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16 LIBRO PRIMO - GIACINTO DE SIVO SOMMARIO §. 1 ... - Eleaml

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Il testo non è stato rivisto e contiene degli errori – è un testo da ripubblicare, quindi abbiamo deciso di non correggerlo.<br />

74 <strong>LIBRO</strong> SECONDO - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong><br />

riconosciuti ne'gradi, andar fusi con gli altri venuti di Sicilia;<br />

questi per serbata fede, quelli per guerre fatte co' Napoleoni<br />

baldanzosi; gli uni a dispregio appellavan gli altri Fedelini; gli altri<br />

dicevanli in ricambio Murattisti; si guardavan biechi. Il re per affetto<br />

i suoi, per prudenza i contrarii carezzava. Si tentò la fusione, l'obblio<br />

del passato, si volea farla finita, e strìngere in un amplesso e chi lo<br />

straniero, e chi il re napolitano avea servito. Ma Tire sendo fresche,<br />

le male contentezze crebbero nella mescolanza. Nessuna mercede o<br />

ricompensa toccò a chi tante persecuzioni e danni di sangue e di roba<br />

avea patito per la causa del dritto; uffiziali vecchi e fedeli restarono<br />

inferiori di grado a chi già fu subordinato, soggetti a esser comandati<br />

da chi s'era elevato combattendo contro il re. Duro sembrava, e duro<br />

era; perché in Sicilia non era stata opportunità di promozioni, e in<br />

Napoli i re nuovi per gratificarsi i loro avean promosso alla grande.<br />

Così riuscita la colpa di costoro premiata, fu maio esempio; e parve<br />

più larga via a salir alto l'oppugnare che difendere il trono. Molti già<br />

fidi si calarono a utilitarii pensieri; de' Murattisti i più usciti di setta<br />

non mutavan natura; però chi si vedeva mal della sua fedeltà<br />

rimertato, e chi si credea scaduto per la mutazion del vessillo, pari<br />

per opposte scontentezze, stavan di mala voglia. A tutti pesava il<br />

tedesco Nugent. Il Sovrano die' a'reduci di Sicilia una medaglia a<br />

ricordo dell'onorato esilio; la quale, benché largita a usanza di<br />

milizie di tutte nazioni, divenne pregio degli uni, irrisione e dispetto<br />

degli altri. Dissero il governo aver voluto disunire per meglio<br />

conoscere i suoi. A rimediare si creò l'ordine militare di S. Giorgio<br />

detto della riunione, fregiati i meritevoli d'ambo le parti; lieve<br />

espediente. I due eserciti nondimeno, se non di animi, si fusero d'<br />

arme e vestiti.<br />

La carboneria soffiò in queste ceneri, si valse di tai disgusti,<br />

diramò sue braccia fra generali e soldati, prese subito vigore, e<br />

aperto lavorò a mutazione. Era allora ministro di polizia il principe<br />

di Ganosa, uomo d'ingegno<br />

<strong>LIBRO</strong> SOCONDO 75<br />

e di cuore, ma facile a cadere in mali consigli e in male amicizie.<br />

Ei pensò dover combatter la setta con controsetta; e furori i<br />

Calderari, altra società mezzo segreta surta a prò del governo. Errore<br />

fu, che tentò l'impossibile, nobilitar l'indole delle segrete società,<br />

tratte sempre da loro natura a ribellione. Quindi si mise di tristi<br />

attorno; i suoi nemici, che molti e anche in corte n'avea, il<br />

denigrarono; e il re si calò nel 18<strong>16</strong> a torgli la sedia. Egli volle<br />

esulare. Prese il sommo della potestà il Medici suo emulo, che chiose<br />

l'occhio su'carbonari; i quali ebbri del trionfo crebbero di numero e<br />

di baldanza.<br />

Mentre la setta lavorava, il reame rimarginava sue piaghe. Quei<br />

cinque anni furon notevoli fra noi per rara prosperità. Blando,<br />

carezzevole, indulgente il governo; ricchezza, annona, giustizia,<br />

feste, pace, obblio del passato, leggi larghe, facile amministrazione,<br />

rinsaguinar di finanze e di forze, non tasse nuove, diminuzioni delle<br />

vecchie, non patiboli, non ceppi all'ingegno e al commercio, sicuro il<br />

paese, si vivea secondo l'età bene e lietamente. Ma quelle facilità<br />

appunto davan modo a' congiuratori di operar libero. La setta<br />

mondiale squadernando le dottrine del Montesqaien già<br />

magnificando nelle menti le costituzioni. Non debbo dire se cotal<br />

forma governativa sia per sé buona o mala, a seconda de'popoli,<br />

de'tempi e de'modi; ma cotesti liberali se n'han fatto un tipo unico di<br />

governo che vogliono imporre a forza a tutti i popoli. Di sì<br />

grossolano errore che fa versar tanto sangue al secol nostro la savia<br />

antichità avrebbe riso; e sarà ne'posteri uno smacco alla superbia<br />

dottrinale di questa età presuntuosa. Se non che tal modello di<br />

governo parlamentare, da darsi ai tacitai ed a'loquaci, a'freddi e<br />

a'caldi, a' calcolatori e agl'immacinosi, non è già per quelli stessi<br />

richiedenti voto di benefizio, ma d'insidia. La setta che aspira a<br />

repubblica sociale, chiede pel meno costituzioni per primo scalino, e<br />

farsi un toeno inviolabile, donde combattere la potestà, e aver modo<br />

ti mangiar gli erarii e far debiti agli Stati. Con esse pon

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