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INDICE GENERALE<br />

COLLANA DI STORIA ED ARTE<br />

V<br />

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08/03/2011, 14.04<br />

I


II INDICE GENERALE<br />

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INDICE GENERALE<br />

FONDAZIONE MARCO BESSO<br />

IL LIBER DECRETORUM<br />

DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Regesti della più antica raccolta<br />

di verbali dei consigli comunali di Roma<br />

(1515-1526)<br />

a cura di<br />

ANDREAS REHBERG<br />

Roma 2010<br />

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III


Tutti i diritti riservati<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Marco</strong> Besso<br />

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A mia figlia Benedetta<br />

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VI INDICE GENERALE<br />

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INDICE GENERALE<br />

SOMMARIO<br />

Premessa, Andreas Rehberg . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. IX<br />

Presentazione, Michele Franceschini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » XI<br />

INTRODUZIONE<br />

VII<br />

1. I consigli del comune di Roma e la registrazione delle sue<br />

de<strong>liber</strong>e nei secoli XII-XV . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3<br />

2. Gli scriba senatus e la loro storia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 10<br />

3. Cenni biografici sullo <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili . . . . . . . . . . . . » 13<br />

4. Il Liber <strong>decretorum</strong>: ragioni della stesura e sue caratteristiche » 22<br />

5. Il lavoro redazionale del Rutili: dalla seduta del consiglio alla<br />

registrazione nel Liber <strong>decretorum</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 28<br />

6. I manoscritti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39<br />

7. La struttura dei regesti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 43<br />

8. La struttura del commento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 45<br />

9. Cenni sulle istituzioni del comune romano nell’età medicea . . » 48<br />

10. Lista dei conservatori in carica menzionati nel Liber <strong>decretorum</strong> » 64<br />

REGESTI<br />

1. Regesti relativi al pontificato di Leone X (1515-1521) . . . . . . . » 69<br />

2. Regesti relativi al pontificato di Adriano VI (1522-1523). . . . . » 202<br />

3. Regesti relativi al pontificato di Clemente VII (1523-1526) . . . » 260<br />

APPENDICE<br />

Riferimenti a sedute e a de<strong>liber</strong>e dei consigli comunali nel libro<br />

delle imbreviature di Pietro Rutili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 323<br />

Elenco delle illustrazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 331<br />

FONTI E BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 335<br />

INDICI<br />

Indice delle cose notevoli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 363<br />

Indice delle persone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 389<br />

Indice dei luoghi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 407<br />

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VIII PREMESSA<br />

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PREMESSA IX<br />

PREMESSA<br />

Al termine di ogni lunga elaborazione si ha spesso un senso di smarrimento<br />

di fronte all’opera compiuta. Nella “convivenza” con un work in<br />

progress il suo compimento sembrava sempre lontanissimo, e poi, superati<br />

tutti gli ostacoli e le incertezze, eccolo, il volume prende forma ed è pronto<br />

per essere consultato.<br />

Il progetto di regestazione del Liber <strong>decretorum</strong> <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> Pietro<br />

Rutili, il più antico registro dei verbali dei consigli comunali romani (1515-<br />

1526), è nato in seguito alla mia assunzione presso l’Istituto Storico Germanico<br />

(DHI) nel 1998, sotto il suo direttore di allora, prof. Arnold Esch, per<br />

rafforzare gli interessi dell’istituto stesso per la storia di Roma. Ne risultò<br />

un grande censimento delle fonti disponibili negli archivi romani, fruibili<br />

non solo per la storia comunale di Roma in senso stretto e le istituzioni<br />

operanti sul suo territorio (chiese, ospedali etc.), ma anche per questioni ad<br />

essa legate, come la presenza di stranieri nella città. Lo spoglio sistematico<br />

di inventari e repertori ha aperto la strada a diversi campi di ricerca ai quali<br />

mi sono potuto dedicare negli anni successivi (menziono solo la storia dell’ordine<br />

di S. Spirito in Sassia, operante in tutta Europa, l’afflusso degli<br />

ecclesiastici ordinandi a Roma e, da ultimo, il conseguimento dei titoli universitari<br />

nell’ambito della Curia Romana). Ma fra tutti questi filoni di ricerca,<br />

il lavoro sui decreti consiliari del primo Cinquecento ha avuto la priorità<br />

ed è stato pubblicato in lingua tedesca, in tre parti, sulla rivista del DHI,<br />

“Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken”, fra<br />

l’anno 2000 e 2002.<br />

Vi era però la necessità di divulgare lo studio anche in lingua italiana,<br />

ed i responsabili della <strong>Fondazione</strong> <strong>Marco</strong> Besso, nelle persone del suo presidente,<br />

la baronessa Gloria Sonaglia Lumbroso, nonché del suo consigliere<br />

delegato, Antonio Martini – ai quali vanno tutti i miei più sinceri ringraziamenti<br />

–, hanno espresso la loro volontà di pubblicare la versione italiana del<br />

mio lavoro in un volume della collana della <strong>Fondazione</strong> stessa. La non<br />

facile traduzione fu eseguita nel 2003 da Alessandro Sansoni, ma negli anni<br />

seguenti ha subìto continue aggiunte ed aggiustamenti. Forse ancor oggi il<br />

lettore non può non notare che il testo, in realtà, è nato come un articolo<br />

per una rivista tedesca ed è condizionato dal latino non sempre “classico” (e<br />

perciò non raramente di difficile comprensione) <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong>, poi tradotto<br />

in italiano, ispirandosi nuovamente al latino originale.<br />

Ma i ringraziamenti non sono ancora finiti e sono grato anche a Laura<br />

Bassotti che ha curato una prima revisione del testo tradotto e la redazione<br />

del volume, nonché a Stefania Glori, sempre della <strong>Fondazione</strong> <strong>Marco</strong> Besso,<br />

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X PREMESSA<br />

per la rilettura e la correzione dell’italiano. Ringraziamenti particolari vanno<br />

all’attuale direttore del DHI, il prof. Michael Matheus, che mi ha permesso<br />

di seguire il lavoro nonostante i miei impegni all’Istituto, nonché alla<br />

prof.ssa Anna Esposito che non solo si è dimostrata sempre disponibile per<br />

discutere le questioni emerse, ma che mi ha anche continuamente incoraggiato<br />

a concludere l’opera. Non posso non menzionare poi il dott. Antonio<br />

Santilli al quale si deve, nella fase terminale, l’eliminazione definitiva di<br />

non pochi punti oscuri della traduzione. Un cordiale ringraziamento, pars<br />

pro toto, rivolgo alla dott.ssa Emilia Olivieri in rappresentanza di tutte le<br />

persone, istituzioni, archivi e fototeche che hanno contribuito alla realizzazione<br />

dell’apparato illustrativo. Emilia ha inoltre il merito di avermi aiutato<br />

nella valorizzazione e riproduzione dell’unica copia su pergamena di mia<br />

conoscenza di un decreto consiliare stipulato da Pietro Rutili, conservato<br />

nell’Archivio Storico Comunale di Vitorchiano.<br />

Infine non vorrei mancare di ringraziare i “custodi” del Liber <strong>decretorum</strong><br />

<strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili, cioè lo staff dell’Archivio Storico Capitolino,<br />

con in testa la direttrice dott.ssa Paola Pavan, che mi hanno facilitato in<br />

ogni modo il lavoro e la consultazione dei loro tesori archivistici. In particolare<br />

sono lieto della gentile presentazione che il vicedirettore dell’Archivio,<br />

dott. Michele Franceschini, ha voluto dedicare al presente volume.<br />

Non mi resta che augurarmi che il lettore, imbattendosi nella non sempre<br />

facile lettura di questi regesti, sia indulgente con il lavoro fatto, che non<br />

aspira a glorie letterarie, ma che è stato concepito principalmente come uno<br />

strumento di lavoro per poter accedere con più facilità al testo originale, il<br />

quale, naturalmente, non può essere sostituito dai regesti. Ma la soddisfazione<br />

maggiore sarà raggiunta quando il lettore, spinto da motivi di studio o di<br />

puro interesse per la storia di Roma, potrà appassionarsi – come spesso è<br />

accaduto a me nel corso di questi anni – a quei piccoli e grandi fatti accaduti<br />

nell’Urbe, ormai quasi ridotta ad una mera cornice per la molto più<br />

splendente corte papale, che adesso rivivono grazie al Liber <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong><br />

Rutili, vero portavoce dell’élite capitolina, la quale – come capita ancora<br />

oggi – rimpianse i lustri del passato, ma visse a malincuore le ristrettezze<br />

del proprio tempo.<br />

Roma, nel febbraio 2010 ANDREAS REHBERG<br />

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PREMESSA XI<br />

PRESENTAZIONE<br />

Nell’introdurre la pubblicazione dei regesti del Liber <strong>decretorum</strong> <strong>dello</strong><br />

<strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili, il più antico registro dei verbali dei consigli (1515-<br />

1526) del Comune romano conservato nell’archivio della Camera Capitolina,<br />

Andreas Rehberg mette in luce un fattore determinante che rende difficoltosa<br />

la ricostruzione della storia del Comune romano tra Medioevo e primo<br />

Rinascimento: la mancanza di un archivio organicamente conservato antecedente<br />

al XVI secolo. I documenti comunali medievali finora conosciuti, ritrovati<br />

frammentariamente in altri archivi o arrivati fino a noi in copia,<br />

offrono solo una visione parziale e discontinua degli avvenimenti, per cui<br />

descriverne un organico percorso di lungo termine è impresa ardua. Così è,<br />

in particolare, per le vicende del consiglio comunale che, in quanto organo<br />

de<strong>liber</strong>ante, doveva costituire l’espressione più significativa delle volontà della<br />

classe dirigente cittadina, delle sue componenti sociali e dei suoi mutamenti<br />

e rivelarne interessi e campo d’azione nella gestione della cosa pubblica.<br />

Riunendo le scarse tessere del mosaico finora a disposizione, si può sommariamente<br />

dire che il consiglio ebbe origine già agli inizi del XIII secolo, ma<br />

nulla sappiamo della sua composizione e dei meccanismi di designazione<br />

dei suoi membri: dai documenti finora a disposizione si intuisce che gli<br />

organismi di popolo nel corso del Duecento, ma soprattutto dopo la metà<br />

del secolo, vi trovarono rappresentanza stabile così come i rappresentanti<br />

delle Arti. Un documento dell’archivio Orsini del 1312, che verbalizza il<br />

parlamento cittadino che approva le riforme status Urbis de<strong>liber</strong>ate dal consiglio<br />

privato e da quello generale, ci rivela, anzi, che in quel momento i<br />

due organismi sono composti esclusivamente dai rappresentanti delle Arti.<br />

Gli statuti del 1360/63, il più antico corpus organico di leggi e regolamenti<br />

cittadini conosciuto per Roma, non parlano direttamente dell’assemblea<br />

de<strong>liber</strong>ante, riservando all’argomento solo due rubriche sui consiliarii,<br />

del tutto marginali per la conoscenza dell’organismo. Per spiegare l’apparente<br />

anomalia della mancanza di rubriche sul funzionamento e sulla composizione<br />

del consiglio negli statuti romani, a differenza di altri statuti di comuni<br />

medievali dell’Italia centrale, primo fra tutti Firenze, dove compaiono<br />

numerosi ed esaustivi capitoli che ne illustrano meccanismi e composizione,<br />

ho già sostenuto l’ipotesi che, come avvenuto ad esempio per il comune di<br />

Orvieto tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo, esitessero due diversi<br />

statuti, uno per il Popolo e l’altro per il Comune, contemporaneamente in<br />

vigore e non integrati tra loro a formare un unico corpus, ma separati. A<br />

Roma, dunque, dovevano esistere degli statuti del Popolo, non giunti fino a<br />

noi, nei quali dovevano esservi descritte anche le norme riguardanti il con-<br />

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XII<br />

PRESENTAZIONE<br />

siglio, organismo popolare in quanto a composizione ed origine. Tanto più<br />

che gli stessi statuti comunali romani più antichi conosciuti, quelli del 1360/<br />

63, che sono arrivati fino a noi solo grazie a copie tardo quattrocentesche e<br />

ad un esemplare, forse copia ufficiale del Comune, conservato nell’Archivio<br />

Capitolino, risalente alla fine del pontificato di Martino V (1430 circa), sembrerebbero<br />

adeguarne il contenuto trecentesco alla realtà del primo Quattrocento,<br />

inserendo nuove attribuzioni e magistrature. Anzi, è verosimile che la<br />

sopravvivenza di questo testo statutario sia dovuta alla sua funzionalità, apportati<br />

i necessari riadattamenti, sia alle esigenze e alla struttura comunale<br />

vigente, sia alla necessità, al momento del ritorno in Roma del papa dopo il<br />

lungo periodo avignonese e <strong>dello</strong> scisma, di dare stabilità ad un governo<br />

cittadino ed alla sua struttura per mettere fine ai continui rivolgimenti che<br />

avevano caratterizzato il secolo precedente. Ad avvalorare tale ipotesi è l’approvazione<br />

da parte di Martino V proprio di questo testo. Per dirla in due<br />

parole: la volontà del papa di riportare stabilmente la sede pontificia a Roma<br />

e fare della città la capitale <strong>dello</strong> stato doveva essere supportata da un governo<br />

locale stabile e legittimato. Per ottenere questo, papa Colonna punta a<br />

rafforzare la magistratura dei Conservatori, che d’ora in avanti fino al 1847<br />

rappresenterà il vertice della struttura comunale, a scapito di quella del Senatore,<br />

approvando un testo statutario di origine trecentesca, nel quale con<br />

discrezione vengono inseriti numerosi riferimenti al nuovo ruolo di primo<br />

piano dei tre magistrati, la cui comparsa sulla scena è posteriore al 1368,<br />

successiva, quindi alla data del 1360/63 tradizionalmente attribuita al più<br />

antico corpus di leggi e norme cittadine. Ovviamente per tale operazione<br />

era indispensabile far calare l’oblio sugli statuti del Popolo, che potevano<br />

indebolire l’autorità dei nuovi magistrati a cui il papa delegava il governo<br />

cittadino. Tant’è che il consiglio, sia generale che privato, appare ormai<br />

durante il corso del Quattrocento esclusivamente legato ai tre conservatori e<br />

agli ufficiali a loro più vicini.<br />

Ora, l’Archivio della Camera Capitolina, cioè dell’organismo amministrativo<br />

al cui vertice sono i tre Conservatori, conserva, come già detto, documentazione<br />

solo dall’inizio del XVI secolo: la serie più antica è costituita<br />

proprio dai registri dei verbali del consiglio. L’analisi dettagliata dei decreti<br />

del primo volume di tale serie, resa qui possibile ed agevole con la pubblicazione<br />

dei relativi regesti, è di fondamentale interesse non solo per capire<br />

il funzionamento del consiglio e il dibattito relativo alla gestione delle prerogative<br />

comunali nel periodo a cui essi si riferiscono, ma anche per offrire<br />

spunti di comprensione del periodo precedente.<br />

Un primo interessante spunto lo offre proprio Rehberg, nell’ipotizzare il<br />

legame tra la volontà di dare inizio alla verbalizzazione dei decreti del consiglio<br />

in volumi da conservare in archivio con l’avvento del papa Leone X<br />

Medici, che accordò con la bolla Dum singularem ai romani la restituzione<br />

di una serie di prerogative ed uffici ormai da tempo usurpati dalla curia<br />

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PRESENTAZIONE XIII<br />

pontificia. È verosimile che la necessità di condurre una ricognizione dei<br />

diritti da ripristinare e della relativa loro gestione abbia posto in primo piano<br />

il problema della conservazione della documentazione su cui tali prerogative<br />

trovavano fondamento, l’indispensabilità, cioè, della costituzione di<br />

un archivio organicamente conservato come fonte e garanzia di tali diritti e<br />

della loro corretta gestione. Sicuramente sarà stata un’esigenza non solo dei<br />

magistrati comunali, ma anche del governo pontificio, che ad essi delegava<br />

il governo cittadino. Del resto la medesima cosa era accaduta un secolo<br />

prima con l’arrivo a Roma di papa Martino V, a cui lo scribasenatus Niccolò<br />

Signorili aveva dedicato la sua opera nella quale aveva raccolto tutte le<br />

prerogative comunali; al suo pontificato, infatti, risalgono una serie di registri<br />

di entrate di gabelle comunali ed un <strong>liber</strong> grossus con l’elenco degli<br />

ufficiali comunali di quel periodo, conservati nell’archivio della Camera<br />

Urbis nell’Archivio di Stato di Roma, a testimoniare come il tentativo di<br />

costituire un governo cittadino stabile doveva comportare la costituzione di<br />

un archivio nel quale conservare la documentazione prodotta nel corso dell’attività<br />

di tale governo.<br />

Ed è così che, alla raggiunta stabilità dell’istituzione, dall’inizio del<br />

Cinquecento, si verrà finalmente formando anche un archivio della documentazione<br />

comunale, che, ancorchè lacunoso, offre la possibilità di avere<br />

una visione complessiva e di lungo termine della storia delle magistrature<br />

municipali romane dal Cinquecento, appunto, al 1847, anno della cessazione<br />

del Comune ancien Régime. La pubblicazione dei regesti del primo registro<br />

dei decreti del consiglio, oggetto di questo volume, offre un primo, importante<br />

contributo in questa direzione.<br />

A conclusione di questa breve presentazione, che non ha voluto sovrapporsi<br />

a quanto esaurientemente detto dall’autore nella premessa, mi preme<br />

segnalare per la loro completezza i due indici, delle cose notevoli e delle<br />

persone, a corredo del volume, che ne rendono agevole la consultazione.<br />

Ma, in particolar modo, l’interessantissimo e accurato apparato critico che<br />

accompagna ogni singolo regesto, prezioso per le notizie di commento storico<br />

e soprattutto per l’ampia prosopografia dei personaggi che vi compaiono<br />

nominati. La loro identificazione e la descrizione delle loro vicende, dei<br />

loro incarichi e dei loro legami familiari e di partronage possono finalmente<br />

gettare una nuova luce sulla scena della Roma del primo Cinquecento, nella<br />

quale si muove e agisce una classe dirigente finora ancora difficilmente<br />

identificabile.<br />

MICHELE FRANCESCHINI<br />

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XIV PREMESSA<br />

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INTRODUZIONE<br />

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2 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

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INTRODUZIONE<br />

L’introduzione è formata da nove parti: nella prima vengono presentati i<br />

consigli del comune di Roma, con particolare attenzione al sistema di registrazione<br />

delle sue de<strong>liber</strong>e nei secoli XII-XV; segue una parte dedicata alla<br />

figura <strong>dello</strong> scriba senatus e alle sue mansioni. Vengono poi esposti alcuni<br />

cenni biografici sul protagonista di questo libro, lo <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili.<br />

Successivamente vengono delineate le ragioni della stesura del Liber <strong>decretorum</strong><br />

e le sue caratteristiche; verrà posta poi attenzione sul lavoro redazionale<br />

del Rutili, nelle fasi che vanno dalla seduta del consiglio alla registrazione<br />

degli atti sul Liber <strong>decretorum</strong>. Quindi, dopo aver descritto i manoscritti,<br />

verranno presentati i criteri con cui sono stati strutturati i regesti e il commento.<br />

Concludono l’introduzione alcuni cenni sulle istituzioni del comune<br />

romano nell’età medicea e la lista dei conservatori menzionati nel Liber<br />

<strong>decretorum</strong>.<br />

1. I consigli del comune di Roma e la registrazione delle sue de<strong>liber</strong>e<br />

nei secoli XII-XV<br />

Come è stato molto spesso lamentato, mancano per Roma intere categorie<br />

di fonti, 1 disponibili invece più frequentemente per altri comuni italiani,<br />

che consentono di seguire, in maniera ravvicinata e a volte persino con<br />

dovizia di particolari, la locale vita cittadina durante il tardo medioevo. Tra<br />

queste fonti vanno annoverati soprattutto i verbali delle assemblee comunali<br />

o riformanze, che forniscono una vivida immagine della vita quotidiana di<br />

una comunità cittadina. 2 A Roma le più antiche registrazioni delle sedute del<br />

1 Esch, Dal medioevo al rinascimento, e Id., Rom in der Renaissance.<br />

2 Sulla tipologia delle Riformanze, per la quale manca ancora uno studio complessivo, cfr.<br />

Cammarosano, Italia medievale; Miglio, Le riformanze (con ulteriore bibliografia ed indicazioni<br />

sulle edizioni più note come quelle delle De<strong>liber</strong>azioni di Venezia e delle Consulte di Firenze).<br />

Un esempio di un luogo non lontano da Roma sono le de<strong>liber</strong>e del comune di Orte edite in<br />

Giontella, Le Riformanze del Comune di Orte. L’antologia di Miglio descrive i fondi di Riformanze<br />

quattrocentesche di alcuni comuni della Tuscia, cioè Acquapendente, Orte, Corneto<br />

(= Tarquinia), Tuscania e Viterbo. È esemplare il caso di Bologna, che possiede un proprio voluminoso<br />

Fondo delle Riformagioni e Provvigioni del Comune: Archivio di Stato di Bologna,<br />

Riformagioni e Provvigioni del Comune di Bologna dal 1248 al 1400. Inventario (Pubblicazioni<br />

degli Archivi di Stato 48), Roma 1961. Ma si può rinviare anche ai libri delle riformanze dei<br />

consigli cittadini di Torino, che iniziano nel 1325 e sono oggetto di una buona edizione da parte<br />

dell’Archivio comunale di Torino: Libri consiliorum, ormai arrivati all’11° volume (1390-1392).<br />

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3


4 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

consiglio (consilium) partono invece solo dall’anno 1515 e il primo volume<br />

– che è al centro del presente lavoro – comprende i verbali delle sedute<br />

tenute fino al 1526. E va subito ammesso che questo ritardo rispecchia<br />

pienamente la delicata situazione politica del comune di Roma, la cui esistenza<br />

all’ombra del papato dominante non gli permetteva di crearsi istituzioni<br />

amministrative tali da poter gareggiare con le grandi repubbliche come<br />

Firenze o Siena, le cui cancellerie vantavano un personale molto più vasto e<br />

figure di spicco anche da un punto di vista culturale (pensiamo solo ai<br />

cancellieri di Firenze Brunetto Latini, Coluccio Salutati, Leonardo Bruni e<br />

Poggio Bracciolini) 3 che mancavano agli apparati comunali romani, se prescindiamo<br />

dalla figura del tutto eccezionale di Cola di Rienzo o di alcuni<br />

altri esempi che menzioneremo nel corso della nostra introduzione.<br />

Non è possibile stabilire con certezza quando a Roma si cominciarono<br />

a verbalizzare le sedute. Raccolte delle loro decisioni – anche se non sistematiche<br />

– potrebbero essere state create già presto. La storia del consiglio<br />

comunale e la sua produzione di atti attendono ancora una trattazione aggiornata.<br />

4 Non affrontiamo qui la spinosa questione di quanto il cosiddetto<br />

senato romano medievale sia da considerare una continuazione del suo illu-<br />

3 Per la storia delle cancellerie comunali nel medioevo italiano (per la quale manca ancora<br />

uno studio complessivo) si può rinviare, anche se non toccano l’inizio del XVI secolo, ai<br />

numerosi ed eccellenti studi sulla produzione scritta comunale nel Nord Italia, che ebbero origine,<br />

sotto la direzione di Hagen Keller, nell’ambito del Münsteraner Sonderforschungsbereich<br />

“Träger, Felder, Formen pragmatischer Schriftlichkeit im Mittelalter” (per una descrizione in<br />

italiano e la bibliografia vedi http://www.uni-muenster.de/Geschichte/MittelalterSchriftlichkeit/<br />

ProjektA/Welcome-i.html). Vedi in generale per l’Italia D. Puncuh, La diplomatica comunale<br />

in Italia: dal saggio di Torelli ai nostri giorni, in: La diplomatique urbaine en Europe au<br />

moyen age. Actes du congres de la Commission internationale de diplomatique, Gand 25-29<br />

aout 1998, publ. par W. Prevenier et T. de Hemptinne, Leuven-Apeldorn 2000 (Studies in<br />

urban social, economic and political history of the medieval and modern Low Countries, 9),<br />

pp. 383-406 (con ulteriore bibliografia). Cfr. anche gli studi classici di D. Marzi, La Cancelleria<br />

della Repubblica Fiorentina, Bologna 1910 (rist. anast. Firenze 1987) e Torelli, Studi e<br />

ricerche, pp. 161-178. In ambito tedesco, i cosiddetti “Stadtbücher” sono comparabili, per<br />

impianto e funzione, con le Riformanze italiane: M. Kintzinger, Stadtbücher, in: Lexikon des<br />

Mittelalters, vol. 8, München 1996-1997, p. 12s. Per un interessante confronto fra le strutture<br />

delle cancellerie nelle grandi città dell’Impero e quelle italiane si rinvia a U. Meier, Ad<br />

incrementum rectae gubernationis. Zur Rolle der Kanzler und Stadtschreiber in der politischen<br />

Kultur von Augsburg und Florenz in Spätmittelalter und Früher Neuzeit, in: R. Chr.<br />

Schwinges (a cura di), Gelehrte im Reich. Zur Sozial- und Wirkungsgeschichte akademischer<br />

Eliten des 14. bis 16. Jahrhunderts, Berlin 1996 (Zeitschrift für historische Forschung. Beiheft,<br />

18), pp. 477-503.<br />

4 Cfr. De Boüard, Le régime politique, p. 103ss., 144ss. e Brentano, Rome before Avignon,<br />

p. 113ss. Franceschini, Dal consiglio, pp. 337-362: 350ss. e Rehberg, Stadtratsprotokolle,<br />

I, p. 281ss. descrivono i problemi della distinzione e composizione dei diversi tipi di consigli<br />

nel Quattrocento e nel primo Cinquecento. Essi furono definitivamente regolati solo negli<br />

statuti del 1580.<br />

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INTRODUZIONE<br />

stre predecessore della Roma antica. 5 I consigli dei quali trattiamo qui sono<br />

da collegarsi alla nascita del primo comune romano, che viene datata tradizionalmente<br />

agli anni 1144/45. 6<br />

Non è questa la sede adatta ricostruire pienamente le vicende degli organi<br />

istituzionali del comune di Roma. Devono bastare pochi accenni. La distinzione<br />

tra un consiglio speciale e un consiglio generale è evidente già intorno<br />

al 1200. 7 Già i documenti del XIII e XIV secolo 8 e gli statuti del 1360/63<br />

(quest’ultimi però non ne parlano direttamente) distinguevano questi due organismi<br />

risalenti probabilmente al secolo XIII, forse all’epoca di Brancaleone<br />

d’Andalò (senatore e capitano del popolo a Roma nel 1252/1255 e poi nel<br />

1257/1258). 9 La situazione politica, dopo il 1359, si complicò ancora di più<br />

con l’istituzione della Felice Società dei Balestrieri e dei Pavesati, dei sette<br />

reformatores e (dal 1369) dei tre conservatores Camere Urbis. 10 La compilazione<br />

degli statuti di Roma del 1360/63 tramite una commissione di giuristi<br />

ed esperti era stata decisa ex de<strong>liber</strong>atione privati et generalis consilii Urbis<br />

ed il loro testo, dopo la doverosa e approfondita valutazione nel consiglio,<br />

venne solennemente approvato auctoritate dicti consilii. 11 Un documento di<br />

grande importanza riguarda l’approvazione da parte di 128 consiliarii ordinati<br />

per i 13 rioni, l’8 agosto 1393, del ritorno di Bonifacio IX a Roma che significò<br />

la rapida fine del <strong>liber</strong>o comune romano il trionfo del governo papale,<br />

ormai – tranne qualche contraccolpo temporaneo – stabile ed indiscusso. 12<br />

5 Vedi per tale argomento A. Solmi, Il Senato romano nell’alto Medio Evo (757-1143),<br />

Roma 1944; G. Arnaldi, Rinascita, fine, reincarnazione e successive metamorfosi del Senato<br />

Romano (sec. V-XII), « ASRSP » 105 (1982) pp. 5-56 e F. Marazzi, Aristocrazia e società<br />

(secoli VI-XI), in: Roma medievale, pp. 41-69.<br />

6 Per le origini del comune romano si vedano in particolare Moscati, Alle origini del<br />

Comune romano, e Maire Vigueur, Il Comune Romano. Sulla composizione e le vicende dei<br />

consigli generale e speciale dalle origini al Quattrocento vedi Franceschini, Dal Consiglio<br />

pubblico, pp. 337-351.<br />

7 Vedi Vendittelli, « Romanorum consules », p. 217 per attestazioni del consilium generale<br />

nel 1200 e nel 1205. Prima del 1200 sono da distinguere i consiliatores dai senatores<br />

consiliarii: ivi, p. 218s.<br />

8 Vedi de Boüard, Le régime, pp. 103s., 144s.<br />

9 Cfr. solo Statuti del 1360/63, pp. 204, 218ss. Franceschini, Dal consiglio pubblico,<br />

p. 350ss. descrive i problemi della distinzione e composizione dei diversi tipi di consigli,<br />

regolati definitivamente solo negli statuti del 1580.<br />

10 Cfr. alcune informazioni in Statuti del 1360/63, pp. 203s., 218s.; Salimei, Senatori,<br />

p. 120ss. e Natale, La Felice Società; Maire Vigueur, La Felice Societas. Una rapida introduzione<br />

agli apparati comunali è offerta anche da Dell’Era, Storia e istituzioni.<br />

11 ASC, Cam. Cap., Cred. XV, vol. 45, f. 1r. Simili premesse e introduzioni solenni<br />

precedono anche i capitula e le reformationes nel Liber <strong>decretorum</strong> di Rutili: cfr. Nrr. 25 a,<br />

68, 76, 91, 131, 161 b, 175, 214.<br />

12 Theiner, Codex diplomaticus, III, pp. 78-81, Nr. 30. Per l’importanza dell’atto vedi<br />

Esch, Der Kirchenstaat, p. 229s.<br />

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5


6 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Per poter avere oggi una idea sulla struttura delle de<strong>liber</strong>azioni nonché<br />

sulla composizione dei parlamenta 13 e dei diversi consigli comunali, resta<br />

solo il paziente lavoro di raccolta dei riferimenti superstiti sparsi in tanti<br />

archivi, perché il meritevole Codice diplomatico del Senato romano, iniziato<br />

da Franco Bartoloni, raggiunge solo l’anno 1262. 14<br />

Gli archivi del comune erano conservati nel Palazzo Senatorio sul Campidoglio,<br />

come si viene a sapere in occasione della ratifica di una pace ed<br />

alleanza tra romani e genovesi nel 1166. 15 Dal 1148 sono documentati gli<br />

<strong>scribasenato</strong>, cioè i funzionari capitolini che avevano come principale compito<br />

la stipula degli atti di maggior rilievo del comune di Roma. 16 È del 1229 la<br />

menzione a un cartularium che serviva per la consultazione dei senatori. Al<br />

1346 risale un riferimento de libro et archivio Cancellarie Urbis. Di “riformanze”<br />

(reformationes) si parla esplicitamente in una pergamena del 1377<br />

riguardante la pace dei romani con i Di Vico, i cui capitoli stabiliti in secreto<br />

et generali consiliis Urbis erano stati registrati, appunto, in predictis reformationibus.<br />

17 Il compito di registrare le de<strong>liber</strong>e del consiglio segreto spettava<br />

allora a Buccio di Paolo di Buccio Angeli in quanto notaio dei conservatori,<br />

mentre il medesimo compito per il consiglio generale fu esercitato dai due<br />

<strong>scribasenato</strong> (« ... secundum quod de commissione et auctoritate predictis plene<br />

patet in reformationibus dictorum consiliorum inde factis scriptis, una videlicet<br />

de secreto consilio per me Bucium infrascriptum notarium dictorum dominorum<br />

conservatorum et altera de consilio generali per scribas sacri Senatus<br />

Urbis »). 18 I due <strong>scribasenato</strong>, infatti, rogarono su una seconda pergamena<br />

molto accurata di ampie dimensioni (68×95 cm) la de<strong>liber</strong>a del consiglio generale<br />

del 10 novembre 1377, con la quale fu approvata la deroga da una<br />

norma degli statuti cittadini (che proibiva ogni trattativa di pace con i Di<br />

Vico) e ratificata la pace con essi, stabilita dal papa. Il documento fu scritto<br />

dallo <strong>scribasenato</strong> Antonio Goioli Petri Scopte e sottoscritto dal suo collega<br />

(a vita) Lorenzo de Amedeis. La seduta si tenne « in sala maiori superiori<br />

palatii Capitolii, ubi consilia generalia Urbis fieri consueverunt ». 19<br />

13 Per l’assemblea del popolo a Roma vedi la bibliografia raccolta in Vendittelli,<br />

« Romanorum consules », p. 217 nota 16.<br />

14 Vedi Bartoloni, Codice.<br />

15 Bartoloni, Codice, p. 42 doc. 24 (inizio 1166): « sicut in eorum scripto in archivis<br />

Capitolii signato apparet ». A proposito degli inizi dell’archiviazione in ambito cittadino in<br />

Italia vedi la bibliografia indicata in Rehberg, Gli <strong>scribasenato</strong>, p. 815 nota 101.<br />

16 Rehberg, Gli <strong>scribasenato</strong>, p. 800. A questo saggio si rinvia anche per quello che si<br />

dirà in seguito.<br />

17 ASV, A.A., Arm. C, 392, edito – sulla base di una trascrizione altrui – Calisse,<br />

I Prefetti Di Vico, pp. 546-552.<br />

18 Ivi, p. 547.<br />

19 ASV, A.A., Arm. I-XVIII, 2175. Questo documento è stato in parte edito, sulla base<br />

di una trascrizione sei o settecentesca, in BAV, Reg. lat. 378, ff. 236r-246r, da Calisse,<br />

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INTRODUZIONE<br />

Non c’è dubbio che anche a Roma, come succedeva in altri comuni<br />

italiani, gli <strong>scribasenato</strong> per le copie, che – come stabilito negli statuti del<br />

1360 20 – venivano compilate su richiesta degli interessati, si servivano delle<br />

suddette reformationes, ossia delle raccolte dei decreti consiliari. L’usanza di<br />

farsi emettere instrumenta publica de dictis consiliis, viene ricordato più<br />

volte negli anni Ottanta del XIV secolo, quando si fecero indagini sulle<br />

circostanze dell’elezione di papa Urbano VI nel 1378. In tali occasioni ci si<br />

riferiva ai verbali delle riunioni dei romani in cui questi ultimi espressero la<br />

loro volontà di avere ad ogni costo un papa romano o almeno italiano. 21<br />

Il locale delle riunioni nel XIV secolo era o la chiesa dei francescani di<br />

S. Maria in Aracoeli 22 o il Palazzo Senatorio, come è accertato in un documento<br />

del 1385 dove si parla – come già nel documento del 1377 sopracitato<br />

– della « sala superior[i], ubi generalia consilia per romanum populum<br />

fiunt ». 23 Solo con la costruzione del Palazzo dei Banderesi, 24 al cui posto<br />

più tardi fu costruito il Palazzo dei Conservatori, sul quale torneremo, i<br />

consigli (ordinari) si trasferirono in locali nuovi. Anche dopo l’erosione dell’autonomia<br />

municipale in seguito al definitivo ritorno dei papi da Avignone<br />

a Roma (1377), i consigli continuarono a rinunirsi e a svolgere una funzione<br />

importante entro i margini di azione loro rimasti. Risale al pontificato di<br />

Martino V (1417-1431) una serie di statuta et ordinamenta che integrano il<br />

testo degli statuti cittadini e che furono rilasciati in privato et generali dicte<br />

Urbis consiliis de mandatu et assensu dei tre conservatori. 25 I tre conservatores<br />

Camere Urbis erano ormai dal 1369 26 – in seguito all’affermazione<br />

I Prefetti Di Vico, p. 555s. doc. 181. Segnalo una trascrizione migliore, quattrocentesca, in<br />

ASR, Ospedale di S. Spirito, reg. 1444, ff. 249v-255v. La decisione papale del 30 ottobre<br />

1377 (inserita in BAV, Reg. lat. 378, ff. 237v-242r) è stata edita separatamente da Calisse,<br />

I Prefetti Di Vico, pp. 552-554, doc. 179 e in Lettres secrètes et curiales du pape Grégoire XI<br />

(1370-1378) intéressant les pays autres que la France, ed. G. Mollat, Paris 1962-1965<br />

(Bibliothèque des Écoles françaises d’Athènes et de Rome), doc. 4037.<br />

20 Statuti del 1360/63, p. 269: « Tantum (cioè due solidi provisionum) recipere debeant<br />

et non ultra pro copiis vero privilegiorum vel del<strong>liber</strong>atione in parlamento vel consiliis generalibus<br />

factis et reformationibus ... ».<br />

21 Le testimonianze più importanti al riguardo sono trattate in Rehberg, Gli <strong>scribasenato</strong>,<br />

pp. 815ss., 822s. La citazione è presa da ivi, p. 822 (doc. 2).<br />

22 Vedi Apricena, Il convento di Santa Maria in Aracoeli.<br />

23 Pericoli, L’Ospedale di S. Maria della Consolazione, p. 52.<br />

24 Qui già nel 1378 si tennero consigli (forse quelli ordinari, mentre quelli generali si<br />

preferiva tenerli nel Palazzo Senatorio): Rehberg, Gli <strong>scribasenato</strong>, p. 818 (1378); Ebert-<br />

Schifferer, Ripandas, p. 92.<br />

25 ASC, Cam. Cap., Cred. XV, vol. 45, ff. 93r-97r.<br />

26 Risulta una grave svista (risalente ad uno scritto del Vendettini del 1778 e tramandata<br />

fino a pubblicazioni recenti) l’attribuzione della prima apparizione dei conservatori all’anno<br />

1311 (con riferimento ad un atto notarile che si può identificare chiaramente con un documento<br />

che è invece dell’8 maggio 1369: ASC, Archivio urbano, sez. I, t. 649, vol. 10, notaio<br />

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7


8 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

delle forze popolari fin dai tempi di Cola di Rienzo (m. 1354) – i veri<br />

vertici della magistratura capitolina limitando con le loro competenze, persino<br />

il capo formale del comune, cioè il senatore di Roma, dal 1358 non più<br />

romano e membro della nobiltà baronale ma forestiero. 27 Essi sopravanzarono<br />

persino i vertici della milizia del comune romano, i bandaresi. 28 Raggiunsero<br />

l’apice del loro potere con gli statuti del 1469, che del resto furono<br />

approvati in privatis et publicis dicte Urbis consiliis civium. 29 Il mandato dei<br />

conservatori poteva variare, ma di solito durava tre mesi (torneremo a parlarne),<br />

30 durante i quali il primo conservatore presiedeva i consigli e almeno<br />

uno di loro era obbligato a risiedere nel Palazzo dei Conservatori. 31 Si è<br />

ipotizzata la rotazione dei tre conservatori, mese dopo mese, nel ruolo di<br />

presidente delle sedute dei consigli, cosa che però non viene confermata dal<br />

Liber <strong>decretorum</strong>, dove si trova di solito un solo primo conservatore per<br />

tutta la durata del mandato. 32<br />

Il più conosciuto estratto di un verbale consiliare romano quattrocentesco<br />

è un decreto del senato, datato 12 settembre 1436, che ordinava di<br />

erigere in Campidoglio una statua equestre in onore del cardinale legato<br />

Giovanni Vitelleschi, vincitore sui Colonna. Significativamente questo documento,<br />

una versione solenne su pergamena, non è conservato a Roma,<br />

ma nell’Archivio Storico Comunale di Tarquinia. Questo documento di eccezionale<br />

valore è autenticato dal notaio dei conservatori Paolo di Antonello<br />

de Suberariis. 33 Il fatto che egli sostenga di aver notificato questo atto<br />

in libris officii mei conferma la prassi già ricordata in precedenza, ovvero<br />

Paolo Serromani, f. 45v): Vendettini, Serie cronologica, p. 272; Rodocanachi, Les institutions,<br />

p. 90 con nota 2; Pecchiai, Roma, p. 241; Ebert-Schifferer, Ripandas, p. 80.<br />

27 Per i cambiamenti istituzionali del Trecento romano vedi, tra l’altro, Natale, La Felice<br />

Società; Duprè Theseider, Roma dal Comune, p. 661ss.; Esch, Bonifaz IX. Und der Kirchenstaat;<br />

Id., La fine del <strong>liber</strong>o comune di Roma; Lori Sanfilippo, La Roma, p. 80s.; Maire<br />

Vigueur, Il Comune Romano, p. 151ss.; Modigliani, L’eredità di Cola di Rienzo; Rehberg,<br />

Roma 1360.<br />

28 Maire Vigueur, La Felice Societas.<br />

29 Statuti del 1469, f. 105v s. Per la citazione si rinvia a Modigliani, Disegni sulla<br />

città, p. 79 nota 207. Per il ruolo di Paolo II nella riforma degli statuti del 1469 si rinvia a<br />

ibid., p. 78ss. e Ead., L’eredità di Cola di Rienzo, cap. V.<br />

30 Vedi infra, p. 50.<br />

31 Per l’obbligo di residenza vedi Bedon, Il Campidoglio, p. 38 nonché Nr. 104 (15<br />

nov. 1520).<br />

32 Rodocanachi, Les institutions, p. 188s., ipotesi ripresa da Bedon, Il Campidoglio,<br />

p. 36.<br />

33 Sono elencati tutti i partecipanti della seduta del consilium Urbis: Tarquinia, Archivio<br />

storico comunale, perg. sciolte 51 (vecchia collocazione: 4.56), ed. P. Petrini, Memorie Prenestine<br />

disposte in forma di annali, Roma 1795, pp. 448-452 (con tanti errori di trascrizione ed<br />

omissione del nome del notaio dei conservatori); cfr. Esch, Il progetto di statua equestre;<br />

Franceschini, Dal consiglio pubblico, p. 351 nota 58.<br />

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INTRODUZIONE<br />

che all’epoca – accanto allo <strong>scribasenato</strong> – i notai dei conservatori registravano<br />

per conto proprio le de<strong>liber</strong>e dei consigli, e in particolare quelle<br />

del consiglio “privato”. Va ricordato qui che l’unica copia su pergamena<br />

di mia conoscenza di un decreto consiliare (del 1520) stipolata da Pietro<br />

Rutili, in quanto <strong>scribasenato</strong>, riguarda Vitorchiano e si trova ancor’oggi<br />

nell’Archivio Storico Comunale di Vitorchiano di questo paese laziale<br />

(fig. 9). 34 Una ricerca sistematica negli archivi di quelle località, con le<br />

quali il comune di Roma intrateneva legami più stretti, – basta pensare innanzitutto<br />

ai suoi “feudi” di Barbarano, Cori, Magliano, Tivoli, Velletri, Vitorchiano<br />

– potrebbe forse apportare altri esempi per questa attività <strong>dello</strong><br />

<strong>scribasenato</strong>.<br />

Dopo quello che è stato detto sull’esistenza indiscutibile di verbali di<br />

decreti comunali, risulta ancora più raffinata la falsificazione di una notizia<br />

riguardante libri di riformanze preesistenti del 1515. Si tratta della de<strong>liber</strong>a,<br />

nel Liber <strong>decretorum</strong> di Pietro Rutili, con la quale Giovanni Theodori Lascaris<br />

Commeni Paleologi vulgariter dictus dell’Ales de Augusta Pretoria,<br />

figlio del Gran Maestro dell’Ordine Costantiniano, avrebbe ottenuto, in data<br />

16 maggio 1525, il riconoscimento della sua dignità di patrizio romano e<br />

della sua discendenza dalla casata imperiale bizantina, con riferimento a<br />

due (presunti) antenati patrizi e cittadini romani ricordati – come si sosteneva<br />

con finta precisione – « in libro <strong>decretorum</strong> et consiliorum ab anno<br />

1436 usque ad annum 1447 pag. 113 e in alio libro antiquiori [...] de anno<br />

1392 ad annum 1403 pag. 140 » (fig. 3). 35 L’interpolazione va addebitata<br />

ad una certa famiglia Lascaris, che verso la fine del XVI secolo falsificava<br />

apertamente documenti dell’Archivio Storico Capitolino. Ma il fatto<br />

che citasse da presunti libri di riformanze non destava sospetto, verosimilmente<br />

perché nessuno avrebbe messo in dubbio la loro esistenza più che<br />

probabile.<br />

L’usanza di registrare sistematicamente i verbali si era interrotta presumibilmente<br />

nel corso del XV secolo, quando il comune romano cadde sempre<br />

di più sotto la dipendenza papale. Ma non è escluso che in taluni casi si<br />

continuasse a copiare qualche verbale. Ciò pone la questione della conservazione<br />

degli atti comunali a Roma in generale. Le ragioni della loro perdita,<br />

spesso attribuita al Sacco di Roma, non sono ancora del tutto chiare e toccano,<br />

non da ultimo, la storia dell’Archivio Storico Capitolino, la cui fondazione<br />

– se prescindiamo dagli antecedenti medievali citati – risale ufficialmente<br />

al 1561, sebbene un archivium nel Palazzo dei Conservatori fosse<br />

34 Vitorchiano, Archivio Storico Comunale, collezione Aleandri, Perg. 71 A. Vedi in proposito<br />

Nr. 107.<br />

35 ASC, Camera Capitolina, Cred. I, t. 15, f. 143r (16 mag. 1525); cfr. il regesto<br />

Nr. 224a.<br />

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9


10 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

già progettato nel 1515 ed è documentato dal 1520 (cfr. fig. 11c). 36 In ogni<br />

caso l’Archivio Capitolino ospita, ancora oggi, la serie dei verbali del consiglio<br />

comunale, che arriva fino al XIX secolo 37 e che dà prova dell’alto<br />

prestigio della carica di scriba senatus.<br />

2. Gli scriba senatus e la loro storia<br />

L’ufficio <strong>dello</strong> scriba senatus sembra esser stato creato presto dopo il<br />

costituirsi del comune nel 1144/45 ed è da collegare con la storia della<br />

Cancelleria Capitolina, che necessita anch’essa di una nuova trattazione sulle<br />

orme del già ricordato Codice diplomatico del Senato romano di Bartoloni. 38<br />

Dobbiamo a questo eminente studioso anche la lista dei primi scriba senatus<br />

fino al Duecento. 39 La prima testimonianza di uno scriba senatus – di<br />

nome Giovanni – risale al 1148; il suo primo atto conservato – del 1151 –<br />

è una sentenza del senato di Roma. 40 I nomi degli <strong>scribasenato</strong> si fanno più<br />

frequenti con il moltiplicarsi della documentazione dalla fine del Duecento.<br />

Personaggi provenienti dall’ambiente di famiglie di notai e giudici come<br />

Luca del fu Giovanni Foschi di Berta (1305-1312, 1320-1338), Francesco<br />

Baroncelli, più conosciuto come secondo tribuno (dopo Cola di Rienzo)<br />

(1349-1354) nonché di Lorenzo de Amedeis (1351-1354, 1357, 1361-1377)<br />

illustrano l’importanza e l’alto prestigio che l’ufficio <strong>dello</strong> scriba senatus<br />

aveva acquistato. 41 Dal 1308 si nota che lo <strong>scribasenato</strong>, a quanto pare,<br />

fosse ormai una carica a vita e affiancato da un collega che spesso fu nominato<br />

solo per brevi periodi. I motivi della duplicazione del numero degli<br />

<strong>scribasenato</strong> – da uno a due – potevano essere tanti. Quello a cui si potrebbe<br />

pensare per primo è che il lavoro di cancelleria con il tempo si era<br />

36 Nrr. 4 c (26 mar. 1515), 83 a-b (18 gen. 1520) e 177 (26 mar. 1523); cfr. Scano,<br />

L’Archivio Capitolino, p. 382. Guasco, Archivio Storico del Comune di Roma, p. 7s. non<br />

condivide l’opinione diffusa secondo cui la perdita delle fonti cittadine sarebbe da ricondurre<br />

al Sacco di Roma.<br />

37 L’inventario Fondo storico. Inventario degli atti della Camera Capitolina (progettato<br />

nel 1901; segnatura: A 25) fornisce informazioni sulla consistenza del fondo (soprattutto nei<br />

Credenzoni I e XVIII) che cambia nome (prima Decreti di Consigli. Magistrati e cittadini<br />

romani, poi Decreti di Congregazione della Camera Capitolina etc.) e che fu suddiviso in<br />

registri separati. Cfr. anche Guasco, Archivio Storico del Comune di Roma, p. 8ss.; Scano,<br />

L’Archivio Capitolino cit., p. 398 nota 54.<br />

38 Vedi Bartoloni, Preparazione, nonché Id., Codice.<br />

39 Bartoloni, Per la storia del Senato, p. 104ss.; cfr. brevemente Brentano, Rome before<br />

Avignon, p. 120.<br />

40 Bartoloni, Codice, pp. 13-18 doc. 12 ([1-26] ago. [1151]).<br />

41 Per questi nomi e per quello che verrà detto in seguito si rinvia a Rehberg, Gli <strong>scribasenato</strong>.<br />

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INTRODUZIONE<br />

accresciuto. Ma questo aumento di lavoro non sembra essere l’unica spiegazione.<br />

Siamo nel periodo in cui i papi si erano trasferiti in Francia, e in<br />

particolare ad Avignone, e dovevano badare a mantenere forti i legami con<br />

il governo civile della Città Eterna. 42 A questo obiettivo si collega il fatto<br />

che per la prima volta troviamo i papi nominare o confermare lo <strong>scribasenato</strong>.<br />

Le coppie degli <strong>scribasenato</strong> si possono spiegare – almeno all’inizio –<br />

con la spartizione, sempre più diffusa, degli uffici comunali fra i membri<br />

delle due principali fazioni a Roma, costituiti dalle correnti filo-Colonna e<br />

filo-Orsini. 43<br />

Per quanto concerne il Quattrocento, per il quale al momento manca<br />

ancora uno studio prosopografico, 44 si nota comunque il persistente prestigio<br />

dell’incarico, anche se le competenze <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> sembrano essersi<br />

assai ridotte con l’ampliarsi, già avvertito nel Trecento, dell’apparato burocratico<br />

del Campidoglio; quest’ultimo consisteva di diverse categorie di notai<br />

che subentrarono in compiti che una volta erano riservati agli <strong>scribasenato</strong>.<br />

45 Vediamo almeno qualche nome illustre: Nardo Venettini, 46 Niccolò Signorili,<br />

47 <strong>Marco</strong> Guidi 48 nonché – come esempio della fitta schiera parallela<br />

di <strong>scribasenato</strong> con un mandato breve (solitamente di un anno) – il cronista<br />

Stefano Infessura. 49<br />

42 Per l’ingerenza dei papi d’Avignone nel governo cittadino di Roma si veda Duprè<br />

Theseider, Roma dal Comune, p. 381ss.<br />

43 Vedi Rehberg, Clientele e fazioni, p. 48ss.<br />

44 Chi scrive sta preparando uno studio sugli <strong>scribasenato</strong> nel Quattrocento.<br />

45 Si veda a proposito Lori Sanfilippo, Constitutiones, passim.<br />

46 Fu papa Giovanni XXIII che a Bologna, l’11 settembre 1410, nominò a vita (tua vita<br />

durante) il famoso notaio Nardo Venettini ad officium scribe sacri senatus, dopo che già i tre<br />

conservatori della Camera Urbis lo avevano eletto per questo ufficio. Il Venettini era tenuto a<br />

prestare giuramento davanti al cardinale (allora vicario papale in temporalibus a Roma) Pietro<br />

(Frias) di S. Prassede: ASV, Reg. Vat. 342, f. 58r. Il 24 febbraio 1421 fu confermato <strong>scribasenato</strong><br />

da Martino V Colonna, la cui famiglia si era servita per anni dei servigi del grande notaio<br />

romano: ASR, Fondo Camerale I, Camera Urbis, Introitus et exitus, 1, f. 45r-v, ed. Lombardo,<br />

La Camera Urbis, p. 73s. Per quanto concerne i suoi rapporti stretti con la famiglia Colonna<br />

cfr. Rehberg, Etsi prudens, p. 227ss. Il successivo 6 marzo Nardo fece giuramento davanti al<br />

camerlengo papale, l’arcivescovo di Narbonne François de Conzié: ASR, Fondo Camerale I,<br />

Camera Urbis, Introitus et exitus, 1, f. 46r, ed. Lombardo, La Camera Urbis, p. 75.<br />

47 Conosciuto anche come autore della Descriptio Urbis Romae eiusque Excellentiae:<br />

Valentini - Zucchetti, Codice Topografico, IV, pp. 151-208.<br />

48 La persona di <strong>Marco</strong> Guidi, nominato <strong>scribasenato</strong> a vita il 14 luglio 1454 da Niccolò<br />

V, costituisce una eccezione poiché non era neanche romano di nascita ma veniva da<br />

Faenza ed era stato fatto cittadino dell’Urbe solo dietro l’interessamento diretto <strong>dello</strong> stesso<br />

papa nel 1451: Tommasini, Il Registro degli Officiali, passim.<br />

49 Resta ancora da chiarire in quale anno l’Infessura svolse l’incarico. Per il profilo<br />

biografico e letterario di Stefano Infessura si rinvia all’introduzione di O. Tommasini a Infessura,<br />

Diario, (in particolare p. XVs.); Tommasini, Nuovi documenti nonché a A. Esch, Infessura,<br />

Stefano, DBI 62, Roma 2004, pp. 348-353.<br />

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12 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

La consuetudine del doppio incarico ha avuto grande importanza nelle<br />

due nomine avvenute nel 1489 e nel 1493. Nella prima lettera apostolica,<br />

rilasciata da Innocenzo VIII, Niccolò Jacobelli ottenne l’officium scribesenatus<br />

Urbis et Curie Capitolii, messo a disposizione da Giovanni<br />

Pietro de Spiritibus di Viterbo prima della fine del suo mandato. Come anomalia<br />

si nota che l’officium scribesenatus Urbis venne assegnato insieme alla<br />

carica del protonotario della Curia Capitolina, 50 un connubio che avrà non<br />

poco compromesso l’autonomia e l’importanza del ruolo da <strong>scribasenato</strong>. Nello<br />

stesso documento lo <strong>scribasenato</strong> a vita Eustachio Cherubini risulta essere<br />

il collega del Jacobilli. Il giuramento di rito doveva essere prestato davanti al<br />

cardinale camerlengo. 51 Una lettera di Alessandro VI del 22 giugno 1493 approfondisce<br />

le nostre conoscenze sulla nomina di quattro anni prima. Con<br />

essa il papa Borgia comunicò ai quattro chierici della Camera Apostolica che<br />

la nomina fatta dal suo predecessore era stata contestata dal Cherubini, che<br />

cercò di denunciare il suo nuovo collega davanti ai presidentes della Camera<br />

Apostolica sulla base di una costituzione di Innocenzo VIII, secondo la quale<br />

non si poteva occupare un ufficio comunale romano prima della fine del mandato<br />

del predecessore. Il pontefice accettò la supplica del Jacobelli e derogò<br />

per il suo caso la valenza delle norme contrastanti emanate dai papi da Calisto<br />

III fino a Innocenzo VIII. 52<br />

I tre nomi del 1493 ritornano anche in una lista per l’assegnazione delle<br />

stoffe per gli ufficiali della città di Roma in occasione della morte di papa<br />

Pio III nell’ottobre 1503 (Officiales Urbis, 53 quibus dandi sunt panni per obitum<br />

Pii pape iii, omnes panni sunt prime sortis). 54 In questo elenco erano<br />

menzionati Giovanni Pietro de Spiritibus e Eustachio Cherubini, scribe (!)<br />

50 Il protonotario della Curia Capitolina era il notaio responsabile della cancelleria del<br />

tribunale del senatore (curia capitolina); egli registrava i processi tenuti dal Senatore e dal<br />

capitaneus appellationum: vedi il commento A di Nr. 30 b. D’altro canto, egli potè essere<br />

coinvolto anche nella stipula di documenti emessi dai consigli comunali: cfr. Rehberg, Gli<br />

<strong>scribasenato</strong>, p. 798 nota 16.<br />

51 ASV, Reg. Vat. 695, ff. 175r-176r (4 set. 1489). Cfr. anche lo iuramentum di Lorenzo<br />

di Marianus Leni, per breve deputatus, registrato in ASR, Camerale I, 1715, f. 56r<br />

(6 dic. 1485).<br />

52 ASV, Reg. Vat. 876, ff. 76v-77r (22 giu. 1493). Niccolò Iacobelli abitava nel rione<br />

Colonna vicino alla Colonna Antonina e possedeva una collezione di antichità: Magister,<br />

Censimento, p. 168s.<br />

53 Il termine officiales Urbis, secondo quanto si legge in Tommasini, Il Diario di Stefano<br />

Infessura, p. 79 in occasione della visita di Ferrante, re di Napoli, a Roma nel 1475<br />

includeva conservatori, caporioni, cancellieri nonché i riformatori <strong>dello</strong> Studio. Ma vedi anche<br />

infra, p. 51, nota 275 e p. 58.<br />

54 BAV, Vat. lat. 9027, ff. 170r-176v; cfr. Piccolomini, La famiglia di Pio III, p. 151<br />

nota 2. Nel 1503 Giam<strong>pietro</strong> de Spiritibus, ormai civis romanus, successe a suo figlio Aurelio,<br />

morto prematuramente, nell’ufficio del notariatus conservatorum Urbis: ASV, Cam. Ap.,<br />

Div. Cam. 57, f. 20v (9 set. 1503).<br />

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INTRODUZIONE<br />

sacri senatus Urbis, nonché – un po’ distaccato dai suoi “colleghi” – Niccolò<br />

Jacobelli pro officiis protonotarii et scribe senatus. 55 Pare che con ciò,<br />

alla fine della diatriba, si sia arrivati alla soluzione di lasciare formalmente<br />

a tutti e tre la funzione di <strong>scribasenato</strong>. Nella stessa circostanza troviamo la<br />

notizia che il nostro Pietro Rutili (qui chiamato Petrus Rotolanti) in quell’anno<br />

era stato mandatarius Ripe e quindi impiegato dell’amministrazione<br />

del porto. 56 Ed è a questo punto che parliamo più approfonditamente dell’autore<br />

del Liber <strong>decretorum</strong>, Pietro Rutili.<br />

3. Cenni biografici sullo <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili<br />

I primi verbali superstiti del consiglio comunale, che abbracciano gli<br />

anni dal 1515 al 1526, furono redatti dallo <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili in base<br />

a una de<strong>liber</strong>a consiliare, come ricorda l’autore nel proemio:<br />

« Yhesus. Liber maior <strong>decretorum</strong> ex publico Populi Romani concilio sive<br />

senatus consulto in posterum faciendorum in Kalendis mensis ianuarii M.D.X.V<br />

inceptus et incohatus per me Petrum de Rutilis perpetuum alme Urbis scribam,<br />

domino Hippolito de Saxis, domino Francisco de Naris et domino Petro de<br />

Lallis Camere alme Urbis conservatoribus, pontificatus divi Leonis decimi pontificis<br />

maximi anno primo ». 57<br />

Sulla persona <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> Rutili e sulla sua famiglia mancano<br />

ricerche specifiche. La sua stirpe era probabilmente di umili origini – forse<br />

proveniente da Rotella nella provincia di Ascoli Piceno 58 – ma raggiunse<br />

nel corso del XV secolo una elevata posizione sociale. 59 Nel suo famoso<br />

scritto Li Nuptiali, redatto successivamente al 1504, Marcantonio Altieri elenca<br />

in modo generico la famiglia Rotolanti – accanto a famiglie di spicco<br />

come Frangipane, Maddaleni, Boccabella e Porcari – fra i gentilhomini del<br />

rione Pigna. 60 Infatti, le prime attestazioni della famiglia risalgono proprio ai<br />

55 BAV, Vat. lat. 9027, f. 173v, 174r.<br />

56 Ivi, f. 176v.<br />

57 ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 15 (= Ms. A). Sorprendente è l’errore nell’indicazione<br />

dell’anno del pontificato di Leone X, eletto papa il 9 marzo 1513.<br />

58 Se si vuole farla derivare (ma è solo una ipotesi) dal notaio del tesoriere del papa e<br />

notaio della Camera Apostolica sotto Martino V, Lorenzo di Domenico de’ Rotelli (de Rotellis<br />

o Rotella), proveniente appunto da quella località: F.-C. Uginet, Le <strong>liber</strong> officialium de<br />

Martin V (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Fonti e sussidi 7), Roma 1975, ad indicem.<br />

59 In mancanza di repertori adeguati per le famiglie romane tardomedievali si deve ricorrere<br />

alle raccolte di notizie di Domenico Jacovacci in BAV, Ottob. lat. 2552/IV, che nomina<br />

la famiglia per la prima volta citando un testamento del 1538 (vedi nota 96). Essa è<br />

considerata brevemente in Amayden - Bertini, II, p. 175 (con solo due notizie sui Rotolanti).<br />

60 Altieri, Li Nuptiali, p. 15.<br />

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14 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

diari del loro concittadino di Pigna, Stefano Caffari, che menziona, fra i<br />

testimoni o mallevadori di atti riguardanti la sua famiglia, Renzo Rotolante<br />

(1430), 61 Iohannes Rotolantus, la cui figlia risulta maritata con un certo<br />

Iacobus di Anguillara (1441), e Laurentius Stephanus de Rotolantibus de<br />

regione Pinee (1448). 62 Quest’ultimo, in volgare chiamato Renzo Stefano<br />

Rotolante, nel 1449, partecipò con altri distinti romani ai regali per il matrimonio<br />

del nobile romano Enrico Andreotta (de Andreoctinis). 63 Una ricerca<br />

sistematica, al momento non possibile, nei protocolli notarili di Roma quattro<br />

e cinquecenteschi superstiti arricchirebbe senz’altro queste scarse notizie.<br />

Nel 1495 il nostro Pietro “Rotolanti” è finalmente attestato come figlio<br />

di un certo Clemente, già morto, in un atto in cui cede un mulino<br />

dell’aqua Appiæ. 64 Per la ricostruzione delle sue vicende personali e del<br />

suo profilo caratteriale e culturale abbiamo a disposizione solo quanto il<br />

Rutili ha scritto di se stesso nei verbali e – se si prescinde da alcune<br />

informazioni casuali 65 – da quelle notizie emergenti da una seconda fonte<br />

eccezionale di sua mano pervenuta fino a noi, cioè il libro con le imbreviature<br />

da lui raccolte nella sua funzione di notaio (v. per il suo segno<br />

notarile fig. 8) negli anni 1492/1511 fino al 1534 (conservato nel fondo<br />

del Collegio dei Notai Capitolini, nr. 1504, nell’Archivio di Stato di<br />

Roma). In più ha lasciato traccia di sè sicuramente nel fondo camerale<br />

dell’Archivio Capitolino dove si conservano tanti volumi miscellanei che<br />

devono, in realtà, essere ancora studiati in modo sistematico. Per adesso<br />

va segnalato solo un volume 66 nel quale lo <strong>scribasenato</strong> copiò alcune liste<br />

61 Forse identico con quel notaio della Camera Apostolica, Lorenzo di Domenico de’<br />

Rotelli, citato supra, nota 58.<br />

62 Vedi Ingletto, Stefano Caffari (ringrazio l’autrice per avermi fatto consultare questo<br />

importante lavoro in fase di stampa).<br />

63 Coletti, Dai diarî di Stefano Caffari, II, p. 597.<br />

64 Il riferimento <strong>dello</strong> Iacovacci è all’« Archivio Capituli s. Johannis Lateranensis. [...]<br />

Bernardus de Caputgallis notarius f. 79 »: BAV, Ottob. lat. 2552, parte IV, p. 333. Il patronimico<br />

è stato ripreso in Amayden - Bertini, II, p. 175 e Altieri, Li Nuptiali, Indice, p. 122*.<br />

65 Vista la mole del materiale non si sono potuti controllare appositamente, volume per<br />

volume, i protocolli notarili conservati nell’Archivio di Stato e nell’Archivio Storico Capitolino<br />

che sicuramente offrirebbero notizie interessanti specialmente sulla situazione patrimoniale<br />

e sulle azioni e strategie economiche del Rutili e della sua famiglia. Daranno prova di ciò<br />

alcune informazioni provenienti da questi fondi, raccolte casualmente, che presenteremo qui.<br />

66 ASC, Cam. Cap., Cred. IV, vol. 105. Non aiuta molto l’affermazione a f. 2r che si<br />

trattasse di un libro delle entrate ed uscite di ponti e porte della città; però almeno così<br />

abbiamo un vago terminus post quem per datare il manoscritto: « Liber adcepti datique hoc<br />

est introituum et exituum officiorum pontium et portarum alme urbis ad inclitum romanum<br />

populum ex manificientia Leonis decimi pontificis maximi domini nostri provenientium per<br />

dominos priores capitum regionum prefate alme urbis pro tempore existentes conscribendus,<br />

adnotandus, retinendus et conservandus tempore magnificorum dominorum Antonini Frigepanes,<br />

Evangeliste Madaleni Caput de ferro et Marii de Crescentiis Camere prefate alme Urbis<br />

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INTRODUZIONE<br />

di spesa del comune di Roma, del 1455, 67 effettuate in occasione delle<br />

grandi festività (Natale, Assunzione della Vergine, Corpus Domini ecc.)<br />

quando si regalavano agli officiales romani guanti (ciroteche), scatole di<br />

confetti, pepe o cera. In più vengono trattate le precedenze nei cortei<br />

e le cerimonie dei giochi al Testaccio e a piazza Navona. 68 Scopo di<br />

questa raccolta era probabilmente la creazione di una documentazione su<br />

tutti quelli che avevano diritto a tali gratifiche 69 e, in generale, l’esaltazione<br />

delle vecchie usanze e tradizioni romane, compito caro allo <strong>scribasenato</strong>,<br />

come si nota anche nel suo lavoro di verbalizzazione degli atti<br />

consiliari.<br />

Dai verbali stessi emergono indicazioni circa il salario di Rutili (Nr.<br />

88 b), il cui aumento fu motivato dal nuovo impegno di dover redigere<br />

questo libro (Nr. 98 a). Inoltre i nuovi cittadini 70 dovevano pagare Pietro<br />

per la registrazione del loro nome nel Liber <strong>decretorum</strong> (Nr. 122 a). Pietro<br />

Rutili, in qualità di <strong>scribasenato</strong>, aveva inoltre il compito di compilare,<br />

insieme ad un collega (il cui nome sappiamo però solo dal 1530), 71 tutti i<br />

conservatorum pro dicti populi utilitate ac, ut introitus et exitus prefati perpetuis futuris temporibus<br />

clare et perspicue inspici viderique possint, institutus et ordinatus sub anno domini<br />

MDXIIII pontificatus prefati domini Leonis anno secundo die vero » [qui si interrompe la<br />

frase]. Evidentemente in seguito Rutili utilizzò il quaderno in modo diverso.<br />

67 Ivi, f. 7r: « Tempore pontificatus Calisti pape tertii tabula mercedum officialium<br />

romanorum et emolumentorum eis tradendorum et distribuendorum, prout infra continetur<br />

in hoc libro, exemplata per me Petrum de Rutiliis sacri senatus scribam ex libro condam<br />

domini Antonii de Mutianis scriptoris dominorum conservatorum incepto sub die xv mensis<br />

aprilis indictione tertia MCCCCLV tempore magistratus nobilium et magnificorum dominorum<br />

Georgii Tasca, Theoli Laurentii Theoli et Pauli de lo Scutto conservatorum Camere<br />

alme Urbis ». Solo qui il Rutili si nomina espressamente, ma è ben riconoscibile la sua<br />

scrittura anche in altre parti del quaderno che contiene tuttavia anche tante pagine rimaste<br />

vuote. 68 Ivi, f. 133r: « L’ordine da servarse in lo partirse dal Campidoglio l’offitiali, jocatori<br />

e’ conestavoli per andar’ alla festa de Nagone facto nell’anno 1520 sotto il pontificato di<br />

Leone X ». Non è chiaro se anche una seconda lista, del 1539, sia della mano di Rutili,<br />

supponibilmente già morto. Qui però è esaltato il ruolo <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> di ordinare,<br />

secondo la loro precedentia, le corporazioni e i consolati armati con loro insegne e tamburri:<br />

ivi, f. 134v. Sicuramente della mano di Rutili è però la copia della Tabula precedentie<br />

officialium urbis reformata in consilio con decreto del senatore Ludovico de Ufreduciis<br />

di Fermo il 12 gennaio 1464, sempre riguardante i suddetti giochi: ivi, f. 141v. Per i regali<br />

e le mance spettanti agli officiales in occasione delle grandi festività (in particolare a Natale<br />

e all’Assunta) cfr. Cerasoli, Commentario di Pietro Paolo Muziano e Id., Spese e donativi.<br />

Per i giochi vedi Sommerlechner, Die ludi agonis et testatie.<br />

69 Ciò spiega perché Rutili aggiunge – con l’aiuto di un <strong>liber</strong> della mano di Luca de<br />

Mutianis – gli uffici che nel suo tempo, rispetto al 1455, erano stati aggregati per tali<br />

regali: cfr. ivi, ff. 8r-v (qui è indicato l’anno 1519), 11r, 12v, 23v-24r.<br />

70 Per quanto concerne le consegne della cittadinanza romana si rinvia infra, nota 216.<br />

71 Per il “mistero” intorno al collega del Rutili vedi infra, p. 22.<br />

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16 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

più importanti documenti emessi dal consiglio comunale 72 e di protocollarli<br />

nel Liber maior <strong>decretorum</strong>. Egli poteva essere impiegato anche in compiti<br />

speciali, ad esempio come revisore dei conti (v. Nrr. 43 a, 96), oppure come<br />

sollicitator in un processo condotto dal comune (Nr. 63). Sappiamo da una<br />

fonte vaticana che nel 1523 Rutili fu uno dei sindaci incaricati dal cardinale<br />

camerlengo Francesco Armellini per l’esame degli atti del senatore di Roma<br />

uscente Gabriele de Bonarellis di Ancona. 73<br />

In quanto alla cronologia ed alle condizioni di vita di Pietro Rutili, il suo<br />

libro di imbreviature ci dà indicazioni preziose. In realtà non si tratta di un<br />

protocollo notarile nel senso stretto della parola, in quanto non raccoglie in<br />

modo sistematico, giorno dopo giorno, le minute o gli appunti degli atti da lui<br />

prodotti. 74 Si tratta piuttosto di una raccolta di carte sciolte e filze (appunti,<br />

abbozzi e prime stesure su carta di formato anche differente). Queste carte<br />

furono ordinate più o meno rispetto l’ordine cronologico e appoggiate una sopra<br />

l’altra, piegate quanto più possibile a metà, in 15 fascicoli di circa 37 carte<br />

ciascuno. 75 Ciò spiega il fatto che atti che non entravano sul recto e verso<br />

di una pagina continuano qualche pagina più in là, dopo le carte intermedie. 76<br />

Anche se l’arco cronologico del volume copre gli anni 1492/1511 fino<br />

al 1534, sono però evidenti numerose lacune per quanto riguarda l’effettiva<br />

attività del Rutili come notaio. Il primo documento presente in questo fascicolo<br />

consiste nel frammento di un testamento di un curiale del 1492. 77 La<br />

72 Come esempi di tali documenti (instrumenta) redatti da Rutili, dai quali egli attingeva a<br />

piene mani nei verbali, si vedano Nrr. 30 b e 32 b-e. ASC, Invent. Magni, p. 1501ss. – sotto la<br />

voce “Scriba Senatus” – registra i verbali consiliari in cui, a partire dal 1520, viene nominato<br />

questo ufficio.<br />

73 ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 74, f. 35v (18 set. 1523). Gli altri tre sindici incaricati<br />

erano il giurista e avvocato concistoriale Lucido Vespasiano Medices de Cesis, Cristoforo Capozucchi<br />

e il notaio Paolo de Alphonsis.<br />

74 Per la classificazione delle imbreviature notarili cfr. da una vasta bibliografia solo Corbo,<br />

Relazione descrittiva; A. Petrucci, Mo<strong>dello</strong> notarile e testualità, in: Il notariato nella civiltà<br />

toscana, Atti di un convegno (maggio 1981), Roma 1985, pp. 123-145; Cammarosano, Italia<br />

medievale, p. 269ss. e Il notaio e la città, a cura di V. Piergiovanni (Studi storici sul notariato<br />

italiano 13), Milano 2009.<br />

75 ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, ff. 1-33, 34-77, 78-117, 118-157, 158-193,<br />

194-227, 228-265, 266-301, 302-339, 340-377, 378-415, 416-451, 452-491, 492-522, 523-556.<br />

76 Vedi come esempi App. Nrr. 1, 7, 10, 11 a. Spesso queste pagine però rimasero vuote<br />

e fungevano – piegate – come pagina di protezione sulle quali il Rutili scriveva brevi annotazioni<br />

sul contenuto e la data del rispettivo atto. Così a ASR, Collegio dei Notai Capitolini,<br />

1504, f. 31v si legge con la data 6 gennaio 1517 Notula contractus camerariatus ripe et<br />

ripecte inter romanum populum et merchatores et consules dicte ripe confecti che riguarda il<br />

testo ivi, f. 6*r-v (vedi App. Nr. 1). Queste pagine spesso vuote si trovano ivi, ff. 20-33, 58-<br />

77, 104-118 ecc.<br />

77 Il testatario era il chierico Clementus de Donatis dal comitatus Firmi, habitator in<br />

Curia Romana: ivi, f. 1r-v.<br />

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INTRODUZIONE<br />

documentazione – pur sempre parziale – riprende solo nel 1511. Gli atti<br />

registrati sono di vario tipo e riguardano – per fare qualche esempio –<br />

vendite di terreni o case, affitti e locazioni di case, contratti con architetti, 78<br />

testamenti e atti esecutori, 79 accordi commerciali, 80 ricevute e prestiti, 81 atti<br />

davanti ai giudici capitolini 82 nonché sponsalia e atti simili. 83<br />

I clienti di Rutili erano gente comune romana e forestiera residente a<br />

Roma, ma anche nobiles viri come Giacomo Frangipane, 84 Francesco Fabi, 85<br />

Evangelista de Torquatis o Mariano Castellani che il notaio incontrò ripetutamente<br />

in occasione delle sedute del consiglio. Lo <strong>scribasenato</strong> frequentò<br />

persino i palazzi di baroni e cardinali. 86 È evidente che Rutili fosse il notaio<br />

di fiducia delle suore di S. Lorenzo in Panisperna provenienti dalle prime<br />

famiglie di Roma, baronato incluso. Per loro redasse in continuazione locationes<br />

di case e terreni, deleghe, testamenti e atti connessi alla consegna<br />

delle doti dovute al monastero al momento dell’ingresso in convento. 87 Qualche<br />

volta il notaio funse da factor del convento accettando a suo nome<br />

somme di denaro. 88 È significativo che una pagina del protocollo di Rutili<br />

raccolga addirittura sotto la stessa data, cioè il 15 aprile 1519 due appunti:<br />

78 Cfr., per esempio, ivi, ff. 2r (1511), 8r (27 giu. 1517), 37r-v (13 lug. 1518), 343r<br />

(8 lug. 1526), 343r (8 lug. 1526), 536r-v (6 mag. 1534).<br />

79 Cfr., per esempio, ivi, f. 14r (3 gen. 1518) per il testamento di Gentilescha, la vedova<br />

del macellaio Francisco Capobassi, ricorrente più volte in questo protocollo notarile. Vedi<br />

anche ivi, ff. 207r (31 gen. 1523), 396r-v/398r (8 set. 1527; è il testamento <strong>dello</strong> spagnolo<br />

Sanctus de Grasar chierico di Léon).<br />

80 Cfr. ivi, ff. 13r (28 ott. 1517; a proposito di una societas artis ferrarie equorum fra<br />

due maniscalchi provenienti dal Regno di Napoli), 15r* (15 mar. 1518, a proposito di una<br />

societas candeloctarum de sibo fra un calzolaio, un candeloctarius e un macellaio), 56 (19<br />

giu. 1519; riguardante l’arte di fabri, ferrarii e mareschalli). Per le societates cfr. Lori Sanfilippo,<br />

La Roma dei romani.<br />

81 Cfr. ivi, f. 18r (19 mag. 1518).<br />

82 Cfr. ivi, ff. 51r (19 mar. 1519), 339v (2 mar. 1525).<br />

83 Cfr. ivi, ff. 55*r-v (20 mag. 1519), 206r (8 gen. 1523), 492r (3 lug. 1530). I ff. 275rss.<br />

riguardano un matrimonio in casa Savelli nel 1524 che dette al notaio l’occasione di conoscere<br />

il fior fiore del baronato romano, tra l’altro il cardinale Pompeo Colonna (cfr. per quest’ultimo<br />

anche f. 294rs.).<br />

84 Cfr. ivi, f. 5r (12 lug. 1512).<br />

85 Cfr. il suo testamento ivi, f. 39r-v (3 set. 1518).<br />

86 Per il cardinale Ercole Gonzaga cfr. ivi, ff. 467v-469v, 476, 493, 521, 468r. Per i<br />

Savelli e per il cardinale Colonna vedi supra, nota yyy.<br />

87 Cfr. – tra l’altro – ivi, ff. 16r (16 apr. 1518), 17r-v (20 apr. 1518), 19r-v (18 mag.<br />

1518), 40r (3 set. 1518), 41r-v (24 set. 1518), 52r-v (20 mar. 1519). Va segnalato un atto<br />

isolato riguardante S. Lorenzo in Panisperna della mano di Rutili ma trasmesso nell’imbreviatura<br />

del notaio Pietro Merili in ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1104, ff. 225r-226v (28<br />

ott. 1518).<br />

88 ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, f. 120r (14 nov. 1520) riguardante una<br />

quota della dote di suor Eustachia, a quanto pare, figlia di Prospero Muti Papazurri.<br />

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18 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

uno riguarda il convento delle clarisse, l’altro invece la nomina, da parte<br />

del consiglio cittadino radunatosi nel Palazzo dei Conservatori, di un nuovo<br />

gabellarius maior. 89 Evidentemente il notaio, nel corso della stessa giornata,<br />

era andato dalle suore prima di recarsi in Campidoglio.<br />

Pare che il lavoro di Rutili fosse anche apprezzato negli ambienti delle<br />

bizzoche di Roma che formavano delle comunità molto attive e frequentate,<br />

sostenute persino da donne della nobiltà municipale. 90 Ma il notaio<br />

si occupò anche di altri aspetti della vita ecclesiastica di Roma e<br />

della Curia: così lo troviamo a redigere atti per l’acquisto e la gestione di<br />

benefici ecclesiastici 91 nonché per vari affari di enti religiosi romani. 92<br />

Il volume di imbreviature del Rutili ci fornisce inoltre preziose informazioni<br />

sugli anni dopo il 1526, quando lo <strong>scribasenato</strong> sospese il suo<br />

lavoro sul Liber <strong>decretorum</strong>. Risulta che il notaio continuava a svolgere<br />

il suo incarico da <strong>scribasenato</strong>, una qualifica del resto ben evidenziata<br />

anche nei suoi atti notarili privati. 93 Pare che non si fosse allontanato da<br />

89 Cfr. ivi, f. 54r. L’azione del consiglio non è confluito nel Liber <strong>decretorum</strong>. Cfr. App.<br />

Nr. 5.<br />

90 Cfr. ivi, f. 38r-v (senza data) a proposito di una casa che Ludovica del fu Giambattista<br />

Miccinelli di Trastevere stava per concedere alle bizoche della SS. Trinità di Foligno che<br />

avevano la loro sede in regione Pinee in parrochia s. Stefani de lo caccho; 158r-v (8 gen.<br />

1522) a proposito di una ammissione al monasterium pinzocarum pietatis regionis Montium<br />

ordinis s. Francisci de observantia. Cfr. per le bizzoche inoltre ff. 50r, 121r, 155v, 197v,<br />

248r, 503r. Cfr. per queste comunità in generale Pennings, Semi-religious Women e Esposito,<br />

S. Francesca e le comunità.<br />

91 Cfr. ivi, ff. 85* (4 mag. 1520), 170r (16 apr. 1522), 172r e 174r (4 giu. 1522),<br />

499r (2 apr. 1531), 502r (2 set. 1531). Particolare attenzione merita l’atto ivi, f. 200r del 5<br />

novembre 1522 con il quale il datario di Adriano VI Guillelmus de Enkenvoirt (vedi per<br />

questo importante personaggio commento a Nr. 165) come capelle eiusdem S.D.N. magister<br />

trasmise, in seguito al diritto concesso dai papi fin da Innocenzo VIII di poter disporre<br />

di qualsiasi beneficio ecclesiastico di un cantore papale vacante (« ad quem electio et<br />

deputatio et ius eligendi et deputandi et presentandi personam idoneam ad quecumque<br />

beneficia ecclesiastica cum cura et sine cura secularia et quorumvis ordinum regularia per<br />

cantores cappellanos dicte cappelle optenta »), dei benefici nella diocesi di Cosenza resisi<br />

vacanti per la morte del cantor della capella papale Tommaso Nuncii alias Machia de<br />

Licio al suo collega Paolo de Trottis chierico di Alessandria. Cfr. per la storia della capella<br />

papale F. X. Haberl, Die römische “Schola cantorum” und die päpstlichen Kapellsänger<br />

bis zur Mitte des XVI. Jahrhunderts, « Vierteljahrschrift für Musikwissenschaft » 3 (1887)<br />

(ristampa 1966) pp. 189-296, in particolare p. 258s.; R. J. Sherr, The Papal Chapel ca.<br />

1492-1513 and its polyphonic sources, Diss. Princeton/NJ, manoscritto, Ann Arbor/Michigan<br />

1975.<br />

92 Cfr. ivi, ff. 43r (8 ott. 1518) per il convento di S. Cosimato in Trastevere, 424r-v (14<br />

apr. 1528) per il convento di S. Maria Libera nos a penis inferni (cfr. il commento a Nr. 81 a),<br />

494r-v (19 ago. 1530) per tre canonici di S. Lorenzo in Lucina.<br />

93 Vedi, per esempio, ivi, ff. 417r-v (17 dic. 1527), 489r (29 set. 1529: perpetuus sacri<br />

senatus scriba).<br />

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INTRODUZIONE<br />

Roma, se non per poco tempo, quando i Lanzichenecchi saccheggiarono<br />

la città. 94 Continuò a frequentare il Palazzo dei Conservatori. 95<br />

Il rogito notarile di Rutili acquista un valore più immediato per la<br />

presente ricerca per il fatto che contiene anche alcuni atti che riguardano<br />

la sua attività di <strong>scribasenato</strong> e che meritano di essere elencati in appendice.<br />

Queste notizie, sulle quali torneremo subito, iniziano nel 1517 e si<br />

protraggono fino al 1527.<br />

Fermiamoci però prima su altri aspetti della vita di Rutili ancora da<br />

chiarire. Il suo incarico di <strong>scribasenato</strong> gli garantiva una posizione rispettabile<br />

in seno alla società romana, sebbene il suo salario da solo – secondo<br />

la sua valutazione – non gli consentisse la sopravvivenza (v. Nr. 88 b).<br />

Segno della sua ascesa sociale è il matrimonio con la nobildonna Paradisa<br />

de Rubeis, 96 appartenente ad una famiglia patrizia del quartiere in cui<br />

il notaio risiedeva, il rione Pigna. 97 Egli stesso venne poi definito – certamente<br />

anche grazie al suo ufficio – nobilis vir e riuscì a raggiungere una<br />

discreta agiatezza. 98 Ciò viene anche confermato dalla sua presenza come<br />

capofamiglia in una propria casa nel rione Pigna – e più precisamente<br />

nella parrocchia di S. Stefano del Trullo (nell’odierna zona dell’ex-Collegio<br />

Romano) – nei due censimenti del periodo mediceo, cioè quello del 1517/18<br />

(edito da Mariano Armellini e da Egmont Lee 99 ) e quello del 1526 (edito<br />

dal Lee), che registra nella sua casa 8 bocche. 100<br />

94 Essi sono presenti anche negli atti notarili del Rutili: cfr. ivi, ff. 418r (25 gen. 1528),<br />

419r (25 gen. 1528). Le loro distruzioni sono ricordate ancora nel 1530: f. 494r (19 aug. 1530).<br />

95 Ciò è provato – tra l’altro – da un foglietto allegato ivi, f. 429r (4 apr. 1529). Vedi<br />

anche infra, nota 116.<br />

96 Questo matrimonio risulta dal testamento della vedova Paradisa: ASR, Collegio dei<br />

Notai Capitolini, 906, notaio Theodorus de Gualderonibus, ff. 150v-156r (4 set. 1538).<br />

97 La famiglia de’ Rossi (de Rubeis), in origine appartenne al ceto mercantile ed è già<br />

documentata alla fine del XIII sec. come dotata di una elevata condizione sociale: Rehberg,<br />

Familien aus Rom, II, p. 107s.; A. Esposito, Un’inedita orazione quattrocentesca per l’inaugurazione<br />

dell’anno accademico nello Studium Urbis, in: Studi sul Medioevo per Girolamo<br />

Arnaldi, a cura di G. Barone, L. Capo e St. Gasparri, Roma 2001, pp. 205-235 (a proposito<br />

di un Evangelista de Rubeis e della sua famiglia) nonché Ead., L’eredità di Gabriele de’<br />

Rossi, patritius romanus, comes palatinus e ‘antiquario’, in: Roma donne libri tra Medioevo e<br />

Rinascimento. In ricordo di Pino Lombardi, Roma 2004, pp. 317-341.<br />

98 Dal testamento di sua moglie (vedi supra, nota 96) e dalle menzioni come proprietario<br />

e parte in causa emerge che Pietro possedeva diversi immobili: ASR, Collegio dei Notai<br />

Capitolini, 901, notaio Theodorus de Gualderonibus, f. 789r-v (31 gen. 1527), 792r (5 feb.<br />

1527). Il 7 gennaio ed il 2 febbraio 1529 Pietro è nominato in qualità di testimone in un<br />

ambiente distinto del rione Pigna, cui egli ormai apparteneva: ivi, 903, notaio Theodorus de<br />

Gualderonibus, ff. 102v, 103v.<br />

99 Armellini, Un censimento, p. 25 (« Item la casa di ms Pietro romano Retulando »);<br />

Lee, Descriptio, nr. 408 (« Item la casa di misser Pietro romano Rotulando »).<br />

100 Lee, Descriptio, nr. 7151 (Pietro Rotelani).<br />

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20 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Rutili, nel terzo trimestre del 1531, fu uno dei tre rappresentanti del<br />

rione Pigna nel consiglio comunale e nel secondo trimestre del 1532 caporione<br />

del medesimo quartiere. 101<br />

Grazie ad un contratto di locazione del 1514 si conoscono i nomi di<br />

due suoi figli: Vincenzo e Marcantonio, residenti nel rione Pigna. 102 Il primo<br />

divenne chierico beneficiato (clericus perpetuus beneficiatus) presso la basilica<br />

di San Pietro. 103 Nel volume di imbreviature del padre si ritrova <strong>Marco</strong><br />

(Antonio) de Rutiliis come testimone. 104 Marcantonio fece una carriera che<br />

sarebbe piaciuta a suo padre: egli fu ripetutamente fra il 1583 e il 1590 uno<br />

dei tre consiglieri del rione Pigna; lo troviamo, fra il 1578 e il 1579, tra gli<br />

straordinari maggiori 105 ed infine caporione di Pigna nel quarto trimestre<br />

1581 e nel primo trimestre 1587, divenendo nel secondo trimestre 1595<br />

persino conservatore della Camera Urbis. 106<br />

Essendo andata persa gran parte della documentazione degli enti comunali<br />

del Quattrocento e del primo decennio del Cinquecento non si può al<br />

momento stabilire la data precisa dell’entrata in carica <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong><br />

Rutili. 107 Pietro Rotolante risulta già come <strong>scribasenato</strong> ne Li Nuptiali dell’Altieri,<br />

scritti principalmente tra il 1506 e il 1509, in un racconto sulle<br />

feste di Testaccio. 108 Il nostro Rutili potrebbe essere stato quindi il diretto<br />

successore di Niccolò Jacobelli o di Eustachio Cherubini, menzionati ancora<br />

come vivi nel 1503. 109 Pare quindi che sia stato Giulio II ad avergli conferito<br />

il suo ufficio. Nella raccolta di scritti conosciuta con il nome Li Baccanali<br />

lo stesso Altieri ricorda il ruolo del Rutili nella distribuzione degli uffici<br />

101 ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 16, cc. 20v, 34v.<br />

102 ASC, Arch. Urb., sez. LXVI, Istrumenti, vol. 22, f. 82v (12 dic. 1514): Il priore dei<br />

cavalieri Giovanniti di Roma Giovanni Antonio de Rubere cedette loro fino alla terza generazione<br />

una domus con orto in loco dicto Marmorata con obbligazione del loro padre Pietro. Il<br />

notaio dell’atto era il loro probabile parente Nicolaus de Rubeis.<br />

103 Vincenzo ottenne questo posto nel 1522 in seguito alla morte di Camillo di Lorenzo<br />

Parente: ASV, Reg. Lat. 1423, ff. 96v-97r (27 ott. 1522). Egli rinunciò alla prebenda nel<br />

1544: cfr. Rezza - Stocchi, Il Capitolo di San Pietro, pp. 401, 458.<br />

104 ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, ff. 398r (8 set. 1527), 484r (non datato,<br />

ma probabilmente ca. 1530).<br />

105 Per questo ufficio vedi sotto il commento a Nr. 4 b.<br />

106 Per le fonti si consulti le rubricelle raccolte in ASC, Invent. Magni, pp. 458, 742,<br />

749, 1238, 1240, 1246s., 1256, 1359, 1399, 1439, 1917s., 1921.<br />

107 Senza successo era a proposito lo spoglio <strong>dello</strong> “Schedario Garampi” (ASV, Indici<br />

552-554) che contiene invece i riferimenti alle nomine da <strong>scribasenato</strong> sopracitate (ivi 553,<br />

f. 199r-v). Per le fonti sulle nomine papali vedi Rehberg, Gli <strong>scribasenato</strong>.<br />

108 Altieri, Li Nuptiali, p. 122. Per gli anni di composizione de Li Nuptiali si veda<br />

ivi, p. XXVIIIs. L’anno 1503 non è del tutto sicuro, perché un margine di dubbio sta<br />

nell’affermazione “se ben mi serve la memoria” (p. 121), abbastanza strana se si considera<br />

che la composizione dell’opera è immediatamente successiva al 1504, data del matrimonio<br />

del Cesarini (ringrazio Anna Modigliani per questa informazione).<br />

109 Vedi supra, p. 12.<br />

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INTRODUZIONE<br />

comunali (officia romani populi) restituiti al popolo romano da Leone X nel<br />

1513: 110 secondo il racconto dell’Altieri era lo <strong>scribasenato</strong> Rutili quello<br />

nelle cui mani i nuovi funzionari del comune prestarono il giuramento. 111<br />

Anche sulla fine del suo incarico non si conosce una data precisa. Rutili<br />

è documentato come ancora vivente nel 1534, 112 egli deve essere morto<br />

al più tardi nel 1538. 113 Sinora non è stato però possibile ritrovare né un<br />

testamento né una sepoltura. 114 Pur essendo sopravvissuto al Sacco di Roma,<br />

questo triste evento deve aver impressionato non poco il nostro notaio. Non<br />

ebbe probabilmente più la forza di riprendere il lavoro interrotto sui decreti<br />

comunali. Egli continuò a rivestire la sua carica di <strong>scribasenato</strong> conferitagli<br />

a vita, ma gli fu affiancato un collega nella persona di Marsilio Barisani<br />

(ossia de Bariscianis) che nel 1530 cominciò il nuovo libro dei verbali<br />

consiliari, dopo il ritorno a Roma di papa Clemente VII e la conseguente<br />

normalizzazione della vita pubblica della città. 115 Comunque questo compito<br />

di Marsilio non impediva al Rutili di seguire ulteriormente le faccende del<br />

Campidoglio come è provato, non da ultimo, da una registrazione nel suo<br />

libro delle imbreviature, del 1531, riguardante i conservatori. 116<br />

Le notizie biografiche appena presentate però non chiariscono tutti gli<br />

aspetti che ci piacerebbe conoscere sulla vita e sulla personalità <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong>.<br />

Purtroppo sappiamo ancora molto poco della formazione intellettuale<br />

di Rutili e quasi niente della sua gioventù. Non possiamo dire se Rutili abbia<br />

frequentato lo Studium Urbis. Rutili usava comunque un solido latino che,<br />

però, non si distingue per eccezionale raffinatezza, anzi è a volte troppo cerimonioso<br />

e aggrovigliato e ricade non raramente in italianismi. 117 Non deve<br />

110 Per questo evento chiave vedi infra, p. 52s.<br />

111 Questo episodio è riportato da Marcantonio Altieri in una lettera diretta a Lorenzo di<br />

Cere: Altieri, Li Baccanali, p. 182ss. (in particolare per il Rutili ivi, pp. 186, 194).<br />

112 A quanto pare, l’ultimo atto redatto da Pietro inserito nel suo libro di imbreviature<br />

risale a quest’anno: ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, f. 537r-v (18 mag. 1534).<br />

113 Vedi il testamento di sua moglie supra, nota 96.<br />

114 Mentre sua moglie volle essere seppellita nella tomba di famiglia de’ Rossi in S. Maria<br />

sopra Minerva (vedi l’atto citato supra, nota 96), per Pietro Rutili manca una simile informazione.<br />

Cfr. – senza risultato – gli indici in Forcella, Iscrizioni.<br />

115 ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 36 (= ms. C), pp. 193-450. Marsilio terminò la sua parte<br />

il 15 gennaio 1544. La sua calligrafia è molto chiara. Sulla sua persona e sul suo incarico cfr.<br />

soprattutto ms. C pp. 269, 286, 332.<br />

116 ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, f. 511r (21 nov. 1531).<br />

117 Cfr. per la cultura degli ambienti romani noncuriali, tra gli altri, Cherubini, Studenti<br />

universitari; Trifone, Lingua e società e adesso Cherubini, Scritture e scriventi. Il Rutili, sebbene<br />

menzionato negli scritti di Marcantonio Altieri, non appare particolarmente inserito negli<br />

ambienti romani di maggior lustro culturale, come per esempio i famosi circoli di letterati di<br />

Angelo Colocci, di Johannes Goritz e dell’Accademia Romana, fiorenti nell’età leonina: cfr.,<br />

tra l’altro, Ubaldini, Vita di Mons. Angelo Colocci; Gaisser, The Rise; Sodano, Intorno ai<br />

« Coryciana ».<br />

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22 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

essergli troppo dispiaciuto poter redigere qualche atto in volgare. Il suo stile<br />

è sintetico e quasi privo di citazioni da autori antichi e solo raramente lo<br />

<strong>scribasenato</strong> si abbandonò a considerazioni più generali, forse riprese – anche<br />

se solo parzialmente – da autori classici o dagli stessi consiglieri. 118<br />

Un vero “mistero” circonda il nome del collega d’ufficio di Rutili nel<br />

periodo del Liber <strong>decretorum</strong>, cioè negli anni dal 1515 al 1526. Come abbiamo<br />

visto, solo dal 1530 conosciamo il nome di un altro <strong>scribasenato</strong> al<br />

suo fianco, Marsilio Barisciani. 119 Eppure, nel 1517, si parla esplicitamente di<br />

Petri Rutilis unius ex duobus scribis sacri senatus. 120 Sebbene formalmente<br />

il Rutili indichi sempre la propria presenza in consiglio (« In presentia mei<br />

scribe sacri senatus etc. »), di solito non riferisce, forse per discrezione, il<br />

proprio nome. Data la chiarezza della calligrafia di Rutili, pare che non si<br />

possa attribuire alcun tratto alla mano di un suo collega, che a quanto pare<br />

non intervenne attivamente nel suo lavoro di verbalizzazione. Non è neppure<br />

escluso che tale posto in realtà fosse vacante o che questo primo collega<br />

sia stato molto anziano e non più attivo nel servizio. Dall’anno 1530 invece,<br />

coesistevano di nuovo al contempo, almeno fino alla morte del Rutili, uno<br />

<strong>scribasenato</strong> anziano e uno giovane. 121<br />

4. Il Liber <strong>decretorum</strong>: ragioni della stesura e sue caratteristiche<br />

Non sono chiare le circostanze della nascita del più antico volume superstite<br />

dei verbali del consiglio comunale romano (come sarebbero ancora del<br />

tutto da approfondire le modalità di trasmissione della memoria comunale a<br />

Roma 122 ). Dal proemio citato risulta solo che Pietro Rutili cominciò a lavora-<br />

118 Per uno dei principi della sovranità del popolo (Quod omnes tangit ...) vedi commento<br />

a Nr. 209 (1524 ott. 26) (la citazione precisa è « cum omnes tangat, et omnes vel<br />

maior pars quod agendum consulant » e si trova in ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 15, f. 130v)<br />

e per l’osservazione assai diffusa e poco originale « belli nervum sunt pecunie » cfr. la nota<br />

critica a App. Nr. 11.<br />

119 Vedi supra, p. 21.<br />

120 ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 48v (27 apr. 1517); vedi per il contesto il<br />

commento a Nr. 41 a.<br />

121 Risulta vittima di un errore Gnoli, La Roma di Leone X, p. 93 (ripreso da Laura<br />

Onofri in una annotazione a Altieri, Li Baccanali, p. 214 nota 39) che vuole vedere nel noto<br />

poeta Lorenzo Vallati, discepolo di Pomponio Leto, uno “scriba perpetuo del Senato”. Per<br />

quanto riguarda Vallati si rinvia a Cruciani, Il Teatro del Campidoglio, p. 11.<br />

122 Cfr. a proposito le considerazioni metodologiche (esemplificate nelle realtà laziali) in<br />

Miglio, Le riformanze. Per Roma manca ancora una valutazione globale della memoria comunale<br />

scritta: cfr., tra l’altro, i preziosi contributi raccolti in Miglio, Scritture, scrittori e Storia,<br />

I/II, e Id., Cortesia romana, p. 328; cfr. in generale il volume Aspetti e componenti dell’identità<br />

urbana in Italia e in Germania (secoli XIV-XVI), Bologna 2003, e in particolare M. L.<br />

Arcangeli, Aggregazioni fazionarie e identità cittadina nello stato di Milano (fine XV - inizio<br />

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INTRODUZIONE<br />

re al Liber all’inizio del 1515, quando Ippolito Sassi, Francesco Nari e<br />

Pietro Lalli erano conservatori della Camera Urbis, in base a un de<strong>liber</strong>a del<br />

consiglio, che non ci è stata tramandata. 123 Pietro fissò ufficialmente l’inizio<br />

del Liber al 1° gennaio 1515. In realtà la sua prima registrazione data al 22<br />

febbraio. Come già detto, con la sua raccolta dei verbali delle sedute del<br />

consiglio comunale Rutili riprese un’antica tradizione, però interrotta da<br />

molti decenni.<br />

Rutili stesso chiamò la sua opera <strong>liber</strong> <strong>decretorum</strong>, <strong>liber</strong> maior <strong>decretorum</strong>,<br />

<strong>liber</strong> omnium <strong>decretorum</strong> Romani populi o <strong>liber</strong> <strong>decretorum</strong> S. P. Q. R. 124<br />

È evidente che mantenere in ordine i verbali dei decreti fosse molto importante<br />

sia per i membri stessi dei consilia comunali che per i conservatori,<br />

investiti dalla più alta carica del comune di Roma, il cui rango – e solo per<br />

quanto riguarda il cerimoniale – era inferiore soltanto a quello senatorio.<br />

Ciò è dimostrato anche dal mandato di pagamento emesso dai conservatori<br />

il 28 settembre 1520 e diretto al depositarius pecuniarum portionum officiorum<br />

romani populi Gregorio Serlupi, con il quale ordinarono di pagare allo<br />

scriba senatus Pietro Rutili, conformemente ad una de<strong>liber</strong>a del consiglio<br />

(non protocollata), un vitalizio di 20 ducati de carlenis decem pro ducato<br />

monete veteris per il suo lavoro relativo ai decreti depositati nell’archivio<br />

(del Palazzo dei Conservatori) (« pro suis laboribus pro decretis populi Romani<br />

per ipsum factis collectis et colligendis et in archivio dicti populi<br />

romani repositis »). Tali fondi provenivano dalle entrate dell’ufficio del notarius<br />

maior Camere Urbis. 125 I conservatori, il 20 luglio 1521, incaricarono il<br />

depositario della Camera Urbis Francesco Leni o, a suo nome, Bartolomeo<br />

Della Valle di pagare allo scriba senatus Pietro Rutili, conformemente ad un<br />

motuproprio di Leone X, ogni anno, in occasione della festa dell’Assunta,<br />

un vestito nuovo del valore di 15 ducati auri de camera. 126<br />

XVI secolo), pp. 277-350, qui 320, 327s. Sulle basi di una tradizione repubblicana a Roma, a<br />

partire dal XII secolo, vedi Miglio, Lorenzo Valla e l’ideologia municipale e Id., L’immagine<br />

dell’onore antico e adesso Modigliani, L’eredità.<br />

123 Vedi la citazione supra, p. 13.<br />

124 Ms. A, ff. 1r, 55r, 62r, 69v, 77r, 121v, 151v.<br />

125 Questo mandato fu redatto dallo scriptor conservatorum Camere Urbis Luca de Mutianis<br />

e copiato dal Rutili in Ms. B p. 1. Custodire presso l’archivio del Palazzo dei Conservatori<br />

i verbali del consiglio anche successivamente continuò ad essere compito <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong>.<br />

In ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 37, f. 209v (24 set. 1565) si legge a proposito: « VV.<br />

SS. devono sapere che altre volte dal Popolo in publico conseglio et stato ordinato et stabilito<br />

che per maggior custodia et conservatione delli decreti de esso popolo si dovesse fare un<br />

libro grosso ben ordinato, nel quale si havessero a scrivere tutti li detti decreti, et quello di<br />

continuo tenere nell’Archivio del Palazzo delli signori Conservatori ». Tale proposito fu però<br />

attuato in quella occasione per la prima volta.<br />

126 Ms. B p. 2. Che ai due <strong>scribasenato</strong> spettassero due vestiti ogni anno come gratificazioni<br />

ultra emolumenta ordinaria, risulta anche da ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 159, f. 97v<br />

(22 ago. 1549).<br />

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23


24 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Le ragioni di questo grande interesse per i verbali delle assemblee<br />

sono certamente legate alle speranze nutrite nei confronti della persona di<br />

Leone X de’ Medici (1513-1521) dai rappresentanti dell’amministrazione<br />

comunale di Roma, fino ad allora strettamente controllata dai papi. Il nuovo<br />

pontefice, invece, eletto il 9 marzo 1513, con la data del 19 marzo (giorno<br />

della sua incoronazione) aveva promulgato l’estesa bolla Dum singularem,<br />

con la quale conferì al popolo romano importanti privilegi e restituì alcuni<br />

uffici gestiti ed occupati ormai da molto tempo dalla Camera Apostolica. 127<br />

Questa bolla solenne, continuamente citata dal Rutili nei suoi verbali (che<br />

nei nostri regesti denominiamo per brevità “Bolla di restituzione”), era<br />

stato il frutto dell’impegno appassionato dei romani per un ampliamento<br />

dell’autonomia comunale ormai molto compromesso dalle ingerenze del<br />

potere papale e della Camera Apostolica, che pesavano gravemente sull’apparato<br />

amministrativo e sulle entrate municipali.<br />

La lotta per una maggiore autonomia aveva raggiunto il suo apice solo<br />

due anni prima quando, nel 1511, una malattia di Giulio II dette l’ultima<br />

occasione, seppur illusoria, di tentare un cambiamento nell’assetto politico<br />

a Roma. Per questo scopo i romani, e alla loro testa le famiglie baronali<br />

(Colonna, Orsini, Conti e Savelli), si erano dichiarati pronti a tralasciare,<br />

almeno per un momento, le loro lotte interne e accordare una generale pacificazione,<br />

la Pax Romana, accompagnata da giuramenti solenni da parte<br />

dei baroni e di ben 52 rappresentanti dei 13 rioni scelti fra le famiglie<br />

principali della città. 128 Come è noto, questo tentato golpe, del quale comunque<br />

non sono ancora chiariti tutti i retroscena politici, fallì quando il<br />

pontefice si riprese dalla sua malattia. Tuttavia, l’evidente pericolo che si<br />

era prospettato per la stabilità del governo papale sulla sua capitale ebbe<br />

l’effetto di sensibilizzare il papato sulle richieste e sulle esigenze dei romani,<br />

i cui esponenti più in vista erano personaggi di grande rilievo come<br />

Marcantonio Altieri o i giuristi Paolo Planca e Mario Salomoni. 129<br />

Questi romani di spicco saranno stati anche fra quelli che – come<br />

avveniva da tempo dopo la morte di un papa 130 – presentarono ai cardinali<br />

127 La bolla, citata in continuazione, (incipit: Dum singularem fidei constantiam) fu stampata<br />

più volte: cfr. Fensoni, Annotationes, pp. 678-680 (del 1636, con il titolo Leonis decimi<br />

litterae gratiarum Populo Romano concessarum); Bullarium Romanum, III/3 (1743), pp. 350-<br />

353, nr. 1 (del 1743, con il titolo Reintegratio incliti populi romani ad sua privilegia, gratias<br />

& officia); Bullarium (Torino), V, pp. 538-542. Cfr. Hergenroether, Leonis X, p. 113, doc. 1991.<br />

Cfr. circa i giudizi presenti nella letteratura, tra gli altri, Rodocanachi, Institutions, p. 211s.; Id.,<br />

Le pontificat de Léon X, p. 40; Paschini, Roma nel Rinascimento, p. 409.<br />

128 Cfr. Gennaro, Pax e Serio, Pompeo Colonna.<br />

129 Per questi personaggi di primaria importanza si rinvia ai commenti ai Nrr. 167*,<br />

208*, 230*.<br />

130 Cfr. Infessura, Diario, p. 176 (per la presentazione dei capitula nel 1484) e Pavan,<br />

Il Comune di Roma, p. 326 (per la loro presentazione nel 1492). Per i rischi collegati al<br />

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08/03/2011, 14.04


INTRODUZIONE<br />

radunati in conclave i capitula con le richieste dei romani per il rispetto<br />

dei loro privilegi. Dopo la morte di Giulio II questi capitula per le ragioni<br />

ricordate ebbero più attenzione e riscontro del solito e furono senz’altro<br />

un elemento importante per la rapida emanazione della bolla Dum singularem<br />

del nuovo papa, sicuramente anche grazie alla sua preparazione già<br />

avviata all’interno della Curia, sui cui particolari purtroppo non siamo informati.<br />

Ma i capitula dei romani, accettati il 4 marzo 1513 dal collegio<br />

cardinalizio (dei quali purtroppo non conosciamo tutti i contenuti), 131 furono<br />

un compromesso anche all’interno delle stesse élites partecipanti alla<br />

vita politica municipale che, non sempre riuscirono ad accordarsi su tutti i<br />

punti. Così troviamo subito dopo l’elezione di Leone X un gruppo cospicuo<br />

di nobili romani, guidati dall’Altieri e dai suoi amici, sotto il nome di<br />

cana nobilitas Urbis, che si espresse pubblicamente con un memoriale<br />

rivolto al pontefice per denunciare irregolarità nell’elezione dei conservatori<br />

della Camera Urbis nonché di altri uffici. La cana nobilitas Urbis<br />

sosteneva, fra l’altro, che l’imbussolatio (cioè la selezione di candidati per<br />

un ufficio da estrarre dalla bussula, i cui nomi venivano stabiliti da appositi<br />

imbussulatores 132 ) fosse da riservare solo agli uffici nuovamente restituiti<br />

e non a tutti gli uffici (e in particolare per quello dei conservatori)<br />

come veniva fatto dai suoi avversari. 133<br />

Per quanto quindi la bolla Dum singularem non soddisfacesse le aspettative<br />

di tutti, essa fornì sicuramente un rinnovato slancio all’autocoscienza<br />

del consiglio comunale romano, che si compiaceva di inserirsi nel solco<br />

della tradizione dell’antico Senato, 134 anche se la sua concreta trasformazione<br />

– talvolta ostacolata dallo stesso papa – si dimostrò estremamente<br />

difficile. In questo senso le difficoltà finanziarie ed organizzative che<br />

periodo di vacanza del seggio papale in generale vedi adesso Rehberg, Sacrum enim opinantur<br />

(con ulteriore bibliografia).<br />

131 Essi sono ricordati in Sanuto, I Diari, XVI, coll. 29, 79 e in Altieri, Li Baccanali,<br />

p. XXVIIIs., 114-177.<br />

132 Il sistema elettivo che impegna la bussula e gli imbussolatores ha una lunga tradizione<br />

nella Roma comunale ed è già presente in Statuti del 1360/63, pp. 217-222: cfr., per il<br />

primo Quattrocento, Il diario romano di Antonio di Pietro <strong>dello</strong> Schiavo, pp. 104s. (dove si<br />

parla di mosolatores e cassa mossolature, conservata in S. Maria in Aracoeli), 107 (l’estrazione,<br />

nel 1417, avveniva ogni tre mesi).<br />

133 Cfr. per la cana nobilitas Urbis e l’importante documento citato (con una nuova<br />

edizione parziale) Rehberg, Scambi, pp. 536s., 562-564. Un passo a proposito della l’imbussolatio<br />

si trova ancora nei capitula del 1522: cfr. Nr. 131.9 (« Quod omnia officia romanorum<br />

detracta imbussulentur iuxta bullam Leonis »). Per il clima teso a Roma nel passaggio fra il<br />

pontificato di Giulio II a quello di Leone X vedi Gnoli, La Roma di Leone X, p. 48ss. e<br />

Vaquero Piñeiro, Terra e rendita, p. 285ss.<br />

134 Cfr. tra l’altro K. Sandberg, Magistrates and assemblies. A study of legislative practice<br />

in Republican Rome (Acta Instituti Romani Finlandiae 24), Rome 2001 e Crescenzi,<br />

Giuristi e umanisti: il mito del senato romano.<br />

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25


26 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

accompagnarono il progetto di erigere una statua in onore del papa Medici<br />

(fig. 16), acquisivano un valore emblematico circa i rapporti sempre più<br />

conflittuali tra i romani che esigevano più diritti da una parte, e, dall’altra,<br />

la signoria papale e la Camera Apostolica che centralisticamente avocavano<br />

a sé un numero sempre maggiore di competenze. 135 Ancora di più si era<br />

consapevoli di come fosse necessario verbalizzare le discussioni in corso ed<br />

i decreti del consiglio, per potersi difendere in modo più efficace – anche<br />

se ciò non veniva espresso così apertamente – dai tentativi del papa e della<br />

Camera Apostolica di impossessarsi dei diritti e delle fonti finanziarie comunali.<br />

Inoltre il consiglio della città si comportò allora con maggiore consapevolezza<br />

anche nei confronti dei conservatori, spesso uomini vicini al<br />

papa 136 , al fianco dei quali si vollero porre degli consultores o assistentes<br />

(Nrr. 4 a, 39, 51, 141).<br />

I retroscena complessi e i vari obbiettivi dietro il lavoro di Rutili condizionavano<br />

non poco la scelta del materiale per il suo Liber. Vedremo più<br />

avanti che esso è solo una selezione di de<strong>liber</strong>e e in più non raccoglie solo<br />

decreta nel senso stretto della parola, ma anche notizie a parte ed atti notarili<br />

a prima vista non collegati direttamente al lavoro dei consigli, che invece<br />

costituiscono allegati di interesse particolare e generale per il comune di<br />

Roma al momento della loro stesura.<br />

Stranamente il Liber <strong>decretorum</strong> del Rutili è stato utilizzato dalla ricerca<br />

storiografica molto meno di quanto la ricchezza delle sue informazioni in<br />

diversi settori permetterebbe di fare. 137 Tanti dettagli invece sono stati approfonditi<br />

dagli archeologi – in testa Rodolfo Lanciani 138 – e dagli storici<br />

dell’arte. 139 Sono soprattutto i lavori più antichi ad impiegare i verbali consiliari<br />

o, addirittura, a pubblicarne degli estratti: il primo ad occuparsene seriamente<br />

fu Filippo Maria Renazzi nella sua Storia dell’Università. 140 Ferdi-<br />

135 Sul progetto della statua vedi Butzek, Repräsentationsstatuen (con ulteriore bibliografia).<br />

Sui complessi rapporti finanziari fra il comune di Roma e la Camera Apostolica, per<br />

i quali si devono considerare anche i banchieri, soprattutto fiorentini, cfr. in particolare Polverini<br />

Fosi, I mercanti fiorentini.<br />

136 Per il forte influsso papale nelle scelte e nelle conferme dei conservatori vedi infra<br />

nota 263.<br />

137 La scarsa attenzione, da parte della storiografia moderna, verso i verbali consiliari<br />

– che contrasta con il largo interesse riservato invece agli statuti – è già lamentata da Cammarosano,<br />

Italia medievale, p. 161 e Miglio, Le riformanze, p. 3s.<br />

138 Vedi Lanciani, Storia degli scavi, per esempio pp. 257, 264ss.<br />

139 Cfr. Butzek, Repräsentationsstatuen, pp. 204-235, con trascrizioni a pp. 445-457<br />

relative alla statua di Leone X collocata nel Palazzo dei Conservatori (oggi in S. Maria in<br />

Aracoeli); Ebert-Schifferer, Ripandas Kapitolinischer Freskenzyklus, pp. 88s., 101 nota 119 e<br />

124 (con citazioni da Rodocanachi e Butzek); cfr. inoltre Guarino, Il Palazzo dei Conservatori,<br />

p. 45s. (con citazioni prese da Rodocanachi).<br />

140 Renazzi, Storia dell’Università, p. 35s.<br />

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INTRODUZIONE<br />

nand Gregorovius, che non li cita espressamente nella sua Geschichte der<br />

Stadt Rom im Mittelalter, tuttavia li utilizzò in uno studio sulla cittadinanza<br />

romana. 141 Un notevole uso – non esente da errori di datazione e di indicazione<br />

delle pagine – fu fatto da Rodocanachi. 142 Come Gregorovius e Rodocanachi,<br />

così anche altri studiosi successivi hanno tenuto conto dei decreti<br />

comunali solo in relazione a specifiche questioni. Tra i nuovi lavori che<br />

citano i verbali sono da nominare – per menzionare solo gli autori più<br />

importanti – quelli di Niccolò Del Re, Paola Pavan, Irene Fosi, Michele<br />

Franceschini, Melissa Bullard e Laura Onofri. 143<br />

I 473 regesti delle 237 sedute consiliari degli anni 1515-1526, che qui<br />

vengono presentati con un commento e con indici delle cose notevoli dei<br />

nomi e dei luoghi, apriranno nuove possibilità di comprendere in maniera<br />

più approfondita le istituzioni comunali 144 e di ricostruire prosopograficamente<br />

la composizione dell’aristocrazia romana. 145 Inoltre i regesti sono in<br />

grado di fornire anche importanti risposte alle domande sui rapporti tra il<br />

comune e la curia papale, 146 nonché sui vari aspetti della vita quotidiana<br />

(immigrazione, criminalità, peste, carestie, prescrizioni in materia di abbigliamento,<br />

feste, ecc.). I sintetici regesti che qui presentiamo non possono<br />

naturalmente sostituire la lettura dei manoscritti originali, specie da parte di<br />

chi è interessato a ulteriori dettagli.<br />

141 Gregorovius, Alcuni cenni, p. 15ss.<br />

142 Rodocanachi, Les institutions, pp. 189, 191, 213-216, 219, 233-237, 244-248, 253-<br />

255, 258-260; Id., Le pontificat de Léon X, pp. 158-167, 227-228; Id., Les pontificats d’Adrien<br />

VI et de Clément VII, pp. 10, 31-32, 49-52, 63-64, 77, 87, 106-108; Id., La première Renaissance,<br />

pp. 129, 164, 199, 210s., 215, 226-228, 254, 257, 281-290, 321, 334, 336s. E le<br />

trascrizioni in ivi, pp. 413 doc. XLVIII, 423 doc. LXXII, 424s. doc. LXXIVf., 429 doc.<br />

LXXXIII, 430s. doc. LXXXVI; Id., La trasformazione di Roma; Id., Le Capitole romain,<br />

p. 167.<br />

143 Cfr. Del Re, Monsignor, p. 21; Id., La Curia Capitolina, p. 47s.; Pavan, Il Comune<br />

romano; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, pp. 169-185; Franceschini, La magistratura<br />

capitolina, in particolare p. 144s.; Id., Dal consiglio pubblico, in particolare p. 351ss.; Bullard,<br />

Mercatores Florentini, p. 69 nota 73; Id., Grain Supply, p. 288 nota 14. Laura Onofri ha<br />

curato l’edizione di Altieri, Li Baccanali. Per ulteriori riferimenti cfr. la rubrica “note bibliografiche”<br />

nel commento.<br />

144 Cfr. per un primo orientamento l’excursus, infra p. 48ss.<br />

145 L’indice dei nomi faciliterà l’accesso alle informazioni sui singoli membri dell’aristocrazia<br />

romana. Per fonti supplementarie vedi infra p. 47s.<br />

146 Cfr. su queste questioni Quondam, Un’assenza, un progetto e, più in generale, i<br />

contributi presenti in La crisi degli ordinamenti comunali e le origini <strong>dello</strong> stato del Rinascimento,<br />

a cura di G. Chittolini (Istituzioni e società nella storia d’Italia 6), Bologna 1979 (per<br />

esempio Ph. J. Jones, Comuni e Signorie: la città-stato nell’Italia del tardo Medioevo, ivi,<br />

p. 99-123, qui p. 115s.) e sopratutto Roma capitale. Sul tramonto del <strong>liber</strong>o comune romano<br />

cfr. Esch, La fine.<br />

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27


28 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

5. Il lavoro redazionale del Rutili: dalla seduta del consiglio alla registrazione<br />

nel Liber <strong>decretorum</strong><br />

Come accennato, il Liber <strong>decretorum</strong> di Rutili mostra parecchie particolarità<br />

nella selezione del materiale. Il disordine e una certa arbitrarietà, se<br />

non confusione, che lo caratterizzano, evidenziano le difficoltà dell’autore<br />

nell’ottemperare al difficile compito affidatogli. Il suo volume di imbreviature<br />

nell’Archivio di Stato di Roma contiene alcuni verbali di sedute del consiglio<br />

dal 1517 al 1527 che il Rutili non ha inserito nel Liber <strong>decretorum</strong><br />

ufficiale, ed è perciò probabile e ben immaginabile che siano state tante altre<br />

le sedute e le de<strong>liber</strong>e non considerate delle quali attualmente non è più<br />

disponibile nessun ricordo. La ragione per questa esclusione è da cercare<br />

senz’altro in parte nella loro limitata importanza (cfr. App. Nr. 3); ma non<br />

sempre è chiaro per quale motivo sono state tralasciate determinate de<strong>liber</strong>e<br />

comunque di grande importanza. Gli atti registrati nel 1527 (App. Nrr. 11-12)<br />

cadono nel periodo in cui lo <strong>scribasenato</strong> non aggiornò più il suo Liber<br />

<strong>decretorum</strong> ufficiale. Ma capitava anche in altre città che le de<strong>liber</strong>e comunali<br />

fossero riportate anche su imbreviature notarili e non solo su registri in<br />

bella copia, in seguito andati perduti o addirittura mai esistiti. 147<br />

Altro problema per la comprensione del lavoro compositivo svolto dal<br />

Rutili è la ricostruzione delle singole fasi procedurali nell’iter di una de<strong>liber</strong>a.<br />

Abbiamo già trattato genericamente della storia dei consigli comunali,<br />

denominati in generale nei verbali di Rutili concilium (consilium) senza specificazione.<br />

148 Per comprendere il lavoro <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> si deve tener<br />

conto dei lineamenti principali <strong>dello</strong> sviluppo istituzionale del comune di<br />

Roma e delle vicende dei consigli (generale e speciale) nel Quattrocento e<br />

nel primo Cinquecento. Essi erano dotati di importanti funzioni consultive e<br />

decisionali, anche se queste tendevano a ridursi sempre di più dai tempi del<br />

declino del <strong>liber</strong>o comune di Roma (verso il 1400). Di questa tendenza<br />

approfittarono i conservatori che – assieme al priore dei caporioni – formavano<br />

il principale organo esecutivo 149 e avevano cominciato ad essere nominati<br />

con beneplacito del papa, vero signore della città. Della loro posizione<br />

147 Così, per fare un esempio, il minutario del notaio comunale di Anagni Tommaso<br />

Pilozzi contiene una serie di de<strong>liber</strong>e del consiglio di questa cittadina: Esposito, Anagni 1466.<br />

Per il bastar<strong>dello</strong> contenente un brogliaccio degli appunti delle riformanze di Orte cfr. Giontella,<br />

Le Riformanze del Comune di Orte, II, pp. 118-166.<br />

148 Vedi Rodocanachi, Institutions, p. 34ss. e p. 54ss. nonché Boüard, Régime, p. 144 e<br />

in generale A. Rota, Il “Consilium Urbis” del secolo XII, « ASRSP » 75 (1952) pp. 1-15. Per<br />

le funzioni del consiglio cfr. Franceschini, Dal consiglio, p. 338s.<br />

149 Cfr. Franceschini, Dal consiglio, in particolare p. 351s., che cita i decreti del consiglio<br />

Nrr. 3, 51, 105, 143 a e 208 come tentativi del consiglio stesso di riguadagnare il<br />

terreno perduto.<br />

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08/03/2011, 14.04


INTRODUZIONE<br />

dominante risentì anche il consiglio, i cui membri non avevano la facoltà di<br />

fare proposte. 150 A volte, però, le proposte di legge sembrano ideate anche<br />

da estranei, dalle corporazioni o da altri pressure groups influenti, ma furono<br />

lo stesso presentati dai conservatori. Originale per Roma sembra l’introduzione<br />

di una seduta riservata alle lamentele dei cittadini (consilium querelarum)<br />

anche se – come ci si accorse presto – ad approfittarne maggiormente<br />

furono comunque i soliti esponenti della élite. 151<br />

Un handicap generale <strong>dello</strong> studio dei consigli comunali romani è che<br />

“nulla sappiamo [...] del meccanismo di accesso all’assemblea e ben poco<br />

delle sue componenti sociali ed istituzionali”. 152 Come abbiamo già esposto,<br />

il consiglio si riuniva in due differenti composizioni, cioè come consiglio<br />

ordinarium e generale/publicum. Tuttavia all’inizio del Cinquecento non appaiono<br />

più così nettamente separati. Nel suo Liber <strong>decretorum</strong> il Rutili specifica<br />

solo saltuariamente se si tratta di un consiglio ordinarium o generale/<br />

publicum, indicandone la composizione. Diversamente da quanto accadde<br />

con i più precisi verbali successivi al 1530, da Rutili è possibile ricostruire<br />

soltanto con difficoltà la cooperazione istituzionale tra il consilium ordinarium<br />

(successivamente detto consilium secretum) e il consilium publicum/<br />

generale, cui per lo più resta solo una funzione di approvazione. Solo raramente<br />

si può osservare il susseguirsi delle due istituzioni: il consilium publicum/generale<br />

veniva comunque convocato dal consilium ordinarium, più<br />

importante. 153 È di un tale consilium ordinarium che si tratta probabilmente<br />

nella maggior parte dei casi dei raduni registrati da Rutili. 154<br />

I consigli si riunivano di solito nel Palazzo dei Conservatori (v. fig. 10),<br />

che ancora oggi domina il fianco destro della Piazza del Campidoglio, 155 ma<br />

di cui ancora non si conosce bene l’aspetto architettonico originale, alterato<br />

150 I consiliarii furono vincolati nella <strong>liber</strong>tà di pronunciarsi già nel 1363 e nel 1469,<br />

quando gli statuti ordinarono che nessun consigliere prendesse la parola senza licentia del<br />

senatore e dei conservatori: cfr. Statuti del 1360/63, p. 253 De consiliariis non dicendis nec<br />

super proposita in generali; Statuti del 1469, f. 122r-v, cap. xcix, ripreso in Statuti del 1519-<br />

1523, III, f. 1r, cap. ii Quod consiliarii non dicant nisi super eo quod preponitur generali in<br />

consilio.<br />

151 Cfr. Nrr. 208 a, 211 d, 222 c (qui il nobile Mario Salomoni innalza la sua lamentela<br />

addirittura tamquam unus de populo).<br />

152 Franceschini, Dal consiglio, p. 339.<br />

153 Cfr. per esempio Nrr. 176-177 b. Fra queste due sedute passarono otto giorni<br />

(1523 apr. 24/mag. 2). Cfr. anche i casi di Nrr. 2 a (1515 mar. 2), 3 (13 mar. 1515) e 9<br />

(1515 ago. 20).<br />

154 Già le ca. 30 sedute durante le quali vennero nominati nuovi cittadini sono da considerare<br />

– secondo quanto de<strong>liber</strong>ato in Nr. 3 (13 mar. 1515) – avvenute in un consilium<br />

ordinarium.<br />

155 Per l’importanza simbolica del Campidoglio si veda – da una vasta bibliografia –<br />

qui solo Stinger, The Campidoglio.<br />

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29


30 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

dagli interventi di Michelangelo e di altri architetti. Pare che il palazzo<br />

come lo vide Rutili, nel suo nucleo originario, sia stato un fabbricato risalente<br />

all’intervento di Niccolò V nel 1451. 156 Le più antiche immagini del<br />

Campidoglio cinquecentesco purtroppo risalgono al periodo successivo al trasporto<br />

della statua equestre di <strong>Marco</strong> Aurelio dal Laterano sul Campidoglio<br />

nel 1538 157 che prima delle trasformazioni di Michelangelo doveva aver<br />

offerto una visuale assai disordinata. Anche gli interni del Palazzo dei Conservatori<br />

(v. fig. 11 a-c) hanno subito pesanti interventi. Ai tempi del Rutili<br />

le sedute del consilium ordinarium ebbero luogo principalmente nella prima<br />

camera (probabilmente l’odierna sala di Annibale, ovvero delle Guerre Puniche<br />

158 ), nella secunda camera (forse l’odierna sala della Lupa 159 ) o nella<br />

“loggia” che – come vedremo subito – suscita problemi di interpretazione.<br />

Le due “camere” venivano utilizzate preferibilmente d’inverno, perché più<br />

facilmente riscaldabili. La loggia, più ventilata, era usata in estate. Ma di<br />

quale locale si trattava? In realtà Rutili usa sia il termine lovium – che solo<br />

a prima vista si potrebbe riferire anche al porticato a pianterreno 160 – che<br />

logia. 161 Delle logge allora esistenti sul Palazzo dei Conservatori va considerata<br />

anzitutto quella a destra della facciata, la cosidetta loggia del Cantone,<br />

oggi sala dei Trionfi. 162 Questa loggia, ai tempi del Rutili, poteva offrire<br />

posto anche per una quarantina di persone. 163 In via eccezionale il consiglio<br />

156 Per la lunga storia della costruzione del Palazzo dei Conservatori si rinvia qui, nell’ambito<br />

di una vasta bibliografia, solo a Tittoni, Il Palazzo dei Conservatori; Ebert-Schifferer,<br />

Ripandas, pp. 83ss., 90ss.; Bedon, Il Campidoglio, p. 26ss. e passim. Per il Campidoglio in<br />

generale si veda anche Siebenhüner, Das Kapitol e D’Onofrio, Renovatio Romae.<br />

157 Vedi gli ampi apparati iconografici offerti nelle pubblicazioni dedicate al Campidoglio<br />

già citati o che citeremo in seguito.<br />

158 Vedi per l’identificazione anche il commento a Nr. 231.<br />

159 Ciò dipende dalla validità dell’identificazione della prima camera con l’odierna sala<br />

di Annibale. La famosa statua bronzea della Lupa nel frattempo ha trovato un’altra sistemazione<br />

all’interno dei nuovi spazi dei Musei Capitolini. Per la trasformazione successiva di<br />

questa stanza in una loggia vedi Ebert-Schifferer, Ripandas, p. 98s.<br />

160 Come fa Ebert-Schifferer, Ripandas, p. 100. Ma dubito che il consiglio ordinario<br />

fosse stato contento di esporre le sue sedute alla vista di tutti i passanti di Piazza del Campidoglio,<br />

rischiando disturbi continui. Del resto, le guide di Roma del primo Cinquecento usano<br />

sempre il termine porticus per il porticato del Palazzo dei Conservatori, ornato da statue ed<br />

iscrizioni antiche: ivi, appendice, pp. 194s. docc. V-VIII.<br />

161 Per quanto concerne l’uso dei termini lovium e logia è da notare che Rutili preferisce<br />

il primo termine e applica il secondo (logia) solo nelle estati degli anni 1523 e 1525,<br />

riferendosi, a mio giudizio, allo stesso locale: vedi Nrr. 178 b (8 giu. 1523), 180 a (25 giu.<br />

1523), 181 b (30 giu. 1523), 182 a (10 lug. 1523), 183 (13 lug. 1523), 184 (15 lug. 1523),<br />

223 (16 mag. 1525), 224 (17 mag. 1525), 225 b (20 giu. 1525).<br />

162 Sulle logge del Palazzo dei Conservatori vedi Ebert-Schifferer, Ripandas, pp. 95, 98ss.<br />

e Bedon, Il Campidoglio, pp. 32, 36; figg. 39a, 39b, 42.<br />

163 Cfr. Nr. 197 (10 mag. 1524) che si riferisce ad un conferimento della cittadinanza<br />

romana discusso da 38 membri del consilium ordinarium.<br />

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INTRODUZIONE<br />

si poteva riunire anche fuori del Palazzo dei Conservatori, come capitò il 3<br />

marzo 1522 quando si tenne nella casa privata del terzo conservatore. 164<br />

Il consilium generale si radunava di solito nella prima aula o nella<br />

secunda aula. La prima o magna aula (oggi chiamata la Sala degli Orazi e<br />

Curiazi, che assunse però le dimensioni attuali solo in seguito alla ristrutturazione<br />

michelangiolesca del palazzo, inglobando la loggia della Madonna)<br />

poteva contenere anche 152 persone, come succedette il 2 maggio 1523. 165<br />

Qui si radunava il consilium publicum/generale, qui si svolgevano le votazioni<br />

più importanti, qui furono accolti i baroni di Roma in sedute speciali<br />

166 etc. Nella secunda aula (l’odierna Sala dei Capitani) si potevano riunire<br />

più di 100 persone. 167 Probabilmente si decideva la sala della riunione sul<br />

momento e in base al presunto afflusso; quando c’era da decidere su cose di<br />

primaria importanza, si poteva calcolare una maggiore presenza. Sarebbe<br />

interessante confrontare quanto emerge dai regesti con le osservazioni di<br />

Sybille Ebert-Schifferer e Klaus Güthlein sulle funzioni delle diverse stanze<br />

di rappresentanza del Palazzo dei Conservatori e sui loro cicli di affreschi.<br />

Questi ultimi (conservati in parte nella Sala di Annibale e nella Sala della<br />

Lupa) furono eseguiti da Jacopo Ripanda proprio negli anni che trattiamo<br />

qui, o poco prima e hanno come soggetto le storie della nascita della città e<br />

gli exempla di coraggio e virtù nella storia di Roma repubblicana. 168 Purtroppo<br />

pare che, forse in seguito ad interventi edilizi come l’apertura di una<br />

ampia trifora nella sala della Lupa (avvenuta tra il 1544 e il 1546 169 ) che la<br />

rese più confortevole per le sedute estive, il numero dei partecipanti presenti<br />

nelle singole stanze abbia subito cambiamenti che rendono oggi difficile la<br />

precisa identificazione delle sale. 170 E persino lo stesso Rutili sembra essere<br />

stato in alcuni casi non del tutto preciso o vittima di una svista. 171 Proponiamo<br />

quindi per il momento le nostre osservazioni con qualche riserbo.<br />

164 Cfr. Nr. 138 a.<br />

165 Nr. 177 b (2 mag. 1523).<br />

166 Vedi, per esempio, Nrr. 141 (2 feb. 1522), 143 b (8 apr. 1522), 144 (<br />

1522); 149 (5 giu. 1522).<br />

167 Un esempio significativo è Nr. 210 (29 ott. 1524). In quella occasione si riunirono<br />

97 consiglieri. Cfr. Nrr. 64, 234. Per il numero dei partecipanti alle riunioni dei consigli si<br />

rinvia anche a Rehberg, Scambi, p. 514. Per cifre riguardanti tutto il Cinquecento si rinvia a<br />

Güthlein, Der ‘Palazzo Nuovo’, p. 98.<br />

168 Ebert-Schifferer, Ripandas Kapitolinischer Freskenzyklus, p. 123ss.; Ead., Virtus romana<br />

als Stilfrage; Güthlein, Der ‘Palazzo Nuovo’, p. 97s.; cfr. Reineke, C. Silvani Germanici,<br />

pp. 260-262 e Bedon, Il Campidoglio, p. 36.<br />

169 Vedi Ebert-Schifferer, Ripandas, p. 98s.; Bedon, Il Campidoglio, p. 69.<br />

170 Questi cambiamenti nelle denominazioni continuarono, se consideriamo l’esempio della<br />

“quarta sala”, attribuita nel corso della seconda metà del Cinquecento prima alla sala delle<br />

Oche e poi alla sala di Scipione (oggi degli Arazzi): cfr. Bedon, Il Campidoglio, p. 69ss.<br />

171 Come abbiamo visto con l’esempio dell’uso dei termini lovium e logia.<br />

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31


32 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Va ricordato che questi locali furono utilizzati anche per eventi speciali,<br />

come pranzi pubblici (specialmente quelli di Natale o di Carnevale) o rappresentazioni<br />

teatrali, dei quali il Rutili naturalmente tace, perché non confacenti<br />

alle sue mansioni. 172<br />

In occasione di un consilium publicum/generale (due volte detto anche<br />

consilium plenum 173 ) si cercava di avere una più ampia partecipazione<br />

della cittadinanza. 174 Allorché Rutili qualifica un consilium come generale,<br />

è evidente che vuole metterne in risalto il carattere “aperto”, tanto più se,<br />

in occasioni solenni, sono presenti, in qualità di ospiti, il governatore 175<br />

ed i baroni romani. 176 Ad un consilium publicum prendevano parte di regola<br />

– purché non sussistessero cause di impedimento come malattia o<br />

assenza per lavoro fuori Roma – i conservatori, il priore dei caporioni, i<br />

caporioni stessi, i consiliarii – più precisamente i tresdecim et viginti sex<br />

consiliarii officiales 177 – e importanti funzionari comunali come i marescialli<br />

e l’avvocato dei conservatori e inoltre – ciò che rappresentava la<br />

sostanziale differenza rispetto al più ristretto consilium ordinarium – numerosi<br />

cittadini di spicco (nobiles cives) aventi diritto di voto. 178 Secondo<br />

una stima fatta a proposito della città di Roma in epoca barocca (ma<br />

basata su liste di candidati per il consiglio pubblico, stipulate nel 1569,<br />

1581 e 1584), solo 500-600 romani partecipavano attivamente alla vita<br />

politica (su una popolazione di 115.000 abitanti). 179 Cinque gentiluomini<br />

(imbussulatores) per ogni rione decidevano l’inserimento (numericamente<br />

non limitato) nel consiglio dei cittadini romani con più di 20 anni. “In<br />

1581 and 1584 respectively a total of 1,799 and 1,836 citizens were eligible<br />

for the largest Capitoline council”. 180 Questo rappresentava rispetto al<br />

172 Per questo utilizzo si rinvia in particolare a Ebert-Schifferer, Ripandas, p. 101 e<br />

Bedon, Il Campidoglio, p. 36.<br />

173 Cfr. Nrr. 226 (27 giu. 1525), 230 c (6 nov. 1525).<br />

174 Cfr. i 97 distinti cittadini che Nr. 210 (29 ott. 1524) elenca in qualità di partecipanti<br />

ad un generale consilium. Va notata la loro provenienza dai vari rioni della città non affatto<br />

omogenea.<br />

175 Cfr. Nr. 64 (29 set. 1518).<br />

176 Cfr. Nr. 149 (5 giu. 1522) e l’annuncio della presenza di baroni ad una tale seduta<br />

in Nr. 176 (24 apr. 1523); cfr. Nr. 188 (11 nov. 1523).<br />

177 Vedi il commento a Nr. 208 (3 ott. 1524).<br />

178 I nomi dei partecipanti sono indicati esplicitamente nei Nrr. 124, 140, 206, 208.<br />

Abbiamo annotato la partecipazione generica di nobiles cives in Nrr. 64, 69, 104-107, 141 a<br />

(in questo caso è specificato il numero di presenti, 61), 144, 156, 159, 160, 165, 167, 172,<br />

173 b, 177-179, 181-183, 185, 187, 188, 197, 198, 201-204, 208, 209, 215-221, 228-234,<br />

237. Ciò non vuole dire che questi nobiles cives fossero stati del tutto assenti negli altri<br />

consigli.<br />

179 Nussdorfer, Il “popolo romano”, p. 245ss.; Ead., Civic Politics, p. 66ss., in particolare<br />

p. 67.<br />

180 Ivi, p. 68s.<br />

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INTRODUZIONE<br />

1569 (1.256 cittadini) addirittura un incremento. La cittadinanza romana<br />

era vincolata al possesso di una casa e di un fondo agricolo (vigneto). 181<br />

Anche la denominazione concilium sive parlamentum si riferisce specificamente<br />

al consilium publicum/generale e non – come farebbe pensare<br />

l’originale significato del termine – alla tradizionale assemblea popolare, non<br />

più convocata da molto tempo. 182 Nel Liber, pare che Rutili abbia voluto<br />

sottolineare con la denominazione parlamentum un consiglio che prendeva<br />

decisioni su questioni particolarmente delicate. 183 Egli parla invece di congregatio<br />

quando l’affluenza dei consiglieri era scarsa. 184 Per quanto riguarda<br />

il termine (totus) populus romanus, onnipresente nelle de<strong>liber</strong>e dei consigli,<br />

è da tener presente la retorica repubblicana ispirata all’antichità, nonostante<br />

i romani del Cinquecento si fossero allontanati di molto dai principi di una<br />

vera democrazia rappresentativa. 185<br />

Talvolta nel corso di una giornata lo <strong>scribasenato</strong> poteva svolgere le sue<br />

mansioni in diverse località, seguendo le esigenze dei suoi superiori e le<br />

materie che essi ritenevano fosse necessario registrare. 186<br />

Purtroppo per i decreti di Rutili mancano direttive scritte sul ruolo svolto<br />

dallo <strong>scribasenato</strong> nella verbalizzazione delle sedute. Solo più tardi si<br />

cercò di creare normative apposite. Aiuta perciò il confronto con questi regolamenti<br />

successivi e con i verbali consiliari (ossia le riformanze) di altre<br />

città, la cui produzione è meglio documentata o addirittura regolata per iscritto.<br />

Si perveniva alla stesura definitiva dei più antichi verbali del consiglio<br />

romano come si è conservato nel ms. A, tramite le seguenti fasi di lavoro:<br />

181 Cfr. in generale sulla posizione dei cittadini romani e sulle loro possibilità di partecipazione<br />

gli Statuti del 1360/63, pp. 79s., 157ss., 274; Statuti del 1469, cap. XLIIII De<br />

civibus intelligendis pro Romanis; Statuti del 1519-1523, I, cap. 156 (analogo); Nussdorfer, Il<br />

