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16 LIBRO PRIMO - GIACINTO DE SIVO SOMMARIO §. 1 ... - Eleaml

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Il testo non è stato rivisto e contiene degli errori – è un testo da ripubblicare, quindi abbiamo deciso di non correggerlo.<br />

72 <strong>LIBRO</strong> SECONDO - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong><br />

governo napolitano era sull'avviso. Egli raccolti 280 uomini<br />

mosse da Aiaccio, ebbe tempesta, e con solo diciotto persone l'8<br />

settembre 18<strong>16</strong> sbarcò a Pizzo di Calabria. Era giorno di festa, molta<br />

gente in piazza; al Viva Murat, niuno risponde, ond'ei volge a<br />

Monteleone; ma inseguito con archibugiate da’ popolani, tenta<br />

rifuggire a mare. Chiama la sua barca; e il pilota, Maltese, fatto da<br />

esso capitano e barone, per rubargli i danari lo abbandona. È<br />

raggiunto» schiaffeggiato, e menato in castello. Ito colà il generale<br />

Vito Nunziante, è tenuto con onore, ma sentenziato da sette giudici,<br />

tra' quali tre e il procurator della legge stati suoi uffiziali, carchi<br />

d'onoranze e gradi, ebbe applicata una sua stessa legge, e sofferse la<br />

fucilazione a 13 ottobre. Nato in Cahors, surto dalla polvere,<br />

trionfato in molti campi di battaglia, regnato sette anni, caduto in<br />

inglorioso cimento per man di plebe, tornò nella polvere; esempio<br />

solenne di fortuna.<br />

Gaeta, difesa bene dal Begani, aperse per capitolazione le porte.<br />

<strong>§</strong>. 5. 11 quinquennio.<br />

Il reame in peggio e in meglio era tutto mutato. Più forti ordini,<br />

più vigorose leggi, più tasse e più impieghi, meno costumi, meno<br />

religione, meno obbedienza, più licenza e più servitù. Dell'esercito<br />

disertati i soldati, rimasti uffiziali e generali molti, baldanzosi,<br />

inquieti, indisciplinati. Nel popolo più fiacco il prestigio regio,<br />

disilluso per fallacia di libertà, guasto e irritato per troppe blandizie o<br />

troppe percosse, odiatore di re stranieri, desideroso di quiete e di<br />

pagar poco. Gl'impiegati spanti del soldo, calcolo la fedeltà, tinti di<br />

setta per ansia di far fortuna. Il clero bramoso di reintegrazioni,<br />

dolente di restar dispogliato. I baroni stati il più liberali, schiacciati<br />

dalla libertà, non avendo a chi reclamare, impoveriti e incapaci di<br />

risorgere. E la plebe, dico la mischianza del peggio di tutti gl'ordini<br />

sociali, speranzosa di pescar nel torbido, intenta a rimestare e a<br />

fomentar odii e passioni. Non facile assunto era<br />

<strong>LIBRO</strong> SECONDO - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong> 13<br />

il ripigliar le redini dello Stato, serbando il nuovo, e contentando<br />

il vecchio. E avvenne che i vecchi visto trionfare il principio<br />

legittimo in astratto, rimaser trionfando vinti.<br />

Imperocché Ferdinando a 20 e 21 maggio di quell'anno 1815<br />

proclamò fra l'altre: assicurare libertà individuale e civile, sacra la<br />

proprietà, irrevocabili le vendite seguite di beni dello Stato,<br />

guarentito il debito pubblico, serbate le pensioni, i gradi, gli onori,<br />

l'antica e nuova nobiltà, ogni Napolitano accessibile ad impieghi<br />

militari e civili; amnistia piena, nessuna molestia per anteriori<br />

opinioni; né scritti, né detti, né fatti precedenti investigarsi, né avanti<br />

alle leggi, né avanti al paterno cuore del re, tutti sudditi uguali, velo<br />

impenetrabile, eterna oblivione sul passato. E tenne parola.<br />

Pertanto poco fu mutato degli ordini e degli uomini nessi dagli<br />

occupatoli; e fu necessità fatale l'aversi a governare con elementi e<br />

persone contrarie all'essere del governo. Mutato il re, restava il<br />

decennio. Solo si poteva modificare o migliorare; e si fece. Il codice<br />

Napoleone, mutato nome, si tenne; escluso il divorzio, fatte<br />

indissolubili le nozze, esaltata la patria potestà, moderate le leggi di<br />

successione, aggiunta la volontaria carcerazione per ragion civile,<br />

abolite le confische, diversificate le pene, e poco altro. La legge del<br />

12 dicembre 18<strong>16</strong> die'altro avviamento all'amministrazione; questa e<br />

le finanze migliorarono per minor corruzione e maggior credito. Si<br />

riapersero i conventi, si risollevò la religione e il costume. La<br />

coscrizione scambiato il nome in leva, restò; restò la guardia<br />

provinciale o civica; restò la tassa fondiaria e il catasto; restarono le<br />

leggi eversive della feudalità. A'fuorusciti à destituirono i confiscati<br />

beni, dove si trovarono; a' dazii indiretti si pose modo; abolito quello<br />

sulle patenti che molto sulle industrie e su'mestieri gravava. Si fondò<br />

la cassa di sconto, gran soccorso a' commercianti.<br />

Il più difficile, riordinar l'esercito, non si potè ben conseguire. Pel<br />

trattato di Casalanza gli uffiziali del Murat

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