16 LIBRO PRIMO - GIACINTO DE SIVO SOMMARIO §. 1 ... - Eleaml
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Il testo non è stato rivisto e contiene degli errori – è un testo da ripubblicare, quindi abbiamo deciso di non correggerlo.<br />
102 <strong>LIBRO</strong> SECONDO<br />
tutto, fermarono sollevarsi quel giorno. Uniti a prezzo dà cento<br />
uomini, sulle ore cinque pomeridiane corrono per Aquile armati;<br />
sorprendono in istrada il comandante colonnello Tanfani che<br />
accorreva al castello; subito l'uccidono, e dopo morto traforanlo di<br />
stilettate, lui e un gendarme. Poi vanno a guadagnare e opprimere i<br />
soldati; ma questi risposto con ischioppettate, ne stutano quattro,<br />
fugano il resto. Alla dimane i congiuratori, divulgata voce di subugli<br />
in Napoli, ritornarono in più numero, e indi a poco d'ora si<br />
disciolsero per tema. 11 governo imprigionò 132 persone col<br />
Dragonetti; poi compiuto il giudizio a 20 aprile 1842, il più col<br />
Dragonetti uscir liberi; altri ebber pena di ferri; otto soli dannati a<br />
morte, ma il re fé' grazia, fuorché a tre. Il Ciampella, il Lazzaro e il<br />
Moscone, capi palesi, fuggiti a tempo, ebber sentenza in contumacia.<br />
11 Dragonetti ed altri s'allontanarono dal regno.<br />
Si buccinò che in quel garbuglio avesse le mani il ministro; il<br />
quale, non potendo rattener più i suoi vecchi e segreti amici,<br />
permettesse facesser quel saggio di rivoluzione, che, riuscito, avria<br />
calato a costituzione re Ferdinando, mancato, avrebbe rinsavito i<br />
cervelli. I capi foggiti, il presto liberato Dragonetti ne fur prova;<br />
dappoi questi stessi parlarono. Ma ne restaron vittime il Tanfani che<br />
già da più mesi strepitava, non udito pel fermento che si mestava nel<br />
paese, e l'intendente conte Ferdinando Gaetani, uomo bonario,<br />
accusato di trascuratezza, e traslocato a Molise.<br />
La Giovine Italia sollevò di nuovo le Romagne nel 1813; e<br />
correva attorno un medico (poi famoso) Luigi Carlo Farini di Russi<br />
presso Faenza, per ispingere i comitati di tutte quelle città a<br />
tumultuare. Un Zambeccari venne a Napoli, e s'aggirò nel Vallo.<br />
Volean si movesse prima il regno, ma non trovaron chi li udisse; e la<br />
polizia avvisata da’ complici li scoperse in luglio e lor troncò i passi.<br />
Nondimeno si mossero ad Imola e a Bologna, dove entrò con una<br />
masnada quel Ribotti piemontese che poi vedemmo in<br />
<strong>LIBRO</strong> SECONDO - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong> 103<br />
i Sicilia e in Calabria. In quella re Ferdinando offerse al Papa<br />
soccorso le truppe a sue spese; ma Gregotio che si sentiva forte non<br />
n'ebbe bisogno, e in breve scacciò quelli avventurieri. De' fatti del<br />
1844 dirò appresso.<br />
<strong>§</strong>. La setta volgesi a Carte Alberto. La Giovine Italia visto in<br />
niuna guisa poter guadagnare Ferdinando di Napoli, mentre tentava<br />
farlo uccidere, e lavorava ad infamarlo, prese altra via. Carlo Alberto<br />
di Savoia carbonaro e rivoluzionario nel 1821, vinto s'era fuggito a<br />
Firenze,ben ricettato dal Gran Duca; dappoi nel 1883 io prova di<br />
pentimento era ito soldato coll'esercito borbonico di Francia a<br />
spegnere le Cortes in Ispagna; dove condottosi bene ebbe da quei<br />
bizzarri Francesi le spallette di granatiere. L'Austria gli mandò<br />
l'ordine di Maria Teresa; Luigi XYIII Borbone ottennegli il perdono<br />
del suo re Carlo Felice. Morto questi senza prole, salì appunto esso<br />
Carlo Alberto, primo della linea Carignano, al trono di Piemonte;<br />
perlocchè i liberali in esso già collega alzarono le speranze; ma egli<br />
scorto la Costituzione aver cacciato allora di Francia Carlo X, stette<br />
duro; anzi nel 1834 represse la sollevazione tentata in Savoia dal<br />
rivoluzionario Ramorino; e fucilò quanti ebbe alle mani ribelli. Non<br />
ruppe i trattati con Austria, confermolli anche con altro, che in caso<br />
di guerra con Francia, davagli il capitanato d'un esercito<br />
AustroSardo; dove avria dovuto stargli ubbidiente il generale<br />
Radetzky duce de' Tedeschi nel Milanese. Nulladimeno non ismentì<br />
suo passato. In principio ebbe a coprir l'ambizione, rattenuto dalla<br />
dritta politica europea, e dall' indole conservatrice de' sudditi suoi;<br />
ma non la ruppe co' vecchi compagni di congiura; se li chiamò<br />
attorno, e lor diesoldi e potestà. A questo filo di favore appoggiata, la<br />
setta in poco di tempo schierò tutti settarii di costa al trono Sardo; i<br />
quali con l'esca d'onoranze e paghe e favori crebbero, e seppero<br />
instillar pensieri nuovi in quel buon popolo Piemontese. Egli tenne<br />
politica subdola: vagheggiava Lombardia, odiava Austria, le volea<br />
male, e le si profferiva amico, ne