“popolo romano”; A. Camerano, Le trasformazioni del Campidoglio fra XIV e XVI secolo: i<br />

conflitti, la normativa il diritto di cittadinanza e la costruzione del consenso, tesi di dottorato,<br />

Università degli studi di Bari, Storia economico-sociale e religiosa dell’Europa moderna,<br />

XI ciclo, 1998-1999 (che non ho potuto consultare); Ead., La restaurazione, p. 49ss.; Mori,<br />

“Tot reges”; Ead., Nascita; Fosi, La nobiltà a Roma. Cfr. in generale U. Meier, Konsens und<br />

Kontrolle. Der Zusammenhang von Bürgerrecht und politischer Partizipation im spätmittelalterlichen<br />

Florenz, in: Stadtregiment und Bürgerfreiheit, a cura di Kl. Schreiner e U. Meier<br />

(Bürgertum. Beiträge zur europäischen Gesellschaftsgeschichte 7), Göttingen 1994, pp. 147-187<br />

e P. Costa Civitas. Storia della cittadinanza in Europa. 1. Dalla civiltà comunale al Settecento,<br />

Roma-Bari 1999.<br />

182 Per il parlamentum vedi supra nota 13. Vedi Nr. 182 a (con commento).<br />

183 Cfr. Nrr. 103 (9 nov. 1520), 126-128 (5-10 nov. 1521). Ma si vedano anche App.<br />

Nrr. 2 e 3 che non trattano affatto argomenti molto importanti.<br />

184 Cfr. Nrr. 69 (7 gen. 1519), 232 (26 dic. 1525), 236 (20 mar. 1526).<br />

185 Cfr. per un esempio particolarmente interessante Nr. 182 a, con le spiegazioni nel<br />

commento. Sulla tradizione repubblicana a Roma, a partire dal XII secolo, vedi Miglio, Lorenzo<br />

Valla; Id., L’immagine dell’onore antico, e Modigliani, L’eredità di Cola di Rienzo.<br />

186 Si rinvia in proposito all’esempio di Nr. 177 (2 mag. 1523).<br />

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33


34 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

lo scriba era tenuto a partecipare personalmente alle assemblee, registrava, o<br />

meglio, riassumeva prima le proposte e poi i decreti. 187 Successivamente lo<br />

<strong>scribasenato</strong> leggeva probabilmente la sua versione anche in consiglio per<br />

l’approvazione e traduceva eventualmente dal latino, affinché fosse compresa<br />

da tutti. 188<br />

Il Rutili, probabilmente, utilizzava per la prima stesura fogli singoli<br />

189 o quaderni di appunti (che altrove sono chiamati bastardelli o brogliardi),<br />

190 andati persi, dove forse erano contenuti anche gli elenchi dei<br />

partecipanti, rari nella bella copia del Liber <strong>decretorum</strong> del Rutili. 191 Alcuni<br />

appunti e stesure provvisorie per mano del Rutili su sedute del<br />

consiglio, poi non considerate nel Liber <strong>decretorum</strong> ufficiale, si sono conservati<br />

nel suo libro di imbreviature notarili e vengono presentati nell’Appendice.<br />

192<br />

Forse per evitare il sospetto di un conflitto di interessi, ma a volte<br />

anche per protesta, Rutili affidò di solito a colleghi notai la compilazione<br />

dei decreti consiliari riguardanti il suo ufficio di <strong>scribasenato</strong>. 193 Egli redigeva<br />

i suoi verbali ancora quasi completamente in latino, mentre i suoi successori<br />

preferirono il volgare. 194<br />

187 Cfr. i Capitoli concernenti l’offitio del scriba senato (del 1570) in ASC, Cam.<br />

Cap., Cred. I, vol. 38, in particolare f. 177r. Ivi, f. 125r capoverso V dei capitula delle<br />

reformationes ordinarii et publici consilii (10 mag. 1569) stabilisce i doveri <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong>:<br />

« Che di tutte le proposte et decreti che nel detto conseglio si farrano si debba rogare<br />

il scriba senato et ponerli in un libro che debba continuo tenere nel Archivio del Palazo de<br />

signori conservatori insieme con tutti li altri libri et decreti et altre cose pertinenti al<br />

popolo ».<br />

188 Cfr. Nr. 199. Da Nr. 223 si apprende che i nuovi capitula sulla bussula dei portionarii<br />

dovevano essere invece letti pubblicamente dal procurator della Camera Urbis. Cfr. per<br />

le pratiche in altri comuni Miglio, Le riformanze, p. 4ss. e L. Andreani, Le riformanze di<br />

Acquapendente (1452-1453), in: Storie a confronto, p. 14s. (per i comuni della Tuscia).<br />

189 Uno di questi fogli singoli potrebbe essere la sentenza arbitrale del cardinale camerlengo<br />

di cui si parla sotto alla nota 204, che poi, però, Pietro Rutili non inserì nella sua<br />

raccolta ufficiale.<br />

190 Cfr. Miglio, Le riformanze, p. 8s. (sui bastardelli del cancelliere di Orte, cui fu<br />

affidata la verbalizzazione dei decreti); Giontella, Le Riformanze del Comune di Orte, II,<br />

pp. 118-166.<br />

191 Infatti, i nomi dei partecipanti sono presenti nei verbali tenuti dal segretario dei<br />

conservatori, parallelamente a quelli di Pietro Rutili: vedi commento a Nr. 231.<br />

192 Vedi infra, p. 16ss.<br />

193 Così, un decreto approvato il 28 settembre 1521 riguardante direttamente Pietro Rutili,<br />

fu redatto dal notaio pubblico e causarum procurator Pierpaolo Amodei (Nr. 122 a). Per una<br />

ragione simile, Rutili rifiutò la stesura del verbale – del resto conservato nell’originale – di un<br />

decreto del 26 dicembre 1525 che fu steso dal secretarius dei conservatori Angelo Vallati.<br />

Cfr. Nr. 232 d; ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 163v (1525 Dez. 26). Cfr. anche Nr. 4 c.<br />

194 Questo cambiamento ha inizio con il verbale, citato sopra alla nota 115, del successore<br />

di Rutili, Marsilio Barisani.<br />

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08/03/2011, 14.04


INTRODUZIONE<br />

Per la bella copia, Rutili utilizzava solo i decreti ed i documenti ritenuti<br />

sufficientemente importanti da essere registrati; ogni tanto annotava da chi<br />

partiva la proposta. 195 Diversamente da quanto suggerisce la denominazione<br />

Liber <strong>decretorum</strong>, il Rutili non ha affatto registrato solamente i veri e propri<br />

decreti del consiglio (senatus consulta), ma anche documenti di altra provenienza.<br />

196 Spesso si trovano anche – per lo più in testo abbreviato – protestationes,<br />

197 arbitrati, 198 stipulazioni di contratti di vendita di uffici, 199 dichiarazioni<br />

di fronte al consiglio, 200 ed altri estratti di documenti, contrassegnati<br />

sovente come instrumenta dallo stesso Rutili, 201 nonché reformationes e statuta,<br />

rivolti per esempio contro lo sperpero causato dalle doti, dal vestiario<br />

femminile o dai funerali. 202 e capitula sulla procedura elettorale della bussula.<br />

203 In un’occasione Pietro copiò nel Liber <strong>decretorum</strong>, su ordine del cardinale<br />

camerlengo, un arbitrato del medesimo, non rispettando nemmeno la<br />

posizione cronologicamente esatta. 204 Per la copia di contratti e documenti<br />

simili, egli poteva ricorrere anche ai documenti originali, redatti da lui stesso<br />

o dalla cancelleria dei conservatori, avendo <strong>liber</strong>o accesso ad essa grazie<br />

al suo incarico.<br />

Per quanto concerne il valore normativo e storico dei decreti del Rutili,<br />

ci si deve guardare dal pensare a una loro immediata imposizione e attuazione,<br />

poiché contro di essi si scatenavano spesso accanite resistenze. Ciò<br />

viene dimostrato dal caso della sempre contestata gabella studii, così importante<br />

per la storia dell’università di Roma. Come stabilito nella bolla Dum<br />

195 Vedi Nrr. 58 e 65.<br />

196 La varietà del materiale registrato è una caratteristica anche delle riformanze di altri<br />

comuni. Cfr. Cammarosano, Italia medievale, p. 159ss.; Canonici, Le Riformanze di Corneto,<br />

in: Storie a confronto, p. 68ss.; Id., Le Riformanze di Corneto. Vedi anche le riformanze di<br />

Torino: Libri consiliorum.<br />

197 Cfr. Nrr. 15 + b (29 nov. 1515), 147 c (29 mag. 1522), 201 (29 giu. 1524), ed<br />

infine A f. 121v che dimostra come lo <strong>scribasenato</strong> verbalizzasse le proteste per espresso<br />

ordine dei conservatori: « rogantes dicti magnifici domini me scribam quod de predictis protestationibus<br />

adnotationem in <strong>decretorum</strong> libro facerem ».<br />

198 Cfr. Nr. 154 b (28 giu. 1522).<br />

199 Cfr. solo Nr. 32 b-e (15 dic. 1516).<br />

200 Cfr. Nr. 147 d (29 mag. 1522).<br />

201 Si veda infra, nota 237.<br />

202 Cfr. Nr. 91 (24 apr. 1520).<br />

203 Cfr. Nr. 214 b (5 gen. 1525). Cfr. Lefevre, Appunti sulle “bussolae”.<br />

204 Il posizionamento della registrazione in ms. A f. 151r-v su di un foglio singolo,<br />

incollato soltanto successivamente, forse può essere interpretata anche come un segno della<br />

disapprovazione dell’ordine del cardinale camerlengo, percepito come arrogante (del resto esso<br />

manca completamente in ms. C): « Et ita de mandato et commissione sue Reverendissime<br />

dominationis in libro <strong>decretorum</strong> S. P. Q. R. scripsi ego Petrus de Rutiliis scriba sacri senatus<br />

sumptam presentem sententiam a quodam folio subscripto manu sue Reverendissime dominationis<br />

in domo sue solite habitationis ».<br />

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35


36 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

singularem di Leone X, la gabella del vino doveva servire sia per il finanziamento<br />

dei docenti dell’università (da qui la sua denominazione di gabella<br />

studii) che – in minore parte – per la manutenzione delle mura. 205 Irene Fosi<br />

e Paola Pavan hanno ricostruito sulla scorta dei verbali consiliari la complicata<br />

e pluriennale lotta del comune romano per l’utilizzo della gabella studii<br />

a favore <strong>dello</strong> Studium Urbis. 206 Anche le leggi suntuarie, già poco realistiche<br />

di per sé, erano destinate quasi da subito al fallimento, per cui dovettero<br />

essere continuamente ribadite anche in seguito. 207<br />

I verbali non forniscono una visione d’insieme completa circa gli argomenti<br />

di discussione del consiglio romano. Già il prospetto (tab. 1) sulla<br />

distribuzione dei regesti nei singoli anni dal 1515 al 1526, mostra notevoli<br />

oscillazioni circa la quantità delle sedute verbalizzate e delle decisioni prese<br />

nonché degli instrumenta registrati. È palese che i consiglieri non erano<br />

interessati ad una registrazione che comprendesse decisioni in parte anche<br />

Tab. 1: Prospetto sulla distribuzione dei regesti delle de<strong>liber</strong>e consiliari fra il 22 feb.<br />

1515 al 26 mar. 1526<br />

anno regesti sedute atti complessivi<br />

1515 22 feb. – 17 dic. Nrr. 1-16 16 30<br />

1516 7 feb. – 23 dic. Nrr. 17-34 18 30<br />

1517 4 gen. – 28 set. Nrr. 35-49 15 25<br />

1518 18 gen. – 29 dic. Nrr. 50-68 19 36<br />

1519 7 gen. 7 – 2 dic. Nrr. 69-81 13 27<br />

1520 9 gen. – 21 dic. Nrr. 82-108 27 52<br />

1521 1 gen. – 8 dic. Nrr. 109-130 22 31<br />

1522 7 gen. – 27 dic. Nrr. 131-167 37 74<br />

1523 9 gen. – 23 dic. Nrr. 168-193 26 51<br />

1524 11 gen. – 23 dic. Nrr. 194-215 22 55<br />

1525 5 gen. – 26 dic. Nrr. 216-234 19 50<br />

1526 3 – 26 mar. Nrr. 235-239 5 12<br />

Totale: 239 473<br />

205 Vedi Nr. 209 (26 ott. 1524); cfr. in generale il commento a Nr. 2.<br />

206 Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 177ss. e Pavan, Il Comune romano, p. 97s.<br />

hanno ricostruito la complicata e pluriennale lotta per l’utilizzo della gabella studii a favore<br />

<strong>dello</strong> Studium Urbis sulla scorta dei verbali consiliari.<br />

207 Cfr., nell’ambito della vasta bibliografia su questo tema, Esposito, Matrimoni “in<br />

regola”, e le preoccupazioni di Marcantonio Altieri in Li nuptiali, passim.<br />

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INTRODUZIONE<br />

relativamente poco significative o addirittura respinte. 208 A loro interessava<br />

possedere col Liber <strong>decretorum</strong> uno strumento efficace che permettesse un<br />

accesso rapido alla documentazione disponibile su tutte le questioni di maggiore<br />

importanza. Per chi studia ora il Liber, i criteri di selezione non sono<br />

sempre del tutto chiari. Così stupisce il fatto che, mentre la preparazione<br />

tecnica della riforma degli statuti negli anni 1519-1523 è visibile almeno<br />

parzialmente nei verbali delle assemblee, le discussioni certamente verificatesi<br />

a tal proposito vi trovano invece scarsa risonanza. 209 Negli stessi protocolli<br />

ci si riferisce talvolta a decreti mai registrati. 210<br />

Per scrivere in bella copia i verbali, evidentemente Rutili si concedeva<br />

molto tempo. 211 Nel ms. A si possono identificare le sue giornate di lavoro<br />

dal cambiamento del tratto di scrittura e dell’inchiostro. Non sempre egli<br />

registrava le sedute di volta in volta; in alcuni casi riportava interi blocchi in<br />

una volta sola. Perciò poteva accadere che non fosse più in grado di indicare<br />

con precisione e completezza nomi e perfino alcuni decreti consiliari. 212 Ad<br />

intervalli più lunghi, il nostro Rutili integrò le registrazioni con note a margine<br />

relative al loro contenuto. Vengono segnalati i ciclici cambiamenti nei vertici<br />

municipali con i nomi in maiuscolo dei nuovi conservatori e del nuovo priore<br />

dei caporioni: « CONCILIA SIVE/ET/SEU DECRETA TEMPORE MAGI-<br />

STRATUS MAGNIFICORUM DOMINORUM ... » 213 (vedi, p.e., figg. 1, 4, 5).<br />

L’occasionale disordine nella successione cronologica delle registrazioni e<br />

il fatto che al Rutili, scrivendo in latino, a volte capitavano errori ortografici e<br />

208 Vedi App. Nr. 3; Nr. 148 a offre l’esempio di una istanza respinta. Rutili stesso in<br />

un caso richiama l’attenzione su un decreto del consiglio, fondamento di un mandato di<br />

pagamento in suo favore, che però manca nel suo Liber: Ms. B p. 1 (28 set. 1520). Questi<br />

mandati ed ordini di pagamento erano naturalmente costanti in quasi tutte le sedute. A proposito<br />

è interessante il confronto delle registrazioni di Rutili (v. Nr. 231s.) con due relazioni<br />

parallele relative alle stesse sedute dell’11 e del 26 dicembre 1525, conservate in ASC, Cam.<br />

Cap., Cred. VI, t. 49, ff. 162r-v e 163v. Riguardo alla scarsa attenzione verso le istanze<br />

respinte ed il bisogno di selezione e di concisione, cui erano esposti i verbali, cfr. Miglio, Le<br />

riformanze, p. 9s.; Lombardi, I rapporti con Roma, pp. 141, 143.<br />

209 Cfr. Nrr. 56 (16 giu. 1518), 110 + a (17 gen. 1521). Cfr. sulla revisione degli statuti<br />

cittadini Pavan, I fondamenti del potere, p. 328s.; Del Re, La Curia Capitolina, p. 47.<br />

210 Cfr. per esempio Nrr. 29 (1 dic. 1516) e 35 (4 gen. 1517).<br />

211 Successivamente i consiglieri intesero rimuovere questo inconveniente e obbligarono<br />

gli <strong>scribasenato</strong> a trasferire entro tre giorni le loro annotazioni dai libri ordinarii al libro<br />

grosso. Cfr. ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 37, p. 210v (26 set. 1565): « Item statuimus et<br />

ordinamo che tutti li altri decreti et ordini che per l’avvenire si faranno dal popolo nelli<br />

consegli tanto publici come secreti, perpetuis futuris temporibus, si debbano scrivere dalli doi<br />

scribbi del senato non solo nelli libri ordinarii, che sino ad hora son stati soliti tenere, ma<br />

anco fra tre giorni doppo che saran fatti li detti scribbi del senato siano obligati haverli<br />

trascritti nell’altro libro grosso da tenersi di continuo nel detto Archivio ».<br />

212 Due casi del genere si trovano in Nrr. 41 a e 47 a.<br />

213 In ms. A, le note a margine e l’indicazione dei vertici municipali talvolta sono<br />

riportate con un inchiostro rosso (esempio: f. 47v).<br />

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37


38 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

grammaticali, è da attribuire alla fretta con la quale l’indaffaratissimo scriba<br />

senatus lavorava. 214 In due casi mancano le datazioni complete. 215 In occasione<br />

<strong>dello</strong> scambio di posizione tra le registrazioni dei giorni 9 giugno (Nr. 43) e<br />

10 giugno 1517 (Nr. 44), è addirittura l’indicazione in maiuscolo dei nuovi<br />

conservatori ad essere posizionata in modo sbagliato. Anche per ciò che concerne<br />

il contenuto Rutili non è immune da errori. Il confronto con gli appunti<br />

dei secretarii dei conservatori Girolamo e Angelo Vallati mostra alcune lacune<br />

nelle indicazioni dei forestieri che avevano ricevuto la cittadinanza romana. 216<br />

Inizialmente – come già detto – i verbali erano depositati presso l’archivio<br />

del Palazzo dei Conservatori. Dopo il fallimento di alcuni tentativi<br />

precedenti, si provvedeva finalmente con un decreto del Senato del 1565 a<br />

riunire i verbali superstiti delle assemblee in un libro grosso, conservato in<br />

archivio. 217 Queste registrazioni avevano carattere ufficioso 218 e furono consultate<br />

per uso interno dietro richiesta. In questo modo si sono conservati<br />

quattro fogli con estratti provenienti da singoli verbali degli anni 1517-1545<br />

riguardanti la vendita di alcuni uffici, eseguiti certamente come ausilio alle<br />

decisioni e per fornire informazioni ai conservatori o ad altri funzionari. 219<br />

La ricchezza di informazioni sui titolari di alte cariche comunali offrì, all’occorrenza,<br />

nel XVII secolo, materiale per certificati di nobiltà. 220 Esistono<br />

anche diversi estratti e notizie – per esempio sul conferimento del diritto di<br />

cittadinanza – che qui non è possibile approfondire nei dettagli. Singole<br />

de<strong>liber</strong>e, come quella relativa alla costruzione di una statua in onore di<br />

Leone X, stimolarono sin dal XVII secolo l’interesse degli storici, come<br />

dimostrano alcune copie e compendi a stampa. 221 Del loro utilizzo da parte<br />

della ricerca moderna si è già parlato.<br />

214 Cfr. le confusioni cronologiche tra le registrazioni Nrr. 140 (14 mar. 1522) e 141 (2<br />

feb. 1522), tra Nrr. 161 (22 nov. 1522) e 162 (3 ott. 1522), tra Nrr. 165 (29 dic. 1522) e 166<br />

(27 dic. 1522; in questo caso la sequenza è stata corretta in ms. C), tra Nrr. 174 (30 mar.<br />

1523) e 175 (2 mar. 1523).<br />

215 Cfr. Nrr. 18, 144.<br />

216 Cfr. le indicazioni relative ai nuovi cittadini in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

soprattutto ff. 71rss. e – a partire dal 1523 – 191vss. Vedi in generale Gregorovius, Alcuni<br />

cenni; Pavan, Cives origine vel privilegio; Rehberg, Scambi, p. 540ss. e Id., L’élite municipale.<br />

217 Vedi citazione supra, nota 211.<br />

218 Cfr. a tal proposito Lombardi, I rapporti con Roma, p. 142.<br />

219 ASC, Cam. Cap., Cred. I, vol. 7, ff. 1r-4v con l’iscrizione Decreta populi romani<br />

super venditiones officiorum eiusdem populi romani et illorum officialium electionem (f. 4v).<br />

220 Cfr. come esempio le notizie sui Massimo, che risalgono fino all’anno 1522, in<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. XI, t. 22, f. 3r (1662 feb. 12) e, più in dettaglio, in Mori, “Tot<br />

reges”, p. 397ss.<br />

221 Cfr. come esempio BAV, Vat. lat. 7927, p. 103-110: Decreti del Senato e Popolo<br />

Romano in occasione di erigere statue ai Romani Pontefici (... estratti dal Codice Chigiano<br />

intitolato Campidoglio e Popolo Romano). Cfr. sulla statua di Leone X e le opere a stampa<br />

dedicate ad essa il commento a Nr. 57.<br />

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6. I manoscritti<br />

INTRODUZIONE<br />

I tre manoscritti, nei quali sono conservati i verbali di Rutili, vengono<br />

distinti con le lettere A, B e C. Cerchiamo, come prima cosa, di chiarire i<br />

rapporti fra di loro e poi li descriveremo brevemente sulla base di criteri<br />

esteriori.<br />

Il ms. A si presenta come opera autografa di Rutili, in cui egli registrava<br />

i suoi protocolli relativi alle sedute e alle decisioni del Senato. Come<br />

abbiamo già visto, lo <strong>scribasenato</strong> stesso denominò il suo scritto Liber maior<br />

<strong>decretorum</strong>. Le ultime registrazioni effettuate da Rutili riguardano l’assemblea<br />

del 26 marzo 1526. In seguito i nomi dei nuovi conservatori, insediatisi<br />

dopo questa data, sono ancora annotati in maiuscolo, prima che il testo si<br />

interrompa, come se lo <strong>scribasenato</strong> non abbia più trovato il tempo o l’occasione<br />

per inserire un nuovo blocco di verbali (v. fig. 4). L’improvvisa interruzione<br />

del lavoro, che potrebbe essere avvenuta anche alcuni mesi dopo la<br />

data dell’ultima registrazione (del marzo), potrebbe spiegarsi con l’attacco<br />

dei Colonna a Roma il 20 settembre 1526 che precedette il Sacco di Roma<br />

dell’anno successivo. 222 Rutili sopravvisse di sicuro, come già detto, a questo<br />

turbolento periodo, che fu probabile causa della sua decisione di abbandonare<br />

definitivamente il suo Liber <strong>decretorum</strong>; Marsilio Barisciani, il suo<br />

successore o meglio collega negli ultimi anni della sua vita, quando il Rutili<br />

si era già ritirato dal servizio attivo, riprese a verbalizzare di nuovo le attività<br />

del consiglio solo nel 1530.<br />

Nel 1565 si era coscienti che il ms. A fosse da considerare come il<br />

punto di partenza dell’intera serie dei verbali consiliari. I conservatori avevano<br />

disposto allora la trascrizione di tutti i decreti dal 1515 in poi (« ... habbiamo<br />

fatto trascrivere tutti li detti decreti, che sono dal 1515 sino al presente<br />

giorno ... »). 223 Il risultato è il ms. C, che in copia e in originale abbracciava<br />

tutti i verbali delle sedute per un lasso di tempo dal 1515 al<br />

1588. Per quanto riguarda i protocolli dal 1515 al 1526 (cioè il ms. A), nel<br />

ms. C (v. fig. 7) viene usato anche per essi il grosso formato di carta utilizzato<br />

da Marsilio Barisciani per il resto della raccolta e sono allegati davanti<br />

agli altri verbali. In C mancano però sul margine della pagina le note riassuntive<br />

scritte da Rutili in A.<br />

Alcuni problemi emergono invece su come interpretare le relazioni intercorrenti<br />

tra i due manoscritti A e B. Mentre A è redatto nella chiara<br />

222 Cfr. Hook, Clement VII, the Colonna; Serio, Una gloriosa sconfitta; Piergentili -<br />

Venditti, Scorribande.<br />

223 ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 37, f. 210r (26 set. 1565). Circa l’utilizzo dei verbali<br />

consiliari nell’Archivio Capitolino, è ricco di suggerimenti l’inventario di Francesco Maria<br />

Magni (1736), il cui tomo “Protocolli 786-1071” (collocazione: A 10), p. 1063 presenta una<br />

rubrica “Decreti del Popolo Romano”.<br />

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40 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

scrittura notarile assai spaziosa di Pietro Rutili, in B solo poche pagine<br />

sono state scritte in questo modo così rappresentativo, mentre per il resto<br />

prevale una scrittura più serrata e disposta su righe meno distanti fra loro,<br />

ma sicuramente sempre di mano di Rutili (v. fig. 6). A prescindere da<br />

brevi annotazioni di carattere privato alle pagine 1 e 281, 224 lo <strong>scribasenato</strong><br />

ha registrato con la solita calligrafia di A – evidentemente in due occasioni<br />

separate – i verbali alle pagine 3-8 e 131-138, e cioè delle tre sedute<br />

tra il 22 febbraio ed il 13 marzo 1515 (Nrr. 1-3) e di cinque sedute tra il<br />

6 ottobre ed il 1 dicembre 1520 (Nrr. 102-106), tra le quali intercorrono<br />

quindi più di cinque anni. Il confronto tra le pagine 3-8 e 131-138 di B<br />

con i corrispondenti protocolli delle sedute contenute in A, ff. 2r-4r e 65r-<br />

68r, mostra che questi passaggi presenti in B sono serviti a Rutili probabilmente<br />

come mo<strong>dello</strong> per A. Egli infatti teneva conto delle sue correzioni e<br />

delle sue aggiunte in B nella trascrizione in A. 225 Inoltre è evidente che in<br />

B, pagine 131-138, tra un verbale di una giornata di assemblea e gli altri,<br />

cambiano il tratto e l’inchiostro, mentre in A almeno le prime tre giornate<br />

furono scritte in una volta sola. Si sa che in un periodo più tardo gli<br />

<strong>scribasenato</strong> tennero un <strong>liber</strong> ordinarius, che serviva come mo<strong>dello</strong> per il<br />

libro grosso. 226 Il ms. B potrebbe aver avuto la stessa funzione, per poi<br />

essere abbandonato da Rutili per ragioni oggi non più ricostruibili con la<br />

registrazione della seduta del 28 settembre 1521 (Nr. 122). 227<br />

224 Si tratta, da una parte, di alcuni mandati di pagamento del 1520 e del 1521 (vedi<br />

infra, nota 231) e, dall’altra, di una “ricordanza” relativa all’elezione di papa Clemente VII<br />

(vedi infra, nota 232).<br />

225 Ciò è chiaro soprattutto dal confronto di B, pp. 131s. e 138, con A, ff. 65r-v e 68r.<br />

226 Si veda il testo della fonte supra, nota 221 Poiché Rutili designa il ms. A come<br />

Liber maior <strong>decretorum</strong>, egli potrebbe aver considerato il ms. B come il suo Liber “minor”,<br />

forse portato avanti, all’inizio, parallelamente a quello ufficiale.<br />

227 Forse il formato di B era considerato troppo piccolo, oppure Rutili non trovò più il<br />

tempo per portare avanti, più o meno parallelamente, due quaderni di verbali e si limitò a<br />

proseguire A. In favore dell’ipotesi che A e B siano stati avviati nello stesso periodo, gioca<br />

il fatto che – prescindendo dagli indici incollati all’inizio dei due quaderni in un periodo<br />

successivo – entrambi i manoscritti sono fatti con la stessa carta. La filigrana presente in<br />

ambedue mostra un’àncora all’interno di un cerchio sormontata da una stella: cfr. per esempio<br />

A ff. 78r, 107r; B pp. 171, 175, 177, 282. Nel corso della prima metà del XVI secolo<br />

esistevano molte cartiere in Italia, in particolare nel Nord, che potrebbero essere indicate<br />

come luogo di produzione di questo tipo di carta: cfr. Ch. M. Briquet, Les Filigranes.<br />

Dictionnaire historique des marques du papier dès leur apparition vers 1282 jusqu’en 1600,<br />

ed. by A. Stevenson (The New Briquet - Jubilee Edition), Amsterdam 1968, I, p. 42, nr. 480<br />

(“Rome, 1513”) che si riferisce all’immagine in III, nr. 480; G. Piccard, Wasserzeichen Anker,<br />

Veröffentlichungen der staatlichen Archivverwaltung Baden-Württemberg. Sonderreihe: Die<br />

Wasserzeichenkartei Piccard im Hauptstaatsarchiv Stuttgart (Findbuch 6), Stuttgart 1978,<br />

fig. V 198ss.<br />

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08/03/2011, 14.04


INTRODUZIONE<br />

Sono da notare in B inoltre la continuazione per gli anni 1530-1531<br />

(forse in base alla parte scritta da Barisciani in C), la nuova improvvisa<br />

interruzione, nonostante fossero ancora disponibili molte pagine vuote, nonché<br />

la completa rinuncia all’inserimento di titoli marginali per facilitare la<br />

comprensione e l’orientamento nel testo. 228 La nuova destinazione di B potrebbe<br />

essersi delineata grazie agli sforzi dei conservatori del 1565 volti alla<br />

conservazione dei più antichi libri cittadini ai quali si ricollega, come è<br />

stato detto, anche il ms. C.<br />

I manoscritti:<br />

A: ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 15: XVI sec., carta, 235×330 mm, preceduto<br />

da 20 pagine (in due quaderni) con rubriche più tarde riguardanti i contenuti<br />

dei verbali consiliari (« Indice del Tomo XV° »), 171 folia in 19 quaderni (i<br />

margini completamente consunti di alcuni fogli sono stati restaurati); complessivamente<br />

ben conservato ad eccezione di f. 6, a cui manca il quarto superiore<br />

sinistro, e di f. 4, incollato al contrario. Fogli bianchi all’inizio e alla fine<br />

incollati alla rilegatura di solido cartone rivestita in pelle (235×340 mm, inizio<br />

XIX sec.). Sul dorso decorato della rilegatura si legge in alto « Dal 1515 al<br />

1526 » e « Decreti di Consegli. Magistrati. Cittadini romani. Cred. I° » e<br />

infine « Tomo XV ». La numerazione dei folia è di mani più tarde. Il testo<br />

dei verbali del consiglio – un autografo di Pietro Rutili, dal quale provengono<br />

anche le note a margine sul contenuto delle registrazioni – cessa bruscamente<br />

a f. 150v. F. 151 è un foglio singolo incollato successivamente, su cui<br />

Pietro Rutili ha copiato un giudizio arbitrale del cardinale camerlengo del<br />

1525. Ff. 152r-170r vuoti. F. 170v Lista emolumentorum et proventuum, que<br />

habet officium notariatus magnificorum dominorum conservatorum. 229 F. 171r<br />

vuoto. F. 171v due brevi notizie di contenuto storico. 230<br />

B: ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 14: XVI sec., carta, 210×285 mm, preceduto<br />

da 50 pagine (in quattro quaderni) con rubriche più tarde riguardanti i<br />

contenuti dei verbali consiliari (con inizio a f. XXXIV), 285 pagine (in<br />

228 Lo spazio tra le righe, scelto dal Rutili, a cominciare dalla p. 59 diventa un po’ più<br />

ampio, come se egli fosse stato più ottimista sullo spazio a disposizione. E infatti a pp. 109-<br />

110 è rimasto vuoto uno spazio di oltre una pagina e mezzo.<br />

229 Si tratta di una breve lista delle entrate del notaio dei conservatori. È istruttiva per<br />

datare la vendita, menzionata in chiusura, dell’ufficio della bilancia del porto e della città<br />

(officium statere Ripe et Urbis) a Mattuccio de Janziis per 290 ducati l’anno con effetto a<br />

partire dal 15 marzo 1525. Cfr. Nr. 220 b.<br />

230 La prima registrazione, poco chiara sotto il profilo del contenuto, è datata 13 marzo<br />

1526, la seconda fu scritta da altre mani e rimanda ad un episodio avvenuto al tempo del<br />

pontificato di Eugenio IV (1431-1447).<br />

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41


42 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

nove quaderni), complessivamente ben conservato, eccetto brevi passi macchiati<br />

di inchiostro, provvisto di poche note a margine. Fogli bianchi all’inizio<br />

e alla fine incollati alla rilegatura di solido cartone rivestita in pelle<br />

(225×340 mm, inizio XIX sec.). Sul dorso decorato della rilegatura si legge<br />

in alto « Dal 1515 al 1531 » e « Decreti di Consegli. Magistrati. Cittadini<br />

romani. Cred. I° » e infine « Tomo XIV ». La numerazione delle pagine fino<br />

a p. 282 è di mani più tarde. A pp. 1-2 sono trascritti due mandati di<br />

pagamento, uno del 1520 e l’altro del 1521. 231 Il testo dei primi verbali<br />

consiliari è stato scritto da Rutili in due diverse calligrafie (v. fig. 6) e si<br />

interrompe bruscamente a p. 151 in data 28 settembre 1521. Sono tenute<br />

nella scrittura di modulo più grande del ms. A le registrazioni a pp. 1, 3-8,<br />

131-138 e 281. Pp. 110, 152-215 vuote. Pp. 216-220 indice fatto da altra<br />

mano senza indicazione delle pagine (più tardi furono invece aggiunte le<br />

indicazione delle pagine a p. 218). Pp. 218-220 l’indice riguarda decreti del<br />

consiglio non copiati, ma previsti, evidentemente, per le pp. 152-215, rimaste<br />

vuote. Pp. 221-246 comprendono i verbali del consiglio dal 3 aprile<br />

1530 al 1 giugno 1531. Pp. 247-280 vuote. P. 281 contiene una nota di<br />

Rutili sull’elezione di Papa Clemente VII avvenuta il 19 novembre 1523. 232<br />

Pp. 282-285 vuote.<br />

C: ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 36: XVI sec., carta, 285×410 mm, preceduto<br />

da pagine senza numerazione (in due quaderni) con rubriche più tarde riguardanti<br />

i contenuti dei verbali consiliari (« Indice del Tomo XXXVI »), 924 pagine<br />

in 30 quaderni (il testo comincia precisamente alla metà del primo quaderno),<br />

complessivamente ben conservato. Fogli bianchi all’inizio e alla fine<br />

incollati alla rilegatura di solido cartone rivestita in pelle (285×425 mm, inizio<br />

XIX sec., con fibbie di metallo). Sul dorso decorato della rilegatura, fortemente<br />

consumato, si legge in alto « 1515 » e « Regist. Decreti e .<br />

Magistrati e Cittadini romani. Cred. » e infine « Tomo ». La numerazione<br />

delle pagine è di mani più tarde. Il testo dei verbali del consiglio dal<br />

1515 al 1526 233 è opera di un copista, mentre le registrazioni che vanno dal<br />

1530 al 1° gennaio 1558 furono aggiunte o allegate successivamente dagli<br />

<strong>scribasenato</strong> allora in carica. Brusca interruzione a p. 924 alla suddetta data.<br />

231 Si tratta nel primo caso di un mandato di pagamento, del 28 settembre 1520 e, nel<br />

secondo del mandato del 20 luglio 1521, ambedue citati supra, p. 23.<br />

232 « Yhesus. Ricordo como hoge in questo di 19 de novembre 1523 fo publicato pontifice<br />

maximo Julio cardinale de Medici et postose nome Clemente vii°, el quale Dio per sua<br />

clementia conservi in longa vita et felice stato con salute et exaltatione de la sancta Matre<br />

ecclesia et de tucta la fede cristiana; dura la conclavi per la morte de Adriano papa vi° suo<br />

antecessore di cinquanta et dicta publicatione fo de iove di ad hore 18 vel circha ».<br />

233 L’interruzione ha luogo tra le pagine 192 e 193. Tra la registrazione del 26 marzo<br />

1526 e quella del 3 aprile 1530 è inserito un elenco degli « officiales de tracta presentium<br />

mensium aprilis, maii et junii M.D.XXX ».<br />

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7. La struttura dei regesti<br />

INTRODUZIONE<br />

Un tipico decreto senatorio redatto in latino ha la seguente struttura,<br />

imitata anche nel verbale: dopo la datazione, talvolta assai pomposa, viene<br />

nominato il conservatore – di solito si tratta del cosiddetto primo, quello di<br />

grado più elevato (primus conservator) – che presenta un’istanza o avanza<br />

una proposta introdotta così: « ... in presentia mei scribe etc. magnificus<br />

primus conservator cum consensu etc. exposuit priori capitum<br />

regionum, cancellariis et capitibus regionum et consiliariis et officialibus<br />

eorumdem (ac etiam aliis nobilibus civibus) », o semplicemente « ... exposuit<br />

in concilio ». Poi una locuzione convenzionale come « qua prepositione<br />

audita et omnibus consideratis, ponderatis ac bene discussis » introduce al<br />

decreto vero e proprio. Quando si susseguono più decreti sotto la stessa<br />

data, dal secondo in poi essi sono introdotti semplicemente con « Eodem,<br />

die, mense, indictione, anno et pontificatu dictus magnificus primus<br />

conservator etiam in eodem concilio exposuit » (o frasi similari) (v. figg. 2, 4).<br />

Sulla varietà dei temi trattati nei decreta è già stata richiamata l’attenzione.<br />

L’aspetto esteriore delle registrazioni dei protocolli consiliari romani è<br />

– almeno in questa prima fase – ancora molto lontano dal raggiungere l’alto<br />

livello formale che contraddistingue per esempio i consilia della Repubblica<br />

di Venezia già nel XIII e XIV secolo. 234 E così le procedure di voto, 235 i<br />

voti contrari, i nomi dei partecipanti e i risultati delle votazioni vengono<br />

indicati solo in pochi casi e per lo più sommariamente. Ma a volte si accenna<br />

ai dibatti intorno all’esposizione di un conservatore con la annotazione<br />

che essa era stata « aliquantulum in concilio discussa ». 236<br />

I nostri regesti condenseranno per quanto possibile gli elementi convenzionali<br />

e le formule che non apportano informazioni concrete. Ogni registrazione<br />

viene contrassegnata con un numero, la cui successione non è strettamente<br />

cronologica, ma conserva quella di ms. A. Nella riga sotto la data<br />

sono indicate le pagine (o i folia) dove i decreti si trovano nei mss. A, B e C.<br />

Per evitare inutili ripetizioni, i nomi dei conservatori e del priore dei caporioni<br />

in carica sono annotati lì dove li ha registrati Rutili in maiuscolo per<br />

234 Cfr. Cammarosano, Italia medievale, p. 162ss.<br />

235 Così i decreti Nrr. 3 a (13 mar. 1515), 70 a (31 gen. 1519) e 177 b (2 mag. 1523)<br />

furono approvati per bussulam et fabas. Sui sistemi di votazione cfr. Lefevre, Appunti sulle<br />

“bussolae”, e sui loro precedenti nei comuni italiani, H. Keller, Wahlformen und Gemeinschaftsverständnis<br />

in den italienischen Stadtkommunen, in: R. Schneider - H. Zimmermann, Wahlen<br />

und Wählen im Mittelalter (Vorträge und Forschungen 37), Sigmaringen 1990, pp. 345-374<br />

(con ulteriore bibliografia).<br />

236 Cfr. ms. A ff. 43v, 47r, 93v, 108v che corrispondono ai Nr. 70 b, 77, 151 b, 171.<br />

Solo Nr. 220 e riporta una discussione intera con opinioni discordanti (cfr. anche App.<br />

Nr. 3).<br />

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43


44 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

la prima volta, e cioè all’inizio del loro mandato. Nel presente lavoro i loro<br />

nomi sono messi in risalto col maiuscoletto. I successivi decreti sono stati<br />

di norma presentati dal primo conservatore, anche quando si è rinunciato<br />

a menzionarlo esplicitamente. Quando il primo conservatore era in missione<br />

o era malato, le sue funzioni erano svolte dal secondo conservatore. Se<br />

tutti e tre i conservatori erano indisponibili, venivano sostituiti nelle sedute<br />

del consiglio dal priore dei caporioni (v. Nr. 141) o dagli assistentes<br />

(v. Nr. 140). Quando più de<strong>liber</strong>e, inserti e copie di documenti 237 sono<br />

registrati sotto la stessa data, al numero di protocollo è aggiunta una lettera<br />

(a, b, c ...).<br />

Poiché di solito il consiglio approvava il contenuto dell’istanza senza<br />

sostanziali modifiche, si è ritenuto non necessario riportare quest’ultima<br />

nel regesto della decisione. Gli elementi ripetitivi di una de<strong>liber</strong>a – come<br />

ad esempio il costante rilievo dato alle prerogative decisionali dei vertici<br />

municipali (persistenti anche in occasione dell’insediamento di una commissione)<br />

nonché le comminatorie convenzionali – nei nostri regesti non<br />

vengono menzionati. Nella rubrica “Tra i partecipanti alla seduta del consiglio”<br />

sono considerati i nomi dei presenti al di là dei conservatori e del<br />

priore dei caporioni, la cui adesione viene data per scontata. Sono citati<br />

qui, per esempio, i cancellieri, i caporioni, i consoli delle corporazioni o<br />

gli ospiti di rango baronale. Le registrazioni, come anche i regesti, terminano<br />

di regola con l’indicazione del luogo della seduta e la menzione di<br />

partecipanti eminenti, in genere due, in qualità di testimoni.<br />

Convenzioni<br />

Parole chiave universalmente note sono state lasciate in latino. Termini<br />

latini rari o inusuali sono dati tra parentesi dopo la loro traduzione; quelli<br />

difficili da tradurre o esprimere con perifrasi vengono mantenuti nella loro<br />

forma latina. Lo stesso vale per le denominazioni delle cariche pubbliche,<br />

per le quali si rimanda al commento. La loro ortografia è stata a volte<br />

normalizzata. Il lettore noti che nei regesti solitamente si parla di uffici del<br />

comune di Roma (officia romani populi) e della Camera Urbis. Le cariche<br />

della Camera Apostolica (auditor, procurator fisci, depositarius, ecc.), invece,<br />

sono sempre indicate precisamente come tali, onde evitare confusioni.<br />

Per ragioni di brevità viene introdotto il termine “vertici municipali” (in<br />

latino spesso indicato come magistratus) che di solito significa la giunta<br />

237 Pietro Rutili denominava spesso inserti del genere nelle sue note a margine come<br />

“documenti” (instrumentum). Cfr. l’Instrumentum locationis executoris Camere Urbis officii<br />

(Nr. 72 a). Per lo più questi documenti non sono copiati integralmente, ma si tratta di estratti,<br />

che si limitano a riprodurre i punti salienti del contenuto.<br />

01-Introduzione.pmd 44<br />

08/03/2011, 14.04


INTRODUZIONE<br />

comunale in carica, composta dai conservatori, il priore dei caporioni e i<br />

due cancellieri della Camera Urbis. 238<br />

I nomi propri, e spesso anche i cognomi, degli italiani sono stati resi<br />

secondo l’uso moderno. Se la forma del nome si allontana notevolmente da<br />

quella latina, quest’ultima, alla sua prima menzione, è data tra parentesi<br />

tonde (eventualmente con le varianti presenti altrove). 239 Quando l’identificazione<br />

non è sicura e, in particolare, per i non italiani (anche famosi) e i<br />

cardinali, si è preferito conservare di solito la forma di ms. A.<br />

Due punti in successione (..) indicano uno spazio lasciato vuoto nel<br />

manoscritto (specialmente in casi di nomi incompleti). Le parentesi angolari<br />

(< >) contengono correzioni o integrazioni volte ad una migliore comprensione<br />

del testo. Per facilitare l’orientamento si rimanda talvolta da un decreto<br />

a un altro, senza la pretesa, tuttavia, di aver tenuto conto di tutte le<br />

subordinazioni ed i collegamenti contenutistici.<br />

Monete<br />

— florenus (in Urbe currens)<br />

— ducatus aureus largus<br />

— ducatus auri (de Camera rationem decem juliorum pro ducato) / ducatus<br />

auri in auro de Camera = 10 julii / leones = 100 bolognini (Rutili<br />

scrive bolondeni)<br />

— ducatus de carlinis X pro ducato = 10 carlini = 75 bolognini<br />

8. La struttura del commento<br />

Dopo il regesto segue il commento con delucidazioni relative agli uffici<br />

pubblici della città e i personaggi più importanti nominati. Utili strumenti<br />

per l’orientamento sono anche gli indici delle cose, dei nomi e dei luoghi.<br />

Allo scopo di semplificarne la consultazione, per ogni registrazione il commento<br />

è suddiviso in sezioni – fino a quattro, a seconda delle necessità –<br />

aventi le seguenti sigle:<br />

Nota crit.: note critiche al testo<br />

Nota bibl.: note bibliografiche<br />

Com. A: commento storico<br />

Com. B: commento biografico relativo alle persone<br />

238 Il termine “magistrato” è comune anche a Rutili (come descritto supra, p. 37) che in<br />

un’occasione parla esplicitamente dei « magnifici domini conservatores seu prior capitum<br />

regionum aut quivis alius futurus semper temporibus in magistratu existentes »: A f. 110v.<br />

239 Quanto al modo di menzionare i nomi italiani cfr. come mo<strong>dello</strong> Giontella, Le Riformanze<br />

del Comune di Orte, I, p. 36s.<br />

01-Introduzione.pmd 45<br />

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45


46 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Le “note critiche al testo” sono necessarie solo raramente, grazie al<br />

fatto che il ms. A è un autografo e costituisce il mo<strong>dello</strong> per le altre copie<br />

dei regesti dei verbali del consiglio comunale. Qui sono annotate soprattutto<br />

le più significative varianti testuali rispetto ai Ms. B e C, le incongruenze<br />

relative alla sequenza cronologica delle registrazioni di Rutili, le due interpolazioni<br />

con propositi di falsificazione dovute a mani più tarde 240 e problemi<br />

di datazione.<br />

Le “note bibliografiche” cercano, per quanto possibile, di indicare i<br />

brani presenti nei lavori elencati nell’indice delle fonti e nella bibliografia,<br />

che si riferiscono direttamente ai verbali del consiglio. Le trascrizioni di<br />

passaggi più lunghi o di intere registrazioni sono indicate specificamente.<br />

Nel “commento storico”, oltre ad informazioni relative alle parole inusuali,<br />

vengono fornite soprattutto indicazioni utili alla comprensione delle<br />

strutture e delle cariche comunali. Mancando però una descrizione d’insieme<br />

dell’ordinamento del comune romano nel corso del primo Cinquecento, non<br />

resta altra soluzione che fare ricorso alle descrizioni della situazione quattrocentesca,<br />

meglio studiata, e fare riferimento direttamente agli statuti del<br />

1360-63, 1469, 1519-1523 e 1580. Tuttavia, per ragioni di chiarezza, vengono<br />

indicati soltanto i capitoli degli statuti pertinenti, che più si avvicinano,<br />

dal punto di vista del contenuto, ai fatti da commentare. 241 La realtà dell’ordinamento<br />

comunale che traspare dai protocolli di Rutili, mostra già molti<br />

paralleli con gli statuti del 1580, che per questo vengono citati di preferenza.<br />

Spesso i decreti comunali si riferiscono a nomine effettuate dai conservatori,<br />

242 brevi e motuproprio papali o mandati del cardinale camerlengo. In<br />

molti casi i documenti curiali possono essere individuati nei Bullaria (verrà<br />

utilizzata principalmente l’edizione torinese del 1860) e, soprattutto, nel fondo<br />

dei Diversa Cameralia conservato nell’Archivio Segreto Vaticano.<br />

Nel “commento relativo alle persone” si è cercato, per quanto possibile<br />

e limitandosi all’indispensabile, di dare notizie utili sui personaggi menzionati<br />

nei decreti. Sono state privilegiate notizie adatte a offrire elementi<br />

per poter collocare al meglio le persone considerate nel loro contesto sociale<br />

e culturale, dando particolare rilievo alle loro relazioni con la Curia 243 e col<br />

240 Cfr. Nrr. 101a, 223a.<br />

241 Per un utile confronto di importanti brani paralleli dei quattro Statuti si veda Rodocanachi,<br />

Les institutions, pp. 393-401. La Mantia, Storia della legislazione, pp. 215-218 offre<br />

una tavola sinottica dei capitoli riscontrabili tanto negli Statuti del 1360/63, quanto negli<br />

Statuti del 1519-1523 (sono solo 35 capitoli del 1363 non ripresi).<br />

242 Su questo aspetto risulta fruttuoso ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, contenente le<br />

registrazioni originali dei secretarii dei conservatori Girolamo e Angelo Vallati. Per il primo<br />

quarto del Cinquecento, esiste la raccolta Regesti di bandi, del 1920, purtroppo scarsamente<br />

utilizzabile per la sua incompletezza e scarsa sistematicità.<br />

243 Per questo aspetto sono assai utili le opere di Ferrajoli, von Hofmann e Frenz citate<br />

in Bibliografia.<br />

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08/03/2011, 14.04


INTRODUZIONE<br />

Comune. 244 Per gli aspetti culturali ci si è appoggiati ad alcuni studi ormai<br />

classici dell’età medicea, che ebbe persino un suo fulcro nell’affaire relativo<br />

a Christophe de Longueil. 245 Il lettore che volesse saperne di più,<br />

troverà numerose informazioni complementari in altre fonti relative alla<br />

storia di Roma, che in parte tendono ad aumentare notevolmente dal tardo<br />

Quattrocento. Si pensi solo all’enorme fondo delle imbreviature dei notai<br />

romani, presso l’Archivio di Stato di Roma e l’Archivio Storico Capitolino.<br />

246 Un aiuto importante è fornito dai Repertori di famiglie di Dominico<br />

Jacovacci (BAV, Ottob. Lat. 2548ss.). I Ricordi dei cittadini romani Sebastiano<br />

Tedallini 247 e Marcello Alberini 248 sono ricchi di notizie. Tra le altre<br />

fonti pubblicate, da consultare ancora in modo sistematico, si raccomandano<br />

anche il Censimento del 1517/18 249 e la Descriptio Urbis del 1526/27 250<br />

(controllati sistematicamente solo per quanto riguarda gli stranieri divenuti<br />

cittadini romani e alcune famiglie romane) nonché i Necrologi dell’Egidi<br />

251 e le Iscrizioni del Forcella. 252 Anche i volumi di Giuseppe Tomassetti<br />

sulla Campagna Romana 253 andrebbero analizzati meglio. Ulteriori notizie<br />

biografiche sui romani più in vista del tempo sono offerte dall’indice<br />

ragionato dei nomi di Anna Modigliani a Li nuptiali dell’Altieri 254 e dallo<br />

244 Nel commento A sono indicati in particolar modo quei romani che nel 1511 hanno<br />

contribuito alla pax romana (v. Gennaro, Pax Romana) dando così prova della loro partecipazione<br />

attiva alla vita politica della città.<br />

245 Per il personaggio vedi Com. A a Nr. 74 c. Per i contatti culturali in generale si<br />

vedano gli scritti di Marcantonio Altieri, il quale, grazie alla sua posizione centrale nella vita<br />

politica romana nel corso del primo quarto del XVI secolo, è praticamente onnipresente nei<br />

verbali del consiglio comunale. In entrambe le sue opere, Li Nuptiali e Li Baccanali, vengono<br />

menzionati molti sostenitori e diverse personalità, sulle quali le edizioni critiche forniscono<br />

spesso importanti informazioni.<br />

246 Cfr. il compendio, purtroppo assai datato, di François, Elenco di notari.<br />

247 Tedallini, Il diario romano.<br />

248 Orano, Il Sacco di Roma.<br />

249 Vedi Armellini, Un censimento e adesso Lee, Habitatores in Urbe. Per la giusta<br />

comprensione di questa fonte (BAV, Vat. lat. 11985) – un elenco, redatto nel 1517/18, dei<br />

capofamiglia ordinati per parrocchie, in quanto destinatari di una tassa voluta da Leone X –<br />

vedi Esposito, La prima rilevazione, p. 45ss. e Vaquero Piñeiro, Case, proprietà e mestieri,<br />

p. 85ss.<br />

250 Vedi Lee, Descriptio Urbis. La ricerca è ora più agevole, grazie ai supporti elettronici<br />

forniti insieme alla nuova edizione della Descriptio Urbis, che contiene anche il censimento<br />

del 1517/18, in Lee, Habitatores in Urbe.<br />

251 Egidi, Necrologi.<br />

252 Forcella, Iscrizioni.<br />

253 Tomassetti, La campagna romana.<br />

254 Altieri, Li nuptiali, p. 81*ss. Qui si può raccomandare anche l’utilizzo della bancadati<br />

Onomasticon che costituisce un indice di nomi di persona tratto dalle fonti cronachistiche<br />

e narrative romane del XV secolo e dei primi decenni del XVI (fino al Sacco di Roma del<br />

1527), consultabile all’indirizzo http://www.isime.it/redazione08/e_onomasticon_intro.shtml.<br />

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47


48 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

studio di Claudio De Dominicis sui membri del Senato della Roma pontificia.<br />

255<br />

Naturalmente anche le edizioni delle relazioni degli ambasciatori come<br />

quelli veneziani 256 offrono nei loro indici preziose informazioni supplementari<br />

per il lettore. Numerosi sono ormai gli studi su determinate famiglie e<br />

gruppi di mestiere di Roma, che possono essere spesso consultati con ottimi<br />

risultati grazie ai loro indici. 257<br />

Per motivi pratici le indicazioni bio-bibliografiche riguardanti le persone<br />

menzionate più volte nei decreti non si trovano sempre già alla loro prima<br />

apparizione, tanto più se nominate solo in qualità di testimoni che hanno<br />

partecipato ad una seduta. Queste indicazioni sono invece state concentrate,<br />

per quanto possibile, nel commento di quel regesto dove il personaggio appare<br />

con il suo ufficio maggiore, cioè in quanto investito dell’ufficio di<br />

conservatore o di priore dei caporioni. Va segnalato ai lettori che nell’indice<br />

dei nomi è messo in risalto con un asterisco (*) proprio quel decreto dove<br />

un personaggio appare per la prima volta in possesso di un tale incarico. 258<br />

Per non dover ripetere sempre in ogni regesto i nomi dei conservatori e dei<br />

priori dei caporioni in carica, essi si devono considerare sottintesi in tutti<br />

quei regesti che rientrano nel periodo del loro mandato, della durata minima<br />

di tre mesi. I loro nomi sono riportati nella “Lista dei conservatori menzionati<br />

nel Liber <strong>decretorum</strong>” a p. 64ss.<br />

Prima di passare alla schedatura delle de<strong>liber</strong>e ritengo utile presentare<br />

un sintetico quadro delle istituzioni comunali romane dell’epoca, in modo<br />

che il lettore si possa orientare meglio.<br />

9. Cenni sulle istituzioni del comune romano nell’età medicea<br />

A tutt’oggi manca uno studio moderno e completo sulle istituzioni comunali<br />

romane, sebbene recentemente la ricerca abbia rivolto il suo interesse<br />

verso alcune componenti specifiche come i conservatori, la Curia Capitolina<br />

e il consiglio comunale. 259 Per facilitare la comprensione della lettura<br />

255 De Dominicis, Membri del Senato.<br />

256 Sanuto, I Diari.<br />

257 Mi limito a menzionare qui solo Modigliani, I Porcari, e Ait - Vaquero Piñeiro, Dai<br />

Casali. Per quanto concerne le categorie professionali, si può rinviare, per esempio, – per gli<br />

avvocati consistoriali – a Cartari, Advocatorum sacri Consistorii syllabum, e – per gli speziali –<br />

ad Ait, Tra scienza e mercato.<br />

258 Questa regola però non vale nei casi in cui nell’indice all’asterisco segue un “(com.)”<br />

che sta per una qualsiasi menzione nel commento.<br />

259 Cfr. oltre all’opera, ormai datata, di Rodocanachi, Les institutions, i lavori specialistici<br />

di Nicccolò Del Re, Paola Pavan e Michele Franceschini e le visioni d’insieme di Scano,<br />

Storia ed istituzioni capitoline; Ead., L’Archivio Capitolino, p. 391ss.; Delumeau, Vita<br />

economica, p. 253s. Non abbastanza esauriente è Bassotti, La magistratura capitolina.<br />

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08/03/2011, 14.04


INTRODUZIONE<br />

dei decreti consiliari è necessario presentare almeno in uno schizzo sintetico<br />

i principali organi del comune di Roma, senza che questa breve introduzione<br />

pretenda di essere esaustiva. 260 Di aiuto è l’indice analitico ai regesti,<br />

che ci toglie dall’obbligo di ripetere le medesime spiegazioni, reperibili di<br />

solito nel commento al regesto dove l’argomento è stato affrontato per la<br />

prima volta.<br />

Ma come già detto, il consiglio comunale non era affatto l’organo<br />

principale del comune romano nei primi decenni del Cinquecento. Per prima<br />

cosa bisogna chiarire la posizione dei conservatori, che molto più del<br />

senatore forestiero – ormai una figura più che altro legata all’apparato<br />

giurisdizionale e al cerimoniale 261 – rappresentavano all’epoca il reale vertice<br />

del comune di Roma. Essi formavano con il priore dei caporioni e i<br />

due cancellieri della Camera Urbis, nonché i caporioni stessi, la giunta<br />

comunale (ossia il magistratus di Rutili), avente le più importanti competenze<br />

decisionali ed esecutive. I conservatori eleggevano gli impiegati pubblici<br />

dei ranghi minori, sorvegliavano l’ordine pubblico, gestivano i servizi<br />

comunali (come gli acquedotti) e controllavano il settore sanitario e la<br />

qualità dei generi alimentari. Essi presiedevano i due consigli, sovrintendevano<br />

alla Camera Urbis, controllavano i giudici del proprio tribunale e,<br />

in particolare, la giurisdizione dei consules delle arti e mestieri. Al loro<br />

tribunale spettava anche la giurisdizione in materia criminale sulle terre<br />

assoggettate al comune di Roma. 262 È difficile oggi chiarire le circostanze<br />

precise dell’elezione dei conservatori, che formalmente doveva avvenire<br />

tramite estrazione a sorte da una “lista” (bussula) di candidati selezionati<br />

da appositi imbussolatores. Ma in realtà la scelta cadeva di solito su personaggi<br />

assai vicini al papato, cosa che che non appare affatto casuale e<br />

suscitò non poche critiche negli osservatori contemporanei. 263<br />

260 La presente trattazione si rifà a grandi linee a Rehberg, Scambi, pp. 511-556.<br />

261 Il senatore di Roma dal 1360 doveva essere forestiero; dal 1393 veniva nominato<br />

dal papa: Pavan, Del Senato romano; Franceschini, Il tribunale del Senatore; Miglio, Il Senato<br />

in Roma; Nussdorfer, Civic Politics, p. 69s.<br />

262 Per le competenze dei conservatori vedi in generale Pavan, Del Senato, p. 27s.;<br />

Menniti Ippolito, I due “senati”, pp. 478-481; Franceschini, I Conservatori; Nussdorfer, Civic<br />

Politics, p. 79s.<br />

263 Per le modalità, la possibilità di interferenze nonché le manipolazioni nelle elezioni<br />

dei conservatori si rinvia a Rehberg, Scambi, pp. 519ss., 536ss., 562s. Per il forte influsso<br />

dei papi nelle scelte e nelle conferme dei conservatori vedi Infessura, Diario, pp. 111s.<br />

e 138 (per un episodio del 1484). Ricordiamo anche il caso dell’elezione del giureconsulto<br />

Angelo Cesi (più tardì cancelliere di Roma, vedi commento a Nr. 77 b) che, nel 1508,<br />

accettò l’incarico di conservatore solo dopo essere stato convinto da papa Giulio II: Butters -<br />

Pagliara, Il Palazzo dei Tribunali, p. 98. Marcello Alberini si lamentò dell’incapacità dei<br />

conservatori di nomina papale di fronteggiare l’imminente Sacco di Roma: Farenga, Per<br />

tenere la città, pp. 32, 35.<br />

01-Introduzione.pmd 49<br />

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49


50 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Per quanto riguarda il mandato dei conservatori, esso sarebbe dovuto<br />

durare di norma solo tre mesi. La realtà, almeno negli anni qui considerati,<br />

era però più complessa, come risulta anche dalla “Lista dei conservatori<br />

menzionati nel Liber <strong>decretorum</strong>” a p. 64ss. Nei primi anni del pontificato<br />

di Leone X, ossia dal 1515 al 1519, osserviamo che questo incarico durava<br />

un semestre. Nel 1520 i conservatori restarono in carica addirittura nove<br />

mesi. Dall’ottobre però si passò ad intervalli di un trimestre. Tranne due<br />

prolungamenti per via della morte del papa (Leone X nel dicembre 1521 e<br />

Adriano VI nel settembre 1523) e del successivo conclave, questo ritmo si<br />

mantenne per gli anni successivi.<br />

Le assemblee comunali stavano perdendo gradualmente la loro importanza,<br />

nonostante gli sforzi operati per frenare questa perdita di terreno.<br />

Assistiamo nell’opera di Rutili ad alcuni tentativi del consiglio di far sentire<br />

la propria voce e di sfidare i sempre più potenti conservatori, 264 come<br />

accadde nel 1522 con la proposta di vincolare l’uso delle entrate dei conservatori<br />

ad proprios usus, 265 o, nel 1524, con la minaccia di penalizzare severamente<br />

i conservatori che avevano acconsentito, sine consilio publico et<br />

ordinario, al trasferimento da un romano ad uno straniero di un beneficio<br />

ecclesiastico a Roma. 266 Espressione della volontà dei consiglieri di controllare<br />

l’operato dei conservatori era anche l’istituzione degli assistentes al loro<br />

fianco. 267 Quando necessario, venivano chiamati cittadini fidati a far parte<br />

delle commissioni o deputazioni, per le continue visite al papa o per compiti<br />

onorifici e di rappresentanza, il cui valore simbolico non è da sottovalutare.<br />

Non dimentichiamo che Roma in tante occasioni si trasformava in un<br />

enorme palcoscenico per le cerimonie pubbliche, dove pure le comparse<br />

acquistavano una dignità e una funzione eminente. 268<br />

Non approfondiamo qui il difficile rapporto fra il comune di Roma e<br />

il suo vero signore, il papa, per il quale esiste una vastissima bibliografia.<br />

269 Il papato ormai controllava gran parte della vita politica romana,<br />

dalle finanze pubbliche all’amministrazione, fino al settore giuridico. Tramite<br />

anche una rete fitta di relazioni personali 270 il papa poteva contare<br />

264 Cfr. Nrr. 3, 51, 105, 143 a, 208, 213 a, 236 b; vedi M. Franceschini, Dal consiglio<br />

pubblico, p. 351s.<br />

265 Nr. 131/8 (7 gen. 1522).<br />

266 Nr. 213 a (18 dic. 1524). Per il nevralgico settore dei benefici ecclesiastici vedi<br />

commento a Nr. 3.<br />

267 Vedi Nrr. 39, 51, 141.<br />

268 Vedi, per esempio, Visceglia - Brice, Cérémonial et rituel e Visceglia, La città rituale.<br />

269 Per quanto riguarda il periodo preso qui in esame si veda Rehberg, Scambi (con<br />

bibliografia).<br />

270 Nomino qui solo Paolo Planca, che riuscì ad accumulare allo stesso tempo vari<br />

incarichi comunali e curiali essendo stato non solo conservatore e revisore degli statuti, ma<br />

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INTRODUZIONE<br />

sul consiglio comunale di Roma come strumento per registrare e canalizzare<br />

le tensioni e le opinioni del popolo comunicategli ciclicamente dal<br />

consiglio stesso. I consiglieri seppero utilizzare questo ruolo di mediatore<br />

per far pressione sulle decisioni del papa e della Camera Apostolica strumentalizzando<br />

gli umori della popolazione romana, notoriamente irrequieta.<br />

271 Un altro esempio di questo rapporto precario è rappresentato dalle<br />

insistenze dei conservatori e dei consiglieri, nel maggio 1525, davanti al<br />

magister cerimoniarum palatii apostolici affinché garantisse loro il solito<br />

posto all’accessus pontificis ad ecclesiam Lateranensem. 272 Il rapporto con<br />

la Curia appare ancora più stretto ed evidente quando gli officiales romani<br />

ottennero vestiti da lutto da indossare in occasione della morte di<br />

un papa. 273<br />

Se si analizza la scelta del personale amministrativo e giuridico della<br />

città, sono da distinguere le nomine avvenute attraverso la procedura elettorale<br />

favorita dagli statuti, cioè la bussula, da altre forme di designazione<br />

come la nomina da parte dei conservatori (a volte ratificata dai consigli) o<br />

del papa, nonché la vendita dell’ufficio. Purtroppo per il breve periodo qui<br />

esaminato mancano liste complete degli uffici comunali che, del resto, per il<br />

loro alto numero, possono essere presentati solo in parte. 274 Dobbiamo tornare<br />

all’anno 1464 (al pontificato di Paolo II) per avere almeno una lista degli<br />

officia Urbis Rome, que non imbussulantur. 275 Dopo il ritorno di alcuni di<br />

anche advocatus pauperum (cioè difensore dei poveri coinvolti in processi con la Camera Apostolica)<br />

ed avvocato concistoriale (cfr. ad indicem). Di avvocati concistoriali ne sono documentati<br />

ben nove nei verbali di Rutili come partecipanti alla vita pubblica romana in alti ranghi,<br />

cioè Angelo Cesi Medices, Antonio Leoni, Battista Paolini, Giulio de Stefanuciis, Giustino Carosi,<br />

Mario Salomoni, Melchiorre Baldassini, Paolo Planca e Tarquinio Santacroce.<br />

271 È evidente la minaccia velata del rischio di una sollevazione popolare nella de<strong>liber</strong>a<br />

registrata Nr. 210 (1524 ott. 29). Quanto fosse reale questo pericolo è una questione<br />

ancora da verificare. Cfr. per i canali di comunicazione fra il papa e i romani anche<br />

Nussdorfer, Civic Politics, p. 84ss.<br />

272 Cfr. Nr. 222.<br />

273 Cfr. Nr. 139.<br />

274 Diverse liste quattrocentesche sono state edite da C. Guasti, O. Tommasini e da M. L.<br />

Lombardo (vedi Camerano, Le trasformazioni, p. 3ss). Rinvio qui solo a quella, risalente agli<br />

anni 1457/58 circa, in Caravale, Entrate e uscite, pp. 183-185. Ancora inedita è una lista attribuibile<br />

al pontificato di Leone X in ASV, A. A., Arm. I-XVIII, 1472. Per gli uffici comunali (ma<br />

non degli incaricati), nel 1565, vedi Cerasoli, Commentario. Cfr. la liste di impiegati pubblici di<br />

Roma del 1629 in Id., Lista di uffici e – per il primo Seicento – Nussdorfer, Civic Politics,<br />

p. 71s. Purtroppo manca per il nostro periodo un registro delle fideiussiones officiorum<br />

omnium et iuramenta (davanti alla Camera Apostolica, vedi supra, nota 46; cfr. i giuramenti<br />

menzionati supra, p. 21) che si è conservato, per esempio, in ASR, Camerale I, Ufficiali<br />

camerali, 1715, che copre però solo il periodo dal 1478 al 1492 (con lacune).<br />

275 Cfr. ASV, Reg. Vat. 544, ff. 149r-173r. Seguono, nell’ordine di questa lista, senatus,<br />

iudicatus appellationum et capitaneatus Urbis, extraordinariatus Urbis, prothonotarius Capitolii,<br />

custos Cancellerie Capitolii, notarius sive scriba salis ad minutum, doanerius maior<br />

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51


52 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

questi officia romani populi alla competenza dei romani con la già citata bolla<br />

di Leone X, essi vennero comunque in parte subappaltati. Elenchiamo qui gli<br />

uffici restituiti dal papa, per i quali il pontefice dovette risarcire tanti vecchi<br />

beneficiari: si trattava dell’ufficio del protonotario della Curia Capitolii (appartenente<br />

all’ospedale di S. Spirito), il notariatus dei porti romani della Ripa<br />

e Ripetta (gestito fin’allora dal collegio dei secretari papali), il marescallatus,<br />

l’extimatoriatus, la statera, il mandatariatus e l’officium transtrorum della Ripa<br />

e Ripetta (che prima contribuivano alle entrate del collegio dei Presidentes<br />

Annone). 276 Inoltre vennero restituiti ai romani – però con certe condizioni e<br />

riserve 277 – il depositariatus pecuniarum Camerae e il depositariatus<br />

gabellae vini forensis (cioè della gabella studii) nonché diversi proventi delle<br />

dogane urbane gestite dalla Camera Apostolica. Ai romani venne data la possibilità<br />

di riscattare, man mano, gli uffici una volta da loro gestiti (olim per<br />

cives romanos exerceri solita) ma dati in pegno, come quello dell’extraordinarius<br />

maior, quello del notaio, <strong>dello</strong> scriptor e del maresciallo della Camera<br />

Urbis, del gabellarius maior Urbis nonché del gabellarius delle saline, delle<br />

porte e dei ponti. Si aggiunsero gli uffici del maresciallo e del notaio del<br />

Palazzo dei Conservatori, nonché del camerarius Ripe et Ripette.<br />

Specchio di questa situazione non ancora del tutto chiara sono le scelte<br />

(non sappiamo su quali criteri), nel maggio 1513, di una commissione com-<br />

salis ad grossum, notarius conservatorum, executor Camere Urbis, doanerius salis ad minutum,<br />

dohanerius pecorum, doanerius Rippe et Rippete, notariatus Rippe et Rippete, camerarius<br />

Rippe et Rippete, commissarius et exactor pecuniarum salis, gabellarius maior, notarius<br />

gabellarii maioris, officialis edificiorum et stratarum Urbis (solent esse duo), notarius dictorum<br />

magistrorum, camerarius Urbis, depositarius studii et menium, notarius maior camere<br />

Urbis, capitaneus Capitolii, superstans zecche, scriba senatus (solent esse duo cives romani),<br />

doana sancti Eustachii gabellarum de terra, guardianus Rippe et Rippete, architectus palatii<br />

apostolici, officialis mundiciarum Urbis, procurator et sindicus Camere Urbis, marschalcus<br />

Urbis, doanaria merchanciarum de Urbe, notarius dohanerii mercantiarum Urbis, statera<br />

Urbis, marschalcus Capitolii, notarius actorum pendentium, notarius doanerii salis, scriptoratus<br />

Camere Urbis, exactor pecuniarum salis et focatici, barisellus Urbis, cancellarius Urbis,<br />

confalonerius Urbis, officialis ad mensurandum sal in Capitolio, officium mensuratoris<br />

salis ad grossum et salarii maioris Urbis, superstans et revisor menium Urbis, notarius doanerii,<br />

notarius doanerii terre gabellarum Urbis e notarius doanerie seu gabelle merchantiarum<br />

Urbis. Gran parte di questi uffici spettavano alla competenza della Camera Apostolica,<br />

che nominava direttamente i loro detentori.<br />

276 Per la fonte vedi supra nota 127. Da confrontare con ASV, A.A., Arm. I-XVIII,<br />

n. 1472. Per i particolari sui singoli uffici si rinvia – con l’aiuto dell’indice – alle rispettive<br />

spiegazioni nel commento. Ai collegi menzionati, essendogli stata tolta parte delle loro entrate,<br />

furono accordati dei compensi, come risulta, per esempio, da ASV, Cam. Ap., Div. Cam.<br />

112v-113r (11 ago. 1513).<br />

277 Infatti, quando Leone X, nel giugno 1513, nominò per cinque anni Paolo di Giacomo<br />

Rucellai (e la sua banca) receptor pecuniarum depositariae (Urbis), ricordò che si era<br />

infatti riservato la facoltà deputandi receptorem pecuniarum dicte depositarie: ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 63, f. 63r (2 giu. 1513).<br />

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INTRODUZIONE<br />

posta da Marcantonio Altieri, Antonio Leoni e Ludovico Cancellieri, a proposito<br />

degli uffici restituiti, scelte enunciate dopo una messa a S. Maria sopra<br />

Minerva. 278 Doganiere del sale al grosso diventò Mario Mellini (notaio<br />

di quest’ufficio fu invece Giacomo Boccabella), doganiere del sale al minuto<br />

Tommaso Filippucci (notaio: Giacomo Frangipane), protonotaio del Campidoglio<br />

Mario Salomoni, doganiere della dogana della grascia Francesco<br />

Leni (notai: Gianangelo Pierleone e Francesco de Semio), doganiere della<br />

Mercantia Giovanni Margani (notaio: Stefano Fazzino), doganiere della pecora<br />

Bernardino Cavalieri e depositario della Camera Urbis Girolamo Pichi.<br />

Come impegnati risultano la gabella di studio (a Giuliano Leni), lo straordinariato<br />

magiure (a Pietro Mattuzzi), il gabellariato maggiore (a Sisto Mellini)<br />

nonché gli uffici di notaio della Camera Urbis (a Mario Salomoni), di registratore<br />

delle inventione (ad Antonio Boccapaduli e Girolamo Subattari), del<br />

maresciallo della Camera Urbis (ripristinato da Ferdinando Ponzetti, futuro<br />

cardinale) nonché del depositario della gabella <strong>dello</strong> Studio (a Ludovico<br />

Cenci). Il giorno successivo la commissione guidata dall’Altieri si recò alla<br />

Dogana di Ripa e proseguì con le nomine: doganiere di Ripa diventò Mariano<br />

Castellani (notaio: Giulio Albertoni), camerlengo di Ripa Mariano Astalli, existimatore<br />

delle mercantie, quale per lo mar se conducevano Francesco Branca.<br />

L’Altieri ricorda inoltre che si sia anche disposto – come risulterebbe<br />

dagli atti <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> (il nostro Pietro Rutili!) degli uffici dei noli, dei<br />

trausti, dei guardiani, della cassetta, dei mandatari e della statera della Ripa<br />

in favore di Alessandro Maddaleno Capodiferro e di Andrea Serruberti. La<br />

mazza, cioè lo menescalcato della Ripa fu assegnata a Carlo Astalli e la<br />

custodia del Tevere a Bernardo Baffo. Le entrate di tutti questi uffici doganali<br />

andarono però in gran parte ai depositari generali della Camera Apostolica,<br />

cioè le più importanti banche fiorentine ed in particolare la banca degli<br />

Strozzi, presente nel Liber <strong>decretorum</strong> del Rutili con il loro rappresentante a<br />

Roma Bartolomeo Della Valle. Comunque l’Altieri, al quale – insieme ai<br />

suoi amici, come i giuristi Paolo Planca e Mario Salomoni già menzionati –<br />

si deve probabilmente attribuire gran parte del merito della formulazione e<br />

del successo della bolla Dum singularem, sarà stato molto contento, dato che<br />

era riuscito – con il tradizionale postulato, anche propagandistico, del ritorno<br />

degli uffici ai romani – ad immettere in molti di essi proprio alcuni<br />

sostenitori della sua linea politica. 279 I romani, negli anni successivi alla<br />

278 Cfr. il resoconto su queste nomine, scritto dall’Altieri il 28 maggio 1513 al barone<br />

Lorenzo di Ceri, in Altieri, Li Baccanali, pp. 180-196.<br />

279 A quanto pare, il prudente Altieri cercò di accontentare anche i suoi avversari facendosi<br />

affiancare nel suo incarico da Antonio Leoni e Ludovico Cancellieri, quest’ultimo esponente<br />

proprio di quelle famiglie contestate nel memoriale di ispirazione dell’Altieri, vedi<br />

Rehberg, Scambi, pp. 562-564. Cfr. per i retroscena ivi, p. 536s.<br />

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53


54 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

promulgazione della bolla Dum singularem del 1513, erano ben consapevoli<br />

del favore eccezionale di papa Leone X, ma anche della necessità di difendere<br />

ciò che si era appena conquistato contro lo stesso papa Medici. L’applicazione<br />

della bolla in realtà fu molto difficile: tante volte i romani fecero<br />

ricorso al papa per far rispettare quella normativa che egli aveva voluto e<br />

che fu da lui stesso violata. 280 Si rinvia ai regesti e agli indici per le vicende<br />

relative agli uffici menzionati e ai loro detentori negli anni successivi. La<br />

lista appena presentata comunque contiene già tanti nomi di illustri romani<br />

protagonisti della vita politica comunale, che ritroveremo nel Liber <strong>decretorum</strong><br />

del Rutili.<br />

Gli uffici elencati – ai quali si dovrebbero aggiungere i posti di minore<br />

importanza – richiedevano comunque pagamenti di salari e gratificazioni<br />

(emolumenta). I salari venivano pagati direttamente dal depositarius<br />

generalis (o maior) della Camera Apostolica. 281 Questa era sicuramente la<br />

parte più cospicua delle spese per l’amministrazione pubblica romana. Gli<br />

emolumenta (per esempio i regali di confetti, pepe, cera ecc. in occasione<br />

delle grandi festività) e le gratificazioni straordinarie in forma di vestiti<br />

da parte della Camera Urbis venivano distribuiti innanzitutto dal depositarius<br />

generalis (ossia maior) e dal camerarius della Camera Urbis stessa, 282<br />

che assegnavano le somme concesse dalla Camera Apostolica; quest’ultima<br />

in alcuni casi aggiungeva propri emolumenti per premiare determinati<br />

uffici. 283 Nel Liber di Rutili incontriamo Bartolomeo Della Valle nelle<br />

vesti di depositarius generalis, in quanto socio prima della banca dei<br />

Ventura e poi di quella degli Strozzi. 284 Dal depositarius gabelle studii<br />

280 Cfr. Nrr. 7, 24, 59, 60, 63.<br />

281 Per un elenco del 1565 cfr. Cerasoli, Commentario, pp. 105-109: Salaria, quae<br />

solvuntur a Depositario majori Camere Apostolice per mandata Ill. D. Conservatorum Officialibus<br />

infrascriptis (seguono i singoli uffici, dal senatore al suonatore delle campane del<br />

Campidoglio compreso).<br />

282 Cfr. le liste scritte appositamente da Rutili supra, nota 66. Sempre del 1565 è la<br />

lista Tabula emolumentorum, que dantur per camerarium Camere Alme Urbis officialibus<br />

infrascriptis quolibet anno in festivitatibus septem, in Cerasoli, Commentario, pp. 115-124<br />

(qui, le distribuzioni consistevano in cera, confetti, pepe, torce, nocchiate nonché di guanti).<br />

283 Come officiales privilegiati da gratificazioni speciali di vestiti da parte della Camera<br />

Apostolica a Carnevale e a S. Maria Assunta, nel 1549 (ma con valenza già consolidata<br />

molto prima), risultano il depositarius maior populi romani, il procuratore fiscale, il<br />

segretario, il notaio e lo scriptor dei conservatori nonché i due <strong>scribasenato</strong>: ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 159, f. 97v (22 ago. 1549).<br />

284 Cfr. Nrr. 43, 52, 55, 65, 173, 174. Pare che il Della Valle abbia gestito per qualche<br />

tempo l’ufficio del depositarius pecuniarum camere Urbis insieme con Francesco Leni (« Nos<br />

... conservatores mandamus tibi nobili viro domino Francisco Leno civi romano pecuniarum<br />

ipsius camere Urbis depositario seu tibi nobili viro domino Bartolomeo de Valle pro dicto<br />

domino Francisco, quatenus de dictis pecuniis des et solvas ... »: ASC, Cam. Cap., Cred. I,<br />

vol. 14, p. 2).<br />

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INTRODUZIONE<br />

proveniva parte dei salari dei conservatori e di alcuni impiegati di spicco<br />

dell’apparato comunale, nonché dei docenti dell’università di Roma. 285<br />

Mentre parleremo più in là del ruolo del depositarius delle portiones (ossia<br />

del depositarius populi romani), 286 qui va ricordato la figura del depositarius<br />

Palatii Conservatorum che gestiva il patrimonio collegato al Palazzo<br />

dei Conservatori e alle terre sottomesse al comune di Roma, ma che<br />

contribuiva in minima parte agli emolumenta. 287 In generale, erano però<br />

continue le lamentele per i ritardi nei pagamenti. 288<br />

Passiamo alle procedure di consegna di questi uffici. Per far partecipare<br />

un maggior numero di interessati fra i romani, i seggi nei consigli (dei consiliarii)<br />

e alcuni uffici municipali importanti (come i conservatori, i caporioni, i<br />

podestà nelle terre dipendenti) venivano conferiti tramite l’estrazione a sorte<br />

da un recipiente chiamato bussula (più tardi si passò, per maggiore praticità, a<br />

liste scritte). 289 Spesso tali estrazioni avevano luogo durante le sedute di consiglio.<br />

290 I nomi inseriti nella bussula erano selezionati prima, rione per rione,<br />

dai cosiddetti imbussulatores con complicati metodi di scelta. Esclusi da qualsiasi<br />

candidatura erano i debitori del comune, gli usurpatori di beni pubblici<br />

nonché i cittadini e i magistrati che non avevano rispettato gli statuti, ritenuti<br />

infames e da registrare in un apposito <strong>liber</strong> speculi. 291<br />

La durata limitata a tre mesi degli uffici, – dopo i quali si procedeva ad<br />

una nuova estrazione – favorì ad una loro maggiore rotazione. Intorno a<br />

queste liste si muoveva allora la vita politica comunale e per tanti fu una<br />

questione di prestigio riuscire ad ottenere un ufficio importante. Cittadini<br />

romani nativi erano allora anche i funzionari deputati (podestà) nelle terre<br />

vassalle del Campidoglio già menzionate; tra costoro, il funzionario di Tivoli<br />

era tradizionalmente insignito dal titolo altisonante di comes. Rispetto ai<br />

vasti contadi degli altri principati-signorie e repubbliche, il districtus di<br />

Roma offrì però pochi sbocchi ai romani ambiziosi.<br />

285 Per un elenco del 1565 cfr. Cerasoli, Commentario, pp. 109-111: Salaria quae solvuntur<br />

a Depositario Gabelle Studii per DD. Conservatorum mandata.<br />

286 Vedi infra, p. 62s.<br />

287 Cfr. per gli elenchi di Introitus ed Exitus depositarii extraordinarium pecuniarum<br />

Palatii Ill. DD. Conservatorum del 1565 Cerasoli, Commentario, pp. 113-115.<br />

288 Cfr., per esempio, Nrr. 43, 65, 173. Per la situazione particolarmente drammatica dei<br />

docenti universitari vedi il commento a Nr. 12.<br />

289 Preziose considerazioni sull’elezione degli officiales con la bussola si trovano in<br />

Tommasini, Il Registro degli Officiali, pp. 176s., 191-196 (con il testo di un capitolo a proposito<br />

degli statuti del 1360/63). Cfr. in generale Lefevre, Appunti; Camerano, Le trasformazioni,<br />

p. 4ss.; Nussdorfer, Civic Politics, p. 76.<br />

290 Cfr., per esempio, Nrr. 143 b e 181. Di tali registrazioni (lasciate ovviamente all’arbitrio<br />

di Rutili) in realtà ce ne dovrebbero essere state molte di più, vista la frequenza di<br />

queste estrazioni per i singoli uffici.<br />

291 Vedi commento a Nr. 78 a.<br />

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56 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Ma in realtà, i candidati estratti dalla bussula, almeno per gli uffici più<br />

importanti (come i giudici e i conservatori), dovettero essere spesso confermati<br />

dal papa. Per questi retroscena purtroppo le de<strong>liber</strong>e dei consigli non<br />

danno molte informazioni, per le quali si devono consultare anche fonti<br />

complementari (per lo più nell’Archivio Segreto Vaticano) considerate, per<br />

quanto possibile, nel nostro commento. Il papa Medici e i suoi due successori<br />

ogni tanto rilasciarono ordinanze di nomina di funzionari comunali. 292<br />

Pare che l’iniziativa di queste nomine non partisse necessariamente sempre<br />

dal pontefice, visto che – come capitava anche nel mercato dei benefici<br />

ecclesiastici – egli difficilmente poteva controllare tutte le richieste a lui<br />

rivolte. Si trovano casi in cui sorge il sospetto che i nominati con brevi<br />

papali si siano rivolti direttamente al papa per ottenere la nomina in modo<br />

sicuro, evitando così l’esito incerto delle procedure della bussola. 293 Ma non<br />

sempre i candidati papali ebbero successo; il consiglio controllò con attenzione<br />

questi mandati papali e li respinse quando non era convinto della loro<br />

legittimità. 294 Persino il consiglio e i conservatori stessi, a volte, ricorrevano<br />

all’autorità papale invocando il rilascio di brevi e motupropri a vantaggio<br />

personale o per volgere un contenzioso a proprio favore. 295 Si cercò di eludere<br />

l’ingerenza della Camera Apostolica con a capo il cardinal camerlengo,<br />

innanzitutto l’ambizioso e onnipotente Francesco Armellini (1470-1528), nominato<br />

cardinale il 1° luglio 1517 e in seguito subentrato come camerlengo<br />

allo spodestato Raffaele Riario, sebbene quest’ultimo mantenesse la carica<br />

formalmente fino alla sua morte nel 1521. 296 La Camera Apostolica (cioè i<br />

suoi presidentes e clerici) e il cardinal camerlengo reclamavano in particolare<br />

292 I papi per questi atti scelsero di solito la forma di breve o motuproprio: cfr. tali<br />

riferimenti in Nrr. 63, 78 a, 92 a, 98, 180 a, 182, 185, 206 b, 217. Va considerato che allo<br />

stato attuale delle fonti disponibili purtroppo non si può quantificare la vera portata di queste<br />

ingerenze papali, essendo andata persa gran parte dei registri dei brevi; la documentazione<br />

superstite va ricercata nei fondi ASV, Cam. Ap., Div. Cam. – contenente anche parecchi<br />

mandati della Camera Apostolica – e ASV, Arm. XL (una raccolta parziale di minute dei<br />

brevi). Raramente tali nomine relative ad uffici comunali romani sono registrate anche nella<br />

serie dei Registra Vaticana (ASV, Reg. Vat.) nei quali, per il nostro periodo, mancano però<br />

gran parte dei libri Officiorum e Officialium dove, probabilmente, si sarebbe trovato un maggior<br />

numero di tali nomine, nonostante essi riguardino principalmente gli uffici curiali e <strong>dello</strong><br />

Stato della Chiesa, nonché i giuramenti dei nuovi incaricati. Cfr. supra, nota 274.<br />

293 Nrr. 78 a, 92 a, 98.<br />

294 Nella de<strong>liber</strong>a registrata in Nr. 185 (2 set. 1523) si specifica che Bartolomeo di<br />

Montefiascone, pur nominato per bussulam nuovo primus collateralis curie Capitolii, poteva<br />

essere confermato con un breve papale; mentre un secondo aspirante, Angelo da Barbarano,<br />

che indebitamente aveva ottenuto un motuproprio dal papa per lo stesso ufficio, rischiò la<br />

punizione perché non aveva rispettato le procedure. Angelo da Barbarano infatti rimase secundus<br />

collateralis come lo era stato già prima (vedi Nrr. 180 a e 207).<br />

295 Cfr. Nrr. 53, 142 a, 165 a, 173, 174, 185.<br />

296 De Caro, Armellini Medici.<br />

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INTRODUZIONE<br />

la competenza sulla gabella studii, sulle porte e sui ponti, sulla nomina di<br />

uffici doganali (come quelli del camerarius Ripe et Ripecte) e dell’extraordinarius<br />

maior, sul controllo dei macellai e panettieri e sui monopoli. 297<br />

L’ordinamento giudiziario a Roma è stato di frequente oggetto dei dibatti<br />

del consiglio comunale. Leone X nel 1514 aveva rafforzato le competenze<br />

del governatore di Roma, rivalutate già dal suo predecessore Giulio II<br />

in una costituzione solenne sulla distinctio tribunalium, emanato nel 1512. 298<br />

A discapito della Curia Capitolii il tribunale del governatore, sottoposto al<br />

cardinal camerlengo, divenne la corte più importante di Roma, con competenza<br />

in criminalibus nella capitale e nel suo distretto (nel raggio di 40<br />

miglia), e per la prima volta anche sui cittadini romani e sui chierici (mentre<br />

i curiali e mercatores Romanam Curiam sequentes rimasero giudicabili<br />

solo dall’auditor Camere). 299 Le antiche competenze in civilibus e in criminalibus<br />

della Curia Capitolina, ossia del tribunale del senatore, sugli abitanti<br />

di Roma (tranne i curiali), ne uscirono compromesse, ma rimasero ancora<br />

notevoli. 300<br />

Per lunga tradizione i romani erano esclusi dal ruolo di giudice della<br />

Curia Capitolii, occupato da forestieri. Il suo apparato consisteva comunque<br />

nel primus e nel secundus collateralis, nello iudex maleficiorum nonché nel<br />

capitaneus appellationum. I conservatori presentavano al papa i nomi di tre<br />

candidati per ogni ruolo estratti dalla bussula, composta da appositi imbussulatores,<br />

e il pontefice sceglieva il rispettivo giudice. 301 In singoli casi si verificarono<br />

contrasti quando il papa non rispettò le procedure e il consiglio rifiutò<br />

un suo candidato. 302 Importante era anche la posizione dei pacerii – sebbene<br />

non ricordata nei decreti di Rutili – le cui funzioni erano, in sostanza, quelle<br />

297 Le linee conflittuali si evidenziano in Nrr. 36, 41 a, 47, 48, 50, 59, 60 b, 66, 84,<br />

103, 106, 123, 126, 127, 131, 139, 143, 164, 204, 204 a, 204 b, 205 a, 206 a, 221 a, 222 a,<br />

228. Le lamentele sulle tasse sotto il cardinale Armellini sono documentate anche in Ait,<br />

Clement VII and the Sack, p. 122s.<br />

298 Per i due testi cfr. Bullarium (Torino), V, pp. 511-514 (1512 mar. 28) e pp. 614-617<br />

(1514 giu. 28). Per l’ufficio del governatore di Roma si rinvia, tra gli altri, a Del Re, Monsignor<br />

Governatore.<br />

299 Cfr., da una vasta bibliografia, qui solo Barrovecchio San Martini, Il tribunale criminale<br />

del Governatore; Camerano, Senatore e Governatore, in particolare p. 51s.; Di Sivo,<br />

Per via di giustizia. Il ruolo del governatore è considerato nelle de<strong>liber</strong>e Nrr. 23, 54, 130,<br />

131, 133, 135, 138 a, 142, 174, 211 d.<br />

300 Cfr. in particolare il commento a Nr. 131. Gli Statuti del 1519-1523 aggiungono ai<br />

libri I e II, più antichi, riservati alla giurisdizione del Campidoglio in civilibus e in criminalibus<br />

un Liber quintus su casi civili. Cfr. in generale Del Re, La Curia Capitolina; Franceschini,<br />

Il tribunale del Senatore; Di Sivo, Il Tribunale Criminale Capitolino.<br />

301 Cfr. ad indicem (“Curia Capitolii”). La procedura è stabilita negli Statuti del 1519-<br />

1523, V, ff. 9v-10v, cap. 38 Quod imbussulentur et eligantur iudices.<br />

302 Un caso di questo genere è rappresentato dalla nomina papale di Angelo da Barbarano<br />

a primus collateralis, respinta con successo dal consiglio: vedi supra, nota 294.<br />

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58 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

di un giudice di pace. 303 L’intreccio delle competenze nel settore giuridico si<br />

rispecchia anche nella gestione delle diverse carceri esistenti a Roma. Il carcere<br />

capitolino fu dato in appalto dalla Camera Urbis tramite i conservatori. 304<br />

Per quanto riguarda la designazione degli officiales principali della Camera<br />

Urbis, ossia Capitolina, sono da menzionare innanzitutto il camerarius,<br />

di nomina papale, 305 nonché il depositarius populi romani (ossia delle portiones<br />

come veniva chiamato dal 1519) 306 e il depositarius della gabella del<br />

vino, ossia <strong>dello</strong> Studio, i cui incarichi furono dati loro in appalto. Anche le<br />

concessioni simili degli uffici dipendenti dalla Camera Urbis (ossia dal depositarius<br />

populi romani) come quelli di notaio, scriptor ed executor della<br />

Camera Urbis, <strong>dello</strong> scriptor dei conservatori nonché degli uffici dei porti di<br />

Ripa e Ripetta (come ad esempio l’officium assignationis e quelli del camerarius,<br />

degli executores, dell’extimator; del mandatarius, del mareschallus,<br />

del notarius, del ponderator statere nonché dell’extimator transtrorum) avvenivano<br />

spesso dopo un’asta pubblica (subastatio). 307 Nei decreti si legge<br />

del metodo ad candelam (ossia del conferimento dell’incarico a colui che<br />

faceva l’ultima offerta prima <strong>dello</strong> spegnersi di una candela), 308 e, più raramente,<br />

dell’assegnazione “a grido” (ad aures). 309 Ma anche nel caso di uffici<br />

venali a volte ci si dovette accontentare delle raccomandazioni del papa,<br />

come successe nel 1525, quando Clemente VII « fecit ipsis magnificis dominis<br />

conservatoribus verbum, quod concederetur domino Petro de Lallis officium<br />

prothonotariatus Curie Capitolii ». 310<br />

Tanti altri funzionari subordinati svolgevano compiti amministrativi e di<br />

controllo, come facevano gli odiati extraordinarii, nominati dai conservatori,<br />

che ricordano l’attuale guardia di finanza o l’ispettorato d’igiene, che operava-<br />

303 Statuti del 1519-1523, IV, f. 20v-21r, cap. xxxii; VI, ff. 12r-15v (rispettivamente le<br />

lettere dei papi Sisto IV e Innocenzo VIII).<br />

304 Per le diverse carceri di Roma vedi Martini, Dal tribunale, p. 268s.<br />

305 Che il camerarius della Camera Urbis fosse nominato dal papa si evidenzia dalla<br />

de<strong>liber</strong>a Nr. 177 a (2 mag. 1523). Per il ruolo di camerlengo di Roma per i pagamenti dei<br />

doni di Natale ai 400 e più impiegati municipali e curiali nonché per i giochi e le feste<br />

pubbliche cfr. Nussdorfer, Civic Politics, p. 91.<br />

306 L’ufficio del depositarius romani populi viene chiamato in più modi; il termine, per<br />

esempio, di depositarius portionum romani populi (dal 1519) fa intendere che egli gestì non<br />

solo le entrate degli uffici comunali ma anche le portiones (vedi p. 62s.). Per il suo ruolo e<br />

i tre incaricati nel periodo mediceo, cioè Bartolomeo Della Valle, Marcantonio Altieri e Gregorio<br />

Serlupi, cfr. il commento a Nr. 30 b e ad indicem. Per l’età barocca: Nussdorfer, Civic<br />

Politics, p. 91.<br />

307 Cfr. il capitolo De Forma in venditionibus reddituum Romani Populi servanda degli<br />

Statuti del 1580, p. 156s. nonché Nrr. 5, 9, 13, 27, 31, 44, 74, 89 (per i singoli uffici si veda<br />

anche ad indicem).<br />

308 Cfr. Nrr. 15 b, 77 a, 94, 99,154 a, 156, 222 b.<br />

309 Nr. 202.<br />

310 Citato a Nr. 219 a (16 mar. 1525).<br />

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INTRODUZIONE<br />

no specialmente nei mercati della città, 311 dove non mancavano scontri con gli<br />

addetti dell’annona, gestita dalla Camera Apostolica. 312 Questi “straordinari”<br />

(distinti più precisamente in straordinari maggiori e straordinari minori) cercarono<br />

e denunciarono irregolarità nell’uso dei pesi e nella qualità delle merci<br />

fra i mercanti e i piccoli artigiani, le cui infrazioni venivano chiamate inventiones<br />

e punite con pene pecunarie che gli straordinari si dividevano con la<br />

Camera Urbis, dando non poco motivo di sospetti di arbitrarietà. 313<br />

La creazione di nuovi uffici era sempre un problema delicato. Nel consiglio<br />

si dibatté sull’opportunità dell’incarico nuovamente introdotto di defensor<br />

romani populi et eius Camere le cui competenze, secondo alcuni<br />

consiglieri, coincidevano in parte con gli incarichi dell’advocatus e del procurator<br />

della Camera Urbis e che pare esser stato creato appositamente per<br />

il meritevole giurista Mario Salomoni. 314 Similmente superfluo risultò essere<br />

l’incarico dei guardiani della statua di Leone X. 315<br />

Mentre il papa, in linea di principio, lasciò la scelta degli officiales al<br />

popolo romano, non cedette però su alcuni incarichi chiave. A questi appartenevano<br />

i magistri stratarum (et edificiorum Urbis), impegnati nel controllo<br />

<strong>dello</strong> sviluppo urbanistico (dalla creazione di nuove strade e dalla loro pavimentazione<br />

fino al decoro generale della città), con competenze strategiche,<br />

visti i tanti progetti ambiziosi dei papi rinascimentali in questo settore. 316 Nelle<br />

de<strong>liber</strong>e raccolte da Rutili emergono pure conflitti con i “maestri delle<br />

strade”, quando si trattava della salvaguardia di monumenti antichi. 317<br />

Merita una particolare attenzione la posizione del procuratore fiscale<br />

della Camera Urbis, controllore delle finanze comunali, dei conservatori e<br />

delle loro entrate. 318 Come uomo di fiducia del pontefice, era di nomina<br />

papale e di solito un giurista. Rimaneva spesso in carica per tanti anni, un<br />

fatto che rafforzò la sua posizione. Egli risiedeva nel Palazzo Senatorio e<br />

partecipava alle sedute di consiglio riunito nel palazzo accanto. Negli anni<br />

qui considerati questo ruolo fu svolto da Ippolito de Scarzis che non<br />

godeva una buona fama fra i romani. 319 Ugualmente vicini alla Camera<br />

Apostolica erano l’advocatus palatii conservatorum et fisci Camere Urbis<br />

(o più semplicemente advocatus romani populi), cioè nel nostro periodo<br />

311 Per la storia dei mercati a Roma cfr. Modigliani, Mercati, e Nussdorfer, Civic Politics,<br />

p. 118ss.<br />

312 Nrr. 66, 103, 233 a.<br />

313 Cfr. Nrr. 66 a, 103, 104, 105, 170 a, 193 b.<br />

314 Cfr. Nr. 220 e (29 mar. 1525), documentato Nr. 203.<br />

315 Nr. 203. Per la statua vedi sotto nota 277.<br />

316 Per l’estesa bibliografia su questo ufficio si rinvia al commento al Nr. 233 b.<br />

317 Nrr. 131, 233 b, 237 b.<br />

318 Nussdorfer, Civic Politics, p. 85.<br />

319 Per questo personaggio e il suo ruolo istituzionale cfr. Nrr. 194 e 213 a (con i<br />

rispettivi commenti).<br />

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60 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

prima Paolo Planca e poi Girolamo Giustini (nominato da Adriano VI,<br />

circostanza quest’ultima che irritò il consiglio comunale che però poi,<br />

dopo tre giorni di consultazioni, cedette, dopo essersi reso conto che tale<br />

ingerenza non avveniva affatto per la prima volta 320 ). I due incarichi di<br />

advocatus e procurator della Camera Urbis appena presentati corrispondevano<br />

ad uffici analoghi della Camera Apostolica, che furono rivestiti, nel<br />

periodo mediceo, dall’advocatus fisci Camere Apostolice Giustino Carosi 321<br />

e dal procurator fisci apostolici Mario Peruschi, 322 entrambi di nomina<br />

papale; costoro non solo furono assidui frequentatori dei consigli comunali,<br />

ma erano anche destinati a rivestire l’incarico più importante, cioè<br />

quello di conservatore.<br />

Per quanto concerne le entrate del comune nel periodo mediceo, è da<br />

constatare la loro quasi totale dipendenza dalla Camera Apostolica. 323 La<br />

Camera Apostolica, infatti, – anch’essa alla continua ricerca di finanziatori –<br />

aveva concesso le tre dogane di Roma (Ripa, Merce e Grascia) in appalto<br />

al banchiere fiorentino Filippo Strozzi, ovvero al suo socio Bartolomeo<br />

Della Valle. 324 Da tempo, ai romani erano stati tolti anche i dazi e i pedaggi<br />

dell’hinterland laziale. Inoltre il comune fu dannegiato dall’esenzione dell’immenso<br />

personale della corte (ossia delle tante corti ecclesiastiche, se<br />

pensiamo anche ai cardinali e le loro familiae) dalle gabelle (inclusa la<br />

gabella studii), in quanto essa sottraeva molti beni dal controllo dei doganieri<br />

comunali, che perdevano così una bella quota delle loro potenziali<br />

entrate. Gli stessi romani erano esenti dalla gabella studii solo per la produzione<br />

di vino per il proprio consumo domestico (ma non quello prodotto<br />

nelle taverne!). Persino questa esenzione fu spesso minacciata dall’avidità<br />

incontenibile dei gabellarii e della Camera Apostolica, sempre pronta a<br />

perseguire gli stratagemmi e gli escamotages dei tavernari e degli importatori<br />

del cosiddetto vinum romanum. 325<br />

Le fonti finanziarie principali che rimasero ai romani furono la gabella<br />

sul vino importato 326 e – non senza difficoltà – le entrate degli uffici ammi-<br />

320 Nrr. 182 (10 lug. 1523) e 183 (13 lug. 1523). Per la presenza e la funzione dell’advocatus<br />

fisci Camere Urbis nei decreti del consiglio cfr. inoltre Nrr. 194, 196, 211, 237 a (e in<br />

più ad indicem sotto i nomi di persona).<br />

321 Vedi per questo personaggio Nrr. 63, 63 a, 90, 162 b, 182*, 189, 210.<br />

322 Vedi per questo personaggio Nr. 44*, 107, 115, 125, 126 a, 127, 128, 182, 193 b,<br />

204, 210. Per la funzione del procuratore fiscale, concentrata principalmente sulla difesa dei<br />

diritti della Camera Apostolica, vedi Del Re, La Curia Romana, p. 292.<br />

323 Monaco, La situazione della Reverenda Camera Apostolica, passim.<br />

324 Cfr. Bullard, Filippo Strozzi, p. 116s.<br />

325 Cfr. Nrr. 2, 28, 106, 161 b. Questa esenzione è un argomento ricorrente nei lavori<br />

preziosi di Arnold Esch sui registri doganali romani: cfr. per esempio Esch, Importe in das<br />

Rom der Frührenaissance; Id., Importe in das Rom der Renaissance.<br />

326 Vedi supra, p. 36.<br />

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INTRODUZIONE<br />

nistrativi e delle porte romane che Leone X aveva restituito formalmente ai<br />

romani con la più volte citata bolla Dum singularem del 1513: 327 infatti,<br />

malgrado quest’ultima e le proteste dei consiglieri, le porte e i ponti della<br />

città continuarono ad essere oggetto di disposizioni della Camera Apostolica<br />

328 che considerava sue le entrate di questi doganieri, tanto da comparire<br />

nel bilancio finanziario steso nel 1526. 329<br />

Date le pesanti perdite dell’autonomia finanziaria comunale, era comprensibile<br />

che i consiglieri di Roma si aspettassero che almeno i loro officiales<br />

fossero pagati in parte dalla Camera Apostolica 330 e non esitavano ad attribuire<br />

la colpa per eventuali ritardi nei pagamenti alla Camera Apostolica<br />

stessa, sostenendo che di questi inconvenienti non imputetur romanus populus.<br />

331 Era infatti ovvio che le sovvenzioni da parte della Camera Apostolica<br />

non bastavano a coprire il fabbisogno del comune di Roma (su cui pesava<br />

in particolar modo il settore universitario) e non rimase altra via d’uscita<br />

che indebitarsi. Così il comune cadde sempre più nella rete delle compagnie<br />

bancarie forestiere, e, nel nostro periodo, particolarmente in quella degli<br />

Strozzi; questi ultimi collaborarono con Bartolomeo Della Valle, di illustre<br />

famiglia romana, per assicurarsi direttamente, dal 1523, la gabella studii, la<br />

cui gestione in precedenza era passata da un consorzio bancario all’altro. 332<br />

Per la stessa necessità di fondi le entrate degli uffici comunali più lucrativi<br />

(collegati principalmente, oltre alla gabella studii, anche ai porti di Roma e<br />

alle attività del protonotario della Curia Capitolii) furono date in pegno prima<br />

al detto Della Valle e poi, dal gennaio 1517, a Marcantonio Altieri. 333<br />

327 A queste fonti finanziarie più importanti si aggiungono le entrate minori come la<br />

tassa sull’immondizia (vedi Nr. 222 a): cfr. Nussdorfer, Civic Politics, p. 89s.<br />

328 Cfr. per le ingerenze della Camera e del cardinal camerlengo in particolare<br />

Nrr. 59 e 60 b.<br />

329 Monaco, La situazione della Reverenda Camera Apostolica, p. 110. La maggior parte<br />

degli appaltatori erano proprio dei romani altolocati come Mattei, Maddaleni, Crispi e<br />

Santacroce o enti ecclesiastici romani che collaboravano quindi senza scrupoli con la Camera<br />

Apostolica (anziché con la Camera Urbis). Cfr., per quanto riguarda i Santacroce, Nr. 179 b.<br />

330 Cfr. per questi versamenti di salaria Cerasoli, Commentario, p. 105ss. Nel XVII<br />

secolo questi contributi della Camera Apostolica per gli stipendi furono pari a circa l’otto per<br />

cento del bilancio annuo municipale: Nussdorfer, Il “popolo romano”, p. 252.<br />

331 La citazione in ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 15, f. 109v appartiene alla de<strong>liber</strong>a in<br />

Nr. 173 (qui il colpevole è Bartolomeo Della Valle come depositarius generalis officialium<br />

romanorum e gestore delle sovvenzioni papali). In Nrr. 221 a e 228 viene sollecitato il<br />

cardinal camerlengo.<br />

332 Cfr. Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 177ss. Alla fine anche il comune romano<br />

dovette ricorrere allo strumento dei “Monti”, di cui il primo fu istituito nel 1552:<br />

Colzi, Il debito pubblico del Campidoglio.<br />

333 Cfr., tra l’altro, Nrr. 30, 30 b (1516 dic. 3). Questi uffici erano stati dati in pegno<br />

per poter finanziare i costi immensi delle festività in onore del nuovo cittadino romano<br />

Giuliano de’ Medici nel 1513: cfr. Nr. 44.<br />

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62 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Quest’ultimo rivestì la funzione di depositarius fructuum pecuniarum et redituum<br />

omnium et singulorum infrascriptorum Romani populi officiorum (ossia<br />

depositarius pecuniarum fructuum officiorum omnium Romani populi) che<br />

in seguito venne denominato brevemente depositarius populi Romani. 334<br />

Quando il comune, dopo due anni e mezzo, cioè a metà del 1519, volle<br />

riscattarsi dal contratto di pegno con l’Altieri, attivò il sistema delle cosiddette<br />

portiones o sortes (cioè partecipazioni) alle entrate degli uffici pubblici,<br />

335 previsto già sei anni prima nella bolla Dum singularem. Già allora si<br />

sarebbero dovute dividere tutte le entrate degli uffici pubblici (intese come<br />

avanzo d’esercizio) – da quelli del senatore e dei conservatori in testa fino<br />

agli incarichi notarili legati all’attività del Campidoglio nonché quelli delle<br />

porte e dei ponti 336 – in portiones da distribuire inter cives estratti a sorte<br />

dall’apposita bussula portionum. 337 Questo procedimento, al di fuori del libro<br />

di Rutili, è documentato assai male e non ha trovato l’interesse degli<br />

studiosi. 338 Ci aiutano, in parte, i capitula, elaborati nel 1519 e nel 1525, 339<br />

che regolavano le procedure della bussula portionum. In teoria erano ammessi<br />

alla partecipazione tutti i capofamiglia e i cosiddetti pia loca (cioè gli<br />

enti ecclesiastici al cui posto però nel 1525 subentrò come unico beneficiario<br />

il convento dei francescani di S. Maria in Aracoeli, tradizionalmente<br />

molto legato alla vita comunale romana). Ma fu previsto anche l’inserimento<br />

degli officiales comunali con incarichi a vita, non ancora considerati nel<br />

1513. La gestione delle entrate venne data in appalto, dietro anticipi, a Gregorio<br />

Serlupi come depositarius portionum populi romani (più tardi si trova<br />

334 Almeno dal 1580 il suo lavoro era soggetto ogni tre mesi ad una revisione dei conti<br />

da parte dei conservatori e di due nobiles (chiamati scyndici o revisores): cfr. Nrr. 30 b, 69,<br />

152, 166 b; Statuti del 1580, p. 144 (De Officio Depositarii Populi Romani); Nussdorfer,<br />

Civic Politics, pp. 88, 91.<br />

335 Nrr. 74 d, 75.<br />

336 Bullarium (Torino), V, p. 539 specifica gli uffici che avrebbero dovuto contribuire<br />

alle portiones: le porte, i ponti, gli uffici dei conservatori, dei caporioni, dei marescialli de<br />

tracta nuncupati, dei pacerii, dei magistri stratarum, dei iustitiarii, dei syndici, del senatore,<br />

dei reformatores Studii nonché gli altri uffici. In realtà erano molto meno gli uffici destinati<br />

alla fine ad alimentare le portiones, come si evince da un elenco del 1565 in Cerasoli,<br />

Commentario, p. 112s.: Introitus depositarie Romani Populi (che parte dal depositariatus<br />

maior e arriva agli uffici di Ripa e Ripetta nonché al depositariatus Studii).<br />

337 Cfr. Bullarium (Torino), V, pp. 539-540. Probabilmente si pensava già allora ad una<br />

soluzione per Roma secondo un mo<strong>dello</strong> offerto dai collegi curiali di uffici venali (come<br />

quello dei presidentes Annone alme Urbis et Ripe, fondato nel 1509 da Giulio II, o quello<br />

dei portionarii Ripe, fondato l’anno successivo alla sua elezione, cioè nel 1514, da Leone X):<br />

von Hofmann, Forschungen zur Geschichte, I, p. 160; II, pp. 54, 56 nota 244, 159s.; Frenz,<br />

Die Kanzlei, p. 200.<br />

338 Ne fa cenno solo – e insufficentemente – Rodocanachi, Les institutions, p. 247s.;<br />

non viene menzionato neppure in Colzi, Il debito pubblico del Campidoglio cit.<br />

339 Nrr. 76 e 214 a.<br />

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INTRODUZIONE<br />

depositarius [maior] populi romani). 340 E qui si può supporre che lo scopo<br />

del ricorso alle portiones, del valore nominale di 10 ducati de carlenis ciascuna,<br />

fosse quello di procurarsi dai portionarii dei liquidi per pagare i<br />

debiti della Camera Urbis verso Marcantonio Altieri, passati al depositarius<br />

Serlupi (nel 1523 si legge di un gravamen medietatis unius carlini pro<br />

quolibet ducato). 341 Vista comunque la grande richiesta delle portiones, gli<br />

imbussulatores (del resto tutti nobili 342 ) furono costretti a creare per i portionarii<br />

più “liste d’attesa” (tracte) che alla fine raggiunsero il numero di<br />

quattordici. 343 Per accontentare i cives non ancora considerati si pensò ad<br />

una nuova edizione della bussula. 344<br />

Per via della quasi totale mancanza di fonti contabili, al momento non<br />

si possono ricostruire tutte le sfaccettatture di questo sistema. Ci si può però<br />

immaginare che, a conti fatti, dopo le spese ordinarie del comune, poco<br />

rimaneva da dividere fra i portionarii, poiché, nonostante le proteste del<br />

consiglio, i governanti (il papa in testa) preferivano investire questi soldi in<br />

opere pubbliche (come nel restauro del tetto del Pantheon, come si pensava<br />

di fare nel 1524) e in spese straordinarie come quelle per la statua di Leone<br />

X, per le conseguenze della peste e per le imprese militari papali. 345 In più<br />

le entrate degli uffici comunque non erano stabili e una parte di esse, come<br />

abbiamo visto nel caso delle porte e dei ponti, erano persino passate alla<br />

Camera Apostolica. A causa di questi problemi gli esborsi delle portiones<br />

tardavano ad arrivare e furono inevitabili le modifiche e i tagli, che suscitarono<br />

lamentele e delusioni. 346 Nel 1521 a causa del contributo per la guerra<br />

di Milano, si decise addirittura la sospensione dei pagamenti delle portiones<br />

per i quattro anni successivi. 347 Pare quindi che queste “obbligazioni” sui<br />

sopravanzi municipali, un’idea assai innovativa per Roma, alla fine non funzionassero<br />

così bene. Peraltro, l’amministrazione delle portiones creò nuovi<br />

uffici, cioè quelli dei defensores delle portiones romani populi, del loro custos<br />

e del loro computista. 348<br />

340 Nrr. 96, 133 a, 135, 137, 152, 166 b (con ulteriori spiegazioni nel commento), 169,<br />

180. Il comune faceva fatica a pagare i suoi debiti verso il Serlupi: cfr. sopra nota 143 ed<br />

inoltre ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 36, pp. 208-209 (20 lug. 1530), 210 (4 ago. 1530) ecc.<br />

341 Nrr. 76 b, 154, 178 a (qui la citazione); cfr. 228 a.<br />

342 Nr. 230.<br />

343 Nr. 221 a.<br />

344 Nr. 224.<br />

345 Nrr. 86, 116ss., 124, 152 a, 159, 178, 179 d, 204 c (qui a proposito del Pantheon),<br />

225, 232 d.<br />

346 Nrr. 114 a, 214s., 220 c, 228 a.<br />

347 Nr. 124.<br />

348 Nrr. 200, 230, 232 d. Per ulteriori considerazioni si rinvia a Rehberg, Scambi, p. 529ss.<br />

e Id., L’élite municipale, p. 45ss.<br />

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64 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

10. Lista dei conservatori in carica menzionati nel Liber <strong>decretorum</strong><br />

Ippolito Sassi, Francesco Nari e Pietro Lalli.<br />

Priore dei caporioni: Francesco Fabi.<br />

Nr. 1 (22 feb. 1515) – Nr. 6 (3 apr. 1515)<br />

Antonio Saba Jacottoli, Giovanni Arcioni e Giovanni Agostino Giannelli.<br />

Priore dei caporioni: Lorenzo Stefano Della Valle.<br />

Come successore del defunto Jacottoli, compare dal 4 ott. 1515 (v. Nr. 11)<br />

Francesco Castellani.<br />

Nr. 7 (27 lug. 1515) – Nr. 16 (17 dic. 1515)<br />

Battista Paolini, Fabio Mentebuona e Domenico Sanguigni.<br />

Priore dei caporioni: Giambattista Mancini.<br />

Nr. 17 (7 feb. 1516) – Nr. 20 (25 giu. 1516)<br />

Paolo Cole Iohannis, Francesco Veter(an)i e Giuliano Lotti.<br />

Priore dei caporioni: Antonio Zoccoli.<br />

Nr. 21 (13 lug. 1516) – Nr. 34 (23 dic. 1516)<br />

Giambattista Mancini, Matteo Casali e Luca Pierleoni.<br />

Priore dei caporioni: Pietro Astalli.<br />

Nr. 35 (4 gen. 1517) – Nr. 43 (10 giu. 1517)<br />

Mario Peruschi, Francesco Novelli e Girolamo Rufini.<br />

Priore dei caporioni: Bernardino Del Bufalo.<br />

Nr. 44 (9 giu. 1517) – Nr. 49 (28 set. 1517)<br />

Francesco de Butiis, Antonio de Bagarotiis e Vincenzio de Leis.<br />

Priore dei caporioni: Antonio Boccapaduli.<br />

Nr. 50 (18 gen. 1518) – Nr. 56 (16 giu. 1518)<br />

Paolo Planca de Incoronatis, Bartolomeo Benimbene e Paoluccio Mattei.<br />

Priore dei caporioni: Giuliano Giovenale.<br />

Nr. 57 (10 lug. 1518) – Nr. 68 (29 dic. 1518)<br />

Antonio Petrucci, Prudenzio Trinci e Francesco De Ianziis.<br />

Priore dei caporioni: Giovanni Angelo Pierleoni.<br />

Nr. 69 (7 gen. 1519) – Nr. 77 (20 giu. 1519)<br />

Pietro Fabi, Paolo Stefanucci e Tebaldesco Tebaldeschi.<br />

Priore dei caporioni: Bernardino Buonauguri.<br />

Nr. 78 (14 ago. 1519) – Nr. 81 (2 dic. 1519)<br />

Prospero D’Aquasparta, Giambattista Fabi e Sano de Coronis.<br />

Priore dei caporioni: Girolamo Graziani.<br />

Nr. 82 (9 gen. 1520) – Nr. 101 (23 set. 1520)<br />

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INTRODUZIONE<br />

Francesco Branca, Stefano Teoli e Ciriaco Mattei.<br />

Priore dei caporioni: Cesare de Magistris.<br />

Nr. 102 (6 ott. 1520) – Nr. 108 (21 dic. 1520)<br />

Stefano Carboni, Pietro Lalli e Giangiacomo Buonauguri.<br />

Priore dei caporioni: Giordano Serlupi.<br />

Nr. 109 (1 gen. 1521) – Nr. 113 (23 mar. 1521)<br />

Giambattista Veralli, Cesare de Manliis e Pierpaolo Veccia.<br />

Priore dei caporioni: Domenico Pichi.<br />

Nr. 114 (11 mag. 1521) – Nr. 122 (28 set. 1521)<br />

Mariano Altieri, Pietro Federici e Mario Fulvius.<br />

Priore dei caporioni: Pierantonio Mattei.<br />

Nr. 123 (8 ott. 1521) – Nr. 141 (2 feb. 1522)<br />

Bernardino Sanguigni, Raimondo Capodiferro e Giulio Mattei.<br />

Priore dei caporioni: Pietro Massimo.<br />

Nr. 142 (6 apr. 1522) – Nr. 155 (29 giu. 1522)<br />

Antonio Petrucci, Francesco Caffarelli e Giordano Serlupi.<br />

Priore dei caporioni: Giacomo Cenci.<br />

Nr. 156 (24. lug. 1522) – Nr. 166 (27 dic. 1522)<br />

Melchiorre Baldassini, Giacomo Frangipane e Domenico Massimo.<br />

Priore dei caporioni: Francesco Branca.<br />

Nr. 167 (9 gen. 1523) – Nr. 175 (2 mar. 1523)<br />

Fabio Mentebuona, Albertino Tebaldeschi e Raffaele Casali.<br />

Priore dei caporioni: Lorenzo Crescenzi.<br />

Nr. 176 (24 apr. 1523) – Nr. 181 (30 giu. 1523)<br />

Giustino Carosi, Antonio Santacroce e Paolo Stefanucci.<br />

Priore dei caporioni: Pietro Fabi.<br />

Nr. 182 (10 lug. 1523) – Nr. 194 (19 feb. 1524)<br />

Giacomo Antonio de Comitibus, Giacomo Bucceia de Cagnonibus e Battista<br />

Bondi.<br />

Priore dei caporioni: Domenico Jacovacci.<br />

Nr. 195 (12 apr. 1524) – Nr. 201 (29 giu. 1524)<br />

Giambattista Teodorici, Lorenzo Crescenzi e Bernardino Buonauguri.<br />

Priore dei caporioni: Silvestro Barbarini<br />

Nr. 202 (18 lug. 1524) – Nr. 207 (28 set. 1524)<br />

Mario Salomoni, Carlo Astalli ed Onofrio Tasca.<br />

Priore dei caporioni: Giovanni Margani.<br />

Nr. 208 (3 ott. 1524) – Nr. 213 (18 dic. 1524)<br />

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66 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Gianluigi d’Aragona, Silvestro Barbarini e Domenico Boccapaduli.<br />

Priore dei caporioni: Pietro Lalli.<br />

Nr. 214 (5 gen. 1525) – Nr. 220 (29 mar. 1525)<br />

Baccius de Manicolis (Manuelis) da Firenze, Pierantonio Mattei e Girolamo<br />

Salomoni.<br />

Priore dei caporioni: Antonio de Nunez.<br />

Nr. 221 (19 apr. 1525) – Nr. 226 (27 giu. 1525)<br />

Pierpaolo Veccia, Giulio Mattei e Francesco de Spanocchiis.<br />

Priore dei caporioni: Francesco Thomasius.<br />

Nr. 227 (27 ago. 1525) – Nr. 229 (12 set. 1525)<br />

Marcantonio Altieri, Gianpaolo de Tuffia e Giampiero Caffarelli.<br />

Priore dei caporioni: Evangelista Boccapaduli.<br />

Nr. 230 (6 nov. 1525) – Nr. 232 (26 dic. 1525)<br />

Francesco Cenci, Tommaso Filippucci e Basilio Trinci.<br />

Priore dei caporioni: Stefano Capranica.<br />

Nr. 233 (3 mar. 1526) – Nr. 237 (26 mar. 1526)<br />

01-Introduzione.pmd 66<br />

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REGESTI<br />

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02-Regesti.pmd 68<br />

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1. Regesti relativi al pontificato di Leone X (1515-1521)<br />

Nr. 1* CONSERVATORI IN CARICA: IPPOLITO SASSI (DE SAXIS), FRANCESCO NARI (DE<br />

NARIS) E PIETRO LALLI (DE LALLIS).<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: FRANCESCO FABI (DE FABIIS)<br />

Com. B:<br />

Il cognome completo di Ippolito Sassi era Saxeus de Amateschis: ASV, Cam. Ap., Div.<br />

Cam. 64, f. 148r-v (7 mar. 1515). Egli viene ricordato da Mario Salomoni come Hippolitus<br />

Saxius volucer, et arguti ingenii Mathematicae et Geographyae peritissimus: Marii<br />

Salamonii de Alberteschis, De principatu, ed. M. D’Addio, p. 34. Ippolito Sassi possedeva<br />

una casa nel rione Parione (oggi via del Governo Vecchio, 48) con una collezione<br />

di antichità: Magister, Censimento, p. 186s.<br />

Le fasi della carriera politica di Pietro Lalli, in realtà discendente della famiglia Alli (de<br />

Allis), che nel 1521 fu nuovamente conservatore, possono essere seguite attraverso l’indice<br />

delle persone.<br />

Francesco Nari e Francesco Fabi avevano giurato la pax romana nel 1511: Gennaro,<br />

Pax, p. 54s.; su Francesco Fabi (morto prima del 1520) cfr. inoltre Altieri, Li Nuptiali,<br />

Indice ragionato, p. 102*. Il suo testamento del 3 settembre 1518 è tramandato in ASR,<br />

Collegio dei Notai Capitolini, 1504, f. 39r-v.<br />

Nr. 1 22 feb. 1515<br />

A f. 2r; B p. 3; C p. 1.<br />

Decreto di istituzione della bussula (urna elettorale) con i nomi dei romani<br />

tra i quali devono essere scelti a sorte gli officiales, il comes di Tivoli e i<br />

funzionari di altre località soggette a Roma. In qualità di imbussulatores<br />

sono nominati Evangelista Boccapaduli, Antonio Zoccoli (de Zoccolis), Girolamo<br />

Pichi (Picus), Raimondo Capodiferro (de Capiteferreo) e Prospero<br />

Muti Papazurri (de Mutis aliter de Pappaccuris), cui è affidata la compilazione<br />

dei capitula sul modum imbussulandi.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Caffarelli e Giovanni Pini (de Pinis).<br />

Nota bibl.:<br />

Pecchiai, Roma, p. 249; Altieri, Li Baccanali, pp. 103 nota 47 (con un’errata interpretazione),<br />

104 nota 49.<br />

Com. A:<br />

La signoria diretta di Roma su alcune località laziali (Barbarano, Cori, Magliano, Tivoli,<br />

Velletri, Vitorchiano) risale in parte al XIII secolo. Alla loro testa era posto un podestà<br />

02-Regesti.pmd 69<br />

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70 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

inviato da Roma (soltanto a Tivoli costui era denominato comes): Esch, Bonifaz IX., p. 222;<br />

Ferrantini - Montaro, I quattro feudi, in particolare p. 99ss. (con ulteriore bibliografia);<br />

Caciorgna, Il districtus Urbis, p. 94ss. In base al testo degli Statuti del 1519-1523, I, cap.<br />

29 e alla Bolla di restituzione di Leone X (Dum singularem), la nomina dei podestà<br />

spettava formalmente ai conservatori. Come emerge dai verbali, però, anche il consiglio<br />

comunale cercò di influenzare l’assegnazione di queste cariche. In particolare premeva al<br />

consiglio che la procedura della bussula con i nomi dei candidati fosse rispettata. Allo<br />

scadere degli uffici venivano estratti i nomi per i nuovi mandati. Gli imbussulatores controllavano<br />

la regolarità della procedura e redigevano i relativi capitula (v. Nr. 9 a).<br />

Com. B:<br />

Girolamo Pichi e Prospero Muti Papazurri avevano giurato la pax romana nel 1511:<br />

Gennaro, Pax, p. 54. Il Pichi († 1521), un tempo uno dei maestri di strada, è noto come<br />

uomo sensibile all’arte e faceva parte, in qualità di socius di Giovanni Ardinghelli, degli<br />

emptores gabelle studii (v. il commento a Nr. 16). Costruì un palazzo nella Via Papalis<br />

vicino Campo de’ Fiori: Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 117*; Altieri, Li Baccanali,<br />

pp. 104 nota 49 (con ulteriori indicazioni bibliografiche), 189 (depositario della<br />

Cammora nel 1513); Rodocanachi, La trasformazione di Roma, p. 45s.; Frommel, Palastbau,<br />

II, p. 255ss.; Coste, Un diario, p. 270 (per la data della sua morte).<br />

Giovanni Pini, a quanto pare un assiduo frequentatore dei consigli cittadini (e perciò<br />

nominato più volte come testimone delle sedute), nel 1512 era stato caporione del rione<br />

Monti: Esposito, La normativa suntuaria, p. 165.<br />

Nr. 1 a 22 feb. 1515<br />

A f. 2r-v; B pp. 4-5; C pp. 1-2.<br />

Decreto per rimborsare a Sisto Mellini i 1500 ducati che egli ha concesso<br />

come pegno alla Camera Apostolica per l’ufficio di gabellarius maior (gabelliere<br />

maggiore), restituito al popolo romano. Sugli ulteriori 2000 ducati<br />

che Sisto mette in conto per la perdita dell’incarico, si deve ancora prendere<br />

una decisione. La stipulazione di un contractus è affidata a Battista Paolini<br />

(Paulinus), Girolamo Pichi e Francesco Caffarelli.<br />

Testimoni: Prospero Papazurri ed Evangelista Boccapaduli.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 213; Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 164;<br />

Altieri, Li Baccanali, p. 190ss. nota 22.<br />

Com. A:<br />

La carica di gabellarius maior, risalente alla fine del XIV secolo, era tra gli officia<br />

restituiti da Leone X ai romani con la bolla Dum singularem (v. Com. A di Nr. 3). In<br />

essa era stabilito che coloro che in quel momento erano titolari di uno di tali officia<br />

dovevano essere indennizzati. Sisto Mellini aveva infatti ricevuto l’incarico dal cardinale<br />

camerlengo Raffaele Riario, due giorni dopo la morte di Giulio II, il 23 febbraio 1513.<br />

Già nel marzo 1513, il Riario riconobbe i debiti verso il Mellini, che aveva investito<br />

1500 ducati di Camera (più 2000 ducati pro certis damnis et interesse), e il fatto che la<br />

carica fosse tra quelle comprese nella Bolla di restituzione di Leone X, per cui al Mellini<br />

spettava un risarcimento: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 61, ff. 145v-146v (23 febbraio<br />

1513); ivi, 72, f. 114r (13 maggio 1513), cfr. anche Altieri, Li Baccanali, p. 190. La<br />

contesa che si accese sulla questione era ancora in atto dopo la morte di Sisto Mellini,<br />

02-Regesti.pmd 70<br />

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REGESTI<br />

nonostante le pressioni papali sui suoi eredi e sul comune romano (v. Nr. 219). Non è<br />

senza interesse che il Mellini nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis, una corrente<br />

vicina a Marcantonio Altieri: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241; cfr. Rehberg,<br />

Scambi, pp. 536s., 562-564.<br />

Il gabellarius maior col tempo, per questioni doganali, assunse funzioni giurisdizionali<br />

con tribunale proprio: Malatesta, Statuti delle gabelle, p. 43ss.; Statuti del 1580, p. 139ss.<br />

De officio gabellarii maioris & illius notarii, & de suis extraordinariis; Ait, Le dogane,<br />

p. 88; Nussdorfer, Civic Politics, p. 88ss.; Altieri, Li Baccanali, p. 190.<br />

Com. B:<br />

Sisto Mellini, più volte nominato nei verbali, rivestì periodicamente la carica di scriptor<br />

papale: Frenz, p. 445; Altieri, Li Baccanali, p. 190 nota 22.<br />

Nr. 2 2 mar. 1515<br />

A ff. 2v-3r; B pp. 5-6; C p. 2.<br />

Decreto per incaricare i conservatori di comporre, in qualità di iudices, la<br />

controversia sorta tra i gabellarii et executores gabelle studii e i consules<br />

tabernariorum relativa alla tassazione del vino prodotto nella campagna romana<br />

(vinum romanum). Nel frattempo i gabellieri non devono molestare i<br />

tabernarii. Come consulenti per la composizione vengono chiamati i due<br />

caporioni Pietro Massimo (de Maximis) e Stefano Cole Ioannis.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Pichi e Francesco Calvi (de Calvis).<br />

Com. A:<br />

La gabella studii (detta anche gabella vini forensis ad minutum) era un’imposta sul vino<br />

importato da coltivazioni extraromane e costituiva uno dei pilastri principali del tax<br />

farming system romano. Per la sua riscossione si veniva continuamente a contese con gli<br />

osti e le loro organizzazioni corporative. I controlli sulla mescita del vino spettavano<br />

agli executores o inquisitores gabelle studii. I gabellarii erano appaltatori (conductores),<br />

e il loro interesse era che il dazio sul vino fosse pagato regolarmente. Il decreto consiliare<br />

Nr. 2 a, che prepara la destituzione dei gabellarii, dimostra che essi – nel 1515<br />

Lello Margani (v. Nr. 3 a) ed altri non meglio specificati suoi soci – per via dei loro<br />

duri metodi e degli importi richiesti dai tabernarii, erano malvisti. Si cercò una soluzione<br />

d’accordo con le due parti, che prevedeva l’intervento di un arbitro (v. Nr. 3 a):<br />

Chambers, Studium Urbis and gabella studii; Pavan, Il Comune romano, p. 93ss.; Altieri,<br />

Li Baccanali, p. 136ss. nota 15; Ait - Esch, Aspettando, p. 393ss.<br />

Dal Liber <strong>decretorum</strong> del Rutili si evince il seguente elenco dei gabellarii e degli appaltatori<br />

della gabella studii:<br />

Lello Margani fino al 1515, v. Nr. 3 a<br />

Bonifacio Donati Fatii di Firenze 1515, v. Nr. 12 (contratto non ratificato)<br />

Giovanni Ardinghelli 1516-1519, v. Nr. 16<br />

Giuliano Maddaleni Capodiferro/Bernardo de 1520-fine 1522, v. Nrr. 82 a, 95<br />

Verrazzanis<br />

Bartolomeo Della Valle/banco Strozzi/Giacomo 1523-1524, v. Nr. 161 a<br />

Cambius<br />

Luigi Gaddi/Pietro Guidacius 1524, v. Nrr. 202 a/206 a<br />

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71


72 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

La corporazione dei tabernarii (universitas tabernariorum Urbis) esisteva già nel XIV<br />

secolo: cfr. Martini, Arti, ad indicem (sotto la voce “osti”); Romani, Pellegrini e viaggiatori,<br />

pp. 57, 148ss. (relativamente agli statuti); Lori Sanfilippo, La Roma dei romani,<br />

p. 375ss.<br />

Com. B:<br />

Francesco Calvi nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università,<br />

II, p. 241.<br />

Nr. 2 a 2 mar. 1515<br />

A f. 3r; B p. 6; C pp. 2-3.<br />

Decreto per rinviare al publicum concilium l’istanza del conservatore Ippolito<br />

Sassi per la destituzione dei gabellarii gabelle studii dal loro ufficio.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4580; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 178 nota 33 (con<br />

citazione).<br />

Com. A:<br />

Riguardo alla carica dei conservatori, si veda, oltre a p. 49 dell’introduzione, innanzitutto<br />

gli Statuti del 1469, f. 96r De conservatoribus Camere urbis et eorum officio; gli<br />

Statuti del 1580, p. 10ss.; Pecchiai, Roma, p. 240ss. Essi convocavano le assemblee<br />

comunali e le presiedevano. Tra i loro compiti figuravano la tutela degli antichi edifici,<br />

delle chiese e delle teste degli Apostoli conservate a S. Giovanni in Laterano (v.<br />

Nr. 221), nonché il controllo sui giudici. Essi supervisionavano la giustizia amministrata<br />

dai consules delle arti e dei caporioni e avevano il controllo dei funzionari<br />

comunali, che nominavano formalmente. Le contese tra le corporazioni erano soggette<br />

al loro tribunale che si occupava anche delle infrazioni al corretto andamento del<br />

mercato (prezzi disonesti, monopolia, manipolazioni dei cereali, infrazioni alle prescrizioni<br />

in materia di qualità e di igiene dei prodotti etc., da parte degli artifices [vedi<br />

quanto detto sugli artistae a Nr. 25]). Per quanto concerne in generale il tribunale dei<br />

conservatori, al quale sottostavano anche le località laziali amministrate dal comune di<br />

Roma (v. Com. A al Nr. 1), cfr. Delumeau, I, p. 21; V. Vita Spagnuolo, Il tribunale<br />

dei conservatori al tempo di Sisto V. Profilo archivistico-istituzionale, in: Il Campidoglio<br />

e Sisto V, pp. 42-44.<br />

Nr. 3 13 mar. 1515<br />

A f. 3r-v; B pp. 7-8; C p. 3.<br />

Decreto affinché i conservatori conferiscano solo nell’ambito di un ordinarium<br />

concilium la cittadinanza romana e i privilegi sugli uffici e i benefici,<br />

che grazie alla Bolla di restituzione di Leone X spettano di nuovo al popolo<br />

romano. Tutti che non rispetterano questo decreto sono da considerare infames<br />

et rebelles Romani Populi.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giovanni Pini e Antonio Zoccoli.<br />

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REGESTI<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 32 (datato erroneamente 15 marzo); Rodocanachi, La première<br />

Renaissance, p. 284 (datato erroneamente 13 aprile); Franceschini, Dal consiglio<br />

pubblico, p. 352.<br />

Com. A:<br />

La generosa Bolla di restituzione di Leone X (Dum singularem) ebbe sui romani l’effetto<br />

desiderato. Marcantonio Altieri loda in una lettera a Lorenzo da Ceri, inserita poi nel<br />

suo scritto Li Baccanali, la munificentia et <strong>liber</strong>alità di Leone X che si manifestano in<br />

essa: Altieri, Li Baccanali, p. 182ss. (in particolare p. 194).<br />

Che i benefici delle chiese romane dovessero essere prerogativa dei romani, era un’antica<br />

rivendicazione avanzata, poiché si temeva l’eccessiva penetrazione di forestieri e<br />

curiali non romani nelle chiese della città, così importante per l’élite municipale. Sin<br />

dai capitula concessi da Innocenzo VIII nel 1484 in occasione della sua elezione si<br />

trova la corrispondente assicurazione del papa in questo senso, anche se la sua concreta<br />

attuazione non soddisfaceva i romani. Un mezzo per eludere questa norma, del<br />

quale si lamentava già Stefano Infessura, era la concessione – spesso imposta dal papa –<br />

ai chierici forestieri della cittadinanza romana, grazie alla quale potevano aspirare del<br />

tutto legittimamente ad un beneficio ecclesiastico. Tale circostanza spiega anche l’alta<br />

percentuale di chierici e studiosi desiderosi di un beneficio ecclesiastico a Roma che<br />

si riscontra tra i neocittadini: Infessura, Diario della città, ed. Tommasini, p. 175ss.;<br />

Burckard, Liber Notarum, ed. Celani, I, p. 36ss. (28 agosto 1484); ASV, Reg. Vat.<br />

1199, ff. 367r-376v, qui f. 374r-v (19 marzo 1513 sui corrispondenti impegni presenti<br />

nei capitula di Leone X); Paschini, Roma nel Rinascimento, p. 406; cfr. Rehberg, Die<br />

Kanoniker (per l’importanza generale dei benefici ecclesiastici a Roma per le famiglie<br />

romane); Id., L’affluenza di ordinandi, pp. 226-235. Per i retroscena economici dietro<br />

le gelosie dei romani per i beni ecclesiastici a Roma vedi anche M. Vaquero Piñeiro,<br />

Terra e rendita, p. 286ss.<br />

Com. B:<br />

Su papa Leone X (1513-1521) si veda l’ancora valido Pastor, IV/1. La bibliografia<br />

sul papa Medici, ancora da valutare complessivamente, è raccolta in M. Pellegrini,<br />

Leone X, in Enciclopedia dei Papi, III, Roma 2000, pp. 42-64. Sull’atteggiamento del<br />

papa verso la città di Roma si veda l’introduzione supra, pp. 24s., 54 e inoltre Gnoli,<br />

La Roma di Leone X; Mitchell, Rome in the High Renaissance; Stinger, The Renaissance<br />

in Rome; Hochrenaissance im Vatikan (1503-1534), Catalogo (con ulteriori indicazioni<br />

bibliografiche).<br />

Nr. 3 a 13 mar. 1515<br />

A ff. 3v, 4v; B p. 8; C pp. 3-4.<br />

Decreto (per bussulam et fabas) a che Lello Margani si dimetta – come lui<br />

stesso ha proposto in cambio di una serie di condizioni – dall’incarico di<br />

gabellarius gabelle studii. Possibili contenziosi dovuti alle condizioni poste<br />

da Margani, che per esempio pretende la restituzione del prestito da lui<br />

concesso, saranno risolti da un cardinale.<br />

Nota crit.:<br />

Come si evince dalle tracce di colla, f. 4 del Ms. A è stato incollato alla rovescia.<br />

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73


74 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 290.<br />

Com. A:<br />

Da Nr. 11 risulta che l’arbitro scelto fu il cardinale del Monte.<br />

Nr. 4 26 mar. 1515<br />

A ff. 4v, 4r (sic!); B p. 9; C p. 4.<br />

Decreto per fissare le condizioni di vendita della gabella studii in nuovi<br />

capitula, che prevedano, tra l’altro, che il vino importato (vinum forense)<br />

non ostacoli la vendita del vinum romanum e che secondo antica consuetudine<br />

per ogni botte (veges) di vino romano sia aggiunta per la sua conservazione<br />

(pro conservatione eiusdem) un barile di vino straniero.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giovanni Bardelli (de Bardellis) e Francesco Leni (de Lenis).<br />

