile a' sistemi, celebrarono le assemblee come<br />

sociale perfezione, e ne invogliavan tutti; l'Inghilterra soffiò in quei<br />

spiriti, e die' a novatori aiuto, appunto per abbattere la prosperità<br />

della sua rivale, e vendicarsi dell’America aiutata da’ Borboni. Il<br />

nemico appaga le passioni dell'avversario per rovinarlo. E i liberali<br />

trionfati bruttaron di patiboli la Francia; e con quella libertà resero<br />

impossibile la libertà. Frutti delle lettoni de' Montesquieu e Rosseau.<br />

<strong>§</strong>. 11. Cagione l'egoismo di ciascuno. Ogni ordine di persone,<br />

strascinato come da torrente, lavorò alla macchina abbattitrice di<br />

tutti; che la cupidigia pigliò gl'intelletti, e fé9 vedere utilità dov'era<br />

danno. Utile solo è il giusto; seguendo giustizia s'ha utilità; ma<br />

sovente visiera di giustizia maschera sconvenevoli brame.<br />

S'acciecarono governanti e governati. I sovrani si credettero quel<br />

rumorio riescir contro i preti e i baroni; pensavano che affievolito il<br />

braccio baronale e clericale, guadagnerebbero forza, e indipendenza<br />

da Roma; però lasciavan fare, e proseguivan con leggi i cupi disegni<br />

delle sette. Così re e regine di corona stipendiare filosofi d'empietà,<br />

tenerli a corte, onorarli, averli maestri e consiglieri; re e regine<br />

entrare in logge massoniche, parteciparne gl'infimi gradi,<br />

sottomettersi a' ciarlatani riti. Dall'altra i nobili per ignavia e lascivia<br />

obbliata l'avita virtù, vaghi sol di tresche amorose, plaudivano a quel<br />

filosofar facile, che dicea la religione ostacolo a' piaceri; né<br />

sospettavan che le sette accennanti a' troni s'avessero a rovesciar su<br />

di loro; speravano anzi che franti gli scettri raccoglierebberli essi. In<br />

contrario le popolazioni» più salde nella fede, ravvolte in tante reti e<br />

▼ischi, poco quella filosofia intendevano, ma sentivano volersi men<br />

severi ordini di stato, e franchezza di vita; però vi s'acconciavano e<br />

spinte spingevano, intronate il capo<br />

30 <strong>LIBRO</strong> <strong>PRIMO</strong> - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong><br />

dì libertà. Né i re, né i nobili, né i popoli vedean più là dell'offa lor<br />

menata negli occhi; l'un credeva minacciato l'altro, e si stava pago;<br />

non sospettanti aver tutt'insieme a esser percossi. Larghezza di<br />

coscienza, larghezza di leggi, larghezza di costumi, non più rigidezza<br />

di virtù, tutte blandizie e carezze e speranze facean larga, lubrica,<br />

infiorata la via del precipizio. L'egoismo fu danno di tutti. Soltanto la<br />

Chiesa, che sta sul vero e sul giusto universale ed immutabile, vide e<br />

manifestò il periglio, ma sola fu. Sin dal principio il clero svelò in<br />

mille modi la congiura, la combattè con prediche e libri insigni,<br />

confutò le dottrine false, prolungò la lotta, ritardò il progresso<br />

dell'empietà, e avrebbe meritato di vincere; ma il Signore volea<br />

permettere il breve trionfo del male, perché la deformità ne<br />

sfavillasse. Il clero profetò la rivoluzione, profetò la distruzione de'<br />

templi, e l'abolizione di Dio, profetò il regicidio, e la persecuzione; e<br />

quando tali atroci empietà si perpetrarono al cospetto del sole, seppe<br />

imperterrito sotto i pugnali e sulle scale de1 patiboli confessare la<br />

verità della Fede, rinnovare i martirii de' primi secoli della chiesa.<br />

<strong>§</strong>. 12. Weishaupt.<br />

La gran rivoluzione fu affrettata da un Bavarese, il cui nome<br />

dovrebbe andar primo dopo Satanasso. Adamo Weishaupt fondò la<br />

setta degl'Illuminati, madre e modello organatore di tutte quelle de'<br />

tempi nostri. Funesto conoscitore del male, fabro insigne d'artifizii,<br />

ipocrita stupendo, indoratore d'ogni vizio, prepara sotterra una<br />

rivoluzione d'idee immensa, che sa dover divampare in lontano<br />

avvenire; eppur pertinace ne tessere brune fila, nemico della luce<br />

copre la verità, ateo senza rimorso bestemmia sorridente. Da natura<br />

ebbe inattitudine al bene, intelligenza del fosco, mente organata ad<br />

ampie congiure. Nacque nel 1748; diconlo discepolo de' Gesuiti, poi<br />

d'un Irlandese detto Kolmer, e condiscepolo di Pietro Balsamo<br />

siciliano, famoso ciarlatano dettosi conte Cagliostro che insegnava<br />

magia e massoneria egiziana. Sappiamo da lettere di lui messe a

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