16 LIBRO PRIMO - GIACINTO DE SIVO SOMMARIO §. 1 ... - Eleaml
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SO <strong>LIBRO</strong> SECONDO - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong><br />
in tre colonne. Alla prima V esercito di Carbonari si sgominò e<br />
sparve, e con esso il Pepe. Costui avrebbe potuto fermarsi per via, e<br />
co1 reggimenti ordinati ripigliar la guerra; ma non lasciò di<br />
camminare un' ora, e giunse prima di tutti i fuggenti a Napoli; dove<br />
dimandò ed ottenne un secondo esercito; se non che udito i Tedeschi<br />
vicini fuggì in America, per serbarsi a un' altra volta.<br />
Il parlamento a un tratto di guerriero fatto pacifico, scrisse un<br />
indirizzo al re, dichiarandosi innocente della rivoluzione; di poi al 19<br />
ventisei deputati soli, scrìssero a proposta del Poerio un atto di<br />
protesta per la violazione del dritto delle genti. I Tedeschi entrarono<br />
in Napoli a 23 marzo 1821. Il popolo fu lieto di riguadagnar la pace.<br />
Ma dopo pochi dì i Carbonari di Messina, forti della complicità del<br />
generale Rossaroll comandante il presidio, si sollevarono,<br />
abbatterono le statue del re e gli stemmi, e mandarono per tutta<br />
Sicilia e in Calabria chiedendo aiuti, ck punto non ebbero. Allora i<br />
Messinesi s'unirono e armarono, prima sotto colore di mantener<br />
l'ordine, poi per dare addosso av ribelli. Questi fuggirono. Il<br />
Rossaroll riparò in Ispagna, indi in Grecia, dove morì. La rivoluzione<br />
carbonaresca costò al paese ottanta milioni di ducati di debiti e la<br />
invasione straniera, pagata poi sei anni. Il nome Carbonaro nelle<br />
popolari menti suonò e suona infame e vile, pei baldanzosi delitti, e<br />
per le vergognose fughe, cui la nazione con pratico senno su di esso<br />
rigettò l'onta. Però la setta non osò più ripigliar l'irriso nome; e<br />
dappoi rantolio in Giovine Italia; che non più negli uomini che<br />
l'aveano assaporata, ma in giovani ignari mise speranza di riscosse.<br />
Quell’anno stesso, sebbene con ritardo, giunsero a rivoltare il<br />
Piemonte, mentre era compresso Napoli. Colà il ministro di guerra<br />
Santarosa, e Carlo Alberto di Savoia, principe di Carignano capo del<br />
ramo secondogenito della casa regnante, cospirarono. Il re abdicò a<br />
favor del fratello Carlo Felice, Duca di Genova; e perché assente,<br />
surse<br />
<strong>LIBRO</strong> SECONDO - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong> 81<br />
reggente il cospiratore Carlo Alberto. Questi tentennò alquanto,<br />
poi proclamò la convenuta costituzione di Spagna. Le società segrete<br />
nominarono presidente de' Federati; il coi disegno era allora di far<br />
trina l'Italia, cioè settentrione, mezzogiorno e centro. Egli aspirava al<br />
settentrione. Il Santarosa e i Carbonari tementi le decisioni di<br />
Layback, misero troppe alla frontiera; ma combattuti dagli assolutisti<br />
didentro, e da1 Tedeschi di fuori, vinti a Novara, ritornò l'ordine<br />
primiero.<br />
Per siffatte ripressioni i rivoluzionarii odiano a morte l'Austria;<br />
non per cacciar fuori lo straniero, come strillano, che ne chiaman di<br />
tutte nazioni; ma per cacciare il pròteggitore della quiete.<br />
g. 7. La reazione.<br />
Cominciarono nel reame punizioni di ribelli. Il ministro Canosa<br />
ritornato alla sedia abolì ogni segno settario, minacciando la frusta.<br />
Trovatone addosso a un tale Àngeletti, il fé’ rameggiare, poi in<br />
berlina il mandò per Toledo, col nastro settario al collo, e '1 berretto<br />
tricolore in testa, e la scritta Carbonaro. I liberali sclamarono alla<br />
barbarie, e l'era; ma avean lodato il palo usato nel liberalesco<br />
decennio. Quella frustata alla B&edk) evo bastò a seppellire la<br />
carboneria. Venner carcerati i rei principali, sette o otto generali, fra'<br />
quali l'ex ministro Colletta, che inventò poi la storia per vendetta,<br />
pochi deputati e consiglieri di Stato, fra questi il Poerio, il Bozzelli, e<br />
alquanti magistrati. Costoro patirono esilio o perdita d'uffizio. Presto<br />
con editto del 30 maggio il sovrano decretò l'amnistia, salvo pe'<br />
militari iti a Monteforte. De' quali si fé' nel 1822 il giudizio, durato<br />
più mesi con pubblici dibattimenti. Vidersi molti Carbonari mutar<br />
veste, e farsi accusatori e testimoni de' compagni; moltissimi<br />
lodavansi d'aver disertato dalla guerra, e tradita la nazione: vergogne<br />
difenditrici di vergogne. Fur condannati trenta a morte, e tredici a<br />
galera; numero lieve fra tanti celebrati rei; ma la sentenza fu eseguita<br />
solo sul Morelli e sul Silvati, primi ad alzar bandiera; gli altri ebbero<br />
minorata la pena