Com. B:<br />

Il ricco Giovanni Bardella de Tomarotiis, nel 1497, era uno dei tre conservatori della<br />

Camera Urbis: ASV, Arm. XXXIV, 13, ff. 237v-241r (15 apr. 1497). Egli apparteneva<br />

– come era frequente nel suo ambiente – alla nobile confraternita del SS. Salvatore.<br />

Nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II,<br />

p. 241; Altieri, Li Baccanali, p. 100 nota 42.<br />

Francesco Leni († 1527?) nel 1521 operò insieme a Bartolomeo Della Valle come<br />

depositarius pecuniarum Camere Urbis. Nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. I, vol. XIV, p. 2 (20 luglio 1521, v. l’introduzione supra,<br />

p. 23); Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato,<br />

p. 107*; Altieri, Li Baccanali, p. 100ss. nota 43; Ait - Vaquero Pineiro, Dai Casali, ad<br />

indicem; Trifone, Lingua, p. 138s.<br />

Nr. 4 a 26 mar. 1515<br />

A f. 4r (sic!); B p. 9; C p. 4.<br />

Decreto affinché i conservatori, con l’approvazione di quattro deputati scelti<br />

dal priore dei caporioni e dai caporioni, eleggano alcuni consultores, in consulendo<br />

ea que facere voluerint.<br />

Nota bibl.:<br />

Pavan, Il Comune romano, p. 99 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

Le competenze dei consultores o assistentes (assistentes et consiliarii deputati o assistentes<br />

consiliarii seu electi) non erano chiaramente definite e del resto non se ne trattava nemmeno<br />

negli statuti cittadini. Per questo si discuteva continuamente sui particolari capitula<br />

da emanare nei loro riguardi e sul modo di eleggerli (v. Nrr. 39, 51, 141, 141 a). Il loro<br />

compito principale era il controllo dei conservatori, la cui posizione in base agli Statuti del<br />

1519-1523, I, cap. 29 era assai forte e che inoltre erano sospettati di difendere troppo gli<br />

interessi del papa (cfr. l’introduzione supra, p. 49 con nota 263). Già nel 1513 ai conser-<br />

02-Regesti.pmd 74<br />

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REGESTI<br />

vatori furono affiancati 10 consiliarii, ossia: Paolo Planca, Battista Paolini, Giulio Stefanucci<br />

(de Alberteschis), Mario Salomoni, Francesco Leni, Marcantonio Altieri, Bernardino<br />

Cavalieri (de Militibus; per questo personaggio filo-colonnese si rinvia a Serio, Una<br />

gloriosa sconfitta, p. 61s., 69), Giacomo Frangipane, Girolamo Pichi e Bartolomeo Della<br />

Valle. Non è un caso che – con la sola eccezione del Della Valle comunque filo-colonnese<br />

– tutti questi personaggi facessero parte del gruppo della cana nobilitas Urbis:<br />

Bullarium (Torino), V, p. 538; cfr. per i nomi la lista della cana nobilitas Urbis in Renazzi,<br />

Storia dell’Università, II, p. 240s. Alcuni tra questi consiliarii del 1513 si ritroveranno<br />

anche in seguito nella stessa funzione (v. Nr. 51). Gli assistentes qui presentati<br />

vanno distinti i deputati nominati ad hoc, ossia i consultores o electi cives, ai quali erano<br />

affidati compiti speciali (v. per esempio Nr. 22).<br />

Nr. 4 b 26 mar. 1515<br />

A f. 4r (sic!); B p. 9; C p. 5.<br />

Messa a verbale della concessione a Pietro Mattuzzi (Mactutius / de Mactutiis)<br />

di 100 ducati aurei annui da parte del popolo romano dalle entrate<br />

provenienti dall’officium straordinariatus maioris, fin quando non sia saldato<br />

il prestito (mutuate pecunie) da lui concesso (« inventa est restitutio pecuniarum,<br />

quas dominus Petrus de Mactutiis habet super officio straordinariatus<br />

maioris cum responsione annua Populo Romano centum ducati auri durante,<br />

donec et quousque per eundem Romanum Populum mutuanti mutuate<br />

pecunie restitute effectualiter fuerint »).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 213.<br />

Com. A:<br />

Mancano, al momento, notizie sulla gestione dell’officium straordinariatus maioris da parte<br />

di Pietro Mattuzzi che l’aveva assunto in appalto, come non era inusuale, dopo un<br />

prestito concesso al Comune che faticava a restituirlo. Compito degli extraordinarii maiores<br />

– così come degli extraordinarii subordinati [minores] (v. Nr. 25) – era di impedire le<br />

truffe a commercianti, fornai e altre categorie professionali in contatto col pubblico: Statuti<br />

del 1519-1523, I, cap. 29; Statuti del 1580, p. 146 De Officio Extraordinariorum maiorum<br />

& minorum; Rodocanachi, Les institutions, pp. 213, 295; Id., La première Renaissance,<br />

p. 228; Vita Spagnuolo, Fonti per la storia dell’alimentazione, p. 84ss.<br />

Com. B:<br />

Pietro Mattuzzi († 1517) nel 1483 aveva sposato Isabella Borgia, figlia del cardinale<br />

Rodrigo (che diverrà poi papa Alessandro VI) ed era stato cancellarius Urbis: ASC,<br />

Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 108v (non datato); Altieri, Li Baccanali, p. 98 nota 38;<br />

Esposito, Tra accademia, pp. 310-314 (anche per il suo ruolo come fondatore della<br />

Sodalitas Parionis).<br />

Nr. 4 c 26 mar. 1515<br />

A f. 4r (sic!), 5r; B pp. 9-10; C p. 5.<br />

Decreto (redatto dal secretarius dei conservatori Girolamo Vallati [de Vallatis])<br />

affinché i due scribe Sacri Senatus tengano un <strong>liber</strong> diffidationum, da<br />

02-Regesti.pmd 75<br />

08/03/2011, 14.04<br />

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76 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

deporre presso l’archivio (archivium sive armarium), del Palazzo dei Conservatori.<br />

Nota bibl.:<br />

Pecchiai, Roma, p. 246 (con l’anno sbagliato 1525).<br />

Com. A:<br />

Il Liber diffidationum è un registro delle diffide che esisteva già nel XIV secolo e le cui<br />

norme occupano un ampio spazio negli statuti di Roma: Statuti del 1360/63, pp. 268-<br />

269; Statuti del 1580, p. 91 De Libro diffidatorum & investigatorum, & eorum nominibus<br />

publicandis; p. 92 Quod diffidati impune offendi possint, & quando in indicio esse<br />

permittantur; Rehberg, Gli <strong>scribasenato</strong>, p. 796ss. Sull’allestimento di un archivio nel<br />

Palazzo dei Conservatori si vedano le informazioni sulla storia dell’Archivio Capitolino<br />

presentati nell’introduzione supra, p. 9s.<br />

Com. B:<br />

La sostituzione <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili con il secretarius dei conservatori che si<br />

riscontra in questo caso, si basa sulla consuetudine di delegare a un altro la registrazione<br />

dei decreti comunali riguardanti lo stesso scriba senatus (v. l’introduzione supra, p. 34).<br />

Girolamo Vallati svolgeva l’ufficio del secretarius dei conservatori dal 1485 (quando<br />

sostituì, per nomina papale, il padre Angelo sofferente di gotta). Il Vallati era sposato<br />

con Giulia di Lorenzo Manili e viene menzionato ne li Nuptiali di Marcantonio Altieri:<br />

ASV, Reg. Vat. 694, ff. 182v-183v (1485 dec. 11); Gregorovius, Alcuni cenni, p. 12;<br />

Cherubini, Studenti, p. 108ss.; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, pp. 129*, 122.<br />

Nr. 5 31 mar. 1515<br />

A f. 5r-v; B p. 10; C p. 5.<br />

Decreto per vendere l’officium assignationis Ripe et Ripette per un anno al<br />

miglior offerente.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Valentini (de Valentinis) e Giacomo domini Nicolai<br />

(entrambi del rione Monti).<br />

Com. A:<br />

Roma possedeva due porti sul Tevere: uno il porto di Ripa (Grande o Ripa Romea) di<br />

fronte all’Aventino, per le navi che raggiungevano la città dal mare (v. fig. 18), e il più<br />

piccolo porto di Ripetta, impiegato per i battelli fluviali provenienti dal Nord e dall’Aniene.<br />

In entrambi i porti si dovevano pagare dei dazi doganali, per cui sotto la dicitura Ripa<br />

et Ripecta possono essere comprese anche le relative imposte: Lombardo, La dogana di<br />

Ripa e Ripetta, in particolare p. 77ss. (statuti di Ripa e Ripetta del 1463); Palermo, Il<br />

porto di Roma, p. 177; Esch, Le importazioni, pp. 18ss., 71ss.; Segarra Lagunes, Il Tevere,<br />

p. 346ss. Le assignationes erano le indicazioni dei barcaioli (barcaiuoli) circa il tipo e la<br />

quantità delle loro merci, che servivano al camerarius Ripe (v. Nr. 9 a) e ai suoi notai per<br />

la stima dell’imponibile: Palermo, Il porto di Roma, pp. 173, 178; Nardi, Il Tevere e la<br />

città, p. 15. Tre giorni più tardi Giacomo domini Nicolai presentò un’offerta per l’acquisto<br />

dell’officium assignationis Ripe et Ripette (v. Nr. 6 a).<br />

Com. B:<br />

Il testimone della seduta Francesco Valentini († 1519) era stato conservatore nel 1508:<br />

Trifone, Lingua, p. 144s.<br />

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REGESTI<br />

Nr. 6 3 apr. 1515<br />

A f. 5v; B pp. 10-11; C pp. 5-6.<br />

Decreto per offrire, in riconoscimento dei meriti verso il popolo romano di<br />

Leone X e di Giuliano de’ Medici – nominato cittadino romano –, come<br />

regalo alla moglie di quest’ultimo, giunta a Roma, un bacile ed un’urna<br />

d’oro (unum bacile et unam urnam auream) del valore di 1000 ducati aurei.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giovanni Bardelli e Francesco Valentini.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 288ss.<br />

Com. B:<br />

Il figlio di Lorenzo il Magnifico e fratello di Leone X, Giuliano de’ Medici (1479-1516),<br />

fu duca di Nemours e per un breve periodo reggente di Firenze. Le celebrazioni, dettagliatamente<br />

descritte da Marcantonio Altieri, in occasione della sua assunzione della cittadinanza<br />

romana nel 1513, anche grazie ad una monumentale rappresentazione teatrale sul<br />

Campidoglio, suscitarono l’attenzione dei contemporanei. Giuliano sposò nel 1515 Fi<strong>liber</strong>ta<br />

di Savoia, zia del re Francesco I di Francia. La sposa era giunta a Roma pochi<br />

giorni prima del decreto del Senato e fu accolta sontuosamente: il testo della relazione<br />

in Altieri, Giuliano de’ Medici, ora è da sostituire con la nuova edizione in Altieri, Li<br />

Baccanali, pp. 197-226 (per il Medici cfr. ivi, p. 199 nota 2); Tedallini, Il diario romano,<br />

p. 354; Cruciani, Il Teatro del Campidoglio; Id., Teatro del Rinascimento. Roma 1450-<br />

1550, p. 406ss. Per l’importanza politica dell’alleanza matrimoniale cfr. Tewes, Die Medici,<br />

p. 78ss.<br />

Nr. 6 a 3 apr. 1515<br />

A f. 5v; B p. 11; C p. 6.<br />

Offerta di Giacomo domini Nicolai del rione Monti di pagare ai conservatori<br />

40 ducati aurei per l’officium assignationis Ripe et Ripecte.<br />

Nr. 7* CONSERVATORI IN CARICA: ANTONIO SABA JACOTTOLI (DE IACOTTOLIS DE<br />

GUIDONIBUS DEL RIONE TRASTEVERE), GIOVANNI ARCIONI (DE ARCHIONIBUS) E GIO-<br />

VANNI AGOSTINO GIANNELLI (DE IANNELLIS).<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: LORENZO STEFANO DELLA VALLE (DE VALLE).<br />

Come successore del defunto Jacottoli, compare dal 4 ott. 1515 (v. Nr. 11)<br />

l’utriusque iuris doctor Francesco Castellani del rione Trastevere.<br />

Com. B:<br />

Il nome completo di Antonio Saba Jacottoli era Antonius Saba Iacottoli de Guidonibus<br />

del rione Trastevere (A f. 6v). Morì prima del 4 ottobre 1515 (v. Nr. 11).<br />

Giovanni Agostino Giannelli de Vulgaminibus divenne nel 1516 camerarius Ripe et Ripette:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 32r (12 giugno 1516), f. 33v (21 giugno<br />

1516); Apolloni Ghetti, Appunti sulla Chiesa di S. Barbara, p. 171ss.<br />

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78 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Il conservatore documentato in carica dal 4 ottobre 1515, Francesco Castellani, era stato<br />

in gioventù collector taxae plumbi. Nel 1514 Leone X conferì al giurista un incarico di<br />

insegnamento ad lecturam decreti presso l’università romana. Nel 1513 fece parte della<br />

cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241; Frenz, p. 327; Conte,<br />

I maestri, p. 2.<br />

Nr. 7 27 lug. 1515<br />

A f. 6r-v; B pp. 11-12; C pp. 6-7.<br />

I caporioni di Monti, Trevi e Campitelli, Saba Coroni (de Coronis), Stefano<br />

Pirroni (de Pirronibus) e Mario Fulvius si lamentano, anche a nome dei<br />

caporioni assenti, con i conservatori per non aver preso provvedimenti allorché<br />

in questi giorni sono stati conferiti parecchi canonicati a forestieri nelle<br />

chiese romane – in particolare in S. Giovanni in Laterano e in S. Maria<br />

Maggiore – a dispetto delle disposizioni enunciate nella Bolla di restituzione<br />

di Leone X.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Cerroni (de Cerronibus) e <strong>Marco</strong> Aurelio Grifoni (Grifonecti).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, pp. 161, 163; Pavan, Il Comune romano, p. 98ss.<br />

(con citazione); Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 176; Bullard, Grain Supply,<br />

p. 288 nota 14 (con erronea indicazione della fonte); Altieri, Li Baccanali, p. XXXss.<br />

(con erronea indicazione della fonte).<br />

Com. A:<br />

Sul timore dei romani, che il crescente numero di chierici stranieri li potesse soppiantare<br />

nelle loro posizioni nei capitoli e in particolare nelle grandi basiliche, per cui già dal<br />

XIV secolo si fa notare una tendenza a limitare il loro numero, cfr. Nr. 3. La bolla di<br />

restituzione di Leone X (Dum singularem) prevedeva, « quod sancti Gregorii intra et<br />

sancti Sebastiani extra dictae Urbis muros sancti Benedicti et Cisterciensis ordinum et<br />

alia monasteria ac prioratus, canonicatus et prebendas, dignitates, personatus, administrationes<br />

et officia caeteraque beneficia ecclesiastica cum cura et sine cura, in dicta Urbe et<br />

illius districtu existentia (venerabilium fratrum nostrorum praefatae Ecclesiae Cardinalium<br />

titulis et denominationibus, ac basilicae beatorum Petri et Pauli et Lateranensis et<br />

Beatae Marie Maioris de eadem Urbe ecclesiarum archipresbyteratibus, sancti Laurentii<br />

et sancti Anastasii extra et sancti Sabe intra eosdem muros, eorumdem ordinum dictis<br />

Cardinalibus commendari solitis monasteriis dumtaxat exceptis), non nisi Romanis Civibus<br />

conferri, seu commendari, aut alias de eis, in alios quoquomodo, praeterquam si<br />

beneficia praedicta ex resignatione alienigenae vacarent, quae etiam alienigenis conferri<br />

valeant, etiam per nos et Sedem Apostolicam disponi nullo modo possit: collationesque,<br />

provisiones, commendae, et aliae quaevis dispositiones de illis, etiam per nos et Sedem<br />

eamdem, etiam cum expressa praesentium derogatione, etiam motu proprio, et ex certa<br />

scientia, pro tempore factae nullius sint roboris, vel momenti, nullumque alicui, etiam<br />

coloratum, tribuant titulum possidendi »: Bullarium (Torino), V, p. 540 (collazionato con<br />

Fensoni Annotationes, p. 679ss.).<br />

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REGESTI<br />

Com. B:<br />

<strong>Marco</strong> Aurelio Grifoni viene qui indicato come Grifonecti dal nome del presunto padre<br />

Grifonetto (documentato nel 1467). Cfr. sul padre e sulla famiglia Amayden - Bertini,<br />

p. 432ss.<br />

Mario Cerroni fu – come molti altri del suo ceto – membro della confraternita del<br />

SS. Salvatore: Altieri, Li Baccanali, p. 395 nota 15.<br />

Nr. 7 a 27 lug. 1515<br />

A f. 6v; B p. 12; C p. 7.<br />

Giustificazione (excusatio) dei conservatori per non aver presentato in tempo<br />

le loro proteste riguardo le nuove concessioni di canonicati, avendone<br />

avuto notizia troppo tardi.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 237.<br />

Nr. 8 31 lug. 1515<br />

A ff. 6v-7r; B pp. 12-13; C pp. 7-8.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Maddalena de’ Medici,<br />

sorella di Leone X, a suo marito Francesco Cybo e ai loro figli.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Marcantonio Altieri (de Alteriis) e Prospero Papazurri.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 13; Rodocanachi, La première Renaissance, p. 284;<br />

F. Petrucci, Cibo, Francesco, DBI, vol. 25, Roma 1981, pp. 243-245, qui 245 (che<br />

deduce erroneamente da questa registrazione che Francesco Cybo “era divenuto barone<br />

romano”).<br />

Com. B:<br />

Francesco Cybo (1449?-1519) era figlio di papa Innocenzo VIII e aveva sposato nel<br />

1487 la figlia di Lorenzo il Magnifico, Maddalena de’ Medici (1473-1519). Da queste<br />

nozze nacquero sei figli, tra cui Innocenzo, elevato al rango di cardinale nel 1513:<br />

Petrucci, op. cit. Un altro figlio, Giambattista, figura nel 1519 come clericus romanus:<br />

ASV, Arm. XL, 4, ff. 120r-121r (2 giu. 1519).<br />

Nr. 9 20 ago. 1515<br />

A f. 7r-v; B p. 13; C p. 8.<br />

Decreto affinché si comunichi tramite bando (bandiatur per loca publica<br />

Urbis) ai mercatores, che la gabella studii sarà data in appalto per tre anni<br />

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80 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

dopo messa all’asta (facta subastatione) al miglior offerente. Ogni decisione<br />

è però subordinata all’approvazione del concilium ordinarium.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pietro Merili (de Merilis) e Prescillus Romauli (de Romaulis).<br />

Com. A:<br />

Sotto il nome mercatores qui si intendono gli imprenditori e banchieri in grado di appaltare<br />

la gabella in questione. A Roma numerose cariche e gabelle erano di regola<br />

messe all’asta: Ait, Le dogane, p. 91. Le vendite all’asta avvenivano o ad candelam<br />

(v. Nr. 15 b) o a chiamata (v. Nr. 202): Statuti del 1580, p. 156ss. De Forma in venditionibus<br />

reddituum Romani Populi servanda.<br />

Nr. 9 a 20 ago. 1515<br />

A ff. 7v-8r; B pp. 13-14; C pp. 8-9.<br />

Decreto per istituire un deposito (facere depositum) sull’officium camerariatus<br />

Ripe et Ripette, restituito al popolo romano da Leone X. Come risulta<br />

dall’istanza del primo conservatore Saba Antonio Jacottoli, questo ufficio<br />

era stato dato in pegno ad alcuni mercatores Ripe, ormai per la maggior<br />

parte soddisfatti, così che si poteva pensare di finire di pagare gli stessi<br />

mercatores Ripe, come stabilito in una condanna del popolo romano da parte<br />

del cardinale Adrianus. Al fine di creare la bussula sono nominati sei<br />

imbussulatores, tre dei quali vengono scelti dai conservatori, e gli altri tre<br />

invece dai caporioni e dal loro priore. Gli imbussulatores della prima categoria<br />

sono Marcantonio Altieri, Mariano Castellani (de Castellanis) e Mario<br />

Cerroni; quelli della seconda Giacomo Frangipane (de Frigepanibus), Paolo<br />

Cole Iohannis e Antonio Zoccoli. Come fideiussores sive depositarii vengono<br />

previsti Antonio Zoccoli, Prospero Papazurri e Giacomo Negri (de Nigris).<br />

Com. A:<br />

Nell’agosto del 1515 si pensò a riscattare l’officium camerariatus Ripe et Ripette pignorato<br />

ancora a certi mercatores Ripe et Ripette (per i quali si rinvia a Nr. 29). Si pensò di<br />

dare in appalto quest’ufficio a nuovi candidati, per i quali – per via delle resistenze dei<br />

mercatores Ripe e degli interessi del papa – furono fatti diversi nomi (vedi il Com. A a<br />

Nr. 11 a). La contesa relativa al possesso dell’ufficio di camerarius Ripe si protrasse<br />

fino al gennaio 1517, quando fu raggiunto l’accordo sulla bussula dalla quale estrarre il<br />

nome del camerarius Ripe (v. Nr. 36).<br />

Il camerarius Ripe era incaricato della riscossione e del controllo dei dazi portuali e<br />

possedeva anche competenze nell’ambito della giurisdizione portuale, che furono confermate<br />

nel 1524: Bullarium (Torino), VI, p. 55ss. (13 gen. 1524); Palermo, Il porto di<br />

Roma, pp. 172ss., 220ss.; Lombardo, La Dogana di Ripa e Ripetta, pp. 74, 93ss.<br />

Com. B:<br />

Il cardinale Adrianus è da identificare con quell’Adriano Castellesi di Corneto, cardinale<br />

dal 1503 del titolo di S. Crisogono. Egli perse nel 1518 la sua carica per contumacia:<br />

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REGESTI<br />

Eubel - van Gulik, p. 8 con nota 3; G. Fragnito, Castellesi, Adriano, DBI, vol. 21,<br />

Roma 1978, pp. 665-671.<br />

Mariano Castellani († 1531) prestò giuramento in occasione della pax romana (1511) e<br />

fu due volte conservatore (1502 e 1512). Invitò Longueil a chiedere la cittadinanza<br />

romana (v. Nr. 74 c) e finanziò la stampa <strong>dello</strong> scritto Christophori Longolii civis Romani<br />

perduellionis rei defensio. Nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi,<br />

Storia dell’Università, II, p. 241; Gennaro, Pax, p. 55; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato,<br />

p. 94*; Altieri, Li Baccanali, p. 101ss. nota 45; Benedetti, Motivi retorici, p. 190.<br />

Nel 1512 il Castellani aveva fatto parte della commissione cittadina incaricata della<br />

stesura delle leggi suntuarie poi sottoposte a Giulio II (vedi il commento a Nr. 91):<br />

Esposito, La normativa suntuaria, p. 166. Egli, nel censimento del 1527 è elencato con<br />

11 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 9128.<br />

Giacomo Negri era stato conservatore nel 1513: Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato,<br />

p. 113*; Altieri, Li Baccanali, p. 213 nota 32 (è da rettificare però l’identificazione con<br />

un omonimo avvocato concistoriale e uditore della Rota proveniente da Bologna, morto<br />

nel 1527 dopo il Sacco di Roma a causa della peste).<br />

Nr. 10 15 set. 1515<br />

A f. 8r-v; B pp. 14-15; C pp. 9-10.<br />

Decreto con cui si conferma per la seconda volta nel suo ufficio del podestà<br />

di Magliano Matteo Baratta (de Baractis), in seguito ai successi da lui ottenuti<br />

nella salvaguardia dell’ordine pubblico. Poiché ciò era contra statutum<br />

bussule, gli imbussulatores Evangelista Boccapaduli, Girolamo Pichi, Raimondo<br />

Capodiferro e Prospero Papazurri (v. Nr. 1), l’ex conservatore Pietro<br />

Lalli e l’ex priore dei caporioni Francesco Fabi avevano protestato. Il primo<br />

conservatore Antonio Saba Jacottoli si era associato alla protesta, messa a<br />

verbale dallo <strong>scribasenato</strong>.<br />

Il decreto passa però con le voci del secondo e terzo conservatore,<br />

Giovanni Arcioni e Giovanni Agostino Giannelli, del priore dei caporioni e<br />

dei caporioni dei rioni Monti, Trevi, Campo Marzio, Ponte, Parione, Campitelli,<br />

Pigna, Trastevere e Ripa, di uno dei suddetti imbussulatores, cioè Antonio<br />

Zoccoli, nonché degli officiales dei suddetti caporioni <strong>Marco</strong> .., Francesco<br />

Caffarelli, Antonio Del Drago (de Draco), Francesco Biondo (Blondus),<br />

Giambattista Vallerani (Valeranus), Giovanni Francesco de Ianziis, Giovanni<br />

Margani, Mario Salomoni (de Salamonibus), Francesco Vallati, Domenico<br />

Jacovacci (de Iacobatiis), Francesco Simii, Bernardo de Siconcellis, Antonio<br />

Occiuzari e Sisto Mellini.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: <strong>Marco</strong> Piccioni (de Piccionibus) e Mario Mentebuona (de<br />

Mentebona).<br />

Com. A:<br />

Magliano era sottomessa a Roma dal 1311: A. Pagani, Magliano Sabino ed il senato e<br />

popolo romano. Dalle origini di Magliano al 1311, Magliano 1894; Ferrantini - Montaro,<br />

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81


82 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

I quattro feudi, p. 94. Nonostante i successi del podestà menzionato nel decreto, Matteo<br />

Baratta, crimini, ostilità e tafferugli a Magliano non ebbero fine. Perciò prima venne<br />

creato commissarius Pietro Lalli (v. Nr. 17) e infine l’8 marzo 1516 i conservatori<br />

nominarono Francesco Vallati nuovo podestà di Magliano: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 26r.<br />

Com. B:<br />

Antonio Del Drago (Draco) nel 1512 aveva fatto parte della commissione cittadina incaricata<br />

della stesura delle leggi suntuarie poi sottoposte a Giulio II (vedi il commento a<br />

Nr. 91): Esposito, La normativa suntuaria, p. 166.<br />

Francesco Biondo (documentato nel periodo 1469-1516) era figlio del famoso umanista<br />

Flavio Biondo e a sua volta padre del secretarius papale Paolo Biondo, che fu scriptor<br />

papale e notaio della Camera Apostolica. Annoverava tra i suoi amici Marcantonio Altieri<br />

e nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II,<br />

p. 241; Frenz, pp. 326, 420 (su Paolo Biondo); Cherubini, Studenti, p. 110ss.; Altieri, Li<br />

Nuptiali, Indice ragionato, p. 88*.<br />

Francesco Simii è certamente identificabile con quel Francesco de Semio che nel 1513<br />

fu notaio del doganiere della grascia, Francesco Leni: Altieri, Li Baccanali, p. 187.<br />

Bernardo Siconcellus de Archionibus era nel novembre 1515 uno dei tre candidati all’ufficio<br />

di camerarius Ripe et Ripette (v. Com. A di Nr. 11 a): ASV, Cam. Ap., Div. Cam.<br />

65, f. 86v (29 nov. 1515).<br />

Nr. 11 4 ott. 1515<br />

A ff. 8v-9r; B pp. 15-16; C pp. 10-11.<br />

Decreto per comporre la controversia tra i gabellarii gabelle studii e il popolo<br />

romano con una defalcatio (riduzione di pagamento) – soluzione raccomandata<br />

anche dal loro arbitro, il cardinale de Monte – alla quale aderiscono<br />

i cancellarii Urbis, l’advocatus Camere Paolo Planca, il procurator Camere<br />

Pietro Merili e Girolamo Pichi, altro arbiter del popolo romano, in modo<br />

che la vendita della gabella studii del 1° novembre non venga intralciata.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni Saba Coroni<br />

(Monti), Stefano Pirroni (de Pirronibus) (Trevi), Mariano de Potiis (Colonna),<br />

Gabriele Merili (Pigna), Lorenzo Bernardino Peti (de Petis) (Ripa) e<br />

Petrus Antonius (Trastevere).<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giambattista Coroni e Giambattista Pauli Lelli.<br />

Com. B:<br />

Come successore del defunto Antonio Jacottoli alla carica di primo conservatore è menzionato<br />

qui per la prima volta l’utriusque iuris doctor Francesco Castellani del rione<br />

Trastevere.<br />

Antonio Maria Ciochi de Monte S. Savini rivestì la dignità cardinalizia dal 1511 fino<br />

alla sua morte avvenuta nell’anno 1533. Già precedentemente, come auditore della Camera<br />

Apostolica, era coinvolto negli affari del comune di Roma: Eubel - van Gulik,<br />

p. 12; Butters - Pagliara, Il Palazzo dei Tribunali, p. 104ss.<br />

Il procurator Camere Pietro Merili era notaio: cfr. i suoi protocolli in ASR, Collegio dei<br />

Notai Capitolini, 1104-1112.<br />

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REGESTI<br />

Il partecipante al consiglio Gabriele Merili era anche notaio e nel 1512 era stato<br />

caporione del rione Pigna: Trifone, Lingua, p. 154; Esposito, La normativa suntuaria,<br />

p. 165; per le sue imbreviature cfr. ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1113-1120 (rispetto<br />

agli anni 1461-1524).<br />

Il testimone Giambattista de Coronis era un notaio di cui si sono conservati i protocolli:<br />

ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 641-647 (1466-1520).<br />

Nr. 11 a 4 ott. 1515<br />

A f. 9r; B pp. 16-17; C p. 11.<br />

Decreto per inviare uno dei tre conservatori dal papa, come nuntius et legatus,<br />

per discutere della contesa relativa all’officium camerariatus Ripe et<br />

Ripecte (v. Nr. 9 a), in cui i conservatori avevano fornito come garanzia dei<br />

vasi argenti, che devono essere riscattati.<br />

Com. A:<br />

I conservatori tentarono palesemente in più occasioni di spingere il papa a prendere una<br />

decisione sulla questione della nomina di un nuovo camerarius Ripe et Ripette, su cui<br />

essi tuttavia si riservavano il diritto di scelta. Così essi tralasciarono ogni allusione ai<br />

mercatores Ripe, allo stesso modo interessati all’ufficio, e postularono solo per loro il<br />

diritto di nominatio sive presentatio, allorché essi nel novembre 1515 proposero al papa<br />

di nuovo una terna di candidati (Lorenzo Crescenzi, Giulio Castellani e Bernardo Siconcello<br />

de Archionibus: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 65, f. 86v [29 nov. 1515: si tratta<br />

della copia della lettera del secretarius dei conservatori Girolamo Vallati]). Si può presumere<br />

che il mancato rispetto della posizione dei mercatores Ripe abbia trattenuto il<br />

papa dal decidere velocemente. La missione del conservatore inviato ebbe successo: il 7<br />

dicembre il cardinale camerlengo Raffaele Riario nominò e confermò il candidato dei<br />

conservatori Lorenzo Crescenzi camerarius Ripe et Ripette, includendo i mercatores Ripe<br />

e riferendo alcuni aspetti menzionati anche nei verbali del consiglio, relativi alla condotta<br />

dei conservatori che pro satisfactione certe pecuniarum summe mercatoribus Ripe ex<br />

indulto apostolico, ut asseritur, debite ad reponendum quedam vasa argentea occasione<br />

predicte satisfactionis alias penes cardinalem Hadrianum (v. Nr. 9 a) deposita se et<br />

publice et privato nomine obligarunt in camerarium iuxta facultatem eis attributam:<br />

ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 65, f. 87r (7 dic. 1515). Al termine dell’incarico di Lorenzo<br />

Crescenzi, i conservatori presentarono come possibili successori Marcello de Ursis, Bernardino<br />

Paloni e Giovanni Agostino Giannelli de Vulgaminibus, l’ultimo dei quali fu<br />

preferito dalla Camera Apostolica e potè assumere la carica: ASC, Cam. Cap., Cred. VI,<br />

t. 49, f. 32r (12 giu. 1516), f. 33v (21 giu. 1516). Per la successione contestata dopo la<br />

fine del mandato del Giannelli nel dicembre 1516, cfr. Nr. 32.<br />

Nr. 12 7 ott. 1515<br />

A f. 9v; B p. 17; C pp. 11-12.<br />

Decreto di concessione in pegno della gabella studii, destinata al pagamento<br />

dei docenti (lectores) dell’università di Roma (ginasium), al fiorentino Boni-<br />

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83


84 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

facio Donati Fatii e ai suoi socii, i quali in cambio devono pagare a Bartolomeo<br />

Della Valle i 1000 ducati aurei che il popolo romano gli deve.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il camerarius Camere Urbis Felice de Fredis e Alessandro<br />

Bonatti (de Bonactis).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4580; Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 227.<br />

Com. A:<br />

Le lamentele per il mancato pagamento degli stipendi ai docenti dell’università, che si<br />

estendono come un filo rosso lungo l’intero arco temporale toccato dai decreti consiliari,<br />

furono causate, non da ultimo, da un grave errore di valutazione presente nella riforma<br />

della Sapienza sollecitata da Leone X all’inizio del suo pontificato. Nel 1514 il Medici<br />

fece aumentare il corpo insegnante, tramite una serie di nuove nomine da lui volute, a<br />

88 ben rimunerati docenti universitari (per un totale di stipendi ammontante a 14000<br />

fiorini!), senza pensare che il budget proveniente dalla gabella studii fosse del tutto<br />

insufficiente: Renazzi, Storia dell’Università, II, in particolare p. 32ss.; Polverini Fosi,<br />

I mercanti fiorentini, passim; Pavan, Il Comune romano, p. 96ss.; cfr. in generale Frova,<br />

L’Università di Roma in età medievale e umanistica (con ulteriore bibliografia).<br />

Com. B:<br />

Bartolomeo Della Valle, fratello del futuro cardinale Andrea Della Valle, fu uno dei<br />

conservatori nel 1505 e giurò la pax romana (1511): De Cupis, Regesto, p. 837; Gennaro,<br />

Pax, p. 54; per i suoi contatti con i Colonna si rinvia a Serio, Una gloriosa sconfitta,<br />

ad indicem. Dietro pagamento di 5000 ducati di camera appaltò nel 1513 la dogana<br />

mercium Urbis: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 63, f. 135v. Inoltre ottenne per quattro anni<br />

la salaria Fani: ivi, f. 147r-v (31 ott. 1513). Egli figura con i suoi socii come appaltatore<br />

della dogana grascie, per la quale ottenne uno sconto del pagamento a causa della<br />

perdita di entrate seguita alle guerre di Giulio II e alla Bolla di restituzione di Leone X<br />

(Dum singularem): ivi, f. 241r-v (22 mag. 1514); Div. Cam. 66, f. 102r-v (25 lug.<br />

1518). Il Della Valle e i suoi socii (prima gli heredes Jacobi de Venturis [di Siena], poi<br />

dal 1521 ufficialmente gli eredi Strozzi) erano dal 1516 Ripe et Ripecte ac mercium et<br />

grascie appaltatores seu conductores ed effettuavano di conseguenza grossi pagamenti<br />

alla Camera Apostolica e al depositario generale di questa, Filippo Strozzi: per esempio<br />

ASV, Cam. Ap., Intr. et Ex. 556, f. 103v (8 mar. 1516); 557 f. 20r (mag. 1517), 57v (30<br />

ago. 1517) etc.; ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 68, f. 33r (6 mag. 1519, da qui la citazione),<br />

f. 51v-52r (21 mag. 1519); 66, f. 148v (24 giu. 1519), f. 159v (16 giu. 1520); 69, f. 36v<br />

(29 mag. 1521); 75, f. 149r (ago. 1524). Nel 1521 fu pattuito un nuovo contratto su tali<br />

dogane valido per cinque anni come quello del 1516 e prorogabile per altri cinque anni,<br />

in cambio del pagamento anticipato di 36000 ducati; in qualità di socio successe ai<br />

Ventura il banco Strozzi: ivi, 66, ff. 177r-178r (3 giu. 1521). Nel 1525, Clemente VII<br />

concesse agli appaltatori una riduzione di pagamento pari a 22813 ducati auri de Camera<br />

ad julios decem pro ducato a compensazione della sensibile perdita di entrate dovuta<br />

all’assenza di Adriano VI ed alla peste imperante a Roma nel 1513: ivi, 75, f. 187r-v<br />

(22 giu. 1525). Bartolomeo non investì solamente nella dogana, ma nel 1523/1524<br />

– sempre in società col banco Strozzi – anche nella gabella studii (v. Nr. 161 a): Altieri,<br />

Li Baccanali, p. 105 nota 50. Fra il 1517 e il 1523 è menzionato come depositarius<br />

generalis (officialium romanorum) (cfr., tra l’altro, Nr. 43, 55, 173). Egli si occupava<br />

anche, in qualità di commissarius della Camera Apostolica, dell’importazione del frumento<br />

a Roma: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 67, ff. 186v-187r (31 gen. 1519). Nel 1521<br />

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REGESTI<br />

ricevette l’ufficio di abbreviatore de parco minori: Marini, Archiatri, p. 239 (quest’ufficio<br />

non è menzionato in Frenz); Bullard, Filippo Strozzi, pp. 117, 155 nota 15; Guidi<br />

Bruscoli, Benvenuto Olivieri, p. 143. Tra gli altri uffici pubblici che Bartolomeo assunse,<br />

è da ricordare quello di magister stratarum, che egli ricoprì nel 1517: ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 67, f. 31r-v (12 ott. 1517); per le funzioni della carica v. il commento a<br />

Nr. 233 b. Nel 1525 in qualità di pacerius, assieme a Raimondo Capodiferro, il papa gli<br />

affidò l’incarico di garantire la quiete pubblica della città (ad componendum pacem pro<br />

tranquillo statu Urbis): ASV, Arm. XXXIX, 45, ff. 288v-289r (12 mag. 1525). La carriera<br />

di Bartolomeo Della Valle come imprenditore e finanziere di successo nonché rappresentante<br />

a Roma del banco Strozzi meriterebbe uno studio a parte; egli morì il 12<br />

novembre 1526 a 58 anni: Altieri, Li Baccanali, p. 105 nota 50; Piergentili - Venditti,<br />

Scorribande, p. 141.<br />

Bonifacio Donati aveva assunto per breve tempo nel 1513 la gabella studii: Guidi Bruscoli,<br />

Benvenuto Olivieri, p. 191.<br />

Anche i due testimoni meritano di essere menzionati:<br />

Alessandro Bonatti era uno dei figli <strong>dello</strong> scriptor papale Guido, che si era trasferito da<br />

Mantova a Roma: Ferrajoli, Ruolo, p. 575.<br />

Felice de Fredis fu dal 1509 fino alla sua morte (1519) camerarius della Camera Urbis.<br />

È famoso per essere stato lo scopritore del Laocoonte, o meglio, a lui apparteneva il<br />

terreno dove fu trovata la statua. Dopo la sua morte, il figlio ed erede Federico de<br />

Fredis fu costretto a consegnare i computa di suo padre camerario alla Camera Apostolica,<br />

che pretese dall’erede il pagamento di crediti ammontanti alla cifra di 1700 ducati:<br />

ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 67, ff. 29v-30v (7 nov. 1517: Motu proprio Felici de Fredis<br />

pro inventione Laocoontis); 68, ff. 81v-82r (16 ago. 1519); sulla sua iscrizione funeraria<br />

in S. Maria in Aracoeli v. Forcella, I, p. 164 (datata 1529 invece 1519); Lanciani, I,<br />

p. 185ss.; Weiss The Renaissance Discovery; Trifone, Lingua, pp. 131-133; Laocoonte.<br />

Alle origini dei Musei Vaticani, Cisterna di Latina 2006 (in particolare i contributi di<br />

Francesco Buranelli e Ivan Di Stefano Manzella).<br />

Nr. 12 a 7 ott. 1515<br />

A ff. 9v-10r; B pp. 17-18; C p. 12.<br />

Decreto di procedere in maniera idonea contro i macellarii (macellai) che<br />

praticano il monupolium.<br />

Com. A:<br />

I macellarii erano organizzati in arte: Martini Arti, ad indicem; Lori Sanfilippo,<br />

La Roma dei romani, pp. 262-284; v. anche Nr. 25 (Com. A) e Nr. 84.<br />

Nr. 12 b 7 ott. 1515<br />

A f. 10r; B p. 18; C p. 12.<br />

Decreto affinché i salcicciarii possano utilizzare carne di maiale et omnes<br />

alias carnes per le salsiccie; il maiale non deve essere scuoiato, ma scottato<br />

in acqua (quod porci non excorientur sed comburantur et aqua<br />

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86 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

pelentur). I salsicciai non sono soggetti in alcun modo ai consoli della corporazione<br />

dei macellai (quod dicti salcicciarii nihilhominus sint sub obedientia<br />

consulum macellariorum).<br />

Nr. 13 26 ott. 1515<br />

A f. 10r; B p. 18; C pp. 12-13.<br />

Decreto per inviare due o tre cittadini romani cum decenti comitatu come<br />

nuntii a discutere col papa di questioni urgenti come la vendita degli uffici<br />

del Palazzo dei Conservatori (officia domus) ai migliori offerenti, che devono<br />

però rispettare certe condizioni, consistenti nella posizione di sicurezza<br />

bancaria (cum cedula promissionis banchi) e nella rinuncia ai diritti di risarcimento<br />

in caso di assenza del papa, peste o fatti militari. L’istanza aveva<br />

previsto un solo nuntius che però da aliqui consiliarii non fu ritenuto sufficiente.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Antonio de Salvectis e Francesco de Janziis.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 161; Pavan, Il Comune romano, p. 99 (con<br />

citazione); Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 178 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

Le condizioni menzionate nel decreto – specialmente il risarcimento in caso di assenza<br />

del papa, peste o guerra – preoccuperanno non poco la Camera Urbis negli anni successivi<br />

(v. a mo’ di esempio Nr. 134, 139, 160, 161 b, 162 a).<br />

Nr. 14 29 ott. 1515<br />

A f. 10r-v; B pp. 18-19; C p. 13.<br />

Decreto di inviare dal papa a Viterbo il sacri collegii apostolici advocatus<br />

Paolo Planca, Francesco Leni (de Lenis) e Marcantonio Altieri. A causa del<br />

rifiuto di quest’ultimo di partecipare a questa delegazione, è sorta una discussione<br />

sull’opportunità della stessa, che si conclude con un nuovo decreto<br />

di conferma della delegazione stessa.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il legum doctor e sacri palatii apostolici advocatus Battista<br />

Paolini ed Antonio Zoccoli.<br />

Com. A:<br />

Viterbo era una delle prime tappe di Leone X in viaggio a Bologna, dove incontrò<br />

Francesco I di Francia. A Viterbo Leone X concluse un trattato importante con il re<br />

di Francia: Tedallini, Diario romano, p. 359; cfr. Tewes, Die Medici und Frankreich,<br />

p. 73ss.<br />

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REGESTI<br />

Nr. 15 29 nov. 1515<br />

A f. 10v; B p. 19; C p. 13.<br />

Decreto con cui si protesta (protestationem fecerunt) per la possibile perdita<br />

della gabella studii. Nella sua istanza il conservatore Francesco Castellani si<br />

è espresso affinché la gabella studii sia venduta conformemente ai capitula<br />

stilati dal caporione di Colonna, poiché nel caso in cui tale gabella venisse<br />

tolta a potestate romani populi, danneggerebbe il governo (regimen) romano<br />

e nuocerebbe ai docenti dell’università.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4580; Pavan, Il Comune romano, p. 98 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

Questa istanza si spiega certamente dalla crescente insoddisfazione verso il decreto di<br />

appalto della gabella studii a Bonifacio Donati Fatii da Firenze (v. Nr. 12), che portò<br />

alla fine alla sua cessione a Giovanni Ardinghelli (v. Nr. 15 b).<br />

Nr. 15 a 29 nov. 1515<br />

A f. 10v; B p. 19; C p. 13.<br />

Nota sul rinvio della decisione relativa allo scomputus (sconto) da concedere<br />

– analogamente a quanto praticato agli aliis officialibus della domus <br />

– anche al notarius , alla prossima seduta del<br />

consiglio prevista per il sabato seguente.<br />

Com. A:<br />

Il notaio dei conservatori, secondo gli statuti del 1580, aveva il compito di assistere alle<br />

sedute del tribunale dei conservatori, di redigerne gli atti e di scrivere i documenti dei<br />

conservatori, registrandoli entro tre giorni in libro magno: Statuti del 1580, pp. 146-148;<br />

cfr. Franceschini, Gli archivi delle antiche magistrature, p. 6; Lori Sanfilippo, Constitutiones,<br />

pp. 79-81. Come notai dei conservatori dal 1515 al 1526 si trovano Lorenzo<br />

Coroni, Sanus Coroni e Pietro Lalli.<br />

Il decreto prevede un seduta del consiglio comunale per il sabato successivo. Questa<br />

non è stata registrata, se mai ha avuto luogo.<br />

Nr. 15 b 29 nov. 1515<br />

A f. 10v; B p. 19; C p. 13.<br />

Protesta del priore dei caporioni e dei caporioni stessi contro i conservatori,<br />

in quanto i loro capitula (v. Nr. 4) sono dannosi, perché, vendendo la gabella<br />

per quattro anni a un prezzo più basso del normale, raddoppierebbe<br />

il loro attuale indebitamento di 4000 ducati aurei. La gabella, conformemente<br />

al decreto consiliare (v. Nr. 9), deve essere messa all’asta ad<br />

candelam al miglior offerente.<br />

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88 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Alessandro Monatti e magister Giacomo Manelli.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 284.<br />

Com. A:<br />

Con il presente decreto praticamente si revocava l’appalto della gabella vini a Bonifacio<br />

Donati Fatii da Firenze (v. Nr. 12) e si apriva la strada alla conclusione del contratto<br />

d’appalto con Giovanni Ardinghelli (v. Nr. 16).<br />

La vendita ad candelam si concludeva con l’ultima offerta fatta prima <strong>dello</strong> spegnersi di<br />

una candela.<br />

Com. B:<br />

Il dottore in medicina Giacomo Manili (Manelli) è menzionato ne Li Nuptiali di Marcantonio<br />

Altieri ed era il fratello di Cesare, anch’egli citato nei verbali consiliari. Nel<br />

1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241;<br />

Marini, Archiatri, I, p. 422; Lanciani, I, p. 228; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato,<br />

pp. 109*, 155.<br />

Nr. 16 17 dic. 1515<br />

A f. 10v; B p. 20; C p. 14.<br />

Decreto per la vendita – dopo un’asta ad candelam – della gabella studii,<br />

con la durata di quattro anni a partire dal 1° gennaio 1516, al banchiere<br />

(mercator) fiorentino Giovanni Ardinghelli (Ardingerius). Questi si impegna<br />

a pagare complessivamente 6260 ducati auri in tre rate annuali e ad accollarsi<br />

i debiti del popolo romano con i precedenti conductores .<br />

Il popolo, come stabilito nei capitula, può nominare il dohanerius, il retinens<br />

computa introitus e gli inquisitores .<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Lello Margani e Giuliano Leni.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 227; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini,<br />

p. 177.<br />

Com. A:<br />

Scopo del contratto concluso dal comune di Roma con l’Ardinghelli sulla vendita della<br />

gabella studii, era trovare i mezzi per risarcire i conductores gabelle studii uscenti (soprattutto<br />

Lello Margani v. Nr 3 a).<br />

Da una lettera, con la quale i conservatori nel 1516 nominano due cercatores sive inquisitores<br />

della gabella studii (ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 35r-v), emerge che gli<br />

inquisitores sono da identificare con i cercatores, cui spettavano mansioni di controllo.<br />

Nel 1517 Onofrio de Siconcellis fu nominato cercator e nel corso dell’anno gli subentrò<br />

Giovanni Ardinghelli: ivi, f. 44r (30 gen. 1517), 64r (12 gen. 1518). Per saperne di più<br />

sui capitula celebrata inter populum romanum ex una et Johannem Ardignellum et socios<br />

emptores gabelle studii ex altera cfr. ivi, f. 69v (23 apr. 1518). In base ad essi,<br />

Giovanni Ardinghelli e i suoi consocii (tra cui vi era il romano Girolamo Pichi) avevano<br />

anche diritto ad essere consultati sulla scelta o l’eventuale licenziamento dei notarii sive<br />

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REGESTI<br />

commissarii, che registravano le entrate e le uscite della gabella. Nel 1518 perciò i<br />

conservatori dovettero acconsentire alla volontà dell’Ardinghelli e dei suoi socii emptores<br />

gabelle studii e nominare titolare del suddetto ufficio notarile in sostituzione del<br />

deposto Sansone il romano Silvestro condam Gabrielis Firetulis del Commendatore. Il<br />

secondo notaio Tommaso Barbarini de Catellinis restò in carica.<br />

Com. B:<br />

Sul banco degli Ardinghelli cfr. le informazioni in Bullard, Filippo Strozzi, p. 123.<br />

Nr. 17* CONSERVATORI IN CARICA: BATTISTA PAOLINI (PAULINUS), L’UTRIUSQUE IU-<br />

RIS DOCTOR FABIO MENTEBUONA (DE MENTEBONA) E DOMENICO SANGUIGNI (DE<br />

SANGUINEIS).<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: GIAMBATTISTA MANCINI (DE MANCINIS).<br />

Com. B:<br />

Lo stimato giurista (utriusque iuris doctor) Battista o Giambattista Paolini fu dal 1505<br />

avvocato concistoriale (sacri concistorii apostolici advocatus; a volte Rutili fa confusione<br />

con il titolo sacri palatii apostolici advocatus, che indicherebbe in realtà un avvocato<br />

della Rota). Egli giurò in occasione della pax romana (1511). Marcantonio Altieri lo<br />

loda nei Nuptiali come difensore degli antichi monumenti: Gennaro, Pax, p. 54; Cherubini,<br />

Studenti, p. 127 (come Giambattista); Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 116*,<br />

116; Altieri, Li Baccanali, p. 98ss. nota 39.<br />

Nel 1523 Fabio Mentebuona diventerà una seconda volta conservatore (v. Nr. 176*).<br />

Nel 1517 Domenico Sanguigni, di antica famiglia, è documentato in occasione della<br />

costituzione, insieme con Federica de Arcione, di una “societas di un ufficio vacabile”<br />

per un posto di presidens et portionarius annone et annone alme urbis (per questo<br />

collegio vedi il commento al Nr. 66 b): ASR, Camerale I, Ufficiali camerali, 1718,<br />

f. 38v (1517 gen. 19). Per queste forme di investimento cfr. da ultimo Esposito,<br />

Note sulle societates officiorum.<br />

Nr. 17 7 feb. 1516<br />

A ff. 11r-12r; B pp. 20-22; C pp. 14-15.<br />

Decreti relativi a tre crimini che sono stati commessi in località soggette<br />

alla signoria di Roma e che nuocciono al prestigio della giustizia romana.<br />

1) Il cittadino di Tivoli Simone Vallariani ha <strong>liber</strong>ato un prigioniero del<br />

comes di Tivoli Giulio Margani, per cui lui e i suoi complici devono essere<br />

messi al bando come ribelli. Nell’istanza si ricorda il fatto che il cardinalis<br />

Vulterre come legato papale aveva mandato a Tivoli cavalleggeri e balistarii<br />

su richiesta dei conservatori.<br />

2) Giambattista Solimandi da Magliano si era impossessato, per vendetta<br />

su Giulio Bruni suo compaesano, delle chiavi di una porta del castello.<br />

Essendosi rifiutato di restituirle ai massarii, costoro come contromisura avevano<br />

fortificato la porta. Poiché Giambattista – come risulta dal processo<br />

condotto dal commissario romano Pietro Lalli – alla fine ha invaso ugual-<br />

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90 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

mente il paese con la forza sostenuto da 20 cavalieri stranieri (equites forenses),<br />

deve essere punito con la confisca dei beni, qualora non si presenti<br />

immediatamente davanti al tribunale.<br />

3) Galoppinus da Vitorchiano, egli stesso officialis di questo luogo, ha<br />

redatto di propria iniziativa una lettera del podestà di Vitorchiano. Si rimette<br />

ai conservatori la decisione di mitigare o meno la pena che gli spetta come<br />

falsificatore.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Pichi e Prospero Papazurri.<br />

Com. A:<br />

1) I romani, già nel 1143, avevano assoggettato Tivoli alla loro signoria; essa fu ribadita<br />

nel 1254 ed infine nel 1435: Ferrantini - Montaro, I quattro feudi, p. 93. Leone X aveva<br />

confermato nel marzo 1515 a Giulio Margani la sua carica di comes civitatis Tiburtine<br />

(posizione equiparabile a quella di un podestà), approvando così la nomina vera e propria<br />

precedentemente fatta dai conservatori: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 64, f. 148r-v (7<br />

mar. 1515); Hergenroether, Regesta, nr. 14441. Il cardinale menzionato è Francesco Soderini<br />

(1453-1524) (v. Com. A a Nr. 186) che fece da legato papale a Roma quando il<br />

papa fu impegnato nel suo viaggio a Bologna, dove incontrò il re di Francia: Paride de<br />

Grassi, Il Diario, p. 29.<br />

2) Su Magliano si veda il commento a Nr. 11. Su Giambattista Solimandi cfr. l’assoluzione<br />

dall’accusa di matricidio emessa dai conservatori il 20 maggio 1516 (absolutoria<br />

pro Johanni Baptiste de Solimandis a matricidio) e la reductio penarum Johannis Baptiste<br />

de Solimandis et complicium in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 29r-v (sui<br />

disordini di Magliano cfr. anche f. 30v), che tuttavia non posero fine agli intrighi del<br />

famigerato ribelle (v. Nr. 70 c, 157 a). Il commissario Pietro Lalli è menzionato anche<br />

ivi, f. 26r (8 mar. 1516).<br />

3) Vitorchiano era sottomessa a Roma dal 1200: Aquilanti, Il municipio di Vitorchiano,<br />

p. 7ss.; Ferrantini - Montaro, I quattro feudi, p. 93; D’Onofrio, I vassalli, pp. 8ss., 125ss.<br />

Nr. 18 <br />

A f. 12r; B p. 22; C pp. 15-16.<br />

Decreto per appaltare l’ufficio del gabellarius maior per un anno. Secondo<br />

la relazione del primo conservatore, Alessandro Bonatti (de Bonactis) aveva<br />

fatto l’offerta più vantaggiosa, promettendo soprattutto di prestare 1000 ducati<br />

auri per il pagamento dei docenti dell’università (lectores ginnasii) e di<br />

pagare per l’ufficio stesso, al termine del contratto d’appalto di Mario Mellini,<br />

400 ducati auri.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Prospero Papazurri e Antonio Del Drago (Draconis).<br />

Nota crit.:<br />

Mancando l’indicazione del giorno e del mese, bisogna datare la seduta tra l’8 ed il 19<br />

febbraio 1516. Che si tratti di una seduta a parte risulta dall’indicazione di un nuovo<br />

testimone rispetto a Nr. 17.<br />

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REGESTI<br />

Com. B:<br />

Mario Mellini († 1523) per un certo periodo scriptor apostolicus, guardiano della confraternita<br />

del SS. Salvatore e magister stratarum, proveniva da una famiglia sensibile<br />

alle arti ed era stato dal 1481 cancellarius alme Urbis. In questo incarico gli successe il<br />

figlio Pietro: ASV, Reg. Vat. 658, f. 181r-v (1481 dic. 18); ASR, Camerale I, Ufficiali<br />

camerali, 1715, f. 32r (1481 dic. 26: il suo giuramento da cancelliere); Frenz, p. 405;<br />

Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 112*; Altieri, Li Baccanali, p. 97s. nota 37;<br />

Coste, Un diario, p. 280 (per la data della sua morte). Nel 1513 fece parte della cana<br />

nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241.<br />

Nr. 18 a [8-19 feb. 1516]<br />

A f. 12r-v; B pp. 22-23; C p. 16.<br />

Decreto affinché lo scyndicatus (esame del rendiconto) relativo ai conservatori<br />

uscenti non sia tacitamente archiviato, ma condotto correttamente sino<br />

alla fine.<br />

Com. A:<br />

Il principio che i conservatori dovessero essere sottoposti a un rendiconto relativo al<br />

periodo in cui erano rimasti in carica (cfr. anche Nr. 208), era già stato sancito dagli<br />

Statuti del 1360/63 (p. 203). Per lo svolgimento del scyndicatus che riguardava anche<br />

altri incarichi comunali cfr. gli Statuti del 1580, p. 8s. De Syndicatu Senatoris & eius<br />

familiae, ac Iudicum Collateralium, Iudicis maleficiorum, Capitanei appellationum, &<br />

electione Syndicorum. I syndici per il controllo dell’apparato giudiziario dovevano essere<br />

giuristi, erano nominati tramite una bussula e esaminarono l’operato dei giudici uscenti<br />

per 10 giorni. Per altri “sindaci” nell’ambiente comunale romano cfr. nell’indice delle<br />

cose le voci “scyndicatus” e “scyndici”.<br />

Nr. 19 20 feb. 1516<br />

A f. 12v; B p. 23; C p. 16.<br />

Decreto per inviare incontro al papa una solenne delegazione (legati) composta<br />

da due conservatori, dal priore dei caporioni, da quattro o cinque<br />

caporioni, dai due cancellieri e da altri funzionari, nonché da 30 o 40 nobili<br />

romani. La solenne accoglienza fu motivata ex Sanctitatis Sue largitate et<br />

gratia verso il popolo romano.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Nota crit.:<br />

In tutti e tre i manoscritti mancano i nomi dei testimoni.<br />

Com. A:<br />

Leone X si trovava sulla strada del ritorno da Bologna, dove nel dicembre del 1515 si era<br />

incontrato con Francesco I di Francia. Il suo ingresso a Roma avvenne il 28 febbraio 1516.<br />

Il riferimento del decreto alla generosità del papa verso il popolo romano fa pensare alla<br />

Bolla di restituzione di Leone X, Dum singularem, del 1513, che si voleva ricambiare.<br />

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92 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 20 25 giu. 1516<br />

A f. 13r-v; B pp. 23-24; C pp. 16-17.<br />

Promessa dei mercatores bubacteriorum Urbis (cioè della corporazione dei<br />

“bovattieri”) di fornire, a discrezione del papa, 5.000 rubbi di frumento, ad<br />

rationem decem rubrorum vel circha pro aratro quolibet, ad un prezzo di<br />

16 ½ leones. La promessa è derivata dalla richiesta del papa di risarcire i<br />

danni dei mercatores che hanno portato a Roma pro eiusdem abundantia il<br />

frumento ex variis locis et provinciis.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i consules bubacteriorum<br />

Marcantonio Altieri e Domenico Massimo nonché i mercatores artis bubacteriorum<br />

Giacomo Frangipane, Cola Jacovacci (Jacobatius), Domenico<br />

Pichi, Pierantonio Mattei (de Macteis), Prospero Papazurri, Mario Cerroni,<br />

Raffaele Casali (de Casalibus), Francesco Thomasius, Stefano Tegoli (de<br />

Tegolis) e Giordano Jacobi Hieronymi.<br />

Seconda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il notaio dei conservatori Lorenzo Coroni e suo fratello Francesco<br />

Coroni.<br />

Nota crit.:<br />

Il passaggio da Nr. 19 del 20 febbraio al Nr. 20 del 25 giugno 1516 – con un intervallo<br />

di quattro mesi! – dimostra la lacunosità del Liber di Pietro Rutili rispetto all’attività<br />

governativa del comune di Roma, che difficilmente si fermò così a lungo.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3325 (erroneamente datato 24 giu.); Gennaro, Pax, p. 29<br />

nota 38; Altieri, Li Baccanali, pp. 103 nota 48, 306 nota 33; Pastura Ruggiero, Lo<br />

Stato, p. 28 nota 28 (erroneamente datato 1517).<br />

Com. A:<br />

Il decreto presenta due categorie distinte di mercatores interessati al rifornimento di<br />

cereali per la città di Roma. La prima è rappresentata dai mercanti legati all’annona<br />

di Roma (vedi indice delle cose); l’altra fa riferimento all’arte dei bovattieri, riguarda<br />

la quale il decreto offre un interessante spaccato della sua composizione sociale,<br />

dominata da esponenti delle prime famiglie dell’aristocrazia urbana romana. La corporazione<br />

dei bovattieri, tra cui vanno compresi gli allevatori ed i commercianti di<br />

prodotti agricoli, era la più importante a Roma, cosa che getta una luce significativa<br />

sull’orientamento prettamente agricolo della vita economica della città al di fuori<br />

dell’ambiente della Curia: Statuti del 1360/63, p. 81; Statuti del 1469, cap. De arte<br />

bobacteriorum; Statuti del 1519-1523, III, cap. 35 (analogo); Lori Sanfilippo, La<br />

Roma dei romani, p. 95ss.; sull’economia della città di Roma cfr. tra l’altro Gennaro,<br />

Mercanti e bovattieri; Maire Vigueur, Classe dominante; Palermo, Mercati del grano;<br />

Modigliani, I Porcari.<br />

Com. B:<br />

Stefano Tegoli – forse identico con il conservatore del 1520 Stefano Teoli (v. Nr. 102*) –,<br />

nel censimento del 1527, è elencato con 10 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 8810 (Stephano<br />

de Thegoli).<br />

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REGESTI<br />

Nr. 21* CONSERVATORI IN CARICA: PAOLO COLE IOHANNIS (DEL RIONE MONTI),<br />

FRANCESCO VETER(AN)I (DE VETERIBUS/DE VETERANIS) (DEL RIONE S. ANGELO) E<br />

GIULIANO LOTTI (DE LOCTIS) (DEL RIONE S. EUSTACHIO).<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: ANTONIO ZOCCOLI (CAPORIONE DI PARIONE).<br />

Com. B:<br />

Paolo Cole Iohannis de Insula (della famiglia Colaianni d’Isola) (del rione Monti) giurò<br />

in occasione della pax romana (1511): Gennaro, Pax, p. 54.<br />

Francesco Veter(an)i era figlio del medico Tommaso de Veteranis, prima consigliere e<br />

poi protomedico del Collegio dei medici romani negli anni ’70 e ’80 del secolo precedente:<br />

Esposito, Note sulla professione medica, p. 39 nota 54 (per il padre ivi, p. 23ss.).<br />

Giuliano Lotti giurò in occasione della pax romana (1511); in quell’occasione però egli<br />

viene associato non al rione S. Eustachio, ma al rione Pigna: Gennaro, Pax, p. 54. La<br />

singolare coincidenza di nomi autorizza a collegare il conservatore del 1516 con la<br />

famiglia del commerciante Giuliano Locti de Grassis del rione Parione (!) documentato<br />

dal 1458: Modigliani, Mercati, p. 226.<br />

Antonio Zoccoli, molto citato nei verbali consiliari, fu – con lo pseudonimo Postumo –<br />

autore di qualche testo recitato in occasione del conferimento della cittadinanza romana<br />

a Lorenzo e Giuliano de’ Medici nel 1513 e un amico del dotto cardinale Egidio di<br />

Viterbo. Egli aveva attirato su di sé l’attenzione del grande Erasmo, che conosceva una<br />

sua oratio sulla Passione di Gesù: Altieri, Li Baccanali, p. 103s. nota 47; Cruciani, Il<br />

Teatro del Campidoglio, p. 117; Trifone, Lingua, p. 64s.; O’Malley, Preaching for the<br />

Popes, p. 431. Nel 1512 lo Zoccoli aveva fatto parte della commissione cittadina incaricata<br />

della stesura delle leggi suntuarie poi sottoposte a Giulio II (vedi il commento a<br />

Nr. 91): Esposito, La normativa suntuaria, p. 166. Sembra indirizzato a lui il riferimento<br />

“del Zoccol” nella pasquinata n. 214 in Pasquinate romane, p. 200.<br />

Essendo documentato che il conservatore Paolo Cole Iohannis – e pertanto anche i suoi<br />

colleghi – alla fine del dicembre 1516 era ancora in carica (s. ASC, Cam. Cap., Cred.<br />

VI, t. 49, passim fino a f. 43r), è possibile dedurne che l’incarico dei tre conservatori<br />

fosse stato prolungato fino all’ultimo quarto del 1516.<br />

Nr. 21 13 lug. 1516<br />

A ff. 13v-14r; B p. 25; C pp. 17-18.<br />

Decreto affinché otto cives elaborino l’ordo per la scelta degli iudices Capitoline<br />

curie e del capitaneus appellationum, ordo che dovrà essere poi approvato<br />

in una nuova seduta del consiglio. L’istanza del primo conservatore<br />

critica alcune irregolarità relative alla designazione degli iudices Capitoline<br />

curie, da eleggere invece absque labe amicitie, pretii ne cuiuscumque alterius<br />

generis corruptele.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pietro Merili e Francesco Caffarelli.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 284; Id., Les institutions, p. 214 nota 2; Id.,<br />

Le pontificat de Léon X, p. 161; Del Re, La Curia Capitolina, p. 47 (con citazione).<br />

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93


94 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Com. A:<br />

I giudici capitolini (iudices Capitoline curie), scelti tradizionalmente fra i non romani<br />

(Statuti del 1469, cap. Quod nullus Romanus possit habere officium in curia senatoris)<br />

vanno intesi innanzitutto i due collaterales del senatore (il primus e il secundus) e lo<br />

iudex maleficiorum (v. Nr. 131). Lo iudex o capitaneus appellationum rappresentava la più<br />

alta istanza d’appello del tribunale capitolino (« cognoscat de omnibus appellationibus causarum<br />

tam civilium quam criminalium, & mixtarum, a sententiis, & gravaminibus per<br />

Senatorem, & illius Iudices [...] & officiales Capitolinos »): Statuti del 1469, cap. Statuta<br />

concernentia capitaneum appellationis in unam rubricam posita. De iudice appellationis<br />

et eius causis; Statuti di 1519-23, I, cap. 157 (analogamente a quelli di 1469), 172; Statuti<br />

del 1580, pp. 5, 7, 9, 71 (qui la citazione), 72s.; Del Re, La Curia Capitolina, p. 34s.;<br />

Franceschini, Il tribunale del Senatore; Di Sivo, Il Tribunale Criminale Capitolino; Id.,<br />

Per via di giustizia; Lori Sanfilippo, Constitutiones cit., p. 88. I nomi degli otto cives<br />

destinati alla scelta dei giudici si evince da Nr. 22. Sebbene Leone X avesse lasciato ai<br />

romani la scelta dei giudici, non mancarono tentativi di ingerenza, per cui il pontefice in<br />

ogni caso si riservava un diritto di convalida. Così il papa Medici, già nel 1513, nominò<br />

iudex appellationum Urbis Galeotto Ferretius: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 63, f. 19v (25<br />

mar. 1513). Il nuovo ordo per la scelta dei giudici, annunciato nella de<strong>liber</strong>a consiliare, fu<br />

certamente mo<strong>dello</strong> per il capitolo 38 Quod imbussulentur et eligantur iudices nel libro V<br />

dei nuovi statuti pubblicato nel 1521: Statuti del 1519-1523, V, ff. 9v-10v.<br />

Nr. 21 a 13 lug. 1516<br />

A f. 14r; B pp. 25-26; C p. 18.<br />

Decreto affinché tanto i romani d’origine quanto i naturalizzati (cives Romani<br />

tam in Urbe nati quam ex consulto creati habentes privilegia civilitatis) godano<br />

del privilegio di poter introdurre, esenti dalla gabella, il vino prodotto nei<br />

loro possedimenti in castris et locis territorii Urbis et districtu illius.<br />

Com. A:<br />

Tra le immunitates dei romani, confermate nella Bolla di restituzione di Leone X<br />

(Dum singularem), era compresa innanzitutto l’esenzione doganale sul vinum romanum<br />

(v. Nr. 106) che è anche indicata nei privilegi della cittadinanza cosa che rendeva la sua<br />

acquisizione così auspicabile ed economicamente vantaggiosa. Cfr. inoltre gli Statuti del<br />

1580, p. 172s. De Civium Romanorum immunitate.<br />

Nr. 22 29 lug. 1516<br />

A f. 14r-v; B p. 26; C p. 18.<br />

Elezione degli otto consultores per la determinazione degli iudices e del<br />

capitaneus curie Capitolii (v. Nr. 21), ovvero l’avvocato concistoriale Giulio<br />

de Stefanuciis, Tarquinio Santacroce (de Sancta Cruce), Mario Salomoni,<br />

Gianandrea Caffarelli, Marcantonio Altieri, Francesco Leni, Girolamo Pichi<br />

e Francesco Caffarelli.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Domenico Normanni (de Normandis) e Francesco Calvi.<br />

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REGESTI<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 227.<br />

Com. B:<br />

Giulio de Stefanuciis (degli Alberteschi) fu conservatore nel 1511 e partecipò in prima<br />

linea ai disordini che accadevano allora a Roma, pensando con Marcantonio Altieri all’occupazione<br />

di Castel Sant’Angelo. Dopo aver trascorso un breve periodo in esilio,<br />

fece parte della cana nobilitas Urbis (nel 1513) e Leone X, nel 1514, gli concesse un<br />

incarico come docente in iure canonico presso l’università di Roma: Renazzi, Storia<br />

dell’Università, II, p. 241; Gennaro, Pax, p. 26; Conte, I maestri, p. 2; Altieri, Li Nuptiali,<br />

Indice ragionato, p. 82*; Altieri, Li Baccanali, p. 352 nota 32.<br />

Tarquinio Santacroce († 1529), uomo molto colto, era uno dei cittadini più benestanti<br />

di Roma e aveva sposato una figlia di Domenico Massimo. Sua sorella era la moglie di<br />

Lorenzo Altieri e perciò cognata del famoso Marcantonio: Altieri, Li Nuptiali, Indice<br />

ragionato, p. 123*; Altieri, Li Baccanali, p. 99s. nota 40.<br />

Domenico Normanni apparteneva alla famiglia Tedallini. Infatti, in domo Domenici Normandi<br />

de Tedalinis nel rione Colonna, e più precisamente a piazza Colonna, si trovava<br />

la sua collezione di antichità. Nel 1513 fece parte della già nominata cana nobilitas<br />

Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241; Magister, Censimento, p. 176s.<br />

Nr. 23 2 set. 1516<br />

A f. 14v; B pp. 26-27; C p. 19.<br />

Decreto che invita il papa a far risolvere dal gubernator Urbis o da un<br />

cardinale la contesa in atto tra il popolo romano e un certo Scaramella,<br />

relativa alle entrate di Porta Pinciana, di Porta Salaria e del Pons Salarius,<br />

che dopo la morte del cardinale di San Severino sono ritornate sotto la<br />

iurisdictio del popolo romano, e che Alessandro Maddaleni concluda una<br />

concordia col detto Scaramella.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Specchi (de Speculis) e Giovanni Pini.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 161.<br />

Com. A:<br />

I conservatori pretendevano sostanzialmente l’autorità sui ponti e sulle porte della città:<br />

Statuti del 1519-1523, I, cap. 29; III, cap. 5. Ma solo dopo la morte di colui che fino a<br />

quel momento ne era stato il titolare, ovvero il cardinale Federico di San Severino,<br />

avvenuta nell’agosto 1516 (v. Com. B), la Porta Pinciana (presso la via Veneto), la<br />

Porta Salaria (oggi distrutta, presso via Piave) e il Ponte Salario (sull’Aniene) – tutte<br />

strutture collegate alla via Salaria – sarebbero dovuti tornare formalmente sotto il controllo<br />

dei romani. Ma, a quanto pare, questa de<strong>liber</strong>azione non si concretizzò, dato che<br />

le porte e il ponte menzionati, ancora nel 1516, risultano oggetto di disposizioni papali<br />

senza nessun coinvolgimento dei romani (v. Com. B). Due anni dopo Leone X conferì<br />

la custodia Pontis Salaris al comes palatinus Giovanni Stefano de Cannellis de Montemagno<br />

(forse lo stesso Stefano de Caramelis citato a Com. B), per saldare così un<br />

credito concesso alla Camera Apostolica: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 67, f. 138r (non<br />

datato, ma sicuramente 1518). Per le imposte riscosse sulle porte e i ponti romani cfr.<br />

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96 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Malatesta, Statuti delle gabelle, pp. 82s., 154s. Una notificazione di pubblica vendita<br />

della gabella sulle porte dell’anno 1467 è riportata in ivi, p. 155.<br />

Com. B:<br />

Rutili probabilmente non si ricordava bene del nome preciso del quidam Scaramella che<br />

si può identificare con Stefano de Caramelis, la cui custodia pontis porte Salarie (ottenuta<br />

dal papa, a quanto pare, nonostante i diritti formali opposti dai romani) era passata<br />

– proprio nel 1516 – al chierico veronese Luigi de Cassianis e al romano Niccolò de<br />

Marazinis come nuovi custodes et gubernatores delle porte Salarie et Pinciane: ASV,<br />

Cam. Ap., Div. Cam. 65, f. 199r (non datato, ma il contesto porta al tardo 1516).<br />

Federico di San Severino, innalzato al rango di cardinale nel 1489, morì il 7 agosto<br />

1516: Eubel - van Gulik, p. 4.<br />

Il negoziato con Scaramella fu trasferito ad Alessandro Maddaleni Capodiferro, le cui<br />

relazioni familiari emergono dal testamento <strong>dello</strong> zio Marcello Maddaleni Capodiferro,<br />

datato 18 ott. 1510. Secondo questo testamento Alessandro era figlio di Niccolò ed aveva<br />

per fratelli Cesare, Battista e il famoso Evangelista (v. Nr. 172 b). Alessandro assunse<br />

parecchie cariche comunali e fu nel 1517 extimator mercium Ripe et Ripecte: ASC, Cam.<br />

Cap., Cred. VI, t. 49, f. 46r (28 feb. 1517); Archivio Capranica del Grillo. Pergamene,<br />

regesto a cura di A. Ilari e A. Pezzana Capranica del Grillo (si tratta di un dattiloscritto in<br />

BAV, Sala Catal.), Nr. 13 (sul detto testamento); Altieri, Li Baccanali, p. 193 nota 30.<br />

Nr. 24 26 set. 1516<br />

A ff. 14v-15r; B p. 27; C p. 19.<br />

Decreto per inviare il priore dei caporioni Antonio Zoccoli dal papa a Viterbo<br />

per discutere del prezzo del sale, che i gabellarii et conductores gabelle<br />

salis, contrariamente al testo della Bolla di restituzione, hanno arbitrariamente<br />

aumentato.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Valentini e Francesco Caffarelli.<br />

Com. A:<br />

Il prezzo <strong>dello</strong> scorzum di sale (pari al 1/22 del rubbio) = ca. 9,24 kg era stato fissato<br />

nella bolla Dum singularem a 8 bolognini e mezzo. L’aumento del prezzo a 10 bolognini<br />

è gia constatabile in un mandato del cardinale camerlengo al dohanerius salariae Urbis<br />

Giacomo Rucellai relativo all’anno successivo: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 65, ff. 106v-<br />

107v (3 apr. 1514). Per l’unità di misura denominata “scorzo” (scorzum, scorçum) vedi<br />

Martini, Manuale, p. 598; Tomassetti, La Campagna Romana, I, p. 128s.; Cortonesi,<br />

Le spese, p. 211 nota 111.<br />

Nr. 25 17 ott. 1516<br />

A f. 15r-v; B pp. 27-28; C pp. 19-20.<br />

Decreto di riassegnazione degli uffici di notaio e scriptor della Camera Urbis,<br />

al fine di venire incontro alle rimostranze dei pauperes artistae (cioè membri<br />

delle arti) a proposito delle estorsioni (extorciones) che hanno denunciato di<br />

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REGESTI<br />

aver subito. I caporioni indicano due candidati da estrarre con la bussula e i<br />

conservatori ne indicano tre. Ogni tre mesi i due uffici devono essere nuovamente<br />

assegnati e i nomi estratti dalla bussula. Come stipendio mensile il<br />

camerarius della Camera Urbis pagherà 6 ducati de carlenis al notaio e 250<br />

carleni e 25 b allo scriptor.<br />

Nota crit.:<br />

Luogo e testimoni non indicati.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 189 nota 2.<br />

Com. A:<br />

I pauperes artistae o artifices possono essere identificati in base alle menzioni presenti<br />

in ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 68, f. 102r-v (12 nov. 1519) e ivi, 67, ff. 169v-172r (20<br />

dic. 1518) nei macellarii (v. Nr. 12 a), salsicciari (v. Nr. 12 b), pizicaroli (v. Nr. 52) e<br />

fruttivendoli (venditores fructuum) e cioè i piccoli commercianti di generi alimentari<br />

nonché membri delle arti minori. Le loro attività li portavano ogni giorno a contatto con<br />

gli executores o extraordinarii minores, ossia le autorità cittadine preposte al controllo<br />

dell’igiene, del peso e della qualità della loro merce. Poiché costoro percepivano una<br />

quota proporzionale delle multe da applicare sulle inventiones (infrazioni denunciate),<br />

essi avevano tutto l’interesse ad attribuire a questi piccoli commercianti il maggior numero<br />

di irregolarità possibile (cfr. anche Statuti del 1580, p. 135 De Salsamentariorum<br />

seu Pizzicarolorum delictis). Le stesse ragioni potevano aver guidato l’operato del notaio<br />

e <strong>dello</strong> scriptor della Camera Urbis, che si occupavano della registrazione di queste<br />

denunce e della contabilità delle multe. Infatti le rimostranze degli artistae contro le<br />

extorciones da parte di questi funzionari comunali non ebbero termine (v. Nrr. 66 a, 84,<br />

170 a, 222 a). Anche in successive sedute del consiglio comunale si discusse sulla<br />

questione e si de<strong>liber</strong>ò sui mezzi necessari per riuscire a eliminare gli imbrogli a danno<br />

degli artistae. Per risolvere il problema il consiglio emanò nuovi capitula relativi ai<br />

metodi di selezione e allo svolgimento dell’ufficio del notaio e <strong>dello</strong> scriptor della Camera<br />

Urbis (v. Nr. 25 a), propose un ordinamento tariffario vincolante (cioè le tabule<br />

menzionate nei Nrr. 93 a e 131), rese obbligatorio il rilascio di una copia dell’inventio e<br />

minacciò di pene gli extraordinarii autori di procedimenti irregolari (v. Nr. 66 a): Statuti<br />

del 1469 (aggiunta posteriore), f. 145r-v De officio extraordinariorum Camere; per le<br />

discussioni successive cfr. ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 36, p. 923 (28 dic. 1557); ivi,<br />

t. 37, ff. 9v (28 ott. 1558), 12r-v (30 dic. 1559), 41v (12 mar. 1560), 257r (15 nov.<br />

1566), 262r (3 dic. 1566), 263v (5 dic. 1566) etc. Gli statuti rafforzavano comunque la<br />

giurisdizione dei conservatori sulla condotta degli artistae e regolavano la ripartizione<br />

dei proventi delle multe: Statuti del 1519-1523, I, cap. 29; Statuti del 1580, pp. 130-<br />

133, 146s., 149. Per i termini extraordinarii, inventiones etc. vedi Cherubini - Modigliani<br />

- Sinisi - Verdi, Un libro di multe, pp. 66 (con nota 49), 220ss.<br />

Gli stessi statuti del 1580 (come già i precedenti) regolavano anche le competenze del<br />

notaio della Camera Urbis (ivi, pp. 149s. De Officio Notarii Camerae, 202s. De Mercede<br />

Notarii Camerae) e <strong>dello</strong> scriptor (ivi, pp. 149s. De Officio Scriptoris Camerae, 203<br />

De Mercede Scriptoris Camerae), che dovevano essere presenti ogni giorno nel Palazzo<br />

dei Conservatori. Nelle prescrizioni relative alle inventiones degli extraordinarii si ritrovano<br />

le normative del tempo di papa Medici. Per prevenire truffe, il notaio doveva<br />

rendere conto al camerarius e al procurator fiscalis della Camera Urbis delle accuse<br />

cancellate. Erano regolati con precisione anche il corrispettivo mensile e le tariffe per i<br />

singoli brani registrati o copiati. Nell’Archivio Capitolino è conservato – così recita<br />

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08/03/2011, 14.04<br />

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98 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

l’iscrizione sul dorso del volume – un Broliardo di Atti e Proteste di Artisti diversi<br />

contro singoli extraordinarii che vanno dall’anno 1532 al 1533: ASC, Cam. Cap., Cred.<br />

IV, t. 30. Per le competenze del notaio e <strong>dello</strong> scriptor della Camera Urbis si vedano<br />

anche Lori Sanfilippo, Constitutiones, p. 84s.<br />

Nr. 25 a 17 ott. 1516<br />

A f. 15v; B p. 28; C p. 20.<br />

Capitoli (capitula) sulla bussula e sull’ufficio di notaio e di scriptor della<br />

Camera Urbis, che, tra l’altro, stabiliscono che i loro titolari devono essere<br />

scelti per la prima volta il 1° novembre. Inoltre, vengono regolati l’impiego<br />

e la custodia delle entrate giornaliere del notaio e <strong>dello</strong> scriptor che devono<br />

essere collocate in una capsula, situata nella stanza del comestabilis. Si stabilisce<br />

che la capsula sia aperta solo da quattro chiavi: una custodita dai<br />

conservatori, una dal priore dei caporioni, un’altra dal superastans e l’ultima<br />

dal notaio della Camera Urbis. Le entrate dei due uffici sopramenzionati,<br />

da consegnare al depositarius ogni fine mese, vengono destinate al riscatto<br />

degli uffici pignorati che dovranno in futuro far parte dell’extractio bussule<br />

officialium (pro redimendis aliis officiis pignoratis, que cuncta debeant<br />

poni in capsula quadam ordinanda per ipsos conservatores et priorem).<br />

Com. A:<br />

Un mandato del 1518 di Leone X stabiliva che uno dei compiti principali del comestabilis,<br />

ovvero del capitaneus Capitolii, era la riscossione e la custodia delle pene pecuniarie<br />

inflitte dalla Camera Urbis e dai suoi organi. Costui percepiva una percentuale su di esse:<br />

ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 67, ff. 169v-172, qui 171v (20 dic. 1518). Ma anche la legge<br />

migliore può essere elusa, come è provato da un mandato del cardinale camerlengo al<br />

senatore Simone Tornabuoni del 1525. In esso il connestabile del Palazzo dei Conservatori<br />

Pietro de Finis viene sospettato di aver sottratto, di persona, del denaro dalla cassetta<br />

dov’erano depositati i proventi delle multe (de casseta inventionum penarum): ivi, 75,<br />

f. 175v (8 giu. 1525). Per gli altri uffici menzionati nel testo si rinvia all’indice delle cose.<br />

Com. B:<br />

Nel 1516 risulta essere comestabilis un certo Melchiorre da Vitorchiano: vedi Nr. 26 a,<br />

Com. B.<br />

Nr. 26 12 nov. 1516<br />

A ff. 15v-16r; B p. 29; C pp. 20-21.<br />

Decreto per assegnare anche l’ufficio dei superastantes in Camera Urbis<br />

secondo la procedura della bussula descritta in Nr. 25, assieme a quelli del<br />

notaio e <strong>dello</strong> scriptor della Camera Urbis. L’ufficio del superastans è onorifico<br />

e privo di corrispettivo (et servire teneatur ad regimen illius Camere<br />

et officialium gratis et absque aliquo premio tamquam bonus civis).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni Capodiferro e Mario Cerroni.<br />

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REGESTI<br />

Com. B:<br />

I superastantes in Camera Urbis, non sono menzionati esplicitamente negli statuti cittadini<br />

romani. I verbali consiliari nominano questo ufficio soltanto in un’altra occasione,<br />

cioè al Nr. 25 a.<br />

Nr. 26 a 12 nov. 1516<br />

A f. 16r-v; B pp. 29-30; C p. 21.<br />

Il secondo e il terzo conservatore, Francesco Veteri e Giuliano Lotti, comunicano<br />

allo scriba senatus la nomina del secundus collateralis Curie Capitoline<br />

Bernardo de Sanctis da Rieti a nuovo capitaneus appellationum et nullitatum<br />

Urbis et prefate Curie.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni Capodiferro e il comestabilis domus [...]<br />

conservatorum Melchiorre.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 284.<br />

Com. B:<br />

Il comestabilis del Palazzo dei Conservatori, (per questo ufficio vedi Nr. 25 a, Com. A)<br />

menzionato come testimone, Melchiorre da Vitorchiano ottenne, a cavallo fra il 1522 e<br />

1523, l’officium carceris vulgariter nuncupatum “de le mosse” (v. Nr. 177).<br />

Nr. 27 21 nov. 1516<br />

A f. 16v; B p. 30; C p. 21.<br />

Decreto affinché le offerte per il riscatto (relutio) degli uffici del popolo<br />

romano dati in pegno a Bartolomeo Della Valle siano presentate fino al<br />

mercoledì successivo allo scriba senatus, per essere poi discusse il venerdì<br />

dal consiglio, che concederà gli uffici al miglior offerente. Finora l’unica<br />

offerta è stata fatta dal caporione di Colonna.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Caffarelli e Prospero Papazurri (de Mutis).<br />

Com. B:<br />

Il nome del caporione di Colonna non viene riportato. Dovrebbe però essere identificabile<br />

con il titolare della carica menzionato al Nr. 34, Marcantonio Crescenzi.<br />

Per Bartolomeo Della Valle vedi Com. A a Nr. 12.<br />

Nr. 27 a 21 nov. 1516<br />

A f. 16v; B p. 30; C p. 21.<br />

Decreto affinché i fratres Areceli non intervengano (interteneantur) nella questione<br />

(negotium) del convento di S. Lorenzo in Panisperna, finchè i conser-<br />

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100 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

vatori ed il priore dei caporioni non avranno parlato con il papa della regola<br />

(ordo et regimen) da applicare alle nuove monache destinate a S. Lorenzo.<br />

Com. A:<br />

I francescani osservanti di S. Maria in Aracoeli (fratres Areceli) erano interessati alla<br />

riforma del convento di S. Lorenzo in Panisperna, perché si trattava di un convento di<br />

clarisse (v. Nr. 35).<br />

Nr. 28 28 nov. 1516<br />

A f. 17r; B pp. 30-31; C p. 22.<br />

Decreto per rinviare al lunedì successivo la scadenza per la presentazione<br />

delle offerte per la relutio degli uffici dati in pegno a Bartolomeo Della<br />

Valle (v. Nr. 27), dopodiché verrà accettata la proposta più vantaggiosa.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Cerroni e Prospero Papazurri.<br />

Nr. 28 a 28 nov. 1516<br />

A f. 17r; B p. 31; C p. 22.<br />

Elezione di Bernardino Paloni (de Palonibus), caporione di Arenula, e di<br />

Alessandro Maddaleni Capodiferro (de Macdalenis de Capite ferreo), caporione<br />

di Pigna, per la redazione dell’ordinatio bussule, con cui deve essere<br />

designato il nuovo camerarius Ripe et Ripecte.<br />

Com. B:<br />

Bernardino Paloni nel 1516 era uno dei grascerii et commissarii rei frumentarie in<br />

Campo Flore o commissarii grascie grani alme Urbis: Cred. VI, t. 49, f. 37r (10 nov.<br />

1516), 36v (15 nov. 1516); cfr. ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 66, f. 168r. È menzionato nei<br />

Nuptiali di Marcantonio Altieri: Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, pp. 115*, 104.<br />

Nr. 29 1 dic. 1516<br />

A f. 17r-v; B p. 31; C p. 22.<br />

Decreto affinché Girolamo Castroni (de Castronibus) in nome dell’universitas<br />

mercatorum Ripe discuta con il delegato del comune Marcantonio Altieri<br />

la questione del camerarius Ripe et Ripecte in pieno rispetto dei capitula<br />

concordati tra il popolo romano e la detta universitas. La delega a Marcantonio<br />

Altieri viene fatta risalire ad un decreto consiliare (cui est data facultas<br />

ex consulto concordari super negocio camerarii Ripe et Ripecte).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Caffarelli e Lello Margani.<br />

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REGESTI<br />

101<br />

Com. A:<br />

I commercianti del porto fluviale di Ripa erano organizzati nell’universitas mercatorum<br />

Ripe. Come già l’anno precedente (v. Nr. 9 a) il possesso dell’ufficio del camerarius<br />

Ripe et Ripecte era conteso tra questi mercatores e il Comune (v. Nr. 32). Dopo la breve<br />

designazione di un candidato di transizione (v. Nr. 35 a) le due parti addivennero finalmente<br />

ad un compromesso (v. Nr. 36).<br />

Il decreto consiliare di delegare le trattative all’Altieri, al quale fa riferimento il testo,<br />

evidentemente non ci è stato trasmesso o era stato redatto prima del 1515.<br />

Nr. 30 3 dic. 1516<br />

A ff. 17v-18r; B pp. 32-33; C pp. 22-23.<br />

Offerta (oblatio) di Marcantonio Altieri per la relutio degli uffici dati in<br />

pegno a Bartolomeo Della Valle (v. Nr. 27), che è anche l’offerta più vantaggiosa<br />

tra quelle pervenute: l’Altieri chiede di percepire per due anni e<br />

mezzo i guadagni di tre uffici romani e precisamente quelli del prothonotariatus<br />

Curie Capitolii, del notarius Ripe e del mareschallus Ripe. Questi<br />

uffici devono essere messi all’asta il più presto possibile, affinché il ricavato<br />

sia devoluto all’Altieri.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 226.<br />

Com. A:<br />

Per l’ufficio del protonotario della Curia Capitolina vedi Nr. 30 b, Com. A. Il notarius<br />

Ripe affiancava il camerarius Ripe ed aveva il compito di tassare le merci d’importazione<br />

e di registrare tutti i movimenti finanziari legati alla dogana portuale: Lombardo, La<br />

dogana di Ripa e Ripetta, pp. 74, 93ss.; Palermo, Il porto di Roma, p. 175s. Il mareschallus<br />

Ripe occupava uno degli uffici di controllo del porto: ivi, p. 223.<br />

Nr. 30 a 3 dic. 1516<br />

A f. 18r; B p. 33; C p. 23.<br />

Promessa di Marcantonio Altieri di donare ogni anno, per l’intero periodo di<br />

validità del suo contratto, una coppa (nappum) di puro argento del valore di<br />

25 ducati al Palazzo dei Conservatori.<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Cerroni e Francesco Calvi.<br />

Nr. 30 b 3 dic. 1516<br />

A ff. 18r-20v; B pp. 33-37; C pp. 23-26.<br />

Contratto di pignoramento degli uffici romani a Marcantonio Altieri come<br />

depositarius fructuum pecuniarum et redituum omnium et singulorum infra-<br />

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102 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

scriptorum Romani populi officiorum: a partire dal 1° gennaio, i seguenti<br />

uffici, dati in pegno a Bartolomeo Della Valle, devono ritornare al popolo<br />

romano e precisamente quelli del depositarius generalis pecuniarum Camere<br />

Urbis, del depositarius pecuniarum gabelle studii, del protonotario della<br />

Curia Capitolii, del notaio dei porti di Ripa e Ripetta, del maresciallo dei<br />

detti porti, del loro mandatarius, dell’extimator transtrorum Ripe e di quello<br />

della bilancia (statera); l’Altieri si impegna a pagare a Della Valle per questi<br />

uffici 6088 ducati auri de Camera ad rationem decem juliorum pro quolibet<br />

ducato. L’Altieri ottiene per due anni e mezzo, con effetto a partire dal<br />

1° gennaio 1517, le entrate di tre dei detti uffici (e precisamente del protonotario<br />

della Curia Capitolii, del notaio di Ripa e Ripetta e del maresciallo<br />

dei detti porti) ed è nominato depositarius dei restanti uffici menzionati,<br />

nonché di quello del gabellarius maior, del notaio dei conservatori, del notaio<br />

e <strong>dello</strong> scriptor della Camera Urbis e dell’executor della Camera Urbis.<br />

Questi officia devono essere venduti all’asta ai conductores provvisti di garanzie<br />

bancarie (cum promissione banchi). Il contratto viene stipulato dal<br />

primo e secondo conservatore che agiscono anche a nome del loro collega<br />

Giuliano Lotti, assente.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Mario Mellini,<br />

i caporioni Giacomo domini Nicolai (Monti), Angelo Antonio Tasca (Tascha)<br />

(Trevi), Marcantonio Crescenzi (Colonna), <strong>Marco</strong> Picionus (Campo<br />

Marzio), Bernardino Vittori (de Victoriis) (S. Eustachio), Alessandro Maddaleni<br />

Capodiferro (Pigna), Nucciolus Tozzoli (de Tozolis) (S. Angelo), Lorenzo<br />

de Campolis (Trastevere).<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Prospero Papazurri e Gianangelo Pierleoni.<br />

Il notaio che ha redatto il documento: lo <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili (de<br />

Rutilis) con il collega notaio ed attuale caporione di Ponte, Andrea Carosi<br />

(de Carusis).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 226; Altieri, Li Baccanali, p. XXs.<br />

Com. A:<br />

Come depositarius fructuum pecuniarum et redituum omnium et singulorum infrascriptorum<br />

Romani populi officiorum, Marcantonio Altieri divenne il principale appaltatore di<br />

entrate del comune romano (v. l’introduzione supra, p. 61s.). Gli officia concessi in<br />

pegno a Marcantonio Altieri erano in assoluto i più importanti uffici comunali.<br />

Il depositarius generalis pecuniarum Camere Urbis teneva la contabilità delle entrate e<br />

delle uscite pubbliche. Il suo lavoro, almeno dal 1580, era revisionato dai conservatori e<br />

da due nobiles: Statuti del 1580, p. 144 De Officio Depositarii Populi Romani; Lombardo,<br />

La Camera Urbis, pp. 37, 62; Nussdorfer, pp. 88, 91; cfr. Com. A di Nr. 166 b.<br />

Il depositarius pecuniarum gabelle studii amministrava le entrate della gabella studii (v.<br />

Nr. 2). Il protonotario della Curia Capitolina era il notaio responsabile della cancelleria<br />

del tribunale del senatore (= Curia Capitolina); egli registrava i processi tenuti dal Senatore<br />

e dal capitaneus appellationum (v. Nr. 21): Franceschini, Gli archivi delle antiche<br />

magistrature, p. 14s.; Lori Sanfilippo, Constitutiones, p. 82s.<br />

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REGESTI<br />

103<br />

Le cariche di notaio e maresciallo di Ripa e Ripetta sono già state illustrate (v. Nr. 30).<br />

Il mandatarius di Ripa e Ripetta era il messo del tribunale del porto: Palermo, Il porto<br />

di Roma, p. 223.<br />

Per la carica di extimator transtrorum mancano informazioni precise; dovrebbe trattarsi,<br />

in base al significato della parola latina transtrum (“banco dei vogatori”), di uno dei<br />

funzionari che gestivano i punti d’approdo del porto (la parola doveva essere divenuta<br />

incomprensibile presto, perché se negli Statuti del 1519-1523, VI, f. 27r è ancora trascritta<br />

correttamente, nelle edizioni più tarde della Bolla di restituzione di Leone X<br />

(Dum singularem) il termine è corrotto invece in Transtyberorum (Fensoni) o transtiberinorum<br />

(Bullarium [Torino], p. 539). Gli uffici di gabellarius maior etc. vengono descritti<br />

altrove.<br />

Com. B:<br />

Il caporione Bernardino Vittori è menzionato come proprietario di una parte di un casale:<br />

Tomassetti, Della campagna romana, p. 57. Nel 1532 fu conservatore e collaborò<br />

alla nuova formulazione della normativa contro il lusso (v. commento a Nr. 91).<br />

Nucciolus Tozzoli è forse da identificare con Antonio Tozzoli, che nel 1513 fece parte<br />

della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241.<br />

Del notaio Andrea Carosi si sono conservati i protocolli notarili: ASR, Collegio dei<br />

Notai Capitolini, 498-501 (1473-1518).<br />

Nr. 31 9 dic. 1516<br />

A f. 20v; B pp. 37-38; C p. 26.<br />

Decreto per vendere al miglior offerente, in conformità alle disposizioni del<br />

predetto contratto (Nr. 30 b), gli uffici di mareschallus della Camera Urbis e<br />

di mandatarius Ripe nonché l’officium transtrorum Ripe e l’ufficio de statera<br />

Ripe et Urbis tramite una vendita all’asta pubblicamente annunciata. Il<br />

compratore non ha alcun diritto di abbassare, dopo la stipulazione del contratto,<br />

il prezzo concordato e deve dare banchum vel fideiussorem entro tre<br />

mesi.<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giovanni Pini e Ippolito Mattacci (de Matacis).<br />

Nota bibl.:<br />

Altieri, Li Baccanali, p. XXI.<br />

Com. A:<br />

Dal confronto con le cariche nominate al Nr. 30 b, sorprende che qui sia inserito nella<br />

disposizione l’ufficio di mareschallus della Camera Urbis (e non più di quello del maresciallo<br />

del porto). Nel 1513 l’ufficio fu dato in appalto a Ferdinando Ponzetti, allora<br />

chierico della Camera, per 2200 duc.: Altieri, Li Baccanali, p. 191. Dalla concessione di<br />

questo ufficio a Dominicus Pauli domini Angeli dopo la morte di Cristoforo condam<br />

Hieronymi domini Pauli emerge che la carica di maresciallo della Camera Urbis potrebbe<br />

essere identificata con quella di maresciallo (ossia executor) dei conservatori: ASC, Cam.<br />

Cap., Cred. VI, t. 49, f. 47r (8 mar. 1517) dove si legge Concessio officii Marescallatus<br />

Camere Urbis vel Conservatorum. I verbali consiliari invece distinguono ancora le due<br />

cariche (v. Nr. 40).<br />

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104 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 32 15 dic. 1516<br />

A ff. 20v-21r; B p. 38; C p. 26.<br />

Decreto per riscattare i debiti sull’ufficio del camerarius Ripe et Ripecte<br />

contratti con i mercatores Ripe et Ripecte e di trasferire le entrate di tale<br />

ufficio al depositarius pecuniarum. Precedentemente era fallito il tentativo<br />

di venire a un accordo diretto con i mercatores a proposito della scelta di<br />

un camerarius Ripe et Ripecte (« postquam mercatores Ripe et Ripecte nolunt<br />

concordari super creatione camerarii Ripe et Ripecte eiusdem cum officialibus<br />

romani populi »).<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Domenico Normanni ed Evangelista Maddaleni Capodiferro.<br />

Com. A:<br />

Da ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 39r (9 dic. 1516) risulta che al termine del<br />

mandato di Giovanni Agostino Giannelli i conservatori presentarono come candidati all’officium<br />

camerariatus Ripe et Ripette l’allora caporione di Arenula Bernardino Paloni<br />

e Lorenzo Crescenzi. È tuttavia in dubbio se uno di loro assunse l’incarico, perché nel<br />

gennaio 1517 dopo l’accordo tra il comune e i mercatores Ripe si pervenne ad una<br />

nuova elezione (v. Nr. 36). Lorenzo Crescenzi aveva detenuto già una volta questa carica<br />

nel 1515 (v. il commento a Nr. 11 a).<br />

Nr. 32 a 15 dic. 1516<br />

A f. 21r; B pp. 38-39; C pp. 26-27.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana ai due camerarii secreti<br />

di Leone X, Johannes Lazarus Serapica de Magistris e Baldassarre Piscia.<br />

Com. B:<br />

Le due nomine a cittadino romano sono registrate anche due volte in ASC, Cam. Cap.,<br />

Cred. VI, t. 49, f. 40r-v, ma datate 20 dic. 1516. Può essere quindi trascorso del tempo<br />

dal decreto al rilascio del privilegium citadinantie. I due camerari papali erano molto<br />

influenti e qui sono definiti cubicularii intimi del papa.<br />

Giovanni Lazzaro de Magistris dell’Aquila, detto Serapica (che in romanesco vuol dire<br />

zanzara, cfr. Cesareo, Pasquino, p. 172), inizialmente era stato guardiano di cani e falchi<br />

alla corte pontificia e dovette la sua carriera al favore di Leone X: Ferrajoli, Ruolo,<br />

pp. 12, 57 nota 3, 386 nota 1; Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément<br />

VII, p. 32; Hofmann, I, p. 161; II, pp. 121, 185; Frenz, p. 378; Bullard, Filippo Strozzi,<br />

p. 103 nota 38. Noto buffone di corte e parassita, il Serapica fu bersagliato da Aretino e<br />

da alcune pasquinate: Cesareo, Pasquino, pp. 171-185; Pasquinate romane, II, p. 1040<br />

(indice); Rossi, Pasquinate, pp. 134-136. Il Serapica, comunque, continuò a essere definito<br />

clericus Aquilanus (anziché clericus romanus): ASV, Arm. XL, 4, ff. 137r-139r<br />

(3 gen. 1520).<br />

Anche il ricco e colto Baldassarre Turrini di Pescia (de Piscia) era strettamente legato al<br />

papa Medici. Egli fu datario dal 1518 al 1521: Ferrajoli, Ruolo, ad indicem; Hofmann,<br />

II, pp. 102, 121, 196; Frenz, p. 294; H. Lilius, Villa Lante al Gianicolo. L’architettura e<br />

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REGESTI<br />

105<br />

la decorazione pittorica (Acta Instituti Romani Finlandiae X,1), Roma 1981; G. Stenius,<br />

Baldassarre Turini e le sue case romane (Opuscula Instituti Romani Finlandiae 1), Roma<br />

1981; Bullard, Filippo Strozzi, pp. 36, 101, 119; Cl. Conforti, Baldassare Turini. Funzionario<br />

mediceo e committente di architettura, in: Janiculum-Gianicolo. Storia, topografia,<br />

monumenti, leggende, dall’antichità al rinascimento, a cura di E. M. Steinby<br />

(Acta Instituti Romani Finlandiae 16), Roma 1996, pp. 189-198; Polverini Fosi, I mercanti<br />

fiorentini, p. 174; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 129*. Sorprende che il<br />

Turrini, ancora nel 1520, viene chiamato nullius diocesis anziché clericus romanus: ASV,<br />

Arm. XL, 4, ff. 159r-163r (22 set. 1520).<br />

Nr. 32 b 15 dic. 1516<br />

A f. 21r-v; B pp. 39-40; C p. 27.<br />

Contratto di appalto dell’officium transtrorum Ripe et Ripecte a Paolo Ricchedonne<br />

della durata di due anni e mezzo con inizio a partire dal 1° gennaio<br />

1517, conformemente al contratto stipulato con Marcantonio Altieri<br />

(v. Nr. 30 b). Paolo deve pagare annualmente a costui 44 ducati auri de<br />

Camera ad rationem decem juliorum pro ducato.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni Capodiferro e Domenico Normanni.<br />

Notaio del documento: Pietro Rutili.<br />

Nr. 32 c 15 dic. 1516<br />

A ff. 21v-22r; B pp. 40-41; C pp. 27-28.<br />

Contratto di appalto dell’ufficio di executor della Camera Urbis ad Alessio<br />

Capotosti (Capitis Tosti) della durata di un anno con inizio a partire dal 1°<br />

gennaio 1517, conformemente al contratto stipulato con Marcantonio Altieri<br />

(v. Nr. 30 b). Alessio deve pagare annualmente a costui 192 ducati auri de<br />

Camera ad rationem decem juliorum pro ducato.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni Capodiferro e Domenico Normanni.<br />

Notaio del documento: Pietro Rutili.<br />

Com. A:<br />

Come titolari dell’ufficio di executor Camere Urbis sono nominati nei verbali consiliari<br />

dopo Alessio Capotosti anche Antonio Gasparronus, Giacomo de Bucceis (v. Nr. 55) e<br />

Vespasiano (v. Nr. 78).<br />

Nr. 32 d 15 dic. 1516<br />

A f. 22r-v; B pp. 41-42; C p. 28-29.<br />

Contratto di appalto dell’officium mandatarii Ripe et Ripecte a Francesco<br />

Comestabile da Alatri della durata di due anni e mezzo con inizio a partire<br />

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106 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

dal 1° gennaio 1517, conformemente al contratto stipulato con Marcantonio<br />

Altieri (v. Nr. 30 b). Francesco deve pagare annualmente a costui 110 ducati<br />

auri de Camera ad rationem decem juliorum pro ducato.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni Capodiferro e Domenico Normanni.<br />

Notaio del documento: Pietro Rutili.<br />

Nr. 32 e 15 dic. 1516<br />

A ff. 22v-23r; B pp. 42-43; C p. 29.<br />

Contratto di appalto dell’officium statere ponderis Ripe et Urbis a Emiliano<br />

.. del rione Arenula della durata di un anno con inizio a partire dal 1°<br />

gennaio 1517, conformemente al contratto stipulato con Marcantonio Altieri<br />

(v. Nr. 30 b). Emiliano deve pagare annualmente a costui 295 ducati auri<br />

de Camera ad rationem decem juliorum pro ducato.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni Capodiferro e Domenico Normanni.<br />

Notaio del documento: Pietro Rutili.<br />

Nr. 33 22 dic. 1516<br />

A f. 23r-v; B p. 43; C pp. 29-30.<br />

Decreto di conferimento a Marcantonio Altieri per un anno dell’ufficio di<br />

depositarius gabelle studii che egli è disposto ad esercitare gratis.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Salomoni (Salamonius) ed Evangelista Maddaleni Capodiferro.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 226s.; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini,<br />

p. 178 (con citazione); Altieri, Li Baccanali, p. XXI, nota 41.<br />

Nr. 34 23 dic. 1516<br />

A f. 23v; B pp. 43-44; C p. 30.<br />

Decreto per affidare la verifica della administratio della gabella studii e<br />

della gestione di Bartolomeo al caporione di Colonna Marcantonio<br />

Crescenzi, al caporione di Arenula Bernardino Paloni (de Palonibus),<br />

a Marcantonio Altieri e a Francesco Caffarelli.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Simone de Bucchinis.<br />

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REGESTI<br />

107<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 227; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini,<br />

p. 178s. nota 36.<br />

Nr. 35* CONSERVATORI IN CARICA: GIAMBATTISTA MANCINI, MATTEO CASALI E<br />

LUCA PIERLEONI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: PIETRO ASTALLI.<br />

Com. B:<br />

Pietro Astalli fece testamento nel 1527: Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 86*.<br />

Matteo Casali era il fratello del noto poeta Battista Casali († 1525): vedi per quest’ultimo<br />

G. Ballistreri, Casali, Battista, DBI, vol. 21, Roma 1978, pp. 75-78.<br />

Leone X aveva concesso a Luca Pierleoni nel 1514 un incarico come docente ad lecturam<br />

Institutionum presso l’Università di Roma: Conte, I maestri, p. 3.<br />

Nr. 35 4 gen. 1517<br />

A ff. 23v-24r; B pp. 44-45; C pp. 30-31.<br />

Decreto per trasferire otto o nove moniales dal monastero di S. Cosimato<br />

(ex illis Sancti Gusmati), figlie di cittadini romani, a quello di S. Lorenzo in<br />

Panisperna. Il priore dei caporioni , Mario Salomoni e Bartolomeo<br />

Della Valle devono ringraziare Prospero Colonna, che ha manifestato<br />

tramite Bartolomeo Della Valle, anche a nome di tutta la sua casata<br />

(domus Columnensium), il suo appoggio al decreto volto a riorganizzare il<br />

monastero di S. Lorenzo in Panisperna.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Salomoni e Mario Cerroni.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 290.<br />

Com. A:<br />

Questa registrazione è da leggere in correlazione con il decreto Nr. 27 a. L’inclusione<br />

del famoso condottiero Prospero Colonna (F. Petrucci, Colonna Prospero, DBI, vol. 17,<br />

Roma 1982, pp. 418-426), in qualità, per così dire, di capofamiglia dei Colonna, nel<br />

processo decisionale si spiega probabilmente col fatto che il cardinale Jacopo Colonna<br />

(† 1318) nel 1308 era stato il fondatore del convento di clarisse nel monastero di S. Lorenzo<br />

in Panisperna. Le clarisse possedevano una sede anche a S. Cosimato che – diversamente<br />

dalle suore conventuali di S. Lorenzo – erano di stretta osservanza, tendenza che a<br />

Roma faceva capo al convento francescano di S. Maria dell’Aracoeli. E da S. Cosimato,<br />

nel 1517, vennero quattordici monache clarisse per riformare il convento di S. Lorenzo<br />

in Panisperna: Annales Minorum seu trium ordinum a S. Francisco institutorum, ed.<br />

L. Wadding, VI: 1301-1322, a cura di J. M. Fonseca, Ad Claras Aquas 1931, p. 371;<br />

XV: 1492-1515, a cura di J. M. Fonseca, Ad Claras Aquas 1933, p. 536; A. da Rocca di<br />

Papa, Memorie storiche della chiesa e monastero di S. Lorenzo in Panisperna, Roma<br />

1893, p. 13s.; su S. Lorenzo in Panisperna in generale cfr. Buchowiecki, II, pp. 286-<br />

02-Regesti.pmd 107<br />

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108 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

292; su S. Cosimato ivi, pp. 347-353; J. Barclay Lloyd, SS. Cosma e Damiano in Mica<br />

Aurea: architettura, storia e storiografia di un monastero romano soppresso, Roma 1998.<br />

Il consiglio tornava tre giorni dopo, cioè il 7 gennaio, ad occuparsi del monastero di<br />

S. Lorenzo in Panisperna, nominando quattro custodes: cfr. il decreto (non registrato nel<br />

Liber) in App. Nr. 2.<br />

Nr. 35 a 4 gen. 1517<br />

A f. 24r; B p. 45; C p. 31.<br />

Decreto di conferimento (deputatio) temporaneo al caporione Pierpaolo<br />

Veccia dell’ufficio del camerarius Ripe et Ripecte, la cui nuova assegnazione<br />

tramite bussula ha aperto un contenzioso tra comune e mercatores<br />

Ripe.<br />

Nr. 36 6 gen. 1517<br />

A ff. 24r-25r; B pp. 45-48; C pp. 31-32.<br />

Accordo (concordia) tra i vertici del comune (è assente il primo conservatore<br />

Giambattista Mancini per malattia) e l’universitas dei mercatores Ripe – rappresentati<br />

dai loro consules Paolo Battista de Marinis di Genova e Girolamo<br />

Castroni – sulla questione dell’assegnazione dell’incarico di camerarius Ripe<br />

et Ripecte. La competenza su questo ufficio è reclamata da entrambe le<br />

parti, laddove i mercatores Ripe si richiamano a littere di Giulio II concedenti<br />

loro l’assegnazione dell’incarico fino a quando il comune non avrà<br />

saldato un prestito da loro ricevuto. Si conviene sulla seguente procedura: i<br />

conservatori designano ogni tre anni 60 cittadini romani adatti a questo<br />

incarico, i cui nomi vengono comunicati ai mercatores, che, da parte loro,<br />

possono aggiungere ancora cinque o sei candidati. I mercatores scelgono a<br />

questo punto 16 nomi e li depongono in una bussula. Da questa, ogni sei<br />

mesi, sono estratti due nomi da presentare ai presidentes della Camera Apostolica<br />

o al papa. La loro decisione stabilisce il camerarius Ripe per sei<br />

mesi. Trascorsi tre anni, deve essere composta una nuova bussula, in cui<br />

coloro che già hanno detenuto l’incarico non possono più candidarsi. La<br />

bussula sive capsula viene tenuta sotto chiave in S. Maria in Aracoeli e le<br />

tre chiavi vengono divise fra i conservatori, il priore dei caporioni e i<br />

consules mercatorum.<br />

Tra i partecipanti all’accordo: i caporioni Francesco Valentini (Monti),<br />

Onofrio Tasca (Trevi), Agostino de Buccatiis (Boccacci) (Colonna), Prospero<br />

d’Acquasparta (Ponte), Mattia de Ambularia (Campitelli), Virgilio Rustici<br />

(S. Eustachio), Achille de Taris (S. Angelo).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il doctor utriusque iuris Angelo de Palatiis, il procurator<br />

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REGESTI<br />

109<br />

fiscalis camere Urbis Pietro Merili e i due fideles dei conservatori Cristoforo<br />

e Pietro, entrambi di Vitorchiano.<br />

Com. A:<br />

L’accordo tra il comune e i mercatores Ripe rese possibile, sei giorni dopo, l’estrazione<br />

di due nomi ex nova bussula per l’ufficio di camerarius Ripe et Ripette. I conservatori<br />

presentarono al papa entrambi i candidati, Mario Crescenzi e Angelo Gabrieli, perché<br />

potesse scegliere <strong>liber</strong>amente: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 43v (12 gen. 1517).<br />

L’esito però non è noto. Angelo Gabrieli era già stato una volta camerarius Ripe et<br />

Ripette quando, nel 1513, Leone X aveva approvato la sua elezione a tale carica, effettuata<br />

da parte dei mercatores Ripe et Ripette e confermata dai clerici Camere: ASV,<br />

Arm. XL, 2, f. 24r; ASV, Arm. XXXIX, 30, f. 43r-v (15 giu. 1513).<br />

Com. B:<br />

Fra i testimoni si trova Angelo de Palatiis che, nel 1513, fu nominato da Leone X iudex<br />

appellationum et nullitatum romani populi capitaneus e, nel 1522, risulta in romana<br />

curia causarum procurator: ASV, Arm. XL, vol. 2, f. 30 (13 giu. 1513); ASR, Collegio<br />

dei Notai Capitolini, 1504, f. 159v (18 feb. 1522).<br />

Christoforus Ciotti, citato tra i testimoni come uno dei fideles di Vitorchiano, era comestabilis<br />

dei conservatori e, nel corso della sua vita, fu anche titolare dell’officium carceris<br />

vulgariter nuncupatum “de le mosse” (v. Nr. 177). Ciò è provato dal conferimento<br />

di questo incarico dopo la sua morte: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 138r (non<br />

datato, ma presumibilmente tra il 25 set. 1522 e il 22 gen. 1523).<br />

Nr. 37 30 gen. 1517<br />

A f. 25r-v; B p. 48; C pp. 32-33.<br />

Decreto affinché i conservatori accettino un prestito di 500 ducati auri de<br />

Camera dal mercator e gabellarius gabelle studii in carica Giovanni Ardinghelli<br />

(de Ardingellis), che deve servire a pagare gli stipendi, da tempo in<br />

scadenza, dei docenti dell’università di Roma. Il rimborso è previsto in rate<br />

mensili di 8 ducati.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giovanni Bardella e Antonio Boccapaduli.<br />

Nota bibl.:<br />

Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 35s.; Rodocanachi, Le pontificat de Léon X,<br />

p. 227; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 179 (con citazione).<br />

Nr. 38 17 feb. 1517<br />

A ff. 25v-26r; B pp. 48-49; C p. 33.<br />

Decreto affinché, nonostante le lamentele di Giovanni Ardinghelli e dei conductores<br />

gabelle studii circa l’esenzione dalla gabella vini forensis et ginnasii<br />

del vino prodotto nei possedimenti romani, che genererebbe abusi, questo<br />

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110 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

privilegio dei romani continui a sussistere. Il vino destinato all’uso domestico<br />

è esente da tassazione; bisogna invece pagare quando il vino è venduto ad<br />

minutum nelle taverne.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: <strong>Marco</strong> de Insula e Domenico Normanni (Normandeus).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4581; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 179 (con citazione).<br />

Nr. 38 a 17 feb. 1517<br />

A f. 26r; B p. 49; C p. 33.<br />

Decreto di conferimento dell’ufficio di magister iustitiarius a Francesco de<br />

Guarneriis come successore del padre defunto Mario Oddone.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 214.<br />

Com. A:<br />

Sull’ufficio di magister iustitiarius cfr. Statuti del 1580, pp. 162-164 De Officio Magistrorum<br />

Iustitiariorum.<br />

Nr. 39 28 feb. 1517<br />

A f. 26r; B pp. 49-50; C p. 33.<br />

Decreto (con voto contrario del secondo conservatore Matteo Casali) per eleggere<br />

degli assistentes che consiglino i conservatori ed il priore dei caporioni;<br />

le loro facultates sono state fissate in capitula da Prospero Muti Papazurri.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Petri Mactei e Cola Jacovacci.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 282; Pavan, Il Comune romano, p. 99.<br />

Com. A:<br />

La designazione degli assistentes o consultores era già stata effettuata due anni prima<br />

(v. Nr. 4).<br />

Nr. 40 14 mar. 1517<br />

A f. 26v; B pp. 50-51; C p. 34.<br />

Decreto di vendita vita natural durante dell’ufficio di executor dominorum<br />

conservatorum. Il ricavato servirà al pagamento dei docenti dell’università,<br />

per i quali è stato accolto un prestito di 500 ducati auri (v. Nr. 37).<br />

02-Regesti.pmd 110<br />

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REGESTI<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Cerroni e Giacomo domini Nicolai.<br />

111<br />

Com. A:<br />

Il fatto che Rutili riassuma questo decreto in una sua nota autografa a margine come<br />

venditio officii mareschalli domus conservatorum ad vitam, permette di identificare l’ufficio<br />

di executor dei conservatori o del Palazzo dei Conservatori con quello del maresciallo<br />

(v. Nr. 31). Il compito principale dell’executor o maresciallo dei conservatori era<br />

secondo gli statuti del 1580 di riscuotere le pene pecuniarie dai condannati: Statuti del<br />

1580, p. 151s. De Officio Executoris Palatii Conservatorum, 203 De Mercede Marescalli,<br />

seu Executoris Palatii Conservatorum. La vendita dell’ufficio fu in seguito limitata<br />

nel tempo (v. Nr. 41). I verbali ne segnalano come titolari per gli anni successivi Giangiorgio<br />

Cesarini, Giovanni Stronconus e Girolamo Gigli.<br />

Nr. 40 a 14 mar. 1517<br />

A f. 26v; B p. 51; C p. 34.<br />

Decreto per appaltare l’ufficio di notaio e scriptor della Camera Urbis, per<br />

ora della durata di un solo anno e con chiare condizioni di pagamento, onde<br />

prevenire abusi.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 189 nota 2.<br />

Nr. 41 26 apr. 1517<br />

A ff. 26v-27r; B p. 51; C p. 34.<br />

Decreto per revocare la de<strong>liber</strong>a del 14 marzo 1517 (v. Nr. 40), in modo da<br />

non dare più in appalto l’ufficio di executor dominorum conservatorum vita<br />

natural durante, ma solo per un anno a Giangiorgio Cesarini. Tra l’altro si<br />

stabilisce di escludere la possibilità di dare le dimissioni dall’incarico in<br />

favore di un altro. Quanto agli obblighi di pagamento nei riguardi dei docenti<br />

dell’università, si osserva che, in base ai calcoli del notarius studii<br />

dell’università, Andrea Jacovacci, oltre ai già detti 500 ducati auri (v. Nr. 37),<br />

bisogna reperirne ancora 338.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: l’avvocato concistoriale Antonio Leoni (de Leonibus) e Mario<br />

Salomoni, entrambi legum doctores.<br />

Com. B:<br />

Giangiorgio Cesarini († 1532) prestò giuramento in occasione della pax romana (1511):<br />

Gennaro, Pax, p. 55. Il confallonier degnissimo era imparentato con Marcantonio Altieri, che<br />

utilizzò le sue nozze con Marzia, la figlia di Guido Sforza Santafiore, come spunto per Li<br />

Nuptiali, la sua opera sulle usanze matrimoniali dell’aristocrazia romana: Altieri, Li Nuptiali,<br />

Indice ragionato, p. 96*; Altieri, Li Baccanali, p. 65s. nota 9, 97 (qui la citazione).<br />

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112 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Andrea Jacovacci è da identificare con l’omonimo futuro vescovo di Lucera e vicario in<br />

spiritualibus di Roma, fratello del cardinale Domenico: Rehberg, L’affluenza di ordinandi,<br />

pp. 202, 214s.<br />

Nr. 41 a<br />

A f. 27r; B p. 52; C p. 34.<br />

Decreto (non registrato completamente) concernente la successione nell’incarico<br />

di extraordinarius maior, che, a causa della morte di Pietro Mattuzzi,<br />

è vacante. Il suo erede Aloisius Mattuzzi manifesta il suo interesse per l’ufficio<br />

ed esibisce delle patentes litteras camerales che documentano come la<br />

Camera Apostolica si sia indebitata col defunto e con i suoi eredi per 3000<br />

ducati, e per tale motivo aveva conferito il detto incarico a Pietro.<br />

Nota crit.:<br />

In A e B dopo questa registrazione sono state lasciate vuote alcune righe, evidentemente<br />

per avere lo spazio per una integrazione (v. sotto); in C essa termina a piè di pagina.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 228.<br />

Com. A:<br />

Il giorno dopo la seduta, i conservatori eseguirono il decreto approvato in nostro publico<br />

consilio e nominarono Aloisius Mattuzzi successore di suo padre Pietro per l’ufficio di<br />

extraordinarius maior. La nomina è legata alla clausola che il Mattuzzi avrebbe restituito<br />

l’ufficio qualora il comune gli avesse pagato i 3000 ducati dovuti, prout in dicto decreto<br />

manu domini Petri Rutilis unius ex duobus scribis sacri senatus de eo rogati plenius continetur:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 48v (27 apr. 1517). Questa aggiunta lascia<br />

intendere che Rutili voleva registrare esplicitamente tale condizione nei suoi verbali e perciò<br />

lasciò uno spazio <strong>liber</strong>o sul manoscritto (v. sopra). Non è senza interesse che il Mattuzzi<br />

nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241.<br />

Nel 1518 egli, insieme a Raffaele Casali, era guardiano della confraternita del SS. Salvatore:<br />

Esposito, La prima rilevazione, p. 71 nota 88. Per i complessi retroscena del passaggio,<br />

avvenuto sotto Alessandro VI, dell’ufficio di extraordinarius maior da Prospero Santacroce<br />

a Pietro Mattuzzi cfr. ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 56, ff. 13r-14r (20 ott. 1503).<br />

Nr. 42 10 mag. 1517<br />

A f. 27r-v; B pp. 52-53; C p. 35.<br />

Decreto per concedere a Francesco Fabi il salarium da executor domus dominorum<br />

conservatorum, ammontante a 4 ducati auri, corrispondenti ad uno<br />

stipendio mensile di 10 julii. Francesco Fabi aveva presentato ripetutamente<br />

reclamo, in quanto egli doveva ricevere, come ricompensa per l’officium<br />

stradiotorum da lui acquistato, l’officium notarii domus conservatorum, di<br />

cui non era mai entrato in possesso.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Prospero Muti Papazurri e Mario Cerroni.<br />

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REGESTI<br />

113<br />

Com. A:<br />

L’officium stradiotorum menzionato nel decreto corrisponde all’ufficio dei notarii<br />

Curiae Romanae, il cui collegio era stato fondato da Sisto IV nel 1483 e il cui<br />

compito era, tra altro, di impedire la dispersione degli atti rogati dai numerosi notai<br />

– spesso stranieri – operanti nell’ambito della Curia. Il cronista Infessura menziona<br />

quelli che acquistarono i nuovi uffici venali creati da Sisto IV, « qui, Scytharum vocabulo,<br />

denominabuntur stradioti, ianiceri et mamalucchi »: Infessura, Diario della città, ed.<br />

Tommasini, pp. 131, 156 (qui la citazione), 177. Poiché già nell’anno successivo Innocenzo<br />

VIII abolì il collegio del suo predecessore, gli acquirenti – fra cui il Fabi –<br />

dovettero essere risarciti dalla Camera Apostolica. Questa operazione durò decenni,<br />

mentre l’ufficio dei notarii ossia scriptores Archivii Romanae Curiae nel 1507 finalmente<br />

fu creato da Giulio II: von Hofmann, pp. 150-152 (vedi l’ulteriore bibliografia<br />

nel commento a Nr. 103 punto 7).<br />

Nr. 43 10 giu. 1517<br />

A ff. 27v-28r; B pp. 53-54; C p. 35.<br />

Decreto – conseguente alla protesta del depositarius pecuniarum fructuum<br />

officiorum omnium romani populi Marcantonio Altieri – affinché i vertici<br />

municipali insistano decisamente con il papa che il depositarius generalis<br />

Bartolomeo Della Valle paghi i salaria officialium dovuti ai conductores<br />

degli uffici. Come risulta dall’istanza, il Della Valle aveva rifiutato mandata<br />

corrispondenti emessi dai conservatori richiamandosi ad un mandato orale<br />

del papa (mandatum vive vocis oraculo pontificis) e ad un motuproprio a<br />

suo favore. Il decreto parla di revisori dei conti dell’Altieri (illis, quibus erit<br />

data facultas revidendi computa depositariatus prefati domini Marciantonii<br />

depositarii), il quale – come anche i conductores – non deve in alcun modo<br />

essere molestato.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Cerroni e Antonio Boccapaduli.<br />

Nota crit.:<br />

Per la migliore comprensione di questa de<strong>liber</strong>a riportiamo qui la nota a margine: Quibus<br />

modis per scyndicos revideantur computa depositario pecuniarum fructuum officiorum<br />

romani populi.<br />

Nr. 43 a 10 giu. 1517<br />

A f. 28r; B p. 54; C p. 35.<br />

Decreto per far esaminare le uscite e le entrate di Bartolomeo Della Valle<br />

nella sua qualità di depositarius gabelle studii dallo iuris utriusque doctor et<br />

advocatus consistorialis Battista Paolini, da Mariano Astalli, Alessandro<br />

Maddaleni Capodiferro, Andrea Jacovacci e dallo <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili.<br />

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114 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota bibl.:<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 179.<br />

Com. B:<br />

Mariano (di Giovanni) Astalli († 1518) era un personaggio importante della vita pubblica<br />

romana. Egli prestò giuramento in occasione della pax romana (1511) ed è documentato<br />

nel 1513 come camerario comunale: Gennaro, Pax, p. 54; Altieri, Li Baccanali,<br />

p. 105s. nota 51. Nel 1512 Astalli aveva fatto parte della commissione cittadina<br />

incaricata della stesura delle leggi suntuarie poi sottoposte a Giulio II (vedi il commento<br />

a Nr. 91): Esposito, La normativa suntuaria, p. 166.<br />

Nr. 43 b 10 giu. 1517<br />

A f. 28r; B pp. 54-55; C p. 36.<br />

Decreto per soddisfare il più velocemente possibile i diritti dei docenti dell’università,<br />

che attendono i loro stipendi, nel modo più vantaggioso per il<br />

comune.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni Capodiferro, Prospero Muti Papazurri<br />

e Mario Cerroni.<br />

Nr. 44* CONSERVATORI IN CARICA: IL DOCTOR UTRIUSQUE IURIS E PROCURATOR FISCI<br />

PAPALE MARIO DE PERUSCHIS, FRANCESCO NOVELLI E GIROLAMO RUFINI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: BERNARDINO DEL BUFALO (DE BUBALIS).<br />

Nota crit.:<br />

Rutili inverte le registrazioni del 9 (Nr. 44) e del 10 giugno 1517 (Nr. 43) e sbaglia la<br />

posizione dell’indicazione (in maiuscolo) dei nuovi conservatori, da anticipare infatti a<br />

prima di Nr. 43. Manteniamo tuttavia tale ordine per i nostri regesti.<br />

Com. B:<br />

Mario Peruschi († 1528) era dal 1513 procurator generalis fisci Camere Apostolice e<br />

pertanto il più importante avvocato della Camera. In qualunque momento poteva intentare<br />

un processo, soprattutto per questioni fiscali. In qualità di accusatore, insieme ad altri,<br />

prese parte ai processi contro Martin Lutero e contro i cospiratori capeggiati dal cardinale<br />

Pandolfo Petrucci: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 63, ff. 22v-23r (30 mar. 1513); Pastor, IV/1,<br />

ad indicem; Hofmann, II, p. 95; Ferrajoli, La congiura, pp. 181-189; Frenz, p. 405; Del<br />

Re, La Curia Romana, p. 302s. (sulle funzioni del procuratore fiscale della Camera);<br />

Altieri, Li Baccanali, p. 397 nota 18; Schuchard - Schulz, Thomas Giese, p. 39s.; Lowe,<br />

An Alternative Account, passim. Per la sua irriducibilità e le condanne a morte inflitte fu<br />

bersaglio di aspre critiche in alcune pasquinate: Cesareo, Pasquino, p. 111s. La presenza<br />

di una tale personalità tra i conservatori è segno che il papato sperava di esercitare un<br />

influenza sempre maggiore sul comune. Durante il Sacco del 1527 Mario e la sua famiglia<br />

subirono gravi danni: Piergentili - Venditti, Scorribande, pp. 96-100.<br />

Sia Francesco Novelli che Girolamo Rufini nel 1513 fecero parte della cana nobilitas<br />

Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241. Nella sua casa, nel rione Campitelli<br />

presso S. <strong>Marco</strong>, il causidicus (avvocato) Francesco Novelli conservava una collezione<br />

di antichità: Magister, Censimento, p. 177. Per qualche atto notarile da lui redatto si<br />

vedano ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1905 e 1906.<br />

02-Regesti.pmd 114<br />

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REGESTI<br />

115<br />

Nr. 44 9 giu. 1517<br />

A f. 28v; B p. 55; C p. 36.<br />

Decreto per vendere ai migliori offerenti, velocemente e in maniera conforme<br />

al ritus Camere Apostolice, omnia officia che in occasione del conferimento<br />

della cittadinanza romana a Giuliano de’ Medici erano stati dati in<br />

pegno a Bartolomeo Della Valle e che ora sono a beneficio di Marcantonio<br />

Altieri.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Antonio Boccapaduli e Giacomo Boccabella.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. I, vol. 7, f. 1r (estratto).<br />

Com. A:<br />

In merito ai dispendiosi festeggiamenti in occasione del conferimento della cittadinanza<br />

romana a Giuliano de’ Medici v. il commento al Nr. 6.<br />

Nr. 45 8 ago. 1517<br />

A ff. 28v-29r; B p. 56; C pp. 36-37.<br />

Decreto (per bussulam et fabas) affinché si dia in pegno l’ordinarium salarium<br />

dell’ufficio di depositarius gabelle studii per due anni a causa del<br />

fabbisogno di 1000 ducati auri necessari, per via delle insufficienti entrate<br />

della gabella studii, per il pagamento dei docenti dell’università (ginnasium).<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni Capodiferro e Evangelista Boccapaduli.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 227; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini,<br />

p. 179.<br />

Nr. 45 a 8 ago. 1517<br />

A f. 29r-v; B pp. 56-57; C p. 37.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana al camerarius secretus<br />

papale Alexander condam Guidonis de Lechamis clericus Laudensis, al clericus<br />

Panormitanus e secretarius del cardinale de’ Medici Gian<br />

Matteo Franchi de Gibertis, al chierico fiorentino e accolito papale Carolo<br />

Zanobi degl’Albizzi, ai due medici personali del papa doctor Ferdinando da<br />

Palermo e Giacomo di Bartolomeo da Brescia (de Brisia), a Innocenzo Boccherini<br />

da Amelia nonché a Matteo Lucchesini.<br />

02-Regesti.pmd 115<br />

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116 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Com. B:<br />

Giulio de’ Medici era stato fatto cardinale nel 1513 e divenne papa il 19 novembre<br />

1523 col nome di Clemente VII: Eubel - van Gulik, p. 14. Per il suo pontificato vedi<br />

anche Com. B a Nr. 189.<br />

Alessandro Leccami (Alexander de Lechamis) di Lodi fu nominato secretarius apostolicus<br />

nel gennaio 1524: ASV, Reg. Lat. 1424, ff. 104r-105r (18 gen. 1524); Ferrajoli,<br />

Ruolo, p. 477 nota 6; Frenz, p. 71; Hofmann, II, p. 121. Residente nel rione Ponte, nel<br />

censimento del 1527, è elencato con 12 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 3279.<br />

Giovanni Matteo Giberti (Franchi de Gibertis) di Palermo (1495-1543) era giunto a<br />

Roma nel 1517 al seguito del cardinale Giulio de’ Medici. Quando il cardinale divenne<br />

nello stesso anno vicecancelliere, lo incaricò del disbrigo della sua corrispondenza diplomatica.<br />

L’acquisto della cittadinanza romana servì certamente anche per un accesso<br />

facilitato ai benefici ecclesiastici a Roma, visto che il Giberti, già vescovo di Verona,<br />

nel 1525, ottenne la parrocchia vacante di S. Biagio de Tinta nel rione Ponte: ASV,<br />

Reg. Lat. 1479, ff. 92v-94r (6 ott. 1525); Gregorovius, Alcuni cenni, p. 14s. (l’atto qui<br />

descritto dell’assunzione della cittadinanza romana non è datato; Gregorovius lo fa partire<br />

però dal 5 ago. 1517); Frenz, p. 374; A. Prosperi, Tra evangelismo e controriforma,<br />

G. M. Giberti (1495-1543), Roma 1969, p. 13; A. Turchini, Giberti, Gian Matteo, DBI,<br />

vol. 54, Roma 2000, pp. 623-628, qui 624.<br />

Carlo Zanobi degl’Albizzi aveva già goduto del favore di Giulio II, e anche Leone X si<br />

dimostrò molto legato agli Albizzi, che d’altra parte avevano contribuito alla restaurazione<br />

dei Medici a Firenze: Ferrajoli, Ruolo, p. 531; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini,<br />

p. 174 nota 19.<br />

Giacomo/Jacopo di Bartolomeo da Brescia viene ricordato come medicus et familiaris<br />

del papa: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 65, f. 43v (non datato, ma sicuramente del 1515);<br />

Marini, Archiatri, I, p. 317ss.; Frommel, Palastbau, ad indicem. Residente nel rione<br />

Parione, nel censimento del 1527, è elencato con 6 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 4590.<br />

Il familiaris papale e clericus Amerinus (proveniente da Amelia, in Umbria) Innocenzo<br />

Boccarini (Bocarinus) era scriptor archivii romane curie dal 1507. La cittadinanza romana<br />

servì anche a lui per l’acquisto di benefici, dato che godeva dal 1515 in poi<br />

dell’aspettativa ad una pensio a S. Giovanni in Laterano nonché un canonicato a S. Eustachio:<br />

ASC, Arch. Urb., sez. LXVI, Istrumenti, vol. 20, f. 16r (24 nov. 1512); ASV, Reg.<br />

Vat. 1085, ff. 23r-25r (14 dic. 1517); 1218, ff. 65v-67r (31 ago. 1522); Frenz, p. 360.<br />

Residente nel rione S. Eustachio, nel censimento del 1527, è elencato con 5 “bocche”:<br />

Lee, Descriptio, nr. 6950. La sua citadantia è menzionata anche in ASC, Cam. Cap.,<br />

Cred. VI, t. 49, f. 53v (senza data).<br />

Nr. 46 2 set. 1517<br />

A f. 29v; B pp. 57-58; C pp. 37-38.<br />

Decreto affinché i conservatori chiedano al papa di nominare uditore presso<br />

la Rota uno ex doctoribus romanis come successore del romano Domenico<br />

Jacovacci, elevato al rango di cardinale. Anche il posto presso la Rota che<br />

era stato di .. Campege, anch’egli diventato cardinale, deve essere nuovamente<br />

assegnato.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

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REGESTI<br />

117<br />

Testimoni: Prospero Muti Papazurri ed Evangelista Maddaleni Capodiferro.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 289; Lanciani, I, p. 268.<br />

Com. A:<br />

Il desiderio del consiglio, che un romano succedesse a Domenico Jacovacci nell’ufficio<br />

di uditore della Rota, non fu esaudito. La carica fu assunta infatti dal milanese Corrado<br />

Manlius: Cerchiari, II, p. 88; Hoberg, Die Amtsdaten, pp. 47, 69.<br />

Com. B:<br />

Lorenzo Campeggi († 1539), originario di Bologna, e il romano Domenico Jacovacci<br />

(† 1528) furono creati cardinali nello stesso concistorio, il 1° luglio 1517: Eubel - van<br />

Gulik, p. 16; R. Becker, Jacovacci, Domenico, DBI, vol. 62, Roma 2004, pp. 111-116.<br />

Su Lorenzo Campeggi vedi anche S. Skalweit, Campeggi, Lorenzo, DBI, vol. 17, Roma<br />

1974, pp. 454-461. Per i contatti del Jacovacci con i Colonna si rinvia a Serio, Una<br />

gloriosa sconfitta, ad indicem.<br />

Nr. 46 a 2 set. 1517<br />

A ff. 29v-30r; B p. 58; C p. 38.<br />

Decreto affinché sia impedito, ricorrendo alle iurisdictiones accordate dal<br />

papa, che i commissarii frumentariorum siano sottratti alla giurisdizione dei<br />

conservatori a favore della Camera Apostolica. I commissari disobbedienti<br />

devono essere deposti.<br />

Nota bibl.:<br />

Pastura Ruggiero, Lo Stato, p. 27 nota 26.<br />

Com. A:<br />

I romani dovettero reclamare continuamente per evitare che la giurisdizione concessa ai<br />

conservatori dal papa non fosse compromessa dalle sempre più vaste competenze della Camera<br />

Apostolica e dei suoi presidentes. A queste pressioni erano particolarmente esposti i<br />

commissari comunali (nominati dai conservatori) che, richiamandosi ad un’antica tradizione,<br />

erano preposti a Roma all’approvvigionamento di frumento (commissarii frumentariorum<br />

ossia grascerii et commissarii rei frumentarie [in Campo Flore]): vedi le loro nomine registrate<br />

in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, ff. 36v (15 nov. 1516), 37r (10 nov. 1516), 38v<br />

(senza data, ma antecedente al 9 dic. 1516). Inevitabilmente finivano per entrare in conflitto<br />

con i commissarii dell’Annona della Camera Apostolica, operanti nello stesso ambito. I commissarii<br />

frumentariorum comunali agivano soltanto in territorio romano ovvero il mercato<br />

alimentare di Campo de’ Fiori. Cfr. a proposito del mercato di Campo de’ Fiori Modigliani,<br />

Mercati, p. 194ss. In generale sul tribunale dei conservatori cfr. il commento al Nr. 2.<br />

Nr. 46 b 2 set. 1517<br />

A f. 30r; B pp. 58-59; C p. 38.<br />

Decreto per divulgare tra nobili e curiali, attraverso copie di pergamena<br />

(copie in carta pergamena) da affiggere presso il Palazzo dei Conservatori e<br />

02-Regesti.pmd 117<br />

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118 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

la Cancelleria (in Cancellaria Apostolica), la bolla papale incoraggiante i<br />

curiales a costruire case a Roma. Su proposta del primo conservatore era<br />

stata anche presa in considerazione la possibilità che la bolla venisse stampata<br />

(imprimatur), qualora ciò non fosse stato troppo costoso.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, pp. 199, 413 doc. XLVIII (trascrizione); Id., La<br />

trasformazione di Roma, p. 47.<br />

Com. A:<br />

Per spingere i curiali provenienti da fuori città ad investire nell’edilizia residenziale<br />

romana, i papi aprirono loro la possibilità di lasciare in eredità i beni e soprattutto gli<br />

immobili acquistati, invece di farli ricadere nel diritto di spoliazione (ius spolii) della<br />

Camera Apostolica. In particolare le leggi sull’edilizia di Sisto IV furono tra i “motori<br />

principali del nuovo sviluppo urbano della città” (Partner). Anche Leone X seguì questo<br />

esempio con due costituzioni, entrambe datate 2 nov. 1516: 1) Statuti del 1519-1523, VI,<br />

ff. 34r-39r; Fensoni, Annotationes, p. 684-688 (Leonis decimi litterae facultatis testandi<br />

de rebus aedificatis, seu etiam emptis in Urbe, etiam in favorem incapacium, nec non &<br />

