16 LIBRO PRIMO - GIACINTO DE SIVO SOMMARIO §. 1 ... - Eleaml
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<strong>LIBRO</strong> <strong>PRIMO</strong> - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong> 17<br />
strade del Molo e Mergellina, il Museo, l'Albergo dei poveri, i<br />
Granili, il gran teatro S. Carlo, e le fondate accademie. Ei tra noi<br />
pose fine al medio evo. Con leggi consacrò i principii del dritto<br />
comune; e per non urtar ne'dritti preesistenti costituiti dal tempo,<br />
lasciò anche al tempo il disseccamento della pianta feudale, quasi<br />
vizza e barcollante. Procedé non con azione diretta, ma dando vita a<br />
nuove forze sociali. Non percosse, non osteggiò, non abbassò il<br />
baronaggio; ma die' spinta agli altri ordini; sicché in breve quello<br />
restò minore, e nel conflitto le comunità avvantaggiate andavan<br />
sopra. Anzi i baroni onorò, se li chiamò accanto, con l'esca dello<br />
sfarzo li distrigò dai castelli, li svestì delle forme scherane, li fé'<br />
spendere a corte, e guadagnar lindura, idee e civiltà. Cotali cagioni, e<br />
il subito divampare del napolitano ingegno, e la energia delle non più<br />
spregiate leggi, così ammortirono la feudalità, che già boccheggiava,<br />
quando la scoppiata rivoluzione di Francia die' le vertigini a'popoli e<br />
a'sovrani. Questi per tema si fermarono a un tratto, né volean più dar<br />
nulla; quelli per foga corsero a furia, e tutto vollero a un colpo.<br />
Patimmo la conquista, e dieci anni di francesi. Pertanto le leggi<br />
nuove, riversive de' feudi con un taglio riciso, non isfuggirono<br />
l'odiosità dello sforzo; dove con poco altro ei sarebber venuti meno<br />
per civiltà progrediente, per virtù naturale dell'età. Allora i baroni<br />
stati oppressori, con fatale scambio furono oppressi, e anco in parte<br />
spogliati. Spenti essi, restò il trono, e lo scettro che agguaglia i dritti<br />
di tutti; il che fu la libertà voluta da’ Napolitani.<br />
<strong>§</strong>. 2. Amor del popolo al trono.<br />
La consuetudine al principato, otto secoli di colleganza fra re e<br />
popolo, la gratitudine e la simpatia, fan qui della monarchia un<br />
sentimento, che s'afforza negli affetti, nelle tradizioni, negl'interessi<br />
e nel bisogno del paese. Essa è lo stato nostro conveniente. Le menti<br />
napolitane sì n'eran convinte, che nel comunal pensiero re significa<br />
giustizia, repubblica subuglio; perlocché sebbene altri di fuori<br />
speculasse<br />
18 <strong>LIBRO</strong> <strong>PRIMO</strong> - <strong>GIACINTO</strong> <strong>DE</strong> <strong>SIVO</strong><br />
con sette e cabale a porre in questo paese qualche radice, avvizzì,<br />
per mal concio terreno. A'tempi ultimi la nobiltà, paga di entrare a<br />
corte, e d'aver giuste ricchezze e moderate leggi, fu quasi tutta pel<br />
trono; e la bassa gente era si al trono devota che poco più V era alla<br />
religione. Fidava nel re come pregava Dio; né sapea più. Nella<br />
mezzana classe serpeggiava meglio il veleno straniero, il sofisma, e<br />
la erudizione sbiadita; e si levava a desiderii di subite salite, e pigliar<br />
nome e uffizii; onde smesso il freno religioso, vagheggiava forme di<br />
governo dove di leggieri potesse entrare. Costoro in ogni paese<br />
aspirano a novità, e insorgono, potendo. Ma qui potean poco, non<br />
essendo gente d'armatura.<br />
Guatando il passato luccica meglio questo vero; che in tutte<br />
commozioni popolari trovi la devozione al re. Sicilia nel dugento<br />
ammazza a suon di vespro i Francesi dominatori violenti, e grida re<br />
lo Aragonese, erede della dinastia legittima. Napoli al cinquecento si<br />
leva contro il viceré Toledo, che volea l'inquisizione, ma co' viva a<br />
Carlo V. Nel seicento insorge con Masaniello contro i balzelli e la<br />
baronia, e pur grida i viva al re. A tempo de' genitori nostri, al sentir<br />
Francesi, i popolani nudi e senz' arme, combattonli co' sassi tre dì; e<br />
poco stante al veder repubblica vengon da tutte provincie in massa<br />
con un prete in testa a schiacciarla, con quella rabbia che ne fé' si<br />
tristo e famoso l'anno 1799. Quando poi Napoleone frustava mezza<br />
Europa, solo Calabria dice no sdegnosa, e sforzata ma non doma da<br />
il sangue pel suo re lontano. Nel 1880 il popolo lasciò i settarii soli<br />
ad Antrodoco. Nel 1848 la rivoluzione mandata e attizzata dallo<br />
straniero fu spenta con arme patrie. E nel 1860 la nazione, conquisa<br />
da oro e ferro estero, a lungo riluttò; e inerme e in ceppi ancora<br />
rilutta. Ne' Napolitani la monarchia patria è religione.<br />
<strong>§</strong>. 3. Le sette.<br />
Queste verità son dure a'novatori del paese; ma sorretti da quei di<br />
fuori non hanno scrupolo di porre in fuoco