16 LIBRO PRIMO - GIACINTO DE SIVO SOMMARIO §. 1 ... - Eleaml
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Il testo non è stato rivisto e contiene degli errori – è un testo da ripubblicare, quindi abbiamo deciso di non correggerlo.<br />
110<strong>LIBRO</strong> SECONDO - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong><br />
d'aver perduto» e dissero monopolio il contratto; quando questo<br />
era un dare giusto valore alla mercé, cui fissatone il prezzo era<br />
permesso comprare a chicchessia. Dissero il perduto essere assai, e<br />
volerlo da noi, quasi non si potesse da noi por dazii sulla roba nostra,<br />
e fittarli a cui si voglia. Il Palmerston consultò suoi giureconsulti, e<br />
benché pur quelli gli desser torto, si chiamò al citato patto del 18<strong>16</strong>,<br />
e disse lo aver fittato il dazio su' zolfi essere contravvenzione al<br />
trattato. E perché anche a lui parean fiacche le ragionale afforzò con<br />
armata;la quale postasi avanti Napoli minacciò centomila bombe. Il<br />
re sul primo botto schierò truppe sulle coste a vietare sbarchi, mise in<br />
punto i fortini, accese i fornelli, e fu una notte che parve si venisse<br />
alle mani. lntramessosi mediatore il ministro di Francia, i vascelli si<br />
discostarono alquanto; e tosto un legno francese intervenne, che per<br />
Luigi Filippo pose fine alla controversia. Si disfece il contratto,<br />
perché cosi volle Londra, e si pagò il danno a’ Francesi, che cosi<br />
volle Parigi. Inoltre perdemmo gli speranzati ducati 400 mila annui;<br />
e il re che già si trovava aver abolito per essi il macino, noi volle<br />
ripristinare.<br />
Il Cassero col cadere salì a fama di prudente e previdente<br />
ministro. L'Inghilterra era così forte ch'ei non era da badare a un pò1<br />
di nuovo provvento innanzi al benefizio d'averla amica. Il Filangieri<br />
e il Santangelo autori del mal consiglio non patiron nulla; dove il<br />
Cassero non fu/più richiamato in seggio, pel gran torto d'avere avuto<br />
ragione. Ciò fé1 l'altro danno che il re non volle più uomini di cuore<br />
al ministero d'affari esteri. Cedendo alla forza, colpito nella regale<br />
indipendenza, non dissimulò l'indignazione; però i rancori del<br />
Palmerston s'accrebbero; il quale cadde e risurse più volte, sempre a<br />
Napoli nemico. Terribile alleato delle macchinazioni in casa altrui,<br />
non lasciò più d'insidiare la nostra pace.<br />
Questa briga pe' zolfi, segna un'epoca fatale al regno. Cominciò<br />
guerra sorda e lenta; incoraggiati i felloni, nudriti i malcontenti, la<br />
protezione risollevava le sette; si<br />
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intessevano le reti. In ogni fatto il governo napolitano trovala<br />
opposizioni; ogni qualunque atto aveva censura, una opinione fittizia<br />
il percuoteva sempre;e il condannava a essere infallibile. Si<br />
compievano i primi dieci anni liberi e felici del regnar di Ferdinando.<br />
Quelli succeduti sino al 1818 ebbero diversità di governo. Il doversi<br />
difendere, l'avere a prevenire i colpi nemici, il continuo stare all'erta<br />
Jean men larga la potestà, più rettenuto e severo il braccio regio. E<br />
sendo ignoto ove fosse il nemico, il sospetto doreva gravar su molti;<br />
e chi era sospettato diventava nemico. Sursero così a poco a poco<br />
umori nuovi. Sopra ogni minimo ette si fabbricava un castello; la<br />
fazione senza dar nell'occhio stendeva le branche, e aggavignava<br />
scontenti