Iuris congrui) e 2) ASV, Reg. Vat. 1095, ff. 182r-189r, ed. Bullarium Romanum, III/3,<br />

pp. 427-430 doc. 20, Bullarium (Torino), V, pp. 655-658 (Confirmatio & extensio jurisdictionis<br />

S. R. E. camerarii & magistrorum viarum Almae Urbis & declaratio circa<br />

appellationes ab eorum sententiis interponendas. Sequitur extensio dictae bullae: 10 gen.<br />

1519); Rodocanachi, La trasformazione di Roma, p. 47; Partner, Il mondo della curia,<br />

p. 210s. (citazione: 211); Id., The Pope’s Men, p. 166s.; Id., Finanze e urbanistica, p. 66;<br />

Tafuri, “Roma instaurata”; Lowe, A Florentine Prelate’s Real Estate in Rome; Vaquero<br />

Piñeiro, A proposito del reddito immobiliare; Id., Una città da cambiare. Nel 1523 vi<br />

furono proteste contro nuovi abusi da parte di papa Adriano VI sui beni dei curiali,<br />

abusi contro cui era stata emanata la bulla curialium di Leone X (v. Nr. 185 a).<br />

Nr. 47 12 set. 1517<br />

A f. 30r-v; B pp. 59-60; C pp. 38-39.<br />

Decreto per nominare una commissione composta da otto cittadini a difesa<br />

della iurisdictio dei conservatori, minacciata dal fatto che nei giorni precedenti<br />

i fornarii e i loro consules hanno ottenuto dai clerici e presidentes<br />

della Camera Apostolica patentes littere con ordinationes, sicchè, per esempio,<br />

possono pesare il grano prima che venga macinato e due fornai sono<br />

autorizzati a produrre pane minoris ponderis.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3221; Pastura Ruggiero, Lo Stato, p. 27 nota 27.<br />

Com. A:<br />

Le patentes littere in questione con ordinationes da parte dei clerici e dei presidentes<br />

della Camera Apostolica, indirizzate ai fornai, probabilmente non si sono conservate. Ci<br />

è pervenuto invece un mandato, con cui il cardinale camerlengo (formalmente Raffaele<br />

Riario, in realtà il cardinale Armellini) il 24 agosto 1517 obbligava i fornai a far macinare<br />

ai mugnai della città frumento per un peso di 550 libre a sacco, a contrassegnare i<br />

sacchi di cereali e a produrre la cacchiata panis (v. Nr. 103) con un peso di 54 uncie<br />

02-Regesti.pmd 118<br />

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REGESTI<br />

119<br />

(= 4,5 libbre = ca. 1,5 kg), se calda, e di 52 uncie, se fredda: ASV, Cam. Ap., Div.<br />

Cam. 66, ff. 82v-83r; Martini, Arti, ad indicem (con informazioni sugli statuti dei<br />

molendinarii del 1496); Lori Sanfilippo, La Roma dei romani, p. 320ss., in particolare<br />

330ss. Il comune difendeva più gli interessi dei fornai che quelli dei mugnai. Così i<br />

conservatori prescrissero in un testo diretto all’universitas artis panatheriorum sive<br />

pistorum Urbis, che i mugnai, che erano sospettati di negligenza per quanto riguardava<br />

la lavorazione del frumento da macinare, non dovessero mescolare più di 32 uncie di<br />

crusca (furfur) in 10 libre di farina: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 28v (17 mag.<br />

1516). Cfr. sulla corporazione dei fornai in generale a Roma, Martini, Arti, ad indicem;<br />

Lori Sanfilippo, La Roma dei romani, p. 332ss.<br />

Nr. 47 a 12 set. 1517<br />

A f. 30v; B p. 60; C p. 39.<br />

Decreto (non registrato completamente) relativo al desiderio del cardinale<br />

Jacovacci di ottenere dal comune una parte del giardino dell’università (viridalis<br />

ginnasii).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Marcantonio Altieri e Girolamo Pichi.<br />

Nota crit.:<br />

In tutti e tre i manoscritti è stato lasciato uno spazio <strong>liber</strong>o per un’integrazione.<br />

Com. A:<br />

Accanto all’edificio della Sapienza si trovava un tempo via dei Jacovacci, che oggi si<br />

chiama via degli Staderai. Sui luoghi che circondavano l’edificio universitario cfr. innanzitutto<br />

Bedon, La fabbrica della Sapienza (con fig. 59 per il tracciato originario di<br />

questa strada).<br />

Nr. 48 25 set. 1517<br />

A ff. 30v-31r; B pp. 60-61; C pp. 39-40.<br />

Decreto per inviare il primo conservatore assieme a due cives dal papa, in<br />

primo luogo, per discutere del rotulus lectorum ginnasii alme Urbis, voluto<br />

dal papa, che eccede le possibilità delle insufficienti entrate della gabella<br />

studii; e in secondo luogo, del fatto che nei giorni passati sono stati arrestati,<br />

per ordine del cardinale Armellini, i consules fornariorum, in quanto costoro<br />

non avevano più diviso settimanalmente – come vuole un ordine del<br />

cardinale, dannoso per l’approvvigionamento di cereali di Roma – le granaglie<br />

ad rationem juliorum decem et octo pro rubro quolibet tra i membri<br />

della corporazione (inter universitatem pistorum). I costi di questo viaggio<br />

saranno sostenuti dai pagamenti di Lello Margani e dei suoi socii, già appaltatori<br />

degli uffici del notaio e <strong>dello</strong> scriptor della Camera Urbis.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Prospero Muti Papazurri e Luca Mutianus.<br />

02-Regesti.pmd 119<br />

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120 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota bibl.:<br />

Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 36; Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 228;<br />

Pavan, Il Comune romano, p. 98 (con citazione); Polverini Fosi, I mercanti fiorentini,<br />

p. 179; Pastura Ruggiero, Lo Stato, p. 27 nota 27.<br />

Com. A:<br />

Per alleggerire il sovrabbondante apparato universitario (v. Nr. 12), i consiglieri cercavano<br />

di pervenire ad una riduzione del corpo docente. Sull’usanza di riassumere i<br />

nomi dei docenti dell’università in un rotulus lectorum ginnasii alme Urbis, cfr.<br />

Conte, I maestri (il più antico rotolo conservato risale al 1539, il famoso rotolo del<br />

1514 invece non è più disponibile nella versione originale, ma solo in un’edizione<br />

del XVIII secolo).<br />

Com. B:<br />

Leone X aveva fatto cardinale Francesco Armellini (1470-1528) il 1° luglio 1517. Nello<br />

stesso mese egli succedette de facto a Raffaele Riario nell’ufficio di cardinale camerlengo<br />

(luglio 1517), sebbene il Riario rimanesse formalmente il titolare della carica fino<br />

alla sua morte nel 1521. Il Riario, essendo stato coinvolto nella fallita congiura del<br />

cardinale Petrucci, era caduto in disgrazia. Le dure disposizioni prese dall’Armellini<br />

contro i macellai e gli osti romani si spiegano, secondo De Caro, con il fatto che lui<br />

stesso possedeva una “catena di macellerie e taverne”, che mirava a favorire. Oltre ad<br />

essere famoso per la sua avidità, il prelato seppe con abilità rintracciare nuove fonti di<br />

finanziamento per i papi Medici, sempre a corto di soldi (v. per esempio Nr. 123):<br />

Eubel - van Gulik, p. 16; De Caro, Armellini Medici; Partner, Renaissance Rome, p. 70.<br />

Il cardinale Armellini fu spesso nel mirino di aspre “pasquinate”: Cesareo, Pasquino,<br />

pp. 115-130; Pasquinate romane, II, ad indicem.<br />

Nr. 49 28 set. 1517<br />

A f. 31r; B pp. 61-62; C p. 40.<br />

Decreto per introdurre una nova gabella super farina pistorum per pagare<br />

i salaria degli officiales cittadini. Tale passo corrisponde alla volontà del<br />

papa, che in seguito alla guerra contro il duca di Urbino Francesco Maria<br />

non può più sostenere questi pagamenti. Prima però devono essere consultati<br />

due computiste (revisori dei conti) per non gravare oltre misura sui<br />

fornai.<br />

Testimoni: Alessandro Maddaleni e <strong>Marco</strong> Aurelio Grifoni.<br />

Com. A:<br />

In merito all’introduzione della gabella farine cfr. Nr. 52s.<br />

La guerra per il controllo di Urbino si era accesa allorchè Leone X, il 14 marzo 1516,<br />

aveva deposto come ribelle Francesco Maria Della Rovere e trasferito il ducato di<br />

Urbino a suo nipote Lorenzo de’ Medici. Il conflitto terminò dopo otto mesi con la<br />

sconfitta del papa ed il ritorno del Della Rovere nel suo territorio. Nonostante la sua<br />

durata limitata la guerra produsse una spesa enorme, pari a 800.000 ducati, che fu<br />

possibile sostenere solo grazie a un prestito accordato al papa dai banchieri fiorentini e<br />

da altri operatori: M. Pellegrini, Leone X, in: Enciclopedia dei Papi, III, Roma 2000,<br />

pp. 53, 61; Stephens, The Fall of the Florentine Republic, p. 131; Gattoni, Leone X,<br />

pp. 155-186.<br />

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REGESTI<br />

121<br />

Nr. 50* CONSERVATORI IN CARICA: FRANCESCO DE BUTIIS, CAVALIERE PAPALE (EQUES<br />

PONTIFICUS), ANTONIO DE BAGAROTIIS E VINCENZIO DE LEIS.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: ANTONIO BOCCAPADULI.<br />

Com. B:<br />

Il romano Francesco de Butiis fu comes (palatinus) e miles (eques) papale nonché abbreviator<br />

e sollicitator: Frenz, p. 326; per i suoi titoli cfr. ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 64r (12 gen. 1518).<br />

Antonio Boccapaduli († 1525) ebbe tanti incarichi importanti (scriptor della Camera<br />

Urbis almeno dal 1499, caporione, comes a Tivoli, magister stratarum). Nel 1513 fece<br />

parte della cana nobilitas Urbis: ASR, Fondo Camerale I, Camera Urbis 308, in particolare,<br />

ff. 95v, 98r, 107r; Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241; cfr. inoltre Altieri,<br />

Li Baccanali, p. 191 nota 23 e Trifone, Lingua, p. 57s.<br />

Nr. 50 18 gen. 1518<br />

A f. 31v; B pp. 62-63; C p. 40.<br />

Decreto affinché i conservatori e tre o quattro cives si consultino per la<br />

questione degli stipendi dovuti agli officiales romani, che stanno protestando<br />

chiassosamente (tamquam latrantes molossi), con il cardinale Armellini, cui<br />

il papa aveva affidato la questione. Nel caso che gli emissari abbiano l’impressione<br />

che non si riesca a trovare una rapida soluzione, dovranno richiedere<br />

l’aiuto dei cardinali romani per fare pressioni sul papa.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Girolamo Benzoni<br />

(Venzonus).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 214; Id., Le pontificat de Léon X, p. 164; Pavan, Il<br />

Comune romano, p. 98 (con citazione).<br />

Com. B:<br />

L’erudito doctor decretalium Girolamo Benzoni († 1520) era stato abbreviatore de maiori<br />

e cubicularius papale ed aveva rivestito nel 1513 la carica di conservatore. Nel 1517<br />

fu nominato cancellarius di Roma da Leone X in qualità di successore del defunto<br />

Pietro Mattuzzi. Si sposò tre volte e le sue consorti provenivano dalle migliori famiglie<br />

della città (Porcari, Capranica, Della Valle): ASV, Reg. Vat. 1075, ff. 160v-161v (19 apr.<br />

1517); Bullarium (Torino), V, p. 538; Frenz, p. 388s.; Altieri, Li Baccanali, p. 120 nota 8.<br />

Nr. 50 a 18 gen. 1518<br />

A ff. 31v-32r; B p. 63; C p. 41.<br />

Decreto per inviare a Tivoli Pietro Lalli in qualità di commissarius con<br />

pieni poteri, al fine di ristabilire il prestigio di Roma, danneggiato dall’assassinio<br />

dell’executor del comes di Tivoli, commesso dagli abitanti di questa<br />

città, e da altri delitti, e punire i colpevoli.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Petri Mactei e Prospero Muti Papazurri.<br />

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122 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota crit.:<br />

Nei manoscritti il nome del testimone Giulio Petri Mactei è indicato con Giulio Petri<br />

Mactei de Thebaldeschis, ma ciò deriva da un errore di Rutili, in quanto Giulio non era<br />

un Tebaldeschi, bensì un Albertoni. Del resto Giulio è spesso erroneamente identificato<br />

come un membro della famiglia Mattei (così in Altieri, Li Baccanali, p. 189 nota 19).<br />

Egli prestò giuramento in occasione della pax romana (1511); nel 1523 fu uno dei<br />

magistri stratarum Urbis: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 74, f. 9r (10 giu. 1523); Gennaro,<br />

Pax, p. 55; Altieri, Li Baccanali, p. 192 (con nota 28).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 286.<br />

Com. A:<br />

Sebbene Rutili lo chiami commissarius, Pietro Lalli ottenne a Tivoli in realtà l’incarico di<br />

comes (v. com. A a Nr. 1). Come tale fu ferito nel corso di una scaramuccia con Ippolito<br />

Tibaldo, rampollo di una famiglia nobile di Tivoli: Annali e memorie di Tivoli, p. 91.<br />

Nr. 51 6 feb. 1518<br />

A f. 32r-v; B pp. 63-65; C pp. 41-42.<br />

Decreto per istituire una commissione composta da quattro doctores e quattro<br />

probi viri, che devono scegliere dei consiliarii sive assistentes di ausilio<br />

ai conservatori – come è già stato proposto altre volte (v. Nr. 39) – e fissare<br />

in capitula le loro competenze. Come membri della commissione vengono<br />

eletti i tre dottori in giurisprudenza e avvocati concistoriali Battista Paolini,<br />

Antonio de Leonibus, Giulio de Stefanuciis, il doctor in giurisprudenza Mario<br />

Salomoni, Francesco Leni, Giacomo Frangipane, Giulio Petri Mactei<br />

nonché Prospero Muti Papazurri.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il camerarius Urbis Felice de Fredis e Girolamo Salomoni.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 214 (erroneamente datato 4 feb.); Franceschini, Dal<br />

consiglio pubblico, p. 352; Pavan, Il Comune romano, p. 99.<br />

Com. B:<br />

Per molti anni professore <strong>dello</strong> Studium Urbis e giurista, Antonio Leoni prestò giuramento<br />

in occasione della pax romana (1511). Nel 1524 fu uno dei magistri stratarum<br />

Urbis: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 75, ff. 88v-91r (3 ago. 1524; qui chiamato Antonio<br />

Macarotius de Leonibus); Ferrajoli, Ruolo, p. 546 nota 1; Gennaro, Pax, p. 55; Dorati<br />

da Empoli, p. 109; Conte, I maestri, p. 2; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 109*;<br />

Altieri, Li Baccanali, p. 185s. nota 7.<br />

Nr. 52 8 mar. 1518<br />

A f. 32v; B p. 65; C p. 42.<br />

Decreto affinché si accetti, come male minore per la città e il popolo<br />

(pro minori urbis et populi iactura), di tassare per tre anni, conforme-<br />

02-Regesti.pmd 122<br />

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REGESTI<br />

123<br />

mente alla volontà del papa, la farina dei fornai ed il sale venduto dai<br />

pizicarii, per reperire i fondi per pagare gli officiales cittadini. L’idea<br />

del supplementum sulla farina viene suggerito dal depositarius generalis<br />

et gabellarius Bartolomeo Della Valle dopo che il papa non ha accettato<br />

altre soluzioni.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3213; Rodocanachi, Les institutions, p. 215.<br />

Com. A:<br />

Leone X aveva abolito la gabella sulla farina all’inizio del suo pontificato: Hergenroether,<br />

Regesta, p. 113 n. 1991 (1 apr. 1513); ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 63, f. 11v; sulla<br />

sua introduzione nel Quattrocento cfr. Malatesta, Statuti delle gabelle, p. 91ss. Ora si<br />

vide costretto a reintrodurla, per trovare i mezzi per pagare gli officiales cittadini. Leone<br />

X richiese a Bartolomeo Della Valle e ai suoi socii, che già avevano l’appalto della<br />

gabelle Ripe et terre et grascie alme Urbis (v. commento al Nr. 12), un prestito ammontante<br />

a 2800 ducati auri de camera ad rationem decem juliorum pro quolibet ducato,<br />

che sarebbe stato saldato con le entrate provenienti dalla farine gabella nuper imposita<br />

trium baiochorum pro rubro quolibet. Dalla stessa fonte si evince che originariamente<br />

erano stati preventivati per i salaria degli officiales cittadini 8500 ducati, che però già<br />

da tempo non erano più sufficienti: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 66, f. 102r-v (25 lug.<br />

1518). Dall’imposta sulla farina furono coperte anche altre spese, come dimostra il mandato<br />

di pagamento del valore di 200 ducati di camera ex pecuniis augumenti gabelle<br />

farine a favore di Domenico Boccamazza per servizi non meglio specificati: ivi,<br />

ff. 115v-116r (1 dic. 1518). Non mancarono, naturalmente, irregolarità che indussero il<br />

papa a far revisionare i computa farinarum: ivi, 68, f. 171r (da datare all’incirca a mag.<br />

1520).<br />

Che i pizzicaroli vendessero anche sale è altamente plausibile, visto che essi compaiono<br />

anche come commercianti di pesce sotto sale: Statuti del 1580, p. 135 De Salsamentariorum<br />

seu Pizzicarolorum delictis. Sull’assortimento di merci dei pizzicaroli cfr. Petrucci,<br />

Scrittura, alfabetismo.<br />

Nr. 52 a 8 mar. 1518<br />

A ff. 32v-33r; B pp. 65-66; C p. 42.<br />

Decreto per dare in pegno per due anni l’ufficio di depositarius gabelle<br />

studii a chi assicurerà 1900 ducati auri de Camera per pagare i docenti<br />

dell’università.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni e Francesco Leni.<br />

Nota bibl.:<br />

Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 36; Rodocanachi, La première Renaissance, p. 164;<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 178 nota 35 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

I nomi dei nuovi appaltatori della gabella studii – Giuliano Capodiferro e Bernardo<br />

Verazzani – risultano solo da Nr. 95 (28 lug. 1520).<br />

02-Regesti.pmd 123<br />

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124 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 53 27 mar. 1518<br />

A f. 33r; B p. 66; C pp. 42-43.<br />

Decreto per nominare una commissione per consigliare i vertici municipali<br />

nella questione del pagamento dei funzionari comunali. I suoi membri sono<br />

gli avvocati concistoriali e dottori in giurisprudenza Antonio Leoni e Paolo<br />

Planca e, inoltre, Angelo Gabrieli, Pietro Fabi e Pressillus de Romaulis. La<br />

commissione stabilisce, insieme ai vertici municipali, di tassare la farina per<br />

i fornai di tre bolondeni pro qualibet salma sive quolibet rubro farine pistorum<br />

e di ottenere, a tal proposito, una bolla papale.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3867.<br />

Com. A:<br />

Non è stato possibile trovare la bolla papale relativa alla tassa sulla farina, richiesta dai romani.<br />

Com. B:<br />

Angelo Gabrieli era stato camerarius Ripe et Ripette nel 1513 e candidato per questo<br />

incarico nel 1517 (v. Nr. 36). Nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi,<br />

Storia dell’Università, II, p. 241.<br />

Prescillus de Romaulis nel 1512 era stato caporione del rione Trastevere: Esposito, La<br />

normativa suntuaria, p. 165.<br />

Nr. 53 a 27 mar. 1518<br />

A f. 33r-v; B pp. 66-67; C p. 43.<br />

Decreto affinché venga chiesto al papa, che in seguito ad un crimine commesso<br />

ai danni del suo messo (cursor) Rainaldus a Barbarano, ha fatto<br />

arrestare i nuntii di questo castrum soggetto a Roma, di lasciare giudicare i<br />

subditi romani populi dal senatus e dagli officiales di Roma, o almeno di<br />

affidarne la loro difesa ai romani.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 287.<br />

Com. A:<br />

Barbarano era soggetta a Roma dal 1228: Guerrini, Barbarano, feudo di Campidoglio,<br />

p. 17ss.; Ferrantini - Montaro, I quattro feudi, p. 93. Le richieste di risarcimento del<br />

papa nei confronti della cittadina di Barbarano colpita da interdetto furono soddisfatte<br />

solo nel 1519, come risulta da un breve registrato il 4 settembre 1519: ASV, Arm.<br />

XXXIX, 33, ff. 163v-164r. L’attentato al cursor papale, che ebbe gravi conseguenze<br />

penali per Barbarano, viene ricordato ancora nel 1523 (v. Nr. 191).<br />

Nr. 53 b 27 mar. 1518<br />

A f. 33v; B p. 67; C p. 43.<br />

Decreto affinché si provveda – dopo il ritorno di Pietro Lalli dalla sua<br />

missione a Tivoli, finalizzata alla punizione dei criminali – a castigare anche<br />

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REGESTI<br />

125<br />

Tiberio de Tozo da Tivoli per via di una sua malleveria non mantenuta<br />

(occasione cuiusdam fideiussionis per eum facte).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Specchi e Gianfilippo de Marchesiis.<br />

Nr. 54 20 mag. 1518<br />

A ff. 33v-34r; B pp. 67-68; C p. 43.<br />

Decreto che stabilisce di insistere presso il governatore di Roma (gubernator<br />

Urbis), affinché colui che ha recato al caporione di Parione Sebastiano de<br />

Egiptiis un’offesa che è da considerarsi tale per l’intero magistratus, chieda<br />

perdono nel Palazzo dei Conservatori – o almeno davanti al governatore in<br />

presenza degli officiales romani –, sia punito con la galera e bandito in<br />

eterno da Roma per un raggio di 40 miglia.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2025; Rodocanachi, La première Renaissance, p. 285; Id., Les<br />

institutions, p. 237.<br />

Com. A:<br />

In merito alle competenze del governatore e alla sua posizione nell’apparato giudiziario<br />

romano cfr. il commento a Nr. 131.<br />

Nr. 54 a 20 mag. 1518<br />

A f. 34r; B p. 68; C p. 44.<br />

Decreto di pattuire tramite gli avvocati concistoriali Battista Paolini e Girolamo<br />

Pichi una concordia sulla composizione del processo, condotto davanti<br />

alla Rota, tra il popolo romano e Sisto Mellini sulle entrate dell’ufficio del<br />

gabellarius maior, essendo piuttosto basse le probabilità di una sentenza<br />

favorevole al comune romano.<br />

Nr. 54 b 20 mag. 1518<br />

A f. 34r-v; B pp. 68-69; C p. 44.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Cecco de Picchis e suo<br />

figlio Antonio da Cerveteri, a Francesco de Pallavicinis e suo fratello, a<br />

Francesco Cole Pauli da Velletri, a Ser Nardo da Cantalupo, ad Antonio<br />

Jacobi .., a Johannes Antonius de Gais, a Johannes Petrus de Gais, a Cola<br />

Johannes .. notaio nel rione Ripa, a Johannes Baptista de Via Campis procuratore<br />

della Penitenziaria e doctor utriusque iuris nonché ad Antonio da<br />

Cantalupo.<br />

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126 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Prospero Muti Papazurri e Evangelista Maddaleni Capodiferro.<br />

Nota crit.:<br />

Johannes Antonius de Gais è registrato due volte, in mezzo si legge Johannes Petrus de<br />

Gais.<br />

Com. B:<br />

Per alcuni dei neocittadini menzionati sono registrati i diplomi della cittadinanza romana<br />

in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, ff. 71r-75r (20 mag. 1518).<br />

Johannes Antonius de Gais, clericus Casalensis diocesis, cioè della diocesi di Casale<br />

Monferrato, fu sollicitator nel 1523. Egli, residente nel rione Parione, nel censimento<br />

del 1527 è elencato con 9 “bocche”: Göller, Hadrian VI., p. 406; Frenz, p. 373; Lee,<br />

Descriptio, nr. 4999.<br />

Johannes Petrus de Gais – anch’egli clericus Casalensis, cioè di Casale Monferrato<br />

(vedi ASR, Camerale I, Ufficiali camerali, 1718, f. 10r, 1515 lug. 30) – ricoprì presso<br />

la Curia dal 1519 al 1525 la carica di scriptor registri cancellarie: Frenz, p. 373.<br />

Francesco Cole Pauli da Velletri in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 71r-v è chiamato<br />

Francesco de Paulis da Velletri. Come civis romanus egli già figura l’anno seguente,<br />

visto che poté far valere il suo nuovo status di fronte alla dohana pecudum alme Urbis:<br />

cfr. ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 68, f. 145r (15 giu. 1519). Forse è il Franciscus de<br />

Vellitris, residente nel rione Campitelli, che nel censimento del 1527 è elencato con 4<br />

“bocche”: Lee, Descriptio, nr. 7428.<br />

Ceccus de Picchio e suo figlio Antonio provenivano da Cerveteri: ASC, Cam. Cap.,<br />

Cred. VI, t. 49, f. 72r-v.<br />

Da ivi, f. 73v si evince che de Julianis è il cognome di Antonio da Cantalupo.<br />

Il nobile Francesco de Pallavicinis fu canonico a Genova, protonotario e notarius sacri<br />

palatii; suo fratello si chiamava Vincenzo: ivi, f. 73r-v; Gregorovius, Alcuni cenni,<br />

p. 15; Frenz, p. 332. Con l’acquisto della cittadinanza romana per Francesco Pallavicini<br />

fu facilitato anche l’accesso ai benefici ecclesiastici a Roma, visto che già nel 1513<br />

aveva cercato di ottenere la capellania dell’altare di S. Lucia a S. Lorenzo in Damaso.<br />

Probabilmente nel 1520 ottenne un canonicato a S. Maria Maggiore: ASV, Reg. Vat.<br />

996, ff. 183r-185r (19 mar. 1513); Indice 354, f. 189v (notizia rispetto ad una lettera in<br />

un volume non conservato dei Registra Lateranensia appartenente all’ottavo anno di<br />

pontificato di Leone X, cioè del 1520/21).<br />

Il giurista catalano Johannes Baptista de Via Campis risulta proprietario di una casa nella<br />

parrocchia di S. Biagio de Tincta nel rione Ponte, con 5 “bocche” a carico: Lee, Habitatores,<br />

nrr. 1146 (La casa de misser Iohanne Baptista de Via Campis cathalano doctore habita luy<br />

sotto he una botega de sarto), 3284 (per quanto concerne la Descriptio del 1527).<br />

Manca, nei verbali consiliari di Rutili, un tale Niccolò Giovanni de Benvenutis da Anagni,<br />

fatto nuovo cittadino nello stesso giorno, il 20 maggio 1518, ma registrato solo in<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, ff. 74v-75r. Ciò dimostra ancora una volta che i<br />

verbali presentano delle lacune.<br />

Nr. 55 24 maggio 1518<br />

A f. 34v; B p. 69; C p. 44.<br />

Decreto affinché l’avvocato concistoriale e doctor in giurisprudenza Antonio<br />

Leoni esamini le pretese di Giacomo de Bucceis, il quale ha acquistato il<br />

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REGESTI<br />

127<br />

suo ufficio di executor Camere Urbis dal depositarius generalis Bartolomeo<br />

Della Valle e paga annualmente il prezzo convenuto, ma non è in grado di<br />

percepire il salarium ordinarium dal suo ufficio.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Petro Massimo e Paolo Leni.<br />

Nr. 56 16 giu. 1518<br />

A ff. 34v-35r; B p. 70; C pp. 44-45.<br />

Decreto affinché una commissione di sei dottori in giurisprudenza riveda e<br />

rinnovi gli statuti, per la cui riforma Mario Salomoni ha già fatto delle<br />

proposte.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 216; Id., Le pontificat de Léon X, p. 162; Del Re, La<br />

Curia Capitolina, p. 47; Pavan, Il Comune romano, p. 89.<br />

Com. A:<br />

La rielaborazione degli statuti del 1469, che si basavano su quelli del 1360/63, cominciò<br />

nel 1494, allorché Alessandro VI incaricò i tre conservatori, i caporioni e 14 cittadini di<br />

approntarne una nuova versione. I responsabili principali delle reformationes allora emanate<br />

(in un momento non determinabile), la cui validità effettiva però non è chiara,<br />

furono Paolo Planca (v. Nr. 57) e Mario Salomoni Alberteschi (v. Nr. 208*). I due<br />

eminenti giuristi presero parte anche all’elaborazione dei nuovi statuti, che Leone X<br />

promosse nel 1519 e per i quali era anche prevista un versione a stampa (v. Nr. 110 a).<br />

Mentre il presente decreto consiliare sottolinea particolarmente il lavoro di revisione del<br />

Salomoni, dal proemio dell’edizione stampata degli statuti del 1519-1523 (Statuta et novae<br />

reformationes = Statuti del 1519-1523, f. A ii) è messo in risalto il contributo del Planca.<br />

Cfr. sulla storia degli statuti cittadini romani la bibliografia riportata al Nr. 110 a.<br />

Nr. 56 a<br />

A f. 35r; B pp. 70-71; C p. 45.<br />

Decreto affinché il popolo romano prenda possesso di Porta S. Paolo, le cui<br />

entrate sono state assegnate a Cola Jacovacci dal papa con un breve per<br />

saldare un suo debito, e vengano regolati velocemente i diritti di Cola.<br />

Nota crit.:<br />

I decreti Nr. 56 e 56 a non si chiudono come gli altri con l’indicazione del luogo e dei<br />

testimoni.<br />

Nota bibl.:<br />

Altieri, Li Baccanali, p. 395 nota 14.<br />

Com. A:<br />

Il credito di cui si parla nel decreto consiliare, che era stato concesso da Cola Jacovacci<br />

al papa o, meglio, alla Camera Apostolica, risale al periodo in cui il seggio papale era<br />

vacante dopo la morte di Giulio II. Allora il collegio cardinalizio aveva promesso allo<br />

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128 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Jacovacci Porta Maggiore per estinguere il debito. Ma poiché Leone X all’inizio del suo<br />

pontificato aveva conferito ad altri questa porta (v. Nr. 64), dovette risarcire il romano<br />

con la custodia di Porta Appia e Porta Latina ad triennium: ASV, Cam. Ap., Div. Cam.<br />

63, f. 49r (12 mag. 1513). Evidentemente questi tre anni non bastarono a risarcire tutti<br />

i debiti – forse nel frattempo aumentati – con lo Jacovacci, sicchè il papa si vide costretto<br />

a conferirgli questa volta le entrate di Porta S. Paolo (non si è però potuto<br />

rintracciare il breve di Leone X menzionato nel decreto). In questo come in altri casi, il<br />

consiglio cercava di riottenere il controllo sulle porte della città attraverso l’assunzione<br />

dei debiti papali.<br />

Com. B:<br />

Cola o Niccolò Jacovacci de Faceschis (documentato per il 1488-1532) era stato dal<br />

1488 al 1499 abbreviatore de parco minori. Nel 1513 fece parte della cana nobilitas<br />

Urbis. Come Marcantonio Altieri nel 1527 era partigiano dei Colonna, ma ciononostante<br />

subì le conseguenze del Sacco di Roma: Frenz, p. 414; Renazzi, Storia dell’Università,<br />

II, p. 241; D’Amelia, Verso la caduta (anche relativo alla famiglia); Altieri, Li Nuptiali,<br />

Indice ragionato, p. 106*; Altieri, Li Baccanali, p. 395 nota 14.<br />

Nr. 57* CONSERVATORI IN CARICA: PAOLO PLANCA DE INCORONATIS, DOTTORE IN<br />

GIURISPRUDENZA E AVVOCATO CONCISTORIALE, BARTOLOMEO BENIMBENE (BENE IN<br />

BENE) E PAOLUCCIO MATTEI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: GIULIANO GIOVENALE (DE IUVENALIBUS).<br />

Com. B:<br />

Paolo Planca degli Incoronati († 1523), uomo di grande cultura, era dottore in legge ed<br />

avvocato concistoriale. Prestò giuramento in occasione della pax romana (1511) e partecipò<br />

alla formulazione degli statuti del 1519-1523 (v. Nr. 56). A lui l’Altieri dedicò la<br />

sua opera Li Baccanali: Frenz, p. 422; Hofmann, I, p. 201; II p. 185; Gennaro, Pax, p. 54;<br />

cfr. Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 117*; Altieri, Li Baccanali, pp. 64s. nota 8,<br />

98; Coste, Un diario, p. 280 (per la data della sua morte).<br />

Come Paolo Planca anche il secondo conservatore del terzo trimestre del 1518, Bartolomeo<br />

Beneimbene, nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università,<br />

II, p. 240s. Bartolomeo nel 1512 era stato caporione del rione S. Eustachio:<br />

Esposito, La normativa suntuaria, p. 165.<br />

Giuliano Giovenale (de Iuvenalibus de Manectis) si impegnò nel commercio tessile; la<br />

sua famiglia era legata da decenni all’arte della lana: Ait, Aspetti della produzione,<br />

p. 33ss.<br />

Nr. 57 10 lug. 1518<br />

A f. 35r-v; B pp. 71-72; C pp. 45-46.<br />

Decreto di incaricare il priore dei caporioni Giuliano Giovenale e Francesco<br />

Branca a trovare i mezzi, da fonti pubbliche e private, necessari per finanziare<br />

la statua di marmo decisa in onore di Leone X per i suoi meriti nei<br />

confronti del popolo romano, e ad adempiere al contratto d’opera con lo<br />

scultore, redatto dal notaio Giambattista de Ecclesia.<br />

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REGESTI<br />

129<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 166; Id., La première Renaissance, p. 210; Id.,<br />

Le Capitole romain, pp. 110 nota 3, 167; Lanciani, I, p. 265; Butzek, Repräsentationsstatuen,<br />

pp. 205, 446s. (trascrizione da B).<br />

Com. A:<br />

L’erezione della statua marmorea in onore di Leone X, conservata ancora oggi, ma, dal<br />

1876, situata nel transetto sinistro della chiesa di S. Maria in Aracoeli (fig. 16), fu<br />

caratterizzata da considerevoli difficoltà finanziarie: R. Venuti (ed.) Oratio totam fere<br />

romanam historiam complectens. Habita Romae in Aedibus Capitolinis XI. Kal. Maii<br />

MDXXI ab anonymo auctore, die, qua dedicata fuit marmorea Leonis X. Pont. Max.<br />

statua, Roma 1735 (nuova edizione: Reineke, C. Silvani Germanici in pontificatum<br />

Clementis septimi); Steinmann, Die Statuen der Päpste; Butzek, Repräsentationsstatuen,<br />

pp. 204-235 (con ulteriore bibliografia), fig. 8; Agosti, Paolo Giovio, pp. 18-23.<br />

Com. B:<br />

Per il notaio Giambattista de Ecclesia si vedano le notizie raccolte in Esposito, Tra<br />

accademia, p. 330 con nota 26 (anche per la sua appartenenza alla Sodalitas Parionis).<br />

Nr. 58 25 lug. 1518<br />

A f. 36r; B pp. 72-73; C p. 46.<br />

Decreto affinché quei criminali amnistiati per un preciso delitto dai vertici<br />

municipali ad agosto, in occasione della festa dell’Assunta, non possano<br />

godere un’altra volta di un’amnistia concessa nella stessa occasione e non<br />

possano essere assolti dal senatore romano, se un motuproprio papale, che<br />

conferma l’assoluzione, non menziona espressamente il primo delitto e la<br />

grazia ricevuta.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni Mariano Capocci<br />

(Colonna), Giulio de Pirronibus (Trevi), Giacomo Amodei (S. Eustachio),<br />

Antonio Porcari (Parione), Giustino de Galera (Ponte), Andrea Grana (de<br />

Grana) (Trastevere).<br />

Nota bibl.: Rodocanachi, La première Renaissance, p. 286.<br />

Nr. 58 a 25 lug. 1518<br />

A f. 36r; B p. 73; C p. 46.<br />

Decreto affinché il primato di uno dei marescalli romani su un altro debba<br />

dipendere dall’età, onde evitare dispute per la precedenza.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il notaio Lorenzo domini Jacobi e il camerarius Camere<br />

Urbis Felice de Fredis.<br />

Com. A:<br />

A Roma c’erano diversi uffici di maresciallato: in questo caso non si tratta tanto del<br />

maresciallo di Santa Romana Chiesa (Del Re, Il Maresciallo di Santa Romana Chiesa),<br />

02-Regesti.pmd 129<br />

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130 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

quanto dei marescalli del comune romano, ovvero quelli della Curia Capitolina o del<br />

senatore (cui toccava l’azione penale: Malatesta, Statuti delle gabelle, p. 112; Statuti del<br />

1519-1523, I, capp. 16, 30; III, capp. 18-23), dei conservatori (v. Nr. 40), della Camera<br />

Urbis (v. Nr. 31), dei magistri stratarum Urbis (v. Nr. 233 b) e di Ripa e Ripetta<br />

(v. Nr. 30). Il maresciallo della Curia Capitolina non viene menzionato nei verbali consiliari,<br />

forse perché continuava ad essere nominato dal papa. Così nel 1513 Leone X<br />

riconfermò Francesco Petri Lanciani marescallus senatoris Urbis, nonostante questi ne<br />

svolgesse le funzioni già da 15 anni et ultra: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 63, f. 65r<br />

(29 mag. 1513). In generale riguardo ai marescialli cfr. Pecchiai, Roma, p. 248.<br />

Nr. 59 9 ago. 1518<br />

A f. 36r-v; B pp. 73-74; C pp. 46-47.<br />

Decreto per mandare una delegazione al papa per chiedergli il rispetto della<br />

sua Bolla di restituzione. Dall’istanza si evince che il popolo romano è<br />

pervenuto grazie a questa bolla al possesso di Porta S. Paolo, ma è esposto<br />

a notevoli pressioni da parte del cardinale Armellini, che insiste affinché la<br />

porta sia data in appalto al prezzo di 170 ducati per un anno ad un suo<br />

familiare, Liberato da Norcia. Ma i romani si sono già impegnati ad accollarsi<br />

il debito della Camera Apostolica di 4000 ducati gravante sulle entrate<br />

della porta.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo de Bucceis e Mario Specchi.<br />

Com. A:<br />

Per le rivendicazioni del comune di Roma sul possesso di Porta S. Paolo vedi anche<br />

Nr. 56 a.<br />

Com. B:<br />

Liberato da Norcia ebbe una casa a Roma: Lee, Descriptio, nr. 468 (Item la casa de<br />

Liberato da Norsa habita luy). Liberato Vanni, “preposito di Norcia”, nel 1520 è documentato<br />

come membro del corpo dirigente dell’ospedale di S. Giacomo degli Incurabili,<br />

gestito dalla nuova compagnia del Divino Amore: Paschini, Tre ricerche, p. 47.<br />

Nr. 60 18 ago. 1518<br />

A ff. 36v-37r; B pp. 74-75; C p. 47.<br />

Decreto relativo alla questione dell’appalto dell’officium assignationis Ripe<br />

et Ripecte, che con la morte del figlio naturale di Mariano Castellani, conformemente<br />

alla Bolla di restituzione papale, è ritornato di nuovo al popolo<br />

romano, sebbene in seguito il papa lo avesse, nonostante la Bolla, conferito<br />

a Giampiero Caffarelli. Pertanto bisognava scegliere tra due offerte: nella<br />

prima, chiunque fosse interessato a condurre a proprie spese il processo<br />

contro Caffarelli, in caso di vittoria avrebbe pagato 200 ducati auri, ottenendo<br />

in cambio l’incarico a vita. Nell’altra, alle stesse condizioni, l’interes-<br />

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REGESTI<br />

131<br />

sato si accontentava di percepire, vita natural durante, la metà delle entrate<br />

dell’ufficio. Viene scelta la seconda soluzione. L’ufficio sarebbe tornato di<br />

nuovo al comune dopo la morte del titolare.<br />

Com. A:<br />

Per la questione della successione di Octavianus Castellani, figlio naturale di Mariano<br />

Castellani, nell’incarico dell’officium assignationis Ripe et Ripecte Urbis vedi la fonte<br />

citata nel commento A di Nr. 63.<br />

Nr. 60 a 18 ago. 1518<br />

A f. 37r; B p. 75; C p. 47.<br />

Decreto affinché il caporione di Trastevere Andrea Grana assuma l’ufficio di<br />

extimator Ripe et Ripecte, finchè i dohanerii eiusdem Ripe non abbiano<br />

nominato un altro extimator; quest’ultimo deve riconoscere che il suo ufficio<br />

spetta al popolo romano e che i suoi introiti (fructus) e il suo salarium<br />

ordinarium dipendono dal depositarius fructuum omnium officiorum romani<br />

populi.<br />

Com. A:<br />

I dohanerii Ripe sono gli appaltatori della dogana del porto, spettante alla Camera<br />

Urbis, come si evince non da ultimo dagli statuti del porto emanati nel 1463: Palermo,<br />

Il porto di Roma, p. 219s. Al momento della stesura del decreto del consiglio comunale<br />

i dohanerii Ripe erano Bartolomeo Della Valle ed i suoi socii (v. Nr. 73) tra i quali<br />

bisogna annoverare innanzitutto il banco Strozzi, in quanto il depositarius della Camera<br />

Apostolica Filippo Strozzi aveva ottenuto ben tre dogane di Roma (Ripa, Merce e Grascia)<br />

come saldo di un suo prestito a beneficio della Camera: Bullard, Filippo Strozzi,<br />

p. 116s. (in particolare nota 92 sul – pessimo – stato delle fonti e sul ruolo del Della<br />

Valle). I dohanerii Ripe avevano anche facoltà di vendere uffici, come in questo caso<br />

quello di extimator Ripe et Ripette. All’extimator Ripe et Ripette era affidata la tassazione<br />

delle merci: Palermo, Il porto di Roma, p. 223.<br />

Com. B:<br />

Andrea Grana fu certamente il successore di Alessandro Maddaleni, che l’anno precedente<br />

svolgeva le funzioni di extimator mercium Ripe (v. Com. B al Nr. 23). Dovrebbe<br />

essere stato uno stretto parente del poeta Lorenzo Grana, che nel 1519 appare in qualità<br />

di nemico dell’umanista Christophe Longueil (v. Nr. 74 c): Ubaldini, Vita di Mons.<br />

Angelo Colocci, ad indicem; Gouwens, Remembering, p. 26 nota 103.<br />

Nr. 60 b 18 ago. 1518<br />

A f. 37r; B p. 76; C pp. 47-48.<br />

Decreto per appaltare (vendere) la Porta S. Paolo (porta Sancti Pauli) per<br />

un anno, mentre è escluso dall’acquisto il servitor del cardinale Armellini<br />

Liberato da Norcia (v. Nr. 59), raccomandato invece dal primo conservatore.<br />

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132 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 60 c 18 ago. 1518<br />

A f. 37r-v; B p. 76; C p. 48.<br />

Decreto affinché due caporioni, assieme ai conservatori ed al priore dei caporioni,<br />

procurino fino a 100 ducati, con cui inviare un conservatore a Tivoli<br />

per la punizione di reati ancora inespiati. Le spese potrebbero essere<br />

coperte dalle multe che i condannati saranno costretti a pagare.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giovanni Pini del rione Monti e Prescillus de Romaulis del<br />

rione Trastevere.<br />

Nr. 61 2 ago. 1518<br />

A f. 37v; B pp. 76-77; C p. 48.<br />

Decreto affinché i conservatori, un cancelliere e il priore dei caporioni, insieme<br />

ad alcuni caporioni, chiedano al papa che il crimine commesso a<br />

Barbarano contro il cursor papale (v. Nr. 53 a) sia dibattuto nella Rota<br />

dinanzi allo stesso uditore presso cui è pendente anche il reato contro il<br />

vicario dell’archipresyter di Barbarano. I conservatori hanno già discusso la<br />

faccenda con il cardinale de’ Medici.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni e Giambattista Valerani (de Valeranis).<br />

Nr. 62 10 set. 1518<br />

A ff. 37v-38r; B pp. 77-78; C pp. 48-49.<br />

Decreto a sostegno del conservatore Paoluccio Mattei (Palutius Macteus),<br />

che dopo l’assassinio di Giulio da Magliano, commesso dal conterraneo di<br />

questi Giambattista de Sulimannis, è partito per condurre una spedizione<br />

punitiva, ostacolato però dal cardinale Orsini, che appoggia l’omicida in<br />

quanto suo congiunto (tamquam suo affini): entro due giorni gli devono<br />

essere inviati 50 o 60 equites armigeri romani. Circa la persona e i beni<br />

dell’omicida, possono essere prese decisioni solo dal consiglio.<br />

Com. B:<br />

Il cardinale Franciotto Orsini discendeva dall’omonima famiglia baronale romana e fu<br />

membro del collegio cardinalizio dal 1517 fino alla sua morte nel 1534: Eubel - van<br />

Gulik, p. 17; Shaw, The political role of the Orsini, ad indicem.<br />

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REGESTI<br />

133<br />

Nr. 62 a 10 set. 1518<br />

A f. 38r; B p. 78; C p. 49.<br />

Decreto affinché i vertici municipali stessi procurino il denaro necessario<br />

per la suddetta spedizione ed altre spese. L’istanza aveva proposto l’insediamento<br />

di una commissione composta da due o tre nobiles cives.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Prospero Muti Papazurri e Giambattista Valerani.<br />

Nr. 63 23 set. 1518<br />

A f. 38r-v; B pp. 78-79; C p. 49.<br />

Decreto di incaricare il doctor in giurisprudenza e avvocato concistoriale<br />

Giustino Carosi come advocatus, Tommaso da Prato come procurator e lo<br />

<strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili come sollicitator per condurre il processo contro<br />

Giampiero Caffarelli che – in contrasto con la Bolla di restituzione – ha<br />

ricevuto tramite un breve papale l’officium assignationis Ripe et Ripecte e<br />

l’ufficio di extimator Ripe et Ripecte dopo la morte del naturalis filius di<br />

Mariano Castellani. A causa dell’assenza del primo conservatore, la mozione<br />

era stata presentata dal secondo, ossia Bartolomeo Beneimbene.<br />

Com. A:<br />

Il breve di nomina in questione può essere identificato con il breve (privo però dell’indicazione<br />

del giorno e del mese) del 1518 trasmesso in ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 66,<br />

f. 101v, con il quale il papa, in seguito alla morte di Ottaviano Castellani, trasferiva<br />

l’officium assignationis vini Ripe et Ripecte Urbis a Giampiero Caffarelli. Con la nomina<br />

papale era stata violata la più volta citata bolla Dum singularem.<br />

Com. B:<br />

Tommaso da Prato è da identificare con Tommaso Cortesi, per il quale si rinvia a Com.<br />

B di Nr. 171.<br />

Nr. 63 a 23 set. 1518<br />

A f. 38v; B p. 79; C p. 50.<br />

Decreto affinché i vertici municipali insedino una commissione incaricata di<br />

punire l’omicida Giambattista de Sulimandis ed i suoi complici di Magliano<br />

(v. Nr. 62). I suoi membri sono Giustino Carosi, Bartolomeo Della Valle,<br />

Girolamo Pichi, Antonio Bacarotius, Prospero Muti Papazurri, <strong>Marco</strong> Pauliangeli<br />

e Domenico Vittori.<br />

Com. B:<br />

Dai membri della commissione menzioniamo qui solo <strong>Marco</strong> Pauliangeli, che è da identificare<br />

con <strong>Marco</strong> Mariani Pauli Angeli che nel 1512 era stato conservatore della Camera<br />

Urbis: Esposito, La normativa suntuaria, p. 165.<br />

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134 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 63 b 23 set. 1518<br />

A ff. 38v-39r; B pp. 79-80; C p. 50.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana al comes Corsice Altobello<br />

del fu Giampaolo de Lechis, come riconoscimento per aver devastato,<br />

con cento fanti corsi, una torre di Magliano, chiamata “La rocchetta”, appartenente<br />

a Giambattista de Sulimandis (v. Nrr. 62/63 a), aiutando in questo<br />

modo il conservatore che opera in quella zona.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Virgilio de Mantacis e Giambattista Valerani.<br />

Com. A:<br />

Per il problema della sicurezza provocato dai corsi immigrati nel Lazio, vedi Esposito,<br />

Viri probi; Ead., La presenza dei Corsi.<br />

Nr. 64 29 set. 1518<br />

A f. 39r; B pp. 80-81; C pp. 50-51.<br />

Decreto del concilium publicum per richiedere a Lorenzo Pucci, cardinale<br />

dei SS. Quattro Coronati, il quale insieme ai conservatori romani vuole assegnare<br />

agli eredi di Alessandro Maddaleni Capodiferro il possesso di Porta<br />

Maggiore, una proroga, in modo tale che possa ancora essere sentita la<br />

volontà del papa. Il detto Alessandro Maddaleni Capodiferro aveva ricevuto<br />

questa porta a vita, con approvazione papale, come ricompensa per l’officium<br />

scriptoris domus dominorum conservatorum, che, da parte sua, aveva<br />

ottenuto dopo la morte del fratello dell’attuale scriptor dei conservatori Luca<br />

de Mutianis, Francesco, e in relazione al quale era sorta una contesa. Il<br />

popolo romano si considera, in seguito alla morte di Alessandro, nuovamente<br />

in possesso della porta, cosa che i tutori degli eredi non intendono riconoscere.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il vescovo eletto di Albenga<br />

e governatore di Roma Giangiacomo de Comitibus e il cancelliere<br />

e doctor in giurisprudenza Girolamo Benzoni, capitibusque regionum<br />

ac nobilibus civibus ac aliis plebis in eodem publico concilio existentibus.<br />

Seconda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Angelo Gabrieli e Domenico Vittori.<br />

Com. A:<br />

Alessandro Maddaleni Capodiferro era stato nominato da Giulio II, nel 1503, scriptor<br />

conservatorum Camere Urbis e notarius provisorum reparationum murorum Urbis. Questi<br />

uffici si erano resi vacanti per la morte di Francesco Musciani: ASV, Reg. Lat. 1145,<br />

ff. 313r-314r (1503 feb. 8); Reg. Vat. 985, ff. 177r-178r (1503 mar. 6). Gli eredi di<br />

Alessandro Maddaleni Capodiferro sono menzionati come appaltatori della Porta Maggiore<br />

anche in Monaco, La situazione della Reverenda Camera Apostolica, p. 110.<br />

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REGESTI<br />

135<br />

Com. B:<br />

L’influente cardinale Lorenzo Pucci dei SS. Quattro Coronati appartenne al collegio<br />

cardinalizio dal 1513 fino alla sua morte, avvenuta nel 1531: Eubel - van Gulik, p. 13;<br />

D. S. Chambers, Lorenzo Pucci, in: Contemporaries of Erasmus, III, pp. 123-124.<br />

Per il governatore di Roma e vescovo di Albenga Giangiacomo dei conti Gambara cfr.<br />

Ferrajoli, La congiura, pp. 172-174.<br />

Lo scriptor dei conservatori Luca de Mutianis, in carica – come vediamo qui – già nel<br />

1518 in seguito alla morte di suo fratello Francesco, rinunciò formalmente al suo ufficio<br />

in favore dei suoi nipoti Alessandro e Camillo nel 1524, ma rimase di fatto ancora in<br />

carica almeno fino al 1549: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 71, f. 34r (10 apr. 1524); Cerasoli,<br />

Commentario, p. 104. La sua carica spiega la sua assidua presenza tra i testimoni<br />

dei decreti consiliari.<br />

Nr. 65 26 nov. 1518<br />

A f. 39r-v; B pp. 81-82; C p. 51.<br />

Decreto affinché i vertici municipali istituiscano una commissione finalizzata<br />

alla preparazione ed al controllo della vendita dei pubblici uffici e della<br />

gabella studii. I suoi membri sono Antonio Del Bufalo (de Bubalis), Prospero<br />

Muti Papazurri, Giulio Petri Mactei, Francesco Branca, Antonio Zoccoli<br />

e Antonio Bacarozius. Nella sua istanza il primo conservatore Paolo Planca<br />

aveva fatto notare che il tempo della venditio officiorum romani populi si<br />

avvicinava e fosse urgente la venditio della gabella studii, dato che la maggior<br />

parte degli officiales romani non avevano ancora ottenuto i loro salaria<br />

dal depositarius generalis.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Vallati e Matteo Baratta (de Baractis).<br />

Nr. 66 14 dic. 1518<br />

A ff. 39v-40r; B pp. 82-83; C pp. 51-52.<br />

Decreto per fissare, anche a causa delle lamentele dei clerici Camere ,<br />

alcuni capitula relativi all’ufficio di gabellarius maior, che sanciscano,<br />

tra l’altro, che gli extraordinarii del gabellarius sono designati dai conservatori<br />

e dai caporioni; che le pene sono inflitte dai conservatori e dal priore<br />

dei caporioni e non dal gabellarius; che i bona defraudata sono custoditi<br />

dall’executor presso un apposito depositarius e non presso il gabellarius.<br />

Nota bibl.:<br />

Pecchiai, Roma, p. 256.<br />

Com. A:<br />

Gli sforzi intorno ai capitula notificati nel decreto, relativi all’ufficio di gabellarius<br />

maior, furono sostenuti anche da un mandato di Leone X emesso sei giorni più tardi,<br />

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136 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

che si pronunciava anche sul ruolo degli extraordinarii e sulla gestione delle pene pecuniarie<br />

da parte dei camerarii comunali: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 67, ff. 169v-172r (20<br />

dic. 1518). Tali capitula entrarono in vigore in soli 15 giorni (v. Nr. 68).<br />

Nr. 66 a 14 dic. 1518<br />

A f. 40r; B p. 83; C p. 52.<br />

Decreto affinché il notaio e lo scriptor della Camera Urbis – in ragione<br />

delle lamentele di molti poveri appartenenti alle arti (pauperes artistae) –<br />

rilascino, a tutti coloro che ne facciano richiesta, copia delle inventiones<br />

(denunce delle infrazioni) e che questa norma sia aggiunta ai capitula venditionis<br />

dictorum officiorum. Gli extraordinarii Camere , che sollevano<br />

accuse ingiustificate, devono essere puniti dai conservatori non secondo<br />

consuetudine, ma, a scopo intimidatorio, con ammende più alte.<br />

Nr. 66 b 14 dic. 1518<br />

A f. 40r-v; B p. 84; C p. 52.<br />

Decreto affinché i vertici municipali esaminino le richieste dei seguenti creditores<br />

romani populi: .. Bufalini da Città di Castello (.. de Bubalinis de<br />

Castello) – il cui ufficio di ponderator statere, a quanto lui sostiene, era<br />

stato prima sotto il controllo dei presidentes Ripe e poi del popolo romano –,<br />

Giambattista Fabi, erede di Francesco Fabi, e Pietro Lalli, che vuole essere<br />

pagato per la sua missione da commissario a Tivoli.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Specchi e Virgilio de Mantacis.<br />

Com. A:<br />

I presidentes Ripe formavano il Collegio dei presidentes Annone et mercium o presidentes<br />

Annone alme Urbis et Ripe, istituito nel 1509 da Giulio II per motivi finanziari.<br />

I suoi 141 membri, i cosiddetti portionarii Ripe, pagavano alla Camera Apostolica delle<br />

quote per i loro posti e partecipavano ai guadagni del collegio, provenienti inizialmente<br />

soprattutto dagli uffici dei porti teverini, tra cui anche l’ufficio della bilancia (statera),<br />

nominato nel decreto: Hofmann, II, pp. 54, 159s.; Frenz, p. 200; Nardi, Il Tevere e la<br />

città, p. 16 (con solo alcuni cenni sulla questione delle origini del collegio); Segarra<br />

Lagunes, Il Tevere, p. 313s. Nello stesso tempo, però, riconobbe e ampliò a 612 posti il<br />

collegio, sicché si trovò costretto ad assegnargli nuove entrate (provenienti per esempio<br />

dalla gabella sul sale e da imposte nello stato della Chiesa) a mo’ di compensazione:<br />

ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 63, ff. 121v-122r (non datato ma sicuramente del 1513); ebd.<br />

ff. 112v-113r (11 ago. 1513), dove vengono enumerati uno ad uno gli uffici sottratti al<br />

collegio: il marescallatus (v. Nr. 30), la statera (v. sopra), il mandataratus (v. Nr. 30 b),<br />

l’extimatoratus (v. Nr. 60 a) e l’officium transtrorum (v. Nr. 30 b); la bolla relativa alla<br />

riorganizzazione e all’ampliamento è in ASV, Reg. Vat. 1211, ff. 97r-105r (7 gen. 1514);<br />

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REGESTI<br />

137<br />

ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 64, ff. 133r-v (12 gen. 1515), 180r (20 apr. 1515); ivi, 70,<br />

ff. 109v-110r (29 set. 1521).<br />

Com. B:<br />

Niccolò Bufalini, proveniente da Città di Castello, potrebbe – se non è addirittura la<br />

stessa persona – essere stato un figlio o un parente dell’omonimo Niccolò Bufalini, che<br />

per un certo periodo insegnò diritto alla Sapienza e fece costruire la sontuosa cappella<br />

Bufalini in S. Maria in Aracoeli, dipinta dal Pinturicchio; l’anno di morte del Bufalini<br />

che costruì la cappella – con motivazioni poco chiare – viene generalmente indicato<br />

come il 1506: Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 89*; Pietrangeli - Ravaglioli,<br />

Il Campidoglio, p. 83s.; C. Gennaro, Bufalini, Nicolò dei, DBI, vol. 14, Roma 1972,<br />

p. 802s.<br />

Nr. 67 27 dic. 1518<br />

A f. 40v; B pp. 84-85; C pp. 52-53.<br />

Decreto per fissare la vendita dell’ufficio di gabellarius maior alle seguenti<br />

conditiones: il suo salarium ordinarium compete al popolo romano<br />

e la metà delle entrate spetta al gabellarius; i guadagni ogni tre mesi<br />

devono essere versati al depositarius omnium officiorum romani populi e<br />

il gabellarius deve dare per questo al depositarius una cauzione. Il gabellarius<br />

maior deve essere scelto tra i seguenti sette nobiles cives: Antonio<br />

Frangipane, Domenico Vittori, Domenico Paloni, Prospero Muti Papazurri,<br />

Antonio Del Bufalo, Antonio Del Drago (de Draco) e Achille de Taris.<br />

L’istanza, in assenza del secondo conservatore Bartolomeo Beneimbene,<br />

cuius voluntatis cedulam ostendit, era stata posta dal terzo conservatore<br />

Paoluccio Mattei.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Girolamo Benzoni.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Vallati e Virgilio de Mantacis.<br />

Com. A:<br />

Da ASC, Cam. Ap., Cred. VI, t. 49, f. 106v (18 dic. 1519) risulta che alla fine tra i vari<br />

candidati nominati ottenne l’ufficio di gabellarius maior Domenico Vittori, che a sua<br />

volta nel dicembre 1519 si dimise in favore di Francesco Branca.<br />

Com. B:<br />

Il nobile Antonio Frangipane (1474/75-1546) prestò giuramento in occasione della pax<br />

romana (1511) e fu più volte conservatore di Roma (1513, 1518, 1527, 1530). Egli<br />

possedeva una collezione di antichità nella sua casa nel rione Trevi (o Campitelli): Gennaro,<br />

Pax, p. 55; Trifone, Lingua, pp. 52-55; Magister, Censimento, p. 166.<br />

Domenico Paloni († ca. 1523) nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi,<br />

Storia dell’Università, II, p. 241; Göller, Hadrian VI., p. 401.<br />

Achille de Taris era figlio del medico Giambattista de Taris e fece il suo testamento nel<br />

1524: Trifone, Lingua, pp. 211, 333 (per la famiglia de Taris); Esposito, Note sulla<br />

professione medica, p. 39 nota 51.<br />

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138 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 68 29 dic. 1518<br />

A f. 41r; B pp. 85-87; C pp. 53-54.<br />

Decreto affinché vengano introdotti i seguenti capitula per l’ufficio di gabellarius<br />

maior: il suo salarium ordinarium compete al popolo romano; la<br />

metà delle entrate spetta al gabellarius; nel caso in cui il gabellarius si<br />

renda colpevole di irregolarità può essere deposto dai conservatori; il gabellarius<br />

è sottoposto al diretto controllo dei conservatori, che sono affiancati<br />

dai cancellieri e dal priore dei caporioni; il notaio del gabellarius<br />

maior è nominato dai conservatori con l’assistenza dei suddetti ed è responsabile<br />

solo nei confronti dei conservatori; l’incarico di gabellarius<br />

maior può essere esercitato solo nella sede della Camera Urbis; il gabellarius<br />

può nominare al massimo 13 extraordinarii sive inquisitores; non può<br />

farsi sostituire; il suo incarico ha la durata di un anno. Con un decreto per<br />

suffragia Antonio Frangipane viene confermato per un anno nella carica di<br />

gabellarius maior. Infine viene anche stabilito che nel Palazzo dei Conservatori<br />

si deve collocare una capsa in cui sia posto tutto il ricavato delle<br />

pene pecuniarie. Le istanze di questa seduta sono state poste propter absentiam<br />

primi conservatoris dal secondo conservatore Bartolomeo Beneimbene.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 234; Pecchiai, Roma, p. 256.<br />

Com. A:<br />

I capitula relativi all’ufficio di gabellarius maior già prendevano in considerazione<br />

le norme contenute in un mandato di Leone X che era stato emesso 10 giorni<br />

prima e che regolava innanzitutto il ruolo degli extraordinarii (vedi il commento a<br />

Nr. 66).<br />

Nr. 68 a 29 dic. 1518<br />

A f. 41v; B p. 87; C p. 54.<br />

Decreto per appaltare l’officium statere Urbis et Ripe et Ripecte per 260<br />

ducati auri de Camera ad Andrea Giovenale (de Juvenalibus), figlio del<br />

priore dei caporioni e l’unico ad aver fatto un’offerta d’acquisto per l’ufficio.<br />

Il depositarius pecuniarum et fructuum officiorum dovrà quindi accontentarsi<br />

(contentetur) di tale offerta.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Pichi e Giacomo Frangipane.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 215 (datato erroneamente ott. 1518).<br />

02-Regesti.pmd 138<br />

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REGESTI<br />

139<br />

Nr. 69* CONSERVATORI IN CARICA: ANTONIO PETRUCCI, ARTIUM ET MEDICINE DOCTOR,<br />

PRUDENZIO TRINCI E FRANCESCO DE IANZIIS.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: GIOVANNI ANGELO PIERLEONI.<br />

Com. B:<br />

Antonio Petrucci fu medico personale di papa Pio III, che regnò per un breve periodo,<br />

nel 1503, e scriptor papale; prestò giuramento in occasione della pax romana (1511) e<br />

fu di nuovo conservatore nel 1522: Marini, Archiatri, I, p. 281; Gennaro, Pax, p. 54;<br />

Frenz, p. 288; Cherubini, Studenti, p. 124; Altieri, Li Nuptiali, pp. 144, 150, Indice<br />

ragionato, p. 117*.<br />

Il priore dei caporioni Gianangelo Pierleoni era stato nel 1508 uno dei tre conservatori:<br />

Altieri, Li Baccanali, p. 187 nota 13.<br />

Nr. 69 7 gen. 1519<br />

A ff. 41v-42r; B pp. 87-88; C p. 54.<br />

Decreto, in quadam congregatione, per fare esaminare da due scyndici, ovvero<br />

il cancellarius Urbis e doctor in giurisprudenza Girolamo Benzoni e<br />

Giuliano Giovenale, i guadagni che Pietro Massimo ha conseguito nel 1518<br />

dagli uffici romani (officia romani populi) in qualità di depositarius per<br />

Marcantonio Altieri. I scyndici devono presentare i loro calcoli al consiglio<br />

(senatus) e farli registrare (adnotare) in libro del sacri senatus scriba.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: alcuni caporioni e altri consiglieri<br />

e cittadini (una cum aliquibus capitibus regionum et aliis consiliariis<br />

et nobilibus civibus congregatis).<br />

Testimoni: Bartolomeo Della Valle e Paoluccio Mattei.<br />

Nota bibl.:<br />

Altieri, Li Baccanali, p. XXI nota 43.<br />

Com. A:<br />

La trascrizione qui ordinata dei conti relativi alla gestione dell’ufficio di Marcantonio<br />

Altieri in libro <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong>, si riferisce palesemente non ai verbali consiliari, ma<br />

ad un altro libro di Pietro Rutili andato perduto.<br />

Nr. 70 31 gen. 1519<br />

A f. 42r-v; B pp. 88-89; C pp. 54-55.<br />

Decreto affinché i conservatori nominino due cittadini esperti di agricoltura<br />

(cives ruralis artis peritos), che stabiliscano i tracciati di confine tra Barbarano<br />

e Bieda e, a tale scopo, esaminino i documenti delle due parti. Dall’istanza<br />

si evince che – come hanno riferito recentemente i messi (legati)<br />

di Barbarano – il signore di Bieda, Lorenzo de Cere, ha invaso il territorio<br />

02-Regesti.pmd 139<br />

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140 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

di Barbarano e razziato numerosi capi di bestiame. Quando il priore dei<br />

caporioni Gianangelo Pierleoni ha fatto visita al barone Lorenzo, costui, da<br />

parte sua, dichiarando civem et baronum romanum esse, ha rinfacciato alcune<br />

iniurie commesse dagli abitanti di Barbarano, proponendo che un doctor<br />

per ciascuna parte valuti in loco i rispettivi diritti.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Girolamo Benzoni<br />

et capitibus regionum et consiliariis et officialibus eorumdem ac etiam<br />

aliis nobilibus civibus.<br />

Com. A:<br />

Il famoso condottiero Lorenzo de Cere, guida della famiglia Orsini, era stato nel 1517<br />

signore di Bieda (oggi Blera): Shaw, The political role of the Orsini, ad indicem (per<br />

ulteriori note bibliografiche v. il commento a Nr. 146); per quanto concerne Blera vedi<br />

Silvestrelli, Città, castelli e terre, II, p. 728; cfr. D. Mantovani - G. Giontella, Gli statuti<br />

comunali di Bieda, Blera 1993.<br />

Nr. 70 a 31 gen. 1519<br />

A ff. 42v-43r; B pp. 89-91; C pp. 55-56.<br />

Decreto (per bussulam et fabas) a che i conductores officiorum romani populi,<br />

che non inveniunt bancum, possano impiegare officiales come garanti<br />

(fideiubentes) per il pagamento puntuale e completo a Pietro Massimo, che<br />

funge da depositarius romani populi per conto di Marcantonio Altieri. Ciò<br />

sostituisce le garanzie bancarie richieste dal depositarius ai conductores nei<br />

capitula venditionum (v. Nr. 30 b). L’unica alternativa sarebbe stata – secondo<br />

l’istanza – di vendere nuovamente gli officia a condizioni migliori.<br />

Nota bibl.:<br />

Altieri, Li Baccanali, p. XXI nota 43.<br />

Nr. 70 b 31 gen. 1519<br />

A f. 43r-v; B pp. 91-92; C p. 56.<br />

Decreto affinché i conservatori con il consenso del cancelliere Girolamo<br />

e del priore dei caporioni deputino due cittadini affinché esaminino<br />

l’idoneità e la condotta di vita del dottore in giurisprudenza Blancus da<br />

Lucca, di Coluccio da Velletri – entrambi sposati – e del chierico Cristoforus<br />

di Francia (natione gallus), che hanno presentato domanda per essere<br />

ammessi alla cittadinanza romana. L’istanza dal primo conservatore era stata<br />

aliquantulum in concilio discussa.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 129; Mori, Nascita, p. 884 (con discordanze).<br />

02-Regesti.pmd 140<br />

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REGESTI<br />

141<br />

Com. B:<br />

Sul chierico belga Cristoforus si veda il commento a Nr. 74 c. Considerando il testo del<br />

decreto, la versione data dal Gouwens, secondo cui “in January of 1519, Longueil was<br />

approved for honorary Roman citizenship”, appare prematura: Gouwens, Remembering,<br />

p. 25. Come Benedetti, Motivi retorici, pp. 190, 209, riferisce, la richiesta per la concessione<br />

della cittadinanza a Longueil era partita da Mariano Castellani e Flaminio Tomarozzi.<br />

Nr. 70 c 31 gen. 1519<br />

A ff. 43v-44r; B pp. 92-93; C pp. 56-57.<br />

Decreto di conferimento, vita natural durante, a Matteo Baratta, come riconoscimento<br />

per aver aiutato il conservatore Paoluccio Mattei nella lotta contro il<br />

ribelle Giambattista Solimandus di Magliano (v. Nr. 17), dell’officium notarii<br />

gabellarii maioris. Pertanto il Baratta deve rinunciare alla conferma della carica<br />

già ottenuta dal papa. Dall’istanza del primo conservatore si evince che il<br />

Mattei non era riuscito a svolgere la sua azione a causa dei rapporti stretti fra<br />

il Solimandus e il cardinale Orsini (propter favores et parentelam quam idem<br />

Johannes Baptista habet cum reverendissimo cardinali de Ursinis). Il Mattei<br />

aveva chiesto insistentemente aiuto a senatu et populo romano, e in seguito a<br />

ciò era stato de<strong>liber</strong>ato (decretum fuit) di mandargli il Baratta.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pietro Massimo e Prospero Muti Papazurri.<br />

Com. A:<br />

Rimasto vacante per la morte di Giampaolo Scalibastri (che aveva assunto l’ufficio nel<br />

1497 come familiaris continuus commensalis dell’allora cardinale di S. Maria Nova Cesare<br />

Borgia: ASV, Reg. Vat. 877, f. 45r), l’ufficio di notaio del gabellarius maior temporaneamente<br />

era stato dato in appalto, nell’ottobre 1518, a Rosato de Cicocchiis di Magliano:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. VI, vol. 49, f. 82v (2 ott. 1518). Ma poiché il papa<br />

dispose diversamente, i conservatori revocarono la nomina e trasferirono nel mese di<br />

dicembre l’ufficio a Matteo Baratta: ivi, f. 89v (4 dic. 1518).<br />

Com. B:<br />

Con un breve del 31 maggio 1519, il ribelle Giambattista de Solimandis fu obbligato a<br />

restituire due proprietà terriere a Pietro Mellini: ASV, Arm. XXXIX, 33, f. 87r-v. Egli<br />

compare nei verbali come criminale anche in un’altra occasione (v. Nr. 157 a).<br />

Nr. 71 15 feb. 1519<br />

A f. 44r; B pp. 93-94; C p. 57.<br />

Decreto affinché i conservatori – in seguito ad un precedente senatus consultus<br />

(v. Nr. 70 a) – debbano insistere ad avere cautiones dai conductores degli<br />

officia notariatus et scriptoris ac executoris Camere Urbis altrimenti una commissione,<br />

composta dai vertici municipali più cinque o sei cittadini, da loro<br />

nominati, dovrà scegliere due notai che esercitino le cariche di notarius e di<br />

scriptor. La commissione dovrà anche stabilire il loro salarium e il regolamento<br />

02-Regesti.pmd 141<br />

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142 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

d’esercizio dei loro uffici, i cui fructus devono essere trasferiti a Pietro Massimo,<br />

depositarius subrogatus proventuum omnium officiorum romani populi.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pietro Lalli e Giambattista Valerani.<br />

Nr. 72 23 feb. 1519<br />

A f. 44r-v; B pp. 94-95; C p. 58.<br />

Decreto per eleggere – in base alla decisione della commissione presentata<br />

al consiglio (v. Nr. 71) – come notarius Camere Urbis <strong>Marco</strong> Specchi con<br />

uno stipendio di due ducati auri de Camera mensili, fino a nuovo ordine, e<br />

Giulio Quattracci (de Quatraciis) scriptor Camere Urbis.<br />

Com. B:<br />

Giulio Quattracci era sposato con Livia Andreottini: Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato,<br />

p. 84*.<br />

<strong>Marco</strong> (Antonio?) Specchi era un romano benestante del rione Arenula: Apollonj Ghetti,<br />

Appunti sulla Chiesa di S. Barbara, p. 181. Egli non ebbe una grande familia, dato che<br />

la sua casa nel rione Arenula, nel censimento del 1527, contava solo 6 “bocche”: Lee,<br />

Descriptio, nr. 6535 (ma le indicazioni di questo censimento sono solo orientative e<br />

vanno usate con cautela).<br />

Nr. 72 a 23 feb. 1519<br />

A f. 44v; B p. 95; C p. 58.<br />

Contratto di appalto dell’ufficio di executor della Camera Urbis a Giambattista<br />

Boni e Pietro Caffarelli, come rappresentanti di Bartolomeo Della Valle,<br />

ad un prezzo di 180 ducati auri de Camera all’anno, con inizio a partire<br />

dal presente giorno. Le rate mensili devono essere pagate al depositarius<br />

subrogatus omnium officiorum romani populi Pietro Massimo. I locatarii<br />

offrono cautiones sufficienti.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Antonio Buccapaduli e Pacifico Pacifici (de Pacificis).<br />

Com. B:<br />

Il notaio Pacifico Nardi de Pacificis partecipò ripetutamente alle sedute del consiglio<br />

comunale e fu registrato diverse volte come testimone. I suoi protocolli notarili si trovano<br />

in ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1181-1190 (che coprono gli anni 1475-1541).<br />

Nr. 73 15 feb. 1519<br />

A ff. 44v-45r; B p. 96; C pp. 58-59.<br />

Promessa sotto giuramento del dohanerius gabellarum Urbis et Ripe et<br />

Ripecte Bartolomeo Della Valle di non ostacolare il ponderator statere<br />

02-Regesti.pmd 142<br />

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REGESTI<br />

143<br />

Urbis et Ripe. In caso di trasgressione egli è soggetto ad una multa di 100<br />

ducati.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Prospero Muti Papazurri e Pietro Lalli.<br />

Nota crit.:<br />

Dal punto di vista cronologico, il documento andrebbe collocato correttamente dopo il<br />

Nr. 71.<br />

Nota bibl.:<br />

Altieri, Li Baccanali, p. XXI.<br />

Nr. 74 9 apr. 1519<br />

A f. 45r; B pp. 96-97; C p. 59.<br />

Decreto di vendita della gabella studii videlicet vini forensis al miglior offerente<br />

nell’ambito di un’asta (subastatio) in osservanza ai capitula emanati.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 164; Id., Le pontificat de Léon X, p. 228.<br />

Com. A:<br />

La vendita all’asta fissata per la gabella studii era una conseguenza della scadenza del<br />

contratto d’appalto della durata di cinque anni stipulato nel 1515 con Giovanni Ardinghelli<br />

(v. Nr. 16). I nuovi capitula relativi alla gabella studii per ora non possono<br />

ancora essere identificati.<br />

Nr. 74 a 9 apr. 1519<br />

A f. 45r-v; B p. 97; C p. 59.<br />

Decreto per scegliere per numerum fabarum, da un gruppo di otto cives, un<br />

candidato che sia poi approvato dai vertici municipali, per condurre gli affari<br />

del gabellarius maior Antonio Frangipane, impedito da malattia.<br />

Com. A:<br />

La malattia di Antonio Frangipane indusse i vertici municipali e i caporioni a passare, il<br />

15 aprile 1519, l’ufficio di gabellarius maior, fino alla fine dell’anno, a Domenico<br />

Vittori, verso il quale avevano un debito morale. Ciò risulta da App. Nr. 5.<br />

Nr. 74 b 9 apr. 1519<br />

A f. 45v; B pp. 97-98; C p. 59.<br />

Decreto affinché Bartolomeo Della Valle, Giacomo Frangipane, Prospero<br />

Muti Papazurri e Raffaele Casali compongano la contesa sorta tra Sisto<br />

Mellini e il popolo romano in relazione all’ufficio di gabellarius maior.<br />

02-Regesti.pmd 143<br />

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144 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 74 c 9 apr. 1519<br />

A f. 45v; B p. 98; C pp. 59-60.<br />

Decreto di ricusare la richiesta di Cristoforus Longolius per il rilascio <strong>dello</strong><br />

instrumentum et privilegium civilitatis, fino a quando non sia stato verificato<br />

cosa egli abbia scritto contro la città di Roma.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 15 (in traduzione italiana); Rodocanachi, La première Renaissance,<br />

p. 129ss. (in generale sull’affaire).<br />

Com. A:<br />

Christophe Longueil (1488-1522), nato a Mecheln nelle Fiandre da una nobile famiglia<br />

francese, aveva studiato a Parigi ed era un famoso umanista. A Roma strinse contatti<br />

con Bembo, Sadoleto e Giovanni Matteo Giberti, ma anche con romani colti come Giulio<br />

Tomarozzi e Mariano Castellani (v. Nr. 9 a). Quest’ultimo chiese per lui la cittadinanza<br />

romana. Nonostante Longueil avesse scritto cinque orazioni de Italiae et Urbis<br />

laudibus, gli fu fatale una sua vecchia lode alla nazione francese (De laudibus Francorum),<br />

che alcuni nemici usarono contro di lui. Il suo caso infine fu discusso in sede<br />

giudiziaria il 16 giugno 1519 in presenza di Leone X in Campidoglio, dove Celso Mellini<br />

mosse violente accuse contro il contumace. Grazie alla brillante difesa dei suoi<br />

avvocati ed amici egli fu assolto il 9 agosto successivo. La nomina a cittadino romano<br />

gli fu notificata infine nel maggio 1520: Gregorovius, Alcuni cenni, p. 15s.; Pastor, IV/1,<br />

pp. 430-434; Gnoli, Un giudizio di lesa; Th. Simar, Christophe de Longueil, humaniste<br />

(1488-1522), Louvain 1911; M. Bevilacqua, De Celso Mellino eiusque in Lingolium oratione,<br />

« Latinitas » 23 (1975) pp. 53-56; J. Rice Henderson, Christophe de Longueil, in:<br />

Contemporaries of Erasmus, II, pp. 342-345; G. Frasso - D. Graffigna, Da Petrarca a<br />

Pasquino, « Studi petrarcheschi » 5 (1988) pp. 155-289; Gaisser, The Rise, p. 48ss.; Rowland,<br />

The culture, pp. 250-254; Tewes, Die Medici, p. 113s.; Benedetti, Motivi retorici.<br />

Nr. 74 d 9 apr. 1519<br />

A f. 45v; B p. 98; C p. 60.<br />

Decreto affinché, in occasione dell’imminente scadenza del pignoramento a<br />

favore di Pietro Massimo di tutti gli officia romani Antonio Zoccoli, Antonio<br />

Del Bufalo (de Bubalis), Antonio Bacarozius, Francesco Branca (de<br />

Brancis) e Prospero Muti Papazurri insieme al priore dei caporioni regolino<br />

la confectio bussule portionum (v. Nr. 75).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Specchi e Giulio Quattracci.<br />

Com. A:<br />

Al termine dei due anni e mezzo fissati dal contratto con cui il comune romano aveva<br />

dato in pegno a Marcantonio Altieri (rappresentato da Pietro Massimo) tutti gli officia di<br />

Roma (v. Nr. 30 b), l’amministrazione municipale poteva applicare il sistema delle quote<br />

(portiones) sugli uffici romani, per saldare i debiti con l’Altieri (cfr. per i contributi<br />

richiesti dai portionarii Nrr. 76 b, 154, 178). Questa possibilità fu aperta da Leone X<br />

02-Regesti.pmd 144<br />

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REGESTI<br />

145<br />

nella sua bolla Dum singularem del 1513 e consisteva nel ripartire in portiones i guadagni<br />

ricavati dalle porte e dai ponti di Roma, così come quelli provenienti da qualunque<br />

altro ufficio restituito al popolo – a cominciare dal vertice rappresentato dalle cariche di<br />

senatore e di conservatore, fino a giungere ai diversi posti di notaio. A queste portiones<br />

corrispondevano dei certificati, dei biglietti (sortes), che venivano collocati in pixidem<br />

(nei verbali consiliari questo contenitore viene chiamato generalmente bussula): et deinde,<br />

statutis per conservatores et priorem et consiliarios praefatos ad id temporibus, sorte,<br />

nostra et pro tempore existentis Romani Pontificis praesentia, trahenda, nostroque arbitrio<br />

restringenda et amplianda, inter cives tantummodo dispensentur: Bullarium (Torino), V,<br />

pp. 539-540. Come qui già reso noto, i vertici municipali fissarono dei capitula per<br />

procedere con precisione all’attribuzione delle portiones per le quali, in teoria, si doveva<br />

tenere conto di tutte le famiglie (con una preferenza per i capofamiglia maschi!) e dei<br />

cosiddetti pia loca (ai quali subentrò nel 1525 il solo convento francescano di S. Maria<br />

in Aracoeli); a questi ultimi doveva essere fornita una seconda sors (v. Nr. 76, 211 a,<br />

214 a). Il grande numero degli interessati costrinse gli imbussulatores a più estrazioni di<br />

portionarii, per cui alla fine esistevano, a quanto pare, 14 liste (tracte) (v. Nr. 221 a). Per<br />

dare soddisfazione ai cives che non erano stati ancora sorteggiati, fu indispensabile una<br />

nuova edizione della bussula (v. Nr. 221 a, 224). Ogni quota delle portiones – dette anche<br />

sortes – doveva fruttare un guadagno di 10 ducati de carlenis (v. Nrr. 214, 214 a); essendo<br />

però le entrate degli uffici cittadini soggette ad oscillazioni, non mancarono i ritardi<br />

(v. Nr. 221 a). Infine bisognava anche considerare il margine di profitto (e probabilmente<br />

diminuirlo, v. Nr. 228 a). Le numerose lamentele (v. Nr. 114 a, 214s., 220 c, 221 a, 224)<br />

dimostrano che il nuovo sistema non riuscì con generale soddisfazione. Le entrate destinate<br />

alle portiones potevano – anche se contro il regolamento – essere deviate per soddisfare<br />

obblighi particolari (v. Nr. 86, 116s., 152 a, 159, 178, 179 d, 204 c, 225; da opporre al<br />

Nr. 232 d). Mancano studi più precisi sul sistema delle portiones: ASC, Invent. Magni,<br />

pp. 2719-2736; Rodocanachi, Les institutions, p. 247s. e l’introduzione supra, p. 62s.<br />

Il suo mo<strong>dello</strong> doveva essere stato il sistema dei collegia venali della Curia (v. Hofmann;<br />

Frenz; Schimmelpfennig, Der Ämterhandel).<br />

Nr. 75 18 apr. 1519<br />

A ff. 45v-46r; B p. 99; C p. 60.<br />

Decreto affinché, in virtù del fatto che, dopo l’imminente scadenza del pignoramento<br />

di tutti gli officia romani a favore di Marcantonio Altieri, ovvero<br />

del suo rappresentante Pietro Massimo, in base alla Bolla di restituzione<br />

gli uffici siano divisi in portiones, la commissione deve regolare<br />

la composizione della bussula portionum dictorum officiorum, prima<br />

che – in 15 giorni – finisca il mandato dei conservatori.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Frangipane e Giambattista Gigli (Lilius).<br />

Com. A:<br />

Sul sistema delle portiones cfr. il commento a Nr. 74 d.<br />

Com. B:<br />

Giambattista Gigli, in carica come scriptor papale dal 1488 al 1506, è menzionato ne Li<br />

Nuptiali di Marcantonio Altieri. Egli possedeva una collezione di antichità: Frenz, p. 378;<br />

Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, pp. 108*, 103s., 144, 150; Magister, Censimento, p. 169.<br />

02-Regesti.pmd 145<br />

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146 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 76 22 mag. 1519<br />

A f. 46r-v; B pp. 99-101; C pp. 60-61.<br />

Decreto affinché si approvino i seguenti capitula sulla scelta dei nomi da<br />

considerare nella bussula portionum: i capitula prevedono che sia messo nella<br />

bussula solo un nome per ogni casa (domus), purchè siano in comunione<br />

(imbussuletur unus de qualibet domo, cum in communione sint) – qualora ciò<br />

manchi, ognuno deve avere una portio; che solo i fanciulli, ma non le fanciulle,<br />

abbiano una portio (Item quod pupillis masculis detur portio et non pupillis<br />

feminis etc.); che religiosa et pia loca a Natale ricevano due portiones; che<br />

gli eredi possano ottenere le portiones dei defunti; che le portiones non possano<br />

essere trattenute pro necessitate populi romani; che i nuovi cittadini (cives<br />

moderni) siano inseriti nell’urna solo a discrezione dei caporioni e degli imbussulatores;<br />

che siano esclusi dalla bussula sodomiti, usurai, ribelli ed usurpatori<br />

di beni comunali per un valore superiore ai 10 ducati de carlenis; che<br />

tutti gli officiales ad vitam officia habentes partecipino all’elezione e che tutti<br />

coloro che hanno in possesso o aspirano a possedere officia contro la volontà<br />

dei romani, siano esclusi. Infine è vietata l’inclusione dei cittadini (non imbussulentur),<br />

che abitano con la loro famiglia lontano dalla città.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 248.<br />

Com. A:<br />

Sul sistema delle portiones cfr. il commento a Nr. 74 d. Per il gruppo degli esclusi,<br />

considerati “infami” (sodomiti, usurai etc.), vedi G. Todeschini, Visibilmente crudeli. Malviventi,<br />

persone sospette e gente qualunque dal medioevo all’età moderna, Bologna 2007.<br />

Nr. 76 a 22 mag. 1519<br />

A f. 46v; B p. 101; C p. 61.<br />

Decreto affinché le spese sostenute da Antonio Zoccoli per la diffusione<br />

della bolla, con cui il papa incoraggia i curiales a costruire case a Roma<br />

(v. Nr. 46 b), siano valutate da Prospero Muti Papazurri e Antonio de<br />

Bagarotiis e che lo Zoccoli sia compensato.<br />

Nota bibl.:<br />

Lanciani, I, p. 268.<br />

Nr. 76 b 22 mag. 1519<br />

A ff. 46v-47r; B pp. 101-102; C p. 61.<br />

Decreto affinché gli imbussulatores – nel caso in cui svanisca la possibilità<br />

di riscattare gli uffici dati in pegno a Marcantonio Altieri, con un credito<br />

02-Regesti.pmd 146<br />

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REGESTI<br />

147<br />

(mutuum) di 1200 ducati ricavati dalla vendita della gabella studii, e di<br />

assegnarli di nuovo con la bussola (ut omnes imbussulari possint) – trovino<br />

come depositarius pecuniarum et fructuum dictorum omnium officiorum romani<br />

populi un nobilis civis, che sia disposto a prestare il denaro necessario<br />

per il riscatto degli uffici e ad amministrare, in cambio di una partecipazione<br />

agli utili, le portiones dei suoi officia da assegnare ai portionarii. Il<br />

nuovo depositario omnium officiorum romani populi non può percepire a<br />

portionariis più di 7 ducati ogni 100 prestati (cioè non poteva chiedere un<br />

interesse superiore al 7 %).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Ricci (de Riciis) del rione Campo Marzio e Mario<br />

Particappa del rione S. Angelo.<br />

Com. A:<br />

La ricerca di un nuovo depositarius pecuniarum et fructuum omnium officiorum romani<br />

populi era diventata necessaria per la fine del mandato di Marcantonio Altieri dopo due<br />

anni e mezzo (v. Nr. 30 b). Gli succede Gregorio Serlupi, che però viene chiamato<br />

depositarius introituum et exituum portionum romani populi, visto che gli uffici dati in<br />

pegno all’Altieri erano ritornati di nuovo di competenza dei romani ed erano entrati nel<br />

regime delle portiones (v. commento a Nr. 74 d).<br />

Com. B:<br />

Il testimone Girolamo Ricci era notaio. Suoi protocolli notarili sono in ASR, Collegio<br />

dei Notai Capitolini, 1444-1448 (1500-1522).<br />

Nr. 77 20 giu. 1519<br />

A f. 47r; B pp. 102-103; C p. 62.<br />

Decreto per concludere la controversia con Sisto Mellini relativa all’ufficio<br />

di gabellarius maior con il rimborso dei 1500 ducati auri, che lui ha pagato<br />

alla Camera Apostolica per tale ufficio.<br />

Nr. 77 a 20 giu. 1519<br />

A f. 47r-v; B p. 103; C p. 62.<br />

Decreto di vendere tramite una subastatio ad candelam gli uffici di notarius<br />

e di scriptor della Camera Urbis, il cui valore è così basso che l’istanza<br />

aveva posto la questione se non fosse stato meglio trattenerli.<br />

Nr. 77 b 20 giu. 1519<br />

A f. 47v; B p. 103; C p. 62.<br />

Decreto affinché Antonio Bagarotius e Antonio Zoccoli esortino Angelo Cesi<br />

(de Cesis) a dissuadere suo figlio dal resignare un suo beneficium in favore<br />

02-Regesti.pmd 147<br />

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148 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

di un forestiero (forensis), in quanto un tale passo potrebbe indurre anche<br />

altri sacerdoti (presbiteri) romani a rinunciare a benefici in favore di stranieri.<br />

Dovere del buon cittadino è di preservare l’onore e l’utilità della città e<br />

dei cittadini («cum officium boni civis sit honorem et utilitatem civitatis et<br />

civium servare»).<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pietro Massimo e Paolo Leni.<br />

Com. A:<br />

Al momento mancano notizie legate a questo specifico caso di un passaggio di un<br />

beneficio ecclesiastico da un chierico romano ad uno straniero. Per le preoccupazioni<br />

dei romani di riservarsi i canonicati delle chiese romane, necessari per il sostentamento<br />

dei figli destinati ad una carriera ecclesiastica, vedi Nrr. 217 e 219 d.<br />

Com. B:<br />

Il giurista Angelo di Pietro Cesi (1450-1528) (fig. 14), figlio del senatore di Roma<br />

Pietro, originario della cittadina umbra di Cesi vicino Terni, fu padre di due cardinali<br />

(Paolo Emilio e Federico). Già conservatore (controvoglia) nel 1508, nel 1525 succedette<br />

al defunto Melchiorre Baldassini nell’ufficio di advocatus pauperum: ASV, Cam. Ap.,<br />

Div. Cam. 75, ff. 191v-192r (12 set. 1525); Amayden - Bertini, pp. 304-309; Martinori,<br />

Genealogia e cronistoria di una grande famiglia umbro-romana, p. 44ss. (p. 46 in nota<br />

una breve informazione relativa al suo ufficio di cancelliere secondo il ms. C, f. 83);<br />

Dorati da Empoli, p. 108; G. Urban, Die Cappella Cesi in S. Maria della Pace, in:<br />

Miscellanea Bibliothecae Hertziana zu Ehren von Leo Bruhns†, Franz Graf Wolff<br />

Metternich, Ludwig Schudt (Römische Forschungen der Bibliotheca Hertziana 16),<br />

München 1961, pp. 213-238: 219ss.; Ferrajoli, Ruolo, p. 553; Butters - Pagliara, Il<br />

Palazzo dei Tribunali, p. 98 e passim. Il nome di Angelo Cesi si incontra per la prima<br />

volta nella forma de Cesis Medices in Nr. 103 (9 nov. 1520) e poi come Medices de<br />

Cesis dal Nr. 107 (17 dic. 1520). Alla base di questa nuova forma del nome sta<br />

certamente un privilegio di Leone X, con cui costui concedeva ad Angelo di portare il<br />

cognome Medici e lo adottava.<br />

Nr. 78* CONSERVATORI IN CARICA: PIETRO FABI, PAOLO DE STEFANUCIIS E TEBAL-<br />

DESCO TEBALDESCHI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: BERNARDINO BUONAUGURI (DE BONIS AUGURIIS).<br />

Com. A:<br />

Pietro Fabi prestò giuramento in occasione della pax romana (1511) e nel 1513 fece<br />

parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241.; Gennaro,<br />

Pax, p. 55.<br />

Paolo de Stefanuciis è conosciuto anche con il suo cognome de Albertescis: ASC, Cam.<br />

Cap., Cred. IV, t. 105, f. 8r.<br />

Il nobile Tebaldesco Tebaldeschi era stato sollicitator dal 1486 al 1498 e dal 1509 era uno<br />

dei presidentes annone et mercium: Frenz, p. 448. Mentre ancora svolgeva il suo incarico<br />

di conservatore, egli fu designato successore del defunto Giovanni Arcioni all’ufficio di<br />

notariatus salis ad minutum Alme Urbis: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 105r (24<br />

dic. 1519). Nel 1522 è menzionato in qualità di notarius salis dohane Urbis: ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 69, ff. 68r-69v (2/26 mar. 1522). Morì nello stesso anno (v. Nr. 166 a).<br />

02-Regesti.pmd 148<br />

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REGESTI<br />

149<br />

Nr. 78 14 ago. 1519<br />

A ff. 47v-48r; B p. 104; C pp. 62-63.<br />

Decreto affinché Vespasiano, il quale ha acquistato l’ufficio di executor della<br />

Camera Urbis e si lamenta del fatto che il gabellarius dohanarum grascie<br />

Urbis Bartolomeo Della Valle non gli dà le apodisse (quietanze) di questa<br />

dohane (dogana), curi personalmente il suo ufficio conformemente all’instrumentum<br />

locationis.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1856.<br />

Nr. 78 a 14 ago. 1519<br />

A f. 48r; B pp. 104-105; C p. 63.<br />

Decreto per registrare Virgilio de Mantacis nel registro giudiziario (in<br />

speculo; v. Nr. 83 b) come malus civis e usurpatore dei beni del popolo<br />

romano, avendo egli ottenuto un motuproprio papale relativo all’ufficio<br />

del notariatus Ripe et Ripecte, che invece compete al popolo romano, e<br />

avendo – inutilmente – pregato i conservatori affinché glielo dessero in<br />

appalto.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il procuratore della Camera Ippolito de Scarzis e Francesco<br />

de Janziis.<br />

Com. A:<br />

Su iniziativa del procurator fisci (v. Nr. 213 a) furono segnati nel <strong>liber</strong> nuncupatus<br />

“speculum” (così chiamato in Nr. 83 b), che era stato istituito fin dal pontificato di<br />

Eugenio IV, i cittadini che avevano agito contro le leggi e gli interessi della loro città<br />

ed usurpato dei beni del popolo romano. Il capitolo statutario De speculo fiendo apparteneva<br />

originalmente agli Statuta et reformationes facte tempore legationis rev.mi domini<br />

cardinalis sancti Laurentii et Damasi patriarche Aquilegensis (cioè Ludovico Scarampi)<br />

super diversis negotiis et rebus (del 1446), inseriti negli statuti del 1469: cfr. ASC,<br />

Cam. Cap., Cred. IV, t. 88, f. 145v, cap. xxi; ripreso in S.P.Q.R. Statuta et novæ reformationes<br />

Urbis, III, f. 51v; Rodocanachi, Les institutions, p. 245; Tommasini, Registro,<br />

p. 18 con nota 4; Pecchiai, Roma, p. 246; Delumeau, I, p. 21. Come risulta da Nr. 175,<br />

coloro che erano registrati in questo libro erano considerati infames, il che significa che<br />

essi perdevano la cittadinanza e la possibilità di assumere cariche pubbliche. Tra i Capitoli<br />

concernenti l’offitio del scriba senato del 1570 si trova scritto, tra l’altro, che gli<br />

<strong>scribasenato</strong> debbano tenere un libro grosso, chiamato “specchio”: ASC, Cam. Cap.,<br />

Cred. I, vol. 38, f. 177v (29 gen. 1570). Le reformationes del 1571 trattano dettagliatamente<br />

al capitolo 26 del libro del Specchio: in base ad esse lo <strong>scribasenato</strong>, su ordine<br />

del procurator fiscalis, doveva segnare in questo libro coloro che avevano trasgredito<br />

alle leggi ed erano debitori nei confronti della cosa pubblica. I loro nomi erano resi noti<br />

al pubblico scrivendoli su di una tavoletta e potevano essere cancellati solo scontando la<br />

02-Regesti.pmd 149<br />

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150 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

loro pena o saldando i debiti: ivi, ff. 329v-330r. Cfr. per l’uso ancora più complesso<br />

del “libro di specchio” a Firenze, da una bibliografia vastissima, A. Molho, Florentine<br />

Public Finances in the Early Renaissance, 1400-1433, Cambridge 1971, p. 104s. e<br />

N. Rubinstein, I primi anni del Consiglio Maggiore di Firenze (1494-99), « Archivio<br />

storico italiano » 112 (1954) pp. 151-194: 154s.<br />

Nr. 79 22 nov. 1519<br />

A f. 48r-v; B pp. 105-106; C pp. 63-64.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Andrea de Alpicis, affinis<br />

(parente) e camerario del papa, a Bartolomeo de Pichinutiis da Pietrasanta,<br />

uditore della Rota, e a suo fratello Tommaso, ad Agostino de Monte<br />

Maria, camerario del papa, a Giacomo de Liberatis su intervento del cardinale<br />

Colonna, a Nicolaus Buxus su intervento del cardinale Della Valle, a<br />

Saba .. su intervento del cardinale Orsini, a Callisto Amodeus, locumtenens<br />

dell’auditor Camere, ai fratelli Angelo e <strong>Marco</strong> Nobili (de Nobilibus), a<br />

Francesco Nobili da Anguillara, a Filippo de Lutiis da Sutri, a <strong>Marco</strong> Philippi<br />

da Camerino, a Giustiniano da Otricoli, al cocus secretus papale magister<br />

Nicolaus, al capitaneus di Tor di Nona (Turris None) Bernardino .. e a<br />

suo fratello, al clericus Neapolitanus Antonio de Peruschis, a Giovanni di<br />

Pietrangelo de Peruschis da Valmontone, a Antonio del fu Gianfrancesco<br />

Roccho da Bracciano nonché allo scriptor apostolicus e magister plumbi<br />

Aloysius Gebralion.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Com. B:<br />

I cardinali nominati sono Pompeo Colonna († 1532), dell’omonima famiglia baronale<br />

romana, che ottenne la porpora cardinalizia nel 1517 (Eubel - van Gulik, p. 15s.; cfr.<br />

Serio, Una gloriosa sconfitta, ad indicem), Andrea Della Valle (card. 1517-1534: Eubel -<br />

van Gulik, p. 15; per i suoi contatti con i Colonna si rinvia a Serio, Una gloriosa<br />

sconfitta, ad indicem) e Franciotto Orsini (card. 1517-1534: Eubel - van Gulik, p. 17).<br />

Il fiorentino Andrea Albizzi (de Alpicis), parente di Leone X, fu uno dei suoi camerarii:<br />

Ferrajoli, Ruolo, p. 531 nota 2.<br />

Bartolomeo de Pichinutiis (Pighinuzzi) da Pietrasanta vicino Lucca († 1523) fu auditor<br />

della Rota dal 1511: ASC, Archivio Urbano, sez. LXVI, Istrumenti, vol. 28, 191r (22<br />

set. 1517); Cerchiari, II, p. 84 (su Bartolomeo); Hoberg, Die Amtsdaten, p. 62; Coste,<br />

Un diario, p. 281 (per la data della sua morte).<br />

Il fratello di Bartolomeo Pighinuzzi, Tommaso, scrittore di brevi, fu il precettore del<br />

figlio di Mario Mellini e appartenne alla cerchia di letterati di Angelo Colocci. Nell’estate<br />

del 1519 egli appare in qualità di nemico dell’umanista Christophe Longueil,<br />

che cercava anche lui di ottenere la cittadinanza romana. Tale ostilità, a quanto pare,<br />

favorì la propria candidatura per diventare cittadino romano: Pastor, IV/1, p. 431 nota 2;<br />

Ubaldini, Vita di Mons. Angelo Colocci, ad indicem; Gouwens, Remembering, p. 26<br />

nota 103; Blasio, Cum gratia et privilegio. Programmi editoriali, p. 50; Frenz, p. 172s.,<br />

449; Ferrajoli Ruolo, p. 575; cfr. Esposito, Tra accademia, p. 327 con nota 6 (per<br />

l’appartenenza di Tommaso alla Sodalitas Parionis).<br />

02-Regesti.pmd 150<br />

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REGESTI<br />

151<br />

Sulla posizione di locumtenens dell’auditor Camere Callisto Amodeus cfr. il commento<br />

al Nr. 131, punto 11.<br />

Un Franciscus de Anguillaria, residente nel rione S. Angelo, nel censimento del 1527 è<br />

elencato con 11 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 7972.<br />

Il cocus secretus del papa magister Nicolaus si chiamava de Porcariis e proveniva dall’Epiro<br />

(albanensis): Ferrajoli, Ruolo, p. 386.<br />

Per Giovanni di Pietrangelo de Peruschis da Valmontone cfr. Trifone, Lingua, p. 215s.<br />

Egli è probabilmente da identificare con il notaio Giovanni Peruschi da Valmontone che,<br />

nel 1533, redasse un atto notarile per i Colonna di Cave: Serio, Una gloriosa sconfitta,<br />

p. 114 nota 12.<br />

Aloysius Gebralion, di origini spagnole, possedeva delle prebende in Spagna e nell’Italia<br />

meridionale: Frenz, ad indicem, in particolare p. 277; Tewes, Die römische Kurie, p. 99<br />

nota 25.<br />

Nr. 80 24 nov. 1519<br />

A f. 49r; B p. 107; C p. 64.<br />

Decreto affinché i conservatori, in compagnia di alcuni cives parlino con il<br />

cardinale de’ Medici, romanus, dell’urgente restauro del convento di<br />

S. Aura nel rione Arenula, in cui si vuole stabilire la nova societas (v. Nr. 82 b)<br />

che si trova sotto la protezione del cardinale, e dei monasteri ceduti come<br />

commende, che potrebbero essere, invece, lasciati ai romani per il mantenimento<br />

delle loro figlie ed altre necessitates.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Petri Mactei Albertoni e Antonio Boccapaduli.<br />

Com. A:<br />

Interessante appare l’enfasi con la quale viene sottolineato che il cardinale Giulio<br />

de’ Medici sia anche civis romanus (per i conferimenti della cittadinanza romana ad<br />

esponenti della casa de’ Medici v. Nrr. 6 [con commento] e 236 b). Palese era<br />

perciò l’attesa che il cardinale come tale non dovesse agire contro gli interessi dei<br />

suoi “concittadini”.<br />

Nr. 81 2 dic. 1519<br />

A f. 49r-v; B pp. 107-108; C pp. 64-65.<br />

Decreto per rimborsare il prestito di 300 ducati, concesso al popolo romano<br />

da Niccolò Bufalini da Città di Castello (v. Nr. 66 b) in cambio dell’ufficio<br />

di statera, con i soldi della gabella studii, dopo l’esame delle scripture et<br />

bulle dei presidentes Ripe. Il disbrigo del pagamento è affidato a Marcantonio<br />

Altieri e Giacomo Frangipane, che rappresentano il fiscalis procurator<br />

Ippolito de Scarzis.<br />

02-Regesti.pmd 151<br />

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152 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 81 a 2 dic. 1519<br />

A f. 49v; B pp. 108-109; C p. 65.<br />

Decreto affinché, al fine di revocare la concessione papale della chiesa di<br />

S. Maria Libera nos a penis inferni al familiaris et scutifer papale Michelangelo<br />

de La Cerasa, morto nel frattempo, i provisores di questa chiesa<br />

trattino con il legatus dell’imperatore, interessato alla questione. Se occore, i<br />

conservatori ne devono parlare con il papa. La chiesa era stata sempre soggetta<br />

(sub regimine) ai caporioni e ad altri officiales eletti dagli abitanti dei<br />

rioni Pigna e Campitelli, che ogni anno dopo la festa dell’Assunta in agosto<br />

si radunano lì per un pranzo collettivo ed eleggono un provisor per ciascuno<br />

dei due rioni.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Petri Mactei Albertoni e Antonio Boccapaduli.<br />

Com. A:<br />

La chiesa di S. Maria Libera nos a penis inferni, ossia S. Maria Liberatrice, fu costruita<br />

prima del XIV secolo sull’antica chiesa di S. Maria Antiqua a margine del Foro Romano<br />

e fu distrutta nel 1900 per far ritornare alla luce l’edificio precedente: Huelsen, p. 339<br />

n. 50. Presso la chiesa si insediò un convento di suore benedettine conosciute dal nome<br />

della loro fondatrice Santuccia Terrebotti da Gubbio († 1305) come “Santuccie” che<br />

però nei primi decenni del XVI secolo subì una crisi morale e danni dal Sacco. Non si<br />

è potuto fare fin’adesso chiarezza sull’interessamento di Carlo V e del suo rappresentante<br />

a Roma (legatus) per questo monastero. Nel 1521 è documentata Beatrix de Leon<br />

(quindi una spagnola) come badessa del convento, che scelse un prete connazionale per<br />

le funzioni religiose. Dopo un tentativo di riforma nel 1528, nel 1548 i rappresentanti<br />

dei rioni Pigna e Campitelli, interessati al convento anche per la possibilità di sistemare<br />

lì le figlie delle prime famiglie, cedettero il convento alle oblate di Tor de’ Specchi<br />

(questo passaggio fu approvato da Giulio III nel 1550): ASV, Cam. Ap., Libri Format.<br />

14, f. 32r (1521 apr. 16); ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, notaio Pietro Rutili,<br />

f. 424r-v (14 apr. 1528); Armellini, Le Chiese di Roma, I, pp. 645-647; II, p. 1356;<br />

Caraffa, Il monachesimo a Roma, p. 67, nr. 125 (S. Maria Libera nos a penis inferni).<br />

Com. B:<br />

Per il momento non si hanno notizie specifiche sul romano Michelangelo de La Cerasa,<br />

per la cui famiglia si rinvia a BAV, Ottob. lat. 2549, II, p. 905 (Iacovacci) e Amayden -<br />

Bertini, I, p. 354.<br />

Nr. 82* CONSERVATORI IN CARICA: PROSPERO D’AQUASPARTA, GIAMBATTISTA FABI<br />

E SANO DE CORONIS.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: GIROLAMO GRAZIANI (DE GRATIANIS).<br />

Com. B:<br />

Prospero d’Acquasparta, utriusque iuris doctor, aveva servito come procuratore il cardinale<br />

Giambattista Orsini, morto prigioniero a Castel Sant’Angelo nel 1503: Altieri, Li<br />

Nuptiali, Indice ragionato, p. 119*. Dal 1506 è documentato come notaio: De Cupis,<br />

Regesto, pp. 840, 848, 866. Nel 1517 è documentato come membro del corpo dirigente<br />

02-Regesti.pmd 152<br />

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REGESTI<br />

153<br />

dell’ospedale di S. Giacomo degli Incurabili, gestito dalla nuova compagnia del Divino<br />

Amore: Paschini, Tre ricerche, p. 42. Nel 1524 fu nominato familiaris papale per i suoi<br />

fedeli servigi a Clemente VII e ai Medici già prima della sua ascesa al trono pontificio,<br />

sia in affari di curia che in incarichi civili a Roma: ASV, Arm. XL, 8, f. 102 (29 apr.<br />

1524). Pare che sia stato lui ad aver lanciato l’idea di erigere una statua in onore di<br />

Leone X: Altieri, Li Nuptiali, p. VII.<br />

Girolamo Graziani dovrebbe essere identificabile con quel Girolamo Graziano de’ Pierleoni,<br />

che è menzionato per l’anno 1516 in Lanciani, I, p. 239. Egli è indicato nel 1525 come<br />

podestà di Vitorchiano (v. Nr. 231 b).<br />

Nr. 82 9 gen. 1520<br />

A ff. 49v-50r; B p. 111; C p. 65.<br />

Decreto per organizzare, nel modo più bello possibile (quanto pulcrius fieri<br />

poterit), la festa di Testaccio e Piazza Navona (festum Testacie et Agonis),<br />

annunciata dal papa di nuovo, dopo molti anni, per il prossimo carnevale.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, pp. 334, 431 doc. LXXXVI (trascrizione); Lanciani,<br />

I, p. 266.<br />

Com. A:<br />

Sulle feste di Testaccio e Piazza Navona che si rifacevano ad una antica tradizione cfr.<br />

ora L. Mecarocci, Le feste di Agone e Testaccio nella società romana del Quattrocento:<br />

apparati e simbologia alla fine del Medio Evo, tesi di laurea (inedita), Roma 1985;<br />

Sommerlechner (con ulteriore bibliografia).<br />

Nr. 82 a 9 gen. 1520<br />

A f. 50r; B p. 111; C pp. 65-66.<br />

Decreto per rimborsare, obbedendo ad un mandato papale (quia populo romano<br />

placuit exequi mandatum sue Sanctitatis), a Giovanni Ardinghelli i<br />

1600 ducati, più altri 150 ducati come depositum, che ha prestato al camerarius<br />

Urbis per gli emolumenta officialium; e con ciò si prevede di trasferire<br />

la gabella studii, occupata ancora dall’Ardinghelli, a Giuliano Maddaleni<br />

Capodiferro, novus conductor di tale gabella.<br />

Nota bibl.:<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 180 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

Con il decreto di rimborso dei debiti contratti con Giovanni Ardinghelli, il consiglio<br />

ottemperò ad un motuproprio papale del 24 dicembre 1519: ASV, Cam. Ap., Div. Cam.<br />

70, ff. 8v-9r. Da un mandatum super emolumentis officialium camere Urbis della fine<br />

del 1518 risulta che si era preventivato che il fabbisogno finanziario necessario a pagare<br />

gli emolumenti (emolumenta) – l’oggetto del decreto – ammontava a 1800-2000 ducati<br />

di Camera da reperire attraverso le pene pecuniarie inflitte dagli extraordinarii della<br />

02-Regesti.pmd 153<br />

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154 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Camera Urbis (per questi v. Nr. 25). L’amministrazione di queste entrate e la ripartizione<br />

degli emolumenta era compito della Camera Urbis: ivi, 67, ff. 169v-172r (20 dic. 1518).<br />

Come risulta dal motuproprio citato prima, l’Ardinghelli aveva prestato 150 ducati all’allora<br />

camerario Felice de Fredis († 1519), somma evidentemente ancora mancante per<br />

poter liquidare gli emolumenta.<br />

Nr. 82 b 9 gen. 1520<br />

A f. 50r; B p. 111; C p. 66.<br />

Decreto affinché il monastero di S. Aura sia restaurato per uso delle puelle<br />

romane intenzionate a diventare monache, perché a causa delle alte doti a<br />

Roma si concludono sempre meno matrimoni (cum ratione magnarum dotium<br />

deficiant sponsalitia). Dopo un colloquio dei conservatori con il cardinale<br />

de’ Medici, viene respinta la proposta del porporato di utilizzare il predetto<br />

monastero come sede della sua societas pietatis, nonostante il suo<br />

impegno di far conferire dal papa il controllo di tutti i monasteria di Roma<br />

ai romani, man mano che i titolari fossero venuti meno.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pietro Lalli e Pietro de Vincentiis.<br />

Com. A:<br />

La societas pietatis non pare identificabile con quella compagnia (sodalizio/arciconfraternita)<br />

di S. Giovanni Battista della Pietà fondata nel 1448 da cittadini provenienti da<br />

Firenze e da altre città della Toscana e residenti a Roma. Nel 1508, la confraternita<br />

dovette abbandonare la sede nella appena iniziata via Giulia, per cui fu preso in considerazione<br />

un nuovo edificio (come nuova chiesa della confraternita sorse dal 1529<br />

S. Giovanni de’ Fiorentini). Corrisponde meglio al decreto del consiglio comunale l’identificazione<br />

con la confraternita di S. Girolamo della Carità, originalmente chiamata Compagnia<br />

della Carità, che il cardinale Giulio de’ Medici aveva fondato nel 1518 (o il 1°<br />

gennaio 1519, come sostiene Paschini) attirando molti curiali per assistere i carcerati e<br />

per garantire una sepoltura dignitosa ai morti in povertà. Non sembra che la nuova<br />

confraternita, che fu riconosciuta da Leone X il 28 gennaio 1520, riuscisse ad occupare<br />

realmente il monastero di S. Aura, perché essa – prima di ottenere la chiesa di<br />

S. Girolamo nel 1524 – ebbe come sede precaria la chiesa S. Andrea in Arenula: per la<br />

chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini si vedano Huelsen, p. 202s. n. 72; Maroni Lumbroso<br />

- Martini, pp. 164-168; Paschini, Tre ricerche, p. 51s.; Buchowiecki, Handbuch, II,<br />

p. 87s.; Polverini Fosi, Il consolato fiorentino; Ead., Pietà, devozione e politica; Guidi<br />

Bruscoli, San Giovanni dei Fiorentini. Per la chiesa di S. Girolamo e la sua confraternita<br />

si vedano Maroni Lumbroso - Martini, pp. 149-154; Paglia, La morte confortata, p. 489s.<br />

e Carlino, L’Arciconfraternita di San Girolamo della Carità. Il convento delle domenicane<br />

legato alla chiesa di S. Aura (S. Aurea) era entrato in crisi già nel XV secolo. Nel<br />

1515, Leone X ordinò il trasferimento delle monache a S. Sisto Vecchio, situato più<br />

fuori mano. La chiesa, inutilizzata da dieci anni, e l’edificio del convento quindi si<br />

prestavano ad una nuova destinazione e il comune romano sperava di potervi reinsediare<br />

delle monache. Solo nel 1574 la chiesa potè essere nuovamente utilizzata, vendendola<br />

alla Compagnia de’ Napoletani, e nel 1619 infine fu sostituita da una nuova costruzione<br />

ancora oggi esistente, la chiesa <strong>dello</strong> Spirito Santo de’ Napoletani: Buchowiecki, Hand-<br />

02-Regesti.pmd 154<br />

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REGESTI<br />

155<br />

buch, II, p. 920s.; P. Pecchiai, La chiesa <strong>dello</strong> Spirito Santo dei Napoletani e l’antica<br />

chiesa di S. Aurea in Via Giulia. Monografia documentata e illustrata, Roma 1953;<br />

Cronache e fioretti, p. 241ss.<br />

Nr. 83 18 gen. 1520<br />

A f. 50v; B pp. 111-112; C p. 66.<br />

Decreto di istituire una commissione di dieci o dodici cives per risolvere la<br />

questione del monastero di S. Aura, che il cardinale de’ Medici vuole concedere<br />

alla sua societas pietatis (v. Nr. 82 b) con l’assenso del popolo romano.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Girolamo Benzoni.<br />

Nr. 83 a 18 gen. 1520<br />

A f. 50v; B p. 112; C p. 66.<br />

Decreto di far registrare tutti i documenti redatti dagli officiales del Palazzo<br />

dei Conservatori, da quando è stata emessa la Bolla di restituzione di Leone X,<br />

in uno libro autentico da custodire in archivio domus magnificorum dominorum<br />

conservatorum.<br />

Nota bibl.:<br />

Pavan, Il Comune romano, p. 99 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

Per l’archivio nel Palazzo dei Conservatori vedi Nr. Nrr. 4 c e 177 e l’introduzione<br />

supra, p. 9s.<br />

Nr. 83 b 18 gen. 1520<br />

A ff. 50v-51r; B p. 112; C p. 67.<br />

Decreto affinché i cittadini, che osano richiedere al papa officia et gratie<br />

che la Bolla di restituzione ha conferito al popolo romano e in questo modo<br />

provocano il rischio che siano annullati gli effetti di tale restituzione a favore<br />

del popolo (ne predicto populo romano ut supra restituta brevi temporis<br />

spatio in nichilum deveniant), siano registrati nel <strong>liber</strong> nuncupatus “speculum”<br />

custodito nell’archivio del Palazzo dei Conservatori, e siano privati<br />

della cittadinanza (civilitas).<br />

Com. A:<br />

Per il <strong>liber</strong> nuncupatus “speculum” si rinvia al commento al Nr. 78 a.<br />

02-Regesti.pmd 155<br />

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156 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 83 c 18 gen. 1520<br />

A f. 51r; B pp. 112-113; C p. 67.<br />

Decreto per versare – come concesso dal papa – le multe inflitte (pene) ab<br />

omnibus curiis Urbis fino ad un valore di 25 ducati auri al camerarius<br />

Camere Urbis per il pagamento degli officiales e a custodire tutte le pene<br />

pecuniarie e le altre entrate del camerario in capsula, le cui chiavi siano<br />

distribuite ai conservatori, al priore dei caporioni e al camerario.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Tommaso de Philippuciis e Francesco Veterani.<br />

Com. A:<br />

Il decreto consiliare si riferisce a un mandato di Leone X emesso a cavallo fra il 1519<br />

e 1520 e indirizzato al camerarius camere Urbis Mattuccio de Janziis, con il quale il<br />

papa, al fine di migliorare la situazione finanziaria della Camera Urbis, obbligava il<br />

vicario, il governatore e il generalis auditor causarum Camere Apostolice a consegnare<br />

al camerario della città omnes et singulas penas pecuniarias cuiuscumque generis ex<br />

malleficis in eorum curiis respective tam per romanas quam forenses et quascumque<br />

personas commissis fino a un valore di 25 ducati auri: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 68,<br />

f. 118r (non datato, ma collocabile tra fine 1519/inizio 1520).<br />

Nr. 84 26 gen. 1520<br />

A ff. 51r-v; B p. 113; C p. 67.<br />

Decreto affinché i conservatori discutano con il cardinale Armellini, ed eventualmente<br />

anche col papa, dei tentativi della Camera Apostolica di ridurre la<br />

iurisdictio accordata dai papi ai conservatori. L’istanza lamenta particolarmente<br />

che l’executor auditoris Camere Gobus procede con<br />

littere patentes della Camera Apostolica contro macellarii e alcuni artifices<br />

e con lettere simili Giacomo da Perugia (de Perusio) è stato nominato revisor<br />

portarum Urbis, il cui salarium ordinarium deve essere pagato dagli<br />

appaltatori delle porte (detinentes dictas portas).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Branca e Pietro de Vincentiis.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 290.<br />

Com. A:<br />

Per i retroscena cfr. il commento al Nr. 25. Non è chiaro, nel caso specifico, quali littere<br />

patentes della Camera Apostolica il consiglio e i conservatori considerassero delle intromissioni<br />

nella loro iurisdictio. Con un contegno totalmente contrario al testo del decreto,<br />

il cardinale camerlengo aveva poco tempo prima, cioè il 12 novembre 1519, rilasciato<br />

delle patenti pro macellaris Urbis contro gli abusi degli extraordinarii: ASV, Cam. Ap.,<br />

Div. Cam. 68, f. 102r-v.<br />

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REGESTI<br />

157<br />

Nr. 85 2 feb. 1520<br />

A f. 51v; B p. 113; C p. 68.<br />

Decreto affinché Giuliano Maddaleni non subisca danni nel suo nuovo incarico<br />

di gabellarius studii e che siano designati degli arbitri. Dall’istanza si<br />

evince che il popolo romano ha differito l’assunzione dell’incarico di Giuliano,<br />

prevista per il 1° gennaio, di alcuni giorni (populus romanus fuit per<br />

aliquos dies morosus in dicta assignatione), in quanto doveva ancora essere<br />

saldato dai vertici comunali un creditus con il predecessore Giovanni Ardinghelli,<br />

circostanza da cui è sorta una riduzione non indifferente (non modica<br />

defalcatio) per il Maddaleni.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Veterani e Giulio Petri Mactei Albertoni.<br />

Nr. 86 22 feb. 1520<br />

A ff. 51v-52r; B pp. 113-114; C p. 68.<br />

Decreto di pagare 300 ducati dalle portiones dei mesi di aprile e maggio al<br />

carpentiere (carpentarius) e allo scultore (sculptor) che lavorano al completamento<br />

della statua di marmo in onore del papa.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Veterani e Giulio Petri Mactei Albertoni.<br />

Nota bibl.:<br />

Butzek, Repräsentationsstatuen, pp. 227s., 449s. (trascrizione da B); Altieri, Li Nuptiali,<br />

p. VII.<br />

Nr. 87 8 mar. 1520<br />

A f. 52r; B p. 114; C pp. 68-69.<br />

Decreto di pagare, in base ad un ordine orale (de ore) del papa, a Sisto<br />

Mellini 1000 ducati relativi alla controversia sull’ufficio del gabellarius<br />

maior.<br />

Nr. 87 a 8 mar. 1520<br />

A f. 52r-v; B pp. 114-115; C p. 69.<br />

Decreto per concludere una concordia con Filippo Arcioni, cui il papa ha<br />

concesso Porta S. Paolo per saldare con le entrate di quest’ultima un prestito<br />

di 1700 ducati, che ha ricevuto da Filippo. In conseguenza di ciò, l’Ar-<br />

02-Regesti.pmd 157<br />

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158 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

cioni riceve 500 ducati auri in contanti; un conductor amministrerà le entrate<br />

della Porta e l’Arcioni per questo richiede l’assenso dei figli ed eredi del<br />

defunto Giovanni Arcioni.<br />

Nr. 87 b 8 mar. 1520<br />

A f. 52v; B manca; C p. 69.<br />

Decreto affinché i conservatori, in considerazione dell’aumento del prezzo<br />

del frumento e delle prime incette a danno dell’annona di Roma, chiedano<br />

al papa di consentire solo successivamente la tracta per i cereali prodotti<br />

nei territori e nelle località direttamente soggetti alla Chiesa, qualora essi<br />

siano destinati a Roma, e di farli trasportare ultra flumen. Nella sua esposizione<br />

il primo conservatore riferisce il caso di un cittadino romano che<br />

aveva accaparrato oltre 6.000 rubbia di frumento da rivendere.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Branca e Antonio Zoccoli.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3303; Pastura Ruggiero, Lo Stato, p. 28 nota 28.<br />

Com. A:<br />

Da tempo il compito di rifornire a sufficienza Roma di frumento e generi alimentari<br />

apparteneva al papa. Nel corso del XV secolo, esso fu assunto dagli officiales Abundantie<br />

della Camera Apostolica, che formavano l’ufficio dell’annona o “Abbondanza”, con<br />

sede a Campo de’ Fiori. In questo sistema la concessione delle tratte, cioè l’autorizzazione<br />

all’esportazione di cereali, giocava un ruolo molto importante. Questi permessi<br />

servivano a proteggere il mercato romano delle granaglie e a regolare i prezzi. Le tratte<br />

erano controllate in particolare dai doganieri e dai tesorieri del Patrimonio di S. Pietro<br />

in Tuscia, cioè della provincia più importante per il rifornimento di Roma, grazie ai<br />

campi di grano di Tarquinia e Viterbo, in grado di produrre le eccedenze che venivano<br />

poi vendute nelle città portuali come Civitavecchia e Montalto ad acquirenti stranieri:<br />

De Cupis, Le vicende dell’agricoltura; Partner, Renaissance Rome, p. 84ss.; Palermo,<br />

L’approvigionamento granario, pp. 163, 168ss., 174, 181; Id., Il commercio del grano;<br />

Id., Mercati del grano; Id., Sviluppo economico e società preindustriali, Roma 2000,<br />

capp. V e VI; Lombardo, Le fonti, p. 84s. (sul lacunoso stato delle fonti).<br />

Nr. 88 10 mar. 1520<br />

A ff. 52v-53r; B p. 115; C pp. 69-70.<br />

Decreto per approvare il contratto con cui Aloysius Mattuzzi trasferisce l’ufficio<br />

di extraordinarius maior ereditato da suo zio, il defunto Pietro (v. Nr. 41 a),<br />

al doctor in giurisprudenza Tarquinio Santacroce, sotto la conditio che il popolo<br />

romano possa acquistarlo di nuovo dal Santacroce e dai sui eredi per<br />

2700 ducati auri in auro de Camera. Il (cancelliere) Girolamo Benzoni e il<br />

priore dei caporioni sono incaricati di far accedere il Santacroce all’ufficio.<br />

02-Regesti.pmd 158<br />

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REGESTI<br />

159<br />

Nota bibl.:<br />

Altieri, Li Baccanali, p. 99 nota 40.<br />

Com. A:<br />

Il giorno prima, il cardinale camerlengo aveva conferito ufficialmente l’incarico di extraordinarius<br />

maior a Tarquinio Santacroce. In questo mandato si attestava che Pietro<br />

Mattuzzi aveva ricevuto l’ufficio il 9 luglio 1497 da Alessandro VI in cambio di un<br />

prestito di 3000 ducati auri, con la promessa che lui ed i suoi eredi non l’avrebbero<br />

mai perso. Alla fine la detta somma sarebbe stata pagata all’erede Aloysius dalla Camera<br />

Apostolica: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 68, ff. 149r-151r (9 mar. 1520). In una registrazione<br />

senza data e incompleta, trasmessaci in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 108v,<br />

ci si riferisce allo stesso passaggio dell’ufficio di extrordinarius maior a Tarquinio Santacroce.<br />

Nr. 88 a 10 mar. 1520<br />

A ff. 53r-55r; B pp. 115-118; C pp. 70-72.<br />

Contratto di vendita dell’ufficio di extraordinarius maior, stipulato fra Aloysius<br />

Mattuzzi (de Mactutiis) del rione Trastevere e il doctor in giurisprudenza,<br />

avvocato concistoriale e patritius romanus Tarquinio Santacroce per 2700<br />

ducati auri in auro de Camera. Sulla conditio si veda Nr. 88. Aloysius<br />

aveva ereditato l’ufficio dal suo defunto zio Pietro Mattuzzi, che, da parte<br />

sua, l’aveva ricevuto da Alessandro VI in cambio di un prestito di 3000<br />

ducati auri de Camera concesso alla Camera Apostolica.<br />

In Monte Capitolino nella prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Antonio Zoccoli del rione Parione e Francesco Veterani del<br />

rione S. Angelo.<br />

Nr. 88 b 10 mar. 1520<br />

A f. 55r; B pp. 118-119; C pp. 72-73.<br />

Decreto affinché lo scriba sacri senatus Pietro Rutili, il cui stipendio annuale<br />

di 50 floreni in Urbe currentes non è sufficiente al suo sostentamento (ad<br />

eius victum ... non sufficerit), percepisca a vita dai conservatori aliquod<br />

salarium dalle entrate dell’ufficio del notariatus Camere Urbis, tanto più<br />

che gli altri funzionari operanti nel Palazzo dei Conservatori (officiales Palatii<br />

dominorum conservatorum) hanno ricevuto un aumento sul loro stipendio<br />

(augmentum) e alcuni vestiti (vestes).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 283s.<br />

Com. A:<br />

Sui supplementi di retribuzione e sulle donazioni di vestiti agli impiegati comunali cfr.<br />

Id., Les Institutions, p. 191 nota 8; Nussdorfer, Civic Politics, pp. 88, 91.<br />

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160 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 88 c 10 mar. 1520<br />

A f. 55v; B p. 119; C p. 73.<br />

Decreto rivolto a punire la distruzione delle antiche rovine (diruta palatia,<br />

terme, arcus, theatra et amphiteatra ac balnea aquarumque latrine), tanto<br />

più che la loro tutela è stata imposta ai conservatori anche dai papi in<br />

apostolicis bullis et aliis licteris.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La trasformazione di Roma, p. 52; Id., La première Renaissance, p. 215; Lanciani,<br />

I, p. 254 (trascrizione da B); Franceschini, La magistratura, p. 144s. (con citazione).<br />

Com. A:<br />

La tutela delle antiche rovine era competenza dei conservatori, che consideravano questo<br />

impegno un dovere istituzionale: Statuti del 1519-1523, I, cap. 29; III, cap. 24 De antiquis<br />

edificiis non diruendis. Della vasta bibliografia relativa a questa tematica cfr. Cerasoli,<br />

Usi e regolamenti; Lanciani, La distruzione dell’antica Roma; A. M. Corbo, Monumenti<br />

antichi di Roma e loro condizioni nei secoli XIV e XV, « Commentari » 18 (1967), pp. 150-<br />

153; Fancelli, Demolizioni e “restauri” di Antichità; M. Franceschini, Le magistrature<br />

capitoline; Miglio - Maddalo, Veteres per templa.<br />

Nr. 88 d 10 mar. 1520<br />

A f. 55v; B p. 119; C p. 73.<br />

Decreto per pagare a Sisto Mellini, su ordine del papa, 1000 ducati nell’ambito<br />

del processo condotto davanti allo iudex commissarius relativo all’ufficio<br />

del gabellarius maior.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 228.<br />

Nr. 88 e 10 mar. 1520<br />

A ff. 55v-56r; B p. 119; C pp. 73-74.<br />

Decreto per far controllare da due scyndici gli introitus et exitus del conductor<br />

e depositarius della gabella studii Giuliano Maddaleni, per costringerlo<br />

a soddisfare i docenti dell’università che aspettano ancora il pagamento completo<br />

dei loro stipendi.<br />

Nr. 88 f 10 mar. 1520<br />

A f. 56r; B p. 120; C p. 74.<br />

Decreto di far verificare a Tarquinio Santacroce e Francesco Caffarelli la<br />

cittadinanza romana della famiglia Vitelleschi, cui era stata conferita per i<br />

02-Regesti.pmd 160<br />

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REGESTI<br />

161<br />

meriti del patriarcha Vitellescus de Corneto, che aveva <strong>liber</strong>ato la città di<br />

Roma dall’assalto del Prospero Colonna.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Veterani e Antonio Zoccoli.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 12.<br />

Com. A:<br />

La vittoria di Giovanni Vitelleschi di Tarquinia († 1440) sui Colonna menzionata nel<br />

decreto, avvenne nel 1436. Come suo principale avversario viene indicato Prospero Colonna,<br />

il quale può essere identificato solo con l’omonimo cardinale morto nel 1463<br />

(F. Petrucci, Colonna, Prospero, DBI, vol. 27, Roma 1982, pp. 416-418), che però in<br />

realtà non ebbe parte nell’azione militare. I Vitelleschi, in seguito, acquistarono un palazzo<br />

a via del Corso: cfr. Sickel, Die ehemalige Casa Vitelleschi.<br />

Com. B:<br />

Sul cardinale Vitelleschi cfr. J. E. Law, Giovanni Vitelleschi: “prelato guerriero”, « Renaissance<br />

Studies » 12 (1998) pp. 40-66; I Vitelleschi. Fonti, realtà e mito, Atti dell’incontro<br />

di studio, Tarquinia, 25-26 ottobre 1996, a cura di G. Mencarelli, Tarquinia 1998;<br />

A. Esch, Il progetto di statua equestre per il Campidoglio del 1436: il problema della<br />

tradizione, ivi, p. 21s.<br />

Nr. 89 24 mar. 1520<br />

A f. 56r-v; B p. 120; C p. 74.<br />

Decreto per appaltare di nuovo al miglior offerente l’ufficio di depositarius<br />

della gabella studii, la cui pignoratio a favore di Giuliano Maddaleni è<br />

scaduta, tanto più che devono essere reperiti 1000 ducati aurei al fine di<br />

liquidare Sisto Mellini per l’ufficio di gabellarius maior.<br />

Nr. 89 a 24 mar. 1520<br />

A f. 56v; B pp. 120-121; C pp. 74-75.<br />

Decreto affinché gli officiales prendano provvedimenti (excogitare) contro la<br />

diminuzione dei matrimoni, dovuta all’eccessiva entità delle doti (culpa immoderatarum<br />

dotium), che porta Roma verso un calo demografico (urbem<br />

ipsam in dies brevi intervallo depopulari videtur), nonché per riportare l’antica<br />

decenza nel vestiario delle donne (et turpes illos ornatus ad avitos<br />

decentes ornatus reponere) (v. Nrr. 90 e 91).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 255; Id., La première Renaissance, p. 337 (erroneamente<br />

datato 25 mar.); Id., Le pontificat de Léon X, p. 161; Pecchiai, Roma, p. 381<br />

(erroneamente datato 25 mar.); Camerano, La restaurazione, p. 69s. (con citazione, erroneamente<br />

datato 1528).<br />

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162 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Com. A:<br />

La paura della diminuzione dei matrimoni fra i romani e la critica alle doti eccessivamente<br />

alte erano temi diffusi nella cerchia di Marcantonio Altieri (v. Nr. 82 b con Com. A).<br />

Nr. 89 b 24 mar. 1520<br />

A ff. 56v-57r; B p. 121; C p. 75.<br />

Decreto di rinnovare la cittadinanza romana alla famiglia Vitelleschi (v. Nr. 88 f),<br />

purchè possa provare di essere della discendenza del patriarca Vitelleschi e<br />

di aver acquistato immobili (bona stabilia) a Roma. Francesco Caffarelli è<br />

incaricato di procurare informazioni.<br />

Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Veterani e Tebaldesco Tebaldeschi.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 12.<br />

Nr. 90 17 apr. 1520<br />

A f. 57r; B pp. 121-122; C pp. 75-76.<br />

Decreto del concilium generale di elaborare, tramite una commissione, una<br />

riforma delle doti e dei provvedimenti contro gli sprechi legati al vestiario<br />

delle donne ed ai funerali, cosa che è stata approvata anche dal papa e dai<br />

cardinali. A tale scopo, i vertici municipali nominano un rappresentante per<br />

ogni rione; essi sono: Antonio Petrucci (Monti), Giambattista de Tuffia (Trevi),<br />

magister Giambattista Veralli (Colonna), Giulio Stefanucci (Campo Marzio),<br />

Giustino Carosi (Ponte), Pierpaolo Mellini (Parione), Battista Paolini<br />

(de Paulinis) (Arenula), Bartolomeo Della Valle (S. Eustachio), Ippolito Porcari<br />

(Pigna), Evangelista Boccapaduli (S. Angelo), Giulio Petri Mactei Albertoni<br />

(Campitelli), Giovanni Angelo Pierleoni (Ripa) e Mariano Castellani<br />

(Trastevere).<br />

Sala magna del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco de Muscinis e Francesco Branca.<br />

Com. B:<br />

La maggior parte dei membri della commissione sono stati presentati o verrano presentati<br />

in seguito.<br />

Pierpaolo Mellini prestò giuramento in occasione della pax romana (1511). Egli possedeva<br />

– come già altri membri della sua famiglia – una collezione di antichità: Gennaro,<br />

Pax, p. 54; Magister, Censimento, pp. 174-176.<br />

L’eminente giurista Battista Paolini, che fu uno dei conservatori nel 1508, era l’unico<br />

membro che già nel 1512 aveva fatto parte della commissione cittadina incaricata della<br />

stesura delle leggi suntuarie poi sottoposte a Giulio II (vedi il commento a Nr. 91):<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 12; Esposito, La normativa suntuaria, p. 166.<br />

02-Regesti.pmd 162<br />

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REGESTI<br />

163<br />

Nel 1516 Ippolito Porcius (Porcari) fu nominato da Leone X assieme a Lorenzo Crescenzi<br />

commissarius agriculture. Nel 1524 entrambi furono confermati nel loro ufficio:<br />

ASV, Arm. XXXIX, 34, ff. 696v-697v (20 ago. 1524); Modigliani, I Porcari, ad indicem.<br />

Come il suo collega di lavoro fece parte, nel 1513, della cana nobilitas Urbis:<br />

Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241; cfr. inoltre Trifone, Lingua, p. 226s.<br />

Nr. 91 24 apr. 1520<br />

A ff. 57v-59r; B pp. 122-124; C pp. 76-78.<br />

Decreto di approvazione delle reformationes et statuta, indicate di seguito,<br />

volte alla riforma delle doti e a provvedimenti contro gli sprechi legati al<br />

vestiario delle donne ed ai funerali; devono essere eletti quattro o sei cittadini<br />

affinché vigilino – con il titolo di defensores – sull’osservanza delle<br />

norme; è da richiedere al papa la riconferma delle molte disposizioni già<br />

emanate da Giulio II e dallo stesso Leone X.<br />

Le reformationes et statuta proibiscono, tra l’altro, che sia imposto<br />

un prezzo alla capsa alba e che vi siano oro, argento e pietre preziose<br />

(gemme) al suo interno; che il valore della dos e dell’acconcium oltrepassi<br />

i 3500 floreni; che una ragazza o una donna, sia essa romana o<br />

straniera, indossi vestiti intessuti con oro o argento; che possieda più di<br />

due armille di broccato dorato o argentato e più di un’armilla di broccatello<br />

(sono invece permesse armille di seta in numero illimitato); che la<br />

lunghezza delle armille superi una certa misura; che il valore delle capse<br />

sponsalitie ecceda i 30 ducati de carlenis; che si sfoggino perle per un<br />

valore superiore ai 200 ducati auri de Camera; che si indossino più di<br />

quattro anelli con pietre preziose; che le ragazze escano di casa senza un<br />

fazzoletto di cotone o di lino sul capo; che esse passeggino per la strada<br />

cum faldiglis cuiuscumque generis, maniglis, guantis o con pantofole<br />

(planelle) di broccato, velluto o seta; che indossino camicie provviste di<br />

un’ampia scollatura, le quali camicie possono essere solo bianche e di<br />

lino o di seta e la scollatura deve essere rotonda e non angolare, come<br />

oggi è di moda (sit rotunda et non quadra, prout ad presens utitur); che<br />

si portino sulla testa perle o monili di metalli preziosi; che le ragazze<br />

circolino per la strada senza la compagnia di una o più matrone; che le<br />

spose siano abbigliate lussuosamente allo stesso modo tanto il giorno<br />

della subarratio (promessa di matrimonio), quanto quello delle nuptie<br />

(nozze); che lo sposo regali alla sua sposa più di un vestito di seta o di<br />

damasco; che i parenti <strong>dello</strong> sposo regalino alla sposa per la subarratio<br />

più di 10 ducati auri.<br />

Quanto alle nozze, si dispone che esse abbiano inizio il venerdì e terminino<br />

il lunedì seguente, per cui il matrimonio viene celebrato il sabato<br />

con una messa e un pranzo (prandium); che barones et curiales non siano<br />

soggetti a questi statuta ed il valore delle loro doti sia lasciato alla loro<br />

02-Regesti.pmd 163<br />

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164 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

discrezione; che tuttavia i romani, che vogliono far sposare le loro figlie<br />

con baroni o curiali, siano vincolati per l’ammontare della dote alle suddette<br />

disposizioni; che continui a valere lo statuto di Innocenzo VIII, in base al<br />

quale il marito, essendo la moglie deceduta senza aver avuto figli comuni,<br />

può lucrare a suo vantaggio la quarta parte della dote corrispondente alla<br />

donatio propter nuptias; che la sposa non porti con sé nella casa <strong>dello</strong><br />

sposo più di quattro stafferii (persone di servizio); che i suoceri, o altri<br />

parenti della sposa, non donino allo sposo direttamente o indirettamente oggetti<br />

di valore in occasione della subarratio, di cui possono essere fatti<br />

responsabili anche sensali, notai e testimoni; che, soprattutto, anche i sarti e<br />

gli orafi rispettino le disposizioni.<br />

Come restrizione delle spese per i funerali è stabilito che solo i figli, le<br />

figlie e due servitori siano vestiti a lutto; nel caso in cui il defunto non<br />

abbia figli, le vesti da lutto possono essere indossate soltanto da due fratelli<br />

o sorelle; in mancanza anche di questi, allora le vesti da lutto potranno<br />

essere indossate da due servitori o altre donne; si dispone inoltre che per le<br />

esequie non siano portate più di 20 torcie delle quali quattro da porre in<br />

facolones, mentre le altre 16 torce dovranno essere portate a mano ognuna<br />

da servitori (famuli); che il peso delle candele non possa superare le 4 libre;<br />

che non partecipino al funerale più di una secularium societas e due fratrum<br />

confraternitates.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 161s.; Id., La première Renaissance, pp. 285,<br />

337 (erroneamente datato 25 apr.); Id., Les institutions, p. 255s.; Pecchiai, Roma, p. 381;<br />

Camerano, La restaurazione, pp. 70, 73 (con citazioni); Esposito, La normativa suntuaria,<br />

pp. 172-175 doc. 2 (trascrizione intera).<br />

Com. A:<br />

Le regolamentazioni delle doti e le leggi contro il lusso vantano a Roma un’antica<br />

tradizione: ASC, Cam. Cap., Cred. XV, t. 45, ff. 93r-97r (statuti suntuari emanati dai<br />

conservatori nel 1418 e approvati da Martino V nel 1425); Statuti del 1469, ff. 167rss.<br />

Il confronto dimostra che le reformationes et statuta registrate da Rutili sviluppano ulteriormente<br />

le reformationes constitutiones et statuta super dote, iocalibus, acconcio et<br />

ornatu ac nuptiis mulierum et super exequiis del tempo di Innocenzo VIII Cybo (1484-<br />

1492), le quali, a loro volta, dipendevano fortemente da disposizioni emanate da Paolo<br />

II e Sisto IV. I capitoli del 17 marzo 1487, tramandatici in ASC, Cam. Cap., Cred. IV,<br />

t. 88, ff. 194v-202v/203r, sono redatti in volgare. Le leggi suntuarie approvate da Giulio<br />

II il 16 dicembre 1512 sono pubblicate in Esposito, La normativa suntuaria, pp. 172-<br />

175 doc. 1. Dal confronto emergono molti parallelismi, ma anche alcune notevoli differenze.<br />

Così nel 1487 il tetto massimo per le doti è fissato ancora a 1000 fl. Il principio<br />

raccomandato nel 1520 e negli Statuti del 1519-1523, I, cap. 77 e V, cap. 22, secondo<br />

cui in caso di morte della sposa senza figli il marito possa trattenere un quarto della<br />

dote, viene motivato con l’opinione che gli uomini potessero essere incoraggiati al matrimonio<br />

solo in questo modo. Nel 1487 erano consentiti iocalia fino a un valore di 700<br />

fl.; il corredo (res deferende in capsis) poteva essere costituito da lenzuola il cui valore<br />

non oltrepassasse i 60 fl. (f. 196v). La citella maritata o non maritata doveva mantenere<br />

un contegno estremo nell’indossare perle, giogie, ramacature, cercelli, giogelli, cillane.<br />

02-Regesti.pmd 164<br />

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REGESTI<br />

165<br />

Del rispetto delle norme dovevano occuparsi extimatori deputati per li signori conservatori<br />

(f. 197r).<br />

Le reformationes del 1520, invece, appaiono più aperte nei confronti delle leggi della<br />

moda. Complessivamente, facendo un confronto tra le diverse normative, si può osservare<br />

un certo cambiamento in alcuni capitoli tradizionali. I papi, infatti, continuarono nel<br />

tempo a varare normative contro il lusso. Clemente VII modificò la legislazione già nel<br />

1532; Pio V e Sisto V imitarono il papa Medici: Bando et reformatione delle donne<br />

romane (1532), in: Statutorum Almæ Urbis Romæ sive iuris civilis quo hodie romanus<br />

populus utitur libri quinque..., Romæ (apud Antonium Bladum) 1567 (come appendice<br />

agli statuti cittadini; cfr. La Mantia, Storia della legislazione, p. 187 nota 1; è stato<br />

usato l’esemplare conservato in ASR, Biblioteca, Statuti 732, senza paginazione), ed.<br />

Monaco, Considerazioni sul pontificato di Clemente VII, pp. 216-223; Rodocanachi, La<br />

première Renaissance, p. 285 nota 5. Per la bibliografia relativa alla cultura dei matrimoni<br />

e delle doti a Roma cfr. Esposito, Strategie matrimoniali e livelli di ricchezza;<br />

Ead., “Li nobili huomini di Roma”; Ead., Matrimoni “in regola”; Fosi - Visceglia,<br />

Marriage; Camerano, La restaurazione, p. 63ss. Un’importante fonte sul rito del matrimonio<br />

a Roma è l’opera di Marcantonio Altieri, Li Nuptiali. L’Altieri – che nel 1512<br />

faceva parte della commissione cittadina incaricata della stesura delle leggi suntuarie poi<br />

sottoposte a Giulio II (vedi sopra) – era stato certamente uno dei promotori delle reformationes<br />

et statuta del 1520: Altieri, Li nuptiali; Klapisch-Zuber, Un’etnologia del matrimonio;<br />

M. Miglio, Feste di matrimonio; Id., Tradizioni popolari; Lombardi, La lettura<br />

“storica”; Esposito, La normativa suntuaria; per la legislazione anti-lusso in Italia cfr.<br />

in generale M. G. Muzzarelli, Gli inganni delle apparenze. Disciplina di vesti e ornamenti<br />

alla fine del Medioevo, Torino 1996, p. 99ss.; La legislazione suntuaria. Secoli<br />

XIII-XVI. Emilia Romagna, a cura di M. G. Muzzarelli (Pubblicazioni degli Archivi di<br />

Stato. Fonti 41), Roma 2002; Disciplinare il lusso. La legislazione sunturaria in Italia e<br />

in Europa tra Medioevo ed Età moderna, a cura di di M. G. Muzzarelli e A. Campanini,<br />

Roma 2003. Sulla moda cfr. Lombardo, Abbigliamento e moda a Roma. Sulla condizione<br />

della donna cfr. ora Feci, Pesci fuor d’acqua. Donne a Roma (con ulteriore bibliografia).<br />

Nr. 92 11 giu. 1520<br />

A f. 59r-v; B p. 124; C pp. 78-79.<br />

Decreto affinché i vertici municipali inviino un cittadino a Cori per procurare<br />

informazioni circa un’arbitraria condanna a morte contro una presunta<br />

assassina, inflitta ed eseguita dal comune di Cori.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i cancellieri Angelo Cesi e<br />

Pietro Mellini.<br />

Com. A:<br />

Cori era soggetta a Roma dal 1410: Ferrantini - Montaro, I quattro feudi, p. 93s.<br />

Com. B:<br />

Il cancelliere di Roma Pietro Mellini era uno dei fratelli del più famoso Celso (v. commento<br />

al Nr. 74 c) e nel 1519 appare come quest’ultimo in qualità di nemico dell’umanista<br />

Christophe Longueil (v. Nr. 74 c): Ubaldini, Vita di Mons. Angelo Colocci, p. 31<br />

nota 40; Gouwens, Remembering, p. 26 nota 103.<br />

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166 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 92 a 11 giu. 1520<br />

A f. 59v; B pp. 124-125; C p. 79.<br />

Decreto affinché i conservatori con alcuni nobiles cives richiedano a papa<br />

Leone X, che ha conferito a Virgilio de Mantacis per tre anni l’ufficio di<br />

notariatus Ripe con un motuproprio del 3 dicembre 1519 (v. Nr. 78 a), di<br />

non rilasciare più tali rescripta e di revocare il suddetto motuproprio.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Pichi e Pietro Lalli.<br />

Com. A:<br />

Non è stato possibile reperire il motuproprio qui menzionato del 3 dicembre 1519, relativo<br />

all’ufficio di notaio del porto di Ripa.<br />

Nr. 93 17 giu. 1520<br />

A ff. 59v-60r; B p. 125; C p. 79.<br />

Decreto affinché, visto anche il breve papale contro i baroni romani che<br />

prestano aiuto ai criminali, un conservatore o due cittadini con un notaio<br />

(tabellio) si rechino presso il comune ribelle di Cori (communis terre Core)<br />

e verifichino i reati commessi in quel luogo.<br />

Com. A:<br />

Il breve papale contro i baroni romani menzionato nel decreto potrebbe essere messo in<br />

relazione, viste le sue finalità, con la bolla Romani pontificis providentia sulla sicurezza<br />

delle strade del 1° settembre 1518 (Statuti 1519-23, VI, ff. 39v-41r; cfr. Rodocanachi,<br />

Le pontificat de Léon X, p. 164) o con la bolla Omnes quidam christifedeles emessa,<br />

con valore universale, il 23 gennaio 1523: Bullarium Romanum, pp. 737-739; cfr. I.<br />

Polverini Fosi, La società violenta. Il banditismo <strong>dello</strong> Stato pontificio nella seconda<br />

metà del Cinquecento (Dipartimento di Studi Storici dal Medio Evo all’Età contemporanea.<br />

Storia 13), Roma 1985.<br />

Nr. 93 a 17 giu. 1520<br />

A f. 60r; B p. 125; C p. 79.<br />

Offerta (rivolta allo scriba sacri senatus) da parte del proconsul e dei correctores<br />

del collegium procuratorum per far nominare il loro candidato Francesco<br />

de Mucantibus alla carica di protonotario della Curia Capitolii. Si<br />

offre di pagare mensilmente una pensio di 15 ducati auri e di attenersi<br />

all’antica tabella tariffaria (tabula antiqua mercedis) senza aumentarne i<br />

prezzi.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Veterani e Giulio Albertoni.<br />

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REGESTI<br />

167<br />

Com. A:<br />

Sulla carica di protonotario della Curia Capitolina si veda Nr. 30 b. Il collegium procuratorum<br />

menzionato nel decreto è probabilmente da identificare con il collegio dei notai<br />

(“collegio dei Notai Capitolini”), che si riuniva tradizionalmente in S. Maria in Aracoeli<br />

e sul quale si pronunciano gli statuti del 1580: Statuti del 1580, p. 21s. De Collegio<br />

notariorum eorumdemque officialium creatione & auctoritate, 22 De Officio proconsulum<br />

et correctorum; cfr. Lori Sanfilippo, La Roma dei romani, p. 433ss.; Ead., Constitutiones,<br />

in particolare p. 65s. (Sul fatto che talvolta si accomunano i notai con i procuratores,<br />

vi sono esempi in Nr. 122 a e in G. Barone - A. M. Piazzoni, Le più antiche<br />

carte dell’Archivio del Gonfalone (1267-1486), in: Le chiavi della memoria [Littera Antiqua<br />

4], Città del Vaticano 1984, pp. 17-105, qui p. 53: notari et procuratores Urbis).<br />

Compito del proconsul era quello di giudicare le controversie tra i notai e gli affari<br />

concernenti il suddetto collegio.<br />

Com. B:<br />

Francesco de Mucantibus (v. anche App. Nr. 7) è menzionato come Francesco Mucanzio<br />

del rione S. Eustachio in Lanciani, I, p. 264; Frommel, Palastbau, II, p. 116.<br />

Nr. 94 18 giu. 1520<br />

A f. 60r-v; B p. 125; C p. 80.<br />

Decreto affinché i vertici municipali non mettano più all’asta ad candelam i<br />

pubblici uffici, ma li vendano solo a cittadini idonei.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. I, vol. 7, f. 1v (estratto); Rodocanachi, Les institutions, p. 215;<br />

Id., La première Renaissance, p. 284 (datato erroneamente 22 giu.).<br />

Nr. 94 a 18 giu. 1520<br />

A f. 60v; B pp. 125-126; C p. 80.<br />

Decreto di provvedere che l’aqua fontis Trivii sia riportata al suo corso<br />

naturale, intimando a Girolamo Gottifredi, che lo trattiene nel suo giardino<br />

(viridale) presso S. Trinità (prope Trinitatis templum), e ad alii illius cursum<br />

occupantes di non ostacolarlo.<br />

Com. A:<br />

L’Acqua Vergine era sotto il controllo dei conservatori: cfr. Statuti del 1519-1523, I, cap. 29;<br />

III, capp. 27-34 De aqua Trivii; Statuti del 1580, p. 183 De Fonte Trivii sive Aqua Virgine;<br />

Fontana di Trevi, a cura di Cardilli. Sull’approvvigionamento idrico di Roma esiste<br />

una bibliografia vastissima; qui si rimanda a Morena, Evoluzione storico-legislativa; Ead.,<br />

Acquedotti e magistrature. Il Trinitatis templum è la chiesa di S. Trinità dei Monti.<br />

Com. B:<br />

Girolamo Gottifredi era stato dal 1496 al 1503 scriptor papale; nel 1514 acquistò tre<br />

quote del collegio dei portionarii Ripe (v. su questo collegio il commento A al Nr. 66 b).<br />

Nel 1521 cercò di ottenere un posto nel collegio dei secretarii apostolici: ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 66, ff. 185v-186v (4 nov. 1521); Frenz, p. 348.<br />

02-Regesti.pmd 167<br />

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168 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 95 28 lug. 1520<br />

A ff. 60v-61r; B p. 126; C pp. 80-81.<br />

Decreto affinché – sulla base del contratto d’appalto – da parte dei vertici<br />

municipali e di cives ancora da scegliere ai conductores della gabella studii<br />

Giuliano Maddaleni Capodiferro e Bernardo de Verrazanis da Firenze che paghino<br />

l’ultima terzaria ai docenti dell’università e agli altri officiales e che non<br />

pensino ad una nova gabella, che non sarebbe accettata neanche dal papa.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pacifico Pacifici e Lorenzo Coroni.<br />

Nota bibl.:<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, pag 180 (erroneamente datato giu. 1520).<br />

Com. B:<br />

Il banchiere fiorentino Bernardo da Verrazzano e i suoi socii sono segnalati nel 1520<br />

come dohanerii dohane salis alme Urbis (per esempio ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 68,<br />

f. 200r). Nello stesso anno Bernardo – come dimostra questa registrazione – investì<br />

anche nella gabella studii. Egli aveva la sua sede a Roma nel quartiere delle banche al<br />

Canale di Ponte, fin quando fece posto al banco Strozzi: Bullard, Filippo Strozzi, p. 99;<br />

Guidi Bruscoli, Benvenuto Olivieri, p. 192; Frommel, Palastbau, II, pp. 1, 8, 31. Bernardo,<br />

nel 1520, è documentato come membro del corpo dirigente dell’ospedale di S. Giacomo<br />

degli Incurabili, gestito dalla nuova compagnia del Divino Amore: Paschini, Tre<br />

ricerche, p. 47. Nel 1522 fu coinvolto nella congiura fallita del cardinale Soderini contro<br />

il regime mediceo di Firenze: Stephens, The Fall of the Florentine Republic, p. 121.<br />

Nr. 96 2 ago. 1520<br />

A f. 61r; B p. 126; C p. 81.<br />

Decreto affinché il caporione di Parione Girolamo Castroni, Francesco Branca,<br />

Francesco de Veteribus e lo <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili verifichino il computus<br />

dell’administratio del depositarius introituum et exituum portionum<br />

romani populi Gregorio Serlupi dell’anno passato.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Albertoni e Giovanni Strochonus, esecutore della curia<br />

dei conservatori (executor Curie [...] conservatorum).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 248.<br />

Nr. 97 24 ago. 1520<br />

A ff. 61r-62r; B pp. 126-127; C pp. 81-82.<br />

Promessa (promissio) del conservatore Giambattista Fabi tamquam privata<br />

persona di far pagare entro fine dicembre al mercator in Urbe Cristoforo<br />

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REGESTI<br />

169<br />

Pagnanus 100 ducati auri in auro de Camera, che costui per ordine dei<br />

vertici municipali deve trasmettere a Domenico, lo scultore della statua di<br />

marmo di papa Leone X. L’attuale gabellarius maior Francesco Branca promette<br />

da parte sua di pagare a Cristoforo questi 100 ducati prelevandoli<br />

dalle entrate straordinarie del suo ufficio. Anche i vertici municipali e i<br />

caporioni di Parione e Trastevere garantiscono per il Fabi.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo di Pontecorvo e <strong>Marco</strong> Aurelio Grifoni (de Grifoni).<br />

Nota bibl.:<br />

Lanciani, I, p. 265s.; Butzek, Repräsentationsstatuen, pp. 228, 451s. (trascrizione da B);<br />

Altieri, Li Baccanali, p. 192s. nota 29.<br />

Com. B:<br />

Alla fine del 1519, in seguito alla rinuncia di Domenico Vittori, Francesco Branca era<br />

diventato gabellarius maior (v. commento al Nr. 102*).<br />

Nr. 98 22 giu. 1520<br />

A f. 62r; B p. 127; C p. 82.<br />

Decreto affinché i vertici municipali e tre o quattro cives trovino il modo di<br />

pagare altri 100 ducati a Virgilio de Mantacis, cui il papa con un motuproprio<br />

ha conferito l’ufficio del notariatus Ripe per tre anni (v. Nr. 92 a) e che ha<br />

già ricevuto 40 ducati dal popolo romano, provenienti dai fondi dell’ufficio<br />

dell’ extimator Ripe, affinché egli rinunci a tutti i suoi diritti sull’ufficio.<br />

Nr. 98 a 22 giu. 1520<br />

A f. 62r-v; B pp. 127-128; C pp. 82-83.<br />

Decreto per aumentare il salarium <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> Pietro Rutili, che tiene<br />

il <strong>liber</strong> omnium <strong>decretorum</strong> Romani populi. Marcantonio Altieri, Francesco<br />

Leni, Mariano Castellani e Pierantonio Mattei devono occuparsi delle questioni<br />

(negocia) relative a Pietro Rutili e a Virgilio (v. Nr. 98).<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pietro Lalli e Girolamo Pichi.<br />

Nr. 99 28 giu. 1520<br />

A f. 62v; B p. 128; C p. 83.<br />

Decreto per vendere, in virtù delle proteste suscitate, gli officia romani populi<br />

di nuovo ad candelam al miglior offerente, annullando così il decreto<br />

contrario (v. Nr. 94).<br />

02-Regesti.pmd 169<br />

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170 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. I, vol. 7, ff. 1v-2r (estratto); Rodocanachi, Les institutions,<br />

p. 215.<br />

Com. A:<br />

Con questo decreto relativo alla vendita all’asta degli officia romani populi veniva revocata<br />

una decisione presa dieci giorni prima (v. Nr. 94).<br />

Nr. 99 a 28 giu. 1520<br />

A ff. 62v-63r; B p. 128; C p. 83.<br />

Ricapitolazione dei prezzi degli uffici venduti: l’ufficio di notaio della Camera<br />

Urbis è stato venduto a Filippo Grifoni per 165 ducati auri ad rationem<br />

decem juliorum pro quolibet ducato, quello di scriptor della Camera<br />

Urbis a Paolo Ricchedonne per 130 ducati e quello di protonotario della<br />

Curia Capitolii a Marsilio, figlio di Giovanni Barisani, l’attuale caporione<br />

di Trastevere, per 210 ducati.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

testimoni: Francesco Leni e Mariano Castellani.<br />

Com. B:<br />

Filippo Grifoni ancora nel 1524 è documentato come notarius camere Urbis: ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 71, f. 33v (28 feb. 1524).<br />

Nr. 100 22 set. 1520<br />

A f. 63r; B pp. 128-129; C pp. 83-84.<br />

Decreto per consentire al senatore Pietro Squarcialupi (de Squarcialupis), al<br />

fine di completare la loggia (lovium) della Capitolina curia, di estrarre pietre<br />

di travertino (lapis tiburtinus) nelle vicinanze dell’arcus Lucii Septimii.<br />

Una commissione di otto o dieci cives controllerà sul posto che non siano<br />

messe in pericolo le fondamenta dell’arco dall’asportazione delle pietre. Il<br />

residuum deve essere condotto presso la domus dominorum conservatorum<br />

(Palazzo dei Conservatori).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Luca de Mutianis e Basilio Trinci.<br />

Nota bibl.:<br />

Cerasoli, Usi e regolamenti, p. 138; Rodocanachi, La première Renaissance, p. 215; Id.,<br />

La trasformazione di Roma, p. 52; Lanciani, I, p. 257 (trascrizione da C); Bedon, Il<br />

Campidoglio, p. 336 (trascrizione ripresa da Lanciani).<br />

Com. A:<br />

La Capitolina curia indica senz’altro il Palazzo Senatorio: cfr. per questi lavori M.<br />

Manieri Elia, La Loggia Squarcialupi in Campidoglio (e un’ipotesi sulla Scala Senatoria),<br />

02-Regesti.pmd 170<br />

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REGESTI<br />

171<br />

« Architettura. Storia e Documenti » 2 (1986) pp. 79-86; Bedon, Il Campidoglio, p. 39.<br />

Com. B:<br />

Sul senatore di Roma Pietro Squarcialupi cfr. le informazioni in Altieri, Li Baccanali,<br />

p. 392 nota 3.<br />

Nr. 101 23 set. 1520<br />

A f. 63v; B p. 129; C p. 84.<br />

Decreto affinché i conservatori, a causa del rifiuto dei conductores gabelle<br />

studii Giuliano Maddaleni e Bernardo de Verrazanis di pagare gli stipendi<br />

ultime terzarum ai lettori dell’università (mercedes et salaria lectorum gympnasii<br />

ultime terzarum presentis anni), eseguano una quietanza (apoca)<br />

delle entrate e delle uscite dei suddetti gabellarii nei prossimi due anni.<br />

L’istanza esprime il disappunto sul comportamento indeciso del papa in<br />

questa vicenda.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi.<br />

Nota bibl.:<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 180 (con citazione).<br />

Nr. 101 a 23 set. 1520<br />

A ff. 63v-64r; B p. 129; C p. 84.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Emilio de Blancis, camerario<br />

del papa, e a figlio del re di Cipro.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo di Pontecorvo e Angelo Vallati.<br />

Nota crit.:<br />

Il nome G. Lascaris in A è il risultato di una interpolazione di una mano più tarda. In B<br />

– come originariamente anche in A – lo spazio per il nome del figlio del re di Cipro è<br />

rimasto <strong>liber</strong>o, evidentemente perché questo manoscritto non era accessibile al falsificatore<br />

o perché non era stato notato da costui. In C è stato cancellato successivamente il<br />

nome interpolato tra l’abbreviazione G. e le due lettere finali –is.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 17 non riconosce la falsificazione e identifica il figlio del<br />

re con il filologo Johannes ossia Giano Lascaris (1445-1534), che fu chiamato a Roma<br />

da Leone X per fondare una scuola di greco; cfr. per questo greco erudito Ubaldini, Vita<br />

di Mons. Angelo Colocci, ad indicem; A. Grafton, Janus Lascaris of Constantinople, in:<br />

Contemporaries of Erasmus, II, pp. 292-294.<br />

Com. B:<br />

L’interpolazione del nome G. Lascaris va ricondotta alla serie di falsificazioni in favore<br />

della famiglia Lascaris di Aosta, che voleva ornarsi di illustri antenati (v. l’introduzione<br />

02-Regesti.pmd 171<br />

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172 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

supra, p. 9). In principio è certo che lo <strong>scribasenato</strong> Rutili non era sicuro di quale fosse<br />

il nome del figlio del re di Cipro e lasciò perciò lo spazio per una aggiunta. Qui non<br />

può che trattarsi di Giovanni/Giano, nome del figlio illegittimo del re Giacomo II<br />

della casata dei Lusignano, che era sposato con Caterina Cornaro e aveva regnato a<br />

Cipro fino al 1473. Dopo la caduta di Cipro nelle mani dei veneziani nel 1489, Giovanni<br />

– insieme a suo fratello Eugenio – si trattenne più frequentemente a Roma (così<br />

nel 1517-1518, probabilmente anche nel 1523). È provato che, negli anni 1519 e<br />

1520, egli percepì una pensione da Leone X proveniente dai guadagni prodotti dalle<br />

miniere di allume della Tolfa. Il principe Eugenio superstite dovrebbe essere morto nel<br />

1553: ASR, Camerale I, Mandati, 859, f. 48r-v (1° set. 1519) e con più informazioni;<br />

G. Hill, A History of Cyprus, III: The Frankish Period 1432-1571, Cambridge 1948,<br />

pp. 654-656. I due pretendenti sfortunati furono persino bersaglio di pasquinate maliziose.<br />

Cesareo, Pasquino, pp. 208-219 (con interessante scheda biografica sui due principi).<br />

Emilio de Blancis è documentato nel 1514 come camerario papale. Nel 1520, Leone X<br />

nominò il suo cubicularius con un breve commissarius et rector a Tivoli: ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 72, f. 221v (8 nov. 1520); Ferrajoli, Ruolo, p. 14; Frenz, p. 320.<br />

Nr. 101 b 23 set. 1520<br />

A f. 64r-v; B pp. 129-130; C p. 85.<br />

Accordo (concordia) tra i conservatori e i conductores della gabella studii<br />

Giuliano Maddaleni Capodiferro e Bernardo de Verazanis (v. Nr. 95)<br />

circa il prestito (mutuum), che questi ultimi hanno concesso ai vertici<br />

comunali, del valore di 3000 ducati auri de Camera, che viene considerato<br />

una parte del prezzo d’acquisto (pretium) della gabella studii e<br />

dell’administratio del depositariatus del Maddaleni, recentemente<br />

giunto al termine dell’incarico. Per la revisione dei relativi<br />

computa dai conservatori erano stati nominati revisores il caporione di<br />

Parione Girolamo Castroni, Francesco Veterani, Basilio Trinci e Luca de<br />

Mutianis. I loro risultati, comunicati in data odierna al consiglio, dimostrano<br />

che, tenendo conto di una quietanza di 390 ducati auri de Camera<br />

ad julios decem pro ducato rilasciata dal notaio Pacifico Pacifici al<br />

tempo dei predecessori degli attuali conservatori, i due conductores devono<br />

ancora al popolo romano, come rimanenza del prezzo della gabella<br />

(pro residuo solutionis pretii), 838 ducati e 90 bolondeni e mezzo da<br />

versare a Cristoforo de Pagnanis e ai suoi socii, attuali depositarii pecuniarum<br />

gabelle studii.<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo di Pontecorvo e Angelo Vallati, secretarius dei<br />

conservatori.<br />

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REGESTI<br />

173<br />

Nr. 102* CONSERVATORI IN CARICA: FRANCESCO BRANCA, STEFANO TEOLI E CIRIA-<br />

CO MATTEI (DE MACTEIS).<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: CESARE DE MAGISTRIS.<br />

Com. B:<br />

In seguito alla rinuncia di Domenico Vittori alla fine del 1519, Francesco Branca divenne<br />

gabellarius maior (v. Nr. 97). Nel 1520 gli fu prolungato l’incarico fino a quando<br />

non gli fosse stato saldato un credito: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, ff. 106v (18<br />

dic. 1519), 110r (21 lug. 1520); Butzek, Repräsentationsstatuen, p. 225s.; Altieri, Li<br />

Nuptiali, Indice ragionato, p. 89*; Altieri, Li Baccanali, p. 192s. nota 29.<br />

Ciriaco Mattei era sposato con Lucrezia, nipote di Juan Borgia, e perciò parente di<br />

Alessandro VI; sua figlia Giustina sposò Giambattista Pamphilj. Dal 1528 al 1530 Ciriaco<br />

fu fra i banchieri, per lo più non romani, che avevano preso in appalto le dogane<br />

romane: cfr. Guidi Bruscoli, Benvenuto Olivieri, p. 144; A. Ilari, Il Liber notarum di<br />

Giovanni Burcardo, in Roma di fronte all’Europa al tempo di Alessandro VI, Atti del<br />

convegno (Città del Vaticano-Roma, 1-4 dicembre 1999), a cura di M. Chiabò, S. Maddalo,<br />

M. Miglio, A. M. Oliva (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Saggi 68), Roma<br />

2001, I, p. 291.<br />

Nr. 102 6 ott. 1520<br />

A f. 65r; B pp. 131-132; C p. 86.<br />

Decreto affinché si vieti – per prevenire monupolia a danno della popolazione –<br />

ai fondaci (fundici) di Roma di conservare in botti (vegetes) vino importato da<br />

fuori. È consentito soltanto il magazzinaggio in piccoli barili (barilia), per cui<br />

il vino può essere venduto solo ad minorem mensuram quam barilis mensuram.<br />

Sono esenti da queste misure le importazioni di vino di cittadini romani,<br />

che possono essere conservate e vendute <strong>liber</strong>amente.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i cancellieri Angelo Cesi<br />

Medices e Pietro Mellini.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pacifico Pacifici e Luca de Mutianis.<br />

Nr. 103 9 nov. 1520<br />

A ff. 65v-66r; B pp. 132-134; C pp. 86-87.<br />

Decreto del concilium seu parlamentum di rispondere al consultum della<br />

Camera Apostolica approvato in casa del cardinale Armellini così come segue:<br />

1) Per la riduzione delle multe sulle infrazioni (inventiones), che devono<br />

essere pagate alla Camera Urbis, deve essere osservato il breve di papa<br />

Leone X in merito.<br />

2) Lo stesso vale anche per il numero degli extraordinarii e la verificatio<br />

inventionis.<br />

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174 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

3) La creazione di un’entrata adeguata per il notaio e lo scriptor della<br />

Camera Urbis è dichiarato compito della Camera Apostolica; questi uffici<br />

non devono però dipendere dai presidentes della Camera Apostolica (« Super<br />

tertia circa consignationem equivalentis reditus officii notarii et scriptoris<br />

Camere Urbis ex eodem senatus consulto decretum, quod per Cameram Apostolicam<br />

fiat equivalens assignatio, de qua romanus populus contentetur, ne<br />

deficiant portiones et illa officia suspendantur seu gubernentur ad nutum<br />

reverendorum dominorum presidentium prefate Camere Apostolice »).<br />

4) Quanto alla iurisdictio della Curia Capitolina, bisogna attendere l’arrivo<br />

del papa.<br />

5) Riguardo alla questione se il barisellus possa amministrare la giustizia<br />

e se si debba ottenere un breve che gli consenta di procedere immediatamente<br />

contro un criminale preso in fragranti, si decide di confermare la<br />

bolla di Giulio II, la quale prevede che anche barisellum stare debere scyndicatui.<br />

6) La questione del commercio di vino (expeditio vini) del defunto Domenico<br />

Stefanelli è affidata a Tarquinio Santacroce.<br />

7) Quanto ai notai della Curia Romana, che firmano ed autenticano<br />

documenti redatti dai loro substituti, il papa è invitato a prendere provvedimenti<br />

contro abusi e falsificazioni e a far loro trascrivere i documenti di<br />

notai morti in conformità agli statuti cittadini (instrumentis defunctorum notariorum<br />

trasumptandis iuxta formam statutorum Urbis).<br />

8) Riguardo al mandatum per i fornai, che producono pane ad pondus<br />

48 unciarum pro qualibet cacchiata, viene istituita dai conservatori una commissione<br />

formata da due cittadini che assieme al priore dei caporioni devono<br />

verificare la sufficientia dei cereali.<br />

9) Ad eccezione dei medici del papa, i docenti dell’università, che non<br />

tengono lezione e non hanno studenti, non devono più essere pagati e il<br />

bi<strong>dello</strong> (bidellus studii) è tenuto a comunicare i loro nomi ai conservatori.<br />

Inoltre, il papa deve essere pregato di far restaurare la cupola (testudo)<br />

e la porta di S. Maria Rotonda, nonché il monastero di S. Agnese. Infine, i<br />

conservatori sono autorizzati a designare quattro cives che si occupino della<br />

preparazione della bussula per l’elezione degli officiales dei castra et loci<br />

soggetti a Roma.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Cola Jacovacci e Luca de Mutianis.<br />

Nota crit.:<br />

Il termine “consultum della Camera Apostolica” non è del tutto chiaro. Esso segue la<br />

forma presente in ms. B p. 132, in quanto si tratta di un autografo <strong>dello</strong> stesso Rutili. In<br />

A, si legge la correzione in consultori. Questa versione si trova anche in C.<br />

Questo è l’unico decreto consiliare numerato (con cifre arabe) nelle sue parti costitutive.<br />

02-Regesti.pmd 174<br />

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REGESTI<br />

175<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, pp. 1488, 1711, 3221; Lanciani, I, p. 270; Polverini Fosi, I mercanti<br />

fiorentini, p. 180s.; Pastura Ruggiero, Lo Stato, p. 27 nota 27.<br />

Com. A:<br />

1) Il breve di Leone X sulle multe menzionato nel decreto, secondo cui quelle derivate<br />

da inventiones (v. Nr. 25) ed altre infrazioni dovevano essere pagate alla Camera Urbis,<br />

è certamente da identificare con un mandato del 20 dicembre 1518: ASV, Cam. Ap.,<br />

Div. Cam. 67, ff. 169v-172r. In base ad esso queste entrate erano destinate agli emolumenta<br />

degli officiales camere Urbis (v. commento al Nr. 82). Il mandato papale perseguiva<br />

due scopi: da una parte si doveva evitare di ridurre l’afflusso di denaro dalle pene<br />

attraverso un’eccessiva clemenza nella concessione di riduzioni; dall’altra si doveva prevenire<br />

la tentazione di maggiori guadagni tramite inventiones ingiustificate contro gli<br />

artifices (v. Nr. 25).<br />

2) Il numero degli extraordinarii era stato fissato nel sopracitato mandato a non più di<br />

16: ASV, Cam. Ap., Div. Cam, f. 171r (extraordinarii vero de cetero ultra sexdecim esse<br />

non possint).<br />

3) La preoccupazione dei consiglieri era che la retribuzione dei due uffici potesse gravare<br />

sulle portiones (v. Nr. 74) e che essi potessero finire sotto il controllo dei presidentes<br />

della Camera Apostolica.<br />

4) Per maggiori particolari sulla iurisdictio della Curia Capitolina si veda Nr. 131.<br />

5) In base al testo della bolla di Giulio II sulla distinctio tribunalium (v. Nr. 131) era<br />

stabilito che « barisellus sit merus executor, et nullum iudicare valeat »: Fensoni Annotationes,<br />

p. 670s.; Bullarium (Torino), V, p. 513. Cfr. sulla posizione del bargello, Blastenbrei,<br />

La quadratura del cerchio. Il Bargello di Roma; Cherubini, Una fonte, p. 158.<br />

6) Circa Domenico Stefanelli vedi sotto (Com. B).<br />

7) I notai della Curia Romana sono i membri del “Collegio dei Correttori e Scrittori<br />

dell’Archivio della Romana Curia” (collegium correctorum et scriptorum Romanae Curie)<br />

con competenze speciali per la stipula di atti riguardanti le persone che erano legate<br />

alla Curia. Questo collegio era stato fondato nel 1507 da Giulio II con la bolla Sicut<br />

prudens e confermato nel 1513 da Leone X. Giulio II utilizzò la vendita dei 100 posti<br />

di notai, spesso stranieri, al fine di migliorare le sue finanze. Dato che gli atti stipulati<br />

dagli “Scrittori dell’Archivio della Romana Curia” potevano riguardare anche romani, in<br />

quanto contraenti in affari con curiali stranieri, il comune di Roma aveva un grande<br />

interesse alla corretta conservazione di tali atti. Le copie e i transunti degli atti stipulati<br />

da questi notai furono raccolti in un apposito archivio, che si è conservato, tra l’altro,<br />

nella sezione LXVI dell’Archivio Urbano presso l’Archivio Storico Capitolino di Roma,<br />

all’interno dei fondi “Instrumenti” (voll. 1-63), “Mandati” (voll. 64-109), “Testamenti”<br />

(voll. 110-115) e “Legittimazioni” (voll. 116-117): Bullarium (Torino), V, pp. 458-466;<br />

Bullarium Romanum, III/3, pp. 299-303 doc. 19 (1 dic. 1507); ASV, Cam. Ap., Div.<br />

Cam. 63, ff. 98v-99r (1513); Hofmann, II, pp. 53, 150-152; Lesellier, Notaires, p. 263<br />

nota 3; Grisar, Notare und Notariatsarchive, p 267s.; Marquis, Le collèges des correcteurs<br />

et scripteurs d‘archives, p. 467ss.; Frenz, p. 226s.; San Martini Barrovecchio, Il<br />

collegio degli scrittori dell’Archivio della Curia romana; Schimmelpfennig, Der Ämterhandel,<br />

pp. 16 nota 52, 17; Lori Sanfilippo, Constitutiones, p. 110s.<br />

8) Riguardo al peso del pane ad pondus 48 unciarum pro qualibet cacchiata, attorno<br />

all’anno 1517 si può accertare un peggioramento dei prezzi tramite la diminuzione del<br />

peso, allorché il peso della cacchiata era ancora prescritto a 54 uncie (= 4,5 libbre = ca.<br />

1,5 kg) (v. commento al Nr. 47). Equivalendo una libra a 12 uncie, si evince quindi che<br />

in quel momento il peso della cacchiata era di sole 4 libre (= ca. 1,3 kg). Il termine<br />

cacchiata indicava ancora nel 1580 un’unità di pane: Statuti del 1580, p. 147; per ulte-<br />

02-Regesti.pmd 175<br />

08/03/2011, 14.04


176 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

riori documenti relativi a questo termine v. Lombardo, Le fonti, pp. 77, 88. Sulle manipolazioni<br />

del prezzo del pane più tarde cfr. Pastura Ruggiero, Lo Stato, p. 27 nota 27;<br />

Martini, Arti, p. 67s.; Reinhardt, Überleben in der frühneuzeitlichen Stadt, p. 37ss. Sul<br />

calcolo del peso – in mancanza di una nuova trattazione relativa alle unità di misura e<br />

di peso in uso a Roma nel 1500 – cfr. Martini, Manuale di metrologia, p. 598.<br />

9) Per i bidelli <strong>dello</strong> Studium Urbis si rinvia a Renazzi, Storia dell’Università, I, p. 27.<br />

Com. B:<br />

Domenico Stefanelli, menzionato al punto 6, apparteneva alla famiglia Tozzoli, come<br />

risulta da un atto del 1481 dove figura come Dominicus Stephanelli de Tozolis: ASR,<br />

Camerale I, Ufficiali camerali, 1715, f. 31v (1481 dic. 14); cfr. ivi, f. 56r (1485 dec. 10:<br />

giuramento come notarius dominorum conservatorum).<br />

Nr. 104 15 nov. 1520<br />

A f. 66r-v; B pp. 134-135; C p. 88.<br />

Decreto affinché i conservatori tengano un <strong>liber</strong> per la registrazione di tutte<br />

le inventiones (v. Nr. 66 a). Uno di loro, anche nei giorni festivi, è tenuto<br />

ad abitare nel Palazzo dei Conservatori ed eventualmente amministrare la<br />

giustizia; i mandatarii delle citationes disposte dalla Camera Urbis devono<br />

consegnare copie ai citati in giudizio e questi ultimi sono tenuti a comparire<br />

in tribunale entro tre giorni – senza conteggiare i giorni festivi.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni, i consiglieri e<br />

altri nobili cittadini (capitibus regionum, consiliariis et aliis nobilibus civibus<br />

ibidem astantibus).<br />

Testimoni: l’avvocato concistoriale e doctor in giurisprudenza Mario<br />

Salomoni e Marcantonio Altieri.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1904.<br />

Nr. 105 19 nov. 1520<br />

A ff. 66v-67r; B pp. 135-136; C p. 88.<br />

Decreto affinché i caporioni e i loro consiliarii partecipino sempre alle sedute<br />

del consiglio, qualora siano convocati; i custodes e i protectores dei<br />

conventi femminili romani defunti siano sostituiti da nobiles cives nuovamente<br />

eletti; tutte le inventiones verificate dagli extraordinarii siano perseguite<br />

e gli extraordinarii puniti in caso di dichiarazioni false; i nomi degli<br />

officiales dei castra et loci di Roma siano estratti dalla bussula e la statua<br />

sia finalmente sistemata. L’attuazione di questi decreti è<br />

affidata a Tarquinio Santacroce, Mario Salomoni, Marcantonio Altieri, Giacomo<br />

Frangipane, Girolamo Pichi e Pierantonio Mattei.<br />

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REGESTI<br />

177<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini<br />

et capitibus regionum illorumque consiliariis et aliis nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Cenci e Paolo Leni.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1904; Franceschini, Dal consiglio pubblico, p. 352 nota 62.<br />

Com. A:<br />

Il fatto che si dovesse ingiungere ai consiglieri (qui riferito in particolare ai caporioni)<br />

l’obbligo di presenza alle assemblee comunali, dimostra che l’interesse verso la partecipazione<br />

al consiglio – non da ultimo a causa dell’erosione delle sue competenze – andò<br />

scemando nel corso del XVI secolo: Statuti del 1469, f. 104r De iuramento consiliariorum<br />

« Consiliarii iurent venire ad consilium totiens quotiens fuerint requisiti per nuntium<br />

vel sonum campane »; Franceschini, Dal consiglio pubblico, p. 352; Nussdorfer, Civic<br />

Politics, p. 81ss.<br />

Nr. 106 1 dic. 1520<br />

A f. 67r-v; B pp. 136-137; C pp. 88-89.<br />

Decreto per ottenere dal papa che non solo i presidentes della Camera Apostolica,<br />

ma anche uno o due cardinali da lui designati chiariscano il caso di Francesco<br />

Caffarelli, da cui la Camera Apostolica esige il pagamento della gabella<br />

anche sul vino prodotto nelle sue tenute vicino Roma, minacciando così le<br />

immunitates dei romani, tra cui figura, appunto, l’esenzione dalla gabella.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri et capitibus<br />

regionum, consiliariis et officialibus eorumdem ac aliis egregiis et nobilibus<br />

civibus ibidem astantibus.<br />

Com. A:<br />

Dietro gli ordini della Camera Apostolica è da notare l’interesse del cardinale camerlengo<br />

Francesco Armellini (v. Nr. 48) il quale non tralasciava alcun mezzo al fine di<br />

minare l’esenzione dei romani dalla gabella vini sul vinum romanum (v. commento al<br />

Nr. 21 a).<br />

Nr. 106 a 1 dic. 1520<br />

A f. 67v; B p. 137; C p. 89.<br />

Decreto per richiedere al papa la tutela degli antichi monumenti a quibusvis<br />

gotis et vandalis. Causa di questo decreto è il caso di un cavatore (fossor)<br />

di nome Francischinus che nel Foro di Nerva, per ordine del cardinale Trivulsius,<br />

aveva cavato delle pietre dalle fondamenta dell’arcus triumphalis<br />

Noe e, una volta arrestato, era stato però successivamente rimesso in <strong>liber</strong>tà<br />

in virtù di un mandato papale.<br />

02-Regesti.pmd 177<br />

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178 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota bibl.:<br />

Lanciani, I, p. 256 (trascrizione da B e C, erroneamente datata 19 set. 1520); Rodocanachi,<br />

La première Renaissance, p. 215; Id., La trasformazione di Roma, p. 52s.; Franceschini, La<br />

magistratura, p. 145 (con citazione); Id., Le magistrature capitoline, p. 72 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

Il cosiddetto arco di trionfo di “Noe” (corruzione da “Nerva”) è da localizzare nel foro<br />

di Nerva: Lanciani, I, p. 256; Gnoli, Topografia, p. 17 (cfr. anche p. 8).<br />

Com. B:<br />

Scaramuccia Trivulzio (Trivulsius) fu cardinale dal 1517 al 1527: Eubel - van Gulik, p. 15.<br />

Nr. 106 b 1 dic. 1520<br />

A ff. 67v-68r; B pp. 137-138; C pp. 89-90.<br />

Decreto affinché il commissarius del papa a Tivoli proceda insieme al comes<br />

contro i criminali locali. Come risulta dall’istanza<br />

del primo conservatore Francesco Branca, erano sorti dei contrasti nella ripartizione<br />

delle pene pecuniarie. Il decreto consiliare non si spinge a richiedere<br />

quanto previsto dall’istanza, che prevedeva la revoca del commissario<br />

da parte del papa.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il camerario Giulio Albertoni e <strong>Marco</strong> Specchi.<br />

Com. A:<br />

Il commissarius et rector papale di Tivoli era allora Emilio de Blancis (v. Com. B a Nr.<br />

101 a).<br />

Nr. 107 17 dic. 1520<br />

A ff. 68r-69v; B pp. 138-140; C pp. 90-92.<br />

Decreto affinché i conservatori di Roma prendano al loro servizio dieci fideles<br />

di Vitorchiano, conformemente ad un articolo dei capitula et conventiones<br />

conclusi tra il comune di Vitorchiano ed il popolo romano, la cui osservanza<br />

è stata reclamata da una delegazione di Vitorchiano (composta dal<br />

scyndicus Antonio de Bicione, Ascanio Bernardini Aschanii, ser Giulio Serc/saris<br />

e Alessandro Augustini Maructi). Uno dei dieci deve ricevere l’ufficio<br />

di comestabilis. I loro doveri emergono dai nuovi capitula fissati dai conservatori,<br />

dal priore dei caporioni e dai dottori in giurisprudenza ed avvocati<br />

concistoriali Tarquinio Santacroce e Mario Salomoni.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i cancellieri Angelo Cesi<br />

Medices e Pietro Mellini; i caporioni Antonio Lutii (Monti), Giambattista<br />

Macari (de Macaris) (Colonna), Gregorio Paloni (Arenula), Antonio Astalli<br />

(S. Eustachio), Mattia de Vestris (Pigna), Domenico de Mectis (Campitelli) e<br />

Paolo Fabi (Ripa); sono presenti inoltre i due avvocati concistoriali Tarqui-<br />

02-Regesti.pmd 178<br />

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REGESTI<br />

179<br />

nio Santacroce e Mario Salomoni, l’apostolici fiscii procurator Mario de<br />

Peruschis, il procuratore della Camera Urbis Ippolito de Scarzis, Marcantonio<br />

Altieri, Pietro Fabi, Evangelista Boccapaduli, Giacomo Negri, Francesco<br />

Veterani, Domenico Vittori, Gianangelo Pierleoni, Paolo Mancini, <strong>Marco</strong><br />

Specchi et aliis quampluribus nobilibus civibus in eodem concilio permanentibus.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pietro Fabi del rione Ripa e Giacomo Negri del rione Trevi.<br />

Nota bibl.:<br />

Vitorchiano, Archivio Storico Comunale, collezione Aleandri, perg. 71 A (fig. 9) (bella<br />

copia, ma con alcune differenze rispetto al testo del Liber <strong>decretorum</strong> e l’ortografia dei<br />

nomi); Pompili Olivieri, Il Senato, II, p. 81 (erroneamente datato 27 dic. 1520); Bovani,<br />

pp. 30-33 e 42-44 (riporta due trascrizioni dalla pergamena di Vitorchiano); Rodocanachi,<br />

Les institutions, p. 233 (erroneamente datato 24 ott. 1520); D’Onofrio, I vassalli,<br />

pp. 217-219 (trascrizione da A, con lacune).<br />

Com. A:<br />

Il rapporto particolarmente stretto tra Roma e Vitorchiano (v. fig. 19) risale all’anno<br />

1199. Per questo si trova ancora oggi in questa località a nord di Roma lo stemma<br />

SPQR sulle case: Pompili Olivieri, Il Senato, II, p. 78ss.; Aleandri, Il castello di Vitorchiano;<br />

Bovani; Aquilanti, Il municipio di Vitorchiano, p. 7ss.<br />

Nr. 107 a 17 dic. 1520<br />

A ff. 69v-70r; B pp. 140-141; C p. 92.<br />

Lista dei candidati alla carica di gabellarius maior da assegnare per bussulam<br />

et fabas: Pietro Fabi, Lorenzo Crescenzi, Evangelista Boccapaduli, Francesco<br />

Branca – conservatore in carica e ad presens gabellarius –, Nofrio<br />

Fabi, Giuliano de Juvenalibus, Alessandro Paparoni, Silvestro Barbarini (de<br />

Barbarinis), <strong>Marco</strong> Specchi, Gianangelo Pierleoni, Paolo Mancini, Matteo<br />

Baratta (Baracta). Il nuovo gabellarius maior è Pietro Fabi, che assumerà<br />

l’incarico una volta trascorso il termine del mandato di Francesco Branca.<br />

Testimoni: Domenico Vittori e Giacomo Negri.<br />

Com. A:<br />

I conservatori rilasciarono la patente di nomina al nuovo gabellarius maior Pietro Fabi<br />

il 22 dicembre 1520: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 113v.<br />

Nr. 108 21 dic. 1520<br />

A f. 70r-v; B p. 141; C pp. 92-93.<br />

Decreto di conferimento di cittadinanza romana ad Enea de Grassis, fratello<br />

del cardinale de Grassis, al fratello del castellano di Castel S. Angelo Simone<br />

Tornabuoni (de Tornabonis), a Girolamo de Paula, a Liberato de Aspera, ad<br />

02-Regesti.pmd 179<br />

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180 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Andrea Marinus, allo sculptor magister Domenico del fu Giovanni de Amis<br />

da Bologna nonché al magister Iacobus, un libraio (librarius) sposato.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pietro Fabi e Giulio Albertoni.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 17.<br />

Com. B:<br />

Il cardinale Achille de Grassi fece parte del collegio cardinalizio dal 1511 al 1523:<br />

Eubel - van Gulik, p. 12. Tra i suoi fratelli Enea fu assai meno famoso del cerimoniere<br />

papale Paride de Grassis († 1528), autore di scritti a carattere liturgico e storiografico:<br />

su Paride cfr. tra gli altri M. Dykmans, Paris de Grassi, « Ephemirides Liturgicae » 96<br />

(1982) pp. 407-482; 99 (1985) pp. 383-417; 100 (1986) pp. 270-333.<br />

Simone Tornabuoni invece fu nel 1525 senatore di Roma: Hergenroether, Regesta,<br />

nr. 2052 (6 apr. 1513); Del Re, Curia Capitolina, p. 49. Suo fratello e castellano di<br />

Castel S. Angelo era Giuliano Tornabuoni, vescovo di Saluzzo: Cesareo, Pasquino,<br />

pp. 84, 85 nota 4.<br />

Lo sculptor magister Domenico del fu Giovanni Aimo (de Amis), detto Varignana (1460-<br />

1539), oriundo dalla località Varignana presso Bologna, aveva realizzato la statua di<br />

Leone X per il Palazzo dei Conservatori (fig. 16): Butzek, Repräsentationsstatuen,<br />

p. 224ss.; Agosti, Paolo Giovio, pp. 18-23.<br />

Il librarius Giacomo Giunta, mercante fiorentino di una famiglia di celebri librai, era<br />

residente nel rione Parione e nel censimento del 1527 è elencato con 9 “bocche”: Lee,<br />

Descriptio, nr. 4838 (Iacobo Iunta florentino libraro); cfr. Romani, Luoghi editoriali in<br />

Roma, I, pp. 515-532; Blasio, Cum gratia et privilegio, p. 89.<br />

Nr. 109* CONSERVATORI IN CARICA: STEFANO CARBONI, PIETRO LALLI E GIANGIA-<br />

COMO DE BONIS AUGURIIS.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: GIORDANO SERLUPI.<br />

Com. B:<br />

Stefano Carboni prestò giuramento in occasione della pax romana (1511). Egli aveva<br />

ricoperto già una volta, nel 1513, la carica di conservatore: ASV, Reg. Vat. 991, f. 29r<br />

(1 mag. 1513); Gennaro, Pax, p. 54; Trifone, Lingua, p. 318s.<br />

Giangiacomo Buonauguri fu probabilmente abbreviatore papale: Hergenroether, Regesta,<br />

nr. 16497; Schuchard - Schulz, Thomas Giese, pp. 150 con nota 295, 153, 157, 159.<br />

Giordano Serlupi († 1528) – come molti appartenenti al suo ceto – ricoprì anche, in una<br />

occasione (1525), la prestigiosa carica di guardiano della confraternita del SS. Salvatore.<br />

Nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241;<br />

Ferrajoli, Ruolo, p. 228 nota 2; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 125*.<br />

Nr. 109 1 gen. 1521<br />

A ff. 70v-71r; B pp. 142-143; C p. 93.<br />

Esecuzione (executio) attraverso i conservatori del senatus consultus (v. Nr. 107 a)<br />

sul passaggio di poteri da Francesco Branca al nuovo gabellarius maior<br />

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REGESTI<br />

181<br />

Pietro Fabi: il Branca potrà ancora trattenere fino al 10 gennaio i fructus<br />

extraordinarii provenienti dal suo ufficio. La sua administratio verrà verificata<br />

da Prospero de Comitibus d’Aquasparta, dal phisci procurator Ippolito<br />

de Scarsis e da Girolamo Castroni. I conservatori tamquam private persone<br />

sciolgono il Branca dalla promissio di pagare 100 ducati auri tramite il<br />

mercator e depositarius pecuniarum gabelle studii Cristoforo Pagnano al<br />

carpentarius statue marmoree S. D. N. pape Domenico (v. Nr. 97).<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il camerarius della Camera Urbis Giulio Petri Mactei Albertoni<br />

e lo scriptor dei conservatori Luca de Mutianis.<br />

Nota bibl.:<br />

Butzek, Repräsentationsstatuen, pp. 228, 452 (trascrizione difettosa da C).<br />

Nr. 110 17 gen. 1521<br />

A f. 71r-v; B p. 143; C p. 94.<br />

Decreto di modificazione degli statuti cittadini (statuta) conformemente alle lagnanze<br />

dei procuratori e dei notai della Curia Capitolina (procuratores et notarii<br />

Curie Capitoline). La Curia Capitolina si sente svantaggiata dagli statuti attualmente<br />

in vigore, visto che i collitigantes si rivolgono ad alias Urbis curias. I<br />

nuovi statuta devono essere presentati ai cardinali dei SS. Quattro Coronati e<br />

Jacobatiis e approvati dal papa. L’attuazione (expeditio) è affidata ai vertici<br />

municipali, all’avvocato concistoriale Antonio Leoni e a Francesco Cenci.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Le pontificat de Léon X, p. 162 (erroneamente datato 21 gen.).<br />

Com. A:<br />

Era una richiesta centrale dei romani di rafforzare la posizione della Curia capitolina nei<br />

confronti delle altre corti giudiziarie romane. Per gli statuti cittadini romani rielaborati<br />

in questi anni si vedano i Nrr. 56 e 110 a. La consultazione dei cardinali Jacovacci di<br />

Roma (v. Nr. 46) e Lorenzo Pucci – dei SS. Quattro Coronati – di Firenze (v. Nr. 64) si<br />

spiega con la loro esperienza giuridica e con una certa conoscenza della situazione della<br />

capitale, tanto più che anche il fiorentino Pucci era già ben inserito nella città di Roma,<br />

grazie all’ammissione di alcuni parenti alla cittadinanza romana nell’anno 1508: Gregorovius,<br />

Alcuni cenni, p. 12s.<br />

Nr. 110 a 17 gen. 1521<br />

A f. 71v; B p. 143; C p. 94.<br />

Decreto affinché i conservatori e il priore dei caporioni invitino tutti i consules<br />

artium (consoli delle corporazioni) per concordare con loro il modo di<br />

stampare (imprimere) gli statuta (v. Nr. 110).<br />

02-Regesti.pmd 181<br />

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182 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Prima Camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista de Torquatis e Francesco Veterani.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 219; Id., Le pontificat de Léon X, p. 162; Pavan, I<br />

fondamenti, p. 328 (nota 45 per l’edizione degli statuti a stampa); Ead., Il Comune<br />

romano, p. 88.<br />

Com. A:<br />

I rinnovati statuti cittadini (v. Nr. 56) furono stampati tra il 1519 e il 1523 in quattro<br />

parti (ognuna con una propria numerazione delle pagine) sotto il titolo S.P.Q.R. Statuta<br />

et novæ reformationes Urbis Romæ eiusdemque varia privilegia a diversis romanis pontificibus<br />

emanata in sex libros divisa novissime compilata (esemplare considerato: ASC,<br />

Cam. Cap., Cred. XIV, t. 165 = Statuti del 1519-1523):<br />

I libri I, II, III (Statutorum civilium; Statutorum criminalium; De variis et extraordinariis<br />

rebus Urbis Romae) comprendono gli statuti basati ampiamente sul mo<strong>dello</strong><br />

del 1469, varati, con l’approvazione di Adriano VI, nel luglio 1523. Ad essi avevano<br />

contribuito in maniera determinante Mario Salomoni e Paolo Planca (nell’Exordium<br />

f. Aii sono nominati i conservatori in carica nella seconda metà del 1522 Antonio<br />

Petrucci, Francesco Caffarelli e Giordano Serlupi; nel colophon [III, f. 67r] invece<br />

Fabio Mentebuona, dottore in giurisprudenza, Albertino Tebaldeschi e Raffaele Casali<br />

in carica nel corso del secondo trimestre del 1523). Lo stampatore è Etienne Guilleret<br />

(v. sotto).<br />

Il libro IV consta di due parti (Reformationum in causis civilis fori capitolii e De maleficiis)<br />

e venne introdotto da un Mandatum facultatis condendi statuta (1 marzo 1494).<br />

Mancano invece le indicazioni relative al luogo ed all’anno della stampa.<br />

Il libro V contiene le novità introdotte sotto Leone X e si intitola Nova Urbis Romae<br />

Statuta super causis civilibus, a magistratis romanis promulgata et per S. D. N. D.<br />

Leonem X P. O. M. motuproprio confirmata; l’impressum porta la data 28 settembre<br />

1521 (f. 16r: Impressum Rome apud Stephanum Guillireti Romane Accademie Bibliopo.<br />

Anno Domini M.D.XXI. die xxviii. mensis septembris triumphante Divo Leone X. Pontifice<br />

Maximo anno eius nono). La convalida del senatore e dei conservatori avvenne il<br />

10 ott. 1521; quattro giorni dopo fu resa nota dal publico banditore Mariano Galgani.<br />

Il libro VI comprende tutti i privilegi che i papi (da Bonifacio VIII a Leone X [tra cui<br />

la bolla Dum singularem del 1513] avevano concesso al popolo romano ed è datato 8<br />

aprile 1519 (f. 41r: Impressum Rome in Regione Parionis per Magistrum Stephanum<br />

Guillireti de Lunarivilla Tullen. Dioc. sub anno Domini M.D.XIX. indictione vii. die<br />

vero viii. Mensis Aprilis. Sedente Divo Leone X. Pont. Opt. Max. Pontificatus sui anno<br />

septimo).<br />

Cfr. sugli statuti del 1519-23 e la loro importanza Statuti del 1360/63, p. CXIIs.; La<br />

Mantia, Statuti di Roma, in particolare p. 18s.; Id., Origini e vicende; Id., Storia<br />

della legislazione, in particolare pp. 181-197; Biblioteca del Senato della Repubblica,<br />

Catalogo della raccolta di statuti, VI, pp. 107-268 (in particolare pp. 124-126); Statuti<br />

cittadini rurali e castrensi del Lazio, pp. 180-201 (sulla tradizione degli statuti);<br />

Pavan, I fondamenti del potere, in particolare p. 328; Ead., Il Comune romano, p. 88ss.<br />

La stampa degli statuti aveva una tradizione a Roma: Modigliani, Statuti in tipografia.<br />

Sullo stampatore Étienne Guilleret de Lunéville cfr. Barberi, Tipografi romani,<br />

p. 11ss.<br />

02-Regesti.pmd 182<br />

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REGESTI<br />

183<br />

Nr. 111 2 mar. 1521<br />

A ff. 71v-72r; B pp. 143-144; C pp. 94-95.<br />

Decreto affinché ogni 1° gennaio i fideles di Vitorchiano (v. Nr. 107) si<br />

presentino in condizioni adatte e ben vestiti (idonei et bene induti vestibus).<br />

I conservatori avranno la possibilità di cambiare un fidelis, se da Vitorchiano<br />

verrà designato un sostituto.<br />

Nr. 111 a 2 mar. 1521<br />

A f. 72r; B pp. 144-145; C p. 95.<br />

Decreto affinché il camerarius della Camera Urbis offra ogni anno un calice<br />

alle religiose mulieres ordinis beate Francisce e al loro convento (seu monasterio)<br />

in onore della beata Francesca de Pontianis. L’offerta solenne avrà<br />

luogo in S. Maria Nova.<br />

Com. A:<br />

La comunità di Francesca Romana (Francesca Bussa in Ponziani, 1384-1440, canonizzata<br />

solo nel 1608), godeva di una grande considerazione grazie alla eccezionale venerazione<br />

di cui era oggetto la sua fondatrice. Mentre le suore vivevano a Tor de’<br />

Specchi (v. Nr. 203), la fondatrice fu seppellita a S. Maria Nova: A. Esch, Francesca<br />

Romana, DBI, vol. 49, Roma 1997, pp. 594-598 (con ulteriori informazioni sulla vasta<br />

bibliografia).<br />

Nr. 111 b 2 mar. 1521<br />

A f. 72r-v; B p. 145; C p. 95.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Theodorus Spanduningus,<br />

di nobile famiglia cipriota.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Negri e Pierantonio Mattei.<br />

Com. B:<br />

Theodorus Spandugninus Cantacusinus appartenne, sotto Leone X, agli stipendiati papali<br />

e fu l’autore di una storia dei Turchi dedicata a Clemente VII e al Giberti: ASR,<br />

Camerale I, Mandati, 859 A, f. 123r-v (25 set. 1521); Th. Spandouginos, Delle historie<br />

& origine de principi de Turchi, ordine della Corte, loro rito & costumi ..., Lucca<br />

1550 (altra edizione: I commentari di Theodoro Spandugino Cantacuscino ... Dell’origine<br />

de principi turchi, & de’ costumi di quella natione, Fiorenza 1551); Pastor, IV/2,<br />

p. 520. Egli è probabilmente da identificare con quel Teodero grecho, residente nel<br />

rione Trevi, che nel censimento del 1527 è elencato con 4 “bocche”: Lee, Descriptio,<br />

nr. 621.<br />

02-Regesti.pmd 183<br />

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184 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 112 9 mar. 1521<br />

A f. 72v; B p. 145; C p. 95.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana al camerario papale Barnabas,<br />

marchese Malaspina.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Negri e magister Giacomo Mannelli.<br />

Com. B:<br />

Il marchese Bernabò Malaspina di Pavia fu il coppiere, ossia cameriere segreto, di Leone<br />

X, che nel 1521, dopo la morte improvvisa del papa, fu sospettato di aver assassinato<br />

il suo signore: Pastor, IV/1, p. 328; Cesareo, Pasquino, pp. 198, 268, 314.<br />

Nr. 113 23 mar. 1521<br />

A ff. 72v-73r; B pp. 145-146; C pp. 95-96.<br />

Decreto di conferimento a Giulio Petri Mactei Albertoni ed Evangelista de<br />

Torquatis della carica di proveditores murorum Urbis, assegnata ogni anno a<br />

marzo. Il loro compito è di verificare le condizioni delle mura ed eventualmente<br />

di ripararle. Essi sono stati eletti per fabas et bussulam tra i candidati<br />

che in precedenza erano stati indicati dai caporioni.<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Boccapaduli e Giovanni Pini.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 286; Id., Les institutions, p. 258.<br />

Com. B:<br />

Evangelista de Torquatis è menzionato da Marcantonio Altieri anche per il suo ruolo in<br />

occasione del conferimento della cittadinanza romana a Lorenzo e Giuliano de’ Medici<br />

nel 1513, quando fu uno dei tre conservatori di Roma. Lì fu esaltato come un cultore<br />

delle muse: Altieri, Li Baccanali, p. 213; Altieri, Li Nuptiali, p. 118; Cruciani, Il Teatro<br />

del Campidoglio, pp. 108, 121 (qui la citazione). Nel 1516 egli fu uno dei grascerii et<br />

commissarii rei frumentarie in Campo Flore o commissarii grascie grani alme Urbis:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, ff. 37r (10 nov. 1516), 36v (15 nov. 1516); cfr. ASV,<br />

Cam. Ap., Div. Cam. 66, f. 168r.<br />

Nr. 114* CONSERVATORI IN CARICA: GIAMBATTISTA VERALLI, ARTIUM ET MEDICINE<br />

DOCTOR, CESARE DE MANLIIS E PIERPAOLO VECCE (VECCIA).<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: DOMENICO PICHI.<br />

Com. B:<br />

Giambattista Veralli era un noto medico. Nel 1514, Leone X gli concesse un contratto<br />

come docente ad lecturam Practicae presso l’università di Roma: Conte, I maestri, p. 3;<br />

Marini, Archiatri, I, p. 145, II, p. 338. Gli viene attribuita la lunghissima orazione tenuta<br />

il 21 aprile 1521, in Campidoglio in occasione <strong>dello</strong> scoprimento della statua di<br />

Leone X: Cesareo, Pasquino, p. 61.<br />

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REGESTI<br />

185<br />

Il medico Cesare De Manliis o Manellus nel 1514 fu fatto da Leone X docente in<br />

Logica presso l’università di Roma. Aveva, insieme a suo fratello Giacomo (anch’egli<br />

menzionato nei verbali consiliari) una collezione di antichità: Lanciani, I, p. 228; Conte,<br />

I maestri, p. 4.<br />

Pierpaolo Vecce possedeva diversi uffici della Curia ed era uno dei portionarii Ripe:<br />

Frenz, p. 433.<br />

Domenico Pichi, nel 1501, fu collector taxae plumbi: Frenz, p. 314.<br />

Nr. 114 11 mag. 1521<br />

A f. 73r-v; B p. 146; C p. 96.<br />

Decreto affinché i conservatori esortino coloro che danneggiano i proprietari<br />

di mulini e di altri edifici, deviando sui loro campi di lino (linaria), contrariamente<br />

allo statutum, il corso (cursus) dell’aqua Marane, a non farlo al di<br />

fuori del periodo consentito dagli statuti. In caso contrario, costoro devono<br />

trovare un accordo con i proprietari colpiti tramite una decisione arbitrale<br />

(arbitrium) dei conservatori.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Antonio Boccapaduli e Pacifico Pacifici.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 210.<br />

Com. A:<br />

Sul corso dell’Acqua Marrana cfr. Statuti del 1519-1523, III, cap. 16; Statuti del 1580,<br />

p. 182 De Aquae Marinae alveo purgando; G. Tomassetti, Della Marrana di S. Giovanni<br />

e delle scoperte avvenute a Romavecchia, « Bullettino della Commissione archeologica<br />

comunale di Roma » 21 (1893) pp. 65-88; Barrovecchio San Martini, La Marrana.<br />

Nr. 114 a 11 mag. 1521<br />

A f. 73v; B pp. 146-147; C pp. 96-97.<br />

Decreto per non aggiungere più alcun nome nella bussula dei portionarii e<br />

per allestire una nuova bussula per quei cives che si lamentano di non<br />

essere stati presi in considerazione.<br />

Nr. 115 2 giu. 1521<br />

A ff. 73v-74r; B p. 147; C p. 97.<br />

Decreto affinché siano puniti severamente i delinquentes che hanno aggredito<br />

il conservatore Cesare Manili, i suoi fideles ed il procurator phisci apo-<br />

02-Regesti.pmd 185<br />

08/03/2011, 14.04


186 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

stolici Mario Peruschi al di fuori di porta Flaminia presso S. Rocco, sulle<br />

sponde del Tevere (in conspectu marginis fluminis). A tal proposito, il papa,<br />

informato dai conservatori, deve concedere il suo mandatum.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Gregorio Serlupi e Mario de Iacottolis.<br />

Com. A:<br />

La chiesa di S. Rocco menzionata nel decreto sembra essere quella omonima eretta agli<br />

inizi del XVI secolo e situata presso l’allora porto di Ripetta e il mausoleo di Augusto:<br />

cfr. Huelsen, p. 381 n. 107; Buchowiecki, III, pp. 732-747.<br />

Com. B:<br />

Alla fine del 1522, il papa, col consenso dei conservatori, confermò per tre mesi Mario de<br />

Jacottolis nella carica di comes di Tivoli: ASV, Arm. XXXIX, 36, f. 167r (30 dic. 1522).<br />

Nr. 116 25 giu. 1521<br />

A f. 74r-v; B pp. 147-148; C pp. 97-98.<br />

Decreto affinché sia ripresa la festa delle palilie per celebrare la statua marmorea<br />

del papa appena terminata e sistemata nella prima aula del Palazzo<br />

dei Conservatori. I mezzi finanziari dovranno essere reperiti attraverso una<br />

dilazione di tre mesi dei pagamenti ai portionarii. Il comitato festivo è costituito<br />

dai vertici municipali nonché da Paolo Planca, Tarquinio Santacroce,<br />

Marcantonio Altieri, Francesco Branca, Sebastiano Fanus e Pietro Fabi.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Boccapaduli e <strong>Marco</strong> Specchi.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, pp. 210, 321; Lanciani, I, p. 266; Butzek, Repräsentationsstatuen,<br />

pp. 229s., 453s. (trascrizione da B); Altieri, Li Baccanali, pp. XXXI<br />

nota 90, 203 nota 6.<br />

Com. A:<br />

La festa delle Palilie ricorda la fondazione di Roma (21 aprile), fu fatta rivivere alla<br />

fine del XV secolo (la prima menzione è del 1483) nel circolo di Pomponio Leto e fu<br />

celebrata a Roma dal 1513 come giornata di festa ufficiale: Gnoli, La Roma di Leone<br />

X., p. 89s.; Butzek, Repräsentationsstatuen, p. 218s.; Altieri, Li Baccanali, pp. XXVIII,<br />

203 nota 6; Cruciani, Il Teatro del Campidoglio, p. XXII; Tittoni – Nicosia, La storia<br />

racconta il Natale di Roma. Cfr. anche Brummer - Janson, Art, Literature and Politics;<br />

D’Amico, Renaissance Humanism in Papal Rome, pp. 134-137.<br />

Nr. 117 1 lug. 1521<br />

A f. 74v; B p. 148; C p. 98.<br />

Decreto perché la de<strong>liber</strong>atio sui pagamenti ai portionarii e sul finanziamento<br />

per la festa delle Palilie sia affidata ad ulteriori tre o quattro cives<br />

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REGESTI<br />

187<br />

electores. Come tali vengono eletti Pierantonio Mattei, Evangelista Boccapaduli<br />

e Ludovico Pichi.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Angelo Vallati.<br />

Com. A:<br />

Gli electores ossia electi cives (v. Nr. 98 a) nella loro funzione sono da distinguere dagli<br />

assistentes (v. commento a Nr. 4 a) a volte chiamati anche electi. Essi sono cittadini<br />

(deputati) ai quali venivano delegati determinati compiti.<br />

Com. B:<br />

Su Ludovico Pichi cfr. Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 117*.<br />

Nr. 118 7 lug. 1521<br />

A ff. 74v-75r; B p. 148; C p. 98.<br />

Decreto affinché, per evitare ritardi, il comitato per l’organizzazione della<br />

festa delle Palilie, da convocare dai vertici municipali, sia autorizzato a de<strong>liber</strong>are<br />

anche in assenza di alcuni deputati.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Pacifico Pacifici e Luca de Mutianis.<br />

Nr. 119 12 set. 1521<br />

A f. 75r-v; B pp. 148-149; C pp. 98-99.<br />

Decreto di conferma di Marsilio Barisani, per altri tre anni, nella carica di<br />

protonotario della Curia Capitolii, allo scopo di finanziare la festa delle<br />

Palilie ed una comedia da rappresentare in occasione dell’inaugurazione della<br />

statua in onore del papa. A tal fine, Marsilio presta immediatamente 300<br />

ducati al popolo romano. Per il suo ufficio, egli deve pagare ogni mese 18<br />

ducati auri de Camera ad rationem decem Iuliorum pro quolibet ducato al<br />

depositarius portionum romani populi. Nel caso in cui le nuove disposizioni<br />

degli statuti recentemente emanati (v. Nr. 110 a) e in fase di stampa (penes<br />

impressorem existentes) portino ad istruire nuovi processi e perciò aumentino<br />

i guadagni del suo ufficio, la sua quota d’affitto (pensio) deve essere<br />

aumentata in base alle decisioni di due periti. I vertici municipali designeranno<br />

uno dei periti, Marsilio l’altro.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Ludovico Pichi e Francesco Branca.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 216; Butzek, Repräsentationsstatuen, pp. 230, 454s.<br />

(trascrizione da B).<br />

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188 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Com. A:<br />

Sulla stampa dei nuovi statuti v. Nr. 110 a. È tipico della disperata ricerca di nuove<br />

fonti finanziarie in atto in quel periodo, che in ambito comunale ci si augurasse che i<br />

nuovi statuti potessero provocare una ondata di processi che avrebbero aumentato il<br />

valore dell’ufficio del protonotario della Curia Capitolina.<br />

Nr. 120 24 set. 1521<br />

A ff. 75v-76r; B pp. 149-150; C p. 99.<br />

Decreto affinché i conservatori e i legati di Tivoli chiedano al papa di ritirare<br />

da Tivoli il suo commissarius, poiché costui ha avocato a sé, come si<br />

sono lamentati i legati – e come sottolinea l’istanza –, a danno del comes<br />

nominato dal popolo romano, tutti i processi penali e civili, facendo sorgere<br />

ulteriori abusi.<br />

Com. A:<br />

Il commissarius et rector papale a Tivoli in quel periodo era certamente ancora Emilio<br />

de Blancis (v. Com. B al Nr. 101 a).<br />

Nr. 120 a 24 set. 1521<br />

A f. 76r; B p. 150; C p. 100.<br />

Decreto affinché i conservatori – in seguito al rinvio della festa delle Palilie<br />

deciso dal papa – rendano conto delle spese già effettuate e affinché la<br />

legna (lignaminia) e le altre cose acquistate, di cui deve essere fatto un<br />

inventario, siano depositate sotto la sorveglianza di un civis in un luogo<br />

adatto.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Tuccio da Tivoli e Marcantonio Altieri.<br />

Nota bibl.:<br />

Lanciani, I, p. 266; Butzek, Repräsentationsstatuen, pp. 231s., 455s. (trascrizione da B).<br />

Nr. 121 27 set. 1521<br />

A f. 76r-v; B p. 150; C p. 100.<br />

Decreto affinché il controllo delle entrate e la tutela delle res mobiles del<br />

Palazzo dei Conservatori sia affidata a Giacomo Boccabella, custos et revisor<br />

rerum omnium palatii dominorum conservatorum.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Albertoni ed Angelo Vallati.<br />

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REGESTI<br />

189<br />

Nota bibl.:<br />

Butzek, Repräsentationsstatuen, p. 456 nota 1.<br />

Com. A:<br />

La carica di custos et revisor del Palazzo dei Conservatori era già prevista dagli statuti<br />

del 1469: Statuti del 1469, III, De uno deputando per dominos conservatores ad custodiam<br />

rerum capitolii. Secondo gli statuti del 1580 il suo compito principale era la redazione<br />

di un <strong>liber</strong> relativo ai bona mobilia del Palazzo dei Conservatori. Questo inventario<br />

doveva essere controllato ogni tre mesi dai conservatori, dal procurator della Camera<br />

Urbis e dallo scriptor dei conservatori: Statuti del 1580, p. 145s. De Officio Revisoris<br />

Palatii Conservatorum. I conservatori si attennero al decreto del consiglio e tre giorni<br />

dopo conferirono l’incarico a Giacomo Boccabella: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 126v (30 set. 1521). Lo stesso giorno, il papa fu informato della nomina: ivi, f. 125v.<br />

Nel 1523 le competenze del Boccabella furono ulteriormente ampliate, sicchè egli ottenne<br />

anche le funzioni del provisor del Palazzo dei Conservatori (v. Nr. 175).<br />

Com. B:<br />

Nel 1513, Giacomo di Carlo Boccabella era notaio del doganiere del sale a grosso<br />

Mario Mellini: Altieri, Li Baccanali, p. 186. La sua carriera al servizio della Camera<br />

Urbis cominciò nel 1516 quando divenne uno dei quattro bannitores Camere Urbis:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 36r (da datare tra l’11 settembre e il 15 novembre<br />

1516; sull’extensio officii bannitoris Jacobi de Buccabellis ad filios et nepotes cfr. ivi,<br />

f. 51r [20 giu. 1517]). Nel 1517 diventò notarius Camere Urbis: ivi, f. 49r (30 apr. 1517).<br />

Per via del suo incarico Giacomo Boccabella si trovava di regola nel Palazzo dei Conservatori<br />

e perciò spesso è indicato come testimone delle sedute del consiglio. Nel 1513<br />

egli fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241.<br />

Nr. 122 28 set. 1521<br />

A ff. 76v-77r; B p. 151; C pp. 100-101.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Guidangelo da Durazzo<br />

(Duratinus), magister del cardinale Rudulphus, a Pacianus, servitore del cardinale<br />

Orsini, a Giambattista magistri Petri da Marino (de Mareno), a Antonio<br />

di Canepina, a Iohannes Frumenti, a Antonio Balsanus da Ferentino, a<br />

<strong>Marco</strong> medicus hospitalis Sancte Sanctorum, a Bernardino Pimpinella, a Giovanni<br />

de Claramonte, a Giacomo da Mantova, a Andreas Centolinus, Fabiano<br />

dall’Aquila (de Aquila) nonché al siciliano (siculus) Filippo Grippari da<br />

Messina.<br />

Nota bibl.:<br />

Lesellier, Notaires, p. 263 nota 3 (vedi sotto Jean Froment).<br />

Com. B:<br />

Il cardinale Rudulphus è da identificare con Nicolaus de Rodulfis seu Rodulfus (card.<br />

1517-1550): Eubel - van Gulik, p. 17. Sul suo magister (più medico che precettore)<br />

Guidangelo da Durazzo mancano notizie.<br />

I seguenti personaggi sono elencati nel censimento del 1527: Ioannes Baptista de Mareno,<br />

residente nel rione Colonna, con 18 “bocche”; Antonio de Canapina, nel rione Trevi, con<br />

8 “bocche”; Iohannes Frumenti, nel rione Colonna, con 14 “bocche” e il medicus <strong>Marco</strong>,<br />

nel rione Pigna, con 12 “bocche”: Lee, Descriptio, nrr. 1296, 612, 871, 7223.<br />

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190 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Antonio di Giordano di Canepina, laicus Viterbiensis diocesis, è già documentato a Roma<br />

nel 1513 quando vendeva una casa nel rione Trastevere ad un chierico di Como: ASC,<br />

Arch. Urb., sez. LXVI, Istrumenti, vol. 21, ff. 34v-35v (8 lug. 1513).<br />

Il francese Iohannes Frumenti (Jean Froment) era uno dei romane curie causarum Camere<br />

Apostolice notarii: ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, f. 118r (ca. 1520);<br />

Lesellier, Notaires, p. 263 nota 3. Egli era residente nel rione Colonna con 14 “bocche”<br />

a carico: Lee, Descriptio, nr. 871.<br />

Bernardino Pimpinella era il padre del poeta, professore di retorica presso lo Studium<br />

Urbis nonché secretarius papale e diplomatico Vincenzo Pimpinella († 1534). Con l’acquisto<br />

della cittadinanza romana Bernardino aprì ai suoi figli l’accesso ai benefici ecclesiastici<br />

a Roma: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 76, ff. 67v-68r (15 feb. 1524). Vincenzo<br />

(poi arcivescovo di Rossano) ottenne un canonicato a S. Giovanni in Laterano (come<br />

tale è già menzionato nel 1516) nonché a S. Nicola in Carcere Tulliano: ASR, Camerale<br />

III, busta 1901\3; ASV, Reg. Lat. 1452, ff. 18v-19v (3 lug. 1525); G. Müller, Vincenzo<br />

Pimpinella am Hofe Ferdinands I., 1529-1532, « Quellen und Forschungen aus italienischen<br />

Archiven und Bibliotheken » 40 (1960) pp. 65-88; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato,<br />

p. 117*; J. F. D’Amico, Vincenzo Pimpinella of Rome, in: Contemporaries of<br />

Erasmus, III, p. 85; per suo fratello di nome Girolamo, che gli successe come canonico<br />

di S. Giovanni in Laterano, cfr. Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 242s.<br />

Nel suddetto censimento del 1527 troviamo Giovanni de Claramonte, nel rione Campitelli,<br />

con 5 “bocche” e un Giacomo mantovano, nel rione Trastevere, con 7 “bocche”:<br />

Lee, Descriptio, nrr. 7445, 9089.<br />

Andrea Centolino, un chierico proveniente da Gallese nella diocesi di Civita Castellana,<br />

cominciò la sua carriera alla Curia nel 1514 con l’ingresso nel collegio dei portionarii<br />

Ripe: Frenz, pp. 190, 280. Lo scriptor (fino febbraio 1515) e capellanus archivii romane<br />

curie mantenne i suoi rapporti con Gallese, dove fu arciprete della collegiata di S. Maria:<br />

ASC, Arch. Urb., sez. LXVI, Istrumenti, vol. 25, ff. 96v-98v (21 lug. 1515), vol. 27,<br />

f. 129v (20 apr. 1517); cfr. ivi, vol. 18, ff. 34v, 75r, 81r; Lesellier, Notaires, p. 255 nota 4.<br />

Per l’abitazione a Roma di misser Andrea di Galese nel 1517 si veda Lee, Descriptio,<br />

nr. 677 (« De sotto he di misser Andrea di Galese dove fa la taverna Silvestro piamontese »).<br />

Nr. 122 a 28 set. 1521<br />

A f. 77r; B p. 151; C p. 101.<br />

Decreto (redatto dal notaio e causarum procurator Pierpaolo Amadei) affinché<br />

chiunque consegua la cittadinanza romana, paghi allo <strong>scribasenato</strong> Pietro<br />

Rutili 5 ducati per la registrazione nel Liber <strong>decretorum</strong>.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Angelo Vallati e il fidelis Giovanni Francigena.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 284; Id., Les institutions, p. 255 (in entrambi<br />

i casi Rodocanachi indica l’ammontare della tassa di registrazione per i nuovi cittadini a<br />

15 anziché 5 ducati).<br />

Com. A:<br />

In base ad un’usanza riscontrabile anche altrove (v. l’introduzione supra, p. 34), Rutili<br />

lasciava verbalizzare ad un altro i decreti del Senato che riguardavano direttamente lui<br />

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REGESTI<br />

191<br />

ed il suo ufficio. In questo caso, concernente il suo stipendio, fu il causarum procurator<br />

Pierpaolo Amadei a redigere il verbale della seduta che, nella sua stesura originale, è<br />

conservato in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 202v. Rutili ricopiò questa registrazione<br />

nel suo Liber.<br />

Sui guadagni <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong> cfr. l’ordinamento degli stipendi negli Statuti del 1469,<br />

ff. 133v-134r De pecunia solvenda scribissenatus.<br />

Nr. 123* CONSERVATORI IN CARICA: MARIANO ALTIERI, PIETRO FEDERICI (DE FE-<br />

DERICIS) E MARIO FULVIUS.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: PIERANTONIO MATTEI.<br />

Com. B:<br />

La “giunta” rimase in carica anche oltre la morte di Leone X, avvenuta il 1° dicembre 1521.<br />

Non è chiaro il ruolo di questi personaggi nei disordini istituzionali creatisi nel periodo in<br />

cui fu vacante la sede apostolica e durante la lunga attesa del neo-eletto papa Adriano VI,<br />

ancora in viaggio dalla Spagna nei primi mesi dell’anno 1522, un periodo caratterizzato<br />

dall’assenza di qualche conservatore, attribuibile forse a dissensi ai vertici del comune di<br />

Roma. Vedi in particolare il commento a Nr. 133 nonché i Nrr. 138 e 140/141.<br />

Il ricco Mariano Altieri († 1543) fu abbreviatore de parco minori dal 1497 al 1499,<br />

come successore del suo famoso fratello Marcantonio: Frenz, p. 404; Altieri, Li Nuptiali,<br />

Indice ragionato, p. 83*; Altieri, Li Baccanali, p. 319 nota 9.<br />

Mario Fulvius nel 1508 era diventato scriptor papale: Frenz, p. 405.<br />

Il priore dei caporioni Pierantonio Mattei († 1537) fu ricchissimo, come prova anche il<br />

censimento del 1527 che lo elenca con 200 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 8092; Altieri,<br />

Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 110*; Trifone, Lingua, p. 282s. Vedi anche Nr. 221*.<br />

Nr. 123 8 ott. 1521<br />

A f. 77r-v; C p. 101.<br />

Decreto affinché i vertici municipali con due o tre caporioni, l’advocatus<br />

Paolo Planca e due o tre nobiles cives parlino col papa il più presto possibile<br />

del monopolio dei saponi (saponum monupolium), che l’orafo Antonio<br />

Ferrerius ha preso in appalto dai presidentes della Camera Apostolica.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, pp. 254, 423 doc. LXXII (trascrizione).<br />

Com. A:<br />

Il monopolio del sapone faceva parte dei tentativi della Camera Apostolica, avviati dal cardinale<br />

camerlengo Francesco Armellini (v. Nr. 48), di trovare nuove fonti di finanziamento.<br />

Com. B:<br />

Antonio Ferrerius o de Ferreriis, orafo, potrebbe essere identificato con l’artista Antonio<br />

de’ Ferrari documentato a Cremona. Da una supplica del 1520 indirizzata al papa, si viene<br />

a sapere che Antonio de Ferreriis deteneva l’officium assagiatoris zecche et communis<br />

Urbis, cui egli volle rinunciare, in quell’occasione, a favore di Mario de Ferreriis, anche<br />

lui aurifex romanus: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 68, f. 189r-v; Dizionario enciclopedico<br />

Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani dall’XI al XX secolo, IV, Torino 1972, p. 368.<br />

02-Regesti.pmd 191<br />

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192 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 123 a 8 ott. 1521<br />

A f. 77v; C pp. 101-102.<br />

Decreto affinché i vertici municipali riducano l’importo dell’appalto (locatarium<br />

pretium) al ponderator statere Urbis per tre mesi, in quanto ratione<br />

guerrarum non sono più introdotte merci (merces) in città e il ponderator<br />

non ha quasi più entrate.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giambattista Vallerani e Giovanni Pini.<br />

Com. A:<br />

La guerra di Milano (v. Nr. 124) ebbe immediate conseguenze negative sull’afflusso di<br />

merci a Roma. Sconti sugli appalti a causa degli eventi bellici furono presto richiesti<br />

anche da titolari di altri uffici.<br />

Nr. 124 19 ott. 1521<br />

A ff. 77v-78v; C p. 102.<br />

Decreto di trasferire al papa, che si vuole soccorrere finanziariamente nel<br />

tentativo di scacciare il re di Francia dal ducato di Milano e ex tota Italia,<br />

aliquod pecuniarum donum, ovvero gli introiti provenienti dalle portiones<br />

per i prossimi quattro anni. Per questa ragione – a cominciare dal 1° gennaio<br />

1522 – non si deve più estrarre alcun nome dalla bussula dei portionarii.<br />

L’attuazione del decreto è affidata anche ai caporioni di Monti, Parione e<br />

Trastevere nonché a Marcantonio Altieri, Antonio Bacarotius e Francesco<br />

Branca.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il gonfaloniere Giangiorgio<br />

Cesarini, i due cancellieri Angelo (Cesi) Medices e Pietro Mellini, i caporioni<br />

di Monti, Trevi, Colonna, Campo Marzio, Ponte, Arenula, S. Eustachio,<br />

Pigna e Trastevere nonché i marescialli romani, l’avvocato dei conservatori<br />

(advocatus domus) Paolo Planca, l’avvocato concistoriale Tarquinio Santacroce,<br />

Giacomo Frangipane, Marcantonio Altieri, Francesco Branca, Cola de<br />

Iacobaciis, <strong>Marco</strong> Teballi, Francesco Cenci, Francesco Veterani, Giuliano<br />

Giovenale, il procurator phisci Camere Urbis Ippolito de Scarsis, Vincenzo<br />

Rustici, Ippolito Albertoni, Antonio de Bacarotiis, Stefano Teoli, Giovanni<br />

Pinis, Gregorio Serlupi, Ciriaco Mattei, Giulio Albertoni, Mario Specchi e<br />

Sanus Coroni.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giambattista Valerani e Francesco Cenci.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, pp. 248, 257, 424 doc. LXXIV (trascrizione<br />

parziale erroneamente datata 4 nov.); Pavan, Il Comune romano, p. 97; Polverini Fosi, I<br />

mercanti fiorentini, p. 181 (con citazione).<br />

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REGESTI<br />

193<br />

Com. A:<br />

L’entità dell’aliquod pecuniarum donum indicato ancora vagamente nel decreto si evince<br />

dal Nr. 126: si trattava dell’enorme somma di 10.000 ducati.<br />

Com. B:<br />

Relativamente a un acquisto di terreno di Ippolito Petri Mactei Albertoni cfr. Tomassetti,<br />

Della Campagna Romana, p. 59.<br />

<strong>Marco</strong> Teballi (Tebaldi) era scriptor papale e abbreviator. Ne Li Nuptiali di Marcantonio<br />

Altieri è col nome di <strong>Marco</strong> Mezzocavallo uno dei protagonisti del dialogo: Frenz, p. 404;<br />

Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 127*.<br />

Vincenzo Rustici possedeva – come già altri membri della sua famiglia – una collezione<br />

di antichità: Magister, Censimento, p. 185.<br />

Nr. 125 1 nov. 1521<br />

A f. 78v; C pp. 102-103.<br />

Decreto per allargare la commissione per l’esecuzione del decreto consiliare<br />

(v. Nr. 124), rimasto senza effetto, a Mario Peruschi (Peruschus), Domenico<br />

Massimo, Giacomo Frangipane, Antonio de Bubalis, Raffaelo Casali, Gaspare<br />

da Jesi (de Esio) e Prospero de Comitibus di Acquasparta.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Gregorio Serlupi e Mario de Jacottolis.<br />

Com. B:<br />

Gaspare de Gazonibus di Jesi (de Esio) (per il nome completo si rinvia a Nr. 144) era<br />

doctor utriusque iuris e nel 1517 è documentato come membro del corpo dirigente<br />

dell’ospedale di S. Giacomo degli Incurabili gestito dalla nuova compagnia del Divino<br />

Amore: Paschini, Tre ricerche, p. 39.<br />

Nr. 126 5 nov. 1521<br />

A ff. 78v-79r; C p. 103.<br />

Decreto del concilium seu parlamentum di trattare con il cardinale camerlengo<br />

per l’utilizzo della gabella studii, dopo la scadenza del periodo<br />

d’appalto degli attuali conductores, per cinque anni al fine di reperire i<br />

10.000 ducati promessi al papa. Le trattative devono essere condotte dai<br />

vertici municipali, dal caporione di Trevi Lello Margani, dal caporione<br />

di Trastevere Alessandro Miccinelli, da Antonio de Bagarotiis e da Giambattista<br />

Gigli; un eventuale contratto d’appalto deve essere concluso con<br />

il cardinale camerlengo nel Palazzo dei Conservatori. Le portiones romani<br />

populi, attualmente sospese, dovranno di nuovo essere assegnate con<br />

la bussula.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Niccolò Jacovacci e Francesco Veterani.<br />

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194 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 126 a 5 nov. 1521<br />

A f. 79r; C p. 103.<br />

Decreto affinché il palatii advocatus Paolo Planca e l’apostolici fisci procurator<br />

Mario Peruschi saldino un prestito di 500 ducati, avuto da Gregorio<br />

Serlupi, appaltando l’ufficio del notariatus Ripe.<br />

Nr. 127 8 nov. 1521<br />

A f. 79v; C pp. 103-104.<br />

Decreto del concilium seu parlamentum di ricusare un contractus d’appalto<br />

della gabella studii concordato tra il cardinale camerlengo e due personalità<br />

non indicate per nome (N. et N.), che deve essere comunque ratificato in<br />

domo dominorum conservatorum, e ad accogliere la richiesta di Lello Margani<br />

di vendere la gabella studii a cives romani. Le offerte sono le seguenti:<br />

Giambattista Gigli offre 1000 ducati auri, Ludovico Pichi 1500 ducati, Angelo<br />

Cesi Medices 1000 ducati, Mario Peruschi 500 ducati, Lello Margani<br />

1000 ducati, il priore dei caporioni Pierantonio (Mattei) 1000 ducati in frumento,<br />

Gregorio Serlupi 1000 ducati e il caporione di Campo Marzio Mariano<br />

Ricci (de Riciis) 500 ducati.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Branca e Giovanni Pini.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, pp. 257, 424s. doc. LXXV (trascrizione).<br />

Com. A:<br />

Rodocanachi, op. cit., sostiene che il cardinale camerlengo cedette alle pressioni dei<br />

romani e accettò complessivamente 7500 ducati offerti dagli otto cittadini suddetti in<br />

cambio della gabella studii. Egli avrebbe abbandonato i suoi candidati, che non erano<br />

romani.<br />

Com. B:<br />

Mariano Ricci fece due testamenti, nel 1522 e nel 1523: Trifone, Lingua, p. 256s.<br />

Nr. 128 10 nov. 1521<br />

A ff. 79v-80r; C p. 104.<br />

Decreto del concilium seu parlamentum a vendere, per il reperimento dei<br />

10.000 ducati promessi al papa, la gabella studii fructuum vinorum ad minutum<br />

per sei anni, a partire dalla fine del mandato degli attuali gabellarii,<br />

ad un prezzo di 7000 ducati auri de Camera all’anno. Il contratto comprende<br />

anche la gabella sulle botti di vino straniero (vegetes vinorum forensium).<br />

I conservatori, assieme agli altri officiales, devono richiedere per questo<br />

l’approvazione del papa.<br />

02-Regesti.pmd 194<br />

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REGESTI<br />

195<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri Angelo<br />

Cesi Medices e Pietro Mellini, i caporioni di Monti, Trevi, Colonna, Ponte,<br />

Parione, S. Eustachio e Ripa, il domus advocatus Paolo Planca, il fisci apostolici<br />

procurator Mario Peruschi, Prospero de Comitibus d’Aquasparta,<br />

Giambattista Gigli (Lilius), il fisci et Camere Urbis procurator Ippolito de<br />

Scarsis, Pietro Fabi, Giuliano Giovenale, Francesco Branca.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Petri Mactei Albertoni e Niccolò Jacovacci.<br />

Nr. 129 20 nov. 1521<br />

A f. 80r-v; C pp. 104-105.<br />

Decreto affinché i caporioni di Trevi e Colonna e Giacomo Boccabella trovino<br />

i mezzi per pagare il magister architector per la fabrica cortilis del<br />

Palazzo dei Conservatori.<br />

Nota bibl.:<br />

Lanciani, I, p. 264 (trascrizione da C); Bedon, Il Campidoglio, p. 336 (trascrizione<br />

ripresa da Lanciani).<br />

Nr. 129 a 20 nov. 1521<br />

A f. 80v; C p. 105.<br />

Decreto affinché l’orafo Antonio, che ha affittato dalla Camera Apostolica il<br />

commercio dei saponi (dispensatio saponum) (v. Nr. 123), rispetti certe condizioni.<br />

Esse prevedono che l’appaltatore venda i saponi a 10 quattreni per<br />

libra, comunichi ai conservatori i luoghi di smercio e venda alle arti o ai<br />

loro membri allo stesso prezzo a cui ha acquistato il sapone (« vendat arti et<br />

hominibus artis pro eodem pretio, quo ipse emit »).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Albertoni e Lutus de Lutis.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 286.<br />

Nr. 130 8 dic. 1521<br />

A ff. 80v-81r; C pp. 105-106.<br />

Decreto affinché – in seguito alla morte di Leone X – una commissione<br />

(formata da Angelo Medices de Cesis, Paolo Planca, Tarquinio Santacroce,<br />

Mario Salomoni, Bernardino Sanguigni, Giulio Stefanucci (Stefanucius),<br />

Marcantonio Altieri, Giacomo Frangipane, Francesco Leni, Mariano Castellani,<br />

02-Regesti.pmd 195<br />

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196 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Francesco Planca, Giulio Petri Mactei, Giulio de Macteis, Giuliano Giovenale<br />

ed Evangelista de Torquatis) discuta con il collegio cardinalizio le seguenti<br />

richieste: che siano restituite le chiese di S. Eufemia, S. Agnese, S. Aura e<br />

S. Giacomo in Septimio; che sia revocata la tassa sulla farina introdotta<br />

da poco (ammontante a 3 bolendini per saccum); che sia dichiarato nullo il<br />

contratto concluso con N. et. N relativo alla gabella studii (v. Nr. 127), in<br />

quanto i 10.000 ducati non sono stati pagati; che il governatore ed il barisellus<br />

siano sottoposti come omnes alii iudices Urbis al scyndicatus; che sia<br />

restituita la terra Veliterna (territorio di Velletri); che le porte e i ponti della<br />

città siano sotto il controllo dei romani; che sia allestita la bussula officialium<br />

romanorum; che tutti gli officia siano restituiti al popolo romano; che i parenti<br />

dei defunti riottengano i beni che il papa deceduto ha dato ai suoi camerarii,<br />

parafrenarii e altri servitores; che siano revocate due imposte da poco introdotte<br />

(la gabella galearum e la gabella “unius cum dimidio”); che si possa<br />

amministrare la giustizia nel Palazzo dei Conservatori anche secondo lo iudeorum<br />

ius col consenso degli ebrei (tamen de eorum consensu); che il vino dei<br />

romani sia esente da imposte e che solo cives romani possano ricoprire le<br />

cariche di podestà, comites e giudici nei luoghi soggetti a Roma.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Luca de Mutianis ed Angelo Vallati.<br />

Nota bibl.:<br />

Pecchiai, Roma, p. 216s.; Gennaro, Pax, p. 28 nota 37; Del Re, Curia Capitolina, p. 50<br />

(alcuni cenni); D’Onofrio, I vassalli, p. 9; Altieri, Li Baccanali, p. 319 nota 9.<br />

Com. A:<br />

Il contenuto di questo decreto consiliare è discusso sotto, al Nr. 131, poiché la maggior<br />

parte delle richieste dei consiglieri, qui formulate ancora come istanze al collegio cardinalizio,<br />

si ritrovano al Nr. 131 come capitula, approvati nel frattempo dal collegio e<br />

che il Senato intende ora far confermare dal nuovo papa. Mentre in Nr. 131 rispetto alle<br />

richieste contenute in Nr. 130 alcuni punti sono nuovi, mancano al contrario solo il<br />

reclamo di Velletri – già concesso nella bolla Dum singularem di Leone X (su Velletri<br />

cfr. Ferrantini - Montaro, I quattro feudi, p. 93) –, la garanzia che le cariche di podestà<br />

delle piazzeforti soggette a Roma sono riservate ai cives romani e una espressa menzione<br />

della gabella galearum e della gabella “unius cum dimidio”.<br />

Com. B:<br />

I componenti della commissione non richiedono più una presentazione particolare. Menzioniamo<br />

solo Francesco Planca, che potrebbe essere identificato con l’omonimo collezionista<br />

di antichità: Magister, Censimento, p. 181.<br />

Nr. 131 7 gen. 1522<br />

A f. 81r-82r; C pp. 106-107.<br />

Decreto affinché i conservatori ottengano dal papa che sta per essere eletto,<br />

la conferma dei seguenti capitula che il collegio cardinalizio già ha accordato<br />

02-Regesti.pmd 196<br />

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REGESTI<br />

197<br />

al popolo romano. Le istanze di questa seduta furono avanzate, a causa<br />

dell’assenza dei suoi colleghi (propter absentiam collegarum tamen cum<br />

consensu) dall’ultimus conservator Mario Fulvius.<br />

1) Il nuovo papa deve confermare la bolla di Giulio II sulla distintio<br />

tribunalium,<br />

2) le littere di Innocenzo , Alessandro , Giulio II e Leone X<br />

che riservano ai cives romani le prebende di Roma<br />

3) e la Bolla di restituzione di Leone (littere Leonis super officiis).<br />

4) Tutte le concessioni (concessiones) di porte, ponti ed altri uffici devono<br />

essere revocate, a patto che i romani risarciscano i loro titolari che<br />

vi hanno investito del denaro (satisfacere habentibus desuper pecunias aliquas).<br />

5) La bolla di Giulio II sull’autorità (potestas) dei conservatori deve<br />

essere confermata. I conservatori non possono essere ostacolati dai clerici<br />

Camere senza la firma (de manu) del camerarius (cardinale<br />

camerlengo).<br />

6) La gabelle farine va ritirata, tanto più che il suo periodo di validità<br />

di quattro anni sarebbe scaduto tra pochi mesi.<br />

7) I conservatori devono ottenere la competenza sul notaio dei magistri<br />

stratarum, che recentemente era stata assegnata ai magistri stratarum stessi,<br />

e riottenere altri officia.<br />

8) Conformemente alla Bolla di restituzione di Leone X (bulla Leonis)<br />

l’aumento delle entrate (augmentum) dei conservatori non deve servire per<br />

uso privato (« ne possint illud applicare ad proprios usus »).<br />

9) Conformemente alla Bolla di restituzione gli officia devono essere<br />

assegnati tramite la bussula (« Quod omnia officia romanorum detracta imbussulentur<br />

iuxta bullam Leonis »). Questi uffici non necessitano di una riconferma<br />

(« Item quod non detur de eis refirma, quia sic est consuetum »).<br />

10) Il governatore, i suoi officiales e il barisellus sono soggetti al sindacato<br />

(scyndicentur), per cui va chiesta loro una cauzione (cautio).<br />

11) Lo stesso vale anche per il locumtenens, lo iudex maleficiorum e gli<br />

executores dell’uditore della Camera .<br />

12) I conservatori vengono sindacati al termine del loro mandato trimestrale<br />

da graves viri, tra i quali vi deve essere un doctor .<br />

13) In tutte le corti giudiziarie – anche in quella del governatore – gli<br />

officiales devono conformarsi alla tabula Capitolii.<br />

14) Gli ebrei devono essere soggetti al forum Capitolii.<br />

15) I beni dei deceduti in città, assegnati da Leone X ad altri, devono<br />

essere restituiti ai loro parenti; tale restituzione in virtù della licentia del<br />

collegio cardinalizio è possibile anche dopo che i parenti dei defunti abbiano<br />

acconsentito alle concessiones per paura.<br />

16) Per la sistemazione delle vergini bisognose (pauperes virgines), attualmente<br />

non fornite di dote, devono essere restituiti i monasteri di S. Agnese,<br />

02-Regesti.pmd 197<br />

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198 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

S. Susanna, S. Aura, S. Eufemia, S. Giuliano, S. Andrea, S. Ciriaco e S. Giacomo<br />

sub Iano con le loro entrate e le loro pertinenze (membra).<br />

17) I beni mobili dei mercatores romani possono essere reclamati dai<br />

creditori iuxta stilum Ripe; su questo è competente la giurisdizione del porto<br />

di Ripa (Ripe iurisdictio).<br />

18) L’officium riparum fluminis deve ritornare al popolo romano e il<br />

suo gestore deve garantire con una cauzione (cautio) che le sponde del<br />

Tevere siano tenute pulite. I beni di Perino, che per molti anni ha occupato<br />

questo incarico, devono servire alla costruzione di due pontes, da cui siano<br />

gettate nel fiume le immondizie. Questo era già previsto dal contratto con<br />

Perino, che però non lo aveva rispettato.<br />

19) I vini romani prodotti in città e nel suo distretto devono essere<br />

esenti da tributi (immunia ab omni onere solutionis gabelle).<br />

20) Qualora un contratto steso a proposito della gabella studii (v. Nr. 127)<br />

sia realizzato in modo illegale, esso deve essere rescisso (rescyndatur).<br />

21) Il tertius iudex (detto anche iudex malorum) deve essere<br />

eletto dai conservatori more locumtenentis ed ha la competenza sui processi<br />

penali (in criminalibus), affinché vengano puniti i delinquenti.<br />

Nota crit.:<br />

Rutili è estremamente parsimonioso nell’utilizzo di cifre per strutturare le sue registrazioni<br />

(caso unico, il decreto Nr. 103 enumera tutti gli elementi che lo compongono). Il<br />

Nr. 131 viene fornito di una numerazione per una migliore comprensibilità.<br />

Nota bibl.:<br />

Pecchiai, Roma, p. 217; Pavan, Il Comune romano, p. 98 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

I contenuti di questi capitoli approvati dal collegio cardinalizio non avevano ancora<br />

valore di legge senza la ratifica del papa e furono in seguito ancora discussi con i<br />

cardinali, che guidavano gli affari di governo a Roma in assenza del pontefice (v. Nrr. 133,<br />

138 a e il commento a Nr. 147c). Sembra che Adriano VI se ne sia occupato solo più<br />

tardi: cfr. Nr. 174 (30 mar. 1523).<br />

1) Giulio II aveva emanato le sue costituzioni sulle competenze dei vari tribunali romani,<br />

il 28 marzo 1512, con cui voleva mostrarsi compiacente nei confronti dei romani<br />

dopo i disordini dell’anno precedente: i conservatori (Ludovico Mattei, Mariano Castellani,<br />

Lutius de Lutis), e l’avvocato concistoriale e advocatus conservatorum Paolo Planca<br />

infatti si erano lamentati col papa della frammentazione della giustizia romana. Il<br />

pontefice ordinò quindi, riferendosi a una bolla di Sisto IV, che tutti gli abitanti di<br />

Roma – ad eccezione dei campsores e mercatores Romanam Curiam sequentes, degli<br />

oratores, dei curiali e dei familiares dei cardinali (costoro continuavano ad essere soggetti<br />

all’auditor Camerae) e degli ecclesiastici sottoposti al vicario papale di Roma –<br />

fossero soggetti alla Curia Capitolina. Le competenze del governatore e dei suoi collaboratori<br />

– tra cui il barisellus (v. sotto) – venivano limitate: Bullarium (Torino), V,<br />

pp. 511-514; Fensoni Annotationes, p. 670s.; cfr. sul contenuto delle bolle Fosi, Parcere,<br />

p. 596; Di Sivo, Il popolo, p. 619; Del Re, Curia Capitolina, p. 46; Butters - Pagliara,<br />

Il Palazzo dei Tribunali, passim. Come risulta dal decreto Nr. 138, si discusse in seguito<br />

delle competenze del governatore e dell’uditore della Camera Apostolica. Sulla posizione<br />

di quest’ultimo v. sotto il punto 11.<br />

02-Regesti.pmd 198<br />

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REGESTI<br />

199<br />

2) Sulle prebende di Roma riservate ai suoi cittadini v. il commento al Nr. 3.<br />

3) La richiesta del rispetto preciso della bolla Dum singularem di Leone X è già alla<br />

base del Nr. 130.<br />

4) Rispetto a Nr. 130 qui si insiste di più sul reclamo dei ponti e di altri uffici, il cui<br />

ritorno ai romani viene però subordinato al pagamento di eventuali indennizzi.<br />

5) La bolla di Giulio II sull’autorità dei conservatori fu promulgata con la stessa data di<br />

quella relativa alla distinctio tribunalium, cioè il 28 marzo 1512. Il suo testo aiuta la<br />

comprensione della concessione papale, riferita molto brevemente nel decreto consiliare,<br />

che intendeva rafforzare la iurisdictio dei conservatori, in particolare nei confronti di<br />

Tivoli: « Decernentes ut conservatores praefati in dicta civitae Tyburtina, per aliquos<br />

protectores, etiam si essent sanctae Romanae Ecclesiae cardinales, ac in dicta urbe et<br />

extra eam, in eorum oppidis et castris, in eorum iurisdictione et officio, per cuiusvis<br />

mandata, praesertim praedictorum clericorum Camerae Apostolicae, impediri non posse<br />

nec debere; ac mandata huiusmodi, etiam sub excommunicationis et aliis ecclesiasticis<br />

sententiis, censuris ac quibusvis poenis, irrita et inania, nulliusque roboris vel momenti<br />

fore, nisi ubi dicta mandata manu nostra propria aut camerarii nostri pro tempore subscribi<br />

contingat »: Bullarium (Torino), V, p. 514s.; Bullarium Romanum, III/3, p. 335s.<br />

n. 36; Fensoni, Annotationes, p. 672.<br />

6) L’impopolare gabella farine era stata introdotta nel marzo 1518 (v. Nr. 53). La sua<br />

abolizione era già stata richiesta in Nr. 130.<br />

7) Per i magistri stratarum e il loro notaio vedi la bibliografia elencata in Com. A di<br />

Nr. 233 b.<br />

8) Già la bolla Dum singularem aveva legato l’incremento delle entrate dei conservatori,<br />

proveniente dalla gabella sul vino, al pagamento dei docenti dell’università e alla manutenzione<br />

delle porte cittadine, degli acquedotti e dei ponti, vincolando il loro stanziamento<br />

al consenso del consiglio (de consensu consilii Romani, et non in alios usus<br />

convertendi): Bullarium (Torino), V, p. 540.<br />

9) Il desiderio di una ripresa della bussula degli uffici romani è conforme a una richiesta<br />

presente in Nr. 130.<br />

10) La richiesta che il governatore, i suoi officiales così come il barisellus siano da<br />

sindacare allo scadere del loro incarico era già stato prescritto dalla bolla di Giulio II<br />

sulla distinctio tribunalium (v. Com. A a Nr. 103, punto 5). Quando Leone X il 28<br />

giugno 1514 allargò di nuovo le competenze del governatore, esentò invece espressamente<br />

costui e i suoi subalterni da ogni syndicatus: Bullarium (Torino), V, p. 616; Di<br />

Sivo, Il popolo, p. 622s. Leone X fece allora del suo tribunale del governatore, a spese<br />

della Curia Capitolina, la più alta corte di giustizia di Roma e lo sottopose al cardinale<br />

camerlengo. Esso ottenne quindi il controllo in criminalibus su tutta Roma e sul suo<br />

distretto (nel raggio di 40 miglia), in cui erano compresi – contrariamente alla bolla di<br />

Giulio II – anche i cittadini romani, che da tempo erano soggetti solo alla Curia Capitolina,<br />

e gli ecclesiastici: ivi, pp. 614-617; Bullarium Romanum, III/3, pp. 401-403; Del<br />

Re, Monsignor Governatore; Pompeo, Procedure usuali; Id., I tribunali del Senatore e<br />

del Governatore; Cohen - Cohen, Words and Deeds in Renaissance Rome (tratta alcuni<br />

esemplari processi criminali della seconda metà del XVI secolo condotti davanti al governatore);<br />

Franceschini, Il tribunale del Senatore, p. 32; Camerano, Senatore e Governatore;<br />

Altieri, Li Baccanali, p. XXXIIs.; sui fondi dell’archivio del tribunale, fondi la<br />

cui origini risalgono ca. al 1518, cfr. Barrovecchio San Martini, Il tribunale criminale<br />

del Governatore.<br />

11) Come risulta dalla bolla di Giulio II sulla distinctio tribunalium, l’uditore della<br />

Camera Apostolica era il vero giudice dei curiali: Del Re, La Curia Romana, p. 299ss.;<br />

Polverini Fosi, Fonti giudiziarie, p. 596. Non solo in questo decreto, ma già nella desi-<br />

02-Regesti.pmd 199<br />

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200 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

gnazione di Callisto Amodeus a locumtenens dell’auditor Camere (v. Nr. 79) è chiaro<br />

che la Camera Apostolica ed il suo uditore – in linea con il nuovo ordinamento delle<br />

giurisdizioni delle corti di tribunale romane delineato da Sisto IV nel 1473 (Del Re, La<br />

Curia Capitolina, p. 44; cfr. Statuti del 1519-1523, I, capp. 38-42) – pretendevano il<br />

controllo sullo iudex maleficiorum e sul locumtenens del senatore. Come risulta infra al<br />

punto 21, i conservatori opposero resistenza a tutto questo. Essi potevano infatti appellarsi<br />

alle disposizioni degli statuti del 1360/63 – formalmente ripetute in quelli del 1469<br />

e del 1523 – , che regolavano le competenze <strong>dello</strong> iudex maleficiorum nel processo<br />

penale (Statuti del 1519-1523, per esempio I, cap. 14s.; Del Re, La Curia Capitolina,<br />

pp. 31, 43, 47s.). In effetti gli statuti cittadini del 1580 attribuirono allo iudex maleficiorum<br />

la giurisdizione capitolina, cui spettavano inoltre i casi criminali (cognoscere de<br />

causis [...] criminalibus): Statuti del 1580, pp. 7-9 (citazione a p. 8).<br />

12) Ci si deve immaginare la procedura di sindacato del lavoro dei conservatori come<br />

qualcosa di simile a quella prescritta per il senatore e i suoi giudici negli statuti: Statuti<br />

del 1519-1523, I, capp. 21-23; Statuti del 1580, p. 9 De Syndicatu Senatoris & eius<br />

familiae, ac Iudicum Collateralium, Iudicis maleficiorum, Capitanei appellationum, &<br />

electione Syndicorum; cfr. Lori Sanfilippo, La Roma dei romani, p. 462 nota 17.<br />

13) Il fatto che tutti i tribunali di Roma, anche quello del governatore, dovessero conformarsi,<br />

nella determinazione delle pene pecuniarie e delle tariffe, alla tabula Capitolii,<br />

era già stato prescritto nella bolla di Giulio II sulla distinctio tribunalium (v. sopra). Le<br />

patentes super reformatione curiarum Urbis rilasciate nel 1520 dal cardinale camerlengo,<br />

dimostrano come questa norma continuasse anche in seguito ad essere in vigore:<br />

« executores quoque alme Urbis in causis civilibus et criminalibus tabula Capitolii observent;<br />

barisellus vero in civilibus etiam illam observet in criminalibus autem et extra<br />

urbem in civilibus et criminalibus ... »: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 66, f. 163v (4 lug.<br />

1520).<br />

14) La subordinazione degli ebrei al forum Capitolinum era già stata richiesta in<br />

Nr. 130. Il Campidoglio perse la giurisdizione sugli ebrei nel 1542, allorchè Paolo III la<br />

conferì al tribunale del Vicario di Roma: Del Re, Curia Capitolina, p. 51; Esposito, Gli<br />

ebrei a Roma tra Quattro e Cinquecento; Stow, The Jews in Rome; Toaff, Gli ebrei a<br />

Roma.<br />

15) La protezione dei parenti dei defunti dall’avidità dei camerarii, parafrenarii e di<br />

altri servitores papali è una delle richieste di Nr. 130. I parafrenarii prestavano servizio<br />

presso le scuderie papali, ma potevano assicurarsi anche parecchi privilegi alla Curia<br />

(tra cui nel 1505 nobilitas e prerogative per l’acquisto di prebende) e percentuali sulle<br />

mance e sui servitia: Hofmann, I, p. 302 nota 4, II, pp. 52, 205.<br />

16) I consiglieri avevano richiesto in Nr. 130 solo quattro chiese (S. Eufemia, S. Agnese,<br />

S. Aura e S. Giacomo in Septimio) per la sistemazione delle ragazze non maritate,<br />

mentre ora si aggiungevano S. Susanna, S. Giuliano, S. Andrea e S. Ciriaco. Ci si<br />

ripromette con questo, come già si evince dal decreto Nr. 80, una minore pressione nel<br />

mercato dei matrimoni, che a causa dell’entità alta delle doti si era fatto difficile. In<br />

considerazione del fatto che in seguito solo poche delle chiese nominate furono fatte<br />

rinascere come conventi femminili, è da concludere che i romani e i loro progetti<br />

incontrarono notevole resistenza. Su S. Agnese e S. Aura v. Nrr. 103 e 82 b. L’antico e<br />

una volta ricco monastero di benedettine di S. Ciriaco, non lontano da via del Corso,<br />

era già stato soppresso nel 1435 e lasciato in rovina (nel XVII secolo sorse in quel<br />

luogo una parte del Palazzo Doria Pamphili): Huelsen, pp. 243-245 n. 30. Il piccolo<br />

convento femminile di S. Eufemia si trovava nella Suburra; fu chiuso nel 1580 e abbattuto<br />

nel corso dei lavori di ampliamento dell’attuale via Urbana: ivi, p. 249s. n. 2.<br />

S. Giacomo in Septimio/sub Iano è da identificare con la chiesa ancora oggi esistente<br />

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REGESTI<br />

201<br />

di S. Giacomo alla Lungara. Qui aveva sede un antico convento di Silvestrini; nel<br />

1512 Giulio II aveva dato la chiesa al capitolo di S. Pietro in Vaticano. Solo nel 1628<br />

vi fu fondato un convento di monache agostiniane: Buchowiecki, IV, pp. 497-501. S. Giuliano<br />

era un antico convento di carmelitane, che si trovava non lontano dall’attuale<br />

piazza Vittorio Emanuele e che fu abbattuto nel 1874: Huelsen, p. 279 n. 34. Allo<br />

stesso modo, lontano dal centro abitato sorgeva la chiesa di S. Susanna, ancora oggi<br />

esistente, che Sisto IV aveva restaurato e offerto agli eremiti agostiniani: Buchowiecki,<br />

III, pp. 994-1000. Nel caso di S. Andrea non è chiaro a quale chiesa romana con<br />

questo patrono ci si riferisca.<br />

17) Sui mercatores romani e la Ripe iurisdictio v. il commento al Nr. 9 a.<br />

18) L’officium riparum fluminis aveva il compito di salvaguardare le sponde del Tevere<br />

dall’insabbiamento e le imbarcazioni fluviali dagli ostacoli naturali: Pecchiai, Roma,<br />

p. 455; Nardi, Il Tevere e la città, p. 15s. Nel 1514, il papa aveva conferito a Johannes<br />

Cicchinus de Scarparia l’officium custodie riparum Tyberis: ASV, Arm. XXXIX, 36,<br />

f. 36r-v (6 mag. 1514). Il suo predecessore fu quel Perino menzionato nella de<strong>liber</strong>azione<br />

comunale che è da identificare con Perinus de Jannariis de Caravagio, architector in<br />

Urbe. Sappiamo da un mandato di Leone X <strong>dello</strong> stesso giorno (ma probabilmente<br />

retrodatato) diretto ai chierici e ai presidenti della Camera Apostolica che Perino aveva<br />

ottenuto il sudetto ufficio già da Giulio II con l’obbligo di costruire, a sue spese, due<br />

semiponti per gettarci l’immondizia (cum onere duos semipontes in eisdem ripis ad<br />

immunitiarum proiectionem aptos in locis per Cameram desigandos suis expensis construendos).<br />

In realtà Perino costruì solo uno di questi ponti (e da qui il reclamo del<br />

1522). Perino si oppose alla nomina di Giovanni de Scarparia, qui specificato come<br />

familiaris et continuus commensalis papale, e portò la sua causa, con successo altalenante,<br />

davanti a diverse istanze giudiziarie fino a che il papa l’affidò ad un arbitrato. Finalmente,<br />

con il suo mandato, Leone X decise di dividere l’ufficio e le sue entrate fra i<br />

due pretendenti: ASV, Arm. XL, 4, f. 22r-v (la stesura su pergamena), 23r (la minuta) (6<br />

mag. 1514). Perino, del resto, nel 1513, era stato nominato dal papa marescallus vicarii<br />

Urbis: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 63, f. 39r (23 apr. 1513); cfr. Hergenroether, Regesta,<br />

nr. 2237. Per quanto concerne l’uso del Tevere come discarica già dall’antichità si veda<br />

Segarra Lagunes, Il Tevere, in particolare p. 312. Per i difficili inizi della nettezza urbana<br />

a Roma vedi Sansa, Le norme decorose, pp. 98, 107. Perino è probabilmente da<br />

identificare con il murator omonimo che sotto Alessandro VI era coinvolto nei cantieri<br />

delle fortezze di Ostia, Nepi e Civita Castellana: cfr. Müntz, Les arts à la cour des<br />

Papes, ad indicem.<br />

19) L’esenzione del vino proveniente da produzioni romane dalla gabella vini era una<br />

delle antiche richieste dei romani e si trova anche in Nr. 130.<br />

20) Il contratto con N. e N. relativo alla gabella studii (v. Nr. 127) era già contestato in<br />

Nr. 130. Esso venne inserito di nuovo all’ordine del giorno di una seduta del consiglio<br />

il 6 aprile 1522 (v. Nr. 142 a).<br />

21) Lo iudex maleficiorum (il terzo giudice dei sei originari della Curia Capitolina) era<br />

competente per i processi penali: Statuti del 1519-23, I, cap. 14s.; Statuti del 1580,<br />

pp. 7-9; Del Re, La Curia Capitolina, pp. 31, 43, 47s. Il locumtenens (senatoris) è<br />

identificabile col primus collateralis della Curia Capitolina, le cui competenze si estendevano<br />

nell’ambito della giurisdizione civile su tutti i cittadini romani non ecclesiastici:<br />

Statuti del 1519-1523, I, cap. 11; Statuti del 1580, p. 4s.; Del Re, La Curia Capitolina,<br />

p. 62s. La scelta dei giudici capitolini era sempre contestata. Nel 1513, Leone X nominò<br />

locumtenens del senatore il doctor in utroque iure Antonio de Cathena: ASV, Cam. Ap.,<br />

Div. Cam. 63, f. 48r (10 mag. 1513). Dal 1516, il consiglio ribadiva con maggior vigore<br />

il proprio diritto sulla scelta (v. Nr. 21).<br />

02-Regesti.pmd 201<br />

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202 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 131 a 7 gen. 1522<br />

A f. 82r-v; C p. 107.<br />

Decreto affinché il popolo romano stesso prenda per ora in possesso gli<br />

uffici del notarius conservatorum e del gabellarius maior. Il primo è conteso<br />

fra Sanus Coroni e Pietro Lalli, per le cui nomine uno si richiama alla<br />

nomina da parte dei conservatori, il secondo alla nomina da parte del papa;<br />

la carica di gabellarius maior deve essere nuovamente assegnata, perché<br />

Pietro Fabi a termini di contratto deve abbandonarla l’8 gennaio. Due doctores<br />

verificheranno i diritti dei due contraenti e comunicheranno le loro decisioni<br />

ai conservatori, al priore dei caporioni e ai caporioni.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Boccapaduli ed Evangelista Maddaleni.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1869.<br />

Com. A:<br />

L’ufficio del notaio dei conservatori era contestato fra Pietro Lalli e Sanus Coroni almeno<br />

dall’estate dell’anno precedente, quando i conservatori, in virtù di un motuproprio<br />

papale, decisero di far subentrare il primo alla scadenza della carica dell’altro. Cfr. App.<br />

Nr. 6 (Com. A).<br />

2. Regesti relativi al pontificato di Adriano VI (1522-1523)<br />

Nr. 132 10 gen. 1522<br />

A ff. 82v-83r; C p. 107.<br />

Decreto affinché si trasmetta per mezzo di oratores le congratulazioni al<br />

neoeletto papa Adriano VI, che si trova in Spagna. Si auspica che il papa<br />

giunga a Roma il più presto possibile. I vertici municipali commissionano a<br />

Francesco Leni, Evangelista Boccapaduli, Paolo Planca, Francesco Cenci,<br />

Giulio Mattei, Raffaele Casali, Giacomo Cortesi (de Cortesiis) e Ludovico<br />

Pichi l’organizzazione della legazione di questi nuntii.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 289.<br />

Com. B:<br />

Papa Adriano VI (1522-1523), proveniente da Utrecht, era stato eletto il giorno prima<br />

(9 gen. 1522). Sulla sua persona e sul suo pontificato si veda Pastor, IV/2. La più<br />

moderna bibliografia su di lui è raccolta e trattata in M. Rosa, Adriano VI, in: Enciclopedia<br />

dei Papi, III, Roma 2000, pp. 64-70. Sul suo rapporto con la città di Roma, generalmente<br />

percepito come freddo, v. tra gli altri Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et<br />

de Clément VII, p. 31ss.; Pasolini, Adriano VI., passim; Aurigemma, Il fiammingo Adriano<br />

VI; Gaisser, The Rise, p. 50ss.; Reiss, Adrian VI, Clement VII, and art, p. 343s. Sul<br />

conclave dal cui uscì eletto vedi Fabbri, L’inaudita elezione.<br />

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REGESTI<br />

203<br />

Nr. 132 a 10 gen. 1522<br />

A f. 83r; C p. 108.<br />

Decreto per confermare a Pietro Fabi la carica di gabellarius maior per tutta<br />

la durata del mandato degli conservatori. I conservatori devono però nominare<br />

prima del loro congedo, per la durata di un anno, un nuovo titolare.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella ed Evangelista Boccapaduli.<br />

Nota bibl.: ASC, Invent. Magni, p. 1869.<br />

Nr. 133 4 feb. 1522<br />

A f. 83r-v; C p. 108.<br />

Decreto di far verificare dal priore e da Stefano Fabi, Vincenzo<br />

Rustici, Francesco Branca ed Antonio de Bacarotiis i diritti del cardinale<br />

Ponzetti super officiis notariatuum civilium causarum domini gubernatoris.<br />

Nella sua istanza il terzo conservatore (ultimus conservator) Mario<br />

Fulvius dichiara che la iurisdictio della Curia Capitolina può essere preservata<br />

solo se al governatore, che è superintendens in omnibus curiis, viene<br />

proibito di amministrare a casa sua (in sua mansione) la giustizia in civili et<br />

criminali.<br />

Nota crit.:<br />

Per quanto concerne il disordine nella seguenza cronologica – il Nr. 141 del 2 febbraio<br />

1522 sarebbe da inserire prima della presente de<strong>liber</strong>a Nr. 133 – vedi infra.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2025; Rodocanachi, La première Renaissance, p. 290.<br />

Com. A:<br />

La giurisdizione capitolina reclamava competenze tanto in ambito civile quanto in ambito<br />

penale: Statuti del 1469, Liber primus e (f. 41rss.) Liber secundus (v. anche il commento<br />

a Nr. 131).<br />

Non è chiaro se l’assenza dei conservatori Mariano Altieri e Pietro Federici, che rendeva<br />

a volte protagonista del consiglio il terzo conservatore Mario Fulvius, rispecchi dissensi<br />

ai vertici del comune di Roma in seguito alla lunga attesa del neo-eletto papa<br />

Adriano VI, ancora in viaggio per Roma dalla Spagna. Come un atto legato a questi<br />

contrasti si può forse interpretare l’elezione, il 2 febbraio 1522, di altri quattro assistentes<br />

consiliarii in aggiunta agli assistentes già in carica (Vincenzo Rustici, Mattia de<br />

Molaria, Emilio Capizucchi e Stefano Fabi). I nuovi assistentes, cioè Domenico Massimo,<br />

Giacomo Frangipane, Mariano Castellani e Antonio Santacroce, erano già stati nel<br />

1513 – con la sola eccezione del Santacroce – membri della cana nobilitas Urbis, una<br />

corrente vicina a Marcantonio Altieri, che anche nel 1522 fu protagonista della scena<br />

politica romana. L’incertezza politica potrebbe spiegare le anomalie nelle registrazioni<br />

del Rutili che di solito segue l’ordine cronologico, abbandonato invece nelle de<strong>liber</strong>azioni<br />

di questo periodo (fra i Nrr. 133 e 141). Per una prima valutazione degli eventi, che<br />

richiedono però ancora dei chiarimenti ulteriori, si rinvia a Rehberg, Scambi, p. 537.<br />

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204 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Com. B:<br />

Il chierico della Camera Ferdinando Ponzetti (o Ponzetta) († 1527), fu fatto cardinale<br />

nel luglio 1517 in età avanzata. Egli era dal 1513 thesaurarius generalis S. R. E. e così<br />

ricopriva un incarico che lo rendeva interlocutore imprescindibile in tutte le questioni<br />

fiscali: Eubel - van Gulik, p. 16; Ferrajoli, Ruolo, p. 215ss.; Hofmann, II, pp. 90, 93;<br />

Delumeau, I, p. 208. Ricco e avaro, fu spesso nel mirino di “pasquinate”: Cesareo,<br />

Pasquino, pp. 139-142; Pasquinate romane, II, ad indicem.<br />

Stefano Fabi prestò giuramento in occasione della pax romana (1511): Gennaro, Pax,<br />

p. 55. Lo si incontra nel 1515 in qualità di imprenditore e subfornitore della flotta<br />

papale sotto il comando di Giuliano de’ Medici: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 66, f. 47r-v<br />

(6 lug. 1515).<br />

Nr. 133 a 4 feb. 1522<br />

A f. 83v; C p. 108.<br />

Decreto per far esaminare dai doctores utriusque iuris Angelo Cesi Medices,<br />

cancelliere, e Tarquinio Santacroce, in qualità di arbitri, in che modo sia<br />

possibile bilanciare, attraverso defalcazioni a vantaggio degli appaltatori di<br />

pubblici uffici, le perdite dovute al periodo di vacanza del seggio papale.<br />

Finché non sia stata presa un decisione, i titolari degli uffici devono continuare,<br />

come per il passato, a pagare i loro tributi al depositarius pecuniarum<br />

dictorum officiorum Gregorio Serlupi.<br />

Com. A:<br />

Una sede vacante aveva sempre immediate ripercussioni su Roma, non solo politiche,<br />

ma anche negative conseguenze economiche, mentre viceversa la presenza del papa e gli<br />

anni santi miglioravano di parecchio la situazione: Esch, Roma come centro di importazioni;<br />

Nussdorfer, The Vacant See.<br />

Nr. 134 7 feb. 1522<br />

A ff. 83v-84r; C pp. 108-107.<br />

Decreto affinché si esamini la richiesta fatta dai gabellarii gabelle studii Giuliano<br />

Maddaleni e Bernardo de Verrazanis per una defalcazione (defalcatio) a<br />

causa della sede vacante. I due gabellarii si appellano ad un capitolo del loro<br />

contratto d’appalto – redatto in volgare –, che prevede tali riduzioni in caso di<br />

assenza del papa oltre una distanza di 40 miglia da Roma, di una guerra nel<br />

territorio di Roma (terra de Roma) e di una peste. I detti conductores nominano<br />

come loro rappresentante un doctor, il comune invece Melchio .<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Luca de Mutianis e Pacifico Pacifici.<br />

Nota bibl.:<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 181 (con citazione in nota 47).<br />

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REGESTI<br />

205<br />

Nr. 135 19 feb. 1522<br />

A f. 84r-v; C pp. 109-110.<br />

Decreto per vendere a Marsilio de Barisanis per tre anni l’incarico di protonotario<br />

della Curia Capitolii, allo scopo di saldare la rimanenza dovuta all’architector<br />

Domenico per l’ampliamento del cortile interno (cortile) del<br />

Palazzo dei Conservatori (v. Nr. 129). La vendita è soggetta alle seguenti<br />

condizioni: Marsilio deve pagare allo scadere di ogni trimestre 54 ducati auri<br />

in auro de Camera ad rationem decem juliorum pro quolibet ducato (= 18<br />

ducati al mese) al depositarius portionum Gregorio Serlupi e designare dei<br />

garanti (fideiussores). Egli può esigere per il suo lavoro di protonotario solo<br />

quanto previsto dai nuovi statuti per le entrate dei notai (in novis statutis de<br />

mercedibus notariorum). In caso contrario è prevista una multa di 10 ducati<br />

per ogni trasgressione. Questo decreto è anche una conseguenza del decreto<br />

del Senato (v. Nr. 119), in base al quale furono pagati, per ordine dei conservatori,<br />

300 ducati al mercator Giovanni Ardinghelli, destinati al pagamento<br />

degli autori della comedia – poi non rappresentata – scritta in occasione<br />

della sistemazione della statua di marmo nella prima<br />

aula del Palazzo dei Conservatori, e degli architectores del cortile interno.<br />

Nel caso in cui, in seguito all’abolizione (amotio) della curia del governatore,<br />

la Curia Capitolina ottenesse la iurisdictio in civilibus, due giudici arbitrali,<br />

designati da entrambe le parti, concorderanno nuove condizioni. Viene<br />

abrogato il brano (particula) di un precedente decreto consiliare, che prevedeva<br />

il deposito di 300 ducati presso il depositarius portionum.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: gli assistentes et consiliarii<br />

deputati Domenico Massimo, Giacomo Frangipane, Mariano Castellani, Antonio<br />

Santacroce, Vincenzo Rustici, Mattia de Molaria e Emilio Capizucchi.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Ippolito de Scarzis e Giacomo Boccabella.<br />

Nota crit.:<br />

Cronologicamente qui sarebbe da anticipare il Nr. 137 del 18 febbraio 1522.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1869 (erroneamente datato 18 feb.); Lanciani, I, p. 264 (trascrizione<br />

parziale da C); Butzek, Repräsentationsstatuen, p. 456s. (trascrizione parziale da C);<br />

Guarino, Il Palazzo dei Conservatori, p. 45; Bedon, Il Campidoglio, p. 336 (trascrizione<br />

ripresa da Lanciani).<br />

Com. A:<br />

Le tariffe graduate in base alle singole prestazioni sono riportate in Statuti del 1519-<br />

1523, III, cap. 322 De mercede prothonotarii.<br />

Com. B:<br />

Sulla persona di Antonio Santacroce († 1529), emerso anche come condottiero al servizio<br />

del papa e costruttore di un palazzo, cfr. C. Benocci, Palazzo Santacroce tra via in<br />

Publicolis e via del Pianto: contributi e ricerche, « L’Urbe » 47/6 (1984) pp. 225-233.<br />

Su Emilio Capizucchi si veda Cantatore, Storia e patrimonio immobiliare dei Capizucchi,<br />

p. 337.<br />

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206 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 136 27 feb. 1522<br />

A ff. 84v-85r; C p. 110.<br />

Decreto per eseguire la bussula officialium romanorum in un momento opportuno<br />

e sulla base delle antiche procedure (stilus antiquus). Gli assistentes<br />

(v. Nr. 141) protestano, invece, in quanto non sarebbero stati informati della<br />

seduta del consiglio (protestantibus assistentibus de se non monitis ad consilium).<br />

L’istanza viene presentata dal secondo conservatore Pietro Federici.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

i caporioni di Monti, Trevi, Arenula, S. Eustachio, Parione, Pigna, Campo<br />

Marzio, Colonna; Francesco Leni, Giulio Mattei, Ciriaco Mattei, Evangelista<br />

Boccapaduli, Giuliano Giovenale, Giacomo Boccabella, Francesco Veterani,<br />

Giacomo Bucceia, Giordano Serlupi, Giovanni Pini, Giulio Petri Mactei,<br />

Giuliano Diomedis, Mattuccio (Mactutius) de Janziis, Angelo Vallati, Paolo<br />

e Michelangelo Mancini, Domitius Cicchini, Paolo de Puritatis, Evangelista<br />

Maddaleni, Fabio Mentebuona, Filippo Grifoni (Grifonecti), Paolo Saponarius,<br />

Girolamo Ricci, Virgilio Crescenzi, Antonio Boccapaduli, Pietro Fabi,<br />

Ippolito de Scarzis, Paolo Planca, Giuliano Leni nonché gli assistentes Domenico<br />

Massimo, Stefano Fabi, Mattia de Molaria, Vincenzo Rustici, Mariano<br />

Castellani e Giacomo Frangipane.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Angelo Vallati.<br />

Nota bibl.: Lefevre, Appunti, p. 244 (impreciso nell’indicazione della fonte e dell’anno).<br />

Com. B:<br />

Dai tanti partecipanti di questa seduta del consiglio comunale menzioniamo Michelangelo<br />

Mancini, che nel 1512 era stato caporione del rione Arenula: Esposito, La normativa<br />

suntuaria, p. 165.<br />

Per le case di Domitius Cicchini si veda Lee, Descriptio, nrr. 52, 99.<br />

Nr. 137 18 feb. 1522<br />

A f. 85r-v; C pp. 110-111.<br />

Obbligazione (obligatio) del gabellarius maior Pietro Fabi (fatta davanti ai<br />

conservatori ed agli assistentes Domenico Massimo, Stefano Fabi, Mattia de<br />

Molaria, Vincenzo Rustici, Mariano Castellani, Giacomo Frangipane e Antonio<br />

Santacroce) di pagare ai conservatori ed al depositarius portionum pecuniarum<br />

Gregorio Serlupi, durante il periodo di carnevale, 17 ducati auri in<br />

auro de Camera ed 8 julii, che lui ha preso in prestito da Bartolomeo Della<br />

Valle a nome dei conservatori (« quos ab eisdem dominis conservatoribus et<br />

pro eis de ipsorum provisione a domino Bartholomeo de Valle mutuo habuisse<br />

confessus est »), ed anche la metà dei proventi delle pene pecuniarie<br />

(fructus et proventus penarum) spettante al popolo romano, conformemente<br />

02-Regesti.pmd 206<br />

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REGESTI<br />

207<br />

ai capitula conclusi su tale questione, e di fornire in futuro un resoconto su<br />

questi introiti. Il Fabi si sottomette alla iurisdictio forme Camere Apostolice.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Petri Mactei Albertoni e Vincenzo Rustici.<br />

Nota crit.:<br />

La dichiarazione di Pietro Fabi non è inserita correttamente dal punto di vista cronologico<br />

e dovrebbe seguire piuttosto Nr. 134. Essa è da confrontare con App. Nr. 7.<br />

Nr. 138 3 marzo 1522<br />

A ff. 85v-86r; C p. 111.<br />

Decreto (redatto dallo scriptor dei conservatori Luca de Mutianis in nome<br />

<strong>dello</strong> scriba ) per rimuovere (ab huiusmodi officio amovere) dalla<br />

carica di camerarius Camere Urbis Giulio Petri Mactei, in quanto costui,<br />

nonostante le entrate provenienti dalle pene pecuniarie, già da molto tempo<br />

non ha pagato gli emolumenta dovuti agli officiales cittadini e i debiti del<br />

suo predecessore Mattuccio de Jantiis. Nel frattempo, i garanti (fideiussores)<br />

devono procurare il denaro per gli officiales. Come procuratore è nominato<br />

il procurator fiscalis Ippolito de Scarzis. Le istanze sono state presentate dal<br />

terzo conservatore Mario Fulvius.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1531.<br />

Com. A:<br />

Mattuccio de Janziis, nel 1519 dopo la morte di suo fratello Giovanni Francesco, era<br />

stato nominato da Leone X camerario della Camera Urbis; l’incarico gli fu poi affidato<br />

ufficialmente dai conservatori: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 66, f. 132v; similmente 70,<br />

ff. 45v-46r (19 ago. 1519). Giulio Petri Mactei Albertoni gli succedette nel 1520 e in<br />

realtà pagò di tasca sua i debiti, menzionati nel decreto, dei suoi predecessori, che<br />

ammontavano a 917 ducati de carlenis e anche altri debiti del suo ufficio, accumulatisi<br />

nel periodo dall’ottobre 1520 al settembre 1521, per un valore di 905 ducati de carlenis.<br />

Per questo, perciò, nel 1523, dopo la presentazione e l’esame dei conti condotto dalla<br />

Camera Apostolica, fu risarcito di 1822 ducati de carlenis: ivi, 74, f. 35v (18 set. 1523);<br />

76, f. 49r-v (21 set. 1523).<br />

La seduta del consiglio, in via eccezionale, non ebbe luogo nel Palazzo dei Conservatori,<br />

ma a casa del suddetto conservatore (v. Nr. 138 a).<br />

Nr. 138 a 3 marzo 1522<br />

A f. 86r; C p. 111.<br />

Decreto affinché i conservatori verifichino le concessiones degli officia<br />

delle porte e dei ponti, che il collegio cardinalizio iuxta illorum capitulorum<br />

tenorem (v. Nr. 131) ha nuovamente posto sotto la giurisdizione del<br />

02-Regesti.pmd 207<br />

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208 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

comune. I caporioni e gli otto assistentes (Domenico Massimo, Stefano Fabi,<br />

Mattia de Molaria, Vincenzo Rustici, Mariano Castellani, Giacomo Frangipane,<br />

Antonio Santacroce ed Emilio Capizucchi) devono essere messi al<br />

corrente di tale questione. Inoltre, i conservatori ed il priore dei caporioni<br />

devono discutere con i cardinali circa le competenze del tribunale del governatore<br />

e dell’uditore della Camera (quantum ad tribunal gubernatoris<br />

et auditoris Camere) e della questione degli stipendi e dei vestiti<br />

degli officiales (v. Nr. 139).<br />

Abitazione (in domo solite habitationis) del conservatore Mario Fulvius.<br />

Testimoni: Paolo Planca e Stefano Fabi.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, pp. 2023, 2025.<br />

Com. A:<br />

I cardinali qui menzionati dovrebbero essere i tre prelati che in assenza del papa conducevano<br />

gli affari della città e che pertanto erano gli interlocutori più autorevoli cui i<br />

romani potessero rivolgersi (v. commento al Nr. 147 c).<br />

Nr. 139 4 mar. 1522<br />

A f. 86r-v; C p. 112.<br />

Decreto relativo ai tessuti d’oro, seta e lana (panna auri, sete et lane),<br />

con cui sono fabbricati i neri vestiti da lutto indossati dagli officiales romani<br />

in occasione della morte di un papa: i cardinali, che in assenza del<br />

papa governano Roma, e i presidentes della Camera Apostolica ne hanno<br />

affidato la fornitura al mercator Pietro Del Bene. Poiché però una parte di<br />

questi tessuti è sparita ed è stata data ad officiales stranieri (forenses),<br />

alcuni cives, insieme al priore dei caporioni, al clericus deputatus e a Pietro Del Bene devono accertarne la quantità ed il<br />

prezzo, metterli al sicuro presso una persona degna di fiducia e reclamare<br />

ciò che manca. Dopodiché i tessuti devono essere assegnati a sorte (per<br />

sortem).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Luca de Mutianis.<br />

Com. A:<br />

Agli officiales cittadini spettava per tradizione ricevere un vestito da lutto per partecipare<br />

solennemente alle messe funebri (esequie) in onore di un papa morto. Due settimane<br />

dopo il decreto consiliare, i tessuti da ripartire a tale scopo furono consegnati<br />

– come previsto dalla risoluzione – a una persona degna di fiducia e cioè al priore dei<br />

caporioni Pierantonio Mattei (v. Nr. 139 a; sulla persona del Mattei v. Nr. 123*):<br />

ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 70, f. 136v (18 mar. 1522). I tessuti in questione furono<br />

anche oggetto di un mandato indirizzato a Marcantonio Crescenzi e Luca Mazano<br />

(forse da identificare con Luca Mutianus): ivi, f. 27v (14 ago. 1523); cfr. Göller,<br />

Hadrian VI., p. 402.<br />

02-Regesti.pmd 208<br />

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REGESTI<br />

209<br />

Com. B:<br />

Il fiorentino Pietro Albertacti del Bene, mercante e banchiere, era in stretto rapporto con<br />

Leone X e – se si prescinde da alcuni momenti di aperta concorrenza – anche con<br />

Filippo Strozzi. Nel 1516 è documentato come appaltatore della dohana pecudum alme<br />

Urbis et provincie Patrimonii e thesaurarius civitatis Perusii et provincie Umbrie. Egli<br />

apparteneva ai banchieri legati ai Medici da cui Leone X nel 1517 ricevette dei prestiti<br />

per finanziare la guerra contro Urbino: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 65, ff. 131r-132v/<br />

133r-134v (2/16 mag. 1516); Reg. Vat. 1073, ff. 7v-10v (25 mag. 1517); Stephens, The<br />

Fall of the Florentine Republic, p. 131; Pastura Ruggiero, Lo Stato, p. 28 nota 29;<br />

Bullard, Filippo Strozzi, pp. 86s., 128; Guidi Bruscoli, Benvenuto Olivieri, p. 176.<br />

Nr. 139 a 4 mar. 1522<br />

A f. 86v; C p. 112.<br />

Decreto con cui si affida il suddetto compito al priore dei caporioni Pierantonio<br />

Mattei nonché a Vincenzo Rustici e Mariano Capocci (de Capoccinis).<br />

Com. B:<br />

Nel 1519, Mariano Capocci fu nominato a vita commissarius super agriculturis dal<br />

cardinale camerlengo: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 70, f. 18r (18 apr. 1519).<br />

Nr. 140 14 mar. 1522<br />

A ff. 86v-87r; C pp. 112-113.<br />

Decreto (su istanza degli assistentes, a causa dell’assenza dei vertici municipali)<br />

perché sia atteso l’arrivo del papa per estrarre i nomi degli officiales<br />

dall’urna (extrahantur per bussulam) custodita da questo momento presso la<br />

sacrestia di S. Pietro. Il collegio cardinalizio sarà informato di questa decisione<br />

da Marcantonio Altieri, Giulio Petri Mactei, Francesco Caffarelli, Antonio<br />

Frangipane, Giambattista Fabi, Ludovico Pichi, Pietro Astalli e Muzio<br />

Muti (de Mutis).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: Marcantonio Altieri, Giulio<br />

Petri Mactei, Antonio Frangipane, Mariano Capocci, Ettore de Peraziis, Pietro<br />

e Angelo Massimo, Domenico Boccamazza, Francesco Caffarelli, Carlo<br />

Astalli, Alessandro Bonatti (de Bonactis), Pietro Astalli, Girolamo Salomoni,<br />

Giampiero Caffarelli, Mario Cavalieri (de Militibus), Muzio Muti, Ludovico<br />

Pichi, Gregorio de Subactariis, Marcello Capizucchi, Giuliano Paparoni,<br />

Battista Petri Mactei, Paolo Leni, Girolamo de Coppariis, <strong>Marco</strong> Marcello<br />

Leni, Cesare de Magistris, Cesare Muti, Giorgio Santacroce, Niccolò Bufalini,<br />

Matteo Baratta, Giambattista Fabi, Girolamo, Curzio e Mario Frangipane,<br />

Gregorio Felici, Niccolò Vari (de Varis), Camillo Cenci, Giovanni Paloni,<br />

Gabriele Vallati, Mario Jacottoli, Marcello Pisciasancti, Giulio e Pierpaolo de<br />

Sanctinis, Gianfrancesco de Marestallis, Domenico Boccapaduli, <strong>Marco</strong> de<br />

02-Regesti.pmd 209<br />

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210 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Ferrazolis, Marcello Barbarini, Mario Negri, Cesare e Marcantonio Palosci<br />

(de Palosiis), Mario Mentebuona, Bartolomeo de Palma, Pierantonio Saccocia,<br />

Carlo Paloni, Giulio Della Valle, Gaspare Amodei, Bernardino Jacottoli<br />

e Ludovico Colacii Teoli (de Teolis).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Cesare de Magistris e Girolamo Salomoni.<br />

Nota bibl.:<br />

Lefevre, Appunti, p. 243s.<br />

Com. A:<br />

L’importanza e i retroscena di questa decisione consiliare vengono discussi in Rehberg, Scambi,<br />

p. 537. Il luogo dove fino ad allora si custodiva l’urna elettorale era S. Maria in Aracoeli<br />

(v. Nr. 36). Il fatto che l’urna fu portata a S. Pietro va visto probabilmente come un atto di<br />

sottomissione del comune al potere papale rappresentato dai palazzi vaticani attigui.<br />

Com. B:<br />

Angelo (di Domenico) Massimo (1481-1550) fu conservatore nel 1535 e nel 1549: Frommel,<br />

Palastbau, II, p. 241s.; Cafà, I Massimo, p. 41s.<br />

Domenico Boccamazza era stato “maestro di caccia” di Leone X ed era l’autore (Domenico<br />

Bocchamazzo) del libro Le caccie della Trasteverina, stampato a Roma nel 1548:<br />

Tomassetti, Della Campagna Romana, p. 51; Pastor, IV/1, p. 387; Gnoli, La Roma di<br />

Leone X, p. 221ss.; Kruse, Hunting, pp. 247, 256. Nei decreti di Rutili egli viene ricordato<br />

anche nei Nrr. 179 b, 179 c, 210.<br />

Curzio Frangipane era al servizio del cardinale Alessandro Farnese (in seguito Paolo III)<br />

ed ebbe uno scambio epistolare con l’erudito Paolo Giovio. Fu nel 1514 uno dei portionarii<br />

Ripe e successivamente investì, per un breve periodo, denaro nella thesauraria di<br />

Perugia: ASV, Reg. Vat. 1211, ff. 97r-105, qui 104r (7 gen. 1514); Zimmermann, Paolo<br />

Giovio, pp. 202, 213; Guidi Bruscoli, Benvenuto Olivieri, ad indicem.<br />

Per Marcello Pisciasancti si rinvia alle scarne notizie in Rehberg, Scambi, p. 532 e<br />

Piergentili - Venditti, Scorribande, p. 141 nota 3.<br />

Nr. 141 2 feb. 1522<br />

A f. 87r-v; C p. 113.<br />

Decreto (su istanza del priore dei caporioni Pierantonio Mattei, a causa dell’assenza<br />

dei conservatori) per aggiungere altri quattro assistentes consiliarii<br />

dei conservatori agli assistentes (Vincenzo Rustici, Mattia de Molaria, Emilio<br />

Capizucchi e Stefano Fabi) già disposti dai membri del consiglio (patres).<br />

A questo fine sono nominati 16 cives tra i quali sono eletti per suffragia<br />

ad bussulam et fabas i quattro nuovi assistentes. I candidati sono (in<br />

cifre i voti ricevuti): Domenico Massimo (51), Giacomo Frangipane (54),<br />

Mariano Castellani (57), Valeriano Muti (24), Giovanni Margani (20), Francesco<br />

Leni (6), Antonio Santacroce (53), Evangelista Boccapaduli (3), Francesco<br />

Branca (3), Stefano Carboni (7), Francesco Cenci (43), Pierpaolo Mellini<br />

(15), Ippolito Porcari (14), Giacomo Negri (19) e Tommaso Capocci<br />

(10). I nuovi assistentes sono Domenico Massimo, Giacomo Frangipane,<br />

Mariano Castellani e Antonio Santacroce.<br />

02-Regesti.pmd 210<br />

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REGESTI<br />

211<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni di Monti, Colonna,<br />

Campo Marzio, Parione, S. Eustachio, Pigna, Ripa e Trastevere nonché<br />

altri consiglieri e cittadini (illorumque consiliariis et quampluribus nobilibus<br />

civibus).<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni e Giulio Pirroni.<br />

Nota crit.:<br />

Per quanto concerne la loro posizione cronologica, i Nrr. 141 e 141 a sarebbero da<br />

anticipare a Nr. 133 del 4 febbraio 1522. Anche se il presente decreto consiliare parla di<br />

16 candidati tra cui scegliere, ne vengono nominati solo 15.<br />

Com. B:<br />

Il nobilis vir del rione Pigna Tommaso Capocci († fra il 1524 e il 1528) era sposato con<br />

Francesca di Filippo Della Valle e rivestì una volta – come molti altri appartenenti al suo<br />

ceto – anche la carica di guardiano della confraternita del SS. Salvatore. Nel 1513 fece parte<br />

della cana nobilitas Urbis. Egli possedeva anche una collezione di antichità e figura come<br />

interlocutore ne Li Nuptiali dell’Altieri: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241; Altieri, Li<br />

Nuptiali, Indice ragionato, p. 92*; Trifone, Lingua, p. 325s.; Magister, Censimento, p. 156.<br />

Anche Valeriano Muti nel 1513 fece parte della stessa cana nobilitas Urbis: Renazzi,<br />

Storia dell’Università, II, p. 241.<br />

Nr. 141 a 2 feb. 1522<br />

A ff. 87v-88r; C pp. 113-114.<br />

Decreto per confermare l’elezione di Vincenzo Rustici, Mattia de Molaria,<br />

Emilio Capizucchi e Stefano Fabi a consiliarii assistentes alias electi e per<br />

fissare le competenze di questi assistentes in una serie di capitula con l’approvazione<br />

del collegio cardinalizio.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 61 nobiles cives, tra i quali<br />

sono indicati per nome l’advocatus Camere Urbis Paolo Planca, Mario Salomoni,<br />

Giacomo Frangipane, Antonio Santacroce, Francesco Branca, Francesco<br />

Cenci, Raimondo Capodiferro, Ippolito Porcari, Francesco Caffarelli,<br />

Antonio Bacarotius, Antonio Del Bufalo, Ippolito Petri Mactei ,<br />

Mariano Capocci, Stefano Teoli, Giulio Pirroni.<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella ed Evangelista Maddaleni.<br />

Nr. 142* CONSERVATORI IN CARICA: BERNARDINO SANGUIGNI, DOCTOR UTRIUSQUE<br />

IURIS, RAIMONDO CAPODIFERRO E GIULIO MATTEI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: PIETRO MASSIMO.<br />

Com. B:<br />

Raimondo Capodiferro era scriptor archivii e scutifer presso la Curia. Nel 1517 era uno<br />

dei magistri stratarum (su tale ufficio v. Nr. 233 b): Frenz, p. 438; ASV, Cam. Ap.,<br />

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212 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Div. Cam. 67, f. 31r-v (12 ott. 1517). Nel 1521 comprò dalla Camera Apostolica per<br />

3000 duc. l’ufficio di soldanus turris None Urbis ovvero uno dei carceri romani: ivi,<br />

69, ff. 15r-v (18 mar. 1521), 23r-24v (8 apr. 1521); cfr. Carlino, L’Arciconfraternita di<br />

San Girolamo della Carità, p. 297. Nell’anno 1525, il Capodiferro fu nominato dal<br />

papa, assieme a Bartolomeo Della Valle, pacerius per la pacificazione di Roma: ASV,<br />

Arm. XXXIX, 45, ff. 288v-289r (12 mag. 1525).<br />

Giulio Mattei prestò giuramento in occasione della pax romana (1511): Gennaro, Pax,<br />

p. 55.<br />

Il ricco Pietro (di Domenico) Massimo († 1544), uomo sensibile all’arte, nel 1509 era<br />

diventato abbreviator de parco minori: Frenz, p. 430; Hofmann, II, p. 214; Frommel,<br />

Palastbau, II, p. 241s. Per la famiglia Massimo si veda in generale Cafà, I Massimo<br />

(p. 39ss. per Pietro).<br />

Com. A:<br />

Il passaggio dell’ufficio dei conservatori ai nuovi detentori, che dovevano governare nel<br />

secondo trimestre, destò difficoltà poiché i vecchi conservatori, a quanto pare, non volevano<br />

cedere il loro posto (probabilmente con il solito pretesto dell’assenza del papa).<br />

Ciò portò ad un momento di tensione ricordato in una lettera citata in Sanuto, I Diari,<br />

XXXIV, p. 149 (con la data 5/7 apr. 1522): « Item, come, havendo compito l’oficio di<br />

Conservatori et electi di altri per romani justa il consueto, volendo intrar in loro ofitio<br />

quali erano prima, non li voleano dar l’oficio, sichè fo pericolo di qualche disturbo; pur<br />

fo tenuto modo per il Colegio di cardinali che li deteno l’oficio ». L’origine del dissenso<br />

è da cercare probabilmente nel fatto, che almeno due (Raimondo Capodiferro e Bernardino<br />

Sanguigni) dei tre nuovi conservatori citati sopra provenivano da famiglie non<br />

allineate politicamente alla corrente di Marcantonio Altieri. Per i complessi retroscena<br />

cfr. Rehberg, Scambi, p. 536s.<br />

Nr. 142 6 apr. 1522<br />

A f. 88r-v; C p. 114.<br />

Decreto di emissione di un bandum contro il porto d’armi secondo il mandato<br />

e la volontà del governatore, del senatore, dei conservatori, del priore<br />

dei caporioni e di uno degli otto electi. Il decreto è diretta<br />

conseguenza dei fatti di sangue avvenuti dopo la morte di Leone X e l’elezione<br />

di Adriano VI.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 11 caporioni.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 285.<br />

Com. A:<br />

Nel 1521 Leone X aveva proibito il porto d’armi: Paride de Grassi, Il Diario, pp. 85,<br />

126 nota 58; Coste, Un diario inedito, p. 274s. Il bando contro il porto d’armi, notificato<br />

nel decreto consiliare, non è conservato – come molti altri – nella raccolta Regesti di<br />

bandi. La situazione all’interno del comune romano durante i periodi di sede vacante o<br />

di assenza del papa era sempre molto tesa: cfr. tra gli altri Nussdorfer, Il “popolo romano”,<br />

in particolare p. 245.<br />

02-Regesti.pmd 212<br />

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REGESTI<br />

213<br />

Nr. 142 a 6 apr. 1522<br />

A f. 88v; C pp. 114-115.<br />

Decreto per affidare ai caporioni ed al loro priore la scelta di due di essi<br />

per il compito di attuare il contratto di vendita della gabella studii concluso<br />

dai precedenti (preteriti) conservatori con N. e N. (v. Nr. 127 e 161 a), allo<br />

scopo di reperire 10.000 ducati come dono (donum) per Leone X. La somma<br />

promessa non era stata consegnata interamente al papa prima della sua<br />

morte. Inoltre i detti conservatori avevano ricevuto un motuproprio papale<br />

con cui venivano assegnati loro 500 ducati presi dalla somma suddetta.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e <strong>Marco</strong> Specchi.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4583; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 182 (con citazione).<br />

Nr. 143 8 apr. 1522<br />

A ff. 88v-89r; C p. 115.<br />

Decreto affinché il camerlengo voglia adoperarsi, possibilmente<br />

senza danno per la città, per il mantenimento della flotta che sta scortando<br />

il papa nel suo viaggio verso Roma, e per i cui vettovagliamenti egli è<br />

competente. Il decreto risponde così alle littere del papa indirizzate ai conservatori<br />

ed al cardinale camerlengo su questa questione.<br />

Com. A:<br />

Non si è potuta rintracciare la lettera papale menzionata nel decreto.<br />

Nr. 143 a 8 apr. 1522<br />

A f. 89r; C p. 115.<br />

Decreto affinché i conservatori – tanto più che nulla est civitas in orbe que<br />

meliorem consulendi modum habeat di Roma! – per il miglioramento dei<br />

dibattiti del consiglio designino un giorno prima delle sedute due nobiles<br />

cives, il primo dei quali sostenga le proposte da sottoporre in consiglio, il<br />

secondo le respinga. Inoltre ogni consiliarius deve esprimere il suo voto per<br />

fabas.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 283; Id., Les institutions, p. 253; Franceschini,<br />

Dal consiglio pubblico, p. 352 nota 63 (con citazione).<br />

02-Regesti.pmd 213<br />

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214 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 143 b 8 apr. 1522<br />

A f. 89r; C p. 115.<br />

Elezione a sorte (per sortem extractus) di dominus Eunufrius a nuovo gabellarius<br />

maior per tre mesi (ad trimestre), facendo iniziare, retroattivamente,<br />

il suo mandato dal 1° aprile.<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Luca de Mutianis e Giacomo Boccabella.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1869.<br />

Com. B:<br />

L’identità di questo Eunufrius (Onofrio), al momento, non è chiara.<br />

Nr. 144 1522<br />

A ff. 89r-90r; C pp. 115-116.<br />

Decreto sull’elezione degli imbussulatores per la scelta dei nuovi officiales<br />

romani e degli officiales terrarum romani populi. A tale scopo i caporioni<br />

designano due cives per ogni rione, dei quali quello che ottiene più voti<br />

(suffragia) diventa imbussulator officialium romanorum. Il priore dei caporioni<br />

nomina Pierpaolo Mellini e Domenico Pichi, il caporione di Monti<br />

Antonio Petrucci e Stefano Carboni, il caporione di Colonna Antonio Del<br />

Bufalo e Mario Crescenzi, il caporione di Trevi Giacomo Frangipane e<br />

Giampaolo de Ursinis de Tuffia, il caporione di Campo Marzio Raffaele<br />

Casali e magister Giambattista Veralli, il caporione di Ponte Prospero de<br />

Comitibus d’Acquasparta e Gaspare de Gazonibus da Jesi, il caporione di<br />

Arenula Antonio Santacroce e Francesco Cenci, il caporione di S. Eustachio<br />

Giuliano Maddaleni e Giampiero Caffarelli, il caporione di Pigna Cristoforo<br />

Capizucchi e Mattia Leni, il caporione di S. Angelo Francesco Veterani e<br />

Giulio Vari, il caporione di Campitelli Mario Salomoni e Giovanni Margani,<br />

il caporione di Ripa Pietro Fabi e Gianangelo Pierleoni, il caporione di<br />

Trastevere Mariano Castellani e Stefano Teoli. In base alla procedura elettorale<br />

per bussulam et fabas ricevono più voti e vengono quindi eletti: Domenico<br />

Pichi, Stefano Carboni, Antonio Del Bufalo, Giacomo Frangipane, Raffaele<br />

Casali, Prospero de Comitibus, Antonio Santacroce, Giuliano Maddaleni,<br />

Cristoforo Capizucchi, Mario Salomoni, Francesco Veterani, Gianangelo<br />

Pierleoni e Mariano Castellani. Inoltre Mario Salomoni, Angelo de Palatiis,<br />

Mariano Castellani e Francesco Branca sono allo stesso modo incaricati della<br />

preparazione della bussula degli iudices Capitolii e del capitaneus appellationum<br />

Urbis.<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

02-Regesti.pmd 214<br />

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REGESTI<br />

215<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri, capitibus<br />

regionum, consiliariis eorumdem et aliis nobilibus civibus in eodem concilio<br />

manentibus.<br />

Testimoni: Ippolito de Scarzis e Luca de Mutianis.<br />

Nota crit.:<br />

Manca l’indicazione del giorno e del mese, Per la datazione di questa de<strong>liber</strong>a (nel maggio<br />

o giugno) cfr. Rehberg, Scambi, p. 539 con nota 208. In favore di una nuova seduta<br />

parlano l’indicazione dell’anno, che non riporta la formula eodem die che in caso contrario<br />

ci si aspetterebbe, e il fatto che, rispetto a Nr. 143 b, è indicato un nuovo testimone.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 247; Lefevre, Appunti, p. 244.<br />

Com. A:<br />

Se non risulta errata l’interpretazione proposta in Rehberg, Scambi, p. 539s., questa<br />

de<strong>liber</strong>a con successiva elezione di nuovi imbussulatores probabilmente era stata presa<br />

per conciliare gli interessi discordanti all’interno dell’élite cittadina, dato che è evidente<br />

l’obiettivo di evitare ogni offesa delle due correnti avversarie, affidando una prima selezione<br />

ai caporioni, per ciascun rione, di due candidati tra i quali figurarono i capi degli<br />

schieramenti opposti che poi verrano anche eletti, cioè Giacomo Frangipane e Mario<br />

Salomoni (appartenenti alla cana nobilitas del Altieri) da un lato e Giuliano Maddaleni<br />

e Gianangelo Pierleoni dall’altro.<br />

Com. B:<br />

Mario Crescenzi fu nel 1524 uno dei magistri stratarum Urbis: ASV, Cam. Ap., Div.<br />

Cam. 75, ff. 88v-91r (3 ago 1524).<br />

Nr. 145 5 mag. 1522<br />

A f. 90r; C p. 116.<br />

Decreto per convocare i corsi residenti a Roma, tramite Vincentellus, Michaelectus<br />

e molti altri connazionali, in considerazione dei furti, delle risse e<br />

degli omicidi (furta, risse et homicidia) da loro ripetutamente commessi, per<br />

richiamarli ad una corretta condotta di vita. In caso contrario si deciderà di<br />

prendere provvedimenti contro i criminali.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 285; Id., Les pontificats d’Adrien VI et de<br />

Clément VII, p. 51; Lanciani, I, p. 271.<br />

Com. A:<br />

Sulla presenza dei corsi a Roma cfr. Esposito, La presenza dei corsi e Ead., Viri probi.<br />

Nr. 145 a 5 mag. 1522<br />

A f. 90r; C pp. 116-117.<br />

Decreto (da rendere pubblico tramite gli officiales delle località soggette a<br />

Roma per mezzo di un banditore [preco]) affinché tutti i criminali ed i<br />

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216 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

ribelli nascosti in quelle zone (principalmente quelli di Viterbo rifugiatisi nel<br />

territorio di Vitorchiano) lascino questi territori entro tre giorni.<br />

Nota bibl.:<br />

D’Onofrio, I vassalli, p. 171 (con citazione).<br />

Nr. 145 b 5 mag. 1522<br />

A f. 90v; C p. 117.<br />

Decreto perché ogni caporione mobiliti nel suo rione 100-150 auxiliarii armigeri<br />

al fine di impedire risse e scandala, che – come dice l’istanza – a<br />

Roma sono all’ordine del giorno (que quotidie sunt in Urbe).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 285; Lanciani, I, p. 271.<br />

Nr. 145 c 5 mag. 1522<br />

A f. 90v; C p. 117.<br />

Decreto di punire i marinai corsi (naute Corsi) che hanno aggredito il camerarius<br />

Ripe Cristoforo Capizucchi e altri suoi officiales nella Curia di Ripa<br />

e Ripetta (curia Ripe et Ripecte) con la violenza, forzato le porte del suo<br />

carcere e <strong>liber</strong>ato i detenuti. Inoltre non era stato permesso a questi corsi,<br />

importatori di vino, un soggiorno così lungo. Il Capizucchi lamenta che da<br />

tempo non osa più amministrare la giustizia nella suddetta curia.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Angelo Vallati e Luca de Mutianis.<br />

Nota bibl.:<br />

Lanciani, I, p. 271.<br />

Com. A:<br />

La giurisdizione sui porti era affidata al camerarius Ripe (v. Nr. 9 a), che aveva anche<br />

il diritto di incarcerare i condannati: Palermo, Il porto di Roma, p. 220s.<br />

Nr. 146 12 mag. 1522<br />

A ff. 90v-91r; C p. 117.<br />

Decreto perché non ci si impegni ancora nella vicenda di Lorenzo da Ceri e<br />

si attenda la risposta del collegio cardinalizio ad Antonio Santacroce. Contro<br />

Lorenzo è in marcia l’esercito fiorentino e senese (exercitus Florentinorum<br />

et Senensium) a seguito della sua irruzione nel territorio senese, durante la<br />

quale aveva fatto bottino di numerosi capi di bestiame.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Branca e Giacomo Boccabella.<br />

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REGESTI<br />

217<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4708.<br />

Com. A:<br />

Il condottiero Renzo da Ceri (1475/6-1536) era in realtà un Orsini, ma discendeva dall’antica<br />

famiglia baronale laziale degli Anguillara. La sua irruzione in Toscana è da<br />

mettere in relazione con la cospirazione del cardinale Francesco Soderini contro il governo<br />

Medici a Firenze, che doveva essere rovesciato. Ugualmente sfortunato risultò<br />

Lorenzo nel 1527 allorchè difese invano la città di Roma dalle truppe imperiali: Stephens,<br />

The Fall of the Florentine Republic, p. 118; Gattoni, Leone X e la geo-politica,<br />

p. 248; Altieri, Li Baccanali, p. 5 con nota 2; G. De Caro, Anguillara, Lorenzo (detto<br />

Renzo da Ceri e Renzo Orsini), DBI, III, Roma 1961, pp. 309-312; Shaw, The political<br />

role of the Orsini, ad indicem.<br />

Nr. 147 29 mag. 1522<br />

A f. 91r; C pp. 117-118.<br />

Decreto affinché i vertici municipali e gli assistentes inviino un nunctius al<br />

papa, per preparare il suo ingresso a Roma.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 32.<br />

Nr. 147 a 29 mag. 1522<br />

A f. 91r; C p. 118.<br />

Decreto perché i vertici municipali facciano attuare i capitula (v. Nr. 131)<br />

emessi dal collegio cardinalizio.<br />

Nr. 147 b 29 mag. 1522<br />

A f. 91r; C p. 118.<br />

Decreto di abolizione della gabella trium bolendinorum pro quolibet rubro<br />

(v. Nrr. 53 e 130), ormai scaduta. I fornai (pistores) devono pagare<br />

i loro tributi come prima dell’introduzione di questa imposta speciale.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3867; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 181.<br />

Nr. 147 c 29 mag. 1522<br />

A f. 91r-v; C p. 118.<br />

Protestatio del conductor della gabella studii Bartolomeo Della Valle (anche<br />

a nome dei suoi socii) contro i cardinali Montis, Ponzettus et Campegius<br />

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218 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

designati dal collegio cardinalizio per la soluzione della contesa tra i suddetti<br />

appaltatori ed il popolo romano relativa al contratto di vendita di questa<br />

gabella (v. Nr. 127). Egli vuole rivolgersi ad uno iudex competens ordinarius<br />

vel deputandus.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Ippolito Cesi (de Cesis) e Giacomo Boccabella.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4583; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 182.<br />

Com. A:<br />

Ai cardinali del Monte, Ponzetti e Campeggi (su di loro v. i commenti ai Nrr. 11, 46,<br />

133) era stata affidata la conduzione degli affari a Roma durante l’assenza del papa:<br />

Pasolini, Adriano VI, p. 27s.<br />

Nr. 147 d 29 mag. 1522<br />

A f. 91v; C pp. 118-119.<br />

Dichiarazione in concilio di Camillo Orsini (de Ursinis) che Lorenzo da<br />

Ceri è ben disposto nei confronti del Senato e del popolo romano (S.P.Q.R.)<br />

e ringrazia il collegio cardinalizio. Stefano Conti (de Comitibus) conferma<br />

– al di là delle lettere di Lorenzo ai conservatori – che Lorenzo da Ceri, al<br />

fine di comporre i suoi contrasti (in differentiis componendis) con i fiorentini<br />

e i senesi che sono avanzati contro di lui ad pontem centinum, è pronto<br />

a sottomettersi alla sentenza arbitrale (arbitrium) del Senato e del popolo<br />

romano (S.P.Q.R.) nonché del collegio cardinalizio.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4708.<br />

Com. A:<br />

L’indicazione del luogo ad pontem centinum si riferisce alla località Ponte Centino vicino<br />

Radicofani, che per secoli ha marcato il confine fra i territori della Chiesa e quelli di<br />

Siena (o più tardi del Granducato di Toscana).<br />

Com. B:<br />

Camillo Orsini apparteneva al ramo Lamentana: Tedallini, Diario romano, p. 360; Shaw,<br />

The political role of the Orsini, ad indicem.<br />

Nr. 148 4 giu. 1522<br />

A f. 91v; C p. 119.<br />

Decreto (del consilium publicum) di abrogazione dell’imposta straordinaria<br />

sulla farina (gabella farine), in base ad un precedente decreto consiliare<br />

(v. Nr. 147 b), tanto più che il suo periodo di validità è terminato.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini<br />

e i caporioni di Trevi, Colonna, Ponte, Parione, S. Eustachio, Pigna, Campitelli<br />

e Ripa.<br />

02-Regesti.pmd 218<br />

08/03/2011, 14.04


REGESTI<br />

219<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3867<br />

Com. A:<br />

I Nrr. 147-147 d e 148-148 c illustrano bene il susseguirsi del consilium ordinarium e<br />

del consilium publicum/generale (quest’ultimo convocato dal primo), tra i quali passarono<br />

sei giorni (vedi per altri esempi i Nrr. 2 a [1515 mar. 2] e 9 nonché i Nrr. 176 e<br />

177). Nel nostro esempio il consilium publicum/generale non accettò tutti i punti presentatigli.<br />

In generale cfr. per i consigli l’introduzione supra, p. 29.<br />

Nr. 148 a 4 giu. 1522<br />

A f. 92r; C p. 119.<br />

Decreto per respingere l’istanza di inviare nuntii all’imperatore ed al re di<br />

Francia allo scopo di sollecitare papa Adriano VI a venire rapidamente a<br />

Roma, perché si ritiene che il papa si sia già messo in cammino, e perché<br />

già i cardinali ed altri domini vigilano (vigilant) sul suo arrivo a Roma.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 289 nota 2; Id., Les pontificats d’Adrien VI<br />

et de Clément VII, p. 51.<br />

Com. A:<br />

In questo decreto di un consiglio generale si tratta di uno dei rari casi, registrato nei<br />

verbali, di completo rifiuto di un’istanza presentata dai conservatori e approvata dal<br />

consiglio privato (v. Nr. 147).<br />

Nr. 148 b 4 giu. 1522<br />

A f. 92r; C pp. 119-120.<br />

Decreto perché gli stipendi dei caporioni siano pagati solo dopo che gli altri<br />

officiales romani abbiano percepito i loro salari (salaria) ed emolumenti<br />

(emolumenta).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1531; Rodocanachi, Les institutions, p. 245.<br />

Nr. 148 c 4 giu. 1522<br />

A f. 92r; C pp. 119-120.<br />

Decreto affinché i conservatori facciano esaminare da alcuni doctores romani<br />

la protesta dell’appaltatore della gabella studii Bartolomeo Della Valle<br />

contro un eventuale giudizio dei tre cardinali designati dal collegio cardinalizio<br />

per il suo caso (v. Nr. 147 c), e trovino un compromissum.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Ludovico Pichi ed Evangelista Maddaleni.<br />

02-Regesti.pmd 219<br />

08/03/2011, 14.04


220 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 149 5 giu. 1522<br />

A f. 92v; C p. 120.<br />

Decreto del concilium publicum affinché i baroni ed i cittadini (barones<br />

civesque) non diano rifugio a criminali, siano deposte tutte le armi ad eccezione<br />

delle spade (enses) e tutti aiutino gli executores iustitie. In precedenza<br />

il conte di Pitigliano, Ascanio Colonna e Stefano Conti avevano giurato<br />

dinanzi al consiglio per sé e per le loro famiglie di non concedere, per il<br />

bene di Roma, ad alcun criminale auxilium, consilium et favorem nei loro<br />

castra et loci.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del Consiglio: il conte di Pitigliano, Ascanio<br />

Colonna, Stefano Conti, Alessandro Colonna, il gonfaloniere Giangiorgio<br />

Cesarini.<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il procurator causarum Felice de Villa e Giacomo Boccabella.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 51; Lanciani, I, p. 271.<br />

Com. A:<br />

Che per executores iustitie sia da intendere gli organi esecutivi della giustizia cittadina<br />

in generale (per esempio i marescialli della Curia Capitolina), lo suggerisce tra l’altro<br />

l’uso dell’espressione in Statuti del 1519-1523, II, cap. 125.<br />

Com. B:<br />

Il conte di Pitigliano, membro della famiglia Orsini, Ascanio Colonna (della linea Genazzano-Paliano),<br />

Alessandro Colonna (della linea Palestrina) e Stefano Conti erano esponenti<br />

di spicco della nobiltà baronale romana. Il rispetto della giurisdizione capitolina<br />

era al centro di vecchi contrasti fra il comune di Roma e i baroni.<br />

Felice de Villa era un notaio: v. per le sue imbreviature ASR, Collegio dei Notai Capitolini,<br />

1867-1870, 1872, 1876-1878 (1495-1535). Egli, nel censimento del 1527, è elencato<br />

con 9 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 6556.<br />

Nr. 150 15 giu. 1522<br />

A ff. 92v-93r; C p. 120.<br />

Decreto affinché i conservatori e il priore dei caporioni pattuiscano in un<br />

contratto (instrumentum) con i fornai (pistores), desiderosi di gestire tutti i<br />

mulini della città (che intendunt conducere omnia molendina Urbis). Nel<br />

contratto si stabilisce che i fornai, come hanno proposto, macinino per gli<br />

abitanti di Roma ogni rubrum di grano del peso di 550 libre per 1 carlenus<br />

a libbra e, qualora si tratti di un singolo rubrum, per 1 julius. Ogni<br />

infrazione contro i capitula stipulati deve essere punita con una multa di<br />

25 ducati.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices.<br />

02-Regesti.pmd 220<br />

08/03/2011, 14.04


REGESTI<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Gregorio Serlupi e Pietro Fabi.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 286.<br />

221<br />

Nr. 151 18 giu. 1522<br />

A f. 93r-v; C pp. 120-121.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Niccolò Carcagna da<br />

Firenze, Bartolomeo Zonus da Venezia, allo spagnolo Saturnus nonché a<br />

Matteo Gigli (Giglius) da Lucca.<br />

Com. B:<br />

Lo spagnolo Saturnus è certamente da identificare con Saturnus Gerona da Barcellona,<br />

che fu abbreviatore e scriptor papale: Frenz, p. 441; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato,<br />

p. 104*.<br />

Matteo Giglius potrebbe invece essere identificabile con Matheus de Gillis, che fu scriptor<br />

papale e miles s. Petri: Frenz, p. 406. Mateo Gilio luqueso, residente nel rione Arenula,<br />

nel censimento del 1527 è elencato con 19 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 6457.<br />

Nr. 151 a 18 giu. 1522<br />

A f. 93v; C p. 121.<br />

Decreto di citazione dei garanti (fideiussores) del camerarius Urbis Giulio<br />

Petri Mactei, che non ha pagato gli emolumenta dovuti agli officiales tanto<br />

per il periodo in cui lui stesso è stato in carica, quanto per quello del suo<br />

predecessore Mattuccio de Janziis, per costringerli a pagare.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1531.<br />

Nr. 151 b 18 giu. 1522<br />

A ff. 93v-94r; C p. 121.<br />

Decreto affinché i conservatori diano facoltà, per uno o due mesi, ai cardinali<br />

Monte, Ponzetti e Campeggio, di trovare un compromissum tra Bartolomeo<br />

della Valle e gli altri conductores della gabella studii da una parte, e il<br />

popolo romano dall’altra, per la contesa relativa al contratto di vendita di<br />

questa gabella (v. Nr. 127). Il testo del compromissum risulterebbe dagli atti<br />

(ex actis meis).<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Paolo Leni e Giacomo Boccabella.<br />

02-Regesti.pmd 221<br />

08/03/2011, 14.04


222 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, pp. 3913, 4583.<br />

Com. A:<br />

Il riferimento di Pietro Rutili ai propri atti riporta con grande probabiltà al testo di<br />

questo compromesso, datato sempre 18 giugno 1522, scritto di sua mano in ASC, Cam.<br />

Cap., Cred. IV, t. 105, ff. 4r-5r. Qui il socio di Bartolomeo Della Valle è Filippo Ridolfi,<br />

institor heredum condam Philippi de Strozis et aliorum sotiorum; ciò dimostra che il<br />

Della Valle in realtà agisce per il banco Strozzi. Ivi, ff. 5v-6r, è registrata la procura che<br />

l’avvocato concistoriale Mario Salomoni e il procuratore della Camera Urbis Ippolito de<br />

Scarsis ricevono dai conservatori, il 30 giugno, per le trattative con i suddetti e i cardinali<br />

mediatori.<br />

Nr. 152 20 giu. 1522<br />

A f. 94r; C pp. 121-122.<br />

Decreto affinché i revisores della contabilità del depositarius pecuniarum<br />

portionum Gregorio Serlupi, che non ha ancora presentato i computa – come<br />

previsto ogni anno –, facciano per il consiglio una relazione sui loro risultati.<br />

Come revisores i conservatori avevano nominato in precedenza Giacomo<br />

Boccabella, Evangelista de Torquatis e Girolamo Castroni.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio Bastardelli e Mattuccio de Janziis.<br />

Nota bibl.: ASC, Invent. Magni, p. 2216.<br />

Nr. 152 a 20 giu. 1522<br />

A f. 94r; C p. 122.<br />

Decreto per cercare – in considerazione della pestilenza scoppiata in città –<br />

confessori, medici, facchini ed infermieri (servitores infirmorum), e inoltre<br />

luoghi adatti ad accogliere i malati ed i sospetti malati (suspecti), stanziando<br />

a questo scopo 300 ducati provenienti dalle portiones.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 31; Lanciani, I, p. 271<br />

(erroneamente datato 22 giu.).<br />

Com. A:<br />

Sulla peste del 1522 cfr. Pasolini, Adriano VI., p. 63ss.; P. Raponi, La peste del 1522-1527,<br />

in: Guerra peste fame e “foresciti”. Documenti per il Cinquecento del territorio provinciale.<br />

Catalogo della mostra permanente, Latina, Archivio di Stato, a cura di L. Ployer<br />

Mione, Cori 1997, pp. 11-12.<br />

02-Regesti.pmd 222<br />

08/03/2011, 14.04


REGESTI<br />

223<br />

Nr. 153 25 giu. 1522<br />

A f. 94r-v; C p. 122.<br />

Decreto affinché i conservatori invitino i cardinali che vogliono andare dal<br />

papa in Spagna, ad attendere il suo arrivo, perché si teme che la partenza<br />

dei cardinali possa portare ad un ulteriore ritardo del pontefice.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Pietro Lalli.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 51s.<br />

Nr. 154 28 giu. 1522<br />

A ff. 94v-95r; C pp. 122-123.<br />

Decreto sull’appalto dell’ufficio di depositarius pecuniarum portionum romani<br />

populi. Il periodo d’incarico di Gregorio Serlupi è appena scaduto e il<br />

popolo romano gli deve restituire i prestiti concessi per questo ufficio. La<br />

decisione su un eventuale reclamo da parte di Serlupi, per quanto riguarda i<br />

debiti, in cui siano tenuti in considerazione i pagamenti dei portionarii al<br />

Serlupi stesso, spetta al cancelliere Angelo (Cesi) e a Mario Salomoni.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i cancellieri Angelo Cesi<br />

Medices e Pietro Mellini.<br />

Nr. 154 a 28 giu. 1522<br />

A f. 95r; C p. 123.<br />

Decreto di vendita all’asta ad candelam per un anno al miglior offerente,<br />

dopo una comunicazione pubblica, degli uffici di notaio e scriptor della<br />

Camera Urbis e dell’officium transtrorum Ripe et Ripecte.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Giacomo de Bucceis.<br />

Nr. 154 b 28 giu. 1522<br />

A f. 95r-v; C p. 123.<br />

Sentenza (sententia) di Angelo (Cesi) Medices e di Tarquinio Santacroce in<br />

conformità al decreto consiliare (v. Nr. 133 a) per condonare a diversi per-<br />

02-Regesti.pmd 223<br />

08/03/2011, 14.04


224 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

sonaggi il pagamento di una parte dei rispettivi appalti e precisamente: al<br />

notarius Camere Urbis Filippo Grifoni tre mesi, al ponderator Ripe et Urbis<br />

Antonio Gasparronis tre mesi, allo scriptor Camere Urbis Paolo Ricchedonne<br />

due mesi e mezzo, al prothonotarius Curie Capitolii Marsilio Barisani tre<br />

mesi, all’executor palatii dominorum conservatorum Giovanni de Stronconibus<br />

tre mesi, al notarius Ripe Gianfilippo de Marchesiis due mesi e mezzo, a ..<br />

de la Zaccara titolare dell’officium transtrorum un mese nonché agli<br />

executores Ripe et Camere due mesi e mezzo.<br />

Ultima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Ippolito de Scarzis e Giulio Bastardelli.<br />

Com. B:<br />

Il nome de la Zaccara si può completare grazie al Nr. 180, dove il detentore dell’officium<br />

transtrorum è chiamato Gabriele de Zaccaris.<br />

Nr. 155 29 giu. 1522<br />

A f. 95v; C pp. 123-124.<br />

Sentenza (sententia) degli avvocati concistoriali Angelo (Cesi) Medices e<br />

Tarquinio Santacroce in conformità al decreto consiliare (v. Nr. 133 a): essi<br />

concedono agli executores Ripe et Ripecte, agli executores Camere Urbis e<br />

al mandatarius Ripe et Ripecte una riduzione dell’affitto di due mesi.<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il doctor utriusque iuris Mario Salomoni e Mariano Castellani.<br />

Nr. 156* CONSERVATORI IN CARICA: ANTONIO PETRUCCI DEL RIONE MONTI, ARTIUM<br />

ET MEDICINE DOCTOR, FRANCESCO CAFFARELLI DEL RIONE S. EUSTACHIO E GIORDANO<br />

SERLUPI DEL RIONE S. ANGELO.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: GIACOMO CENCI.<br />

Com. B:<br />

Francesco Caffarelli nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia<br />

dell’Università, II, p. 241.<br />

Per il priore dei caporioni Giacomo Cenci si veda Di Sivo, I Cenci, p. 150s.<br />

Nr. 156 24 lug. 1522<br />

A f. 96r-v; C p. 124.<br />

Decreto di vendita per un anno dell’ufficio di notaio della Camera Urbis<br />

in cambio di 320 ducati auri ad rationem decem juliorum pro quolibet<br />

ducato. L’assunzione della carica deve essere retrodatata al 1° luglio. L’at-<br />

02-Regesti.pmd 224<br />

08/03/2011, 14.04


REGESTI<br />

225<br />

tuale titolare Luca de Vannectis del rione Pigna ha, in modo contrario ai<br />

termini di contratto, rinunciato all’ufficio acquistato ad candelam al prezzo<br />

di 340 ducati per un anno e pertanto deve pagare la penale prevista dal<br />

contratto.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices, capitibus regionum et eorum consiliariis et aliis nobilibus civibus<br />

ibidem presentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1488.<br />

Nr. 156 a 24 lug. 1522<br />

A f. 96v; C p. 124.<br />

Decreto perché gli interessati all’ufficio vacante del depositariatus portionum<br />

romani populi indirizzino le loro offerte ai conservatori.<br />

Nr. 156 b 24 lug. 1522<br />

A f. 96v; C p. 125.<br />

Decreto con cui si concede la riduzione dell’affitto al <br />

Pietro Lalli soltanto se essa è dovuta a tutti officiales, altrimenti questo<br />

provvedimento dovrà essere regolato con un decreto del consiglio (« Super<br />

defalco fiendo officio domini Petri de Lallis id petentis ex senatus consulto<br />

decretum extitit, quod videatur decretum, si extat, quod fieri debeat defalcum<br />

officialibus, et si non extat, dictus dominus Petrus remictat se decisioni<br />

et voto romani populi et illius consilii »).<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Paolo Leni.<br />

Nr. 157 27 lug. 1522<br />

A ff. 96v-97r; C p. 125.<br />

Decreto affinché, al fine di difendere il prestigio dei romani nella città di<br />

Tivoli a loro soggetta, siano puniti tutti coloro che hanno minacciato con<br />

armi e oltraggiato con grida come “morte a romani e stranieri” (“Moriantur<br />

Romani et forenses”) i nobiles cives romani che, a causa della peste, sono<br />

riparati con le loro famiglie in quel luogo. Angelo (Cesi) Medices deve<br />

discutere con il cardinale de Sancta Cruce, se non possa essere messa a<br />

disposizione, come carcere, la Rocca di Tivoli (arx Tiburis).<br />

02-Regesti.pmd 225<br />

08/03/2011, 14.04


226 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices, capitibus regionum illorumque consiliariis et officialibus et aliis<br />

nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 50; Lanciani, I, p. 271;<br />

Pecchiai, Roma, p. 265.<br />

Com. B:<br />

Il cardinale Bernardino de Carvajal († 1523) si faceva ancora chiamare – sebbene fosse<br />

prima, nel 1507, diventato cardinale vescovo di Albano e in seguito (1521) di Ostia –<br />

cardinale di S. Croce in Gerusalemme (de Sancta Cruce) dal suo primo titolo cardinalizio,<br />

che gli era stato conferito nel 1493 quando fu fatto cardinale: Pasolini, Adriano VI,<br />

p. 134 (riguardo ad un atto del 1523 in cui il cardinale è indicato così); Eubel - van<br />

Gulik, p. 4; G. Fragnito, Carvajal, Bernardino Lopez de, DBI, vol. 21, Roma 1978,<br />

pp. 28-34.<br />

Nr. 157 a 27 lug. 1522<br />

A f. 97r; C p. 125.<br />

Decreto per inviare a Magliano un conservatore per punire Giambattista Solimannus,<br />

che ha ucciso il suo conterraneo Camillo Stefani.<br />

Com. B:<br />

Su Giambattista Solimannus cfr. il commento al Nr. 70 c.<br />

Nr. 157 b 27 lug. 1522<br />

A f. 97r; C p. 125.<br />

Decreto per inviare un podestà e degli officiales a Cori per prendere provvedimenti<br />

affinchè la peste non si propaghi anche lì. L’istanza è motivata da<br />

una lettera degli abitanti di Cori diretta al senato e al popolo romano su una<br />

sollevazione in atto (quadam littera missa a Coranis senatui populoque romano<br />

de tirannide incepta in dicto loco).<br />

Nr. 157 c 27 lug. 1522<br />

A f. 97r; C p. 125.<br />

Decreto di vendita, per un anno, dell’ufficio di notaio della Camera Urbis al<br />

prezzo di 320 ducati auri ad rationem decem juliorum pro quolibet ducato<br />

(cfr. Nr. 156). L’assunzione della carica è fissata per il 1° agosto.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Francesco Branca.<br />

02-Regesti.pmd 226<br />

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REGESTI<br />

227<br />

Nr. 158 8 ago. 1522<br />

A f. 97r-v; C p. 126.<br />

Sentenza arbitrale di Angelo (Cesi) Medices (autorizzata anche dall’assente<br />

Tarquinio Santacroce) in conformità a un precedente decreto consiliare<br />

(v. Nr. 133 a, cfr. Nr. 156 b): egli concede al notaio dei conservatori Pietro<br />

Lalli uno sconto di tre mesi su quanto dovuto per il suo ufficio.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Filippo Grifoni.<br />

Nr. 159 18 ago. 1522<br />

A ff. 97v-98r; C p. 126.<br />

Decreto perché, con le entrate delle portiones romani populi, siano sostenute<br />

le spese per il rifornimento dei 50-60 cavalieri (equites), che devono andare<br />

incontro al papa, atteso tra breve a Roma.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices, capitibus regionum, consiliariis et aliis nobilibus civibus ibidem<br />

presentibus.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Castellani e Pietro Lalli.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 52; Pecchiai, Roma, p. 245.<br />

Com. A:<br />

Papa Adriano VI giunse ad Ostia il 28 agosto e fece il suo ingresso a Roma il giorno<br />

seguente, quasi otto mesi dopo la sua elezione: Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI<br />

et de Clément VII, p. 52s.<br />

Nr. 160 26 set. 1522<br />

A f. 98r-v; C pp. 126-127.<br />

Decreto affinché i conservatori lascino giudicare da arbitri la richiesta di Giuliano<br />

Maddaleni e dei suoi socii, circa una riduzione dei tributi per la gabella<br />

studii da loro appaltata, in ragione della peste e dell’assenza del papa.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices, capitibus regionum, consiliariis et aliis nobilibus civibus ibidem<br />

presentibus.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Jacottoli e Lorenzo Lalli.<br />

Com. B:<br />

Lorenzo Lalli (de Lallis) – o un omonimo – possedeva nella sua casa nel rione Trevi<br />

una collezione di antichità: Magister, Censimento, p. 169.<br />

02-Regesti.pmd 227<br />

08/03/2011, 14.04


228 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 160 a 26 set. 1522<br />

A ff. 98v-99r; C p. 127.<br />

Decreto di conferimento a Marsilio Barisani da parte del popolo romano<br />

della carica a vita di marescallus dei magistri stratarum et edificiorum<br />

Urbis, per la quale Marsilio aveva ricevuto un rescriptum dal deceduto<br />

Leone X. Già il defunto padre di Marsilio, Giovanni, aveva detenuto questo<br />

incarico. La nomina ha luogo con la condizione che Marsilio possa a sua<br />

volta vendere l’ufficio soltanto con il consenso dei conservatori.<br />

Com. A:<br />

Il maresciallo dei magistri stratarum era uno degli impiegati dei “maestri delle strade”,<br />

per la cui bibliografia si rinvia a Com. A di Nr. 233 b.<br />

Nr. 161 nov. 1522<br />

A f. 99r; C p. 127.<br />

Decreto perché sia discussa in un’altra seduta la richiesta di papa Adriano<br />

VI di avere i 2.000 ducati non ancora pagati del regalo del popolo romano a<br />

Leone X, che ammontava a 10.000 ducati. Il papa, attraverso il pagamento<br />

del resto della somma tramite gli Strozzi – così sostiene l’istanza – potrebbe<br />

essere più facilmente propenso a confermare un contratto stipulato in passato<br />

(olim) con il banco Strozzi ed i suoi socii (v. Nr. 142 a).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Mario Jacottoli.<br />

Nota crit.:<br />

Il decreto consiliare viene qui datato 21 novembre 1522, sebbene Rutili apportasse di<br />

proprio pugno in A la successiva correzione: egli cancellò l’ultimo elemento dell’anno<br />

scritto in lettere (Millesimo quingentesimo vigesimo secundo) e scrisse al margine accanto<br />

primo. Da ciò si evince una correzione dell’anno da 1522 a 1521 che non ha<br />

alcun senso. L’evidente errore si può spiegare col fatto che Rutili non voleva correggere<br />

l’anno, ma in realtà l’indicazione del giorno die vero vigesima secunda (in die vero<br />

vigesima prima). Il Ms. C ignora l’intervento di Rutili e data 22 nov. 1522. L’unione<br />

di Nr. 161 a/b con Nr. 161 nei nostri regesti viene comunque mantenuta. Dopo le<br />

registrazioni Nr. 161 a/b, Rutili rinunciò del resto con Nr. 162 (3 ott. 1522) e 163 (11<br />

ott.) alla sequenza cronologica, per riprenderla poi di nuovo solo con Nr. 164 (5 dic.).<br />

Il disordine può essere spiegato forse con l’epidemia che imperversò allora a Roma<br />

(v. Nr. 161 a).<br />

Nota bibl.:<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 182 (con citazione).<br />

Com. B:<br />

Filippo Strozzi († 1538), strettamente imparentato con Leone X, era dal 1515 depositarius<br />

della Camera Apostolica e ricevette come saldo dei prestiti che aveva concesso alla<br />

Camera tre dogane di Roma (Ripa, Merce e Grascia). Allo scadere del primo contratto,<br />

lui ed il suo socio Bartolomeo Della Valle pagarono per il suo rinnovo, limitato a cin-<br />

02-Regesti.pmd 228<br />

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REGESTI<br />

229<br />

que anni, 36.000 ducati. A compensazione, il banco Strozzi venne designato depositarius<br />

delle dette dogane, che amministrò complessivamente per ca. 20 anni. Quando nel 1522<br />

Filippo Strozzi divenne anche dohanerius della gabella studii, questa era oramai solo<br />

una delle numerose fonti di entrata che gli erano state nel frattempo trasferite: Lorenzo<br />

di Filippo Strozzi, Le Vite degli Uomini Illustri della Casa Strozzi, ed. P. Stromboli,<br />

Firenze 1892, pp. 84-203; Bullard, Filippo Strozzi, in particolare pp. 116s., 152; Fabbri,<br />

L’inaudita elezione.<br />

Nr. 161 a 22 nov. 1522<br />

A ff. 99r-102v; C pp. 128-131.<br />

Decreto per la vendita della gabella vinorum forensium ad minutum, ossia<br />

gabella studii Urbis, con effetto a partire dal 1° gennaio 1523 per sei anni a<br />

Bartolomeo Della Valle ed ai suoi socii, cioè gli eredi di Filippo Strozzi da<br />

Firenze, in qualità di mercatores Florentini romanam curiam sequentes. Le<br />

condizioni di vendita sono un prezzo di 7.000 ducati all’anno, pagabili in<br />

tre rate (paghe) al depositarius pecuniarum dicte gabelle; gli 8.000 ducati,<br />

di dono del popolo romano, già pagati a Leone X, sono messi in conto e<br />

riconosciuti tramite quietanza ai suddetti appaltatori. Costoro sono tenuti a<br />

pagare entro tre giorni i restanti 2.000 ducati a papa Adriano VI. Gli appaltatori<br />

devono attenersi al ritus antiquus, per quanto riguarda la riscossione<br />

della gabella studii, e rispettare le condizioni di contratto in vigore con i<br />

loro predecessori Giuliano Maddaleni e socii. Seguono clausole e modalità<br />

di pagamento. Adriano VI deve ratificare ogni cosa (omnia confirmentur per<br />

prefatum S. D. N.). L’institor di Della Valle, assente, è il mercante Giacomo<br />

de Cambiis da Firenze. In assenza del primo conservatore, il secondo, Francesco<br />

Caffarelli, presenta l’istanza e ricapitola gli antefatti: allo scopo di<br />

reperire la somma di 10.000 ducati destinata a Leone X, la gabella studii<br />

era stata venduta al prezzo di 7.000 ducati ad rationem decem juliorum pro<br />

ducato per sei anni – per una decorrenza di sette anni ne erano previsti<br />

8.150 – a Bartolomeo Della Valle ed ai suoi socii, sotto le lettere (sub<br />

lettera) N. e N. (v. Nr. 142 a), con inizio dell’incarico a partire dal 1°<br />

gennaio 1522. Per diverse ragioni però, erano sorte controversie con dicte<br />

gabelle emptores sive conductores, sicché il contratto non aveva avuto al<br />

momento alcun effetto. Ma poiché ora Adriano VI esige i 2.000 ducati non<br />

ancora pagati ed anche Bartolomeo Della Valle ed i suoi socii desiderano di<br />

nuovo entrare in possesso dell’ufficio, può finalmente essere concluso un<br />

nuovo contratto.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices; i caporioni di S. Eustachio, Pigna, Campitelli, Ripa e Trastevere.<br />

Viene messa a verbale l’assenza di molti membri del consiglio a causa della<br />

peste imperversante a Roma (illorumque consiliariis et officialibus et aliis<br />

nobilibus civibus ibidem pro rebus publicis pertractandis congregatis; aliis<br />

02-Regesti.pmd 229<br />

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230 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

capitibus regionum consiliariis et officialibus ab Urbe propter epidemie<br />

morbum absentibus).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Alessandro de Bonactis del rione S. Eustachio e Lorenzo de<br />

Damianis del rione Colonna.<br />

Nota crit.:<br />

Per la datazione vedi il commento a Nr. 161.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4583; Pecchiai, Roma, p. 14; Altieri, Li Baccanali, p. 105<br />

nota 50 (erroneamente datato 1 gen. 1522).<br />

Com. B:<br />

Conosciamo un dettaglio in più delle circostanze di questa de<strong>liber</strong>a da un mandato con<br />

il quale papa Adriano VI ordinò a Bartolomeo Della Valle la retribuzione di tre suoi<br />

medici: nella sua premessa viene ricapitolato l’accordo del Della Valle con il comune<br />

romano, che sarebbe stato concluso in assenza di un conservatore e dei restanti otto<br />

caporioni propter epidemie morbum. La partenza del conservatore mancante, il medico<br />

Antonio Petrucci, doveva essere stata precipitosa, dato che egli il giorno precedente,<br />

cioè il 21 novembre, presiedette ancora la seduta di consiglio (v. Nr. 161): ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 73, ff. 111v-112v (non datato).<br />

Il fiorentino Giacomo Cambi (de Cambiis) ottenne quote di tre dogane di Roma (Ripa,<br />

Merce e Grascia) in cui avevano investito il depositarius della Camera Apostolica Filippo<br />

Strozzi e Bartolomeo Della Valle; nel 1517 è documentato come loro casserius dohanarum:<br />

ASV, Cam. Ap., Intr. et Ex. 557, f. 57v (30 ago. 1517); Bullard, Filippo Strozzi,<br />

pp. 114 nota 80, 123.<br />

Lorenzo de Damianis era un notaio del quale si sono conservati i protocolli notarili:<br />

ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 658-666 (1507-1522).<br />

Nr. 161 b 22 nov. 1522<br />

A ff. 102v-103r; C pp. 131-132<br />

Capitula relativi alla vendita della gabella studii a Bartolomeo Della Valle e<br />

agli heredes de Stroziis mercatores florentini (redatti in volgare): gli appaltatori<br />

sono tenuti a fornire assicurazioni bancarie e a pagare su ordine dei<br />

conservatori al depositario de dicta gabella il prezzo convenuto in tre rate<br />

(i pagamenti un mese prima di Natale e prima della festa di San Giovanni<br />

[24 giugno] sono destinati ai docenti dell’università romana e ad altri officiales);<br />

essi possono richiedere un solo sconto, se il papa è lontano più di<br />

40 miglia da Roma, se una guerra per conto del papa è condotta in terra de<br />

Roma o se imperversa la peste. La decisione in caso di controversie dovute<br />

a queste tre cause di sconto è in potere ai due giudici arbitrali, designati<br />

dalle due parti. In caso di altre controversie sono i conservatori a prendere<br />

decisioni. Onde evitare frodi, gli osti (tavernari) devono essere in possesso<br />

di una licentia rilasciata gratis dagli appaltatori. Questa è necessaria anche<br />

per i barilari, affinché possano trasportare il vino. Le multe sono fissate con<br />

02-Regesti.pmd 230<br />

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REGESTI<br />

231<br />

precisione. Gli appaltatori devono pagare al collegio de lo archivio ogni<br />

anno 300 ducati de oro, dunque 25 ducati al mese, e consegnare tutti i<br />

mandati di pagamento gravanti sulla gabella (polize de gravatione de dicta<br />

gabella) all’executore e al maresciallo de la Camera de Roma. L’executore<br />

deve notificare tutti questi certificati entro sei giorni, in caso contrario gli<br />

appaltatori sono <strong>liber</strong>i di scegliere i loro esecutori. Gli stagli spettano agli<br />

appaltatori (« Item che li stagli, quali se stagliaranno alla fine de li dicti<br />

conductori de la presente gabella, siano et serranno de essi conductori secondo<br />

le conditione facte per li altri et cosi similmente le hanno a lassare »).<br />

Com. A:<br />

Le disposizioni per il contratto d’appalto della gabella vini risalivano in parte a norme<br />

del Quattrocento: Malatesta, Statuti delle gabelle, p. 96ss. Il collegio de lo archivio<br />

ossia collegium scriptorum Romanae Curie era stato fondato nel 1507 e confermato nel<br />

1513 da Leone X (v. Nr. 103 punto 7). Giulio II utilizzò la vendita dei 100 posti al fine<br />

di migliorare le sue finanze. Come risulta dai capitula del contratto d’appalto della<br />

gabella studii, al collegio dovevano essere versati annualmente 300 duc. provenienti da<br />

essa: Bullarium (Torino), V, pp. 458-464; Bullarium Romanum, III/3, pp. 299-303 n. 19<br />

(1° dic. 1507); ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 63, ff. 98v-99r (1513); Hofmann, II, p. 53;<br />

Lesellier, Notaires, p. 263 nota 3; Frenz, p. 226s.; San Martini Barrovecchio, Il collegio<br />

degli scrittori dell’Archivio della Curia romana.<br />

Sui trasportatori di barili di vino – detti barilari o facchini – si veda Nr. 168 b.<br />

Nr. 162 3 ott. 1522<br />

A f. 103r-v; C p. 132.<br />

Decreto per trasferire a Roma i processi condotti a Tivoli contro l’assassino<br />

e stupratore Giovanni Bernardino, per farlo giudicare dal senatore romano.<br />

Il comes di Tivoli lo aveva tradotto, tra le proteste dei Tiburtini, nel carcer<br />

capitolinus. La sediziosa Tivoli deve inoltre essere punita in modo conforme<br />

ai capitula stipulati con Roma.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini.<br />

Nr. 162 a 3 ott. 1522<br />

A f. 103v; C p. 132.<br />

Decreto per far esaminare dal scyndicus Francesco Veterani, designato a<br />

questo scopo, la richiesta degli appaltatori della gabella studii Giuliano Maddaleni<br />

e socii circa una riduzione di pagamento a causa della peste e dell’assenza<br />

del papa.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 286.<br />

02-Regesti.pmd 231<br />

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232 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 162 b 3 ott. 1522<br />

A f. 103v; C p. 132.<br />

Decreto affinché l’advocatus domus Paolo Planca e Giustino Carosi esaminino<br />

la richiesta e la lamentela (petitio et querela) <strong>dello</strong> scriptor della Camera<br />

Urbis Mario circa una riduzione di pagamento a causa<br />

della peste.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Vallati e Giambattista Coroni.<br />

Nota crit.:<br />

Il cognome di Mario, de Philippinis, risulta da una nota a margine per mano di Rutili<br />

(Super defalco petito per Marium de Philippinis).<br />

Nr. 163 11 ott. 1522<br />

A ff. 103v-104r; C p. 133.<br />

Decreto per confermare in carica per altri due anni il podestà di Magliano<br />

Mattuccio de Janziis.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mario Jacottoli e Valerio Porcari.<br />

Nr. 164 5 dic. 1522<br />

A f. 104r-v; C p. 133.<br />

Decreto affinché Marcantonio Altieri, Niccolò Jacovacci, Giuliano Leni e<br />

Giulio Albertoni chiedano al papa di ritirare il mandato indirizzato ai clerici<br />

et presidentes Camere Apostolice allo scopo di dimezzare gli affitti delle<br />

case (pensiones domorum) in vigore al tempo della morte di Leone X. Questo<br />

mandato ha suscitato non solo le forti proteste dei cives, ma anche quelle<br />

delle vedove e degli orfani, che ostacolano il lavoro dei conservatori.<br />

Qualora il papa volesse persistere col mandato, allora dovrebbe dimezzare<br />

anche i prezzi dei generi alimentari e dei vestiti.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, pp. 289, 429 doc. LXXXIII (trascrizione); Id.,<br />

Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 63s.<br />

Com. A:<br />

Il decreto consiliare fa riferimento a un mandato del cardinale camerlengo del 22 novembre,<br />

indirizzato a gubernatori, auditori, vicario, senatori aliisque judicibus necnon<br />

baricello, marescallis et aliis alme urbis officialibus. Il suo obiettivo era di arrestare<br />

l’allontanamento di molti officiales, curiales ed artifices insediatisi a Roma sotto Leone X<br />

causato dagli alti prezzi d’affitto, attraverso il contenimento di quelle tariffe. Il mandato<br />

02-Regesti.pmd 232<br />

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REGESTI<br />

233<br />

obbligava pertanto i suddetti destinatari, « quatenus aliquem curialem, officialem seu artistam<br />

ad solutionem pensionis vel census domus, in qua inhabitant a tempore obitus<br />

dicti Leonis circa, nisi pro medietate cogatis aut compellatis neque in aliquem executionem<br />

aliquam ultra dimidiam partem pensionum seu censuum huiusmodi faciatis seu fieri<br />

mandetis ... »: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 73, ff. 23v-24r (22 nov. 1522); Vaquero Piñeiro,<br />

A proposito del reddito immobiliare, in particolare p. 203 nota 50.<br />

Nr. 165 29 dic. 1522<br />

A f. 104v; C pp. 134-135.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Giovanni Ruffi Theodoli<br />

da Forlì, arcivescovo di Cosenza, a Guillelmus Encheort, datario (datarius)<br />

papale, a Girolamo Ghinucci (de Ginnuciis), uditore della Camera Apostolica,<br />

a Theodericus, secretarius papale, all’arcidiacono Dinanensis e scriptor<br />

litterarum apostolicarum Beltrandus de Clericis, a Johannes Vincler, al camerario<br />

papale Petrus Mairot Basuntinen. (leggi: Bisuntinen.), a Francesco<br />

da Prato nonché ad Agostino Dulcius da Venezia (venetus).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i cancellieri Angelo Cesi Medices<br />

e Pietro Mellini, capitibusque regionum, consiliariis et aliis nobilibus civibus<br />

ibidem manentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 18.<br />

Nota crit.:<br />

La giusta lezione di Din(n)anensis in A è corrotta in C, dove si legge Demanensis.<br />

Com. B:<br />

L’arcivescovo di Cosenza Giovanni Ruffo Teodoli da Forlì († 1527) era un intimo di<br />

Adriano VI; cadde però in disgrazia – col concorso dell’ambizioso Wilhelm von Enckenvoirt<br />

– dopo il marzo 1523: Eubel - van Gulik, p. 183; Pastor, IV/2, ad indicem;<br />

Pasolini Adriano VI, p. 53.<br />

Wilhelm von Enckenvoirt (1464-1534), residente a Roma dal 1489, divenne, dopo aver<br />

accumulato una considerevole quantità di incarichi presso la Curia, datario nel 1522,<br />

vescovo di Tortona nel 1523, cardinale dei SS. Giovanni e Paolo in quello stesso anno<br />

e infine vescovo di Utrecht nel 1529. L’acquisto della cittadinanza gli facilitò l’accesso<br />

ai benefici ecclesiastici romani, visto che già nell’ottobre 1522 si fece attribuire la<br />

chiesa parrocchiale vacante di S. Stefano in Trullo: ASV, Reg. Lat. 1411, ff. 120r-123v<br />

(4 ott. 1522); Hofmann, p. 103; Frenz, p. 454; Munier, Nederlandse Curialen, p. 202ss.;<br />

P. G. Bietenholz, Willem van Enckenvoirt, in: Contemporaries of Erasmus, I, p. 430s.;<br />

P. Berbée, Enckenvoirt, Wilhelm von, in: Die Bischöfe des Heiligen Römischen Reiches<br />

1448 bis 1648. Ein biographisches Lexikon, a cura di E. Gatz, Berlin 1996, pp. 154-<br />

156. Con il suo nome storpiato Trincaforte (alludente al proverbiale consumo dell’alcol<br />

diffuso fra i tedeschi) egli fu nel mirino di qualche pasquinata: Pasquinate romane, II,<br />

ad indicem.<br />

L’uditore della Camera Apostolica Girolamo Ghinucci da Siena († 1541) è noto come<br />

colui che nel luglio 1518 citò Martin Lutero a comparire davanti al tribunale papale a<br />

Roma. Girolamo dal 1512 al 1518 fu vescovo di Ascoli. Sorprende il fatto che il decreto<br />

02-Regesti.pmd 233<br />

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234 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

consiliare lo designi ancora nel dicembre 1522 come uditore della Camera senza accenno<br />

alla nomina, del 26 settembre, a vescovo di Worcester. Paolo III lo fece cardinale nel<br />

1535: Frenz, p. 347 e ad indicem; E. English, Girolamo Ghinucci, in: Contemporaries<br />

of Erasmus, II, p. 93s.; M. Di Sivo, Ghinucci, Girolamo, DBI, vol. 53, Roma 1999,<br />

pp. 777-781 (con ulteriore bibliografia).<br />

Il secretarius papale Theodericus è identificabile con Dirk Adriani, detto Hezius con<br />

riferimento alla sua città natale Heeze, nel Brabante settentrionale († 1555). Il chierico<br />

fu amico intimo di Adriano VI già prima che questo diventasse papa, ma si ritirò a<br />

Liegi dopo la morte del pontefice, dove acquistò notorietà per via della sua polemica<br />

con Erasmus: Pastor, IV/2, p. 53s. e ad indicem; Göller, Hadrian VI., p. 400s.; L.-E.<br />

Halkin, Theodoricus Hezius, in: Contemporaries of Erasmus, II, p. 190s.<br />

Beltrandus de Clericis († ante 1528) da Beaulieu nella diocesi di Saint-Malo (Bretagna)<br />

venne nominato datario poco prima di morire: Hofmann, II, p. 104; Frenz, p. 306;<br />

Hurtubise, La présence des “étrangers”, p. 75. Egli, residente nel Borgo, nel censimento<br />

del 1527 è elencato con 20 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 4426. Da una sua menzione<br />

come testimone nel 1522 si capisce che il litterarum apostolicarum scriptor era arcidiacono<br />

de Dinano in ecclesia Maclovien. (cioè di Dinan, vicino Saint-Malo): ASR,<br />

Collegio dei Notai Capitolini, 1504, f. senza paginazione prima di f. 224, da leggere<br />

insieme con f. 200r (5 nov. 1522).<br />

Johannes Winkler d’Augusta, notaio alla Rota, membro della confraternita dei tedeschi<br />

dell’Anima, fu nel 1514 cubicularius di Leone X e divenne referendario sotto Adriano VI:<br />

Hergenroether, Regesta, nr. 1336 (19 mar. 1513); Ferrajoli, Ruolo, p. 19; Pastor, IV/2, ad<br />

indicem; Pasolini, Adriano VI, p. 52 nota 1; Hofmann, I, p. 240 nota 1; Frenz, pp. 106,<br />

389; Schuchard – Schulz, Thomas Giese, p. 95 nota 13. Egli è menzionato in qualche<br />

pasquinata: Rossi, Pasquinate, pp. 55, 138; Pasquinate romane, II, ad indicem; Gaisser,<br />

The Rise, p. 51s.<br />

Il camerario papale Petrus Mairot è da identificare con il prelatus domesticus di Leone<br />

X Pierre Malot della diocesi di Besançon, documentato nel 1514: Ferrajoli, Ruolo, p. 9.<br />

Nel suddetto censimento del 1527 si trovano un Francesco di Prato, residente nel rione<br />

Ponte, con 5 “bocche” e un Agostino venetiano, nel rione Trastevere, con 4 “bocche”:<br />

Lee, Descriptio, nrr. 2879, 8794.<br />

Nr. 165 a 29 dic. 1522<br />

A ff. 104v-105r; C p. 135.<br />

Decreto per proibire ai nuovi cittadini romani, sotto minaccia di perdere la<br />

cittadinanza (civilitas), di rinunciare alle prebende (beneficia), che essi hanno<br />

ricevuto a Roma e nel districtus, a favore di figli naturali o altri, a meno<br />

che essi stessi non siano cittadini romani. Deve essere richiesto al papa a tal<br />

proposito uno specifico motuproprio.<br />

Com. A:<br />

Questo decreto si spiega per via della solita paura dei romani che i benefici ecclesiastici<br />

potessero passare permanentemente nelle mani di stranieri. Questa paura era particolarmente<br />

sentita nei confronti dei neo-cittadini romani, dei quali si sospettò non senza<br />

ragione che essi si fossero fatti cives romani solo per poter entrare in possesso di qualche<br />

prebenda a Roma e di trasferirla poi a terzi.<br />

02-Regesti.pmd 234<br />

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REGESTI<br />

235<br />

Nr. 165 b 29 dic. 1522<br />

A f. 105r; C p. 135.<br />

Decreto di verifica del rendiconto degli eredi Strozzi (heredes de Stroziis) in<br />

qualità di appaltatori della gabella studii al tempo di Leone X da parte di<br />

Angelo Cesi Medices, Mario Salomoni (Salamonius), Giuliano Leni e Giuliano<br />

Paparoni.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il procurator fisci Ippolito de Scarzis e Giacomo Boccabella.<br />

Nota crit.:<br />

La disposizione cronologicamente non corretta dei Nrr. 165 (29 dic. 1522) e 166 (27<br />

dic. 1522) segue l’autografo A; essa è invece corretta in C.<br />

Nr. 166 27 dic. 1522<br />

A f. 105r-v; C pp. 134-135.<br />

Nomina, da parte dei conservatori, di Ippolito Petrucci a notaio della dohana<br />

salis ad grossum vita natural durante, in qualità di successore del defunto<br />

Girolamo de Cenis.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Niccolò de Odeschis.<br />

Com. A:<br />

Sulla dohana salis ad grossum cfr. Lombardo, Camera Urbis, p. 60s.<br />

Nr. 166 a 27 dic. 1522<br />

A ff. 105v-106r; C p. 134.<br />

Nomina, da parte dei conservatori, del nobilis iuvenis Giacomo Serlupi a<br />

notaio della dohana salis ad minutum, vita natural durante, in qualità di<br />

successore del defunto Tebaldesco Tebaldeschi.<br />

Com. A:<br />

Sulla dohana salis ad minutum cfr. Lombardo, Camera Urbis, p. 60.<br />

Nr. 166 b 27 dic. 1522<br />

A f. 106r; C p. 134.<br />

Nomina, da parte dei conservatori, di Mario Particappa del rione S. Angelo<br />

e dell’aromatarius Saba Petrucci del rione Monti, a scyndici del depositarius<br />

maior.<br />

02-Regesti.pmd 235<br />

08/03/2011, 14.04


236 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Com. A:<br />

Seguendo Cerasoli, Commentario, pp. 107, 112, 117, 126, più precisamente il depositarius<br />

maior è il depositarius maior Camere Urbis o depositarius (generalis) pecuniarum<br />

Camere (anziché il depositarius maior populi romani, v. commento a Nr. 178 a). Stranamente<br />

il Rutili non scrive il nome del depositarius maior in questione; ma il 20 luglio<br />

1521 è documentato Francesco Leni come depositarius pecuniarum Camere Urbis, che<br />

forse stava per finire il suo mandato: v. l’introduzione supra, p. 23. Nel Quattrocento<br />

anziché del depositarius si parla anche del thesaurarius pecuniarum Camere Urbis: Così<br />

troviamo la serie “Introitus et exitus” del thesaurarius sive depositarius camere Urbis in<br />

ASR, Fondo Camerale I, Camera Urbis, 331-346 (però con una lacuna dal 1509 al<br />

1685-6); cfr. anche ASC, Cam. Cap., Cred. IV, vol. 105, ff. 9v, 10r (riferendosi al<br />

pontificato di Calisto III).<br />

Com. B:<br />

Mario Particappa aveva rivestito la carica di conservatore nel 1513: ASV, Reg. Vat. 991,<br />

f. 29r (1 mag. 1513); Bullarium (Torino), V, p. 538.<br />

Nr. 167* CONSERVATORI IN CARICA: IL doctor utriusque iuris E AVVOCATO CONC-<br />

ISTORIALE MELCHIORRE BALDASSINI, GIACOMO FRANGIPANE E DOMENICO MASSIMO.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: FRANCESCO BRANCA.<br />

Com. B:<br />

Il giurista e avvocato concistoriale Melchiorre Baldassini (1470-1525) (fig. 15), originario<br />

di Napoli, si fece costruire da Antonio da Sangallo un palazzo in via delle Coppelle.<br />

Nel 1523 successe al defunto Paolo Planca nella carica di advocatus pauperum:<br />

ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 73, f. 105r (5 lug. 1523); Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato,<br />

p. 87*; Del Re, Curia Capitolina, p. 48s.; P. Craveri, Baldassini, Melchiorre, DBI,<br />

vol. 5, Roma 1963, p. 452 (dà come anno di morte il 1522); Frommel, Palastbau, II,<br />

p. 23ss.; Gigli, Melchiorre Baldassini; Sénéchal, Le tombeau; Esposito, Tra accademia,<br />

p. 329 con nota 17 (per la sua appartenenza alla Sodalitas Parionis). Per il suo ruolo da<br />

conte palatino vedi Rehberg, Dottori “per vie traverse”.<br />

Il versatile imprenditore di antica famiglia, anche aperto culturalmente, Giacomo Frangipane<br />

(† nel 1527) prestò giuramento in occasione della pax romana ed era vicino<br />

politicamente a Marcantonio Altieri: Gennaro, Pax, p. 54; Altieri, Li Baccanali, pp. 5<br />

nota 5, 36s. nota 5; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 103*; Trifone, Lingua,<br />

pp. 188-191.<br />

Il ricchissimo Domenico (di Pietro) Massimo (chiamato anche Minico) († 1528 ca.) nel<br />

1478 aveva sposato Giulia, la figlia di Evangelista Maddaleni Capodiferro, zia per parte<br />

di madre di Marcantonio Altieri. Nel censimento del 1527, è elencato tre volte, una<br />

volta con 160 “bocche” a carico, che dimostra la sua ricchezza. Morì nel Sacco di<br />

Roma, durante il quale la sua famiglia e la sua casa furono gravemente colpite: Lee,<br />

Descriptio, nrr. 1211, 4468 (da qui la cifra), 8059; Frommel, Palastbau, ad indicem;<br />

Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 110*; Altieri, Li Baccanali, p. 103s. nota 48;<br />

Cafà, I Massimo, p. 32ss.<br />

Sia il Frangipane che il Massimo nel 1513 fecero parte della cana nobilitas Urbis:<br />

Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241.<br />

Su Francesco Branca si veda il commento a Nr. 102*.<br />

02-Regesti.pmd 236<br />

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REGESTI<br />

237<br />

Nr. 167 9 gen. 1523<br />

A f. 106r-v; C pp. 135-136.<br />

Decreto affinché Marcantonio Altieri, Giuliano Leni, Mariano Castellani e<br />

Giulio Petri Mactei, assieme ai vertici municipali, trovino i mezzi per finanziare<br />

i provvedimenti contro la peste. Dall’istanza emerge che gli ecclesiastici<br />

e gli officiales erano già stati aggravati a tal fine.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i cancellieri Angelo Cesi<br />

Medices e Pietro Mellini, i caporioni di Trevi, Colonna, Campo Marzio,<br />

Monti, S. Angelo, Campitelli, Ripa e Trastevere, illorumque consiliariis officialibus<br />

et aliis nobilibus civibus ibidem presentibus.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Angelo Vallati.<br />

Nota bibl.:<br />

Pecchiai, Roma, p. 417; Altieri, Li Baccanali, pp. XXVI, 189 nota 19 (con indicazioni<br />

imprecise della fonte e dell’anno).<br />

Com. B:<br />

Erano molteplici le attività economiche di Giuliano Leni, tra le quali sono da rilevare<br />

quelle svolte al servizio del papa come imprenditore edile: Pastura Ruggiero, Lo Stato,<br />

p. 28; Frommel, Palastbau, ad indicem; Altieri, Li Baccanali, p. 189s. nota 19; Partner,<br />

Renaissance Rome, p. 94s.; Ait - Vaquero Piñeiro, Dai Casali, ad indicem.<br />

Nr. 168 26 feb. 1523<br />

A f. 106v; C p. 136.<br />

Decreto per proseguire a spese pubbliche il processo contro Tivoli, ribelle<br />

contro Roma. Tale processo nel frattempo è stato affidato dal papa ai cardinali<br />

de Monte e de Grassis. I conservatori promettono di portare a termine<br />

il processo eventualmente anche dopo la scadenza del loro mandato.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini.<br />

Com. A:<br />

Per i retroscena del processo, che gli emissari di Tivoli cercarono di influenzare a loro<br />

favore, cfr. Annali e memorie di Tivoli, p. 18s.<br />

Nr. 168 a 26 feb. 1523<br />

A ff. 106v-107r; C p. 136.<br />

Decreto per far amministrare le entrate del Palazzo dei Conservatori (domus),<br />

che in passato erano state impiegate dai conservatori anche ad uso<br />

privato, da un receptor deputatus, che deve registrare in un <strong>liber</strong> le entrate<br />

e le uscite.<br />

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238 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 228; Id., Les institutions, p. 235; Pecchiai,<br />

Roma, p. 243s.<br />

Com. A:<br />

L’ufficio del receptor deputatus del Palazzo dei Conservatori è probabilmente da<br />

identificare con l’officium depositarii palatii conservatorum degli statuti del 1580<br />

(v. Nr. 175).<br />

Nr. 168 b 26 feb. 1523<br />

A f. 107r; C pp. 136-137.<br />

Decreto affinché, in merito alla contesa relativa alla tassazione delle case<br />

romane ed alle estorsioni sul prezzo del sale (super differentia taxationis<br />

domorum Urbis et super extortionibus salis), i dohanierii salis, che vendono<br />

il sale ad minutum anche a 30 julii, non possano esigere più di 13 ½ julii,<br />

e i facchini non possano ricevere per un carico di 150 libre più di 3 boloneni.<br />

Inoltre viene stabilito che i conservatori, insieme ad alcuni cives nominati<br />

da loro, provvedano alle gabelle che da poco tempo sono riscosse sulle<br />

strade pubbliche al di fuori della città e nei territori dei baroni e di altri<br />

; inoltre i suddetti si adoperino riguardo alle grazie (gratie)<br />

concesse dai papi passati fino oggi e ai capitula.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1937.<br />

Com. A:<br />

I trasportatori di barili di vino – detti barilari o facchini – erano organizzati in una<br />

corporazione dal 1447. Per il loro lavoro esigevano tariffe fisse: Malatesta, Statuti delle<br />

gabelle, p. 98; Palermo, Il porto di Roma, p. 281ss. (sulle disposizioni delle Ordinaciones<br />

Rippe urbis del 1461 che li riguardavano); Ait - Esch, Aspettando, p. 393.<br />

Il consiglio si era pronunciato contro l’aumento del prezzo del sale allorché si erano<br />

dovuti pagare 18 ½ baiocchi a scorzum (v. Nr. 24 con com. A).<br />

L’ultimo provvedimento dimostra ovviamente che il comune di Roma sperava ancora di<br />

poter arrivare a dei capitula con il papa che si basassero su quelli discussi con i<br />

cardinali nel periodo in cui la sede era vacante (v. Nrr. 130, 131, 172 a, ma vedi anche<br />

Nr. 174).<br />

Nr. 168 c 26 feb. 1523<br />

A f. 107r; C p. 137.<br />

Decreto perché siano rispettate le conventiones relative<br />

all’invio dei fideles e del comestabilis a Roma (v. Nr. 107).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Negri e Pietro Lalli.<br />

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REGESTI<br />

239<br />

Nota crit.:<br />

Vitorchiano non è nominata esplicitamente. Che si tratti di questa località, emerge dalla<br />

nota marginale scritta da Rutili di suo pugno (Super questionibus, que habent Viturclanenses<br />

cum romano populo) e da Nr. 107.<br />

Nr. 169 2 mar. 1523<br />

A f. 107r-v; C p. 137.<br />

Impegno (obligatio) di Sanus Coroni a pagare i 15 ducati auri, che deve al<br />

popolo romano. Sanus garantisce di pagare la somma, in rate mensili di 5<br />

ducati, al depositarius pecuniarum portionum romani populi Gregorio Serlupi.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giuliano Giovenale e Giacomo Boccabella.<br />

Com. A:<br />

Gli obblighi di Sanus Coroni verso il depositarius Gregorio Serlupi risalgono probabilmente<br />

ai tempi in cui il Coroni fu notaio dei conservatori (cfr. App. Nr. 6) e come tale<br />

tenuto a dei pagamenti al depositarius del popolo romano.<br />

Nr. 170 16 mar. 1523<br />

A ff. 107v-108r; C pp. 137-138.<br />

Decreto affinché i caporioni, al fine di reperire i fondi per pagare le spese<br />

causate dalla peste, vadano di casa in casa nei loro rioni a chiedere elemosina.<br />

I proventi devono essere consegnati al depositarius nominato dai custodes<br />

sanitatis, per aiutare i bisognosi e sorvegliare le porte, affinché nessuna<br />

persona proveniente da luoghi sospetti possa mettere piede a Roma. Il<br />

fabbisogno di denaro è tale da non poter essere coperto – come sostiene<br />

l’istanza – dalle pecunie riscosse da officiales, chiese e cardinali.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 63 (erroneamente datato<br />

6 marzo); Pecchiai, Roma, p. 417.<br />

Nr. 170 a 16 mar. 1523<br />

A f. 108r; C p. 138.<br />

Decreto affinché Giuliano Giovenale, Evangelista Maddaleni e Giulio Petri<br />

Mactei discutano con gli artiste sull’acquisto (emptio) degli uffici di notaio<br />

e scriptor della Camera Urbis e di notaio dei conservatori, affinché venga<br />

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240 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

eliminata l’estorsione (extortio) ai danni dei pauperes artiste, perpetrata dai<br />

titolari di questi uffici attraverso false inventiones applicate dagli extraordinarii<br />

contro di loro (v. Nr. 105).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1488; Rodocanachi, Les institutions, p. 189 nota 2 (i pauperes<br />

artiste non sono tuttavia “pauvres hères” [“poveri diavoli”, “poveracci”], v. commento a<br />

Nr. 25).<br />

Nr. 170 b 16 mar. 1523<br />

A f. 108r; C p. 138.<br />

Decreto affinché i conservatori, assieme al cancelliere Pietro Mellini, al priore<br />

dei caporioni Francesco Branca e all’advocatus domus Paolo Planca trovino<br />

un modo per garantire ai docenti dell’università (ginnasium) il loro stipendio.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Stefano Teoli e Giacomo Boccabella.<br />

Nr. 171 18 mar. 1523<br />

A f. 108r-v; C p. 139.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana ai nepotes di Melchiorre<br />

Baldassini, Giambattista, Antonio e Gaspare Baldassini, nonché a Tommaso<br />

da Prato, a Pietro de Cinquinis e a Georg Dontelberg, maggiordomo (magister<br />

domus) del datario Guillelmus Encheort. L’istanza viene presentata dal<br />

terzo conservatore Domenico Massimo propter absentiam magnifici domini<br />

Melchioris primi conservatoris.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giuliano Giovenale e Giacomo Boccabella.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 18.<br />

Com. B:<br />

Il primo conservatore Melchiorre Baldassini forse era assente, perché il consiglio cittadino<br />

doveva decidere sul conferimento della cittadinanza romana proprio ai suoi nepotes.<br />

I nomi dei nuovi cittadini si trovano anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 192r.<br />

Grazie a questa tradizione parallela, Tommaso da Prato può essere identificato con lo iuris<br />

utriusque doctor Tommaso de Cortesiis che fu dal 1528 al 1533 datario di Clemente VII:<br />

Hofmann, II, p. 104; Frenz, p. 449. Tommaso, residente nel rione Arenula, nel censimento<br />

del 1527 è elencato con 17 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 5695. Nel 1520 è documentato<br />

come uno dei in romana curia causarum procuratores: ASR, Collegio dei Notai Capitolini,<br />

1504, f. 118r (manca però la datazione precisa). Da ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 74,<br />

f. 164r (7 dic. 1524) risulta proprietario di terreni in Prati (in contrata Pratorum).<br />

Su Giambattista e Antonio Baldassini cfr. Frommel, Palastbau, ad indicem.<br />

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REGESTI<br />

241<br />

Georg Dontelberg è sicuramente quel clericus della diocesi di Liegi, canonico di S. Maria<br />

a Maastricht e familiaris di Adriano VI col nome Georgius de Dommelberch che nell’anno<br />

precedente aveva ottenuto una pensio su una cappellania nella basilica di S. Maria<br />

Maggiore: ASV, Reg. Lat. 1423, ff. 6r-8v (26 ott. 1522); Munier, Nederlandse Curialen,<br />

p. 210 nota 4.<br />

Nr. 172 26 mar. 1523<br />

A f. 108v; C pp. 139-140.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Franciscus Ursin, camerario<br />

papale, al magister Francesco da Norcia (de Nursia), medico del<br />

papa, al magister e medico Girolamo da Gubbio nonché al magister Damianus,<br />

quest’ultimo medico del cardinale di S. Sisto.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i cancellieri Angelo Cesi<br />

Medices e Pietro Mellini, capitibus regionum, consiliariis et officialibus ac<br />

aliis nobilibus civibus ibidem presentibus.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il procurator fisci Ippolito de Scarzis e Giacomo Boccabella.<br />

Com. B:<br />

Il cardinale di S. Sisto qui nominato era Tommaso Gaetanus de Vio († 1534), generale<br />

dei Domenicani dal 1517 al 1534: Eubel - van Gulik, p. 16.<br />

I nuovi cittadini sono registrati anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 192r<br />

(ripetuto ivi, f. 192v con qualche differenza; così il nome Damianus [vedi sotto] qui è<br />

riportato come de Damianis).<br />

Il famoso phisicus pape e medico di Adriano VI Francesco Fusconi da Norcia morì nel<br />

1553: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 73, ff. 111v-112v (non datato, ma del 1522); ibid. 74,<br />

f. 6r (18 mag. 1523), 118r-119r (1 giu. 1524); Marini, Archiatri, I, p. 325; Frommel,<br />

Palastbau, ad indicem; D. von Wille, Fusconi, Francesco, DBI, vol. 50, Roma 1998,<br />

p. 797s. Francesco de Norcha medico, residente nel rione Arenula, nel censimento del<br />

1527 è elencato con 5 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 5854.<br />

Il medico di Leone X e Clemente VII, Girolamo Accoramboni da Gubbio (1469-1537),<br />

insegnò medicina presso l’università di Roma dal 1514: Marini, Archiatri, I, p. 317ss.;<br />

F. Cagnetti, Accoramboni, Gerolamo, DBI, I, Roma 1960, p. 111s. Come Hieronimus de<br />

Augubio, del rione Colonna, nel censimento del 1527 è elencato con 12 “bocche”: Lee,<br />

Descriptio, nr. 873.<br />

Il magister Damianus è certamente identificabile con l’omonimo medico cui Leone X<br />

nel 1514 conferì un incarico di insegnante in philosophia morali presso l’università di<br />

Roma: Conte, I maestri, p. 4.<br />

Nr. 172 a 26 mar. 1523<br />

A ff. 108v-109r; C p. 140.<br />

Decreto affinché i conservatori e il priore dei caporioni sollecitino (sollicitent)<br />

presso l’uditore della Camera il rilascio (expeditio) dei privilegia<br />

del popolo romano che Adriano VI deve confermare (v. Nr. 168 b).<br />

02-Regesti.pmd 241<br />

08/03/2011, 14.04


242 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 172 b 26 mar. 1523<br />

A f. 109r; C p. 140.<br />

Decreto per far istituire dal lector palatii Evangelista Maddaleni <br />

una biblioteca (libraria) nello spazio esistente sopra il lovium e l’archivium<br />

del Palazzo dei Conservatori.<br />

N. Bibl.:<br />

Lanciani, I, p. 274; G. Ballistreri, Capodiferro Evangelista Maddaleni de’, detto Fausto,<br />

DBI, vol. 18, Roma 1975, pp. 621-625, qui 623; Del Re, I Conservatori capitolini a<br />

lezione di storia.<br />

Com. B:<br />

Il nipote di Marcantonio Altieri, Evangelista Maddaleni Capodiferro detto “Faustus”<br />

(† 1527), compare già in una delle prime registrazioni dei verbali consiliari come testimone,<br />

circostanza facilmente spiegabile, visto il suo incarico di lector palatii. In effetti<br />

il nobile romano e familiaris continuus commensalis del papa era stato nominato nel<br />

1514 magister historiarum dei conservatori (e quindi anche lector all’Università di Roma?)<br />

con il cospicuo salario di 300 ducati: ASV, Reg. Vat. 1211, ff. 72v-73v (26 set. 1514), e<br />

in base ad una altra fonte in Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 234s.; Tommasini,<br />

Evangelista Maddaleni; Miglio, Roma dopo Avignone; Ballistreri (v. sopra); Altieri, Li<br />

Nuptiali, Indice ragionato, p. 92*; Altieri, Li Baccanali, p. 341 nota 24; Rowland, The<br />

culture, p. 87ss.; Bredon, p. 49 note 194 e 198; per i suoi contatti con i Colonna si<br />

rinvia a Serio, Una gloriosa sconfitta, ad indicem. Per l’insegnamento della storia allo<br />

Studium Urbis cfr. in generale Miglio, Il leone e la lupa, in particolare p. 166 e Capo,<br />

I primi due secoli <strong>dello</strong> Studium Urbis, p. 28s.<br />

Per quanto concerne la realizzazione effettiva di una biblioteca per conto di Evangelista<br />

Maddaleni Capodiferro “non si ha poi alcuna notizia”: Modigliani, Cittadini romani e<br />

libri, pp. 484ss. (per i libri di Evangelista), 486 (qui la citazione); Bedon, Il Campidoglio,<br />

p. 38.<br />

Nr. 172 c 26 mar. 1523<br />

A f. 109r; C p. 140.<br />

Decreto perché siano inseriti nell’urna per l’elezione dei consoli dei mercatores<br />

(bussula consulum mercatorum) i seguenti nomi: Antonio Cole Rubei,<br />

Ippolito de Mantaco, Giacomo Boccabella, Serafino Bucchinus, <strong>Marco</strong> Marcello<br />

Paparoni, Giacomo Capogalli, Basilio Acorari (de Acorariis), Felice<br />

Palini (de Palinis), Girolamo Boccamazza, Alessandro Paparoni e Aurelio<br />

Vari.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo de Bucceis e Francesco Astalli.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3621.<br />

Com. A:<br />

Sui consoli dei mercatores cfr. Gatti, Statuti dei mercanti di Roma.<br />

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REGESTI<br />

243<br />

Com. B:<br />

Fra gli aspiranti consoli dei mercatores si trova il ricco Antonio Cole Rubei del rione<br />

S. Eustachio che, sotto il nome Antonio Colarosso, nel censimento del 1527 è elencato<br />

con 50 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 6622; Trifone, Lingua, p. 72 nota 200.<br />

Il testimone Francesco (di Mariano) Astalli sposò nel 1532 una nipote di Marcantonio<br />

Altieri, e precisamente la figlia di Lorenzo Altieri, Paola: Altieri, Li Baccanali, p. 97<br />

nota 36.<br />

Nr. 173 27 mar. 1523<br />

A f. 109r-v; C pp. 139-140.<br />

Decreto affinché i conservatori costringano il depositarius generalis officialium<br />

romanorum Bartolomeo Della Valle ad ottemperare al motuproprio del<br />

papa relativo al pagamento degli officiales romani. L’istanza viene presentata<br />

dal priore dei caporioni Francesco Branca.<br />

Com. A:<br />

Il motuproprio, che ordinava al depositarius Bartolomeo Della Valle il pagamento degli<br />

officiales romani, non è stato ancora ritrovato.<br />

Nr. 173 a 27 mar. 1523<br />

A f. 109v; C p. 140.<br />

Decreto affinché i caporioni, visto il continuo dilagare della peste, scelgano<br />

in ogni rione una persona, « qui integritate et caritate ac sufficientia aliis<br />

cuiuslibet regionis prevaleat », dalla quale siano a sua volta designate a sorte<br />

tre persone che vigilino sulla salute pubblica (qui sanitatis curam habeant).<br />

L’istanza viene presentata dal priore dei caporioni Francesco Branca.<br />

Com. B:<br />

Pecchiai, Roma, p. 417.<br />

Nr. 173 b mar. 1523<br />

A ff. 109v-110r; C p. 140.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana al confessore del papa ..,<br />

ad Ambrogio Centorione, a Pietro Curtius, al procurator Bernardino da<br />

Urbino (v. Nr. 213 b), a Pietro da Bologna e a Leonardo de la Fenice da<br />

Salerno.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis et officialibus aliisque nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

02-Regesti.pmd 243<br />

08/03/2011, 14.04


244 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio de Alzatellis e Giacomo Boccabella.<br />

Nota crit.:<br />

Rispetto ai Nrr. 173 e 173 a, si nota che questo provvedimento non è più collegato ad<br />

un’istanza del priore dei caporioni Francesco Branca, ma di nuovo al solito primo conservatore<br />

Melchiorre Baldassini. È quindi possibile che questo Nr. sia da datare un<br />

giorno prima, come suggerisce la fonte che citiamo subito.<br />

Com. B:<br />

I nuovi cittadini sono registrati anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 191v<br />

(ripetuto in f. 192v con data 26 mar. 1523). Anche lì mancano alcune informazioni<br />

(come per esempio il nome del confessor).<br />

Dalla tradizione parallela risulta che Ambrosius Centurio era anche utriusque iuris doctor.<br />

Il poeta Pietro Corsi (Curtius) († dopo il 1538) era originario di Carpineto Romano e<br />

appartenne alla cerchia di Angelo Colocci. Le sue opere più conosciute, Romae urbis<br />

excidium (sul Sacco di Roma) e Defensio pro Italia ad Erasmum Roteradamum, sono<br />

state scritte più tardi. L’acquisto della cittadinanza romana gli facilitò l’accesso ai benefici<br />

ecclesiastici della città, visto che fin dal 1515 ottenne aspettative a benefici minori e<br />

pensiones alle basiliche di S. Maria Maggiore e S. Pietro: ASV, Reg. Vat. 1074, ff. 354v-<br />

357r (31 lug. 1517); 1218, f. 287v-289r (31 ago. 1522; in queste fonti Pietro è indicato<br />

ancora come Petrus Cursius Buccius clericus Anagnin. diocesis); L. G. Gyraldus, De<br />

poetis nostrorum temporum, ed. K. Wotke, Berlin 1894 (stampa anast. Messina 1992),<br />

p. 43; Ubaldini, Vita di Mons. Angelo Colocci, ad indicem (“Corsi, Pietro da Carpineto”);<br />

F. Petrucci, Pietro Corsi, DBI, vol. 29, Roma 1983, pp. 579-581; M. Bernuzzi, Pietro<br />

Corsi of Carpi, in: Contemporaries of Erasmus, I, p. 344 (con indicazione sbagliata del<br />

suo origine); Gouwens, Remembering, pp. 72-102; Pierio Valeriano on the ill fortune,<br />

pp. 59-61; Esposito, Tra accademia, p. 332 (per la sua appartenenza alla Sodalitas Parionis).<br />

Il laico Leonardo de la Fenice da Salerno era diventato poco prima della sua assunzione<br />

alla cittadinanza romana, ovvero il 18 febbraio 1523, collector plumbei: Frenz, p. 397.<br />

Lieonardo de Salerno è elencato nel censimento del 1527 come mazaro, cioè membro<br />

del collegio dei servientes armorum, residente nel rione Ponte con 4 “bocche”: Lee,<br />

Descriptio, nr. 2637; per la carica curiale nominata cfr. N. Del Re, Mazzieri pontifici, in:<br />

Mondo Vaticano, p. 690.<br />

Nr. 174 30 mar. 1523<br />

A f. 110r-v; C pp. 140-141.<br />

Relazione del conservatore Melchiorre Baldassini sulla visita dei tre conservatori<br />

al papa. Questi ha ordinato al suo datario, in presenza del depositarius<br />

Bartolomeo Della Valle, che gli officiales romani passati, presenti e<br />

futuri ricevano a tempo debito i loro compensi. Il papa ha promesso la<br />

conferma dei capitula, dei privilegi e degli statuti del popolo romano, nonché<br />

la restituzione degli uffici. Quanto ai tribunali (tribunalia), egli desidera<br />

che la Curia Capitolina abbia la competenza sui processi civili (civilia) e il<br />

governatore quella sui processi criminali (criminalia). I delitti puniti con<br />

pene corporali (corporalis pena) devono essere sottoposti, dopo l’esame tra-<br />

02-Regesti.pmd 244<br />

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REGESTI<br />

245<br />

mite un notaio, al papa, per comunicarli poi pubblicamente. Fino a quando<br />

non sarà emessa la sentenza sulla contesa con Tivoli (v. Nr. 168), il comes<br />

deve essere confermato in carica con un breve. Riguardo ai capitula che<br />

regoleranno le iurisdictiones, il papa vuole limitare la giurisdizione della<br />

Curia Capitolina a favore di quella del governatore (« quod Sanctitas Sua<br />

vult facere aliquam mutilationem iurisdictionis Curie Capitolii et conferre<br />

domino gubernatori »).<br />

Nota bibl.:<br />

Del Re, Monsignor Governatore, p. 21 (con citazione); Id., La Curia Capitolina, p. 48;<br />

Franceschini, Il tribunale del Senatore, p. 32; Camerano, Senatore e Governatore, p. 52.<br />

Com. A:<br />

Il testo della relazione del primo conservatore lascia intendere che la base delle trattative<br />

dei romani con Adriano VI erano i capitoli approvati l’anno prima dal collegio cardinalizio<br />

(v. Nr. 131). Il papa modificò il progetto originario considerevolmente. Il datario<br />

menzionato era Wilhelm Enckenvoirt (v. Nr. 165).<br />

Nr. 174 a <br />

A f. 110v; C p. 141.<br />

Decreto affinché i conservatori futuri verifichino prima <strong>dello</strong> scadere del<br />

loro incarico le entrate e le uscite del Palazzo dei Conservatori con i<br />

libri contabili (libri); i conservatori hanno affidato uno di essi al provisor<br />

del Palazzo Giacomo Boccabella e l’altro, tenuto parallelamente, prima<br />

ad Angelo Vallati e poi a Luca de Mutianis (v. Nr. 175). Ai conservatori<br />

spetta, in base ad un decreto del Senato, la scelta del provisor<br />

(« Et quia ex senatus consulto fuit data facultas magnificis dominis conservatoribus<br />

conficiendi provisorem palatii magnificorum dominorum conservatorum<br />

... »).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Ippolito de Scarzis e Giacomo Porcari.<br />

Nota crit.:<br />

Alla registrazione, che segue direttamente il decreto Nr. 174, mancano le caratteristiche<br />

formali di un decreto consiliare indipendente. Come tale essa è riconoscibile però per<br />

via dell’obbligo dei conservatori (Et qui domini conservatores subsequentes pro tempore<br />

... teneantur) e per via della nota a margine (De provisore palatii dominorum conservatorum).<br />

Com. A:<br />

Si comprende meglio il decreto consiliare, se si tiene conto innanzitutto del decreto<br />

Nr. 175, cronologicamente precedente, che stabilisce le competenze di Giacomo Boccabella<br />

e Luca de Mutianis.<br />

Com. B:<br />

Il testimone Giacomo Porcari, nel censimento del 1527, è elencato con 17 “bocche”:<br />

Lee, Descriptio, nr. 7004.<br />

02-Regesti.pmd 245<br />

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246 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 175 2 mar. 1523<br />

A ff. 110v-111v; C pp. 141-142.<br />

Capitula sulla nomina e la conduzione dell’ufficio del provisor palatii, emessi<br />

dai tre conservatori, dal priore dei caporioni, dall’advocatus romani populi<br />

fisci Paolo Planca e da Evangelista Maddaleni Capodiferro, cui è stato<br />

richiesto consiglio. I capitula sono varati in occasione della nomina a vita<br />

di Giacomo del fu Carlo Boccabella, del rione Campitelli, a questo incarico.<br />

In virtù del decreto del Senato del 26 febbraio 1523 (v. Nr. 168 a), i vertici<br />

municipali (domini conservatores seu prior capitum regionum aut quivis alius<br />

futurus semper temporibus in magistratu existentes) devono consegnare gli<br />

introiti del Palazzo dei Conservatori (palatium), provenienti da Roma e dalle<br />

località ad essa soggette, al provisor. I trasgressori sono registrati in “speculo”<br />

(v. Nr. 83 b) tamquam infames. Tale decretum viene notificato attraverso<br />

littere indirizzate alle dette località, e a Roma tramite l’inserimento in tabella<br />

ut stet pro rostris. I capitula stabiliscono fra l’altro che Giacomo, obbligato<br />

a fornire un rendiconto, registri le entrate e le uscite ed effettui spese<br />

solo su mandato (recepito prius mandato) dei conservatori. Pertanto, un conservatore<br />

non può ricevere denaro per un viaggio, se prima il provisor non<br />

ha registrato il corrispondente mandato. Nessun conservatore, priore o altro<br />

officialis è autorizzato a portar via dal palazzo vasi d’argento o di altro<br />

metallo, tessuti (panni, lane e lini) o tapeta. Su mandato dei conservatori,<br />

che il provisor è tenuto a registrare nell’inventario (<strong>liber</strong> bonorum palatii), è<br />

possibile effettuare un prestito limitato a otto giorni. Giacomo deve comunicare<br />

tutte le entrate e le uscite allo scriptor palatii Luca de Mutianis, che<br />

da parte sua tiene parallelamente un libro a questo scopo. I conservatori<br />

devono fornire un resoconto all’inizio dell’ultimo mese del loro incarico<br />

trimestrale. Giacomo percepisce da loro un salario di 6 ducati auri al mese,<br />

provenienti dai fructus extraordinarii dell’ufficio del gabellarius maior.<br />

Nota crit.:<br />

La presente registrazione Nr. 175 (2 mar. 1523) sarebbe da correlare correttamente, sotto<br />

il profilo cronologico, con la Nr. 169, avendone la stessa data. Rutili però la inserisce<br />

qui probabilmente perché il contenuto è collegato a quello del decreto Nr. 174 a.<br />

Com. A:<br />

Giacomo Boccabella riuniva nella sua persona la funzione di custos et revisor, già da<br />

tempo da lui detenuta (v. Nr. 121) e l’ufficio di provisor palatii (successivamente detto<br />

depositarius palatii), probabilmente di nuova creazione. La carica di receptor del Palazzo<br />

dei Conservatori (v. Nr. 168 a) corrisponde all’officium depositarii palatii conservatorum,<br />

sancito per la prima volta negli statuti del 1580. Il suo compito era di controllare<br />

le entrate dei conservatori, quelle della gabella studii, quelle ottenute attraverso le multe<br />

inflitte, tra gli altri, dalla Curia Capitolina e le imposte provenienti dalle terre del popolo<br />

romano. Gli statuti del 1580 trattano le due funzioni in capitoli distinti, ma susseguenti:<br />

Statuti del 1580, pp. 144s. De Officio Depositarii Palatii Conservatorum, 145s.<br />

De Officio Revisoris Palatii Conservatorum.<br />

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REGESTI<br />

247<br />

Nr. 176* CONSERVATORI IN CARICA: FABIO MENTEBUONA, DOTTORE IN GIURISPRU-<br />

DENZA, ALBERTINO TEBALDESCHI E RAFFAELE CASALI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: LORENZO CRESCENZI.<br />

Com. B:<br />

Fabio Mentebuona era già stato conservatore nel 1516 (v. Nr. 17*).<br />

Albertino Tebaldeschi nel 1512 era stato caporione del rione Campitelli: Esposito, La<br />

normativa suntuaria, p. 165. Il conservatore Albertino in un’altra fonte è indicato erroneamente<br />

dallo stesso Rutili come de Alberteschis: ASR, Collegio dei Notai Capitolini,<br />

1504, f. 228r (9 mag. 1523).<br />

Raffaele Casali († 1542) era stato dal 1496 al 1507 abbreviator de parco minori. Dalle<br />

notizie <strong>dello</strong> Iacovacci si evince che era molto legato alla confraternita del SS. Salvatore<br />

(nella quale entrò nel 1500) nonché imparentato con numerose altre famiglie nobili<br />

romane (p. e. nel 1495 sposò Faustina Astalli; nel 1514 divenne suocero di Alessandro<br />

Maddaleni Capodiferro; l’ultima moglie fu Faustina Boccamazzi). Prestò giuramento in<br />

occasione della pax romana (1511): BAV, Ottob. lat. 2549, II, pp. 612-623 (Iacovacci);<br />

Gennaro, Pax, p. 54; Frenz, p. 437; Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 94*;<br />

Altieri, Li Baccanali, p. 106 nota 52. Egli, nel censimento del 1527 è elencato con 40<br />

“bocche”: Lee, Descriptio, nr. 1578. Per il suo busto funerario in S. Agostino si veda<br />

fig. 13.<br />

Lorenzo Crescenzi era diventato nel dicembre 1515 camerarius Ripe et Ripecte (v. commento<br />

al Nr. 11 a). Con Ippolito Porcius (Porcari) era stato nominato da Leone X, nel<br />

1516, commissarius agriculture. Nel 1524 entrambi furono confermati nel loro incarico:<br />

ASV, Arm. XXXIX, 34, ff. 696v-697v (20 ago. 1524). Nel 1513 il Crescenzi fece parte<br />

della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241; cfr. inoltre Trifone,<br />

Lingua, p. 306s.<br />

Nr. 176 24 apr. 1523<br />

A ff. 111v-112r; C p. 143.<br />

Decreto di convocazione ad sonum campane per il sabato successivo alle 11<br />

di un consilium generale con tutti i baroni per discutere sul proposito del<br />

papa, esposto dal datario, di riscuotere mezzo ducato da ogni focolare (domus)<br />

<strong>dello</strong> stato della Chiesa (in omnibus castris, locis et terris Sancte Romane<br />

Ecclesie subiectis), dopo aver già gravato con decime gli ecclesiastici<br />

e gli officiales. Alla base di questi propositi ci sono le conquiste della fortezza<br />

ungherese di Belgrado e della città di Rodi (Rodus civitas) da parte<br />

dei turchi che ora minacciano la Sardegna, la Sicilia ed il Regno di Napoli.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Angelo Vallati.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4709.<br />

Com. A:<br />

Relativamente ai drammatici avvenimenti della presa di Belgrado (agosto 1521) e Rodi<br />

(dicembre 1522) da parte dei turchi cfr. K. M. Setton, The Papacy and the Levant (1204-<br />

02-Regesti.pmd 247<br />

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248 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

1571), III: The Sixteenth Century to the Reign of Julius III, Philadelphia 1984, p. 198ss.<br />

La necessità di trovare nuovi mezzi finanziari per la difesa contro i turchi, indusse<br />

Adriano VI, l’11 marzo 1523, a riscuotere le decime dal clero e dagli officiales <strong>dello</strong><br />

Stato della Chiesa e, il 18 marzo 1523, a introdurre un focatico generale: M. Rosa,<br />

Adriano VI, in: Enciclopedia dei Papi, III, Roma 2000, p. 69. Il consiglio generale<br />

protestò energicamente contro l’introduzione di questa tassa a Roma (v. Nr. 177 b).<br />

Nr. 177 2 mag. 1523<br />

A f. 112r; C p. 143.<br />

Decreto di conferimento dell’officium mossarum braviorum Urbis, in caso di<br />

nuova elezione, a un romano (romanus), dopo che esso era stato assegnato<br />

dai precedenti conservatori a due stranieri (forenses), sebbene in base agli<br />

statuta spetti ad un civis romanus.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i cancellieri Angelo Cesi<br />

Medices e Pietro Mellini, consiliariis, officialibus et aliis nobilibus civibus<br />

ibidem manentibus.<br />

Nota crit.:<br />

In occasione della seduta del consiglio (ordinario) avvenuta il 24 aprile, un venerdì<br />

(v. Nr. 176), era stato convocato per il sabato seguente un consilium generale. Questa<br />

seduta è documentata in Nrr. 177, 177 a, 177 b, essendo il 2 maggio capitato appunto di<br />

sabato (calcolato da H. Grotefend, Taschenbuch der Zeitrechnung des deutschen Mittelalters<br />

und der Neuzeit, Hannover 1971, p. 134s.). Sorprende a prima vista il cambio del<br />

luogo della seduta dalla loggia (lovium) (così in Nrr. 177, 177 a) alla più capiente prima<br />

aula (Nr. 177 b), che potrebbe anche significare che in realtà all’inizio la seduta fosse<br />

composta da meno persone per decidere argomenti di minore importanza (Nrr. 177, 177 a)<br />

per poi passare ad una assemblea più nutrita (cioè al consilium generale vero e proprio).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 258.<br />

Com. A:<br />

L’officium mossarium o del mossiere de’ Barberi consisteva nel dare il segnale di partenza<br />

alla corsa di cavalli in via del Corso, dove aveva luogo a Carnevale: Cerasoli, Commentario,<br />

pp. 115, 118; Pecchiai, Roma, p. 260; Premoli, Ludus carnelevarii; Boiteux, Chasse<br />

aux taureaux. Molto poco si sa circa i forestieri che esercitarono l’officium mossarum. Il<br />

decreto Nr. 181 cita i nomi di Melchiorre e Domenico da Vitorchiano e le loro patentes<br />

littere. A cavallo fra il 1522 e 1523, i conservatori, dopo la morte Christofori Ciotti tunc<br />

nostri comestabilis, qui illud ad vitam suam obtinebat (v. Nr. 36), conferirono l’officium<br />

carceris vulgariter nuncupatum “de le mosse” a Melchiorre Nicolutie de Viturchlano<br />

(v. Nr. 26 a), che nel contempo era uno dei fideles di Vitorchiano (su costoro v. Nr. 107):<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 138r (senza data, ma collocabile tra il 25 set. 1522 e<br />

il 22 gen. 1523). La prossimità dell’ufficio “de le mosse” e quello di connestabile emerge<br />

dalla sua originaria funzione di comes stabuli (maestro di stalla) dei conservatori. L’unificazione<br />

con l’incarico di carceriere deve aver nuociuto alla considerazione di questo ufficio,<br />

per questo i romani cercarono di rivalutarlo. In effetti successivamente esso passò di<br />

nuovo a un romano e, precisamente, al cancellarius della festa di Testaccio (cfr. però già<br />

Nr. 203 a): Nussdorfer, Civic Politics, p. 88 (sul cancellarius della festa di Testaccio).<br />

02-Regesti.pmd 248<br />

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REGESTI<br />

249<br />

Nr. 177 a 2 mag. 1523<br />

A f. 112r-v; C p. 143.<br />

Decreto affinché i conservatori con quattro o sei cives espongano al papa le<br />

proteste degli officiales, ai quali il camerarius della Camera non ha<br />

ancora pagato gli emolumenta. Essi lo pregheranno di nominare un nuovo<br />

camerario (« et quod Sanctitas Sua provideat de alio camerario »).<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni e Angelo Vallati.<br />

Nr. 177 b 1523<br />

A f. 112v; C pp. 143-144.<br />

Decreto (ad bussulam et fabas; approvato con 132 voti favorevoli e 22<br />

contrari) per respingere il proposito del papa, comunicato ai conservatori<br />

durante un’assemblea dei cardinali romani tenutasi nel palazzo del cardinale<br />

Fieschi, di riscuotere, nell’ambito dei contributi <strong>dello</strong> Stato della Chiesa<br />

alla difesa contro i turchi, da ogni focolare a Roma cinque julii come<br />

subsidium.<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri, consiliariis,<br />

officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni e Giulio Petri Mactei Albertoni.<br />

Nota crit.:<br />

La datazione di questa seduta è incompleta (mancano il mese e il giorno), ma il<br />

collegamento dell’argomento trattato con il Nr. 176 permette l’attribuzione al 2 maggio<br />

1523. Rispetto a Nr. 177 e 177a si registra un cambio del luogo della seduta,<br />

dalla loggia (lovium) alla più capiente prima aula, visto che erano da ospitare ben<br />

154 persone, che parteciparono alla votazione e formarono il consilium generale vero<br />

e proprio.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4709; Rodocanachi, La première Renaissance, p. 289.<br />

Com. A:<br />

Questo decreto consiliare concerne uno dei rari casi in cui è stata registrata nei verbali<br />

consiliari la completa ricusazione di un istanza presentata dai conservatori. Del resto la<br />

nuova tassa fu respinta ancora una volta dai romani il 15 luglio (v. Nr. 184). Cfr. il<br />

racconto delle resistenze dei romani in una lettera del 12 maggio riportata in Sanuto,<br />

I Diari, vol. 34, p. 193: si distinse in particolar modo Giampiero Caffarelli, che sosteneva,<br />

per quanto riguardava il pericolo dei turchi, non esser altro Turcho che li preti.<br />

Com. B:<br />

Il cardinale (dal 1503) Niccolò Fieschi morì nel 1524: Eubel - van Gulik, p. 8; A. Cevolotto,<br />

Fieschi, Niccolò, DBI, vol. 47, Roma 1997, pp. 503-506.<br />

02-Regesti.pmd 249<br />

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250 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 178 8 giu. 1523<br />

A ff. 112v-113r; C p. 144.<br />

Decreto per stanziare 50 ducati al mese provenienti dalle entrate delle portiones<br />

romani populi al fine di assistere i poveri ammalati di peste, la quale<br />

divampa nuovamente a Roma, purchè anche gli officiales prestino un subsidium.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri, et prefectis<br />

regionum consiliariis officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Nr. 178 a 8 giu. 1523<br />

A f. 113r; C p. 144.<br />

Decreto perché non siano assegnate (non extrahantur) le portiones, finché il<br />

depositarius pecuniarum portionum romani populi Gregorio Serlupi non ha<br />

recuperato il credito da lui concesso. In questo modo i portionarii possono<br />

essere <strong>liber</strong>ati dal gravame (gravamen) di mezzo carlinus pro quolibet ducato.<br />

Il retroscena è costituito dalla fine del mandato del Serlupi e dalla circostanza<br />

per cui, fino a quel momento, nessun romano ha offerto condizioni più<br />

vantaggiose per l’appalto del depositariatus pecuniarum portionum romani<br />

populi.<br />

Com. A:<br />

Gregorio Serlupi era una figura centrale nell’amministrazione romana in quegli anni. Le<br />

trattative con i conservatori e il consilium romani populi per la proroga del suo incarico<br />

da depositarius portionum romani populi (che rivestì almeno dal 1519, v. Nrr. 79 b, 96)<br />

apparentemente si sono protratte fino al luglio dell’anno consecutivo, visto che in<br />

quella data troviamo il Serlupi che nomina due procuratori per tale scopo: ASR,<br />

Collegio dei Notai Capitolini, 1504, notaio Pietro Rutili, f. 272r (3 lug. 1524). Il<br />

comune faceva fatica a pagare i suoi debiti verso il Serlupi: cfr. ASC, Cam. Cap.,<br />

Cred. I, t. 36, pp. 208s. (1530 lug. 20), 210 (1530 ago. 4) etc. Invece come depositarius<br />

maior populi romani (da non confondere con il depositarius maior Camere<br />

Urbis, v. commento a Nr. 166 b) il Serlupi viene ricordato il 22 agosto 1549, quando<br />

gli viene attribuita da Paolo III la gratificazione (da pagare da parte del depositario<br />

della Camera Apostolica) di due vestiti ultra emolumenta ordinaria (uno in<br />

occasione del carnevale, l’altro alla festa dell’Assunta) come la godettero solo, tra<br />

gli altri, il procuratore fiscale, il segretario, il notaio e lo scriptor dei conservatori<br />

della Camera Urbis nonché i due <strong>scribasenato</strong>. In tal maniera il pontefice lo ringraziava<br />

per i suoi fedeli servigi da molti anni (a multis annis) nell’officium depositariatus<br />

maioris populi romani: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 159, f. 97v. Il Serlupi non<br />

disdegnò neppure investimenti minori, come quello del notariatus Ripe et Ripecte<br />

(v. Nrr. 126 a, 194 a, 197 a). Fu temporaneamente anche depositarius gabelle studii<br />

(v. Nr. 232 c).<br />

02-Regesti.pmd 250<br />

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REGESTI<br />

251<br />

Nr. 178 b 8 giu. 1523<br />

A f. 113r; C pp. 144-145.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana al vescovo di Carpentras<br />

e a Girolamo Aleandro.<br />

Loggia (logia) del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: l’advocatus palatii Paolo Planca e il procurator fisci Camere.<br />

Urbis Ippolito de Scarsis.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 18.<br />

Com. B:<br />

I nomi dei nuovi cittadini sono registrati anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 192v. Vescovo di Carpentras era allora il dotto Jacopo Sadoleto (1477-1547), proveniente<br />

da Modena, che acquistò la cittadinanza romana probabilmente anche per rendere<br />

sicuro il possesso del suo canonicato a S. Lorenzo in Damaso, che trasmise fra il 1517<br />

e il 1537 più volte in favore di parenti, riservandosi però il diritto di regresso. Paolo III<br />

lo fece cardinale nel 1536: Ferrajoli, Ruolo, pp. 10, 333ss. (344s. per il canonicato in<br />

questione); W. Reinhard, Sadoleto Jacopo, in: Theologische Realenzyklopädie, XXIX,<br />

Berlin-New York 1998, p. 595s. Egli era residente nel rione Ponte con 5 “bocche” a<br />

carico: Lee, Descriptio, nr. 3152.<br />

Girolamo Aleandro (1480-1542), proveniente da Motta vicino Treviso, famoso soprattutto<br />

come oppositore di Lutero, è indicato nella suddetta fonte in qualità di superstans<br />

biblie sacri palatii. Nel 1536 fu fatto cardinale: Eubel - van Gulik, p. 25; G. Alberigo,<br />

Aleandro, Girolamo, DBI, II, Roma 1960, pp. 128-135; G. Müller, Aleandro, Girolamo, in:<br />

Theologische Realenzyklopädie, II, Berlin-New York 1978, pp. 327-231; M. J. C. Lowry,<br />

Girolamo Aleandro, in: Contemporaries of Erasmus, I, pp. 28-32.<br />

Nr. 179 18 giu. 1523<br />

A f. 113r-v; C p. 145.<br />

Decreto per designare tramite la bussula un nuovo primus collateralis della<br />

Curia Capitolii. In maniera conforme al ritus delle nuove reformationes sono<br />

estratti i nomi dei seguenti candidati – tutti utriusque iuris doctores: Bartolomeo<br />

Spica da Montefalcone, Catherinus da Norcia – al posto del defunto<br />

Deiophebus da Ascoli – e Antonio Chelinus da Forlì.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri, ipsisque<br />

prefectis , consiliariis et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Com. A:<br />

Due giorni dopo la seduta del consiglio, cioè il 20 giugno, i conservatori presentarono<br />

al papa i nomi dei candidati alla carica di primus collateralis della Curia Capitolina, o<br />

locumtenens Senatoris, già indicati nel decreto: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 142v; una analoga lista iudicum Capitolii, che i conservatori avevano presentato l’anno<br />

precedente al collegio cardinalizio, è registrata in ivi, f. 133rss (lug. 1522). Fu appli-<br />

02-Regesti.pmd 251<br />

08/03/2011, 14.04


252 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

cata la procedura stabilita dalle nuove reformationes: Statuti del 1519-1523, V, cap. 38;<br />

analogamente Statuti del 1580, p. 4s.; cfr. Del Re, La Curia Capitolina, p. 61. In base<br />

ad essa erano nominati in publico consilio quattro probi viri in qualità di electores, cui<br />

era affidata la selezione e l’esame dei candidati (questa commissione era composta da<br />

un doctor romanus, il procurator Capitolinus e due nobiles cives romani). I candidati,<br />

esperti di diritto, dovevano provenire da fuori Roma. I loro nomi erano messi in uno<br />

scrinium (o bussula), che veniva depositato in S. Maria in Aracoeli. Prima <strong>dello</strong> scadere<br />

del termine dell’incarico la bussula era portata nel publicum consilium. I suddetti<br />

electores estraevano tre nomi che venivano presentati al papa, affinché nominasse uno<br />

di loro primus collateralis per un anno. I nomi respinti venivano reinseriti nella bussula.<br />

Se il candidato scelto dal papa non accettava l’incarico, la procedura doveva<br />

essere ripetuta.<br />

Nr. 179 a 18 giu. 1523<br />

A f. 113v; C p. 145.<br />

Decreto per esaminare il diritto di Pietro Lalli ad una doppia fornitura annuale<br />

di vestiti, che egli reclama in virtù di un motuproprio di Leone X<br />

relativo alla sua nomina a notaio dei conservatori. Il motuproprio deve essere<br />

esibito dal precedente notaio dei conservatori, Sanus Coroni, presso cui è<br />

rimasto, e da Luca de Mutianis.<br />

Com. A:<br />

Mentre Pietro Lalli ebbe l’approvazione da parte dei conservatori per il suo ufficio<br />

(cfr. App. Nrr. 6 e 8), Sanus Coroni godette il riconoscimento da parte della Camera<br />

Apostolica. Così si spiega il motivo per cui il cardinale camerlengo Francesco Armellini,<br />

nell’agosto 1523, fece consegnare solo a quest’ultimo le portiones (pannorum, per i<br />

funerali di Leone X) per i suoi uffici di notaio dei conservatori e della dohana pecudum<br />

alme Urbis: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 74, f. 45v (14 ago. 1523); cfr. per un simile<br />

mandato di versamento – ma senza fare nomi, ivi, f. 25r (29 giu. 1523).<br />

Nr. 179 b 18 giu. 1523<br />

A f. 113v; C p. 145.<br />

Decreto affinché i fratelli Antonio e Tarquinio Santacroce ottengano vita<br />

natural durante la custodia di Porta S. Pancrazio, per cui forniranno al Palazzo<br />

dei Conservatori ad ogni festa dell’Assunta un vaso d’argento del<br />

valore di 10 ducati auri in auro. Allo stesso modo è concessa la custodia di<br />

Porta Portese a Domenico Boccamazza in cambio di un tappeto (tapetum)<br />

del valore di 5 ducati. Nel caso in cui i custodes non adempiano ai loro<br />

obblighi, tali concessioni sono da considerarsi nulle. Dall’istanza si evince<br />

che durante la sede vacante le due porte erano state prima assegnate a stranieri<br />

(forenses) e poi concesse ad Antonio Santacroce e Domenico Boccamazza.<br />

02-Regesti.pmd 252<br />

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REGESTI<br />

253<br />

Nota bibl.:<br />

Tomassetti, La Campagna Romana, II, p. 548.<br />

Com. A:<br />

Già durante il periodo in cui la sede era vacante, seguito alla morte di Leone X i<br />

conservatori avevano affidato la custodia di Porta S. Pancrazio ai patritii Tarquinio e<br />

Antonio Santacroce, richiamandosi alla bolla Dum singularem: ASC, Cam. Cap., Cred.<br />

VI, t. 49, f. 127r (28 dic. 1521). Il 20 giugno 1523, dunque due giorni dopo il decreto<br />

consiliare, i conservatori riassegnarono loro la porta: ivi, f. 142r. Antonio è menzionato<br />

come appaltatore di Porta Maggiore anche in Monaco, La situazione della Reverenda<br />

Camera Apostolica, p. 110.<br />

Nr. 179 c 18 giu. 1523<br />

A ff. 113v-114r; C pp. 145-146.<br />

Decreto per concedere a Domenico Boccamazza l’officium immunditiarum<br />

fluminis vita natural durante.<br />

Com. B:<br />

Alla fine del marzo 1523, i conservatori avevano confermato a Domenico Boccamazza il<br />

possesso dell’officium superstantis fluminis e di Porta Portese, richiamandosi alla bolla<br />

Dum singularem di Leone X: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 141 (31 mar. 1523).<br />

Dovrebbe trattarsi, tanto per l’officium superstantis fluminis quanto per l’officium immunditiarum<br />

fluminis nominato nel decreto, <strong>dello</strong> stesso ufficio e cioè dell’officium riparum<br />

fluminis (v. Nr. 131, punto 18, con commento).<br />

Nr. 179 d 18 giu. 1523<br />

A f. 114r; C p. 146.<br />

Decreto di pagamento di 50 ducati provenienti dai soldi delle portiones romani<br />

populi per il riscatto di Giuliano Normanni dalle mani degli infedeli, a<br />

condizione che questi non venga riscattato dai canonici di S. Pietro in Roma.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Angelo Vallati.<br />

Com. A:<br />

Non sono note le circostanze di questo decreto, in mancanza, al momento, di ulteriori<br />

notizie su Giuliano Normanni.<br />

Nr. 180 25 giu. 1523<br />

A f. 114r; C p. 146.<br />

Mandato dei conservatori per trovare un compromissum con Paolo Ricchedonne,<br />

che deve ancora 22 ducati per l’ufficio di scriptor della Camera<br />

02-Regesti.pmd 253<br />

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254 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Urbis, e con Gabriele de Zaccaris, che deve tre mesi d’affitto per l’officium<br />

transtrorum. Nel frattempo, Gregorio Serlupi non li deve importunare, tanto<br />

più che Gabriele ha ricevuto dai precedenti conservatori, come afferma, una<br />

significatio.<br />

Nr. 180 a 25 giu. 1523<br />

A f. 114r; C p. 146.<br />

Mandato dei conservatori per far registrare il breve papale di conferma (breve<br />

refirme), da loro accettato con il dovuto riguardo (debita cum reverentia),<br />

con il quale Angelo da Barbarano ha ottenuto l’incarico di secundus collateralis<br />

della Curia Capitolii.<br />

Logia del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Gregorio Serlupi e Paolo Ricchedonne.<br />

Nr. 181 30 giu. 1523<br />

A f. 114r; C p. 146.<br />

Decreto di estrazione dall’urna (e bussula sorte extractetur) del nome del<br />

nuovo gabellarius maior per il semestre successivo. Viene eletto Giacomo<br />

Negri.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni, i consiglieri e<br />

gli officiales nonché altri cittadini (capitibus regionum, consiliariis, officialibus<br />

et aliis nobilibus civibus ibidem in consilio manentibus).<br />

N.bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1869.<br />

Nr. 181 a 30 giu. 1523<br />

A f. 114v; C p. 146.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Francesco de Rubeis da<br />

Assisi, Sebastiano da Ancona, Pietro Spinelli da Parma, mercator (leggi: magister,<br />

vedi Com. B); nonché ai coniugati Ercole da Modena e Michele Corsus.<br />

Com. B:<br />

Per i nuovi cittadini si confronti la registrazione in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 192v con alcune informazioni supplementari:<br />

Francesco de Rubeis da Assisi è indicato qui come notarius Rote.<br />

A proposito di Sebastiano da Ancona è annotato: in domo cardinalis Cesarini. È certamente<br />

da identificare con quel Sebastiano de Gratianis da Ancona che nel 1524 fu<br />

02-Regesti.pmd 254<br />

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REGESTI<br />

255<br />

nominato da Clemente VII commissarius generalis della Camera Apostolica in Urbe<br />

con competenze relative all’approvvigionamento di frumento per Roma: ASV, Arm.<br />

XXXIX, 34, ff. 567v-569r (3 apr. 1524). Un collega d’ufficio di Sebastiano era Francino<br />

(v. Nr. 204 a).<br />

Pietro Spinelli di Parma è definito nella suddetta fonte complementare non mercator,<br />

bensì magister. Ciò convince di più, perché è molto probabile l’identificazione con quel<br />

Petrus Spinella che prima del Sacco contava nella sua casa nel rione Colonna ben 13<br />

bocche (a indicare una florida attività): Lee, Descriptio, nr. 1366. Il suo mestiere era<br />

quello del carpentiere, come si evince da una fonte che merita di essere citata, perché ci<br />

apre uno sguardo sui retroscena personali del neoromano – sposato con una romana – e<br />

dimostra di nuovo quanto fosse importante la cittadinanza romana per i chierici che<br />

volevano integrarsi nell’ambiente cittadino. Infatti il 10 novembre 1522 Cammillus Petrus<br />

de Spinelis, scholaris romanus regionis Colunne filius magistri Petri Spinelis carpentarii<br />

Parmesan. civitatis et Julie Pedrianini romane, ricevette a Roma la prima tonsura<br />

nonché i quattro ordini minori: Archivio Storico del Vicariato, Ordinazioni sacerdotali,<br />

vol. 1, f. 242v. Con ciò al giovane Camillo Pietro si aprì la carriera ecclesiastica. E<br />

infatti solo nove giorni più tardi il clericus romanus ottenne da papa Adriano VI una<br />

pensio su una capellania della basilica di S. Pietro: ASV, Reg. Lat. 1409, ff. 256r-258r.<br />

La cittadinanza romana per il padre era quindi un riconoscimento dovuto al suo radicamento<br />

a Roma, ormai saldo sia dal punto di vista economico che sociale.<br />

Il cognome di Ercole da Modena è indicato come de Togninis.<br />

Il nome di Michele Corsus potrebbe essere inteso come indicazione della provenienza;<br />

in questo caso Michele sarebbe immigrato dalla Corsica.<br />

Nr. 181 b 30 giu. 1523<br />

A f. 114v; C p. 147.<br />

Decreto perché siano verificate (scindantur) le patentes littere, con cui Melchiorre<br />

e Domenico da Vitorchiano hanno ottenuto l’officium mossarum<br />

(v. Nr. 177); una volta registrate, esse devono essere distrutte (et si sunt<br />

registrate deleri debeant).<br />

Logia del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Luca de Mutianis.<br />

Com. A:<br />

Per il retroscena si veda il commento a Nr. 177.<br />

Nr. 182* CONSERVATORI IN CARICA: GIUSTINO CAROSI, DOCTOR UTRIUSQUE IURIS<br />

ED AVVOCATO CONCISTORIALE, ANTONIO SANTACROCE E PAOLO STEFANUCCI (DE<br />

STEFANUCIIS).<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: PIETRO FABI.<br />

Com. B:<br />

Giustino Carosi, giurista ed avvocato concistoriale, fu dal 1485 e fino almeno al<br />

1521 advocatus fisci Camere Apostolice. Già nel 1512 era stato conservatore della<br />

02-Regesti.pmd 255<br />

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256 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Camera Urbis: Esposito, La normativa suntuaria, p. 165; ASV, Cam. Ap., Div. Cam.<br />

70, ff. 62r (23 nov. 1520), 113v (12 nov. 1521); Hofmann, II, p. 95; Ferrajoli,<br />

Ruolo, p. 468.<br />

Nr. 182 10 lug. 1523<br />

A f. 114v; C p. 147.<br />

Decreto per differire di tre giorni l’ammissione (admissio) di Girolamo Giustini<br />

(de Justinis) all’incarico di advocatus palatii conservatorum et fisci<br />

Camere Urbis, che papa Adriano gli ha conferito a vita con un motuproprio,<br />

affinchè possa essere ancora esaminata dai dottori in giurisprudenza Angelo<br />

Cesi Medices, Mario Salomoni e Mario Peruschi.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri, ipsisque prefectis,<br />

consiliariis et officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Com. A:<br />

Il motuproprio, con il quale Adriano VI il 5 luglio 1523 nominò Girolamo Giustini<br />

successore del defunto Paolo Planca (per la persona v. commento a Nr. 57*) come<br />

advocatus Camere fiscalis alme Urbis, è registrato in ASV, Reg. Lat. 1423, f. 156v. I<br />

compiti del suo incarico erano la difesa degli interessi della Camera Urbis con strumenti<br />

giuridici e il controllo dei giudici cittadini: Statuti del 1469, f. 104r De advocato et<br />

procuratore Camere; Statuti del 1519-1523, I, cap. 36; III, cap. 174.<br />

Com. B:<br />

Girolamo Giustini († 1548) proveniva da Città di Castello ed è documentato nel 1531 in<br />

qualità di avvocato concistoriale: Conti, Elenco dei “Defensores” e degli Avvocati concistoriali,<br />

p. 44; Hofmann, II, p. 251; Frenz, p. 197.<br />

Nr. 182 a 10 lug. 1523<br />

A ff. 114v-115r; C p. 147.<br />

Decreto di convocazione di totus populus (romanus) ad un consilium per<br />

discutere del proposito papale di riscuotere da ogni focolare di Roma cinque<br />

julii per la crociata (cruciata) contro i turchi (v. Nr. 177 b).<br />

Logia del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giuliano Leni e Raffaele Casali.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4709.<br />

Com. A:<br />

Quando il decreto consiliare parla qui di convocare totus populus, non bisogna assolutamente<br />

pensare alla totalità dei romani. Che con questa espressione fossero intesi<br />

come al solito i nobiles cives, risulta dalla seduta che si tenne il 15 luglio 1523 che<br />

– come annunciato – aveva per tema la resistenza al progetto fiscale del papa. Il<br />

decreto Nr. 184, che questa seduta de<strong>liber</strong>ò, non offre alcuna informazione sul fatto<br />

02-Regesti.pmd 256<br />

08/03/2011, 14.04


REGESTI<br />

257<br />

che la solita cerchia dei consiglieri fosse stata allargata o che si fosse tenuta addirittura<br />

un’assemblea popolare di tradizione medievale (vedi, per ulteriori dettagli, l’introduzione<br />

supra, p. 33).<br />

Nr. 183 13 lug. 1523<br />

A f. 115r; C pp. 147-148.<br />

Decreto di ammissione di Girolamo Giustini alla carica di advocatus palatii<br />

conservatorum et Camere Urbis, avendo i deputati (v. Nr. 182) verificato<br />

che questo incarico già in passato era stato assegnato dal papa.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni, i consiglieri e<br />

gli officiales nonché altri cittadini (capitibus regionum, consiliariis et officialibus<br />

et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus).<br />

Logia del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Angelo Vallati.<br />

Nr. 184 15 lug. 1523<br />

A f. 115r-v; C p. 148.<br />

Decreto per negare – malgrado le esortazioni del papa comunicate dai conservatori<br />

(« S. D. N. ortatus est ipsos magnificos dominos conservatores,<br />

quod persuadere debeant romanum populum ») – il contributo di cinque julii<br />

per la lotta contro i turchi, alla luce <strong>dello</strong> stato di povertà di molti cittadini<br />

e delle calamitates legate alla pessima situazione attuale.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri, capitibus<br />

regionum, consiliariis et officialibus et nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Logia del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Salomoni e Angelo Vallati.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4709.<br />

Com. A:<br />

Questo decreto concerne uno dei rari casi in cui è stata registrata nei verbali consiliari<br />

la totale ricusazione di un istanza presentata dai conservatori – nel caso specifico è<br />

addirittura la seconda volta che viene respinto (v. Nr. 177 b)!<br />

Nr. 185 2 set. 1523<br />

A f. 115v; C p. 148.<br />

Decreto per far confermare da un breve papale l’elezione, avvenuta per<br />

bussulam, di Bartolomeo da Montefiascone a primus collateralis curie Capitolii.<br />

Al contrario, il secundus collateralis Angelo da Barbarano, che in pre-<br />

02-Regesti.pmd 257<br />

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258 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

cedenza per il suddetto ufficio di primus collateralis ha ottenuto, in spregio<br />

al decreto del Senato, un motuproprio del papa (vedi Nr. 180 a), deve essere<br />

punito dai conservatori.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

consiliariis, officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 259; Id., La première Renaissance, p. 290.<br />

Com. A:<br />

Per la scelta dei giudici comunali v. Com. B a Nr. 21. Angelo da Barbarano rimase per<br />

il momento secundus collateralis della Curia Capitolii (cfr. Nr. 207). Solo nell’anno<br />

1529 l’utriusque iuris doctor Angelo Vecchia da Barbarano è documentato come primus<br />

iudex et collateralis curie Capitolii et ill.mi domini senatoris: ASR, Collegio dei Notai<br />

Capitolini, 1504, notaio Pietro Rutili, ff. 454r-v e 489r (28 set. 1529).<br />

Nr. 185 a 2 set. 1523<br />

A ff. 115v-116r; C pp. 148-149.<br />

Decreto affinché i conservatori e alcuni primates curialium preghino il papa<br />

di far rispettare le bulle curialium (v. Nr. 46 b), affinché la città non subisca<br />

danni. Come riferisce il primo conservatore, il papa, nomine fisci, si intromette<br />

nei beni dei curiali defunti, a prescindere se essi lascino o meno un<br />

testamento o degli eredi, e ciò ha come conseguenza che la maior pars dei<br />

curiali porti le sue proprietà fuori Roma.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella ed Angelo Vallati.<br />

Com. A:<br />

In merito alla legislazione a difesa delle proprietà dei curiali v. Nr. 46 b. L’intento di<br />

Adriano VI era chiaro: imporre di nuovo il papale diritto di spoliazione (ius spolii), che<br />

è ancora il tema del decreto Nr. 186: cfr. in generale D. Williman, The Right of Spoil of<br />

the Popes of Avignon 1316-1415 (Transactions of the American Philosophical Society<br />

78/6), Philadelphia 1988.<br />

Nr. 186 19 set. 1523<br />

A f. 116r; C p. 149.<br />

Decreto affinché i conservatori ed il priore dei caporioni, insieme ad alcuni<br />

nobiles cives, richiedano ai cardinali, discordi sulla questione dell’elezione del<br />

nuovo papa, la <strong>liber</strong>azione del cardinale Soderini. Inoltre si deve ottenere la<br />

restituzione dei beni sottratti illegittimamente agli eredi dei curiali defunti.<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Luca de Mutianis ed Angelo Vallati.<br />

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REGESTI<br />

259<br />

Nota crit.:<br />

A questa registrazione è preposta un’annotazione sulla morte di Adriano VI avvenuta il<br />

14 settembre 1523.<br />

Com. A:<br />

Francesco Soderini (1453-1524, cardinale dal 1503) è noto soprattutto per la sua cospirazione<br />

contro Firenze. All’inizio del 1522, il prelato, assieme al condottiero Renzo di<br />

Ceri (v. Nr. 146), mise in atto un attacco alla Toscana per rovesciare il regime dei<br />

Medici a Firenze, che prevedeva anche l’assassinio del cardinale Giulio de’ Medici. Per<br />

i suoi piani il cardinale aveva stabilito contatti con la Francia, Urbino e Perugia. Il suo<br />

arresto nell’aprile del 1523 fu provocato dalla scoperta di alcune lettere con cui lui<br />

sollecitava i francesi a invadere l’Italia. L’impegno dei romani in favore del Soderini<br />

deve essere valutato tenendo conto del fatto che il suo alleato e braccio militare Renzo<br />

di Ceri era molto stimato a Roma e a capo della fazione Orsini: Eubel - van Gulik, p. 8;<br />

Stephens The Fall of the Florentine Republic, pp. 118, 120s., 123; Lowe, Church and<br />

Politics; Id., The political crime of conspiracy.<br />

Nr. 187 9 nov. 1523<br />

A f. 116r; C p. 149.<br />

Decreto per far esaminare da Melchiorre Baldassini e dall’advocatus palatii<br />

Girolamo Giustini la richiesta dei gabellarii gabelle studii di una riduzione<br />

delle imposte a causa dell’ultima peste. A tal fine deve essere esibito agli<br />

esaminatori il contratto d’appalto.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni, i consiglieri e gli<br />

officiales nonché altri cittadini (capitibus regionum, consiliariis, officialibus<br />

et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4583; Pecchiai, Roma, p. 280; Bullard, Mercatores Florentini,<br />

p. 69 nota 73.<br />

Nr. 187 a 9 nov. 1523<br />

A f. 116r-v; C p. 149.<br />

Decreto perché il collegio cardinalizio e la Camera Apostolica, qualora desiderino<br />

la partecipazione di un conservatore alla custodia del conclave, se ne<br />

assumano le spese secondo l’uso antico. In caso contrario il conservatore vi<br />

parteciperà a proprie spese. Secondo la relazione del primo conservatore, i<br />

cardinali ed il camerlengo non sono disposti a pagare.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni ed Ippolito de Scarzis.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 290s.<br />

Com. A:<br />

I conservatori si interessarono molto al conclave, che era ormai iniziato dal 1° ottobre:<br />

Sanuto, I Diari, XXXV, passim. A dimostrazione del fatto che la Camera Apostolica<br />

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260 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

– come è affermato nel decreto consiliare – ricompensava finanziariamente la partecipazione<br />

dei romani al conclave, vi è un mandato del cardinale camerlengo Raffaele Riario,<br />

con cui egli nel 1514 fece pagare, facendo riferimento ad un motuproprio di Leone X, a<br />

Pietro Santacroce 366 ducati di Camera come stipendium per il conclave precedente:<br />

ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 63, ff. 269v-270r (26 giu. 1514). Il 29 agosto 1523, il<br />

cardinale camerlengo aveva ordinato ancora un pagamento di 2855 ducati di Camera al<br />

popolo di Roma per diverse spese legate al periodo della sede vacante, seguito alla<br />

morte di Leone X, tra cui rientravano anche i risarcimenti per i sei conclavistae e i<br />

cinque provisores: ivi, 71, ff. 70v-71r.<br />

Nr. 188 11 nov. 1523<br />

A f. 116v; C p. 150.<br />

Decreto per assegnare ai barones delle famiglie Colonna ed Orsini, presenti<br />

in conclave, quattro nobiles cives che riducano i rifornimenti di cibo ai<br />

cardinali, lasciando loro solo il necessario e rifiutandosi di accettare le cedole<br />

(cedule). Il retroscena è costituito dal fatto che i cardinali dopo 42 giorni<br />

– con danno non solo della Chiesa, ma anche della città di Roma – non<br />

avevano ancora eletto un papa.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri, il confaloniere<br />

Giorgio Cesarini, illustribus dominis baronibus, officialibus,<br />

consiliariis, et aliis nobilibus civibus in consilio manentibus.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni e Giacomo Boccabella.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 290; Id., Les institutions, p. 260; Pecchiai,<br />

Roma, p. 22s. (erroneamente trasforma il primo conservatore Giustino Carosi in Domenico<br />

Giustini); Nussdorfer, Civic Politics, p. 68 (erroneamente datato 17 nov.).<br />

Com. A:<br />

La partecipazione di rappresentanti delle famiglie Colonna e Orsini alla custodia del<br />

conclave tendeva a non far degenerare i contrasti di fazione che tradizionalmente si<br />

aprivano a Roma ad ogni periodo di vacanza del seggio papale.<br />

3. Regesti relativi al pontificato di Clemente VII (1523-1526)<br />

Nr. 189 20 nov. 1523<br />

A ff. 116v-117r; C p. 150.<br />

Relazione del primo conservatore Giustino Carosi sulla sua visita al nuovo<br />

papa Clemente VII, che si mostra bendisposto nei confronti del popolo romano<br />

ed intende emulare il suo patruelis Leone X. Il papa ha esortato il<br />

02-Regesti.pmd 260<br />

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REGESTI<br />

261<br />

magistratus a comunicargli gli impegni previsti (monens magistratum quod<br />

id, quod sit agendum, Sue Sanctitati referat).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella ed Angelo Vallati.<br />

Nota bibl.:<br />

Pecchiai, Roma, p. 24 (con citazione); Camerano, Senatore e Governatore, p. 52.<br />

Com. B:<br />

Su papa Clemente VII di casa Medici, eletto il giorno prima (19 nov.) e il cui nome è<br />

indissolubilmente legato al Sacco di Roma da parte delle truppe imperiali nel 1527, si<br />

veda l’ancora utile Pastor, IV/2, p. 149ss. La più aggiornata bibliografia sul papa è riportata<br />

in A. Prosperi, Clemente VII, DBI, vol. 26, Roma 1982, pp. 222-259; Id., Clemente<br />

VII, in: Enciclopedia dei Papi, III, Roma 2000, pp. 70-91; Gattoni, Clemente VII e adesso<br />

Gouwens - Reiss (a cura di), The Pontificate of Clement VII.<br />

Nr. 190 21 nov. 1523<br />

A f. 117r; C p. 150.<br />

Decreto affinché i conservatori, insieme a Mario Salomoni, ottengano dal<br />

cardinale de Monte la firma dei privilegi (pro habendis privilegiis signatis).<br />

Qualora il cardinale opponesse un rifiuto, come già accaduto in altre occasioni<br />

(et si recusaverit, prout alias recusavit), si deve richiedere una copia<br />

dell’atto, affinché il popolo romano sappia come agire (ad effectum, quod<br />

romanus populus sciat, quid agere debeat).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Vallati e Giulio de Alzatellis.<br />

Com. B:<br />

Il cardinale Antonio Maria Ciochi de Monte S. Savini, già precedentemente era stato<br />

coinvolto in vicende del comune romano (v. Nrr. 11, 168).<br />

Nr. 191 23 dic. 1523<br />

A f. 117r-v; C p. 151.<br />

Decreto affinché il castrum di Barbarano, dopo essere stato esonerato dal<br />

pagamento della pena incorsa in seguito all’attentato al cursor (v. Nr. 53 a),<br />

paghi – anche ex decreto publico – la terza parte dei suoi introiti (fructus)<br />

(v. Nr. 211) ai conservatori. Questi ultimi devono ottenere idoneas cautiones<br />

dal vicecomes o receptor dei fructus di Barbarano. Le cautiones servono per<br />

i conti (computus), stabiliti da un trimestre all’altro, di Giacomo Boccabella,<br />

receptor omnium fructuum romani populi. Nel frattempo i nunctii di questo<br />

paese insieme con il dominus Angelo da Barbarano hanno portato i fructus<br />

in scadenza a Natale.<br />

02-Regesti.pmd 261<br />

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262 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 191 a 23 dic. 1523<br />

A f. 117v; C p. 151.<br />

Compromissum tra il popolo romano e gli appaltatori dell’officium ponderationis<br />

mercium Ripe et Urbis, cioè Bartolomeo Rambotti (Ramboctus) e socius:<br />

le due parti sono d’accordo nel far comporre dai conservatori la loro<br />

contesa relativa agli sconti richiesti a causa della peste e della sede vacante.<br />

Qualora una delle due parti dovesse ricusare la sentenza arbitrale (laudum),<br />

essa sarà costretta a pagare 100 ducati al Palazzo dei Conservatori.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella ed Angelo Vallati.<br />

Nr. 192 11 gen. 1524<br />

A f. 117v; C p. 151.<br />

Decreto per far risolvere le differentie relative agli sconti richiesti dagli appaltatori<br />

a causa della peste e della sede vacante dai conservatori, che a tale<br />

scopo devono esaminare i contratti d’appalto.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 7 caporioni.<br />

Nr. 192 a 11 gen. 1524<br />

A f. 117v; C p. 151.<br />

Compromissum del notarius Ripe Gregorio Serlupi e del titolare dell’officium<br />

transtrorum Ripe Evangelista Maddaleni per affidare ai conservatori ut supra (v. Nrr. 191 a e 192).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio de Alzatellis ed Angelo Vallati.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1980.<br />

Nr. 193 12 feb. 1524<br />

A ff. 117v-118r; C p. 151-152.<br />

Decreto per concludere con i conductores nuovi contratti<br />

d’appalto a condizioni più vantaggiose, in quanto Clemente VII desidera<br />

che l’università venga riaperta (aperiatur) ed i docenti pagati regolarmente.<br />

Il papa minaccia, nel caso in cui la gabella studii, che deve essere<br />

restituita ai mercatores, non sia sufficiente, di reintrodurre la gabella farine<br />

a carico dei fornai.<br />

02-Regesti.pmd 262<br />

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REGESTI<br />

263<br />

Nota bibl.:<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 184 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

Tra i mercatores cui la gabella studii deve essere restituita, sono chiaramente da comprendere<br />

gli Strozzi. Essi erano già dal 1523, con la partecipazione di Bartolomeo Della<br />

Valle, appaltatori della gabella studii (v. Nr. 161 a; cfr. Nr. 196).<br />

Nr. 193 a 12 feb. 1524<br />

A f. 118r; C p. 152.<br />

Decreto perché l’attuazione del suddetto decreto sia affidata (v. Nr. 193) ai<br />

conservatori, al cancelliere Pietro , al priore dei caporioni nonché<br />

ad Evangelista Maddaleni e Raffaele Casali.<br />

Nr. 193 b 12 feb. 1524<br />

A f. 118r; C p. 152.<br />

Decreto per trasmettere la questione della cancellazione delle inventiones<br />

(super inventionibus cassandis; v. Nr. 170 a) a Domenico Massimo e Mario<br />

Peruschi.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Angelo Vallati e Giulio de Alzatellis.<br />

Nr. 194 19 feb. 1524<br />

A f. 118r-v; C p. 152.<br />

Registrazione dell’udienza del tribunale dei conservatori, i quali nella loro sentenza<br />

stabiliscono le defalcazioni concesse a causa della peste e dalla sede vacante<br />

(v. Nr. 194 a), su richiesta dell’advocatus palatii e dottore in giurisprudenza<br />

Girolamo Giustini, rappresentante del procurator fisci romani populi Ippolito<br />

de Scarzis e del suo substitutus Sebastiano. A tal fine il mandatarius Bartolomeo,<br />

il giorno precedente [18 feb. 1524] ha citato gli officiales <br />

nominati in Nr. 194 a per la sentenza nel Palazzo dei Conservatori.<br />

Com. A:<br />

È interessante la menzione di Sebastiano (Pagano, v. Com. B) substitutus del procurator<br />

fisci romani populi Ippolito de Scarzis. Infatti, al solo procurator Camere era permesso<br />

farsi rappresentare da altri officiales per affari urgenti: Statuti del 1519-1523, III, cap. 11<br />

(sul divieto); Statuti del 1580, p. 157 De Officiis per substitutos non exercendis. Sui<br />

compiti del procurator fisci si veda il commento a Nr. 213 a. Intanto la sentenza (laudum)<br />

dei conservatori sugli sconti per alcuni appaltatori (v. Nr. 194 a) non trovava<br />

l’approvazione di Ippolito de Scarzis il cui substitutus la settimana dopo, il 28 febbraio<br />

02-Regesti.pmd 263<br />

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264 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

1524, pronunciò formale appello contro essa davanti al conservatore Giustino Carosi nel<br />

suo studio (in studio). Il conservatore admisit dictam appellationem davanti testimoni<br />

(tra l’altro Giacomo Boccabella e Girolamo Castroni): ASR, Collegio dei Notai Capitolini,<br />

1504, notaio Pietro Rutili, f. 247r (registrazione con il titolo Appellatio a laudo<br />

dominorum conservatorum per procuratorem fiscalem nomine romani populi in causa<br />

defalchi officiorum dicti romani populi).<br />

Com. B:<br />

Il procurator fiscalis Ippolito de Scarzis proveniva da Anguillara e in origine esercitò la<br />

professione di medico di campagna. Lo scherno che Marcello Alberini riversa nei suoi<br />

Ricordi sul conservatore della seconda metà del 1526, insediato da Clemente VII, è<br />

espressione del disprezzo di un nobile romano per un parvenu al servizio del papa:<br />

Orano, Il Sacco di Roma, p. 221s.<br />

Il nome di famiglia, cioè Pagano (Paganus), del substitutus Sebastiano risulta da ASR,<br />

Collegio dei Notai Capitolini, 1504, f. 247r.<br />

Nr. 194 a 19 feb. 1524<br />

A f. 118v; C pp. 152-153.<br />

Sentenze (sententie) dei conservatori: a Pietro Lalli sono scontati 6 dei 20<br />

mesi d’appalto del suo ufficio di notaio dei conservatori in virtù delle ragioni<br />

suddette (v. Nr. 194); ai due notarii Ripe Gianfilippo de Marchensibus e Gregorio<br />

Serlupi 5 mesi su 21; all’executor Ripe Giambattista da Genova 4 mesi<br />

su un anno intero (al suo successore in questo ufficio Biagio [Blasius] Gabrielis,<br />

invece, non è concesso alcuno sconto, non avendo questi subito alcun<br />

danno); al mandatarius Ripe Giangiacomo de Porris 3 mesi; al titolare dell’officium<br />

transtrorum Antonio da Siena, per intercessione (ad instantiam) di<br />

Girolamo Castroni, viene concesso uno sconto completo; al suo successore<br />

Evangelista Maddaleni nessun sconto; al prothonotarius della Curia Capitolii<br />

Marsilio de Barisanis 5 mesi; al titolare dell’officium statere Pietro Capparella<br />

4 mesi su un anno intero; al suo successore Bartolomeo Rambotti 1 mese<br />

sull’anno d’incarico, che scade questo fine febbraio; all’executor della Camera<br />

Urbis Antonio Gasparronus 6 mesi; al notaio della Camera Urbis Filippo Grifoni<br />

5 mesi dell’anno passato e all’executor del Palazzo dei Conservatori Giovanni<br />

Stronconus/de Stroncone nessun sconto, non avendo questi subito danni.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Nr. 195* CONSERVATORI IN CARICA: GIACOMO ANTONIO DE COMITIBUS, GIACOMO<br />

BUCCEIA DE CAGNONIBUS E BATTISTA BONDI (DE BONDIIS).<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: DOMENICO JACOVACCI.<br />

Com. B:<br />

Giacomo Antonio de Comitibus, che deteneva anche il titolo di comes et miles palatinus,<br />

potrebbe essere identificato con un curiale documentato fino al 1515 di nome Gia-<br />

02-Regesti.pmd 264<br />

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REGESTI<br />

265<br />

como de Comitibus: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 193r (relativamente al titolo);<br />

Frenz, p. 354.<br />

Giacomo Bucceie de Cagnonibus divenne nel 1520 commissarius grascie grani alme<br />

Urbis: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 66, f. 168r (7 set. 1520). Per la sua persona cfr. anche<br />

Com. B a Nr. 32 c. Questo Giacomo possedeva una collezione di antichità: cfr. i riferimenti<br />

– riferiti a due nomi diversi, che però appartengono probabilmente allo stesso<br />

personaggio – in Magister, Censimento, pp. 154 (a proposito di Buzi [de Buceis, Buti<br />

etc.] Iacopo), 155 (Cagnoni [de Cagnonibus] Iacopo).<br />

Nr. 195 12 apr. 1524<br />

A ff. 118v-119r; C p. 153.<br />

Decreto affinché Marcantonio Altieri, Pierantonio Mattei ed Evangelista<br />

Maddaleni siano incaricati di preparare la vendita della gabella studii vinorum<br />

forensium per pagare i docenti dell’università ed altri officiales.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Branca e Basilio Trinci.<br />

Nota bibl.:<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 182 (con citazione).<br />

Nr. 196 15 apr. 1524<br />

A f. 119r; C p. 153.<br />

Decreto perché la gabella studii sia venduta agli Strozzi (illi de Strotiis),<br />

che hanno fatto l’offerta più vantaggiosa. Deve ancora essere richiesta l’approvazione<br />

del papa.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 8 caporioni e l’advocatus<br />

Camere Urbis et palatii.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella, Giulio de Alzatellis e magister Mario<br />

Scappucci (de Scaputiis).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4584; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 182 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

Gli Strozzi erano stati già dal 1523, assieme a Bartolomeo Della Valle, appaltatori della<br />

gabella studii (v. Nr. 161 a). Ma questo decreto non pare essere stato applicato di fatto,<br />

perché – come si evince da Nr. 202 a – i conservatori preferiranno alla fine il banchiere<br />

Luigi Gaddi agli Strozzi.<br />

Com. B:<br />

Il medico Mario Scappucci era un noto personaggio e viene menzionato da Marcantonio<br />

Altieri tanto ne Li Nuptiali quanto ne Li Baccanali (qui per merito della sua dotta<br />

orazione in occasione del conferimento della cittadinanza romana a Lorenzo e Giuliano<br />

02-Regesti.pmd 265<br />

08/03/2011, 14.04


266 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

de’ Medici nel 1513). Nel 1514, Leone X gli conferì un incarico di insegnamento in<br />

medicina theorica presso l’università di Roma. Egli nello stesso anno fu uno dei quattro<br />

committenti della scultura di Cristo risorto che Michelangelo Buonarroti creò per<br />

S. Maria sopra Minerva: Conte, I maestri, p. 3; Altieri, Li Baccanali, p. 212 nota 30;<br />

Buchowiecki, II, p. 725s.; sugli studi universitari del magister Mario de Scaputiis (magister<br />

sta qui a indicare la professione di medico) cfr. Cherubini, Studenti, p. 123.<br />

Nr. 197 10 mag. 1524<br />

A f. 119r-v; C p. 154.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana (il decreto era stato approvato<br />

per bussulam et fabas con 34 voti favorevoli e 4 contrari) a Girolamo<br />

Salvius da Foligno, a Giovanni Syculus de Ursinis placitanus della diocesi<br />

di Catania, a Thomas Porta, coniugato, a Giambattista medicus, a Girolamo<br />

da Leonessa, a Lampridius da Cremona, al mercator di Firenze Bartolomeo<br />

di Francesco Nutii alias Baccio, a Pietro Lorenzo da Amelia (de Ameria),<br />

coniugato, e a Ludovicus Hepoter Zephiri (leggi: Ludovicus Zephiri et nepotes).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 8 caporioni, dei quali quello<br />

di Pigna sostituisce il priore dei caporioni, assente; consiliariis, officialibus<br />

et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Nota crit.:<br />

Poiché nella fonte indicata infra (Com. B) è riportata la convincente lezione Ludovicus<br />

Zephiri et nepotes, si può considerare l’inusuale indicazione di nome Ludovicus Hepoter<br />

Zephiri, come una storpiatura del Rutili.<br />

Com. B:<br />

Sui nuovi cittadini si vedano le informazioni in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 193r:<br />

Qui si dice che il siciliano Giovanni (Johannes Guadagnus de Ursinis Siculus Placitanus)<br />

era il secretarius dell’arcivescovo di Nicosia, a Cipro, Aldobrandinus Ursinus (l’Orsini<br />

rinunciò alla sua diocesi nel 1524: Eubel - van Gulik, p. 258; Shaw, The political role<br />

of the Orsini, ad indicem).<br />

Girolamo Salvius da Foligno è documentato dal 1498 come curiale con diversi incarichi:<br />

Frenz, p. 350. Egli, residente nel rione Parione, nel censimento del 1527 è elencato con<br />

2 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 4938.<br />

Nella stessa occasione un Giambattista medico, residente nel rione Trevi, è ricordato con<br />

2 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 652.<br />

Questa fonte inoltre differenzia due fiorentini con il nome Baccio, abitanti in rioni diversi.<br />

Un Bacio fiorentino abitava nel rione Monti con 4 “bocche”. L’altro risiedeva con<br />

8 “bocche” a Trastevere: Lee, Descriptio, nrr. 172, 8798. Improbabile è invece la loro<br />

identificazione con Baccius de Manicolis (Manuelis) da Firenze che fu conservatore nel<br />

1525 (v. Nr. 221*) a meno che la defininazione mercator non sia un errore del Rutili e<br />

debba essere corretta in magister.<br />

Ludovico Zephirus della diocesi di Amelia, in Umbria, aveva investito dal 1503 in diversi<br />

uffici curiali ed era stato nel conclave del 1513 conclavista del cardinale Farnese:<br />

Burckard, Liber Notarum, ed. Celani, II, p. 381; Paride de Grassi, Il Diario, p. 94;<br />

Frenz, p. 401.<br />

02-Regesti.pmd 266<br />

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REGESTI<br />

267<br />

Nr. 197 a 10 mag. 1524<br />

A ff. 119v-120r; C p. 154.<br />

Decreto di approvazione (approbata fuit) della vendita dell’ufficio del notarius<br />

Ripe et Ripecte per cinque anni a Sebastianus de Mauro. L’offerta (oblatio)<br />

di Sebastianus prevede, per il momento, il pagamento anticipato di soli<br />

90 ducati auri ad rationem decem juliorum pro quolibet ducato, fino a quando<br />

il suo predecessore Gregorio Serlupi non avrà abbandonato l’incarico.<br />

Negli ultimi due anni del contratto egli pagherà 300 ducati per volta.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Basilio Trinci e Giacomo Boccabella.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1980.<br />

Nr. 198 14 mag. 1524<br />

A f. 120r-v; C p. 155.<br />

Decreto di conferimento a Girolamo Gigli dell’ufficio di maresciallo del<br />

Palazzo dei Conservatori (marescallatus palatii dominorum conservatorum),<br />

per dieci anni, ad beneplacitum dei conservatori e del popolo romano, in<br />

cambio di un’imposta annuale di 70 ducati auri de Camera, a patto che il<br />

padre di Girolamo, Giambattista, strappi tutte le suppliche e le concessiones<br />

ottenute al riguardo dal papa, e riconosca di aver ottenuto questo incarico<br />

dai conservatori e dal popolo romano (« dummodo dominus Johannes Baptista<br />

pater dicti domini Hieronymi dilaniare debeat omnes supplicationes et<br />

concessiones habitas super dicto officio a summis pontificibus et recognoscat<br />

a dominis conservatoribus et populo romano habuisse dictum officium »).<br />

Due condizioni ulteriori sono la perdita del suo ufficio in caso di mancato<br />

pagamento di una quota annuale e l’esclusione di tutte le defalcazioni.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 9 caporioni, consiliariis,<br />

officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 247.<br />

Com. A:<br />

Le suppliche e le concessiones papali, relative al conferimento di tale carica di maresciallo<br />

a Giambattista Gigli, non sono state ritrovate.<br />

Nr. 198 a 14 mag. 1524<br />

A f. 120v; C p. 155.<br />

Decreto affinché i conservatori, il priore (dei caporioni) e quattro electi siano<br />

incaricati della vendita della gabella studii. Inoltre essi sono autorizzati a<br />

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268 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

cedere al papa i 2000 ducati che lui pretende come donatio (« ac potestatem<br />

habeant quictandi Sanctissimum Dominum Nostrum de duo mille ducatis, quos<br />

Sanctitas Sua pretendit habere de donatione alias Sue Sanctitati facta »).<br />

Testimoni: Giulio de Alzatellis e Basilio Trinci (Trinca).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4584; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 183.<br />

Com. A:<br />

Gli electi sono da distinguere nelle loro funzioni dagli assistentes, anch’essi occasionalmente<br />

indicati come electi (v. commento al Nr. 4 a). Essi sono quei cittadini cui erano delegati<br />

compiti in determinate situazioni (cfr. i deputati menzionati in altri decreti comunali).<br />

I 2000 ducati richiesti da Clemente VII dovrebbero essere identificati con quei 2000<br />

ducati già reclamati – evidentemente invano – da Adriano VI nel novembre 1522 e che<br />

erano quanto ancora dovuto della donatio concessa dai romani al suo predecessore Leone<br />

X (v. Nr. 161 a).<br />

Nr. 199 13 giu. 1524<br />

A f. 120v; C p. 155.<br />

Decreto per far esaminare dai conservatori, da quattro o sei cives nobiles<br />

scelti da loro e dal priore dei caporioni, i nuovi capitula letti in precedenza<br />

dallo <strong>scribasenato</strong>, relativi all’ufficio di depositarius portionum romani populi<br />

e alla nomina di Mario Salomoni a defensor delle proprietà del popolo<br />

romano e del Palazzo dei Conservatori (defensor rerum romani populi et<br />

palatii dominorum conservatorum). La decisione su questi punti è rimandata<br />

alla successiva seduta del consiglio.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2713.<br />

Com. A:<br />

Il 3 luglio 1524 Gregorio Serlupi nominò Stefano Crescenzi e Giacomo Liricus come<br />

suoi procuratori per concludere con i conservatori e il consiglio cittadino la proroga del<br />

suo mandato da depositario (ad conficiendum instrumentum prorogationis dicti officii<br />

depositariatus): ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, notaio Pietro Rutili, f. 272r.<br />

Ulteriori notizie per la gestione da parte del Serlupi e dei suoi successori di tale ufficio<br />

si trovano in ASC, Invent. Magni, pp. 2719-2736.<br />

Nr. 199 a 13 giu. 1524<br />

A ff. 120v-121r; C pp. 155-156.<br />

Decreto di conferimento a Simone Vincius per un anno dell’ufficio di scriptor<br />

della Camera Urbis allo stesso prezzo ed alle stesse condizioni, con cui<br />

lo ha detenuto Mario Filippi.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella ed Angelo Vallati.<br />

02-Regesti.pmd 268<br />

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REGESTI<br />

269<br />

Nr. 200 27 giu. 1524<br />

A f. 121r; C p. 156.<br />

Decreto affinché i deputati (v. Nr. 199), che già hanno prodotto i capitula<br />

relativi ai criteri di scelta dei portionarii e alla vendita di tutti gli officia<br />

romani populi, stabiliscano ora anche i capitula relativi alla nomina ed agli<br />

stipendi dei defensores portionum. Nel frattempo, i caporioni devono nominare,<br />

scegliendoli dai loro rioni, tre cittadini per questo ufficio, i cui nomi<br />

siano messi nella bussula. I nomi devono essere estratti dall’urna prima<br />

<strong>dello</strong> scadere dell’incarico dei conservatori. L’istanza viene presentata propter<br />

primi conservatoris absentiam dal secondo conservatore Giacomo Bucceia.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo (Cesi)<br />

Medices e il caporione di Pigna Giambattista de Coccinis, che sostituisce il<br />

priore dei caporioni.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2713.<br />

Com. A:<br />

L’istituzione dell’ufficio di defensor portionum si rifà al mo<strong>dello</strong> dei collegi di uffici<br />

curiali venali, che allo stesso modo disponeva di alcuni defensores che vigilavano sui<br />

diritti dei singoli membri del collegio e sull’applicazione degli statuti. Ciò dimostra una<br />

volta di più che il sistema delle portiones officiorum romanorum funzionava analogamente<br />

a quello dei collegi curiali; soltanto che le entrate delle prime non erano garantite<br />

dalla Camera Apostolica, ma dalla Camera Urbis: Rodocanachi, Les Institutions, p. 247;<br />

Frenz, pp. 185, 190. Ulteriori notizie per l’ufficio del defensor portionum (a partire del<br />

1530) si trovano in ASC, Invent. Magni, pp. 2719-2736.<br />

Nr. 200 a 27 giu. 1524<br />

A f. 121r; C p. 156.<br />

Decreto (col consenso dei deputati; v. Nr. 200) per pagare a Mario Salomoni,<br />

eletto defensor rerum romani populi et palatii dominorum conservatorum,<br />

uno stipendio mensile di 10 ducati auri.<br />

Nr. 200 b 27 giu. 1524<br />

A f. 121r-v; C p. 156.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Gentile Saxolus da<br />

Gualdo Tadino (de Gualdo), Gianfrancesco Valerius da Venezia (venetus),<br />

Orlando de Parentis, Michele Campilii, Camillo Rubertinus, Antonio Bartholinus<br />

da Giove (de Jove), Cristoforo Bosca da Alessandria (Alexandrinus),<br />

Biagio Perinus da Firenze, Johannes de Gais, il profumerius Francesco<br />

02-Regesti.pmd 269<br />

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270 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Uberti, Silvestro da Sassoferrato, Matteo de Franchis da Rieti, Paolo Girolamo<br />

de Franchis.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella ed Angelo Vallati.<br />

Com. B:<br />

Sui nuovi cittadini cfr. ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 193r. Qui Michael Campilia<br />

viene designato come spagnolo e iure utroque doctor. Michael Capella dotor [sic!],<br />

residente nel rione Arenula con 14 “bocche” è presente anche nel censimento del 1527:<br />

Lee, Descriptio, nr. 6381.<br />

L’orafo Johannes (Jacobus) de Gaiis fu dal 1508 al 1524 scriptor papale. Indicato come<br />

chierico della diocesi di Casale Monferrato, nel 1514 divenne comes palatinus. Egli<br />

possedeva una casa in via di Panico: Hofmann, II, p. 183; Cesareo, Pasquino, p. 311s.;<br />

Frenz, p. 373; Frommel, Palastbau, II, p. 3; Schuchard – Schulz, Thomas Giese, p. 122<br />

con nota 183.<br />

Nel suddetto censimento del 1527 si trovano come residenti del rione Ponte Camillo da<br />

Ser Roberto (con 3 “bocche”), Biasio Perrini (11 “bocche”) nonché il perfumiero Francesco<br />

(8 “bocche”): Lee, Descriptio, nr. 3711, 3219, 2712.<br />

Paolo Girolamo de Franchis (da Rieti) divenne sotto Paolo III presidente della Camera<br />

Apostolica: Dorez, La cour du pape Paul III, I, p. 110.<br />

Nr. 201 29 giu. 1524<br />

A f. 121v; C pp. 156-157.<br />

Protesta di Giacomo Antonio de Comitibus e Giacomo Buccia, primo e secondo<br />

conservatore, contro il decreto relativo allo stipendio di Mario Salomoni<br />

(v. Nr. 200 a), perché ritenuto pregiudizievole per il popolo romano e l’auctoritas<br />

dei conservatori e comunque nullo, in quanto ad esso non ha preso parte<br />

un numero sufficiente di officiales. Il terzo conservatore Giambattista Bondi<br />

non condivide questa posizione. I tre conservatori chiedono allo scriba <br />

di registrare le loro protestationes nel Liber <strong>decretorum</strong>.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: alcuni caporioni e altri cittadini<br />

nobili (quampluribus capitibus regionum et aliis nobilibus civibus).<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Angelo Vallati e Basilio Trinci.<br />

Nr. 202* CONSERVATORI IN CARICA: GIAMBATTISTA TEODORICI (DE THEODERICIS),<br />

MAGISTER ARTIUM E DOTTORE IN MEDICINA, LORENZO CRESCENZI E BERNARDINO<br />

BUONAUGURI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: SILVESTRO BARBARINI.<br />

Com. B:<br />

Il medico Giambattista Teodorici operava con diverse mansioni al servizio del papa ed<br />

era stato fino alle sue dimissioni, nel 1506, collector taxae plumbi. Nel 1532 collaborò<br />

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REGESTI<br />

271<br />

come conservatore alla nuova formulazione della legislazione contro il lusso (v. Com. A<br />

a Nr. 91): Marini, Archiatri, I, p. 150; Frenz, p. 387. Nel 1517 è documentato come<br />

membro del corpo dirigente dell’ospedale di S. Giacomo degli Incurabili, gestito dalla<br />

nuova compagnia del Divino Amore: Paschini, Tre ricerche, p. 42.<br />

Bernardino de Bonis Auguriis fu dal 1507 al 1514 scriptor archivii: Frenz, p. 303.<br />

Silvestro Barbarini (de Barbarinis) fu dal 1493 al 1503 sollicitator: Frenz, p. 443; Apollonj<br />

Ghetti, Appunti sulla Chiesa di S. Barbara, p. 41.<br />

Nr. 202 18 lug. 1524<br />

A f. 122r; C p. 157.<br />

Decreto affinché i conservatori ed il priore dei caporioni vendano a persone<br />

idonee con un’asta a chiamata (ad aures) – qualora non fosse possibile<br />

diversamente – gli uffici di notaio e scriptor della Camera Urbis, per una<br />

durata massima di uno o due anni, al prezzo di 320 ducati auri de Camera<br />

ad rationem juliorum decem pro quolibet ducato. I compratori devono pagare<br />

tale somma in contanti prima di assumere la carica.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis, officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

Nr. 202 a 18 lug. 1524<br />

A ff. 122r-123r; C pp. 157-159.<br />

Decreto per il controllo delle entrate di Bartolomeo Della Valle e dei suoi<br />

socii, gli eredi di Filippo Strozzi, provenienti dalla gabella vini forensis ad<br />

minutum alla fine di ogni anno fino alla scadenza dell’appalto; in quanto<br />

costoro, all’inizio dell’ultimo anno della loro conducta, sono in debito di<br />

2000 e più ducati e tale gabella non è <strong>liber</strong>amente disponibile. Bartolomeo<br />

ed i suoi socii si impegnano a trasferire questa gabella, allo scadere del loro<br />

incarico, a Luigi Gaddi di Firenze. Il retroscena è costituito dal fatto che i<br />

conservatori , cioè Giacomo<br />

Antonio de Comitibus, Giacomo Bucceia e Battista Bondi, hanno venduto a<br />

Gaddi la gabella, per garantire gli stipendi ai docenti dell’università (lectores<br />

ginnasii Urbis), non soddisfatti dai conductores e dal depositarius della gabella<br />

studii, per un periodo di cinque anni a partire dallo scadere dell’incarico<br />

di Della Valle e dei suoi socii; questo in base ad un contratto redatto<br />

dal notaio dei conservatori, Pietro Lalli.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

i consiliarii, l’advocatus phisci; ceterisque aliis nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

02-Regesti.pmd 271<br />

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272 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota bibl.:<br />

Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, pp. 183 (con citazione), 184.<br />

Com. A:<br />

Il contratto d’affitto concluso dal comune con Bartolomeo Della Valle ed i suoi soci il<br />

22 novembre 1522, prevedeva una validità di sei anni (v. Nr. 161 a). La rescissione<br />

anticipata del contratto da parte del comune aveva perciò come conseguenza il reclamo<br />

del denaro da parte dei vecchi appaltatori. Si veda anche Nr. 196, Com. A.<br />

Com. B:<br />

Il banchiere Luigi Gaddi da Firenze (1492-1543) aveva costruito un palazzo sull’attuale<br />

via del Banco di S. Spirito. La Banca Gaddi era una delle banche vicine ai Medici da<br />

cui Leone X nel 1517 aveva ottenuto i prestiti necessari al finanziamento della guerra<br />

contro Urbino. Il cambio della banca appaltatore richiede ancora ulteriori ricerche: Frommel,<br />

Palastbau, II, p. 198ss.; Stephens, The Fall of the Florentine Republic, pp. 128,<br />

131; Bullard, Filippo Strozzi, ad indicem; Fosi, Mercanti fiorentini, p. 184 nota 57;<br />

V. Arrighi, Gaddi, Luigi, DBI, vol. 51, Roma 1998, p. 160s.; Guidi Bruscoli, Benvenuto<br />

Olivieri, ad indicem.<br />

Nr. 202 b 18 lug. 1524<br />

A f. 123r; C pp. 158-159.<br />

Decreto per confermare in carica il podestà di Vitorchiano per sei mesi e,<br />

trascorso questo termine, per nominare ad instantiam di Mariano Castellani<br />

un successore.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori: Giacomo Boccabella ed Angelo<br />

Vallati.<br />

Nr. 203 4 ago. 1524<br />

A ff. 123r-124r; C p. 159.<br />

Decreto affinché i conservatori, assieme ad altri nobiles cives che saranno<br />

scelti da loro, discutano col papa dei seguenti temi: [1] le spese della custodia<br />

della statua eretta a papa Leone X nell’aula magna del Palazzo dei<br />

Conservatori, [2] super salariis augumenti noviter impetratis (v. Nr. 203 a)<br />

e [3] sulla consegna della terza parte delle teste di pesce (tertia pars capitum<br />

piscium), che deve spettare solo ai conservatori. Le concessiones fatte<br />

su questi punti dal papa, devono essere revocate.<br />

[su 1] Su istanza del primo conservatore, si ricorda che la custodia<br />

della statua è stata affidata prima a Francesco Branca e poi, dopo la sua<br />

morte, per volontà di Clemente VII, ad Angelo Cesi Medices. Il pagamento<br />

del salario, che ammonta a 160 ducati auri non riusciva, però, ad essere<br />

coperto dalle entrate della gabella studii. Esso, del resto, era stato suddiviso<br />

da Angelo in sei parti: 30 ducati per i custodes della statua, 30 ducati per le<br />

messe e le offerte ai conventi di Aracoeli, Tor de’ Specchi (moniales Turris<br />

02-Regesti.pmd 272<br />

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REGESTI<br />

273<br />

Speculi) e S. Cosimato e 10 ducati per una messa funebre il giorno della<br />

festa dei SS. Cosma e Damiano, da celebrare nell’omonima chiesa.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni, i consiglieri e gli<br />

officiales nonché altri cittadini (capitibus regionum, consiliariis, officialibus<br />

et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus).<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella ed Angelo Vallati.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 106s. (erroneamente<br />

datato 24 ago.); Lanciani, I, p. 266 (parziale trascrizione da C).<br />

Com. A:<br />

1) Anche successivamente fu mantenuto l’ufficio di custodia di una statua papale. Nel<br />

1629, infatti, in una lista di funzionari romani sono menzionati quattro custodes statuae<br />

Sisti V: Cerasoli, Lista di uffici, p. 375.<br />

2) Questo punto si riferisce all’aumento di stipendio dei due cancellieri (v. Nr. 203 a).<br />

3) La tassa di una parte delle teste di pesce, spettante ai conservatori, che Clemente VII<br />

aveva conferito in maniera evidentemente arbitraria ai cancellarii Urbis, è documentata<br />

già nel 1469. Secondo gli statuti del 1580 essa riguardava solo i pesci più lunghi dell’immagine<br />

di marmo di un pesce – che si vuole sia uno storione – conservata ancora<br />

oggi nel Palazzo dei Conservatori (fig. 17). È noto che la parte più saporita per fare la<br />

zuppa di pesce, è appunto la testa: Statuti del 1469, III, f. 140v De portione piscium<br />

danda Camere Urbis et conservatoribus dicte Camere; Statuti del 1519-1523, I, cap. 33<br />

(analogo a 1469); Statuti del 1580, p. 178 De Capitibus piscium Conservatoribus dandis;<br />

Delli, Le strade, p. 84; Cepeda Fuentes, Bestiario romano, tav. XX, fig. 2.<br />

Nr. 203 a 4 ago. 1524<br />

A f. 124r; C pp. 159-160.<br />

Protesta (protestatio) dei cancellarii Urbis Angelo Cesi Medices e Pietro<br />

Mellini dovuta al fatto che essi devono rinunciare all’assegnazione, concessa<br />

loro dal papa, dei capita piscium; si dichiarano tuttavia pronti a rispettare un<br />

decreto del consilium e dei conservatori su tale questione. Essi fanno considerare<br />

che spetterebbe loro un aumento di stipendio (augumentum) – come<br />

l’avevano ricevuto altri officiales già 10 anni prima – anche in considerazione<br />

delle alte spese di rappresentanza necessarie al prestigio della città (multum<br />

de suo ponere coguntur pro honore eiusdem Urbis) durante il carnevale<br />

ed in occasione delle varie gare (quando pallia curruntur seu iostra ne<br />

[sic!] astiludia fiunt). Essi accetterebbero volentieri di rinunciare ai loro augumenta,<br />

qualora lo facessero anche gli altri officiales; sarebbero anche pronti<br />

a versare 100 ducati all’anno da utilizzare per la Camera Urbis (solvere<br />

centum ducatos annuatim de proprio ad utilitatem Camere eiusdem urbis).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3495.<br />

02-Regesti.pmd 273<br />

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274 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Com. A:<br />

Sotto il termine (h)astiludia è da intendere probabilmente la “giostra”, il torneo dei<br />

cavalieri con le lance in occasione dei giochi di Piazza Navona e di Testaccio: Sommerlechner,<br />

p. 351.<br />

Nr. 204 13 ago. 1524<br />

A f. 124r-v; C p. 160.<br />

Relazione del secondo conservatore Lorenzo Crescenzi relativa alla stipula del<br />

contratto (contractus), avvenuta il 10 agosto, finalizzato alla revisione delle<br />

entrate della gabella studii ad opera del cardinale camerlengo (v. Nrr. 204 a).<br />

La relazione e le istanze dei decreti Nrr. 204 b-d furono effettuate dal secondo<br />

conservatore propter primi conservatoris absentiam.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i cancellieri Angelo Cesi<br />

Medices e Pietro Mellini, il caporione di S. Eustachio Francesco Scappucci<br />

(de Scappuciis), che sostituisce il priore dei caporioni malato, il procurator<br />

fisci apostolici Mario Peruschi ed il procurator fisci Camere Urbis Ippolito<br />

de Scarzis; capitibus regionum, consiliariis, officialibus et aliis nobilibus<br />

civibus ibidem manentibus.<br />

Nota crit.:<br />

Le indicazioni relative ai partecipanti alla seduta del consiglio sono completate da A<br />

f. 125r (v. Nr. 204 b).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4584.<br />

Com. B:<br />

Francesco Scappucci prestò giuramento in occasione della pax romana (1511): Gennaro,<br />

Pax, p. 54 (qui risulta abitante del rione Pigna); Frenz, p. 333 n. 773 (per i suoi incarichi<br />

alla Curia); Esposito, Tra accademia, p. 334 con nota 50 (in particolare per la sua<br />

appartenenza alla Sodalitas Parionis).<br />

Nr. 204 a 10 ago. 1524<br />

A ff. 124v-125r; C pp. 160-161.<br />

Contratto (redatto dallo scriba senatus) tra il cancelliere di Roma ed avvocato<br />

concistoriale Angelo Cesi Medices, il priore dei caporioni Silvestro<br />

Barbarini ed il defensor rerum peragendarum romani populi Mario Salomoni<br />

a nome dei conservatori (Giambattista de Teodericis si trova infatti a<br />

Cori, per punire alcuni excessus avvenuti in quel luogo) da una parte, e gli<br />

appaltatori della gabella studii (e cioè Giacomo Cambius a nome del banco<br />

Strozzi [mercatores de Strotiis], Bartolomeo Della Valle ed il loro socius<br />

in gabella studii Giovanni Ardinghelli [Ardingellus]), dall’altra. L’institor<br />

Giacomo Cambius e Giovanni Ardinghelli acconsentono, a nome dei suddetti<br />

appaltatori, a rinunciare alla gabella studii. Riguardo agli sconti da<br />

02-Regesti.pmd 274<br />

08/03/2011, 14.04


REGESTI<br />

275<br />

accordare, entrambe le parti si affidano al iudicium del cardinale camerlengo<br />

F. di S. Callisto, che deve essere confermato da un decreto del<br />

Senato. Fino che non si ha questo decreto, i suddetti gabellarii non possono<br />

essere costretti a pagare del denaro; una volta varato il decreto, però, essi<br />

devono saldare al popolo romano i contributi legati alla gabella.<br />

In lovio viridarii del palazzo del cardinale camerlengo.<br />

Testimoni: il cubicularius papale Giacomo Bernardinus de Ferreriis<br />

Casolensis (leggi: Casalensis) diocesis ed il commissarius in Urbe papale e<br />

della Camera Apostolica Francino.<br />

Nota crit.:<br />

I Nr. 204 e Nr. 204 a-b formano un tutto unico, anche se il Nr. 204 a come allegato<br />

porta la data 10 ago. 1524.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4584; Polverini Fosi, I mercanti fiorentini, p. 183 (con citazione).<br />

Com. A:<br />

Il contratto di revisione delle entrate della gabella studii accordava al cardinale camerlengo<br />

Francesco Armellini un’importante posizione.<br />

Com. B:<br />

Il conservatore Giambattista de Teodericis era stato incaricato il 1° agosto 1524 personalmente<br />

dal papa della lotta contro gli scelera et homicidia dilagati in terra nostra<br />

Core: ASV, Arm. XL, 8, f. 173. Lo <strong>scribasenato</strong> non annota questo fatto, sebbene registri<br />

la sua assenza.<br />

Il suddetto contratto fu concluso nel giardino del palazzo Armellini (situato ancor oggi<br />

nel Borgo, a via della Conciliazione). Giacomo Bernardinus de Ferreriis della diocesi di<br />

Casale Monferrato (Casalensis) fu registrator litterarum apostolicarum e rivestì molte<br />

altre cariche legate alla Curia: Hofmann, II, p. 84; Frenz, p. 355.<br />

Francino Michael, l’altro testimone, era eques auratus (= miles s. Petri) e familiare<br />

papale. Egli fu nominato, nell’aprile 1524, da Clemente VII commissarius generalis della<br />

Camera Apostolica in Urbe et districtu, dopoché aveva operato a Bologna in qualità<br />

di auditor in criminalibus. Tutte le corti di tribunale di Roma ebbero l’ordine di sostenere<br />

il suo lavoro e di consegnargli i proventi delle multe, affinché li trasmettesse alla<br />

detta Camera. Il testo della nomina si richiama nei dettagli a un breve di Leone X super<br />

inventionibus, compositionibus et exactionibus fraudum per extraordinarios et executoribus<br />

dicte Urbis faciendis (v. Nr. 25). Dovevano essere impediti monupolia nell’approvvigionamento<br />

di frumento, nonché abusi: ASV, Arm. XXXIX, 34, ff. 385r-388r (3 apr.<br />

1524). Un collega d’ufficio di Francino era Sebastiano da Ancona (v. Nr. 181 a).<br />

Nr. 204 b 13 ago. 1524<br />

A f. 125r-v; C p. 161.<br />

Decreto perché sia ratificato il contratto del 10 agosto relativo al bilancio<br />

finale della gabella studii ad opera del cardinale camerlengo F<br />

Armellini, purché da una parte il nuovo appaltatore (modernus conductor)<br />

Luigi Gaddi paghi al depositarius gabelle studii entro sei giorni 2600 ducati,<br />

02-Regesti.pmd 275<br />

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276 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

e Bartolomeo Della Valle ed i suoi socii dall’altra, il debito (debitum) creatosi<br />

nel corso del loro contratto. In questo modo verranno soddisfatti i docenti<br />

dell’università (v. Nr. 205 a), che si sono lamentati anche con il papa.<br />

Nr. 204 c 13 ago. 1524<br />

A ff. 125v-126r; C p. 161.<br />

Decreto perché i conservatori ricordino al papa, che vuole vedere la chiesa<br />

di S. Maria Rotonda restaurata con i fondi delle portiones, che suo patruus<br />

Leone X aveva conferito queste portiones al popolo romano affinché ne<br />

disponesse <strong>liber</strong>amente, e che esse comunque non basterebbero per restaurare<br />

gli antichi monumenti romani (« et, si de pecuniis portionum antiquitates<br />

Urbis restaurari debent, non ipse portiones neque, quod habet romanus populus,<br />

pro illarum restauratione sufficerent »).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 107 (erroneamente datato<br />

16 ago.).<br />

Nr. 204 d 13 ago. 1524<br />

A f. 126r; C p. 162.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana all’auditor della Camera Rosellus<br />

de Castello, ad Andrea Palluchius, al protonotario apostolico, miles sancti<br />

Petri, scutifer de numero participantium papale ed aule sacri palatii Lateranensis<br />

comes palatinus Giuseppe (Joseph) Pagliaminuta da Rossano (de civitate<br />

Rossani), al doctor utriusque iuris Angelo de Confinio, a Gianluigi (Johannes<br />

Aloisius) Britius, al doctor utriusque iuris Brancaleone de Ruberteschis da Orte.<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Pierpaolo Amadei.<br />

Com. B:<br />

I nomi dei nuovi cittadini si trovano anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 193v<br />

(come aggiunte a margine). Giuseppe Pagliaminuta da Rossano era dal 1509 scriptor<br />

archivii ed inoltre protonotario, miles sancti Petri (dall’istituzione del collegio nel 1520),<br />

scutifer de numero participantium (anche in questo caso dall’istituzione del collegio nel<br />

1520) e conte palatino lateranense: Frenz, p. 390.<br />

Nr. 205 26 ago. 1524<br />

A f. 126r-v; C p. 162.<br />

Decreto per ringraziare pubblicamente il conservatore Giambattista de Teodericis.<br />

Questi è tornato da Cori, dove era impegnato pro nonnullis crimini-<br />

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REGESTI<br />

277<br />

bus et excessibus ibidem commissis et perpetratis puniendis et expurgandis.<br />

Giambattista ha inflitto lì anche delle pene pecuniarie ed introdotto un officium<br />

damni dati, da cui ogni anno il comune di Cori percepisce 60 ducati,<br />

dei quali 40 sono destinati come stipendio annuale al licteratus vir nominato<br />

maestro di scuola (magister scole) dal conservatore. Giambattista ha ridotto<br />

la giunta municipale di Cori da nove a tre priori, per cui questi ultimi si<br />

dividono lo stipendio di nove priori e indossano abiti adeguati, contribuendo<br />

così ad aumentare il prestigio della città.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri; consiliariis,<br />

officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Nr. 205 a 26 ago. 1524<br />

A ff. 126v-127r; C pp. 162-163.<br />

Decreto emanato in seguito a una richiesta del cardinale camerlengo,<br />

finalizzata a prolungare da sei a otto il termine dei giorni entro cui i<br />

vecchi ed i nuovi appaltatori della gabella studii (Bartolomeo Della Valle<br />

e gli eredi del defunto Filippo Strozzi; Luigi Gaddi ed i suoi socii)<br />

devono pagare il denaro dovuto al depositarius pecuniarum gabelle studii<br />

(v. Nr. 204 b). Malgrado ciò, deve essere rispettato il contratto redatto<br />

dallo scriba senatus davanti al cardinale camerlengo F. Armellini di<br />

S. Callisto (v. Nr. 204 a).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4584.<br />

Nr. 205 b 26 ago. 1524<br />

A f. 127r; C p. 163.<br />

Decreto affinché il terzo conservatore Bernardino esamini a<br />

Vitorchiano i privilegi ed il diritto di questo paese ad inviare fideles a Roma<br />

e punisca alcuni atti arbitrari. Gli abitanti di Vitorchiano avevano chiesto ed<br />

ottenuto da Clemente VII un breve di conferma dei loro privilegi e del<br />

suddetto diritto.<br />

Nr. 205 c 26 ago. 1524<br />

A f. 127r-v; C p. 163.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana all’arcivescovo di Capua<br />

Nicolaus, all’eletto di Chieti (Teatinus) Felix Trophinus, al chierico reatinus<br />

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278 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

(leggi: aretinus) e camerarius secretus papale Paolo de Valdambrinis e a<br />

suo fratello Camillo, laico di Arezzo (aretinus).<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Luca de Mutianis e Giacomo Boccabella.<br />

Nota crit.:<br />

Rutili, per una evidente svista, chiama Paolo de Valdambrinis chierico reatinus anziché<br />

aretinus.<br />

Com. B:<br />

I nomi dei nuovi cittadini si trovano anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 193v<br />

(come aggiunte a margine).<br />

Arcivescovo di Capua fu dal 1520 fino alle sue dimissioni nel 1536 il domenicano<br />

Nikolaus Schönberg († 1537). Paolo III lo fece cardinale nel 1535: Eubel - van Gulik,<br />

pp. 23, 151; Pastor, IV, ad indicem; I. Guenther, Nikolaus von Schönberg, in: Contemporaries<br />

of Erasmus, III, p. 229s.; Deutsche Biographische Enzyklopädie, IX, München<br />

1998, p. 85. L’arcivescovo era residente nel Borgo con 30 “bocche” a carico: Lee,<br />

Descriptio, nr. 4129.<br />

Felice Trofino (Trophinus) († 1527) da Bologna, uomo di grande cultura, era stato nominato<br />

due giorni prima vescovo di Chieti (da ciò “eletto”). Fino a quel momento egli era<br />

stato referendario della Camera Apostolica e familiaris papale: Eubel - van Gulik, p. 311;<br />

Hofmann, II, pp. 103, 124; Frenz, p. 322; P. G. Bietenholz, Felix Trophinus, in: Contemporaries<br />

of Erasmus, III, p. 346.<br />

Paolo de Valdambrinis (o de Valdambrunis secondo la lezione riportata nella suddetta<br />

fonte) di Arezzo fu familiaris del cardinale Giulio De’ Medici e nel 1522 fu confermato<br />

da Adriano VI come parroco di S. Stefano del Cacco a Roma, e come tale è già documentato<br />

nell’anno precedente. Il parroco Paolo succedette a un parente di nome Gerius<br />

Valdambrinus di Arezzo, menzionato come poeta e morto ca. nel 1525: ASR, Collegio<br />

dei Notai Capitolini, 1504, f. 98r (3 feb. 1521); ASV, Reg. Lat. 1414, ff. 219v-222r<br />

(31 ago. 1522); Pierio Valeriano on the ill fortune, p. 293.<br />

Nr. 206 6 set. 1524<br />

A f. 127v; C pp. 163-164.<br />

Decreto affinché tutti i cittadini sappiano della volontà (mens) del papa<br />

– notificata al primo conservatore da unus ex magnatibus – di punire coloro<br />

che portano armi. L’istanza, in assenza dei colleghi, viene posta dal primo<br />

conservatore Giambattista de Teodericis sapendo che molti romani portano<br />

con sè di nascosto pugnali (pugiones).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

8 caporioni, Mario Salomoni, Giambattista Gigli, Giacomo Frangipane, Pierantonio<br />

Mattei, Pietro Fabi, Giacomo Negri, Giacomo Boccabella, Raimondo<br />

Capodiferro, Evangelista Maddaleni, <strong>Marco</strong> Specchi, Basilio Trinci, Angelo<br />

Antonio Tasca (de Taschis), Pierpaolo Amadei, Paolo Paparoni, Giuliano<br />

Giovenale, Bernardino Del Bufalo, Onofrio Tasca (Tascae), Domenico<br />

Vari, Giulio Cardelli, Andrea Porcari, Antimo de Sinebarbis.<br />

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REGESTI<br />

279<br />

Com. B:<br />

Ci limitiamo a dare qualche riferimento al forse meno noto fra i participanti di questa<br />

seduta del consiglio, già nominati in gran parte in altri contesti: Antimo de Sinebarbis<br />

era stato, come figlio di Angelotia Funari, erede di suo zio benestante Antonio di Paolo<br />

Funari. Nel 1515 risulta che aveva investito nell’ufficio venale di scrittore della Penitenziaria<br />

(sacre penitentiarie scriptor) in societas con un chierico della diocesi di Verdun:<br />

ASR, Camerale I, 1718, f. 21r (1515 ott. 22); Manacorda, Presentazione, pp. 10, 19.<br />

Non è priva di interesse la circostanza che un suo parente di nome Francesco de Sinebarbis<br />

(morto poco prima del 1510) avesse raccolto – come fecero tante altre famiglie<br />

romane – delle antichità: Magister, Censimento, p. 156.<br />

Nr. 206 a 6 set. 1524<br />

A ff. 127v-128r; C p. 164.<br />

Decreto per ratificare l’ingiunzione (intimatio), con cui lo scriba senatus,<br />

nei giorni precedenti, ha ricordato ai vecchi e nuovi appaltatori della gabella<br />

studii (Giacomo Cambius in qualità di institor di Bartolomeo Della Valle<br />

e degli eredi di Filippo Strozzi; Pietro Guidacius in qualità di institor di<br />

Luigi Gaddi, nonché i rispettivi socii) i loro obblighi di pagamento, in modo<br />

tale che agli insolventi, che non rispettino il termine stabilito (in Nr. 205 a),<br />

non resti più alcuna deroga. L’intimatio era stata decisa col consenso di<br />

Angelo Cesi Medices e del caporione di S. Eustachio Francesco Scappucci<br />

nel giardino del palazzo del cardinale camerlengo F. Armellini ed in sua<br />

presenza. Il primo conservatore ed il priore dei caporioni erano sopraggiunti<br />

dopo, dando la loro approvazione all’intimatio e promettendone la ratifica<br />

nel consiglio (« quod senatus populusque romanus huiusmodi gesta ratificabunt<br />

»).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4584.<br />

Nr. 206 b 6 set. 1524<br />

A f. 128r-v; C p. 164.<br />

Decreto (per bussulam et fabas, con 28 voti) di conferma come notaio dei<br />

conservatori per tre anni, con un pagamento annuale di 240 ducati auri e<br />

senza possibilità di riduzione, di Pietro Lalli. Il suo incarico sarebbe scaduto<br />

il prossimo gennaio e Lalli, secondo quel che si dice, ha richiesto (impetratum)<br />

il suo ufficio con un breve papale. Il candidato avversario Mario Salomoni,<br />

che si era offerto di pagare 250 ducati, è stato sconfitto nella votazione.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro .<br />

Lovium del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Paolo Paparoni.<br />

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280 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 207 28 set. 1524<br />

A ff. 128v-129r; C p. 165.<br />

Decreto per far esaminare, da due iuris periti, la richiesta del podestà di<br />

Cori Agostino Trinci, affinché – conformemente agli statuti di Cori – gli sia<br />

ceduta la quarta parte delle multe inflitte da lui e dal commissario nominato<br />

dai conservatori. Il Trinci sceglie Girolamo Veralli come suo iuris peritus, i<br />

conservatori invece il secundus collateralis senatoris et Curie Capitolii Angelo<br />

da Barbarano. In precedenza il Trinci si era rivolto per questa faccenda<br />

ai conservatori, che però non vollero prendere nessuna decisione senza previa<br />

consultazione del consiglio.<br />

Com. B:<br />

Agostino Trinci era stato confermato nel 1523 per un altro semestre podestà di Cori col<br />

consenso dei conservatori: ASV, Arm. XXXIX, 36, ff. 168v-169r (24 ago.? 1523).<br />

Il giurista Girolamo Veralli († 1555) divenne nel 1534 uditore della Rota e nel 1549<br />

cardinale: Eubel - van Gulik, p. 30; Cerchiari, II, p. 94.<br />

Nr. 207 a 28 set. 1524<br />

A f. 129r; C p. 165.<br />

Decreto perché si provveda, con i tributi riscossi nelle località soggette a<br />

Roma, al fabbisogno del Palazzo dei Conservatori di panni di lino (panna<br />

lini), di vasi d’argento, di tre sgabelli (subsellia) ed altre cose necessarie.<br />

Nr. 207 b 28 set. 1524<br />

A f. 129r; C p. 165.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Filippo Strozzi (de Strotiis),<br />

al phisicus Paolo Giovio (Iovius), a Francesco Salamandra da Siena, al<br />

phisicus Niccolò de Casanova alias de Albanensibus da Civita Castellana, a<br />

Giacomo, fratello del signor Rosellus de Castello, a Sanctus de Castronovo,<br />

ad Andrea de Barberiis, al padre di Saba de Monte, coniugato, a Gianangelo<br />

de Monte, iuris utriusque doctor e familiaris del cardinale Orsini, al notaio<br />

dei caporioni (antiposti) del rione Arenula Tommaso de Ghisiis, all’abbreviator<br />

de parco maiori Genesius da Prato (regionis Arenule), al procurator<br />

del cardinale Della Valle Francesco da Lucca, al chierico Bernardino da<br />

Imola (a quest’ultimo con la riserva di non poter ricevere benefici spettanti<br />

ai romani).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Bernardino Vittori ed Angelo Vallati.<br />

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REGESTI<br />

281<br />

Nota crit.:<br />

Solo in ms. A il nome Genesius da Prato è legato all’indicazione, inusuale in questa<br />

forma, regionis Arenule che indica il rione dove abitava (vedi sotto).<br />

Com. B:<br />

I nomi dei nuovi cittadini si trovano anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 193v<br />

(datato 28 set. 1524).<br />

Sul noto banchiere Filippo Strozzi si veda il commento a Nr. 161. Egli era residente nel<br />

Borgo con 25 “bocche” a carico: Lee, Descriptio, nr. 4118.<br />

Il phisicus magister Paolo Giovio da Como (1486-1552) aveva studiato medicina a Padova<br />

e nel 1514 era stato nominato da Leone X professore di retorica, ovvero in philosophia<br />

moralis, presso l’università di Roma, divenendo nel 1528 vescovo di Nocera. Si<br />

segnalò come scrittore versatile, storico e collezionista di ritratti anche dei suoi contemporanei:<br />

Marini, Archiatri, I, pp. 326, 330; Ferrajoli, Ruolo, ad indicem; Conte, I maestri,<br />

p. 4; Price Zimmermann, Paolo Giovio; Agosti, Paolo Giovio, pp. 18-23.<br />

Niccolò de Casanova alias de Albanensibus di Civita Castellana nel 1532 risulta essere<br />

diventato uno dei consiliarii del romanum collegium medicorum: ASV, Cam. Ap., Div.<br />

Cam. 93, ff. 11v-13v (10 mag. 1532; qui è inserito il documento in questione, del 10<br />

aprile 1532). Per l’istituzione di questo collegio, che ebbe competenze di controllo nell’ambiente<br />

medico-sanitario in tutto lo Stato della Chiesa e la cui appartenenza richiedeva<br />

la cittadinanza romana (una circostanza che spiega probabilmente la presenza di tanti<br />

medici fra i nuovi cittadini), cfr. Esposito, Note sulla professione medica, in particolare<br />

p. 24.<br />

Genesius da Prato fu dal 1512 al 1526 abbreviator de parco maiori; in precedenza<br />

aveva percepito altri incarichi presso la Curia: Frenz, p. 339. Egli, residente nel rione<br />

Arenula, nel censimento del 1527 è elencato con 10 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 5902.<br />

Nr. 208* CONSERVATORI IN CARICA: MARIO SALOMONI, DOCTOR IURIS ED AVVOCATO<br />

CONCISTORIALE, CARLO ASTALLI ED ONOFRIO TASCA.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: GIOVANNI MARGANI.<br />

Com. B:<br />

Il dotto giurista e avvocato concistoriale, distintosi anche come scrittore (v. fig. 12),<br />

Mario Salomoni (degli Alberteschi) (1452-1534) era, dal 1481, docente degli statuti<br />

presso lo Studium Urbis. Aveva giurato nel 1511 la pax romana, alla cui organizzazione<br />

aveva cooperato. Nel 1513 fece parte della cana nobilitas Urbis. Partecipò all’elaborazione<br />

degli statuti del 1523 (v. Nr. 56). Ancora nel 1532, collaborò in qualità di<br />

conservatore alla formulazione della nuova legislazione contro il lusso (v. Nr. 91):<br />

Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241; V. Cian, Un trattatista del Principe a tempo<br />

di N. Machiavelli. Mario Salamonio, «Atti della R. Accademia delle Scienze di<br />

Torino » 35 (1900) pp. 265-284; Marii Salamonii de Alberteschis, De principatu, ed.<br />

M. D’Addio, pp. 3-10 (cfr. su questo volume però la recensione critica di R. Abbondanza,<br />

« Annali di storia del diritto » 1 [1957] pp. 560-571); Renazzi, Storia dell’Università,<br />

II, pp. 59-61; Gennaro, Pax, p. 55; Dorati da Empoli, p. 115; Conte, I maestri,<br />

p. 3; Altieri, Li Nuptiali, Indice, p. 82*; Altieri Li Baccanali, pp. XXXVs., 35s.<br />

nota 4 (con ulteriore bibliografia); E. Reibstein, Volkssouveränität und Freiheitsrechte,<br />

a cura di Cl. Schott, 2 voll., München 1972: I, p. 104ss.; Q. Skinner, The foundations<br />

of modern political thought, 2 voll., Cambridge 1980: I, pp. 148-152; II, pp. 131-134;<br />

Miglio, Il Senato, p. 169s.<br />

02-Regesti.pmd 281<br />

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282 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Carlo Astalli, fratello di Mari(an)o (v. Nr. 43 a), era un appassionato di antichità: Altieri,<br />

Li Nuptiali, Indice ragionato, p. 86*; Altieri, Li Baccanali, p. 193s. nota 33. Nel<br />

1536, in occasione della visita dell’imperatore Carlo V a Roma, fu Camere Apostolice<br />

commissarus super lectorum seu mataratiorum provisione: ASV, Cam. Ap., Div. Cam.<br />

101, f. 527r-v.<br />

Il priore dei caporioni Giovanni Margani († 1530), cittadino benestante, si impegnò<br />

fortemente nella confraternita del SS. Salvatore: Altieri, Li Baccanali, p. 188 nota 15;<br />

D’Amelia, Verso la caduta (sulla famiglia). Nel 1513 fece parte della cana nobilitas<br />

Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241.<br />

Nr. 208 3 ott. 1524<br />

A f. 129v; C p. 166.<br />

Decreto perché – secundum statutorum edictum – siano puniti in caso di<br />

assenza i 13 e 26 officiales dei rioni (tresdecim et viginti sex officiales vice<br />

qualibet ) convocati ad consilium, secondo gli statuta, con una<br />

multa del valore di un ducatus da riscuotere dall’executor dei conservatori. I<br />

conservatori non presenti al loro scyndicatus devono essere puniti ad duplum.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis et officialibus ac aliis nobilibus civibus ibidem<br />

residentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les institutions, p. 244; Franceschini, Dal consiglio pubblico, p. 352 nota<br />

63.<br />

Com. A:<br />

Il decreto consiliare si riferisce direttamente a una normativa in Statuti 1519-1523, IV/2,<br />

f. 21r-v, cap. 33 De Congregatione officialium fienda pro observantia constitutionum.<br />

Relativamente all’obbligo di presenza dei consiliarii cfr. anche Statuti del 1469, f. 104r<br />

De iuramento consiliariorum. Ogni rione mandava – accanto al caporione – in tutto 3<br />

officiales, ossia consiliarii, al consiglio cittadino che nelle fonti comunali vengono chiamati<br />

officiales tresdecim et viginti sex officiales vice qualibet (o tresdecim et viginti sex<br />

consiliarii etc.): Statuti del 1580, pp. 125-127 De Secreto consilio, qui p. 125. Per<br />

quanto riguarda lo scyndicatus, si rinvia al commento a Nr. 18 a.<br />

Nr. 208 a 3 ott. 1524<br />

A ff. 129v-130r; C p. 166.<br />

Decreto affinché i conservatori provvedano, con pubblico bando per la città<br />

(per bandimentum per Urbem), a far sì che [1] coloro che richiedono ingiustamente<br />

per un prestito cifre spropositate, restituiscano ai debitori (locantes)<br />

i loro illeciti guadagni e che [2] i pizicaroli, che prestano due corve<br />

per 1 julius o almeno 1 carlenus al giorno, in futuro non esigano<br />

02-Regesti.pmd 282<br />

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REGESTI<br />

283<br />

più di 3 bolendini (« contra pizicarolos, qui comodant corvas duas die quolibet<br />

pro pretio unius julii vel ad minus unius carleni, quarum corvarum par<br />

solitum est comodari semper futuris temporibus pro pretio bolendinorum<br />

trium et non ultra »). Nell’istanza è stato inoltre proposto di tenere ogni<br />

mese una seduta del consiglio dedicata all’esame delle lagnanze (consilium<br />

querelarum).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella ed Angelo Vallati.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, pp. 1073, 3213.<br />

Com. A:<br />

Sui pizicaroli, che – secondo un uso largamente diffuso a Roma – si dedicavano anche<br />

a piccoli affari di prestito a usura, si veda Nr. 52. La corva era un’unità di misura per i<br />

cereali che non sembra identica alla meglio conosciuta “corba” in uso a Bologna. Il<br />

termine bandimentum si riferisce al procedimento con cui venivano rese pubbliche nuove<br />

norme emesse dai conservatori attraverso l’affissione di un manifesto sui muri delle<br />

piazze della città (“bando”): Re, Bandi romani; Regesti di bandi.<br />

Nr. 209 26 ott. 1524<br />

A f. 130r-v; C pp. 166-167.<br />

Decreto di rinviare alla successiva seduta del consiglio della presa di posizione<br />

sui progetti papali in materia di finanze (v. Nr. 210), volendo i caporioni<br />

comunicare questi piani a homines et cives dei loro quartieri (regiones)<br />

prima della votazione, e discuterne con loro, « cum omnes tangat et omnes<br />

vel maior pars, quod agendum consulant ». Il papa, che in conseguenza della<br />

guerra condotta nel Ducato di Milano per difendere lo stato della Chiesa ha<br />

necessità di denaro, aveva comunicato ai conservatori il suo desiderio che si<br />

tenessero lezioni all’università (quod in ginnasio Urbis legatur) e fosse ricordato<br />

che le entrate della gabella studii sono destinate all’università ed<br />

alla riparazione delle mura cittadine. Egli stesso vuole revocare gli augumenta<br />

e le provisiones introdotti da Leone X a favore degli officiales romani<br />

e di altri nobiles cives, che pesano in totale per quasi il doppio dei ricavi<br />

di questa gabella, ed eventualmente introdurre, per l’intera durata del prossimo<br />

anno santo, una gabella di 3 bolendini per ogni rubrum di farina da<br />

forno (farina pistorum).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus omnibus regionum, consiliariis, officialibus et aliis nobilibus civibus<br />

ibidem manentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3867; Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément<br />

VII, p. 107.<br />

02-Regesti.pmd 283<br />

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284 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 210 29 ott. 1524<br />

A ff. 130v-131r; C pp. 167-168.<br />

Decreto del consilium generale, perché una delegazione – assieme con i vertici<br />

municipali (una cum magnificis dominis conservatoribus, cancellariis, prefecto<br />

capitum regionum) – preghi il papa di mostrarsi ben disposto nei confronti<br />

degli officiales romani e dei provisionarii – conformemente al rescriptum<br />

di Leone X relativo agli aumenti di stipendio – e gli comunichi che il<br />

populus romanus non è affatto contento dell’introduzione di un’imposta sulla<br />

farina a carico dei fornai confidando su tali questioni nella clementia papale.<br />

La delegazione è composta dai utriusque iuris doctores Tarquinio Santacroce,<br />

Mario Peruschi, Girolamo Giustini e Pierpaolo Crescenzi nonché da Marcantonio<br />

Altieri, Domenico Massimo, Mariano Castellani, Giuliano Leni, Raimondo<br />

Capodiferro, Pierantonio Mattei, Antonio Del Bufalo, Agostino Palosci (de<br />

Palosiis), Prospero de Comitibus, Giuliano Giovenale, Evangelista Maddaleni,<br />

Raffaele Casali, Antonio Santacroce, Valeriano Muti e Pietro Astalli.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: dal rione Monti Girolamo<br />

Salomoni, Giambattista Paparoni, Giuliano Diomedes, Matteo Infessura (de<br />

Infesuris) e Pierantonio Paparoni; dal rione Trevi Giacomo Frangipane, Francesco<br />

Calvi, Angelo Antonio Tasca, Domenico e Girolamo Boccamazza,<br />

Orazio Vaschi, Cola de Colatiis; dal rione Colonna Pierpaolo e Crescenzio<br />

Crescenzi, magister Giacomo Manili (Manilius), Girolamo Rufini, Antonio<br />

Del Bufalo, Cola Jacovacci, Giulio de Alzatellis, Bernardino Del Bufalo,<br />

Giuliano Paloni; dal rione Campo Marzio Raffaele Casali, Agostino Trinci,<br />

magister Giambattista Veralli, Matteo Casali, Ippolito Vitelleschi, Girolamo<br />

de Thebolis, Paolo Nari; dal rione Ponte il doctor in giurisprudenza Giustino<br />

Carosi, Prospero de Aquasparta, magister Orazio Lancellotti, Giulio Bonaventura;<br />

dal rione Parione Domenico Pichi, Agostino Palosci, magister<br />

Mario Scappucci, Giambattista Mellini, Pietro Massimo, Bernardino la Zeccha;<br />

dal rione Arenula Pietro e Giorgio Santacroce, Giuliano Giovenale,<br />

Raimondo Capodiferro, Bernardino Paloni, Francesco e Virgilio Cenci, Silvestro<br />

Barbarini, Felice Palini, Marcello Paloni, Bernardino Planca; dal rione<br />

S. Eustachio Vincenzo Rustici, Giulio Ilperini (de Alperinis), Bernardino<br />

Vittori, Bernardino Buonauguri, Giuliano Paparoni, Valeriano e Niccolò Muti,<br />

Felice de Villa; dal rione Pigna Marcantonio e Mariano Altieri, Metello Vari,<br />

Muzio Muti, Evangelista Maddaleni, Giambattista Gigli, Francesco de Butiis,<br />

Giuliano e <strong>Marco</strong> Marcello Leni, Paolo, Pietro e Francesco Astalli, Fabio<br />

Mentebuona, Ippolito e Virgilio de Mantacis, Giambattista Fabi, Girolamo<br />

de Subactariis, Giuliano Maddaleni; dal rione Campitelli Antonio Frangipane,<br />

Tommaso de Philipputiis, Marcello de Cherubinis, Onofrio e Ippolito Albertoni,<br />

Giambattista Capizucchi, Giambattista Cerroni, Giacomo Boccabella;<br />

dal rione S. Angelo Pierantonio e Ciriaco Mattei, Evangelista Boccapaduli,<br />

Mario Particappa, Giordano Serlupi; dal rione Ripa Pietro Fabi, Pietro Fede-<br />

02-Regesti.pmd 284<br />

08/03/2011, 14.04


REGESTI<br />

285<br />

rici, Gianangelo Pierleoni; dal rione Trastevere Mariano Castellani, Onofrio<br />

Velli, Luigi Miccinelli, Francesco Velli, Stefano Teoli (de Theolis), Vincenzo<br />

de Leis.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3867; Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII,<br />

p. 107; Lanciani, I, p. 265 (trascrizione parziale da C); Altieri, Li Baccanali, p. 103s. nota<br />

48; S. Guarino, Il Palazzo dei Conservatori, p. 45s. (con citazione di seconda mano).<br />

Com. A:<br />

Le parole ben formulate non possono farci illudere che il decreto consiliare desse una<br />

risposta negativa ai progetti fiscali di Clemente VII, cui indirettamente viene anche prospettata<br />

la minaccia dell’insoddisfazione del popolo. Si noti, per inciso, la denominazione<br />

anticheggiante prefectus capitum data al priore dei caporioni.<br />

Com. B:<br />

Nella lista dei partecipanti al consiglio si trovano anche i nomi di numerose personalità<br />

importanti. Tra le più note, ancora non menzionate in altri contesti, sono da ricordare:<br />

Virgilio Cenci prestò giuramento in occasione della pax romana (1511): Gennaro, Pax,<br />

p. 54.<br />

Su Girolamo Subattari (de Subactariis) cfr. Altieri, Li Baccanali, p. 191 nota 24.<br />

Giulio Ilperini o Alberini era certamente l’omonimo committente di Palazzo Alberini,<br />

progettato da Giulio Romano e ubicato in via di Banco S. Spirito: Frommel, Palastbau,<br />

II, pp. 1-12; Altieri, Li Baccanali, p. 204 nota 7.<br />

Agostino Palosci (de Palosiis) è menzionato nei Nuptiali di Marcantonio Altieri. Nel<br />

1513 fece parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 241;<br />

Altieri, Li Nuptiali, p. 103, Indice ragionato, p. 115*.<br />

Vincenzo Rustici nel 1523 esercitò le funzioni di magister stratarum Urbis: ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 74, f. 9r (10 giu. 1523).<br />

Ippolito Vitelleschi non apparteneva alla famiglia omonima di Corneto/Taquinia, bensì ai<br />

Vitelleschi di Foligno, famosi per la collezione di antichità di un suo discendente omonimo,<br />

Ippolito Vitelleschi (1583-1654): cfr. Lee, Habitatores, p. 56 n. 60 (per la sua<br />

casa nella parrocchia di S. Salvatore alle Coppelle nel rione Colonna); Sickel, Die ehemalige<br />

Casa Vitelleschi, p. 128 nota 36.<br />

Orazio Lancellotti fu un noto medico e dal 1516 al 1546 abbreviatore: Marini, Archiatri,<br />

I, p. 299s.; Frenz, p. 417.<br />

Marcello Paloni era poeta e cantò la battaglia di Ravenna (dell’11 aprile 1512): Pastor,<br />

IV/1, p. 420; Gnoli, La Roma, p. 99.<br />

Bernardino Planca aveva investito del denaro nel collegio dei portionarii Ripe: ASV,<br />

Reg. Vat. 1211, ff. 97r-105, qui 103v (7 gen. 1514).<br />

Pietro Santacroce ottenne nel 1513 uno stipendium per la sua partecipazione al conclave:<br />

v. commento a Nr. 187 a.<br />

Paolo, Francesco e Pietro Astalli, nel censimento del 1527, sono elencati, rispettivamente,<br />

con 1, 80 e 150 “bocche”: Lee, Descriptio, nrr. 7067 (Paulo dilla Stalla), 7071<br />

(Francisco de la Stalla) e 7244 (Pietro Stalla Romano).<br />

Metello Vari nel 1514 fu uno dei quattro committenti della scultura di Cristo risorto che<br />

Michelangelo Buonarroti realizzò per S. Maria sopra Minerva. Per via dei suoi stretti<br />

rapporti di parentela con i Porcari lo si incontra anche con il cognome Varus de<br />

Porcariis; egli possedeva una collezione di antichità che nel 1549 donò in parte al<br />

Palazzo dei Conservatori: Buchowiecki, II, p. 725s.; G. Palmerio - G. Villetti, Storia<br />

02-Regesti.pmd 285<br />

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286 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

edilizia di S. Maria sopra Minerva in Roma, 1275-1870, Roma 1989, p. 168, 183;<br />

Panofsky-Sörgel, Michelangelos “Christus”; Modigliani, I Porcari, p. 467s. nota 73 e<br />

ad indicem; S. Danesi Squarzina, The Bassano ‘Christ the Redeemer’ in the Giustiniani<br />

Collection, « The Burlington Magazine » 142/1173 (2000) pp. 746-751. Per le sue case<br />

si veda Lee, Descriptio, nrr. 453, 485, 488s.<br />

Nr. 210 a 29 ott. 1524<br />

A f. 131v; C p. 168.<br />

Decreto affinché i conservatori ed il priore dei caporioni diano un contributo<br />

di 300 ducati auri de Camera per il completamento della pavimentazione<br />

(pavimentum) del cortile del Palazzo dei Conservatori e per la riparazione<br />

(refectio [sic!]) della sua cisterna, tanto più che si approssima l’anno santo,<br />

per il quale si aspetta un grande afflusso di pellegrini (« in quo omnes quasi<br />

seu maior pars cristianorum ad urbem venit »). I 300 ducati auri de Camera<br />

sono parte dei 400 ducati che erano stati depositati in una banca per il<br />

restauro del tetto (tegmen) della chiesa di S. Maria Rotonda, ma che ora<br />

non sono più necessari allo scopo originario.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Paolo de Rubeis e Giuliano Giovenale.<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, La première Renaissance, p. 285s.; Id., Les institutions, p. 258; Lanciani,<br />

I, p. 265 (trascrizione parziale da C); Benedetti, Progetti e realizzazioni nel cortile del<br />

Palazzo dei Conservatori, p. 47 nota 11 (citazione da un manoscritto Lanciani); Bedon,<br />

Il Campidoglio, p. 336 (trascrizione ripresa da Lanciani).<br />

Com. A:<br />

L’anno santo 1525 si trovava già sotto lo spettro della Riforma, della quale però – almeno<br />

per quello che ci comunicano i verbali consiliari – a Roma, o meglio, in seno all’aristocrazia<br />

romana, non ci si preoccupava molto, visto che si prevedeva comunque la consueta<br />

affluenza di frotte di pellegrini (cfr. a tal proposito Nrr. 222 c e 233 a): Palumbo,<br />

I giubilei, in particolare p. 202ss. Per la cisterna si rinvia alle informazioni fornite in<br />

Bedon, Il Campidoglio, pp. 43, 49 nota 232.<br />

Nr. 211 13 nov. 1524<br />

A ff. 131v-132r; C pp. 168-169.<br />

Decreto affinché l’advocatus palatii Girolamo Giustini verifichi i diritti dei<br />

romani e del comune di Barbarano. Dall’istanza si evince che Barbarano<br />

non si attiene alle littere patentes concessegli dal popolo romano ed utilizza<br />

per sé la parte maggiore delle sue entrate, che invece spettano, un terzo<br />

ciascuno, a Roma (v. Nr. 191), al podestà ed al comune di Barbarano (per<br />

la costruzione del palazzo del podestà, del pozzo, delle mura cittadine e di<br />

altre necessità di questo paese).<br />

02-Regesti.pmd 286<br />

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REGESTI<br />

287<br />

Nr. 211 a 13 nov. 1524<br />

A f. 132r; C p. 169.<br />

Decreto affinché i caporioni, il primo gennaio successivo, riuniscano i cives<br />

di ogni rione in un luogo adatto per preparare la nuova distribuzione delle<br />

portiones degli uffici restituiti da Leone X. In quell’occasione, per ogni<br />

rione, sarà eletto un imbussulator che insieme ai conservatori ed ai caporioni<br />

(qui nominati prefecti regionum) raccoglierà nella bussula portionum tutti<br />

i nomi dei cittadini maschi del suo rione (ad imbussulandum omnes homines<br />

romanos sue regionis).<br />

Com. A:<br />

Il modo di procedere al rinnovo delle portiones nel 1524 corrispose essenzialmente alla<br />

procedura usata nel 1519 (v. Nr. 76), sebbene nel gennaio 1525 fossero stati varati<br />

nuovi capitula (v. Nr. 214). Il primo passo consisteva nella scelta degli imbussulatores.<br />

Nr. 211 b 13 nov. 1524<br />

A f. 132r-v; C p. 169.<br />

Decreto affinché i conservatori ed i caporioni abbiano cura che nessun conservatore<br />

o altra persona apra (rompere) la bussula con i nomi degli iudices<br />

della Curia Capitolii e dei podestà delle località soggette a Roma, in quanto<br />

i conservatori devono ancora varare a tal proposito un proprio ordo.<br />

Nr. 211 c 13 nov. 1524<br />

A f. 132v; C p. 169.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Giovanni Antonio Benzoni<br />

(Venzoni), doctor utriusque iuris e procurator.<br />

Com. A:<br />

Il neocittadino Giovanni Antonio Benzoni è menzionato anche in ASC, Cam. Cap., Cred.<br />

VI, t. 49, f. 194r (come nota a margine). Come Giovanni Antonio Benzone, residente nel<br />

rione Ponte, nel censimento del 1527 è elencato due volte, sempre con 14 “bocche”:<br />

Lee, Descriptio, nrr. 3288, 3496.<br />

Nr. 211 d 13 nov. 1524<br />

A ff. 132v-133r; C pp. 169-170.<br />

Risposta dei conservatori ad una querela di Evangelista Boccapaduli nell’ambito<br />

di un consilium querelarum (tali udienze hanno luogo una volta al<br />

mese conformemente ad un decreto del Senato [v. Nr. 208 a]). I conservatori<br />

02-Regesti.pmd 287<br />

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288 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

si dichiarano pronti a portare davanti al papa la disputa, illustrata dal Boccapaduli,<br />

sorta tra i guardiani della societas Sancte Marie de Porticu del<br />

rione Ripa ed il cardinale Pisanus, in merito alle chiavi dell’immagine miracolosa<br />

della Gloriosissima Virgo Maria de Porticu. La disputa è stata provocata<br />

da un mandato del governatore, che ha costretto i guardiani a consegnare<br />

le chiavi al cardinale. Queste erano state custodite sin dalla fondazione<br />

della confraternita dai guardiani, che ora temono che l’immagine possa<br />

essere rubata.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio de Alzatellis ed Angelo Vallati.<br />

Com. A:<br />

La societas Sanctae Marie de Porticu o compagnia di S. Maria in Portico fu fondata nel<br />

XV secolo a sostegno dell’ospedale appartenente all’omonima chiesa (sostituita nel XVII<br />

secolo dalla nuova costruzione di S. Maria in Campitelli), e a devozione della taumaturgica<br />

immagine della Madonna. Nel 1505 la compagnia si unì alla confraternita di S. Maria<br />

delle Grazie e a quella della Consolazione, dando vita al sodalizio De Vita aeterna, che si<br />

occupava soprattutto dell’Ospedale della Consolazione. Sui retroscena della contesa con il<br />

cardinalis Pisanus (v. infra) non si sa nient’altro. La venerazione per l’immagine di Maria<br />

è dimostrata anche dal fatto che nel 1518, in occasione della minaccia dei turchi, nonché<br />

durante la peste, nell’agosto del 1522, essa fu portata in processione per le strade di<br />

Roma: Pastor, IV/2, pp. 46 (sulla processione del 1522), 713 (sul 1518); Maroni Lumbroso<br />

- Martini, pp. 282-287; Esposito Le confraternite e gli ospedali; Ead., S. Maria in<br />

Portico, della Consolazione e delle Grazie, arciconfraternita.<br />

Com. B:<br />

Francesco Pisano (1494-1570) era stato fatto cardinale nel 1517 in giovane età: Eubel -<br />

van Gulik, p. 17.<br />

Nr. 212 28 nov. 1524<br />

A f. 133r; C p. 170.<br />

Dichiarazione dei conservatori in seduta di tribunale: il termine di 15 giorni,<br />

entro cui il comune di Barbarano poteva presentare le sue prove (v. Nr. 211),<br />

è scaduto, per cui ora può essere emessa la sentenza. I conservatori hanno<br />

intimato (intimaverunt) il termine all’orator del comune di Barbarano, il<br />

notaio Gianpaolo de Thomarisa.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Domenico Tebaldeschi e Basilio Trinci.<br />

Nr. 213 18 dic. 1524<br />

A f. 133r-v; C pp. 170-171.<br />

Decreto dell’ordinarium consilium affinché il populus romanus tenga pronti<br />

i 1000 ducati aurei ad rationem juliorum decem pro quolibet ducato per<br />

02-Regesti.pmd 288<br />

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REGESTI<br />

289<br />

pagare gli eredi di Sisto Mellini, come disposto dal papa nel motuproprio registrato<br />

nell’archivio del Palazzo dei Conservatori (in archivio palatii registratus)<br />

(v. Nr. 219). Sisto ed i suoi eredi, però, fino ad oggi non hanno voluto accettare<br />

la somma. La contesa tra il doctor iuris utriusque Giambattista del fu Sisto ed<br />

il popolo romano, relativamente all’ufficio del gabellarius maior, ha origine<br />

– come ricorda l’istanza – nel fatto che il padre di Giambattista si trovava in<br />

carica, quando Leone X restituì con la sua Bolla di restituzione tutti gli uffici al<br />

popolo romano. Il Mellini aveva portato la questione dinanzi al papa.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 8 caporioni.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1870.<br />

Nr. 213 a 18 dic. 1524<br />

A ff. 133v-134r; C p. 171.<br />

Decreto relativo al conferimento di benefici a stranieri (forenses)<br />

o persone sprovviste della cittadinanza romana: i conservatori non devono<br />

assolutamente approvare tali collactiones beneficiorum dopo le dimissioni o<br />

la morte dei titolari, anche se sono spesso sostenute da cardinali o altri<br />

magnati (magnates). Questo vale anche quando in signatura pape è menzionato<br />

un consenso dei conservatori, da considerare nullo. I conservatori, che<br />

ciononostante approvino tali concessioni di benefici senza il benestare del<br />

consiglio pubblico e ordinario (sine consilio publico et ordinario), sono puniti<br />

con una multa di 100 ducati, da versare a favore della fabbrica del<br />

Palazzo dei Conservatori (fabbrica palatii), e dichiarati inhabiles agli uffici<br />

pubblici; i loro nomi vengono resi noti in “speculo” (v. Nr. 83 b) e registrati<br />

dal procurator Camere Urbis.<br />

Com. A:<br />

La signatura pape si riferisce all’atto della firma papale sotto le suppliche a lui rivolte,<br />

per la quale esisteva un proprio ufficio della Segnatura di Grazia: Del Re, La<br />

Curia, p. 216s. La difesa dei diritti dei romani, nativi o naturalizzati, sulle prebende<br />

ecclesiastiche di Roma era già stata un argomento di Nr. 3. In ASC, Cam. Cap., Cred.<br />

VI, t. 49 sono conservate parecchie dichiarazioni di assenso dei conservatori relative alle<br />

nuove assegnazioni di benefici riguardanti chiese romane; esse però concernono per lo<br />

più solo cappelle e canonicati insignificanti e furono richieste da chierici che, di regola,<br />

erano di umile origine (v. però Nr. 219 d): cfr. ff. 68v (15 apr. 1518), 114v (20 dic.<br />

1520), 124v (20 set. 1521), 150r (13 mag. 1524), 152r (30 giu. 1524), 159v (1 set.<br />

1525).<br />

Compito del procurator fisci (et Camere Urbis) – che da molti anni era il non amato<br />

Ippolito de Scarzis (v. com. B a Nr. 194) – era il perseguimento di tutti gli usurpatori di<br />

beni pubblici e di tutti i crimini finanziari contro il comune romano. Come accennato<br />

nel decreto, egli disponeva la registrazione nel <strong>liber</strong> nuncupatus “speculum”, di tutti<br />

coloro che erano accusati dei detti reati (v. Nr. 78 a). Aveva l’obbligo di essere presente<br />

02-Regesti.pmd 289<br />

08/03/2011, 14.04


290 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

alle sedute del consiglio, perciò lo si trova spesso tra i testimoni: Statuti del 1469,<br />

f. 104r De advocato et procuratore Camere; Statuti del 1519-1523, I, cap. 36 (analogo<br />

a quelli del 1469); Statuti del 1580, p. 138s. De aliis ad officium Procuratoris Camerae<br />

concernentibus; Rodocanachi, Les institutions, p. 246.<br />

Nr. 213 b 18 dic. 1524<br />

A f. 134r-v; C p. 171.<br />

Decreto di approvazione degli imbussulatores per le bussule degli iudices<br />

della Curia Capitolii, del capitaneus appellationum e dei podestà delle località<br />

soggette a Roma (potestates terrarum populi romani), sebbene essi non<br />

siano stati scelti tramite un decreto del consiglio (non ex consulto ut decet),<br />

ma dai conservatori. Il compito di questi imbussulatores è di predisporre,<br />

assieme ai conservatori ed al priore dei caporioni, l’assegnazione delle suddette<br />

magistrature. Gli imbussulatores per le cariche di giudice sono il doctor<br />

in giurisprudenza Giambattista Mellini, il procurator Bernardino da Urbino,<br />

Raffaele Casali (Casalius) e Stefano Capranica (de Capranica); gli imbussulatores<br />

per gli incarichi di podestà sono invece Mariano Castellani, Giacomo<br />

Negri e Paolo Astalli. Per la scelta degli imbussulatores futuri sarà nuovamente<br />

in vigore l’ordo consuetus conficiendi bussule.<br />

Com. B:<br />

Non è senza interesse che fra gli imbussulatores si trovi il procurator Bernardino da<br />

Urbino fatto cittadino romano solo nel 1523 (v. Nr. 173 b). La sua scelta sottolinea<br />

la sua piena assimilazione nelle strutture comunali, raggiunta solo raramente dai neocittadini.<br />

Nr. 213 c 18 dic. 1524<br />

A f. 134v; C pp. 171-172.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana ai medici Guido, Zenobio,<br />

Malatesta e Bernardo, nonché al cirurgicus magister Paulus, coniugato;<br />

al iuris utriusque doctor e iudex in civilibus del governatore di Roma Pierpaolo<br />

da Otricoli, coniugato; al procurator Agostino de Rocchetta; al procurator<br />

Francesco Verius da Orvieto; a Dominicus Valentinus; ad Alverus da<br />

Porto (Portuensis), coniugato; a Niccolò da Orte (de Orta); al mercator<br />

Sanctus de Lelba; al mercator Meliorius Chononus da Firenze; al mandatarius<br />

del rione Ripa Giangiacomo de Porris; a Raffaele de Ranuciis da Prato<br />

alias Muscha fidelis; al mercator Giambattista Galerata ed al notarius curie<br />

causarum camere apostolice Floridus Bunsseti.<br />

Com. B:<br />

Sui nuovi cittadini si vedano anche le indicazioni in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 194r.<br />

02-Regesti.pmd 290<br />

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REGESTI<br />

291<br />

Il medico e S. D. N. camerarius intimus Guido dovrebbe essere identificabile con quel<br />

Guido Postumo Silvestri da Pesaro, che si è distinto anche come poeta: Marini, Archiatri,<br />

p. 317 nota b; Pastor, IV/1, ad indicem.<br />

Un Zenobius di Siena (senesis), nel 1527, risulta residente nel rione S. Angelo con 4<br />

“bocche” a carico: Lee, Descriptio, nr. 8156.<br />

Il chirurgo Paulus menzionato da Rutili sarà da identificare con il magister Polus de<br />

Notariis di Colonia (Colonien.) nella suddetta fonte dell’Archivio Capitolino.<br />

Pierpaolo da Otricoli è chiamato nella stessa fonte dominus Petrus Paulus Virtulnis de<br />

Narnia.<br />

Agostino de Rocchetta è ancora in tale fonte indicato come Agostino de Petrutiis de<br />

Rocchettis.<br />

A Francesco Verius da Orvieto spetta il titolo di iuris utriusque doctor. Senza l’indicazione<br />

della città d’origine, egli nel censimento del 1527 è elencato come residente nel<br />

rione Ponte con 5 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 3704.<br />

Domenicus Valentinus era immigrato da Perugia (de Per.[usio]). Come Domenicus perusino<br />

lo ritroviamo probabilmente nel suddetto censimento come residente nel rione Trevi<br />

con 8 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 582.<br />

Il cognome di Niccolò da Orte è indicato come de Nillis.<br />

Il censimento indica Sanctus de lherba come residente in Trastevere con 8 “bocche”<br />

Lee, Descriptio, nr. 9053.<br />

Il cognome del notaio Floridus era, come si legge nella fonte suddetta, Bussetti. Nel<br />

censimento è registrato come residente in Parione con 10 “bocche”: Lee, Descriptio,<br />

nr. 5248. Il francese Floride Brisset era uno dei dieci romane curie causarum Camere<br />

Apostolice notarii: ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, f. 118r (ca. 1520); Lesellier,<br />

Notaires, p. 263 nota 3.<br />

Nr. 213 d 18 dic. 1524<br />

A f. 135r; C p. 172.<br />

Decreto per prendere in servizio come trombonus Giam<strong>pietro</strong>, dotandolo del<br />

relativo salario e, visto il ruolo, di un trombone (trombonum). Il suo predecessore<br />

Giambattista, da tempo in servizio, continuerà a ricevere un salario<br />

come perpetuus fidelis del primo conservatore. La lettera di nomina (patentes<br />

littere) viene rilasciata dal secretarius .<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Castroni e Basilio Trinci.<br />

Nota bibl.:<br />

Cametti, I musici di Campidoglio, pp. 99, 125.<br />

Com. A:<br />

Il segretario dei conservatori svolgeva le sue mansioni – come la stesura della corrispondenza<br />

dei conservatori e delle lettere di nomina da parte degli stessi – quotidianamente<br />

nel Palazzo dei Conservatori. In quel momento era Angelo Vallati il segretario dei<br />

conservatori. La patente di nomina del musicista menzionato nel decreto non si trova fra<br />

i documenti stesi dal Vallati, registrati in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49: cfr. per il<br />

suo ufficio Statuti del 1580, p. 142 (De Officio Secretarii Conservatorum). I suonatori<br />

di tromboni del comune di Roma aspettano ancora una trattazione più accurata. Essi<br />

02-Regesti.pmd 291<br />

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292 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

sono ricordati di passaggio in Cametti, I musici; al riguardo non è di aiuto A. Morelli,<br />

La musica a Roma tra medioevo ed età moderna. Un decennio di studi, « Roma nel<br />

Rinascimento » (1990) pp. 37-48.<br />

Nr. 214* CONSERVATORI IN CARICA: GIANLUIGI ARAGONA (IOHANNES ALOISIUS DE<br />

ARAGONIA), DOTTORE IN GIURISPRUDENZA, SILVESTRO BARBARINI E DOMENICO BOC-<br />

CAPADULI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: PIETRO LALLI.<br />

Com. B:<br />

Il conservatore Gianluigi de Aragonia era sacri consistorii apostolici advocatus: ASC,<br />

Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, ff. 157r (31 mar. 1525), 194v; Amayden - Bertini, p. 109.<br />

Nr. 214 5 gen. 1525<br />

A f. 135r-v; C p. 173.<br />

Decreto per organizzare la bussula portionum in modo che la prima sors frutti<br />

10 ducati de carlenis, la seconda solo 6 ducati (ciò è approvato una cum<br />

maiori parte degli imbussulatores, con il voto contrario degli imbussulatores<br />

Giacomo Negri ed Agostino Palosci [Palosius]); perché siano registrate con<br />

cura le persone i cui nomi attualmente sono collocati nell’urna (bussula) e<br />

affinché, a discrezione del consilium, coloro che non sono inseriti nella vecchia<br />

urna, possano essere presi in considerazione per la nuova imbussulatio.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 11 caporioni.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2713.<br />

Nr. 214 a 5 gen. 1525<br />

A f. 135v; C p. 173.<br />

Capitula della bussula portionum (cfr. Nr. 76): ogni focolare (domus) è contemplato<br />

nell’urna (imbussuletur) solo una volta, posto che non ci sia una<br />

divisione familiare (divisio) legalizzata dal notaio; in questo caso, deve essere<br />

contato singolarmente ogni nucleo familiare che vive in comune sotto lo<br />

stesso tetto (sub uno et eodem tecto); solo i giovani maschi (pupilli masculi)<br />

possono ricevere una portio, alle ragazze (pupille femine) ed alle vedove,<br />

invece, non ne spetta nessuna; la chiesa di Aracoeli deve<br />

ricevere – al posto dei pia loca (loco piorum locorum) – due portiones del<br />

valore di 10 ducati; la portio di un portionarius defunto passa ai suoi<br />

eredi; le portiones non possono essere annullate pro necessitate romani populi.<br />

A discrezione dei caporioni e degli imbussulatores, anche i nuovi citta-<br />

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REGESTI<br />

293<br />

dini (cives moderni) possono essere inseriti nella bussula, purchè la condizione<br />

di cives non risulti solo dagli statuta, ma anche in base allo ius commune;<br />

sodomiti (subdomiti), usurai (usurarii), diffidati, banditi (banditi) ed<br />

usurpatori di beni del popolo romano, che superino il valore di 10 ducati de<br />

carlenis, non vanno tenuti in considerazione. Possono partecipare tutti gli<br />

officiales con incarichi vitalizi, mentre sono esclusi tutti coloro che detengono<br />

una carica, o intendono ottenerla, contro la volontà del popolo romano;<br />

allo stesso modo, perde la sua portio, colui che casualmente (casualiter) è<br />

stato inserito nell’urna. Sono da considerarsi esclusi anche i cittadini assenti<br />

o che abitano con le loro famiglie fuori della città.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Luca de Mutianis e Girolamo Castroni.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2713.<br />

Com. A:<br />

Sostanzialmente i capitula sulle portiones officiorum romanorum corrispondono a quelli<br />

che erano stati varati nel 1519: v. Nr. 76 (22 mag. 1519). Sul sistema delle portiones<br />

cfr. i commenti a Nr. 74 d.<br />

Il convento francescano di S. Maria in Aracoeli era particolarmente legato al comune:<br />

cfr. Brancia di Apricena, Il convento di Santa Maria in Aracoeli.<br />

Nr. 215 12 gen. 1525<br />

A ff. 135v-136r; C pp. 173-174.<br />

Decreto affinché i conservatori scelgano alcuni nobiles cives per far rispettare<br />

le tracte portionum (v. Nr. 221 a) in ritardo (retardantur) per diverse<br />

ragioni, e di pagare ai portionarii le portiones che gli spettano; inoltre,<br />

dovranno essere affidate loro la contesa con il comune di Tivoli, l’insufficiente<br />

restauro del Pantheon (templum Pantheonis), fatto da un magister<br />

deputatus, e la controversia tra Pietro Lalli e Marcantonio Crescenzi a proposito<br />

dell’ufficio di notaio dei conservatori.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis, officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem<br />

presentibus.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Luca Mutianus.<br />

Nr. 216 17 gen. 1525<br />

A f. 136r-v; C p. 174.<br />

Decreto affinché i conservatori – secondo il desiderio del papa – designino<br />

dei cives nobiles per le trattative con il papa e i cardinali, su cui poi essi<br />

02-Regesti.pmd 293<br />

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294 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

faranno rapporto in consiglio. La loro scelta cade su Mario Salomoni, Marcantonio<br />

Altieri, Domenico Massimo, Giacomo Frangipane, Mariano Castellani,<br />

Giuliano Leni, Antonio Del Bufalo, Pierantonio Mattei, Raffaele Casali,<br />

Raimondo Capodiferro, Francesco Cenci e Giuliano Giovenale.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis et aliis nobilibus civibus ibidem presentibus.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Luca Mutianus.<br />

Nota bibl.:<br />

Gennaro, Pax, p. 28 nota 37.<br />

Nr. 217 28 gen. 1525<br />

A ff. 136v-137r; C pp. 174-175.<br />

Decreto perché sia accettata dai conservatori la richiesta di Paolo Gallo<br />

(Gallus) di permettere a suo figlio di rinunciare al proprio canonicato di<br />

S. <strong>Marco</strong> nel rione Pigna a favore di uno straniero (forensis) (v. Nr. 218 c).<br />

Inoltre si rimette ai conservatori la decisione sullo sconto (defalcum) richiesto<br />

dal protonotario della Curia Capitolii Marsilio Barisanus. La bussula<br />

per l’elezione degli officiales e degli iudices della Curia Capitolii deve avvenire<br />

in base agli statuta. Il papa intende revocare il motuproprio presentato<br />

ai conservatori, con cui aveva conferito a Domenico Tebaldeschi l’ufficio<br />

di notaio e scriptor della Camera Urbis.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis, officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni e Basilio Trinci.<br />

Com. B:<br />

Per Paolo Gallo si vedano le notizie offerte in Esposito, Tra accademia, p. 331 con nota<br />

32 (in particolare per la sua appartenenza alla Sodalitas Parionis).<br />

Nr. 218 23 feb. 1525<br />

A f. 137r-v; C p. 175.<br />

Decreto per approvare la richiesta degli oratores del castrum di Barbarano e<br />

per fissare, nonostante una sententia dell’advocatus romani populi e doctor<br />

utriusque iuris Girolamo Giustini (Justinus), il termine per la udienza circa i<br />

diritti del popolo romano sulle entrate di questo paese al 4 marzo. Di contro,<br />

Barbarano deve produrre un garante (fideiussor) ed accollarsi le spese<br />

02-Regesti.pmd 294<br />

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REGESTI<br />

295<br />

della sententia di Giustini. Gli officiales e gli electi Barbaranenses che si<br />

trovano attualmente a Roma devono essere sostituiti da un procurator nuovamente<br />

accreditato. Girolamo Giustini giudichi il caso da solo e con obiettività.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni, i consiglieri, gli<br />

officiales e altri cittadini (capitibus regionum, consiliariis, officialibus et aliis<br />

nobilibus civibus ibidem manentibus).<br />

Com. B:<br />

Per i componenti della delegazione di Barbarano si veda Nr. 218 c.<br />

Nr. 218 a 23 feb. 1525<br />

A f. 137v; C pp. 175-176.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana all’illustris dominus dominus<br />

Robertus (leggi: Albertus) de Carpe, a Carlo Gamberus, padre dell’uditore<br />

di Bologna (auditoris Bononiensis), nonché ai fratelli e mercatores<br />

di Firenze Angelo, Giovanni, Francesco, Domenico, Guglielmo e Matteo del<br />

Vantagio.<br />

Nota crit.:<br />

Il fatto che sia Rutili che una seconda lista dei nomi, indicata nel Com. B, diano il<br />

nome sbagliato Robertus di Carpi (vedi infra), potrebbe significare o che a Rutili era<br />

nota quella stessa lista di nomi, o che tanto lo <strong>scribasenato</strong>, quanto la lista dipendono<br />

dallo stesso originale scorretto.<br />

Com. B:<br />

I nomi dei nuovi cittadini sono registrati anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 194v: qui Robertus de Carpe è qualificato come Christianissimi regis orator; il nome<br />

Robertus è certamente un errore e deve essere letto Albertus. Infatti, operava allora<br />

presso la corte papale, in qualità di ambasciatore del re di Francia, il conte Alberto Pio<br />

di Carpi (1475-1531), amico di papa Clemente VII: Alberto Pio III, Signore di Carpi<br />

(1475-1975) (Deputazione di Storia Patria per le antiche province modenesi. Biblioteca<br />

n.s. 36), Modena 1977; M. Bernuzzi - Th. B. Deutscher, Alberto Pio, in: Contemporaries<br />

of Erasmus, III, pp. 86-88; Serio, Una gloriosa sconfitta, ad indicem. Alberto Pio,<br />

del resto, già dal 1519 era sposato con Cecilia Orsini, un matrimonio che fu occasione<br />

di ampi festeggiamenti: Ademollo, Alessandro VI, Giulio II e Leone X nel carnevale,<br />

pp. 81-85. Roberto (sic!) de Carpi, nel 1527, risulta residente nel rione Ponte con 64<br />

“bocche” a carico: Lee, Descriptio, nr. 3295.<br />

L’auditor Bononiensis è da identificare con Pierandrea Gambarus, che nel 1522 divenne<br />

uditore presso la Rota; su suo padre Carlo, invece, mancano notizie: Cerchiari, II, p. 88;<br />

Hoberg, Die Amtsdaten, p. 47s.<br />

I membri nominati della famiglia Del Vantaggio di Firenze erano stretti parenti del magister<br />

postarum Bartolomeo, cui Leone X, nel 1513, aveva conferito la responsabilità<br />

del servizio postale papale nel tratto Roma-Firenze/Bologna. Angelo successe al padre<br />

come “direttore generale delle poste papali” nell’anno 1523, passando poi l’incarico nel<br />

02-Regesti.pmd 295<br />

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296 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

1531 a Francesco Del Vantaggio. Questa famiglia è ricordata ancora oggi da una strada<br />

di Roma, via del Vantaggio: Fedele - Gallenga, “Per servizio di Nostro Signore”. Strade,<br />

corrieri e poste, pp. 53, 55, 219s.<br />

Nr. 218 b 23 feb. 1525<br />

A ff. 137v-138r; C p. 176.<br />

Decreto perché sia presa una decisione sulla questione di Barbarano (v. Nr. 218) e<br />

sulle sue entrate tanto all’interno quanto all’esterno del perimetro del paese<br />

(« quod super premisso negocio Barbaranensium omnia et singula premissa<br />

censeantur et sint ordinata et decreta tam super fructibus extra quam infra<br />

oppidum castri Barbarani »).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Castroni ed Antonio Boccapaduli.<br />

Nr. 218 c 23 feb. 1525<br />

A f. 138r; C p. 176.<br />

Accettazione del decreto del consiglio (Nr. 218) da parte degli oratores officiales<br />

di Barbarano Matteo Johannis Tardii, Befanus Luce, Silvestro Caldarotie,<br />

Giovanni Apollonii e del cancellarius di Barbarano Ser Gianpaolo<br />

Thomarisius, i quali prestano anche giuramento.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Castroni ed Evangelista de Torquatis.<br />

Nr. 219 16 mar. 1525<br />

A f. 138r-v; C p. 176.<br />

Decreto affinché, come risposta all’offerta fatta dagli eredi del defunto Sisto<br />

Mellini al popolo romano ed ai conservatori, si rimandi al motuproprio di<br />

Leone X indirizzato ai romani e conservato in archivio. In esso il papa ha<br />

obbligato Sisto a perpetuum silentium.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis, officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1870.<br />

Com. A:<br />

Non è stato possibile trovare il motuproprio indirizzato da Leone X agli eredi di Sisto<br />

Mellini.<br />

02-Regesti.pmd 296<br />

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REGESTI<br />

297<br />

Nr. 219 a 16 mar. 1525<br />

A f. 138v; C pp. 176-177.<br />

Decreto per nominare protonotario della Curia Capitolii Pietro Lalli come<br />

successore di Marsilio de Barisanis, per cinque anni e con lo stesso stipendio.<br />

Questa decisione segue un desiderio del papa comunicato ai conservatori<br />

(« Sanctissimus dominus noster fecit ipsis magnificis dominis conservatoribus<br />

verbum, quod concederetur domino Petro de Lallis officium prothonotariatus<br />

Curie Capitolii »).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 9 caporioni.<br />

Nr. 219 b 16 mar. 1525<br />

A f. 138v; C p. 177.<br />

Decreto perché i conservatori aumentino, a discrezione loro, lo stipendio ad<br />

Ippolito de Scarzis come riconoscimento per il suo impegno nell’allestimento<br />

della bussula portionum.<br />

Nr. 219 c 16 mar. 1525<br />

A ff. 138v-139r; C p. 177.<br />

Decreto affinché i conservatori, per non pregiudicare le decisioni dei loro<br />

successori, assegnino solo gli officia romani populi resisi vacanti durante il<br />

loro periodo in carica.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Cam. Cap., Cred. I, vol. 7, ff. 1v-2r (estratto).<br />

Nr. 219 d 16 mar. 1525<br />

A f. 139r; C p. 177.<br />

Decreto di accettazione della resignatio del canonico di S. Pietro Tiberio<br />

Muti dal suo canonicato in SS. Cosma e Damiano nel rione Pigna a favore<br />

di Ambrogio Giberti.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Castroni e <strong>Marco</strong> Specchi.<br />

Com. A:<br />

Era necessario l’assenso del consiglio, perché Ambrogio Giberti (Gybertus) « civis romanus<br />

et civis romani filius non existat », come si legge nella lettera di provvista con la<br />

quale Clemente VII lo nominò parroco (rector) della chiesa dei SS. Cosma e Damiano<br />

02-Regesti.pmd 297<br />

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298 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

dopo le dimissioni (resignatio) di Tiberio Muti: ASV, Reg. Lat. 1464, ff. 254v-257v (23<br />

mar. 1525). Si tratta qui della medesima infrazione alla norma voluta dagli stessi romani<br />

di riservare i benefici di Roma ai soli cittadini di nascità (v. Nrr. 77 b e 217).<br />

Nr. 220 29 mar. 1525<br />

A f. 139r-v; C pp. 177-178.<br />

Decreto affinché Marcantonio Altieri, Girolamo Giustini e Pietro Mellini risarciscano<br />

il rector della chiesa di S. Martina da dove erano state portate<br />

via, a sua insaputa, le tabule marmoree, destinate ad essere usate per il<br />

cortile del Palazzo dei Conservatori.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis, officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

Lanciani, I, p. 276.<br />

Com. A:<br />

Per quanto concerne le tabule marmoree si tratta dei tre pannelli relativi alle imprese di<br />

<strong>Marco</strong> Aurelio, provenienti da un arco trionfale antico presso la chiesa di S. Martina sul<br />

foro, trasportati nel 1515 nel cortile del Palazzo dei Conservatori e oggi murati sul<br />

primo pianerottolo <strong>dello</strong> scalone dei Musei Capitolini: Rilievi storici capitolini. Il restauro<br />

dei pannelli di Adriano e di <strong>Marco</strong> Aurelio nel Palazzo dei Conservatori, catalogo<br />

della mostra (Roma 1986-1987), a cura di E. La Rocca, Roma 1986. Per la chiesa di<br />

S. Martina sul Foro Romano v. Huelsen, p. 381 n. 107 e Buchowiecki, III, pp. 330-348.<br />

Nr. 220 a 29 mar. 1525<br />

A f. 139v; C p. 178.<br />

Decreto perché due nobiles cives si alternino l’un l’altro nell’ufficio della<br />

pretoria di Vitorchiano e affinché il loro incarico non duri più di un anno.<br />

Nr. 220 b 29 mar. 1525<br />

A f. 139v; C p. 178.<br />

Decreto di concessione dell’ufficio della statera Ripe et Urbis per tre anni e<br />

con un pagamento annuale da versare al depositarius portionum romani populi<br />

di 290 ducati auri de Camera.<br />

Com. A:<br />

L’ufficio della bilancia del porto e della città (officium statere Ripe et Urbis) fu acquistato<br />

da Mattuccio de Janziis per 290 ducati l’anno con effetto a partire dal 15 marzo<br />

1525: ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 15, f. 170v, cfr. introduzione supra, p. 41 nota 229.<br />

02-Regesti.pmd 298<br />

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REGESTI<br />

299<br />

Nr. 220 c 29 mar. 1525<br />

A ff. 139v-140r; C p. 178.<br />

Decreto affinché i caporioni e gli imbussulatores assegnino le portiones ai<br />

cives che si sono lamentati, riferendosi alla Bolla di restituzione di Leone<br />

X, per il fatto che i loro nomi non sono stati tenuti in considerazione nella<br />

scorsa bussula portionum.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2713.<br />

Nr. 220 d 29 mar. 1525<br />

A f. 140r; C pp. 178-179.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana a Saporitus, a Girolamo<br />

Ferreus da Imola, a Vannutius de Rocchis da Prato, coniugato; a Francesco<br />

Tancredi da Napoli, a Francesco Parmerius, a Bernardino de Planis da Orte,<br />

a Lorenzo Lege da Venezia (venetus), protonotario papale; a Egidio da Ronciglione<br />

(de Rociliono); all’orator Georgius Sauromanus, a Cosmus Farascione<br />

da Magliano nella diocesi Sabina, a Marcantonio del Barone, a Leonardo<br />

Dei, coniugato, e a Mariano, trombettiere (tubator) dei conservatori.<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 19 (datato erroneamente 14 marzo 1525).<br />

Com. A:<br />

I nomi dei nuovi cittadini sono registrati anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 194v: si apprende che dominus Saporitus era camerarius intimus del papa e che<br />

faceva anche di cognome de Saporitis.<br />

Per Girolamo Ferro da Imola, definito clericus Imolensis diocesis nel 1521, si vedano le<br />

notizie offerte in Esposito, Tra accademia, p. 332 nota 36 (in particolare per la sua<br />

appartenenza alla Sodalitas Parionis).<br />

Al posto di Vannutius de Rocchis qui è riportata la lezione Vincentius Rocchi; e nel caso<br />

di Francesco Parmerius, esso è detto Palmerius.<br />

Il cognome o luogo di provenienza (Ronciglione si trova a nord di Roma) di Egidius de<br />

Rociliono è assente nella fonte summenzionata, dove si legge de Fabiis.<br />

Georgius Sauromanus orator è senza dubbio da identificare con il procuratore imperiale<br />

Georg Sauermann (1492-1527), che venne a Roma nel 1520. Si osservi la posizione di<br />

scarso rilievo del rappresentante dell’imperatore, il quale evidentemente, a differenza<br />

dell’ambasciatore francese Alberto da Carpi (v. Nr. 218 a), più mondano, si esibiva<br />

meno pomposamente in pubblico. Il dotto umanista che era stato rettore dell’università<br />

di Bologna nel 1517, a Roma fece parte della cerchia di letterati intorno al curiale<br />

tedesco Hans Goritz e qui morì di peste dopo il Sacco di Roma: Gregorovius, Alcuni<br />

cenni, p. 19; Ubaldini, Vita di Mons. Angelo Colocci, p. 115; Deutsche Biographische<br />

Enzyklopädie, 8, München 1998, p. 529; M. Erbe, Georg Sauermann, in: Contemporaries<br />

of Erasmus, III, p. 197s.; Pierio Valeriano on the ill fortune, p. 323s. Per la cerchia<br />

di Goritz vedi Gaisser, The Rise and Fall of Goritz’s Feasts.<br />

02-Regesti.pmd 299<br />

08/03/2011, 14.05


300 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Cosmus Farascione è chiamato nelle suddette fonti Cosmus Farasonus.<br />

Il cognome di Marcantonio del Barone diventa qui de Baronibus; quello di Leonardus<br />

Dei de Deis.<br />

Il trombettiere dei conservatori Mariano fa di cognome Garganus.<br />

Nr. 220 e 29 mar. 1525<br />

A f. 140r-v; C p. 179.<br />

Discussione sull’entità del salarium di Mario Salomoni per il suo incarico di<br />

defensor romani populi et eius Camere: il cancelliere Pietro Mellini, in considerazione<br />

dei meriti di Mario, si pronuncia a favore di un aumento. Il priore e i<br />

caporioni vogliono che ci si attenga al decreto consiliare con cui Mario è stato<br />

nominato (v. Nr. 200 a). L’advocatus romani populi Girolamo Giustini, così<br />

come Marcantonio Altieri, Giulio Albertoni, Pierpaolo Mellini, Evangelista Maddaleni,<br />

Raimondo Capodiferro, il caporione di Parione Pierpaolo Veccia e Riccardo<br />

Mazatosta, si associano all’opinione del cancelliere Mellini. Il conservatore<br />

Domenico Boccapaduli patrocina l’idea di non pagare alcun salarium, in<br />

quanto già il procurator e l’advocatus, remunerati dal popolo romano, hanno il<br />

compito di difendere gli iura romani populi. Il collega di Domenico, Silvestro<br />

, invece, si associa al voto del cancelliere e degli altri.<br />

Com. B:<br />

Per Riccardo Mazzatosta si vedano le notizie in Esposito, Tra accademia, p. 331 con<br />

nota 31 (in particolare per la sua appartenenza alla Sodalitas Parionis).<br />

Nr. 220 f 29 mar. 1525<br />

A ff. 140v-141r; C p. 179.<br />

Decreto affinché i conservatori concedano un salarium al trombonus del<br />

Palazzo dei Conservatori, malato, che ha lasciato dopo tanti anni il servizio.<br />

Com. B:<br />

Forse il trombonus in questione è da identificare proprio con il tubator Mariano, fatto<br />

cittadino romano lo stesso giorno.<br />

Nr. 221* CONSERVATORI IN CARICA: BACCIUS DE MANICOLIS (MANUELIS) DA FIRENZE,<br />

MAGISTER ARTIUM ET MEDICINE DOCTOR, PIERANTONIO MATTEI E GIROLAMO SALO-<br />

MONI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: ANTONIO DE NUNEZ.<br />

Com. A:<br />

Il modo di scrivere il nome del primo conservatore varia. In ASC, Cam. Cap., Cred. VI,<br />

t. 49, f. 195r si trova Bartholomeus Emanuelis, mentre nel Ms. A, f. 143v – autografo<br />

02-Regesti.pmd 300<br />

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REGESTI<br />

301<br />

di Rutili – è riportata la versione Baccius Manuelis. Egli è da identificare con Bartolomeo<br />

di Francesco Nutii alias Baccio da Firenze, che aveva ottenuto la cittadinanza<br />

romana solo poco tempo prima, nel maggio 1524. In ogni caso, costui, nel febbraio<br />

1525, era in possesso di un incarico come docente presso l’università della Sapienza:<br />

Marini, Archiatri, I, p. 345.<br />

Sia Girolamo Salomoni che Pierantonio Mattei (per ulteriori informazioni su di lui<br />

v. Nr. 123*) nel 1513 fecero parte della cana nobilitas Urbis: Renazzi, Storia dell’Università,<br />

II, p. 241. Girolamo Salomoni de Alberteschis, nel 1504, era diventato<br />

notaio dei conservatori della Camera Urbis: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 57, ff. 185r-<br />

186r.<br />

Nr. 221 19 apr. 1525<br />

A f. 141r; C p. 180.<br />

Decreto per far visita al cardinale Farnese ed al papa, affinchè le teste degli<br />

Apostoli Pietro e Paolo (capita beatorum apostolorum Petri et Pauli) in<br />

tabernaculo di S. Giovanni in Laterano rimangano sotto la protezione (sub<br />

custodia) dei conservatori. I canonici della basilica hanno depositato le reliquie<br />

all’insaputa dei vertici municipali (sine scitu magistratus) in un antico<br />

tabernacolo.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i due cancellieri, nove caporioni,<br />

consiliariis et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Com. A:<br />

La protezione del comune romano nei confronti delle teste degli apostoli Pietro e<br />

Paolo risale alla loro solenne traslazione, avvenuta nell’anno 1370, nel reliquiario donato<br />

da papa Urbano V: F. Cancellieri, Memorie storiche delle sacre teste dei santi<br />

Apostoli Pietro e Paolo e della loro solenne ricognizione nella basilica Lateranense<br />

con un’appendice di documenti, Roma 1852 2 ; ulteriori informazioni in Rehberg Die<br />

Kanoniker, p. 31 nota 50 e adesso I. Lori Sanfilippo, Notai e certificazione delle<br />

reliquie: il ritrovamento romano delle teste dei martiri Pietro e Paolo, in: Notai, miracoli<br />

e culto dei santi: pubblicità e autenticazione del sacro tra XII e XV secolo. Atti<br />

del seminario internazionale, Roma 5-7 dicembre 2002, a cura di R. Michetti (Studi<br />

storici sul notariato italiano 12), Milano 2004, pp. 593-610. Il particolare rapporto del<br />

Comune con la chiesa lateranense si riflette anche nel fatto che, nel XV e XVI secolo,<br />

lo stemma del papa e del cardinale arciprete, posto sulla facciata della basilica, era<br />

affiancato da quello della città: A. Nesselrath, Die Wappen der Erzpriester an der<br />

Lateranbasilika oder Wie Bramante nach Rom kam, in: Italia et Germania. Liber<br />

Amicorum Arnold Esch, a cura di H. Keller, W. Paravicini e W. Schieder, Tübingen<br />

2001, pp. 291-317, qui 297, 300, 309. Anche gli statuti cittadini mettono tra i doveri<br />

dei conservatori la salvaguardia delle teste degli Apostoli: Statuti del 1519-1523,<br />

I, cap. 29; Statuti del 1580, p. 10.<br />

Com. B:<br />

Il cardinale Alessandro Farnese (futuro Paolo III) divenne nel 1508 arciprete di S. Giovanni<br />

in Laterano: Nesselrath, op. cit., p. 301; Eubel - van Gulik, p. 5.<br />

02-Regesti.pmd 301<br />

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302 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 221 a 19 apr. 1525<br />

A f. 141r-v; C p. 180.<br />

Decreto perché i conservatori richiedano al papa che il cardinale camerlengo<br />

soddisfi i portionarii della XIV ed ultima tracta bussule portionum, la cui<br />

liquidazione è in ritardo. Inoltre la nuova bussula portionum deve essere<br />

chiusa e nessun nuovo nome essere più estratto, fin quando non sia stata<br />

data soddisfazione ai portionarii tratti dalla vecchia bussula. L’istanza propone<br />

anche di controllare i pagamenti (solutiones) precedenti fatti dal depositarius<br />

per le portiones, per sapere di quanto<br />

denaro dispone il depositarius.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Girolamo Castroni.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2718.<br />

Nr. 222 3 mag. 1525<br />

A f. 141v; C p. 180.<br />

Decreto affinché i conservatori insistano presso il papa, affinchè il maestro<br />

del cerimoniale (magister cerimoniarum palatii apostolici) lasci il posto che<br />

compete loro, come di consueto, in occasione del percorso del papa verso la<br />

chiesa del Laterano (accessus pontificis ad ecclesiam Lateranensem). Inoltre<br />

essi al cospetto del papa devono difendere la loro giurisdizione (pro conservatione<br />

iurisdictionis magistratus).<br />

Com. A:<br />

Le questioni legate al cerimoniale e alla precedenza a corte giocavano un ruolo assai<br />

importante anche nella vita del comune romano, visto che il proprio prestigio sociale<br />

dipendeva anche da come ci si presentava in pubblico: cfr. Fosi, Parcere; Ead., Court<br />

and City; Visceglia, Il cerimoniale come linguaggio politico.<br />

Nr. 222 a 3 mag. 1525<br />

A ff. 141v-142r; C pp. 180-181.<br />

Decreto affinché i conservatori con tre o quattro cives richiedano al papa di<br />

far revocare ai presidentes della Camera Apostolica la nuova tassa (impositio)<br />

sullo smaltimento dei rifiuti imposta agli artiste. Alla Camera Apostolica<br />

essa serve certamente per pagare gli officiales ed i carri (currus) impiegati<br />

nella rimozione dei rifiuti dalle strade (ad portandum immunditias stradarum<br />

Urbis); l’imposta, però, colpisce i pauperrimi artiste oltre il dovuto,<br />

tanto più che essi contribuiscono assai poco alla produzione di immondizia<br />

(« cum minor pars, immo minimissima, immunditiarum fit per ipsos artistes »).<br />

02-Regesti.pmd 302<br />

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REGESTI<br />

303<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 107; Pecchiai, Roma,<br />

p. 456.<br />

Com. A:<br />

Ancora nel 1520 un mandato del cardinale camerlengo aveva preso le difese degli artifices<br />

contro le ingiustificate pretese degli extraordinarii et alii executores Urbis collegate<br />

alla rimozione settimanale dei rifiuti: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 68, f. 176r (3 ago.<br />

1520). Cfr. Statuti del 1580, p. 180 De Immunditiis in locis publicis & rivis aquarum<br />

non proiiciendis; Cherubini - Modigliani - Sinisi - Verdi, Un libro di multe.<br />

Nr. 222 b 3 mag. 1525<br />

A f. 142r; C p. 181.<br />

Decreto per vendere l’ufficio di executor della Camera Urbis al miglior offerente<br />

ad candelam. Secondo l’istanza spettavano delle cautiones al depositarius<br />

portionum.<br />

Nr. 222 c 3 mag. 1525<br />

A f. 142r; C p. 181.<br />

Protesta (querela) di Mario Salomoni tamquam unus de populo per il fatto<br />

che uomini e donne vengono messi in pericolo nel loro pellegrinaggio mirato<br />

all’acquisto dell’indulgenza giubilare (homines et mulieres euntes in optinendo<br />

jubileo) dai bufali che girano indisturbati per la città (bubali euntes<br />

per Urbem).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giacomo Boccabella e Girolamo Castroni.<br />

Com. A:<br />

L’episodio esposto nel consilium querelarum (così la nota a margine prodotta dalla penna<br />

di Rutili) potrebbe ridimensionare l’opinione diffusa secondo cui l’afflusso di pellegrini,<br />

in occasione dell’anno santo 1525, abbia subito una forta flessione a causa della<br />

Riforma: Palumbo, I giubilei del Cinquecento, in particolare p. 202ss.<br />

Nr. 223 16 mag. 1525<br />

A f. 142r-v; C p. 181.<br />

Decreto per l’approvazione di nuovi capitula atti a determinare la bussula<br />

dei portionarii sulle entrate degli officia, che Leone X ha restituito al populus<br />

romanus. I capitula devono essere letti pubblicamente dal procurator<br />

della Camera Urbis.<br />

Logia del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Giulio de Alzatellis e Girolamo Castroni.<br />

02-Regesti.pmd 303<br />

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304 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota crit.:<br />

La registrazione termina con le parole « quorum capitulorum tenor talis, prout sequitur,<br />

fuit et est ». Dopo di questo il resto della pagina nel Ms. A e la mezza pagina seguente<br />

di C sono lasciate <strong>liber</strong>e per fare posto ai capitula, poi non registrati (questo spazio fu<br />

utilizzato dal falsificatore di Nr. 223 a). L’indicazione del luogo e dei testimoni, anticipata<br />

dal nostro regesto, in realtà si trova alla fine <strong>dello</strong> spazio lasciato vuoto dallo<br />

stesso Rutili (cosa che veniva incontro ancora una volta al falsificatore, in quanto queste<br />

indicazioni fornivano alla sua interpolazione una maggiore autenticità; vedi il commento<br />

a Nr. 223 a).<br />

Nr. 223 a 16 mag. 1525<br />

A f. 143r; C p. 182.<br />

[Falsificazione] Conferma della nomina a cittadini e patrizi romani di Giovanni<br />

Teodoro Lascaris, figlio del gran maestro dell’Ordine Costantiniano di San<br />

Giorgio (magnus magister ordinis Constantiniani S. Georgii) Paolo Michele<br />

Teodoro Lascaris Angeli Flavi Commeni Paleologi vulgariter dictus dell’Ales<br />

da Aosta (de Augusta Pretoria); di suo figlio Giorgio e di suo nepos ex filio<br />

Dimitrius. A conferma della sua dignità di patrizio romano in virtù della sua<br />

discendenza imperiale (de sua cesarea regalique prosapia), Giovanni rimanda<br />

alla acceptatio in civem nobilem procerem patritiumque romanum di Isacco<br />

Angelo Michele Lascaris Angeli Flavi Commeni Paleologi, che è documentata<br />

in libro <strong>decretorum</strong> et consiliorum ab anno 1436 usque ad annum 1447<br />

p. 113, e a quella di Teodoro Lascaris Angeli Flavi Commeni, figlio di Emanuele<br />

Thome Emmanuelis, figlio, da parte sua, di Teodoro, cioè dell’imperator<br />

Grecorum orientalium Asie ed erede di Constantinus Magnus, registrata in alio<br />

libro antiquiori [...] de anno 1392 ad annum 1403 p. 140.<br />

Nota crit.:<br />

Questa registrazione è una interpolazione posteriore che utilizza lo spazio che da Rutili<br />

era stato lasciato <strong>liber</strong>o per i capitula della bussula portionariorum, poi non riportati<br />

(v. Nr. 223). Per rendere più credibile la falsificazione, in C la registrazione è introdotta<br />

– precisamente così come soleva fare Rutili per le registrazioni collegate alla stessa data –<br />

con la formula Eodem die, mense, indictione et anno et pontificatu, con l’iniziale E (di<br />

Eodem) scritta in forma allungata (fig. 3). Il falsificatore imita molto bene la grafia; le<br />

diverse tinte d’inchiostro non destano subito sospetto di falso, a causa del particolare<br />

modo di lavorare di Rutili, constatabile in A (a proposito della sua tecnica di lavoro<br />

vedi l’introduzione supra, p. 37s.).<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 17 (non riconosce la falsificazione).<br />

Com. A:<br />

Circa i motivi ed i contenuti della falsificazione si veda l’introduzione supra, p. 9. Del<br />

resto, questo falso fu citato ancora nel 1718 come indubitabile prova per un privilegio<br />

della famiglia Lascaris: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 73, f. 122vss. (13 giu. 1718). I<br />

nomi del XIV e XV secolo ivi indicati non possono essere associati con sicurezza – per<br />

ragioni genealogiche, cronologiche e di contenuto – a nessun personaggio storicamente<br />

02-Regesti.pmd 304<br />

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REGESTI<br />

305<br />

documentato. D’altra parte la presenza di greci e ciprioti a Roma non era rara, grazie ai<br />

contatti diplomatici intrattenuti da Costantinopoli e dal papato già dalla fine del XIV secolo.<br />

Essi si rafforzarono, non da ultimo, attraverso il crescente afflusso di profughi – tra i<br />

quali c’erano anche taluni che facevano di nome Lascaris come il famoso grecista Giano e<br />

il dotto Costantino, giunti a Roma al tempo di Leone X – in seguito all’avanzata dei<br />

turchi e alla caduta di Costantinopoli nel 1453: sulla dinastia dei Lascaris cfr. A. Gardner,<br />

The Lascarids of Nicæa. The Story of an Empire in Exile, London 1912 (ristampa Amsterdam<br />

1964) concernente solo il periodo 1204-1261 (con l’albero genealogico a p. 308); D.<br />

Nicol, The Prosopography of the Byzantine Aristocracy, in: The Byzantine Aristocracy IX<br />

to XIII Centuries, ed. by M. Angold (BAR International Series 221), Oxford 1984, pp. 79-<br />

91 (p. 81 con informazioni relative al problematico “use and abuse of family names by<br />

the Byzantine aristocracy”); Prosopographisches Lexikon der Palaiologenzeit, a cura di E.<br />

Trapp, Wien 1977ss.; M. Villemain, Lascaris, ou les grecs du quinzième siècle, suivi d’un<br />

essai historique sur l’état des grecs, depuis la conquête musulmane jusqu’à nos jours,<br />

Paris 1825 2 . A proposito della storia delle origini dell’Ordine Costantiniano, che si divise<br />

presto in varie istituzioni indipendenti l’una dall’altra, non è possibile fare molta chiarezza,<br />

essendosi pronunciata, su questo argomento, una letteratura dal carattere assai poco<br />

scientifico (del resto ignara del falso che viene qui descritto): F. Ferri, Il sacro imperiale<br />

ordine Costantiniano, s. l. 1986 (una pura fantasticheria senza fondamento storico); Cavalleria<br />

e Ordini Cavallereschi in Casanatense, Catalogo della mostra, Roma 1995, pp. 51s.,<br />

262-265 (qui il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio viene fatto risalire a<br />

Costantino il Grande [274-337], sebbene “l’effettiva fondazione”, nell’anno 1190, spetti<br />

all’imperatore Isacco II Angelos; nel 1699 Andrea Flavio Comneno conferì l’Ordine al<br />

duca di Parma Gianfrancesco Farnese, il quale lo cedette da parte sua a Carlo III di<br />

Borbone, per cui, nel 1736 ca., l’archivio dell’Ordine fu trasferito a Napoli, dove viene<br />

custodito ancora oggi nel locale Archivio di Stato).<br />

Nr. 224 17 mag. 1525<br />

A f. 143r-v; C p. 183.<br />

Decreto perché i reclami dei cives, che per mancato rispetto della Bolla di<br />

restituzione di Leone X non sono stati considerati nell’ultima bussula portionum<br />

romani populi (v. Nr. 221 a), siano trattati nella prossima seduta del<br />

consilium.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini.<br />

Logia del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Angelo Vallati e Giulio de Alzatellis.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2718.<br />

Nr. 225 20 giu. 1525<br />

A f. 143v; C p. 183.<br />

Decreto affinché i conservatori persuadano Bartolomeo Della Valle a rinunciare<br />

alle sue richieste di risarcimento causate dalla serie di frodi (fraudes) del<br />

02-Regesti.pmd 305<br />

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306 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

gabellarius maior e dei suoi extraordinarii, per non dover ricorrere alle portiones.<br />

Bartolomeo Della Valle trattiene il salarium del gabellarius maior.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1870.<br />

Nr. 225 a 20 giu. 1525<br />

A ff. 143v-144r; C p. 183.<br />

Decreto affinché i conservatori siano autorizzati ad eleggere un nuovo executor<br />

o capitaneus seu comestabilis della Curia Capitolii, dal momento che Ricius,<br />

attuale titolare dell’incarico, è diventato barisellus Urbis et eius districtus.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1856.<br />

Com. A:<br />

Sull’ufficio del capitaneus Capitolii cfr. il commento a Nr. 25 a.<br />

Nr. 225 b 20 giu. 1525<br />

A f. 144r; C pp. 183-184.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana (per fabas con 37 voti su<br />

51) a Niccolò Gigli (Lilius), a Niccolò Almadianus da Viterbo nonché ai<br />

fratelli Biagio ed Alessandro da Montepulciano.<br />

Logia del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Bernardino Urbinas e Mattuccio de Jantiis.<br />

Com. A:<br />

I nomi dei nuovi cittadini sono registrati anche in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49,<br />

f. 195r; in questo caso non vengono fornite ulteriori informazioni.<br />

Nr. 226 27 giu. 1525<br />

A f. 144r-v; C p. 184.<br />

Prima selezione (prima contractio) degli iudices della Curia Capitolii effettuata<br />

tramite bussula durante un plenum consilium e ex senatus consulto: aspirano<br />

alla carica di capitaneus appellationum romani populi Michele da Todi,<br />

Marcello de Biringutiis da Siena e lo spagnolo Johannes Costa; a quella di<br />

primus collateralis del senatore e della Curia Capitolii Gianmaria da Reggio,<br />

Giulio Cesare da Ferentino e Lello da Fano; a quella di secundus collateralis<br />

del senatore e della Curia Capitolii Pierpaolo Saccutius da Viterbo, Scipione<br />

Crescionius da Montefiascone ed Andrea de Roccha Contrada.<br />

02-Regesti.pmd 306<br />

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REGESTI<br />

307<br />

Com. B:<br />

Su alcuni dei giuristi nominati sono disponibili ulteriori informazioni. Nel 1514, Leone<br />

X aveva conferito a Michele Corradi (Conradus) un incarico come docente in iure civili<br />

presso l’università di Roma. Costui prese anche parte al processo sul divorzio di re<br />

Enrico VIII d’Inghilterra: Conte, I maestri, p. 3; Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 55s.<br />

Sullo spagnolo Johannes Costa v. Nr. 227.<br />

Giulio Cesare da Ferentino è certamente identificabile con quel Julius Cesar che – come<br />

Michele da Todi – nel 1514 aveva insegnato diritto civile alla Sapienza. Suo collega ad<br />

lecturam Institutionum era nel 1514 Iubentius (v. Nr. 227).<br />

Nr. 227* CONSERVATORI IN CARICA: PIERPAOLO VECCIA, GIULIO MATTEI E FRANCE-<br />

SCO DE SPANOCCHIIS.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: FRANCESCO THOMASIUS.<br />

Com. B:<br />

Francesco Spannocchi (de Spanocchiis, de Spanutiis) apparteneva ad un ramo dei Cenci.<br />

Nel censimento del 1527 è registrato con 15 “bocche”: Lee, Descriptio, nr. 1050; Di<br />

Sivo, I Cenci, p. 149.<br />

Nr. 227 27 ago. 1525<br />

A ff. 144v-145r; C pp. 184-185.<br />

Decreto di nomina dell’ex familiaris et continuus commensalis del defunto<br />

cardinale vicario (olim [...] cardinalis vicarii) e utriusque iuris doctor, <strong>dello</strong><br />

spagnolo Johannes Costa, a capitaneus appellationum romani populi prima<br />

della fine del mandato di Guglielmo Seporta. In precedenza Johannes Costa<br />

ha esposto di persona il fatto che i consiglieri (patres conscripti) hanno<br />

estratto per questo ufficio il suo e altri nomi dalla bussula e che il papa lo<br />

aveva confermato successore del utriusque iuris doctor Jubentius. Avendo<br />

però i conservatori ed il priore , da parte loro, nominato il<br />

Seporta per questo ufficio, ci si accorda, d’intesa col papa, sulla suddetta<br />

soluzione, affinché la bussula dicti officii capitaneatus et aliorum possa essere<br />

portata avanti tranquillamente.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Angelo Vallati e Giulio Bastardelli.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1870.<br />

Com. B:<br />

Lo iuris utriusque doctor Guglielmo Seporta o Saporta da Napoli era diventato già nel<br />

1522 giudice del Borgo (iudex in burgo S. Petri Urbis): ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 71,<br />

f. 11v (10 apr. 1522).<br />

Il patrono morto di Johannes Costa è chiamato qui olim [...] cardinalis vicarius, che<br />

dovrebbe essere identificato piuttosto con il cardinale Francesco Soderini, legato papale<br />

02-Regesti.pmd 307<br />

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308 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

a Roma, morto nel 1524 (v. Com. A a Nr. 186), anziché con il vicario in spiritualibus<br />

del papa a Roma, che in quegli anni era un vescovo, e non un cardinale: Rehberg,<br />

L’affluenza di ordinandi, p. 202s.<br />

Jubentius (Catellini) da Velletri è certamente da identificare con quel giurista cui, nel<br />

1514, Leone X aveva conferito un incarico come docente ad lecturam Institutionum<br />

presso l’università di Roma: Renazzi, Storia dell’Università, II, p. 57; Conte, I maestri,<br />

p. 3.<br />

Nr. 228 1 set. 1525<br />

A f. 145r; C p. 185.<br />

Decreto affinché Girolamo Castroni consegni all’aromatarius<br />

Paolo de Puritatis, in cambio di una cautio, il mandatum<br />

del cardinale camerlengo, indirizzato al banchum de Stroziis, per l’acquisto<br />

di pepe (piper) e cera da distribuire nel Palazzo dei Conservatori come<br />

emolumenta per gli officiales romani del trimestre in corso. Dall’istanza<br />

presentata dal secondo conservatore Giulio Mattei si evince che il cardinale<br />

camerlengo ha comunicato ai conservatori che il camerarius Urbis, secondo<br />

il desiderio del papa, deve pagare gli emolumenta agli officiales<br />

romani.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis et aliis officialibus et nobilibus civibus ibi<br />

manentibus.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2718.<br />

Com. A:<br />

L’importanza degli emolumenta degli officiales romani, rappresentati da regali in beni<br />

materiali (pepe, cera, guanti, stoffa etc.) acquistati dalle grandi società commerciali in<br />

occasione delle festività e cerimonie pubbliche, risulta, tra l’altro, in Göller, Hadrian VI.,<br />

p. 406 e Piacentini, Processioni. Rutili mostrò già in altra occasione un interesse per gli<br />

emolumenta come dimostra la sua attività di copista di tali liste: v. l’introduzione supra,<br />

p. 15 nota 68.<br />

Com. B:<br />

Paolo de Puritatis aveva un antenato di nome Giovanni, che come lui era stato aromatarius:<br />

Ait, Tra scienza e mercato, pp. 268, 270; Trifone, Lingua, p. 274s.<br />

Nr. 228 a 1 set. 1525<br />

A f. 145r-v; C p. 185.<br />

Decreto affinché gli imbussulatores stabiliscano quanto frutteranno le singole<br />

portiones della bussula portionum per quelli che verranno estratti dalla<br />

prima, seconda e terza tracta (« ponere pretium quantum habere debeant, qui<br />

erunt de prima tracta, qui de secunda et qui de tertia »).<br />

02-Regesti.pmd 308<br />

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REGESTI<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Latino de Mantacis e Paolo de Rubeis.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2713.<br />

309<br />

Nr. 229 12 set. 1525<br />

A f. 145v; C pp. 185-186.<br />

Decreto per la concessione di uno sconto di sei mesi d’affitto all’appaltatore<br />

dell’ufficio della statera Ripe et Urbis Pietro Capparella a causa della peste.<br />

L’istanza viene presentata dal secondo conservatore Giulio Mattei propter<br />

primi conservatoris absentiam.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis, officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Francesco Cenci e Girolamo Castroni.<br />

Nr. 230* CONSERVATORI IN CARICA: MARCANTONIO ALTIERI, GIANPAOLO DE TUFFIA E GIAMPIERO CAFFARELLI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: EVANGELISTA BOCCAPADULI.<br />

Com. B:<br />

Sulla poliedrica personalità di Marcantonio Altieri, che ebbe una parte di primo piano nel<br />

1511 in occasione della pax romana, e sulla sua attività di politico e scrittore cfr. Gennaro,<br />

Pax, passim; Frenz, p. 403 (fino al 1492 scriptor); Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato,<br />

p. 83*; A. Asor Rosa, Altieri, <strong>Marco</strong> Antonio, DBI, I, Roma 1960, pp. 560-561; M. Miglio,<br />

Introduzione ad Altieri, Li Nuptiali; Id., <strong>Marco</strong> Antonio Altieri e la nostalgia; Altieri, Li<br />

Baccanali, in particolare p. XXIIss. Il suo libro più famoso, Li Nuptiali, fu scritto tra il<br />

1506 e il 1509 e tratta delle usanze dei romani relative ai matrimoni (v. Nr. 91).<br />

Giampaolo de Ursinis de Tuffia è menzionato nella famosa opera del suo collega d’ufficio<br />

Marcantonio Altieri Li Nuptiali e rivestì la carica di conservatore ancora una volta<br />

nell’anno 1537: Altieri, Li Nuptiali, Indice ragionato, pp. 114*, 152.<br />

Il ricco Giampiero Caffarelli ottenne da Leone X dopo la morte di Ottaviano Castellani<br />

l’officium assignationis vini Ripe et Ripecte Urbis: ASV, Cam. Ap., Div. Cam. 66,<br />

f. 101v (non datato, ma sicuramente del 1518; vedi Nr. 60); Frommel, Palastbau, II,<br />

pp. 53s., 57s., 338.<br />

Nr. 230 6 nov. 1525<br />

A ff. 145v-146r; C p. 186.<br />

Decreto di approvazione degli imbussulatores della bussula portionariorum<br />

portionum romani populi nominati dal papa, Pierantonio Mattei, Antonio Frangi-<br />

02-Regesti.pmd 309<br />

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310 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

pane, Francesco Cenci, Giacomo Negri e Vincenzo Rustici, anche in qualità di<br />

defensores portionum romani populi fructuumque et proventuum dictorum portionum.<br />

Questi defensores, insieme ai conservatori ed al priore dei caporioni<br />

hanno competenza sull’attuale bussula portionum, sulle portiones e sui portionarii;<br />

essi svolgono, conformemente ai capitula, i loro impegni d’ufficio gratis.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Pietro Mellini,<br />

capitibus regionum, consiliariis et officialibus ac aliis nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

Com. A:<br />

Un breve di nomina papale degli imbussulatores menzionati non è noto.<br />

Nr. 230 a 6 nov. 1525<br />

A f. 146r; C pp. 186-187.<br />

Decreto per esaminare il contratto d’appalto stipulato con gli attuali conductores<br />

della gabella vini forensis ad minutum que dicitur la “gabella del studio”<br />

(i mercatores de Strotiis e Giovanni Ardinghelli) circa la possibilità di uno<br />

sconto (scomputus) nell’ultimo anno. A tale scopo, gli appaltatori vogliono il<br />

computo (computus) delle entrate dell’anno passato, in cui essi hanno preso in<br />

appalto la gabella (« volunt, quod fiat eis computus introituum preteritorum<br />

annorum, quibus ipsi conductores possiderunt dictam gabellam, iuxta instrumentum<br />

per ipsos conductores et romanum populum factum et celebratum »).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4584.<br />

Nr. 230 b 6 nov. 1525<br />

A f. 146v; C p. 187.<br />

Decreto per lasciar decidere ai conservatori se privare della cittadinanza romana<br />

un neocittadino che si mostra ingrato nei confronti della città e dei<br />

vertici municipali (Urbi et magistratui ipsius ingratus).<br />

Nota bibl.:<br />

Gregorovius, Alcuni cenni, p. 16.<br />

Nr. 230 c 6 nov. 1525<br />

A f. 146v; C p. 187.<br />

Offerta di Domenico Tebaldeschi in plenum consilium di dimettersi dal suo<br />

ufficio di notaio e scriptor della Camera Urbis, qualora anche alii omnes<br />

rinuncino (relaxent) ai loro officia ed emolumenta.<br />

02-Regesti.pmd 310<br />

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REGESTI<br />

311<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Marsilio de Barisanis e Giulio Bastardelli alias de Florentia.<br />

Com. A:<br />

Il retroscena dell’offerta – considerando le circostanze, difficilmente accettabile – da<br />

intendere più come mossa tattica di Domenico Tebaldeschi, di rinunciare al suo incarico<br />

di notaio e scriptor della Camera Urbis, si evince dal testo della sua nomina risalente al<br />

31 marzo 1525. In base ad esso risulta che i conservatori si erano decisi a questo passo<br />

solo di malavoglia, dopo che il Tebaldeschi aveva mostrato loro un motuproprio di<br />

Clemente VII con la sua nomina per dieci anni e la minaccia di punizione nel caso di<br />

non ammissione a quell’ufficio, legato ad uno stipendio di 320 ducati di Camera e altri<br />

emolumenta. Alla fine i conservatori obbedirono all’ordine del papa, facendo notare però<br />

che sepe sepius si sarebbero lamentati di questo abuso in publico consilio (cfr. su tali<br />

casi Nrr. 78 a, 92 a): ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 157r.<br />

Com. B:<br />

L’aggiunta al nome del testimone Giulio Bastardelli (cioè alias de Florentia) significa che<br />

Giulio non apparteneva all’antica famiglia romana dei Bastardelli domiciliata nel rione Ripa<br />

(v. Amayden - Bertini, p. 208s.). In più sembra che Rutili abbia sbagliato a riportare il nome<br />

di Giulio indicato in un’altra fonte con de Alzarellis de Florentia (v. Nota crit. a Nr. 231).<br />

Nr. 231 11 dic. 1525<br />

A ff. 146v-147r; C p. 187.<br />

Decreto per rinviare alla seduta successiva del consiglio la decisione circa<br />

l’approvazione dei nuovi capitula portionum, ancora da riesaminare.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi,<br />

capitibus regionum, consiliariis et officialibus ac aliis nobilibus civibus ibidem<br />

manentibus.<br />

Nota crit.:<br />

Della seduta dell’11 dicembre 1525 si è conservato un secondo verbale in ASC, Cam.<br />

Cap., Cred. VI, t. 49, f. 162r, scritto dal secretarius dei conservatori Angelo Vallati, che<br />

anche in questo caso offre interessanti possibilità di confronto con Nr. 231 a/b e registra<br />

inoltre i partecipanti (cioè – accanto ai conservatori – il priore e i caporioni Giambattista<br />

Gigli, Bartolomeo Della Valle, Antonio Santacroce, Raimondo Capodiferro, Niccolò Jacovacci,<br />

Ippolito Scarsius [= de Scarsis], Giuliano Giovenale e Francesco Thomasius).<br />

A differenza della registrazione di Rutili (v. Nr. 231 b), il verbale del Vallati non registra<br />

come testimoni Ippolito de Scarzis e Giambattista Gigli, ma Giulio de Alzarellis de<br />

Florentia e Basilio Trinci. Secondo Vallati la seduta ebbe luogo in tertia sala palatii. Se<br />

questa indicazione – come sembra – coincide con l’indicazione di Rutili (in prima camera)<br />

(vedi Nr. 231 b), possiamo identificare la prima camera con l’odierna sala di<br />

Annibale: cfr. Güthlein, p. 96s.; Bedon, Il Campidoglio, p. 36.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 2713.<br />

Com. A:<br />

Il decreto di rinvio della decisione sui capitula portionum corrisponde sostanzialmente<br />

al sunnominato verbale di Angelo Vallati. Il Vallati annota che i capitoli sono stati<br />

redatti dai conservatori e da cinque deputati.<br />

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312 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 231 a 11 dic. 1525<br />

A f. 147r; C pp. 187-188.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana all’eques Hierosolimitanus<br />

e scriniarius maior papale nonché nepos del cardinale di S. Maria in<br />

Porticu Angelo da Bibbiena (de Bibiena), a Giordano de Palozellis, allo<br />

spagnolo Nicolaus Carsa, a Silla da Velletri (Veliternus), allo scriniarius<br />

papale Marcantonio Croce da Tivoli e all’astronomus Luca Gaurico.<br />

Com. B:<br />

I nomi dei nuovi cittadini si trovano anche – ad eccezione di Luca Gaurico – nel<br />

verbale parallelo di Angelo Vallati (v. Nota crit. a Nr. 231) e, allo stesso modo, sono<br />

registrati in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 195v.<br />

Marcantonio Crucis (o Crucius) di Tivoli († 1563) è menzionato come camerarius<br />

papale. Il chierico, interessato anche ad un canonicato a Roma (e cioè alla chiesa<br />

di S. Quirico), nel 1528 divenne vescovo della sua città natale: ASV, Reg. Lat.<br />

1450, ff. 43r-45r (7 ott. 1525); Eubel - van Gulik, p. 333; Annali e memorie di<br />

Tivoli, p. 120s.<br />

Sull’astronomo Luca Gaurico († 1558) cfr. Th. B. Deutscher, Luca Gaurico, in: Contemporaries<br />

of Erasmus, II, p. 80s.; F. Bacchelli, Gaurico, Luca, DBI, vol. 52, Roma 1999,<br />

pp. 697-702.<br />

Il protonotario apostolico (Rutili usa invece il titolo inconsueto scriniarius maior) Angelo<br />

Dovizi de Bibiena († 1564) era un nepos del cardinale Bernardo Dovizi di S. Maria<br />

in Porticu (detto il Bibbiena): R. Zaccaria, Dovizi, Angelo, DBI, vol. 41, Roma 1992,<br />

pp. 588-591.<br />

Nr. 231 b 11 dic. 1525<br />

A f. 147r-v; C p. 188.<br />

Decreto di prolungamento, su richiesta della communitas di Vitorchiano che<br />

si è rivolta ai conservatori, del mandato dell’attuale podestà e di nomina per<br />

il periodo successivo di Giambattista Grana (de Granis), che i conservatori<br />

hanno già designato quale nuovo podestà.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Ippolito de Scarzis e Giambattista Gigli.<br />

Com. A:<br />

Dal verbale parallelo di Angelo Vallati (v. Nota crit. a Nr. 231) si evince il nome<br />

dell’allora podestà di Vitorchiano, Girolamo Gratianus (v. Nr. 82*). Il Vallati registra<br />

in più la magna controversia sorta tra i partecipanti (inter dictos cives) a proposito<br />

della mozione del primo conservatore (Marcantonio Altieri) che faceva notare come<br />

non fosse possibile rifiutare al vecchio podestà il prolungamento del mandato di un<br />

semestre propter antiquatam consuetudinem et propter legalem administrationem ipsius<br />

officii; per cui si giunse alla soluzione di compromesso di prolungare il mandato del<br />

primo e nominare, nel frattempo, per il periodo successivo Giambattista Grana.<br />

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REGESTI<br />

313<br />

Nr. 232 26 dic. 1525<br />

A f. 147v; C p. 188.<br />

Decreto di una congregatio (in quanto, vista la presenza di soli 21 partecipanti,<br />

l’assemblea consilium vocari non possit), perché i conservatori esigano<br />

dal camerarius della Camera Urbis il pagamento degli officiales e, in<br />

caso di rifiuto, presentino al papa una relazione sull’argomento, affinché<br />

egli provveda a trovare un rimedio.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: 8 caporioni, consiliariis,<br />

officialibus et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus.<br />

Nota crit.:<br />

Della seduta del 26 dicembre 1525 si è conservato un secondo verbale, scritto dal secretarius<br />

dei conservatori Angelo Vallati, in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 162r, che<br />

anche in questo caso offre interessanti possibilità di confronto con i Nrr. 232 a-d e<br />

registra anche i partecipanti. Furono infatti presenti oltre ai conservatori, al priore ed a<br />

sette (per Rutili, 8) caporioni, 17 cittadini indicati per nome, che insieme fanno 28<br />

partecipanti e non solo 21 come annotato nel Liber del Rutili – forse con intenti polemici<br />

(vedi sotto, Com. A).<br />

Com. A:<br />

La dichiarazione di Rutili che l’assemblea del consiglio, a causa della presenza di soli<br />

21 partecipanti, consilium vocari non possit, potrebbe essere intesa polemicamente e<br />

spiegarsi con il decreto Nr. 232 d <strong>dello</strong> stesso giorno, certamente da lui non approvato,<br />

che riduceva il suo stipendio.<br />

Nr. 232 a 26 dic. 1525<br />

A f. 147v; C p. 188.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana, su proposta del cardinale<br />

Orsini, al suo familiaris Francesco Crivelli de Rubiera.<br />

Com. B:<br />

La nomina di Francesco Crivelli a cittadino romano è registrata a margine in ASC, Cam.<br />

Cap., Cred. VI, t. 49, f. 163v (ripetuta in ivi, f. 195v). Qui viene menzionata la sua<br />

provenienza dalla diocesi di Modena ed il suo status di camerarius del cardinale Orsini.<br />

Nr. 232 b 26 dic. 1525<br />

A ff. 147v-148r; C pp. 188-189.<br />

Decreto affinché i conservatori facciano stimare da un peritus il valore delle<br />

pietre quadrate di peperino (lapides quadrati de peperigno) nel lovium del<br />

cortile del Palazzo dei Conservatori; e siccome lì procurano solo fastidio ed<br />

Antonio Santacroce desidera acquistarle, una volta valutate da un peritus, le<br />

vendano.<br />

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314 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nota bibl.:<br />

Lanciani, I, p. 265 (trascrizione da C); Bedon, Il Campidoglio, p. 336 (trascrizione<br />

ripresa da Lanciani).<br />

Nr. 232 c 26 dic. 1525<br />

A f. 148r; C p. 189.<br />

Decreto per accordare ai conservatori pieni poteri, al fine di reclamare i capisolidi<br />

della gabella studii, che due volte (bis) sono state trattenuti alla scadenza<br />

del depositariatus sia da Gregorio Serlupi e i suoi socii sia dai moderni<br />

depositarii – i Gaddi (illorum de Gadis) – e che ammontano ad una somma<br />

di oltre 60 ducati, affinché il popolo romano non venga defraudato dai depositarii<br />

(« ne romanus populus a predictis depositariis defraudetur »).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4584.<br />

Com. A:<br />

Per il termine capisolidi (o capita solidorum) si può rinviare ad un brano della bolla<br />

Dum singularem, dove si legge a proposito del depositariatus pecuniarum Camerae<br />

: « sine tamen ipsius exercitio et emolumentis ex ipso exercitio provenientibus,<br />

quae capita solidorum appellant »: Bullarium (Torino), V, p. 539.<br />

Nr. 232 d 26 dic. 1525<br />

A f. 148r-v; C p. 189.<br />

Decreto per aggiungere ai capitula portionum romani populi, redatti dai conservatori<br />

e dai deputati e varati in una passata seduta del consiglio (v. Nr. 214 a),<br />

un capitolo necessario alla conservazione delle portiones (capitulum maximopere<br />

ad conservationem ipsarum portionum oportunum et necessarium),<br />

in base al quale, in futuro, non venga pagato in nessun caso qualsivoglia<br />

salario (aliqua provisio sive salarium) a danno delle portiones. Le sole eccezioni<br />

sono il pagamento annuale di 40 ducati auri al custos a populo<br />

deputatus e quello mensile di 4 ducati auri al computista, in quanto costoro<br />

garantiscono l’affidabilità del rendiconto.<br />

Poiché questo decreto ne annulla un altro che disponeva l’aumento <strong>dello</strong><br />

stipendio <strong>dello</strong> scriba senatus (v. Nr. 88 b), questi non<br />

intende redigerlo (de id rogari nolui). I conservatori ed i presenti affidano<br />

perciò la stesura ad Angelo Vallati. Il Vallati annota i nomi dei 28 partecipanti<br />

alla seduta. Della registrazione nel <strong>liber</strong> del Vallati, il capitaneus appellationum<br />

riceve una copia per ordine dei conservatori, che viene letta ad<br />

alta voce (auscultata).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Basilio Trinci e Girolamo Castroni.<br />

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REGESTI<br />

315<br />

Nota crit.:<br />

Vedi sopra Nr. 232. Se si prescinde da una nota a margine (v. Nr. 232 a), il verbale del<br />

Vallati registra solo questo punto tra quelli affrontati nella seduta. Secondo Vallati la<br />

seduta ebbe luogo in tertia sala palatii (probabilmente conciliabile con l’indicazione di<br />

Rutili in prima camera, v. Nr. 231).<br />

Com. A:<br />

Non era inusuale che lo <strong>scribasenato</strong> incaricasse un altro della redazione del verbale<br />

quando era assente, o un decreto – come in questo caso – lo riguardasse direttamente<br />

(v. l’introduzione supra, p. 34).<br />

L’ufficio di custos, menzionato nel decreto consiliare, è certamente quello di custos o<br />

provisor del Palazzo dei Conservatori (v. Nr. 175). L’ufficio di computista invece è trattato<br />

negli statuti del 1580: Statuti del 1580, p. 148s. De Officio Rationcinatoris sive Computistae,<br />

necnon & generalis Antygraphei. Questo supremo revisore dei conti era posto sopra<br />

tutti gli altri uffici. Il vecchio camerario della Camera Urbis Girolamo Castroni rivestiva<br />

l’incarico di revisor et computista introituum romani popoli sicuramente già dal 1520; nel<br />

1524 gli fu quindi prolungato il mandato (limitato fino a quel momento a quattro anni),<br />

vita natural durante e con un salarium di 4 ducati auri mensili, come riconoscimento dei<br />

suoi meriti: ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 148r (30 mar. 1524).<br />

Nr. 233* CONSERVATORI IN CARICA: FRANCESCO CENCI, TOMMASO FILIPPUCCI (DE<br />

PHILIPPUCIIS) E BASILIO TRINCI.<br />

PRIORE DEI CAPORIONI: STEFANO CAPRANICA.<br />

Com. B:<br />

Francesco (di Giordano) Cenci († 1527) prestò giuramento in occasione della pax romana<br />

(1511). Nel 1513 aveva rivestito la carica di priore dei caporioni: ASV, Reg. Vat. 991,<br />

f. 29r (1 mag. 1513); Gennaro, Pax, p. 54; Trifone, Lingua, p. 137s.; Di Sivo, I Cenci,<br />

ad indicem, in particolare pp. 131-133.<br />

Marcantonio Altieri accenna ne Li Baccanali al fatto che Tommaso Filippucci, all’inizio<br />

del pontificato di Leone X, fosse diventato notaio del doganiere del sale a minuto<br />

Giacomo Frangipane: Altieri, Li Baccanali, p. 186.<br />

Nr. 233 3 mar. 1526<br />

A ff. 148v-149r; C p. 190.<br />

Decreto affinché i conservatori dissuadano il papa dall’aumento delle imposte<br />

(vectigalia), sgradito ai romani (« cum romanus populus de novis impositionibus<br />

non contentatur »). Nell’istanza viene menzionato il proposito del<br />

papa di vendere la gabelle grascie Urbis con nuovi oneri (gravamina).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni, i consiglieri e<br />

gli officiales nonché altri cittadini (capitibus regionum, consiliariis, officialibus<br />

et aliis nobilibus civibus ibidem manentibus).<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3303; Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII,<br />

p. 107.<br />

02-Regesti.pmd 315<br />

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316 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Com. A:<br />

La dogana della grascia era stata data in appalto, assieme ad altre dogane, fino al 30<br />

giugno 1526 al banco Strozzi e a Bartolomeo Della Valle (v. Nr. 12): Bullard, Filippo<br />

Strozzi, pp. 116s., 121-123, 151; Guidi Bruscoli, Benvenuto Olivieri, p. 143s. (dove<br />

mancano notizie sugli anni 1526-1528; nel 1528 altri subentrarono agli Strozzi); cfr. in<br />

generale Monaco, La situazione della Reverenda Camera Apostolica.<br />

Nr. 233 a 3 mar. 1526<br />

A f. 149r; C p. 190.<br />

Istanza del primo conservatore affinché sia rifiutato il frumento marcio (frumenta<br />

putrida) che l’assistens annone Bernardo Braccius quotidianamente<br />

distribuisce ai fornai e che facilmente può provocare una pestilenza o altre<br />

malattie, e affinché si puniscano le truffe, tanto più che il papa stesso ha<br />

diretto il vettovagliamento (abundantia) nell’anno santo trascorso e quest’anno<br />

lo ha affidato al senatore ed ai conservatori.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 3303; Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément<br />

VII, p. 108.<br />

Com. A:<br />

Per quanto riguarda le tasse del 1526 imposte dal cardinale Armellini è da ricordare che<br />

il prezzo del pane durante l’estate salì talmente che la gente fu costretta a mangiare<br />

persino panis putridus: Ait, Clement VII and the Sack, p. 122s. Lamentele simili sulla<br />

cattiva qualità del frumento dell’Annona, controllata in quel momento dagli Strozzi,<br />

portarono nel 1534 a una richiesta di risarcimento del comune romano ammontante alla<br />

somma di 50.000 ducati, corrispondente al valore stimato dei medicinali consumati: Bullard,<br />

Filippo Strozzi, p. 164s.<br />

Com. B:<br />

Il fiorentino Bernardo Bracci (Braccius o de Brachiis) è indicato – assieme ai suoi socii –<br />

come salariae Urbis dohanerius dal gennaio 1523: tra le altre testimonianze vedi ASV, Cam.<br />

Ap., Div. Cam. 73, ff. 28r (6 gen. 1523), 30v-32v; 75, ff. 9r-11r (16 gen. 1524); 76, ff. 145r-<br />

147r (6 gen. 1526). Almeno dal 1523, egli si interessava della fornitura di frumento a Roma,<br />

come risulta dai Quesiti dati per il computista Bernardo Bracci sopra la incepta della abondantia<br />

del grano di Roma (1 dic. 1523) registrati in ivi, 80, ff. 351v-354v; cfr. Pastura<br />

Ruggiero, Lo Stato, p. 29 nota 31. Nel 1527, durante il Sacco di Roma, riuscì a salvare la<br />

propria vita solo attraverso il pagamento di un alto riscatto: Pastor, IV/2, p. 267.<br />

Nr. 233 b 3 mar. 1526<br />

A f. 149r; C p. 190.<br />

Decreto affinché si abbia cura che l’arcus Traiani imperatoris nel rione<br />

Monti non venga più danneggiato (devastetur) dai magistri stratarum.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Angelo Vallati e Girolamo Castroni.<br />

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REGESTI<br />

317<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 107; Lanciani, I, p. 278;<br />

Franceschini, La magistratura, p. 146.<br />

Com. A:<br />

Con arcus Traiani ci si riferisce, secondo il Lanciani, ai resti di un arco di trionfo,<br />

situato nei pressi della Colonna Traiana, oggi completamente scomparso.<br />

La posizione dei magistri viarum o stradarum (et edificiorum Urbis) era centrale per lo<br />

sviluppo urbanistico di Roma (vedi introduzione supra, p. 59). Essi erano posti sotto il<br />

diretto controllo del papa: Statuti del 1519-1523, III, cap. 3; C. Scaccia Scarafoni, L’antico<br />

statuto dei “magistri stratarum” e altri documenti relativi a quella magistratura,<br />

« ASRSP » 50 (1927) pp. 239-308; Bullarium (Torino), V, pp. 655-658 (2 nov. 1516); E.<br />

Re, Maestri di strada, « ASRSP » 43 (1920) pp. 5-102; Tafuri, “Roma instaurata”; Verdi,<br />

Maestri di edifici (con la bibliografia precedente). In più è da consultare la sterminata<br />

bibliografia riguardante i progetti urbanistici dei papi, visto che in quel periodo si hanno<br />

come titolari dell’ufficio persino personaggi di grande prestigio come Raffaello e Antonio<br />

da Sangallo; normalmente però la carica era riservata ai romani: Mercati, Raffaello<br />

da Urbino e Antonio da Sangallo “maestri delle strade”.<br />

Nr. 234 11 mar. 1526<br />

A f. 149r-v; C pp. 190-191.<br />

Decreto del consilium publicum perché alcuni nobiles cives, designati dai<br />

vertici municipali, chiedano al papa di rinunciare alle nuove imposte ed<br />

abolire la gabella farine, essendo essa scaduta dopo un anno. Il retroscena è<br />

costituito, da un lato, dal proposito del papa di introdurre, anche per i cives<br />

romani, nuove gabelle sul vinum romanum et forense importato per terram<br />

dalla campagna, nonché sul vino ed altre merci giunte in città per aquam<br />

tramite il porto di Ripa; e, dall’altro, dal fatto che Giovanni Ardinghelli ha<br />

appaltato tutti i giacimenti di ferro (fecit appaltum omnium venarum ferri),<br />

per cui il prezzo del ferro a Roma non è mai stato così alto, nonostante i<br />

monupolia siano proibiti in tutte le città. A causa dell’assenza del primo<br />

conservatore, l’istanza viene presentata dal secondo, Tommaso de Philippuciis.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices, capitibus regionum, consiliariis, officialibus, nobilibus civibus et<br />

aliis ibidem astantibus.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Domenico Tebaldeschi e Girolamo Castroni.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4584 (con errori); Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et<br />

de Clément VII, p. 108.<br />

Com. A:<br />

Per legge a Roma i monopoli erano proibiti in un raggio di 40 miglia: Statuti del 1580,<br />

p. 171s. De Monopoliis. Impedire che sorgessero era compito dei conservatori: Statuti<br />

del 1519-1523, I, cap. 29.<br />

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318 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Nr. 235 13 mar. 1526<br />

A f. 149v; C p. 191.<br />

I conservatori ed il priore dei caporioni scelgono per la missione prevista<br />

(v. Nr. 234) i seguenti nobiles cives: Domenico Massimo, Marcantonio Altieri,<br />

Antonio Santacroce, Antonio Del Bufalo, Giulio Petri Mactei, Raimondo<br />

Capodiferro, Antonio Frangipane, Valeriano Muti, Simone magistri Simonis,<br />

Pietro Del Bene da Firenze, Girolamo Beltrandi, Minus de la Cazaia e<br />

Bartolomeo Doria (de Oria).<br />

Com. B:<br />

Simone magistri Simonis de Thebaldis divenne ancora nel 1526 priore dei caporioni<br />

(vedi Nota crit. a Nr. 237c) ed ebbe un certo ruolo durante il Sacco di Roma: Esposito -<br />

Vaquero Piñeiro, Rome During the Sack, p. 141.<br />

Non si sa al momento quando il fiorentino Pietro Del Bene (v. Nr. 139) e Bartolomeo<br />

Doria – quest’ultimo senza dubbio un discendente della famosa famiglia genovese omonima<br />

– avevano acquistato la cittadinanza romana. Il mercante-banchiere genovese Bartolomeo<br />

Doria nel 1520 è documentato come membro del corpo dirigente dell’ospedale<br />

di S. Giacomo degli Incurabili, gestito dalla nuova compagnia del Divino Amore: Paschini,<br />

Tre ricerche, p. 47.<br />

Nr. 236 20 mar. 1526<br />

A ff. 149v-150r; C p. 191.<br />

Decreto di una congregatio perché i conservatori ed il priore dei caporioni<br />

consultino almeno due doctores per la prevista missione (in Nr. 234) presso<br />

il papa. In questa veste vengono designati Mario Salomoni e Tarquinio Santacroce.<br />

Nr. 236 a 20 mar. 1526<br />

A f. 150r; C p. 191.<br />

Decreto affinché i conservatori si occupino di far risistemare dai destructores<br />

le lapides peperini asportate dall’arcus Traiani (v. Nr. 233 b).<br />

Nota bibl.:<br />

Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 108; Lanciani, I, p. 278<br />

(datato 23 marzo); Franceschini, La magistratura, p. 146.<br />

Nr. 236 b 20 mar. 1526<br />

A f. 150r; C pp. 191-192.<br />

Decreto di conferimento della cittadinanza romana all’affinis del papa Niccolò<br />

de’ Medici. In contrasto con i conservatori e gli altri officiales et cives,<br />

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08/03/2011, 14.05


REGESTI<br />

319<br />

il priore dei caporioni lega la sua approvazione alla condizione che il Medici<br />

non possa assumere officia et beneficia.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Ippolito de Scarzis e Domenico Tebaldeschi.<br />

Com. B:<br />

Poiché la registrazione analoga conservata in ASC, Cam. Cap., Cred. VI, t. 49, f. 195v<br />

prova che Niccolò de’ Medici era un uxoratus, lo si può identificare con l’omonimo<br />

figlio di Bernardetto di Averardo, che morì nel 1562 conte palatino e padre di tre figli:<br />

P. Litta, Famiglie celebri italiane, Milano 1819ss., qui IV, tav. XVIII; forse è identificabile<br />

con l’omonimo de’ Medici menzionato nelle Epistolae ad Principes, I, p. 159 doc.<br />

934 (6 ago. 1517) e in C. Pinzi, Gli ospizi medioevali e l’ospedale grande di Viterbo.<br />

Memorie storiche, Viterbo 1893, p. 162 nota 1 (in qualità di priore dell’ospedale di<br />

S. Spirito in Viterbo).<br />

Nr. 237 26 mar. 1526<br />

A f. 150r; C p. 192.<br />

Relazione del primo conservatore nel consilium generale: il papa rinuncia<br />

alle nuove imposte (impositiones), fino a quando non riceverà la risposta di<br />

Andrea Doria (de Oria) alla domanda se egli intenda assumere o meno la<br />

vigilanza delle coste contro i pirati (an velit custodiam maris a piratis).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Cesi<br />

Medices, consiliariis et aliis nobilibus civibus in eodem consilio manentibus.<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 4585; Rodocanachi, Les pontificats d’Adrien VI et de Clément<br />

VII, p. 108; Lanciani, I, p. 278.<br />

Com. A:<br />

Le imposte speciali introdotte il 1° marzo 1526 e destinate alla difesa delle coste gravarono<br />

sulle tre dogane di Roma (Ripa, Merce, Grascia) e sulla gabella studii: cfr. Monaco,<br />

La situazione della Reverenda Camera Apostolica, p. 40 nota 39. Per l’impegno di<br />

Andrea Doria come capitano papale contro i pirati cfr. Guglielmotti, Storia della marina<br />

pontificia, III, p. 257ss.<br />

Nr. 237 a 26 mar. 1526<br />

A f. 150r-v; C p. 192.<br />

Decreto perché sia condotto un processo (processus) a Vitorchiano al fine di<br />

intimidire tutti i criminali (delinquentes). L’advocatus della Camera Urbis<br />

deve inasprire le pene, qualora queste siano state sospese illegalmente. All’origine<br />

di questo provvedimento vi è la relazione del primo conservatore<br />

sui fatti (gesta) accaduti a Vitorchiano, dove Gilius Augustini, Vittorio de lo<br />

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320 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

conte e Bernardino Galloppini hanno <strong>liber</strong>ato con la violenza un detenuto<br />

dal carcere del palatium pretoris, oltraggiato a parole il podestà e i conservatori<br />

e preparato un attentato alla vita del pretor in viaggio da o per<br />

Viterbo.<br />

Nr. 237 b 26 mar. 1526<br />

A f. 150v; C p. 192.<br />

Decreto affinché le pietre asportate dall’arcus Traiani (v. Nr. 233 b) siano<br />

risistemate il più presto possibile, dopo che esso in parte è stato distrutto<br />

dai magistri stratarum, e perché nessun altro osi distruggere i monumenti<br />

antichi (« ne alii audeant antiquitates Urbis devastare »).<br />

Nota bibl.:<br />

E. Rodocanachi, Les monuments de Rome après la chute de l’Empire, Paris 1914, p. 112;<br />

Id., Les pontificats d’Adrien VI et de Clément VII, p. 108; Tafuri, Il Sacco di Roma,<br />

p. 33; Franceschini, La magistratura, p. 144s. (con citazione); Günther, Die Straßenplanung,<br />

pp. 271s., 282s. nota 255.<br />

Nr. 237 c 26 mar. 1526<br />

A f. 150v; C p. 192.<br />

Decreto perché in futuro nelle sedute del consiglio (consilia) – anche per<br />

facilitare il lavoro <strong>dello</strong> scriba senatus –, conformemente agli statuta, gli<br />

officiales et cives non votino a voce (voce), ma per bussulam et fabas.<br />

Prima aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni e Domenico Tebaldeschi.<br />

Nota crit.:<br />

Dopo questa registrazione sono indicati ancora in lettere maiuscole i nomi dei conservatori<br />

del secondo semestre Evangelista Boccapaduli, Pietro Federici e Prospero de Mochis,<br />

così come quello del priore dei caporioni Simone magistri Symonis de Thebaldis<br />

(fig. 4), prima che Rutili interrompesse bruscamente il suo lavoro. Nel Ms. C, dopo<br />

queste indicazioni, cominciano su di un nuovo foglio le registrazioni dall’anno 1530.<br />

Nota bibl.:<br />

ASC, Invent. Magni, p. 1073.<br />

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APPENDICE<br />

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322 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

03-Appendice.pmd 322<br />

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APPENDICE<br />

323<br />

Riferimenti a sedute e a de<strong>liber</strong>e dei consigli comunali nel libro delle<br />

imbreviature di Pietro Rutili<br />

Queste notizie si trovano nel volume di imbreviature notarili del Rutili in<br />

ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, cui si riferiscono le indicazione<br />

dei folia. Trattandosi per lo più di appunti non destinati o non riportati sul<br />

Liber <strong>decretorum</strong> ufficiale <strong>dello</strong> <strong>scribasenato</strong>, ad essi mancano spesso la<br />

struttura e il consueto formulario dei decreti (senatus consulta) più formale<br />

che caratterizza invece il Liber. Questi elementi mancanti mostrano lo stato<br />

di elaborazione ancora provvisorio di tali registrazioni alla cui sistemazione<br />

Rutili avrebbe senz’altro provveduto se avesse ritenuto necessario il loro<br />

inserimento nel suo Liber <strong>decretorum</strong> ufficiale. Inseriamo in questa appendice<br />

non solo i decreti consiliari veri e propri ma anche gli instrumenta, che<br />

non mancano neppure nel Liber. 1 I documenti raccolti nell’appendice si distinguono<br />

da altri documenti d’interesse per le istituzioni comunali <strong>dello</strong><br />

stesso volume, per il fatto che sono stati redatti nei locali del Palazzo dei<br />

Conservatori, usati di solito per le riunioni consiliari. Non includiamo invece<br />

in questa raccolta le decisioni effettuate dai conservatori di propria iniziativa<br />

e competenza, senza il consenso espresso del consiglio. 2 Va segnalato<br />

che i nomi dei conservatori e del priore dei caporioni in carica non<br />

vengono riprodotti, poiché facilmente rintracciabili nella “Lista dei conservatori<br />

menzionati nel Liber <strong>decretorum</strong>”. 3 Il fatto che a volte le registrazioni<br />

si trovino su folia separati (una cosa che capita anche con i loro titoli)<br />

dipende dal particolare modo di composizione all’origine del volume di imbreviature<br />

del Rutili, per il quale si rinvia a p. 34 dell’introduzione.<br />

App. Nr. 1 6 gen. 1517<br />

ff. 6*r-v, 31v (riporta il titolo: 1517 6 januarii. Notula contractus camera-<br />

1 V. l’introduzione supra p. 35.<br />

2 Una tale nomina riguardava, per esempio, l’assegnazione del giardino del Palazzo dei<br />

Conservatori all’ortulanus bolognese Baldassare de Britiis su iniziativa dei conservatori: ASR,<br />

Collegio dei Notai Capitolini, 1504, ff. 228r (9 mag. 1523). Più importante è la decisione dei<br />

Conservatori sull’officium notariatus dei conservatori stessi, in virtù di un motuproprio di<br />

Leone X che suscita un lungo contenzioso. Cfr. commento a App. Nr. 6.<br />

3 Vedi supra, pp. 64-66.<br />

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324 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

riatus ripe et ripecte inter romanum populum et merchatores et consules<br />

dicte ripe confecti).<br />

Corrisponde a Nr. 36.<br />

App. Nr. 2 7 gen. 1517<br />

f. 3v (da inserire fra il Nr. 36 e il Nr. 37)<br />

Decreto del concilium seu parlamentum per far eleggere dai conservatori e<br />

dal priore quattro custodes per le monache (moniales) che<br />

entrano noviter nel monasterium di S. Lorenzo in Panisperna. Come tali<br />

vengono deputati Giangiorgio Cesarini, Antonio Leoni, Marcantonio Altieri<br />

e Raffaele Casali.<br />

Com. A:<br />

Vedi Nrr. 27 a e 35.<br />

App. Nr. 3 13 gen. 1517<br />

f. 3v (da inserire fra il Nr. 36 e il Nr. 37)<br />

Seduta del concilium sive parlamentum senza conclusione (Nichil ). Il<br />

priore dei caporioni e i caporioni discutono – con diverse opinioni – sull’ammattonato<br />

delle strade di Roma e come si debba procedere a proposito<br />

delle carrette, che recano non poco danno all’ammattonato stesso (« super<br />

amactonatis stratarum Urbis et de ordine in posterum servando super carratis,<br />

que dictos amactonatos non modicum devastant »). I singoli caporioni si<br />

pronunciano pro e contra la rimozione delle colonne lungo le strade pubbliche<br />

e la eventuale deviazione dei carri (currus).<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: i caporioni di Monti, Trevi,<br />

Ponte, Parione ed alii [sic!] capita regionum.<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

App. Nr. 4 2 dic. 1518<br />

ff. 47r, 48r-v (due versioni; da inserire dopo Nr. 65, si riferisce a Nr. 59)<br />

Contratto (redatto dal Rutili insieme con il notaio Antonio Cyrotinus) con<br />

Francesco Vallati del rione Campitelli sull’appalto della porta di S. Paolo<br />

per sei anni, con l’inizio retrodatato al 1° novembre, al prezzo di 143 ducati<br />

auri de Camera ad ratione decem juliorum pro quolibet ducato, da pagare<br />

in due rate ogni semestre. Si stabilisce la malleveria. I conservatori Bartolomeo<br />

Beneimbene e Paoluccio Mattei agiscono anche a nome del primo conservatore<br />

Paolo Planca assente.<br />

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08/03/2011, 14.05


APPENDICE<br />

325<br />

Tra i partecipanti (alla seduta del consiglio): i caporioni Mariano Capocci<br />

(Trevi), Stefano de Arnannis (Colonna), Paolo Puritati (S. Angelo),<br />

Giacomo Pierleoni (Ripa) e Andrea Grana (Trastevere).<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Evangelista Maddaleni Capodiferro e Luca Mutianus.<br />

Com. B:<br />

Del notaio Antonio Cirotinus si è conservato un volume di imbreviature: ASR, Collegio<br />

dei Notai Capitolini, 569 (1487-1499).<br />

App. Nr. 5 15 apr. 1519<br />

f. 54r (da inserire prima Nr. 75)<br />

Decreto per nominare gabellarius maior secondo appositi decreti e capitula<br />

l’assente Domenico Vittori (de Victoriis) del rione Pigna fino a tutto il dicembre<br />

successivo, anche per ringraziarlo della spedizione, a lui affidata con<br />

un decretum senatus, contro Giambattista de Sulimannis che a Magliano<br />

(civitas Malleani) ha commesso un omicidio.<br />

Tra i partecipanti (alla seduta del consiglio): i cancellieri, i caporioni.<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Com. A:<br />

Per la missione contro Magliano v. Nr. 63 a. Da Nr. 67 risulta che Domenico Vittori era<br />

già nel dicembre precedente fra gli aspiranti all’ufficio di gabellarius maior, ottenuto<br />

però da Antonio Frangipane. Solo la malattia del Frangipane (v. Nr. 74 a) permise ai<br />

vertici municipali di passare l’incarico a Domenico Vittori.<br />

App. Nr. 6 1° gen. 1522<br />

f. 137r (da inserire prima Nr. 131)<br />

Dichiarazioni di Pietro Lalli e di Sanus Coroni sui loro diritti sull’ufficio<br />

del notaio dei conservatori, che scade proprio in questo stesso giorno. Il<br />

Lalli sostiene che sarebbe di sua spettanza in virtù di un motuproprio di<br />

Leone X e la sua ratifica concessa dai conservatori passati (v. commento).<br />

L’attuale notaio dei conservatori, Sanus, non vuole cedere il suo posto e<br />

ritiene i suoi diritti maggiormente validi visto che, tra l’altro, per via della<br />

morte del pontefice, da un mese non ha avuto entrate dal suo ufficio. Entrambi<br />

minacciano una formale protesta e la richiesta di risarcimento dei<br />

danni se il magistratus non risolverà presto la questione.<br />

Tra i partecipanti (alla seduta del consiglio): la maggiore parte dei caporioni.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

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326 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Testimoni: i caporioni di Campo Marzio e di Pigna Mariano Ricci e Pierpaolo<br />

de Amodeis.<br />

Com. A:<br />

Il contenzioso è la conseguenza della decisione dei conservatori Giambattista Veralli,<br />

Cesare de Maniliis e Pierpaolo Veccia nonché del priore dei caporioni Domenico Pichi,<br />

dell’agosto 1521, di trasferire all’assente Pietro Lalli, dopo il termine della carica di<br />

Sanus Coroni, l’officium notariatus dei conservatori per tre anni, in virtù di un motuproprio<br />

di Leone X. Questo mandato era stato presentato dai procuratores di Pietro Lalli,<br />

ovvero da Marcantonio Trinci e Lorenzo Lalli (la cui delega è stata redatta dallo stesso<br />

Rutili), i quali avevano chiesto ai conservatori la nomina del Lalli. Era previsto che<br />

pagasse annualmente un augmentum di 10 ducati e rispettasse le condizioni stabilite fra<br />

Sanus e il depositarius Gregorio Serlupi: ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504,<br />

f. 126r (8 ago. 1521). Cfr. per la lite anche Nr. 131 a, App. Nr. 8 e sopra Nr. 179 a.<br />

App. Nr. 7 18 feb. 1522<br />

ff. 159r-v, 192r-v; 192v (titolo: Notula contractus debiti in forma Camere)<br />

(da aggiungere a Nr. 137)<br />

Publicum instrumentum sull’obbligazione del gabellarius maior Pietro Fabi<br />

di pagare ai conservatori ed al depositario Gregorio Serlupi 17 ducati auri<br />

in auro de Camera e 8 julii (v. Nr. 137). Alla fine del suo mandato il Fabi<br />

dovrà giustificare la sua amministrazione davanti ai conservatori e agli assistentes<br />

consiliares dominorum conservatorum a prefato inclito populo romano<br />

ex senatus consulto electi et deputati Domenico Massimo e Antonio Santacroce.<br />

Egli nomina come suoi rappresentanti (procuratores) per ogni eventuale<br />

giudizio i seguenti in romana curia causarum procuratores: Giacomo<br />

Cortesius, Angelo de Palatiis, Felice de Villa, Francesco de Mucantibus e<br />

Francesco Novelli; nonché i prefate curie camere apostolice notarii Florido,<br />

Filippo e Giovanni Frumentus.<br />

Secunda camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Mattia de Molaria del rione Campitelli e Vincenzo Rustici<br />

del rione S. Eustachio.<br />

Com. A:<br />

Con l’indicazione in romana curia causarum procuratores si intendevano i procuratori<br />

della Sacra Rota: A. Sohn, Deutsche Prokuratoren an der Römischen Kurie in der<br />

Frührenaissance (1431-1474) (Norm und Struktur 8), Köln-Weimar-Wien 1997, in particolare<br />

pp. 73ss., 277ss.<br />

Com. B:<br />

Per Giacomo Cortesi († 1544) si vedano le notizie raccolte in Esposito, Tra accademia,<br />

p. 330 nota 25 (in particolare per la sua appartenenza alla Sodalitas Parionis).<br />

Si noti che anche i testimoni Mattia de Molaria e Vincenzo Rustici – come il Massimo<br />

e il Santacroce nominati nel regesto – appartengono agli assistentes consiliarii (v. Nrr.<br />

141, 141 a).<br />

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APPENDICE<br />

327<br />

App. Nr. 8 26 gen. 1522<br />

f. 160r-v (da inserire dopo Nr. 132)<br />

Decisione del priore dei caporioni Pierantonio Mattei e degli altri partecipanti<br />

(vedi sotto) di affittare per tre anni l’ufficio del notaio dei conservatori<br />

a Pietro Lalli, che ha ottenuto già un motuproprio da Leone X e fu investito<br />

in questo ufficio già dai conservatori precedenti. Del suo caso, per senatus<br />

consultum, si erano occupati anche gli utriusque iuris doctores e sacri consistorii<br />

advocati Giustino Carosi, Angelo Medici de Cesis e Tarquinio Santacroce.<br />

Vengono stabilite le condizioni del contratto e le modalità dei pagamenti<br />

al depositarius portionum romani populi Gregorio Serlupi.<br />

Tra i partecipanti (alla seduta del consiglio): i caporioni .. de Maloaça<br />

(Ripa) che rappresenta anche il secondo conservatore Pietro de Federicis, ..<br />

Prior (Monti), Lorenzo Crescenzi (Colonna), Mariano Ricci (Campo Marzio)<br />

e .. de Vellis (Trastevere); i cancellarii alme Urbis.<br />

Testimoni: il notaio Alessio Tedallini (de Tedallinis) del rione Colonna<br />

e il notarius Camere Urbis Filippo de Grifonectis del rione Trevi.<br />

Com. A:<br />

Il priore dei caporioni Pierantonio Mattei agisce con deleghe in suo favore da parte del<br />

primo conservatore Mariano Altieri nonché dei caporioni Lelius Margani (Trevi) e Ulisse<br />

de Fano (Ponte). Sanus Coroni però non rinunciò al suo incarico di notaio dei conservatori<br />

come si evince da Nr. 179 a (vedi anche il rispettivo commento).<br />

Com. B:<br />

Del notaio Alessio Tedallini si sono conservati suoi protocolli: ASR, Collegio dei Notai<br />

Capitolini, 1741-1742 (1488-1521).<br />

App. Nr. 9 24 dic. 1522<br />

ff. 204r, 205r (due versioni) (da inserire prima di Nr. 165)<br />

Impegno di Giacomo Cambius, institor di Bartolomeo Della Valle, degli<br />

eredi del fu Giacomo Strozzi e di altri socii appaltatori della gabella studii,<br />

di ripagare 230 ducati auri de camera ad rationem juliorum decem pro<br />

quolibet ducato, dovuti per un errore di calcolo (erroris calculi) dell’interesse<br />

stabilito nel contratto d’appalto della suddetta gabella. L’error in l’agio<br />

et interesse, che i conservatori e caporioni hanno scoperto, si riferisce agli<br />

8000 ducati pagati dai detti conductores a Leone X, per i quali erano stati<br />

stabiliti nel contratto come interessi 1150 anziché solo 920 ducati, come<br />

erroneamente calcolato. Si fa riferimento generico al senatus consultus con<br />

il quale i conservatori Antonio Petrucci, Francesco Caffarelli e Giordano<br />

Serlupi hanno venduto la gabella studii a Bartolomeo Della Valle e agli<br />

eredi del fu Giacomo Strozzi, et aliis collegis conductoribus (v. Nr. 161 a).<br />

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328 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il procuratore fiscale Ippolito de Scarzis e Saturnus.<br />

Com. B:<br />

Il testimone Saturnus, è da identificare con l’abbreviatore papale Saturnus Gerona da<br />

Barcellona, che era stato fatto cittadino romano solo nel giugno <strong>dello</strong> stesso anno, il<br />

1522 (Nr. 151).<br />

App. Nr. 10 29 apr. 1527<br />

ff. 382v/411r<br />

Decreto affinché tutti gli uffici spettanti al popolo romano vengano appaltati<br />

o pignorati « quod vendantur aut pignorentur in partem vel in totum omnia<br />

officia spectantia ad populum », con la possibilità di riacquisto (cum pacto<br />

de redimendo), e affinché un nobilis civis venga eletto depositarius omnium<br />

dictarum pecuniarum. Come tale viene scelto Pierantonio Mattei.<br />

I conservatori erano allora il legum doctor Bernardino Sanguigni, Niccolò<br />

de Riciis e Lorenzo Velli, e il priore dei caporioni Domenico Tebaldeschi.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Medices<br />

de Cesis.<br />

Prima camera del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il secretarius dei conservatori Angelo Vallati e Girolamo Castroni.<br />

Com. B:<br />

Per gli esiti di questo accordo cfr. i particolari in ASR, Collegio dei Notai Capitolini,<br />

1504, notaio Pietro Rutili, ff. 454r-v e 489r (28 set. 1529).<br />

App. Nr. 11 1 mag. 1527<br />

f. 383r-v<br />

Decreto affinché, per la necessità di trovare mezzi per la difesa della città in<br />

vista dell’arrivo dell’esercito imperiale, vengano venduti – come si è sancito<br />

già in aliis precedentibus consiliis – gli officia romani populi, Ripe et Ripecte<br />

al maggior offerente. Sebastianus Maurus offre 4700 ducati auri ad<br />

rationem juliorum decem pro ducato; Raffaele Casali invece 5800 ducati e<br />

viene infine nominato.<br />

I conservatori: vedi App. Nr. 10.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Medices.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: il secretarius dei conservatori Angelo Vallati e Girolamo Castroni.<br />

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APPENDICE<br />

329<br />

Nota crit.:<br />

A questo decreto appartiene una nota, in seguito cancellata, a f. 382v che specifica che<br />

l’imperatore « non Florentiam sed Urbem perturbare velle dicitur et oporteat adinvenire<br />

maiorem summam pecuniarum, cum belli nervum sint pecunie ».<br />

App. Nr. 11 a [3 mag. 1527]<br />

ff. 384r-v, 409r<br />

Contratto di vendita degli officia Ripe et Ripecte (cioè notariatum ripe et<br />

ripecte illiusque mandatariatus, executoratum, transtra et statera seu ponderatum<br />

dicte ripe et ripecte ac Urbis) che vede Raffaele Casali pagare 5800<br />

ducatos auri ad rationem decem juliorum pro quolibet ducato gestiti dal<br />

depositarius Pierantonio Mattei. I capitula inseriti in volgare prevedono, tra<br />

l’altro, che il papa ratifichi il contratto con un motuproprio.<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Castroni e Pietro Gasparis.<br />

Nota crit.:<br />

Il confronto fra App. Nr. 11 a e App. Nr. 12 a sui contenuti e la concordanza nelle<br />

indicazioni del luogo e dei testimoni (quest’ultimi invece discordanti con App. Nr. 11),<br />

dimostra che questo contratto in realtà non può essere stato stipulato già il 1° maggio,<br />

ma invece il 3 maggio. Probabilmente si scelse la retrodatazione per far partire la sua<br />

valenza già dall’inizio del mese.<br />

App. Nr. 12 3 mag. 1527<br />

f. 383v<br />

Decreto perché Raffaele Casali ottenga il contratto a proposito degli officia<br />

Ripe et Ripecte.<br />

I conservatori: vedi App. Nr. 10.<br />

Tra i partecipanti alla seduta del consiglio: il cancelliere Angelo Medices.<br />

App. Nr. 12 a 3 mag. 1527<br />

f. 383v<br />

Decreto per stabilire certe condizioni sulla posizione di Pierantonio Mattei<br />

come nuovo depositarius omnium pecuniarum tam vendendorum officiorum<br />

quam etiam comodandarum pecuniarum. Per esempio viene decretato che<br />

serve un mandato sigillato dai conservatori per l’esborso del denaro (ad<br />

exbursandas pecunias).<br />

Secunda aula del Palazzo dei Conservatori.<br />

Testimoni: Girolamo Castroni e Pietro Gasparis.<br />

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330 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

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Specimina dei manoscritti<br />

Elenco delle illustrazioni<br />

Fig. 1, ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 15 (= ms. A), f. 2r (cfr. Nr. 1).<br />

Fig. 2, ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 15 (= ms. A), f. 91r (cfr. Nrr. 147 a-c).<br />

Fig. 3, ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 15 (= ms. A), f. 143r (cfr. Nr. 223 a).<br />

Fig. 4, ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 15 (= ms. A), f. 150v (cfr. Nrr. 237 a-c).<br />

Fig. 5, ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 14 (= ms. B), p. 3 (cfr. Nr. 1).<br />

Fig. 6, ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 14 (= ms. B), p. 130-131 (cfr. Nrr. 101 b, 102).<br />

Fig. 7, ASC, Cam. Cap., Cred. I, t. 36 (= ms. C), p. 1 (cfr. Nr. 1).<br />

Fig. 8, ASR, Collegio dei Notai Capitolini, 1504, p. 554 (esempio del signum notarile di<br />

Pietro Rutili).<br />

Fig. 9, Vitorchiano, Archivio Storico Comunale, collezione Aleandri, perg. 72 (cfr. Nr.<br />

107).<br />

Il Palazzo dei Conservatori<br />

Fig. 10, Il Palazzo dei Conservatori in una veduta della piazza del Campidoglio (1555).<br />

Fig. 11 a-c, Ricostruzione del piano terra, del primo e del secondo piano del quattrocentesco<br />

Palazzo dei Conservatori.<br />

Alcuni protagonisti romani del Liber <strong>decretorum</strong><br />

Fig. 12, Mario Salomoni († 1530) davanti a Leone X (miniatura, sec. XVI).<br />

Fig. 13, Raffaele Casali († 1542), busto funerario in S. Agostino a Roma (sec. XVI).<br />

Fig. 14, Angelo Cesi († 1528), dettaglio dalla sua tomba a S. Maria della Pace a Roma<br />

(sec. XVI).<br />

Fig. 15, Melchiorre Baldassini († 1525), dettaglio dalla sua tomba, oggi a Chaalis in<br />

Francia (sec. XVI).<br />

Argomenti trattati nel Liber <strong>decretorum</strong><br />

Fig. 16, La statua di Leone X a S. Maria in Aracoeli (sec. XVI).<br />

Fig. 17, Lo “storione” dei Musei Capitolini (1581) (cfr. Nr. 203).<br />

Fig. 18, Il porto di Ripa visto dall’Aventino (1490 c., Codex Escurialensis).<br />

Fig. 19, La personificazione della fidelitas di Vitorchiano negli statuti di Vitorchiano<br />

(sec. XVI) (cfr. Nr. 107).<br />

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Referenze delle illustrazioni<br />

Figg. 1-7 (per gentile concessione dell’Archivio Storico Capitolino, Roma, prot. N. 4561/<br />

16/651/2).<br />

Fig. 8 (per gentile concessione del Ministero dei Beni e le Attività culturali, prot. ASR<br />

25/2010, con divieto di ulteriore riproduzione)<br />

Figg. 9, 19 (per gentile concessione dell’Archivio Storico Comunale di Vitorchiano)<br />

Figg. 10-11a-c (da A. Bedon, Il Campidoglio tavv. 41, 42, 43, 89)<br />

Fig. 12 (da M. D’Addio, L’idea del contratto sociale p. 17)<br />

Figg. 13, 16 (per gentile concessione della Biblioteca Hertziana di Roma)<br />

Fig. 14 (per gentile concessione della Fototeca Nazionale ICCD)<br />

Fig. 15 (da Ph. Sénéchal, Le tombeau, tav. 1)<br />

Fig. 17 (da M. Cepeda Fuentes, Bestiario romano tav. XX, fig. 2)<br />

Fig. 18 (da Codex Escurialensis: ein Skizzenbuch aus der Werkstatt Domenico Ghirlandaios,<br />

a cura di H. Egger, Wien 1906, f. 56v)<br />

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FONTI E BIBLIOGRAFIA<br />

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AAAAAAAAAAAA<br />

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Fonti d’archivio<br />

Città del Vaticano:<br />

Archivio Storico del Vicariato, Ordinazioni sacerdotali, vol. 1<br />

ASV Archivio Segreto Vaticano<br />

A. A. Archivum Arcis<br />

Arm. Armarium<br />

Cam. Ap., Div. Cam. Camera Apostolica, Diversa Cameralia<br />

Cam. Ap., Intr. et Ex. Camera Apostolica, Introitus et Exitus<br />

Reg. Lat. Registra Lateranensia<br />

Reg. Vat. Registra Vaticana<br />

BAV Biblioteca Apostolica Vaticana<br />

Ottob. lat. Codices Ottoboniani latini<br />

Reg. lat. Codices Reginenses latini<br />

Vat. lat. Codices Vaticani latini<br />

Roma:<br />

ASC Archivio Storico Capitolino<br />

Cam. Cap. Camera Capitolina<br />

Invent. Magni Sala degli Inventari, Rubricellone generale di<br />

tutte le materie esistenti nell’Archivio Segreto<br />

dell’eccellentissima Camera di Campidoglio<br />

composto da Francesco Maria Magni (1736)<br />

ASR Archivio di Stato di Roma<br />

Vitorchiano:<br />

Archivio Storico Comunale, collezione Aleandri<br />

Archivio Storico Comunale, Statuti<br />

Abbreviazioni<br />

« ASRSP » Archivio della Società Romana di Storia Patria<br />

Bolla di restituzione di ASV, Reg. Vat. 1198, fol. 27r-31r (19 mar. 1513); come<br />

Leone X (Dum singula- edizione fondamentale (anche se non priva di errori) è<br />

rem fidei) stata usata: Bullarium (Torino), V, pp. 538-542 (per ulteriori<br />

edizioni v. introduzione, p. 24 nota 127)<br />

DBI Dizionario biografico degli Italiani, Roma 1960ss.<br />

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336 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

RIS Rerum Italicarum Scriptores<br />

Statuti del 1360/63 ed. C. Re, Statuti della città di Roma (Biblioteca dell’Accademia<br />

storico-giuridica 1), Roma 1883<br />

Statuti del 1469 ASC, Cam. Cap., cred. IV, t. 88<br />

Statuti del 1519-1523 ed. S.P.Q.R. Statuta et novæ reformationes Urbis Romæ<br />

eiusdemque varia privilegia a diversis romanis pontificibus<br />

emanata in sex libros divisa novissime compilata,<br />

Roma (1519-1523) (esemplare utilizzato: ASC, Cam. Cap.,<br />

cred. XIV, t. 165; nuova edizione: Statutorum Almæ Urbis<br />

Romæ sive iuris civilis quo hodie romanus populus utitur<br />

libri quinque..., Romæ apud Antonium Bladum 1567)<br />

Statuti del 1580 ed. Statuta almae Urbis Romae auctoritate S. D. N. D.<br />

Gregorii papae XIII. pont. max. a senatu, populoque romano<br />

reformata et edita, Roma 1580 (Esemplare utilizzato:<br />

ASC, Cam. Cap., cred. XIV, t. 113)<br />

Titoli citati nel testo in forma abbreviata<br />

Ademollo, Agostino, Alessandro VI, Giulio II e Leone X nel carnevale di Roma.<br />

Documenti inediti (1499-1520), Roma 1967.<br />

Agosti, Barbara, Paolo Giovio: uno storico lombardo nella cultura artistica del<br />

Cinquecento (Quaderni della <strong>Fondazione</strong> Carlo Marchi per la Diffusione della<br />

Cultura e del Civismo in Italia 37), Firenze 2008.<br />

Ait, Ivana, Aspetti della produzione dei panni a Roma nel basso Medioevo, in:<br />

Economia e società a Roma, pp. 33-59.<br />

Ait, Ivana, Clement VII and the Sack of Rome as Represented in the Ephemirides<br />

Historicae of Cornelius de Fine, in: The Pontificate of Clement VII, pp. 109-124.<br />

Ait, Ivana, Le dogane di S. Eustachio nel XV secolo, in: Aspetti della vita economica,<br />

pp. 83-147.<br />

Ait, Ivana, Tra scienza e mercato. Gli speziali a Roma nel tardo medioevo (Fonti e<br />

studi per la storia economica e sociale di Roma e <strong>dello</strong> Stato pontificio 7),<br />

Roma 1996.<br />

Ait, Ivana - Esch, Arnold, Aspettando l’Anno Santo. Fornitura di vino e gestione di<br />

taverne nella Roma del 1475, « Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven<br />

und Bibliotheken » 73 (1993) pp. 387-417.<br />

Ait, Ivana - Vaquero Piñeiro, Manuel, Dai Casali alla Fabbrica di San Pietro. I Leni:<br />

uomini d’affari del Rinascimento (Pubblicazioni degli Archivi di Stato. Saggi<br />

59 = Roma nel Rinascimento inedita, saggi 17), Roma 2000.<br />

Aleandri, Vittorio Emanuele, Il castello di Vitorchiano, antico feudo del senato romano,<br />

Foligno 1911.<br />

Alle origini della nuova Roma. Martino V (1417-1431), Atti del convegno, Roma 2-5<br />

marzo 1992, a cura di M. Chiabò e altri (Nuovi studi storici 20), Roma 1992.<br />

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di Roma nel 1513, relazione inedita di M. A. Altieri con note di L. Pasqualucci,<br />

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Introduzione di M. Miglio, appendice documentaria e indice ragionato dei<br />

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Barrovecchio San Martini, Maria Luisa, La Marrana o Acqua Mariana, le sue mole e<br />

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338 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

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nel medio evo (1144-1347), « Bullettino dell’Istituto Storico Italiano per il medio<br />

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cura di V. De Donato e A. Pratesi (Collectanea 6), Spoleto 1995, pp. 81-88.<br />

Bassotti, Arturo, La magistratura capitolina dal secolo XIV al secolo XIX con speciale<br />

riferimento al senatore di Roma. Con la serie cronologica dei senatori<br />

dal 1204 al 1870, Roma 1955.<br />

Bedon, Anna, Il Campidoglio. Storia di un monumento civile nella Roma papale,<br />

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Bedon, Anna, La fabbrica della Sapienza da Alessandro VI alla fine del Cinquecento,<br />

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Benedetti, Simona, Progetti e realizzazioni nel cortile del Palazzo dei Conservatori<br />

in Campidoglio, « Studi romani » 51 (2003) pp. 44-70.<br />

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di Celso Mellini, in: Petrarca e Roma, Atti del convegno di studi, Roma, 2-3-4<br />

dicembre 2004, a cura di M. G. Blasio - A. Morisi - F. Niutta (Roma del<br />

Rinascimento inedita, saggi 35), Roma 2006, pp. 189-226.<br />

Biblioteca del Senato della Repubblica, Catalogo della raccolta di statuti ..., VI, a<br />

cura di C. Chelazzi, Roma 1963.<br />

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340 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

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documenti di storia e diritto » 16 (1895) pp. 85-90.<br />

Cerasoli, Francesco, Usi e regolamenti per gli scavi di antichità in Roma nei sec.<br />

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Cerchiari, Emmanuele, Capellani papae et apostolicae sedis auditores causarum<br />

sacri palatii apostolici seu Sacra Romana Rota ab origine ad diem usque 20<br />

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342 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

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Tommasini, Ottorino, Nuovi documenti illustrativi del Diario di Stefano Infessura,<br />

« ASRSP » 12 (1889) pp. 5-36.<br />

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360 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

aaaaaaaaaaaaaaaaaaa<br />

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INDICI<br />

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N.B.: I numeri negli indici si riferiscono ai numeri dei rispettivi regesti. L’aggiunta<br />

“(com.)” significa che la voce relativa si trova solo nel commento.<br />

05-Indici.pmd 362<br />

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INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

Premessa: I riferimenti ad alcuni termini come “cives romani/nobiles”, “consiglieri”,<br />

“contratto (contractum/instrumentum)” o “decreto consigliare/del consiglio comunale” etc.<br />

appaiono solo in numero limitato, data la loro larga diffusione e visti i tanti sinonimi<br />

difficilmente accostabili presenti nel Liber <strong>decretorum</strong>.<br />

abbreviator (de parco maiori etc.) → Curia<br />

Romana, abbreviator<br />

acceptatio in civem → cittadinanza romana<br />

– in patritium romanum (falso) 223 a<br />

accessus pontificis → papa, accessus<br />

acqua → Roma, Acqua Vergine, Acqua<br />

Marrana<br />

acquedotti 131 (com.)<br />

ad candelam → asta<br />

ad sonum campane → asta<br />

advocatus (avvocato) 63 → conservatori<br />

– consistorialis/sacri collegii apostolici/sacri<br />

palatii apostolici (sacri consistorii<br />

apostolici advocatus/avvocato concistoriale)<br />

→ Angelo Cesi Medices, Antonio<br />

Leoni, Battista Paolini, Giacomo Negri<br />

di Bologna, Gianluigi de Aragonia, Giulio<br />

de Stefanuciis, Girolamo Giustini di<br />

Città di Castello, Giustino Carosi, Mario<br />

Salomoni, Melchiorre Baldassini,<br />

Paolo Planca, Tarquinio Santacroce<br />

– domus/palatii (conservatorum et [fisci]<br />

Camere Urbis)/romani populi (fisci) →<br />

Camera Urbis, advocatus<br />

– pauperum 77 b (com.) → Angelo di<br />

Pietro Cesi, Melchiorre Baldassini<br />

affitti (pensiones domorum) 164<br />

alimenti (generi alimentari) 25 (com.), 87 b<br />

(com.), 164 → annona<br />

allume, miniere di → Tolfa, miniere di allume<br />

amnistia 58<br />

anno santo 133 a (com.), 209, 210 a, 222 c<br />

(com.), 233 a → indulgenza giubilare<br />

annona (abundantia/abondantia del grano<br />

di Roma/“Abbondanza”) 20, 87 b, 233<br />

a → gabelle grascie Urbis<br />

– sede → Roma, Campo de’ Fiori<br />

– assistens 233 a → Bernardo Braccius<br />

– commissarii 46 a (com.) → Camera<br />

Apostolica, commissarii<br />

– officiales Abundantie 87 b (com.)<br />

antiquitates Urbis → rovine antiche<br />

appaltatori → conductores<br />

appaltum venarum ferri 234<br />

appellatio 194 (com.)<br />

arbitrato (arbitrium/laudum) 131 (com.),<br />

147 d, 158, 191 a → sentenza<br />

arbitro/i 2 (com.), 11, 85, 133 a, 135, 151 b,<br />

160, 161 b<br />

architector (magister deputatus/magister<br />

architector) 129, 135, 215 → Domenico<br />

di Giovanni de Amis di Bologna, Perinus<br />

de Jannariis de Caravagio<br />

archivio → Roma, Palazzo dei Conservatori<br />

– della Romana Curia → collegio dei correttori<br />

e scrittori dell’Archivio della Romana<br />

Curia<br />

arco di trionfo 220 (com.), 233 b (com.)<br />

→ Roma, arcus<br />

armi 142, 149, 157, 206 → pugnale, spada<br />

aromatarius → Paolo de Puritatis, Saba<br />

Petrucci<br />

ars (arte), bubacteriorum (arte dei “bovattieri”)<br />

20<br />

– consules → Domenico Massimo, Marcantonio<br />

Altieri<br />

– della lana 57* (com.)<br />

– mercatores 20<br />

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364 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

arti minori 25 (com.)<br />

artifices → artistae<br />

artiste/artifices (pauperes) 2 a (com.), 25,<br />

66 a, 84, 103 (com.), 164 (com.), 170 a,<br />

222 a<br />

assassina 92<br />

assassinio (omicidi(o)/homicidia) 50 a, 62,<br />

142, 145, App. Nr. 5<br />

assassino 92 → Giambattista de Sulimandis,<br />

Giovanni Bernardino aus Tivoli<br />

assemblea popolare 182 a (com.) → concilium<br />

seu parlamentum<br />

assistentes (assistentes et consiliarii deputati/assistentes<br />

consiliarii seu electi/consultores/consultores<br />

assistentes consiliares<br />

dominorum conservatorum a prefato<br />

inclito populo romano ex senatus consulto<br />

electi et deputati/assistentes consiliares<br />

dominorum conservatorum a prefato<br />

inclito populo romano ex senatus<br />

consulto electi et deputati/electi) 4 a, 39,<br />

51, 117 (com.), 133 (com.), 135, 136,<br />

137, 138 a, 140, 141, 141 a, 142, 147,<br />

App. Nr. 5, App. Nr. 7<br />

– annone → annona, assistens<br />

asta (subastatio) 5, 9, 13, 27, 31, 44, 74,<br />

89<br />

– ad aures 9 (com.), 202<br />

– ad candelam 9 (com.), 15 b, 77 a, 94,<br />

99, 154 a, 156, 222 b<br />

ad sonum campane 176<br />

astiludia (tornei) 203 a<br />

astronomus → Luca Gaurico<br />

auditor → Camera Apostolica; Curia Romana,<br />

Rota<br />

– Bononiensis (auditor in criminalibus di<br />

Bologna) 218 a → Francino Michael,<br />

Pierandrea Gambarus<br />

auxiliarii armigeri 145 b<br />

avvocato → advocatus<br />

banchieri fiorentini 49 (com.) → mercatores<br />

banc(h)um → banco<br />

banco/banca (bancum) 70 a, 95 (com.),<br />

210 a → socii; mercatores; Strozzi<br />

bandimentum → bando<br />

banditi 214 a<br />

banditore/i (bannitor/es Camere Urbis/preco)<br />

121 (com.), 145 a → Giacomo Boccabella,<br />

Mariano Galgani<br />

bando (esilio/bandum) 54<br />

bando per la città (bandimentum per Urbem)<br />

9, 208 a<br />

– – contro il porto d’armi 142<br />

Barbaranenses → Barbarano<br />

barcaioli (barcaiuoli) 5 (com.)<br />

barilari (facchini) 152 a, 161 b, 168 b →<br />

corporazione dei barilari<br />

barile/i 4, 102 → botte<br />

barisellus (baricellus Urbis) 103, 130,<br />

131, 164 (com.) → Ricius<br />

baroni (barones) 91, 93, 149, 168 b, 176,<br />

188<br />

battaglia → Ravenna, battaglia di<br />

benefici ecclesiastici (beneficia) 3, 45 a<br />

(com.), 54 b (com.), 77 b, 122 (com.),<br />

165 (com.), 165 a, 173 b (com.), 207 b,<br />

213 a, 219 d (com.), 236 b<br />

bestiame → buoi<br />

biblioteca → Roma, Palazzo dei Conservatori,<br />

biblioteca<br />

bidellus → università di Roma<br />

bona stabilia 89 b<br />

breve, papale → papa, breve<br />

bolla (bulla) papale 53, 103, 131<br />

– curialium → curiales<br />

– della distinctio tribunalium 103 (com.),<br />

131 (com.)<br />

– di restituzione di Leone X (Dum singularem)<br />

1 (com.), 1 a (com.), 3, 7, 9<br />

a, 12 (com.), 19 (com.), 24, 30 b<br />

(com.), 59, 60, 63, 64 (com.), 66 b<br />

(com.), 74 d (com.), 75, 83 a, 110 a<br />

(com.), 130 (com.), 131, 179 b (com.),<br />

179 c (com.), 213, 220 c, 224, 232 c<br />

(com.)<br />

– Omnes quidam christifedeles 93 (com.)<br />

– per costruire case a Roma 46 b, 76 a,<br />

185 a<br />

– Romani pontificis providentia 93 (com.)<br />

– Sicut prudens 103 (com.)<br />

botte/i (veges/vegetes) 4, 128 → barile<br />

bufali → buoi<br />

buoi (bestiame/bubali/bufali) 146, 222 c<br />

bussula → Camera Urbis, gabellarius<br />

maior, notaio/scriptor; Curia Capitolii,<br />

iudices, primus collateralis/capitaneus<br />

appellationum; mercatores in Urbe; officia<br />

romani populi, portionarii portio-<br />

05-Indici.pmd 364<br />

08/03/2011, 14.05


num; Ripa e Ripetta, camerarius; località<br />

sottomesse a Roma, podestà e officiales<br />

cacchiata panis 47 (com.)<br />

calo demografico 89 a<br />

Camera Apostolica 1 a, 11 a (com.), 12<br />

(com.), 23 (com.), 42 (com.), 43 b<br />

(com.), 41 a, 46 a, 46 b (com.), 56 a<br />

(com.), 59, 77, 84, 88 (com.), 88 a, 103,<br />

106, 123 (com.), 129 a, 131 (com.), 138<br />

(com.), 161 (com.), 179 a (com.), 187 a,<br />

200 (com.), 204 a (com.), 222 a<br />

– annona → annona<br />

– auditore (uditore/auditor Camere/auditor<br />

causarum Camere Apostolice) 11 (com.),<br />

83 c (com.), 131 (com.), 164 (com.),<br />

172 a → Girolamo Ghinucci<br />

––auditor (dell’auditore) → Rosellus de<br />

Castello<br />

––notarius (notarius curie [causarum]<br />

camere apostolice) → Filippo, Floridus<br />

Bunsseti (Floride Brisset), Giovanni<br />

Frumentus, Paolo Biondo<br />

––executor 84, 131 → Gobus<br />

––locumtenens 131 → Callisto Amadeus<br />

– – tribunale 138 a<br />

– clerici (chierico della Camera/chierici<br />

della Camera Apostolica) 47, 66, 131,<br />

139, 164 → Ferdinando Ponzetti<br />

– commissarius frumentariorum (grascie<br />

grani alme Urbis grascerii et commissarii<br />

rei frumentarie in Campo Flore) 46 a,<br />

113 (com.), 195* (com.) → Bernardino<br />

Paloni, Evangelista de Torquatis, Giacomo<br />

Bucceie de Cagnonibus<br />

––in Urbe (del papa e della Camera<br />

Apostolica/commissarius generalis in<br />

Urbe [et districtu]) 12 (com.), 181 a<br />

(com.) → Francino Michael, Sebastiano<br />

de Gratianis d’Ancona<br />

––super lectorum seu mataratiorum provisione<br />

208* (com.) → Carlo Astalli<br />

– consultum 103<br />

– depositarius (depositario generale) 178 a<br />

(com.) → Filippo Strozzi<br />

– fiscus<br />

––advocatus (advocatus fisci Camere<br />

Apostolice) → Giustino Carosi<br />

––procurator (procurator fisci apostoli-<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

365<br />

ci/procurator generalis fisci Camere<br />

Apostolice) 43 b (com.) → Mario Peruschi<br />

– iurisdictio 137<br />

– littere patentes (patentes littere camerales)<br />

41 a, 47, 84<br />

– notaio → Paolo Biondo<br />

– ordinationes 47<br />

– presidentes 36, 47, 103, 106, 123, 139,<br />

164, 222 a → Paolo Girolamo de Franchis<br />

– referendario → Felice Trofino<br />

– ritus 44<br />

– thesaurarius generalis S. R. E. → Ferdinando<br />

Ponzetti<br />

Camera Urbis 13 (com.), 25 a (com.), 60 a<br />

(com.), 68, 82 a (com.), 83 c (com.),<br />

103, 182 (com.), 200 (com.), 203 a →<br />

officia<br />

– advocatus (advocatus domus [conservatorum]/advocatus<br />

palatii [conservatorum]/advocatus<br />

palatii conservatorum et<br />

[fisci] Camere Urbis/advocatus romani<br />

populi [fisci]/advocatus Conservatorum)<br />

182, 183, 194, 196, 211, 237 a → Girolamo<br />

Giustini, Paolo Planca<br />

– camerarius (camerarius [camere] Urbis)<br />

25, 82 a, 83 c, 111 a, 138, 177 a, 232<br />

→ Felice de Fredis, Giovanni Castroni,<br />

Francesco Girolamo de Janziis, Giulio<br />

Petri Mactei Albertoni, Mariano Astalli,<br />

Mattuccio de Janziis<br />

– cancelliere (cancellarius [alme] Urbis/<br />

di Roma) 4 b (com.), 11, 18 (com.), 19,<br />

61, 68, 77 b (com.), 203 (com.), App.<br />

Nr. 5, App. Nr. 8 → Angelo Cesi Medices,<br />

Girolamo Benzoni, Mario Mellini,<br />

Pietro Mellini; vertici municipali<br />

– conductor → Roma, Porta S. Pancrazio,<br />

Porta Portese<br />

– conservatori → Conservatori<br />

– Curia Capitolii → Curia Capitolii<br />

– custos → custos della statua di Leone<br />

X, custos sanitatis; Roma, porta<br />

– depositarius maior ([generalis] pecuniarum<br />

Camere Urbis/depositarius maior<br />

Camere Urbis/thesaurarius pecuniarum<br />

Camere Urbis/officium depositariatus<br />

maioris populi romani) 4 (com.), 166 b,<br />

178 a (com.), 232 c (com.) → Bartolo-<br />

05-Indici.pmd 365<br />

08/03/2011, 14.05


366 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

meo Della Valle, Francesco Leni<br />

– depositarius sanitatis → depositarius sanitatis<br />

– executor(es) (officium executoris Camere<br />

Urbis/executore de la Camera de Roma/<br />

conductores ossia locatarii di quest’ufficio)<br />

30 b, 32 c, 55, 66, 71, 72 a, 78,<br />

82 a (com.), 84 (com.), 154 b, 155, 161<br />

b, 194 a, 204 a (com.), 222 a (com.),<br />

222 b → Antonio Gasparronus, Alessio<br />

Capotosti, Giacomo de Bucceis, Vespasiano<br />

– extraordinarii (sive inquisitores/della Camera<br />

Urbis/del gabellarius maior) 66,<br />

66 a, 68, 103, 105, 170 a, 204 a (com.),<br />

222 a (com.), 225 → Camera Urbis,<br />

executor(es)<br />

––maiores 4 b (com.)<br />

––minores 4 b (com.), 25 (com.)<br />

– gabella/e → gabella/e<br />

– gabellarius maior 1 a, 18, 30 b, 54 a,<br />

66, 67, 68, 74 a, 74 b, 77, 87, 88 c, 89,<br />

97, 107 a, 109, 131 a, 132 a, 143 b,<br />

175, 181, 213, 225, App. Nr. 5 → Antonio<br />

Frangipane, Eunufrius, Francesco<br />

Branca, Pietro Fabi, Sisto Mellini<br />

––bussula 74 d (com.), 181<br />

––extraordinarii (sive inquisitores) →<br />

Camera Urbis, extraordinarii<br />

– – notaio 68, 70 c → Giampaolo Scalibastri,<br />

Matteo Baratta, Rosato de Cicocchiis<br />

di Magliano<br />

– – tribunale 1 a (com.)<br />

– mandatarii 104 → Bartolomeo<br />

– marescallatus (mereschallo de la Camera<br />

de Roma/maresciallo) 31, 58 a (com.),<br />

161 b<br />

– notaio (notarius/notariatus Camere Urbis/conductor<br />

di quest’ufficio) 25, 25 a,<br />

26, 30 b, 40 a, 48, 66 a, 71, 77 a, 88 b,<br />

99 a, 103, 121 (com.), 154 a, 156, 157 c,<br />

170 a, 194 a, 202, 217, 230 c → Filippo<br />

Grifoni, Giacomo Boccabella, <strong>Marco</strong><br />

Specchi, Luca de Vannectis<br />

––bussula 25, 25 a, 26<br />

– officia → officia romani populi<br />

– officium mossarum → officium mossarum<br />

– procurator fiscalis ([procurator fisci et]<br />

Camere Urbis/procurator fisci romani<br />

populi/procuratore fiscale/ procurator<br />

Capitolinus) 25 (com.), 78 a (com.), 121<br />

(com.), 178 a, 179 (com.), 213 a, 220 e,<br />

223 → Ippolito de Scarzis, Pietro Merili<br />

––substitutus → Sebastiano<br />

– proveditores murorum Urbis → Roma,<br />

mura Urbis, proveditores<br />

– Ripa (e Ripetta) → Ripa (e Ripetta)<br />

– scriptor (conductor di quest’ufficio) 25,<br />

25 a, 26, 30 b, 40 a, 48, 66 a, 71, 72,<br />

77 a, 99 a, 103, 154 a, 170 a, 180,<br />

199 a, 202, 217, 230 c → Antonio<br />

Boccapaduli, Giulio Quattracci, Mario<br />

Filippi, Paolo Ricchedonne, Simone<br />

Vincius<br />

––bussula 25, 25 a, 26<br />

– superastans/superastantes 25 a, 26<br />

– thesaurarius pecuniarum Camere Urbis<br />

166 b (com.) → officia, depositarius<br />

maior<br />

camerarius/ii (camerlengo) → Camera Urbis,<br />

Curia Romana, cardinal camerlengo,<br />

Ripa e Ripetta<br />

– camerarii Urbis/comunali 66 (com.) →<br />

Camera Urbis<br />

campi di lino (linaria) 114<br />

campsores 131 (com.)<br />

cana nobilitas Urbis 1 a (com.), 2 (com.),<br />

4 (com.), 4 a (com.), 7* (com.), 9 a<br />

(com.), 10 (com.), 15 b (com.), 18<br />

(com.), 22 (com.), 30 b (com.), 41 a<br />

(com.), 43 b (com.), 50* (com.), 53<br />

(com.), 56 a (com.), 67 (com.), 78*<br />

(com.), 109* (com.), 133 (com.), 141<br />

(com.), 144 (com.), 156* (com.), 167*<br />

(com.), 176* (com.), 208* (com.), 210<br />

(com.), 221* (com.)<br />

cancelliere/i (cancellarius)<br />

– Urbis → Camera Urbis, cancelliere<br />

– della festa di Testaccio → festa, Testaccio,<br />

cancellarius<br />

canonicato/i 7, 7 a, 77 b (com.), 217, 219 d,<br />

213 a (com.) → benefici ecclesiastici<br />

canonici 179 d, 221<br />

capita piscium → tertia pars<br />

capitaneus/capitano → Curia Capitolii, capitaneus<br />

appellationum; Curia Capitolii,<br />

capitaneus seu comestabilis<br />

– papale contro i pirati → Andrea Doria<br />

05-Indici.pmd 366<br />

08/03/2011, 14.05


capitula/capitoli [con significato differente]<br />

1, 3 (com.), 4, 4 a (com.), 15, 15 b,<br />

16, 25 (com.), 25 a, 29, 39, 51, 66, 66 a,<br />

68, 74, 74 d (com.), 76, 107, 130 (com.),<br />

131, 137, 138 a, 141 a, 147 a, 150, 161 b,<br />

162, 168 b, 174, 175, 199, 200, 211 a<br />

(com.), 211 b, 214 a, 223, 223 a (com.),<br />

230, 231, 232 d, App. Nr. 5, App. Nr.<br />

11 a → statuta, contratto<br />

– concernenti l’offitio del scriba senato<br />

(1570) 78 a (com.)<br />

capofamiglia 74 d (com.)<br />

caporione/caporioni (capita regionum/prefecti<br />

regionum) 2 a (com.), 4 a, 7, 9 a,<br />

15 b, 19, 25, 35 a, 56 (com.), 61, 66,<br />

76, 81 a, 105, 107, 113, 123, 131 a,<br />

138 a, 142, 142 a, 144, 145 b, 148 b,<br />

161 a (com.), 170, 173 a, 192, 196, 197,<br />

198, 200, 206, 209, 211 a, 211 b, 213,<br />

214, 214 a, 219 a, 220 c, 220 e, 221,<br />

232, App. Nr. 3, App. Nr. 5, App. Nr. 6<br />

→ rione NN, caporione; Antonio Boccapaduli<br />

– consiliarii 105<br />

– officiales (officiales capitum regionum)<br />

10, 81 a<br />

– priore 4 a, 9 a, 15 b, 19, 25 a, 27 a, 35,<br />

36, 39, 60 c, 61, 66, 68, 68 a, 74 d,<br />

83 c, 88, 103, 107, 110 a, 131 a, 133,<br />

138 a, 139, 141, 142, 142 a, 144, 150,<br />

172 a, 173, 175, 186, 193 a, 197, 198 a,<br />

199, 200, 202, 204, 206 a, 210 a, 213 b,<br />

220 e, 227, 230, 231 (com.), 232<br />

(com.), 235, 236, 236 b, App. Nr. 2,<br />

App. Nr. 3, App. Nr. 8, App. Nr. 10 →<br />

vertici municipali<br />

carcerati 82 b (com.)<br />

carcere (carcer/galera) 54, 142* (com.) →<br />

Ripa e Ripetta, Curia; Roma, Tor di Nona;<br />

Tivoli; Vitorchiano, palatium pretoris<br />

– capitolinus 162<br />

cardinale/i (collegio cardinalizio) 3 a, 56 a<br />

(com.), 90, 106, 130, 131, 138 a, 139,<br />

140, 141 a, 142* (com.), 146, 147 a,<br />

147c, 147 d, 148 a, 148 c, 153, 168 b<br />

(com.), 170, 174 (com.), 179 (com.),<br />

186, 187 a, 188, 213 a, 216 → (qui solo<br />

i cardinali menzionati nei decreti e non<br />

nei commenti) Achille de Grassis, Adriano<br />

Castellesi di Corneto, Alessandro<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

367<br />

Farnese, Andrea Della Valle, Antonio<br />

Maria Ciochi del Monte, Bernardino<br />

de Carvajal, Bernardo Dovizi, Domenico<br />

Jacovacci, Federico di San Severino,<br />

Ferdinando Ponzetti, Francesco Armellini,<br />

Francesco Pisano, Francesco Soderini,<br />

Franciotto Orsini, Giulio de’ Medici,<br />

Lorenzo Campeggi, Lorenzo Pucci, Niccolò<br />

Fieschi, Nicolaus de Rodulfis/Rodulfus,<br />

Pompeo Colonna, Prospero Colonna,<br />

Scaramuccia Trivulzio, Tommaso<br />

Gaetanus de Vio<br />

––familiares 131 (com.)<br />

– camerlengo (se non inteso in generale<br />

come istituzione, è sottinteso che si tratti<br />

formalmente di Raffaele Riario, ma<br />

sostanzialmente del cardinale Armellini)<br />

24 (com.), 25 a (com.), 47 (com.), 88<br />

(com.), 126, 127, 131, 139 a (com.),<br />

143, 164 (com.), 204, 204 a, 204 b, 205<br />

a, 221 a, 222 a (com.), 228 → cardinale<br />

Francesco Armellini<br />

– romani 50, 177 b<br />

– vicario (cardinalis vicarius) 227 → Francesco<br />

Soderini<br />

––familiaris → Johannes Costa di Spagna<br />

– vicecancelliere → Giulio de’ Medici<br />

carnevale 82, 137, 177 (com.), 178 a<br />

(com.), 203 a<br />

carpentiere (carpentarius) 86 → Pietro<br />

Spinelli di Parma<br />

carrette/carri (currus) 222 a, App. Nr. 3<br />

casi criminali 131 (com.)<br />

castra → località<br />

– et loci dei baroni 149<br />

causidicus (avvocato) → Francesco Novelli<br />

cautio(nes) 71, 72 a, 131, 222 b, 228<br />

cavalieri (equites) 62, 159<br />

cavalli 177 (com.)<br />

censimento del 1527 9 a (com.), 20 (com.),<br />

45 a (com.), 45 a (com.), 54 b (com.),<br />

72 (com.), 79 (com.), 108 (com.), 111 b<br />

(com.), 122 (com.), 123* (com.), 149<br />

(com.), 151 (com.), 165 (com.), 167*<br />

(com.), 171 (com.), 171 (com.), 172 c<br />

(com.), 173 b (com.), 174 a (com.), 197<br />

(com.), 200 b (com.), 207 b (com.), 210<br />

(com.), 211 c (com.), 213 c (com.), 227*<br />

(com.)<br />

05-Indici.pmd 367<br />

08/03/2011, 14.05


368 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

cera 228<br />

cereali → frumento<br />

cerimonie 228 (com.)<br />

chierico (romano) → clericus (romanus)<br />

chiese 2 a (com.), 131 (com.), 170, 213 a<br />

(com.)<br />

– romane 77 b (com.) → Roma<br />

ciprioti 223 a (com.)<br />

cirurgicus → Paolo<br />

citationes 104<br />

citella 91 (com.)<br />

cittadinanza romana (civilitas) 3, 9 a (com.),<br />

44, 74 c, 78 a (com.), 79 (com.), 83 b,<br />

88 f, 89 b, 110 (com.), 113 (com.), 122<br />

a, 165 a, 207 b (com.), 213 a, 221*<br />

(com.), 230 b, 235 (com.)<br />

– certificato/privilegium (citadinantie/civilitatis)<br />

21 a (com.), 32 a (com.), 45 a<br />

(com.), 54 b (com.)<br />

– conferimento 6 (com.), 8, 21* (com.),<br />

32 a, 45 a, 54 b, 63 b, 70 b, 79, 101 a,<br />

108, 111 b, 112, 122, 151, 165, 171,<br />

172, 173 b, 178 b, 181 a, 196 (com.),<br />

197, 200 b, 204 d, 205 c, 207 b, 211 c,<br />

213 c, 218 a, 220 d, 223 a, 225 b, 231 a,<br />

232 a, 236 b<br />

cittadini → cives<br />

– nuovi → cives moderni<br />

cives (romani) (civis romanus/cittadini romani)<br />

6, 9 a (com.), 13, 21, 35, 36, 47,<br />

48, 54 b (com.), 70, 70 b, 71, 74 a, 74<br />

d (com.), 76, 80, 83, 83 b, 91, 92, 94,<br />

95, 98, 100, 102, 103, 114 a, 127, 130,<br />

131 (com.), 139, 141, 144, 149, 164,<br />

165 a, 168 b, 177, 177 a, 200, 209,<br />

211 a, 214 a, 219 d (com.), 220 c, 222 a,<br />

224, 234, 236 b, 237 c<br />

– moderni (nuovi cittadini/neocittadini) 3<br />

(com.), 21 a, 76, 165 a, 214 a, 230 b →<br />

cittadinanza romana, conferimento<br />

– nobiles 19, 30 b (com.), 50, 62 a, 67,<br />

76 b, 92 a, 105, 123, 141, 143 a, 157,<br />

179 (com.), 182 a (com.), 186, 188,<br />

199, 203, 209, 215, 216, 220 a, 234,<br />

235, App. Nr. 10<br />

clericus/i (chierico/i/clero) 176 (com.), 181 a<br />

(com.) → ecclesiastici, sacerdoti<br />

– Camere Apostolice → Camera Apostolica,<br />

clerici<br />

– forestiero/straniero (chierici forestieri/<br />

stranieri) 3 (com.), 7 (com.)<br />

– romanus (clericus romanus) 8 (com.),<br />

32 a (com.), 77 b (com.), 181 a (com.)<br />

cocus secretus del papa → Curia Romana<br />

collegio (collegium)<br />

– – dei medici romani (collegium medicorum<br />

romanorum) 207 b (com.)<br />

– – – consigliere (consiliarius) → Niccolò<br />

de Casanova, Tommaso de Veteranis<br />

– – – protomedico → Tommaso de Veteranis<br />

– – dei Notai Capitolini (collegium procuratorum)<br />

93 a<br />

–––correctores 93 a<br />

–––proconsul 93 a<br />

– collegia venali alla Curia Romana 74 d<br />

(com.)<br />

––de lo archivio → collegio dei correttori<br />

e scrittori dell’Archivio della Romana<br />

Curia<br />

– – dei correttori e scrittori dell’Archivio<br />

della Romana Curia (collegium correctorum<br />

et scriptorum [Archivii] Romanae<br />

Curie/collegio de lo archivio/dei<br />

notarii Curiae Romanae) 42 (com.),<br />

103, 161 b → officium stradiotorum<br />

–––capellanus archivii romane curie →<br />

Andrea Centolino<br />

–––scriptor archivii → Bernardino de<br />

Bonis Auguriis, Giuseppe Pagliaminuta,<br />

Innocenzo Boccarini, Raimondo<br />

Capodiferro<br />

–––substituti 103<br />

– – dei milites sancti Petri 204 d (com.)<br />

→ Curia Romana, miles sancti Petri<br />

– – dei presidentes Annone et mercium<br />

(presidentes Annone alme Urbis et<br />

Ripe/presidentes Ripe/portionarii Ripe/<br />

presidens et portionarius annone et<br />

annone alme Urbis/presidentes annone<br />

et mercium) 17* (com.), 66 b, 81, 131<br />

(com.)<br />

–––portionarii Ripe 66 b (com.) → Andrea<br />

Centolino, Bernardino Planca,<br />

Curzio Frangipane, Girolamo Gottifredi,<br />

Pierpaolo Vecce, Tebaldesco<br />

Tebaldeschi<br />

– – dei scutiferi 204 d (com.) → Curia<br />

Romana, scutifer<br />

– – dei secretarii apostolici → Curia Romana,<br />

secretarius<br />

05-Indici.pmd 368<br />

08/03/2011, 14.05


– – dei servientes armorum 173 b (com.)<br />

→ Curia Romana, mazaro<br />

collezione di antichità 1* (com.), 22 (com.),<br />

43 b (com.), 67 (com.), 75 (com.), 90<br />

(com.), 114* (com.), 124 (com.), 130<br />

(com.), 141 (com.), 160 (com.), 206<br />

(com.), 208* (com.), 210 (com.)<br />

comedia 119, 135<br />

comes/comites 130<br />

– Corsice → Altobello del fu Gianpaolo<br />

de Lechis<br />

– di Tivoli → Tivoli, comes<br />

– palatinus aule sacri palatii Lateranensis<br />

→ conte palatino<br />

– stabuli (“maestro di stalla”) → conservatori,<br />

comes stabuli<br />

comestabilis → Curia Capitolii, capitaneus<br />

seu comestabilis; conservatori, Palazzo<br />

commende 80<br />

commercianti 4 b (com.)<br />

– dei saponi (dispensatio saponum) →<br />

monupolium, sapone<br />

– del porto fluviale di Ripa → universitas<br />

mercatorum Ripe<br />

– di pesce sotto sale 52 (com.)<br />

– di generi alimentari/di prodotti agricoli<br />

20 (com.), 25 (com.) → ars dei “bovattieri”,<br />

frumento<br />

– di vino (expeditio vini) 103 → gabella<br />

vini<br />

commercio tessile 57* (com.)<br />

commissario (commissarius), agriculture/<br />

super agriculturis 139 a (com.), 176*<br />

(com.) → Lorenzo Crescenzi, Ippolito<br />

Porcari, Mariano Capocci<br />

– del papa → Cori, Tivoli<br />

– frumentariorum → Camera Apostolica,<br />

commissarii frumentariorum<br />

– in Urbe → Camera Apostolica, commissarius<br />

in Urbe<br />

commissione 1 a, 4, 9 a (com.), 10 (com.),<br />

21* (com.), 21, 22, 28 a, 34, 43 a, 47,<br />

50, 51, 51, 53, 56, 57, 62 a, 63 a, 65,<br />

70, 70 b, 71, 72, 74 b, 74 d, 75, 76 a,<br />

77 b, 81, 83, 88 f, 90, 91, 93, 95, 96,<br />

98, 98 a, 100, 101 b, 103, 105, 109,<br />

110, 116, 117, 118, 124, 125, 129, 130,<br />

133, 139 a, 141, 142 a, 144, 179 (com.),<br />

193 a, 195, 198 a, 200, 210 → deputati,<br />

delegazione<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

369<br />

compagnia (sodalizio/arciconfraternita) →<br />

confraternita<br />

– de’ Napoletani 82 b (com.)<br />

– del Divino Amore 59 (com.), 82* (com.), 95<br />

(com.), 125 (com.), 202* (com.), 235 (com.)<br />

– della Carità → confraternita di S. Girolamo<br />

della Carità<br />

– di S. Giovanni Battista della Pietà 82 b<br />

(com.)<br />

compositiones 204 a (com.)<br />

compromissum 151 b, 180, 191 a, 192 a<br />

computista 49 → officia, portiones<br />

concilium (consilium/consiglio romani populi)<br />

1 (com.), 70 c (com.), 178 a<br />

(com.) → decreto consigliare<br />

– congregatio 69, 232<br />

– generale → concilium, publicum<br />

– ordinarium/consiglio privato 3, 9, 148<br />

(com.), 148 a (com.), 177 (com.), 177 b<br />

(com.), 213, 213 a<br />

– plenum 226, 230 c<br />

– publicum/generale 2 a, 41 a (com.), 64,<br />

148, 149, 176, 177 (com.), 179 (com.),<br />

210, 213 a, 230 c (com.), 234, 237<br />

– querelarum 208 a, 211 d, 222 c (com.)<br />

– seu parlamentum 103, 126, 127, 128,<br />

App. Nr. 2, App. Nr. 3<br />

conclave 132 (com.), 187 a, 188, 197<br />

(com.), 210 (com.)<br />

– conclavista 187 a (com.), 197 (com.)<br />

– provisores 187 a (com.)<br />

concordia 23, 36, 54 a, 87 a, 101 b<br />

conductor (appaltatore) → Camera Urbis<br />

(uffici diversi), gabella salis, gabella<br />

studii, officia romani populi; Ripa e Ripetta,<br />

statera; Roma, Porta S. Paolo<br />

confessori 152 a → Curia Romana, confessore<br />

confraternita → compagnia, societas<br />

– dei tedeschi dell’Anima 165 (com.)<br />

– del SS. Salvatore 4 (com.), 7 (com.),<br />

208* (com.)<br />

– – guardiano/i 41 a (com.), 109* (com.),<br />

141 (com.) → Mario Mellini<br />

– della Consolazione 211 d (com.)<br />

– di S. Girolamo della Carità (compagnia<br />

della Carità) 82 b (com.)<br />

– di S. Maria delle Grazie 211 d (com.)<br />

confraternitates fratrum 91<br />

congregatio → concilium<br />

05-Indici.pmd 369<br />

08/03/2011, 14.05


370 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

conservatore/i 1 (com.), 2, 2 a, 4 (com.),<br />

4 a, 5 (com.), 6 a, 7, 7a, 9 a, 10, 11 a,<br />

12 (com.), 15 a (com.), 15 b, 16 (com.),<br />

17* (com.), 17, 18 a, 19, 20 (com.), 21*<br />

(com.), 22 (com.), 23 (com.), 25, 25 a,<br />

27 a, 30 b (com.), 36, 39, 41 a (com.),<br />

43 b (com.), 46, 50, 51, 56 (com.), 60 c,<br />

61, 62 a, 63 (com.), 63 b, 64, 66, 66 a,<br />

67 (com.), 68, 70, 70 c (com.), 71, 75,<br />

77 b (com.), 78 a, 80, 81 a, 82 b, 83 c,<br />

84, 87 b, 88 b, 88 c, 90 (com.), 92 a,<br />

93, 94 a (com.), 101, 101 b, 103, 104,<br />

106 b, 107, 107 a (com.), 109, 110 a,<br />

111, 113 (com.), 114, 115, 120, 120 a,<br />

121 (com.), 128, 130, 131, 131 a, 132 a,<br />

133, 135, 137, 138 a, 140 (com.), 141,<br />

142, 142 a, 143, 143 a, 147 d, 148 a,<br />

148 c, 150, 151 b, 152, 153, 156 a, 157 a,<br />

160, 160 a, 161, 161 a, 161 b, 164, 166,<br />

166 a, 166 b, 167, 168, 168 a, 168 b,<br />

170 b, 172 a, 173, 174, 174 a, 175, 177,<br />

177 a, 177 b, 178 a (com.), 179 (com.),<br />

179 b (com.), 180, 180 a, 184, 185,<br />

185 a, 186, 187 a, 190, 191, 191 a, 192,<br />

192 a, 193 a, 194, 194 a, 196 (com.),<br />

197 (com.), 198, 198 a, 199, 200, 201,<br />

202, 203, 203 a, 204 a, 204 c, 207,<br />

207 a, 208, 208 a, 209, 210 a, 211 b,<br />

211 d, 212, 213 a, 213 b, 213 d (com.),<br />

215, 216, 217, 219, 219 a, 219 b, 219 c,<br />

220 f, 221, 221 a, 222, 222 a, 225, 225 a,<br />

227, 228, 230, 230 b, 230 c (com.), 231<br />

(com.), 231 b, 232, 232 b, 232 c, 232 d,<br />

233, 233 a, 235, 236, 236 a, 236 b, 237 a,<br />

App. Nr. 2, App. Nr. 4, App. Nr. 6, App.<br />

Nr. 7, App. Nr. 8, App. Nr. 9, App. Nr. 10,<br />

App. Nr. 11, App. Nr. 12, App. Nr. 12 a<br />

– – primo 11 (com.), 46 b, 48, 60 b, 201,<br />

206 a, 233 a, 237, 237 a<br />

– – secondo 39, 161 a, 201, 204<br />

– – terzo 133, 201, 205 b<br />

– assistentes → assistentes<br />

– avvocato (advocatus Conservatorum) →<br />

Camera Urbis, advocatus<br />

– executor → conservatori, Palazzo<br />

– extimatori deputati per li signori conservatori<br />

91 (com.)<br />

– extraordinarius maior (officium straordinariatus<br />

maioris) 4 b, 41 a, 88, 88 a →<br />

Aloisius Mattuzzi, Pietro Mattuzzi<br />

– fideles → conservatori, trombonus; Cristoforo<br />

da Vitorchiano, Pietro da Vitorchiano;<br />

Vitorchiano, fideles<br />

– iurisdictio (giurisdizione) 46 a, 47, 84,<br />

131 (com.) → conservatori, tribunale<br />

– maresciallo → conservatori, Palazzo, executor<br />

– notaio/notarius (conservatorum/domus<br />

conservatorum) 15 a, 30 b, 42, 131 a,<br />

158, 170 a, 178 a (com.), 179 a, 194 a,<br />

206 b, 221* (com.), 215, App. Nr. 6,<br />

App. Nr. 8 → Domenico Stefanelli, Girolamo<br />

Salomoni, Lorenzo Coroni, Sanus<br />

Coroni, Pietro Lalli<br />

– Palazzo (domus/palatium/curia) → Roma,<br />

Palazzo dei Conservatori<br />

––advocatus (advocatus domus/advocatus<br />

palatii) → Camera Urbis, advocatus<br />

– – archivio → Roma, Palazzo dei Conservatori,<br />

archivio<br />

––comestabilis (domus conservatorum/<br />

comes stabuli/connestabile del Palazzo<br />

dei Conservatori) 107, 168 c, 177 (com.)<br />

→ Cristoforo da Vitorchiano, Melchiorre<br />

da Vitorchiano, Pietro de Finis<br />

––custos et revisor rerum omnium → conservatori,<br />

Palazzo, provisor<br />

––defensor (rerum romani populi et palatii<br />

dominorum conservatorum/romani<br />

populi et eius Camere) 199, 200 a,<br />

204 a, 220 e → Mario Salomoni<br />

––depositarius palatii (officium depositarii<br />

palatii conservatorum/receptor) 175<br />

(com.)<br />

– – entrate (e uscite) 168 a, 172 b, 174 a,<br />

175, 179 b, 191 a, 228<br />

–––<strong>liber</strong> 168 a<br />

––executor (del Palazzo dei Conservatori/<br />

palatii dominorum conservatorum/<br />

marescallatus palatii dominorum conservatorum/officium<br />

Mareschalli domus<br />

conservatorum/executor Curie [...] conservatorum)<br />

40, 41, 42, 58 a (com.),<br />

194 a, 198, 208 → Giangiorgio Cesarini,<br />

Giovanni Stronconus, Girolamo<br />

Gigli<br />

––lector (lector palatii/magister historiarum)<br />

172 b → Evangelista Maddaleni<br />

––<strong>liber</strong> bonorum palatii (inventario/<strong>liber</strong><br />

05-Indici.pmd 370<br />

08/03/2011, 14.05


elativo ai bona mobilia) 121 (com.),<br />

175<br />

––marescallatus → conservatori, Palazzo,<br />

executor<br />

– – notaio → conservatori, notaio<br />

––officiales (Palatii dominorum conservatorum)<br />

83 a, 88 b<br />

––provisor (provisor palatii/custos et revisor<br />

rerum omnium/custos a populo<br />

deputatus/receptor deputatus/receptor<br />

omnium fructuum romani populi) 121,<br />

168 a, 174 a, 175, 232 d → Giacomo<br />

Boccabella<br />

––receptor → Palazzo dei Conservatori,<br />

depositarius palatii<br />

– scriptor 64 (com.), 121 (com.), 178 a<br />

(com.) → Alessandro Maddaleni Capodiferro,<br />

Francesco Musciani, Luca de<br />

Mutianis<br />

– segretario (secretarius) 4 c (com.), 178<br />

a (com.), 213 d → Angelo Vallati, Girolamo<br />

Vallati<br />

– tribunale 2 a (com.), 15 a (com.), 46 a<br />

(com.) → iurisdictio dei conservatori<br />

– trombiettere (tubator) → Mariano<br />

– trombonus 213 d, 220 f<br />

consiglieri (consiliarii) 182 a (com.) →<br />

assistentes; patres conscripti<br />

consiglio cittadino/comunale (consilium)<br />

→ concilium<br />

consuetudo (consuetudine) 4, 66 a, 231 b<br />

(com.)<br />

consules artium (consoli delle arti) 2 a<br />

(com.), 110 a → ars bubacteriorum, fornai,<br />

macellai, mercatores in Urbe, tabernarii<br />

consultores (electi cives/electores) 4 a (com.),<br />

22, 179 (com.) → assistentes<br />

consultum → Camera Apostolica, consultum<br />

conte palatino (palatinus aule sacri palatii<br />

Lateranensis) 167* (com.) → Giacomo<br />

Antonio de Comitibus, Giovanni Stefano<br />

de Cannellis de Montemagno, Francesco<br />

de Butiis, Giuseppe Pagliaminuta,<br />

Johannes (Jacobus) de Gais, Melchiorre<br />

Baldassini, Niccolò de’ Medici<br />

contratto (contractum/instrumentum) 12<br />

(com.), 16, 18, 30 a, 30 b, 31, 32 b,<br />

32 c, 32 d, 32 e, 57, 70 a, 72 a, 78, 88,<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

371<br />

88 a, 126, 128, 130, 131, 134, 142 a,<br />

147 c, 150, 151 b, 156, 161, 161 a, 187,<br />

192, 193, 202 a, 204, 204 a → capitula<br />

conventi (monasteria) 80, 82 b, 105 → ordini<br />

religiosi; Roma, Aracoeli; Roma,<br />

Tor de‘ Specchi; Roma, S. Cosimato<br />

conventiones di Roma con Vitorchiano →<br />

Vitorchiano, littere patentes<br />

corporazione 2 (com.), 2 a (com.) → ars,<br />

universitas<br />

– degli osti 2 (com.)<br />

– dei barilari o facchini 168 b (com.) →<br />

barilari<br />

– dei “bovattieri” → ars bubacteriorum<br />

Urbis<br />

– dei fornai → fornai, universitas<br />

– dei macellai → macellai, arte<br />

– dei tabernarii → tabernarii, universitas<br />

corredo 91 (com.) → dote<br />

corsi 63 b, 145, 145 c → Altobello del fu<br />

Gianpaolo de Lechis<br />

corte pontificia → Curia Romana<br />

corti di tribunale di Roma → tribunali<br />

corve 208 a<br />

creditores romani populi 66 b<br />

criminale/i → delinquenti<br />

crimini 10 (com.), 17, 53 a, 60 c, 61, 93,<br />

205, 213 a (com.) → assassinio, estorsione,<br />

falsificazione, frodi, furti, matricidio<br />

crociata (cruciata) → turchi<br />

crusca (furfur) 47 (com.)<br />

cubicularius papale → Curia Romana, cubicularius<br />

Curia Capitolii (Curia Capitolina/tribunale<br />

del senatore/iudices Capitolini curie) 110,<br />

131 (com.), 135, 174, 175 (com.), 182<br />

(com.), 185 (com.)<br />

– capitaneus (seu comestabilis/executor)<br />

25 a, 225 a → Melchiorre da Vitorchiano,<br />

Ricius<br />

– collateralis, primus (locumtenens del senatore/della<br />

Curia Capitolii) 21 (com.),<br />

131, 185, 226 → Angelo Vecchia da<br />

Barbarano, Antonio de Cathena, Bartolomeo<br />

da Montefiascone<br />

––bussula 179, 185, 226<br />

– collateralis, secundus (secundus collateralis<br />

[senatoris et] Curie Capitolii) 21<br />

(com.), 180 a, 185, 207, 226 → Angelo<br />

05-Indici.pmd 371<br />

08/03/2011, 14.05


372 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

da Barbarano, Bernardo de Sanctis da<br />

Rieti<br />

––bussula 226<br />

– executor → Curia Capitolii, capitaneus<br />

– iudices (Capitoline curie/[curie] Capitolii/giudici<br />

capitolini) 21, 22, 144, 211 b,<br />

213 b, 217, 226<br />

––bussula 144, 211 b, 213 b, 217, 226,<br />

227<br />

–––imbussulatores 213 b<br />

––lista (iudicum Capitolii) 179 (com.)<br />

––ordo 21<br />

– iudex/capitaneus appellationum (Urbis/<br />

romani populi/et nullitatum Urbis et prefate<br />

Curie/officium capitaneatus) 21<br />

(com.), 22, 26 a, 30 b (com.), 144, 213 b,<br />

226, 227, 232 d → Angelo de Palatiis,<br />

Galeotto Ferretius, Guglielmo Seporta,<br />

Johannes Costa, Jubentius<br />

––bussula 213 b, 226<br />

––ordo per la scelta 21<br />

– iudex maleficiorum (tertius iudex qui vocatur<br />

iudex maleficiorum) 21 (com.), 131<br />

– iurisdictio (forum Capitolinum/iurisdictio<br />

del popolo romano/giurisdizione capitolina/del<br />

comune) 23, 46 a, 131, 133,<br />

138 a, 174<br />

––in civilibus 135<br />

– locumtenens → Curia Capitolii, collateralis,<br />

primus<br />

– maresciallo (marescallus senatoris Urbis)<br />

58 a (com.), 149 (com.) → Francesco Petri<br />

Lanciani<br />

– notai 110<br />

– procuratori 110<br />

– protonotario (prothonotarius) 30, 30 b,<br />

93 a, 99 a, 119, 135, 219 a → Marsilio<br />

Barisanus, Pietro Lalli<br />

– senatore → senatore<br />

– tribunale, cancelleria 30 (com.) → protonotaio<br />

Curia Capitolina → Curia Capitolii<br />

curia Ripe et Ripecte → Ripa e Ripetta, curia<br />

Curia Romana (corte pontificia: gli uffici<br />

curiali e gli impiegati al servizio del papa)<br />

42 (com.), 142* (com.), 204 (com.),<br />

204 a (com.), 207 b (com.)<br />

– abbreviatore papale (abbreviator) → Francesco<br />

de Butiis, Giangiacomo Buonauguri,<br />

<strong>Marco</strong> Teballi, Saturnus di Spagna<br />

––de parco maiori → Genesius di Prato,<br />

Girolamo Benzoni<br />

––de parco minori 12 (com.), 56 a (com.)<br />

→ Pietro Massimo, Raffaele Casali, Marcantonio<br />

Altieri, Mariano Altieri<br />

– accolito → Carolo Zanobi de’ Albizzi<br />

– avvocato concistoriale → avvocato concistoriale<br />

– buffone di corte → Giovanni Lazzaro de<br />

Magistris detto Serapica<br />

– Camera Apostolica → Camera Apostolica<br />

– camerarius (secretus)/camerarii papali<br />

131 (com.) → Agostino de Monte Maria,<br />

Alexander Guidonis de Lechamis,<br />

Andrea Albizzi, Baldassare Piscia, Bernabò<br />

Malaspina, Emilio de Blancis, Franciscus<br />

Ursin, Guido (Postumo Silvestri<br />

di Pesaro), Johannes Lazarus Serapica de<br />

Magistris, Marcantonio Croce di Tivoli,<br />

Paolo de Valdambrinis, Petrus Mairot,<br />

Saporitus de Saporitis<br />

– cerimoniere papale → Paride de Grassis<br />

– cocus secretus → Nicolaus<br />

– collector plumbei (taxae plumbi) 7* (com.)<br />

→ Domenico Pichi, Giambattista Teodorici,<br />

Leonardo de la Fenice<br />

– confessore 173 b<br />

– coppiere → Bernabò Malaspina<br />

– cubicularius → Baldassarre Turrini, Emilio<br />

de Blancis, Giovanni Lazzaro de Magistris<br />

detto Serapica, Girolamo Benzoni,<br />

Jacobus Bernardinus de Ferreriis, Johannes<br />

Vincler (Winkler d’Augusta)<br />

– cursor (messo) 53 a, 61, 191 → Rainaldus<br />

– datario (datarius) 174, 176 → Baldassarre<br />

Turrini di Pescia, Beltrandus de<br />

Clericis, Tommaso Cortesi, Wilhelm von<br />

Enckenvoirt<br />

– eques (auratus) → miles s. Petri<br />

– familiaris (et continuus commensalis) →<br />

Evangelista Maddaleni Capodiferro, Felice<br />

Trofino, Francino Michael, Georg Dontelberg,<br />

Giovanni de Scarparia, Innocenzo<br />

Boccarini<br />

– guardiano di cani e falchi → Giovanni<br />

Lazzaro de Magistris detto Serapica<br />

– magister cerimoniarum palatii apostolici<br />

222<br />

05-Indici.pmd 372<br />

08/03/2011, 14.05


– magister plumbi → Aloysius Gebralion<br />

– maresciallo di Santa Romana Chiesa 58 a<br />

(com.)<br />

– mazaro → Leonardo de la Fenice<br />

– medico 161 a (com.) → Damianus, Francesco<br />

da Norcia (de Nursia), Ferdinando<br />

da Palermo, Giacomo di Bartolomeo da<br />

Brescia, Girolamo Accoramboni da Gubbio<br />

– miles sancti Petri (eques [auratus] papale)<br />

→ Francesco de Butiis, Francino<br />

Michael, Giuseppe Pagliaminuta, Matteo<br />

Gigli di Lucca<br />

– notai → collegio dei correttori e scrittori<br />

dell’Archivio della Romana Curia<br />

– parafrenarii 130, 131 (com.)<br />

– Penitenziaria, procuratore → Johannes Baptista<br />

de Via Campis<br />

– – scrittore (sacre penitentiarie scriptor)<br />

→ Antimo de Sinebarbis<br />

– prelatus domesticus → Pierre Malot<br />

– procuratori (in romana curia causarum<br />

procuratores) → collegio dei procuratori<br />

– protonotario (apostolico/scriniarius [maior])<br />

→ Angelo Dovizi de Bibiena, Francesco<br />

de Pallavicinis, Giuseppe Pagliaminuta,<br />

Lorenzo Lege da Venezia, Marcantonio<br />

Croce di Tivoli<br />

– referendario → Johannes Vincler (Winkler<br />

d’Augusta)<br />

– registrator litterarum apostolicarum →<br />

Giacomo Bernardinus de Ferreriis<br />

– Rota 46, 54 a, 61<br />

– – auditore (auditor) 46, 61 → Bartolomeo<br />

Pighinuzzi di Pietrasanta, Corrado<br />

Manlius di Milano, Domenico Jacovacci,<br />

Giacomo Negri di Bologna,<br />

Girolamo Veralli, Lorenzo Campeggi,<br />

Pierandrea Gambarus<br />

– – notaio (notarius sacri palatii) → Francesco<br />

de Pallavicinis, Francesco de Rubeis<br />

da Assisi, Johannes Vincler<br />

(Winkler d’Augusta)<br />

– – procuratori (procuratores in romana<br />

curia causarum) → Angelo de Palatiis,<br />

Felice de Villa, Francesco de Mucantibus,<br />

Francesco Novelli, Giacomo Cortesius,<br />

Tommaso Cortesi<br />

– scriniarius (maior) → Curia Romana,<br />

protonotai<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

373<br />

– scriptor (scriptor apostolicus/litterarum<br />

apostolicarum) 1 a (com.), 75 (com.) →<br />

Aloysius Gebralion, Andrea Centolino,<br />

Antonio Petrucci, Beltrandus de Clericis,<br />

Girolamo Gottifredi, Guido Bonatti, Johannes<br />

(Jacobus) de Gais, <strong>Marco</strong> Teballi,<br />

Mario Fulvius, Mario Mellini, Matteo<br />

Gigli di Lucca, Paolo Biondo, Saturnus<br />

di Spagna<br />

– – dei brevi → Tommaso Pighinuzzi<br />

––registri cancellarie → Johannes Petrus<br />

de Gais<br />

– scutifer (de numero participantium) →<br />

Giuseppe Pagliaminuta, Michelangelo<br />

de La Cerasa, Raimondo Capodiferro<br />

– secretarius (papale/apostolicus) → Alessandro<br />

Leccami di Lodi, Girolamo Gottifredi,<br />

Paolo Biondo, Theodericus, Vincenzo<br />

Pimpinella<br />

– Segnatura di Grazia 213 a (com.)<br />

– servitores papali 130, 131 (com.)<br />

– sollicitator → Francesco de Butiis, Johannes<br />

Antonius de Gais, Silvestro Barbarini,<br />

Tebaldesco Tebaldeschi<br />

– uffici curiali venali 206 (com.) → collegi<br />

––defensores 200 (com.)<br />

– – statuti 200 (com.)<br />

curiali (curiales) 46 b, 76 a, 82 b (com.),<br />

91, 103 (com.), 131 (com.), 164 (com.),<br />

185 a, 186, 195* (com.), 197 (com.)<br />

– bulla/bulle (curialium [edificantium in<br />

Urbe]) 46 b, 76 a, 185 a<br />

– primates 185 a<br />

curie (Urbis) → tribunali<br />

cursor → messaggeri; Curia Romana, cursor<br />

custos/custodes<br />

– a populo deputatus (custos et revisor rerum<br />

omnium palatii conservatorum) →<br />

conservatori, Palazzo, provisor<br />

– della Porta S. Pancrazio e della Porta<br />

Portese → Roma, Porta S. Pancrazio,<br />

Porta Portese<br />

– dei conventi femminili romani/per le<br />

monache (moniales) 105, App. Nr. 2<br />

– della statua di Leone X/di Sisto V → statua<br />

– sanitatis (ossia qui sanitatis curam habeant)<br />

170, 173 a<br />

custodia 221<br />

– della statua di Leone X → statua di<br />

Leone X<br />

05-Indici.pmd 373<br />

08/03/2011, 14.05


374 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

– del conclave → conclave<br />

– maris → vigilanza delle coste<br />

datario → Curia Romana, datario<br />

dazi doganali 5 (com.) → dogana<br />

– portuali 9 a (com.)<br />

decime 176<br />

decreto consigliare/del consiglio comunale<br />

(senatus consultus) [passim] 121 (com.),<br />

213 b, App. Nr. 5, App. Nr. 8, App.<br />

Nr. 9 → concilium<br />

– per bussulam et fabas (per fabas) 3 a,<br />

70 a, 107 a, 113, 143 a, 144, 197, 206 b,<br />

225 b, 237 c<br />

– per suffragia 68, 141<br />

defensor → conservatori, Palazzo; officia<br />

romani populi, portiones<br />

delegazione 13, 14, 19, 59 → nuntii, legatus,<br />

oratores<br />

delinquenti (criminale/i, delinquentes) 53 b,<br />

58, 70 c (com.), 93, 103, 106 b, 115,<br />

131, 145, 145 a, 149, 237 a<br />

depositarius (depositariatus) → Camera<br />

Apostolica, Camera Urbis, gabella studii;<br />

officia, portiones<br />

– maior → Camera Urbis, depositarius generalis<br />

pecuniarum<br />

– sanitatis 170<br />

deputati (electores/electi) 4 a, 117, 118, 183,<br />

198 a, 200, 200 a, 231 (com.), 232 d →<br />

commissione<br />

detinentes portas → Roma, porte<br />

diffidati (diffidati) 214 a<br />

diffide 4 c (com.) → Liber diffidationum<br />

diplomi della cittadinanza romana → cittadinanza<br />

romana<br />

districtus Urbis (distretto di Roma) 21 a,<br />

131, 165 a, 225 a<br />

doctor(es) 51, 70, 131 131 a,<br />

134, 148 c, 179, 236<br />

––romanus (doctores romani) 46, 56,<br />

179 (com.)<br />

– artium et medicine → medici<br />

dogana/dogane (dohana/dohane/vectigalia)<br />

78, 233, 234 → gabella<br />

– del porto/portuale 30 (com.), 60 a (com.)<br />

→ Ripa e Ripetta<br />

– della grascia (dogana grascie) 12 (com.),<br />

233 (com.)<br />

– – commissario → Camera Apostolica,<br />

commissarius<br />

––gabellarius (doganiere/appalto dohanarum<br />

grascie Urbis/dohanerius gabellarum<br />

Urbis/gabelle Ripe et terre<br />

et grascie alme Urbis) 52 (com.), 73,<br />

78, 233 → Bartolomeo Della Valle<br />

– – – notaio → Francesco Simii<br />

– di Roma/romane (Ripa, Merce e Grascia)<br />

60 a (com.), 102* (com.), 161 (com.),<br />

237 (com.)<br />

– – conduttore/i (Ripe et Ripecte ac mercium<br />

et grascie appaltatores seu conductores)<br />

12 (com.), 161 a (com.) → Bartolomeo<br />

Della Valle, Ciriaco Mattei, Filippo<br />

Strozzi, Giacomo Cambius di Firenze<br />

– mercium Urbis 12 (com.)<br />

– pecudum alme Urbis 54 b (com.), 179 a<br />

(com.) → Pietro Lalli<br />

– pecudum alme Urbis et provincie Patrimonii,<br />

appaltatore → Pietro del Bene<br />

– salis → gabella salis<br />

doganiere/doganieri/dohanerii → gabella<br />

salis, gabella studii, Ripa e Ripetta<br />

– del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia 87 b<br />

(com.)<br />

dohane → dogane<br />

domini 148 a → baroni<br />

domus (casa/focolare) <strong>dello</strong> stato della<br />

Chiesa 176<br />

– a Roma 76, 168 b, 176, 177 b, 182 a,<br />

214 a<br />

––dominorum conservatorum → conservatori,<br />

Palazzo oppure Roma, Palazzo<br />

dei Conservatori<br />

donatio → regalo del popolo romano a Leone<br />

X<br />

– propter nuptias 91<br />

donne (mulieres) 90, 91, 222 c<br />

dote (dos) 80, 82 b, 89 a, 90, 91, 131<br />

ebrei 130, 131<br />

ecclesiastici 131 (com.), 167, 176 → clericus,<br />

sacerdoti romani<br />

edilizia a Roma 46 b, 76 a<br />

electores (electi) → consultores, deputati;<br />

Barbarano, electi<br />

elemosina 170 → poveri<br />

elezione per bussulam (per numerum fabarum/ad<br />

bussulam et fabas) 74 a, 141,<br />

177 b, 185<br />

– per sortem (a sorte) 139, 143 b<br />

05-Indici.pmd 374<br />

08/03/2011, 14.05


emolumenta (emolumenti) 82 a, 103 (com.),<br />

138, 148 b, 151 a, 177 a, 178 (com.),<br />

228, 230 c<br />

eques/equites → cavalieri, miles<br />

– Hierosolimitanus 231 a<br />

eredi (heres/heredes) 76, 185 a, 186, 214 a<br />

esercito (exercitus) di Firenze e Siena<br />

146<br />

– imperiale (truppe imperiali) 146 (com.),<br />

189 (com.), App. Nr. 11<br />

esilio 22 (com.)<br />

estorsione (extortio) 25, 168 b, 170 a<br />

exactiones 204 a (com.)<br />

excommunicatio 131 (com.)<br />

executor(es) → Camera Apostolica, auditor;<br />

Camera Urbis; Curia Capitolii, capitaneus;<br />

gabella studii; conservatori;<br />

Ripa e Ripetta<br />

– iustitie 149<br />

expeditio vini 103<br />

extimator → conservatori; Ripa e Ripetta,<br />

extimator<br />

– transtrorum Ripe → Ripa e Ripetta, extimator<br />

transtrorum<br />

extraordinarius → Camera Urbis, extraordinarii<br />

– maior → conservatori, extraordinarius maior<br />

fabrica palatii → Roma, Palazzo dei Conservatori,<br />

fabrica<br />

facchini 152 a → barilari<br />

falsificazione (falsificatore) 101 (com.), 103,<br />

223 (com.), 223 a<br />

familiaris/es (familiare/i), di un cardinale/<br />

dei cardinali → cardinali, familiares;<br />

Francesco Crivelli de Rubiera, Gianangelo<br />

de Monte, Johannes Costa, Liberato di<br />

Norcia<br />

– papale → Curia Romana<br />

fanciulle (pupille femine) 76, 214 a<br />

fanciulli (pupilli masculi) 76, 214 a<br />

farina 47 (com.), 209<br />

festa/e 228 (com.)<br />

– dell’Assunta in agosto 58, 81 a, 178 a<br />

(com.), 179 b<br />

– dei SS. Cosma e Damiano 203<br />

– di San Giovanni 161 b<br />

– di Natale 76, 161 b, 191<br />

– palilie 116, 117, 119, 120 a<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

375<br />

– di Testaccio e di Piazza Navona → carnevale;<br />

Roma, Testaccio; Roma, Piazza<br />

Navona<br />

––cancellarius 177 (com.)<br />

fideiubentes → fideiussores<br />

fideiussores (fideiubentes) 9 a, 31, 53 b,<br />

70 a, 97, 135, 138, 151 a, 218<br />

fideiussio → malleveria<br />

fidelis → conservatori, fideles; Raffaele de<br />

Ranuciis di Prato alias Muscha; Vitorchiano,<br />

fideles<br />

figli naturali 165 a<br />

fiorentini 147 d, 197 (com.) → Firenze<br />

flotta (papale) 133 (com.), 143<br />

flumen → Tevere<br />

focatico generale 176 (com.)<br />

forenses → forestieri<br />

forestieri (forensis/-es) 7, 77 b, 83 c (com.),<br />

91, 157, 177, 179 b, 213 a, 217 → clericus<br />

forestiero<br />

fornai (fornarii/pistores) 4 b (com.), 47, 48,<br />

49, 52, 53, 103, 147 b, 150, 193, 210,<br />

233 a<br />

– farina (farina pistorum) → farina<br />

– universitas ([artis panatheriorum sive]<br />

pistororum Urbis) 47 (com.), 48<br />

––consules 47, 48<br />

forum Capitolinum → Curia Capitolii, iurisdictio<br />

fondaci (fundici) 102<br />

francesi 186 (com.)<br />

frodi (fraudes) 161 b, 204 a (com.), 225,<br />

233 a<br />

frumento/cereali/grano (frumenta) 2 a (com.),<br />

12 (com.), 20, 47, 48, 87 b, 103, 181 a<br />

(com.), 204 a (com.), 208 a (com.), 233 a<br />

fruttivendoli (venditores fructuum) 25 (com.)<br />

funerali 90, 91, 179 a (com.)<br />

funzionari → officiales<br />

furti (furta) 145 → crimini<br />

gabella<br />

– farine (gabella trium bolendinorum pro<br />

quolibet rubro ) 49, 52, 53, 130,<br />

131, 147 b, 148, 193, 209, 210, 234<br />

– galearum 130<br />

– salis (dohana salis/gabella sul sale) 66 b<br />

(com.), 168 b<br />

––del sale a grosso 121 (com.) → Mario<br />

Mellini<br />

05-Indici.pmd 375<br />

08/03/2011, 14.05


376 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

– – – notaio dohane salis ad grossum (del<br />

doganiere del sale a grosso) 121<br />

(com.), 166 → Giacomo Boccabella,<br />

Girolamo de Cenis, Ippolito Petrucci<br />

––del sale a minuto → Giacomo Frangipane<br />

– – – notaio dohane salis ad minutum (del<br />

doganiere del sale a minuto/notariatus<br />

salis ad minutum Alme Urbis)<br />

78* (com.), 166 a → Giacomo Serlupi,<br />

Giovanni Arcioni, Tebaldesco<br />

Tebaldeschi, Tommaso Filippucci<br />

––dohanerii dohane salis [alme Urbis]/salariae<br />

Urbis (gabellarii et conductores)<br />

24, 95 (com.), 168 b, 233 a (com.) →<br />

Bernardo Bracci da Firenze, Bernardo<br />

de Verrazanis da Firenze, Giacomo<br />

Rucellai da Firenze<br />

––notarius salis dohane Urbis 78* (com.)<br />

→ Tebaldesco Tebaldeschi<br />

– studii (gabella vini/gabella vini forensis<br />

et ginnasii/vini forensis ad minutum<br />

[que dicitur la “gabella del studio”]/<br />

studii fructuum vinorum ad minutum/<br />

Urbis) 2 (com.), 4, 9, 11, 12, 15, 15 b,<br />

16, 34, 38, 45, 48, 65, 74, 76 b, 81, 82 a,<br />

101 b, 106, 126, 127, 128, 130, 131,<br />

134, 160, 161 a, 175 (com.), 187, 193,<br />

195, 196, 198 a, 202 a, 203, 204, 204 a,<br />

204 b, 209, 230 a, 232 c, 234, 237 (com.),<br />

App. Nr. 9<br />

––cercatores → gabella studii, executores<br />

––conductores (gabellarii/emptores sive<br />

conductores/dohanerius) 1 (com.), 2,<br />

2 a, 3 a, 11, 16, 38, 76 b, 85, 88 e,<br />

95, 101, 101 b, 126, 128, 147c, 148 c,<br />

151 b, 161 (com.), 161 a, 161 b, 165 b,<br />

193, 202 a, 204 a, 205 a, 230 a, App.<br />

Nr. 9 → Bernardo de Verrazanis di<br />

Firenze, Bartolomeo Della Valle, Bonifacio<br />

Donati Fatii di Firenze, gli<br />

eredi di Filippo Strozzi, Giacomo<br />

Cambius (per Bartolomeo Della Valle),<br />

Giovanni Ardinghelli, Giuliano<br />

Maddaleni Capodiferro, Luigi Gaddi,<br />

Pietro Guidacius (per Luigi Gaddi),<br />

Lello Margani<br />

––depositarius (depositario de gabella<br />

/depositariatus) 30 b,<br />

33, 43 a, 45, 52 a, 88 e, 89, 101 b,<br />

161 a, 161 b, 178 a (com.), 202 a,<br />

204 b, 205 a, 232 c → Marcantonio<br />

Altieri, Bartolomeo Della Valle, Giuliano<br />

Maddaleni, Gregorio Serlupi,<br />

Cristoforo Pagnano, Gaddi (banca)<br />

–––revisores 101 b<br />

––dohanerius → gabella studii, conductores<br />

––executores (inquisitores/cercatores) 2, 16<br />

––gabellarii → gabella studii, conductores<br />

––inquisitores → gabella studii, executores<br />

––notarius (notarii sive commissarii) 16<br />

→ Tommaso Barbarini de Catellinis,<br />

Sansone, Silvestro condam Gabrielis<br />

Firetulis del Commendatore<br />

––polize de gravatione 161 b<br />

––retinens computa introitus 16<br />

– sulle porte (1467) 23 (com.)<br />

– “unius cum dimidio” 130<br />

– vini forensis et ginnasii (gabella vinorum<br />

forensium ad minutum) → gabella studii<br />

gabellarius → gabella salis, gabella studii<br />

– dohanarum grascie Urbis → gabelle grascie<br />

Urbis<br />

– maior → Camera Urbis<br />

gabelle → grascia<br />

– al di fuori della città e nei territori dei baroni<br />

168 b<br />

– sul vinum romanum et forense 234<br />

galera → carcere<br />

garanti → fideiubentes/fideiussores<br />

garanzia bancaria (promissio banchi ecc.)<br />

30 b, 70 a, 161 b<br />

gare 203 a<br />

giardino (viridarium) 47 a, 94 a, 204 a,<br />

206 a<br />

ginasium → università<br />

gioielli (iocalia) 91 (com.)<br />

giudici → iudices<br />

giurisdizione → iurisdictio<br />

gonfaloniere → Giangiorgio Cesarini<br />

governatore di Roma (gubernator Urbis) 23,<br />

54, 83 c (com.), 130, 131, 133, 142, 164<br />

(com.), 174, 211 d → Giangiacomo de<br />

Comitibus <br />

– archivio 131 (com.)<br />

– casa (mansio) 133<br />

– curia (tribunale) 131, 133, 135, 138 a<br />

– iudex in civilibus → Pierpaolo d’Otricoli<br />

05-Indici.pmd 376<br />

08/03/2011, 14.05


–[iurisdictio] in civili et criminali 133<br />

– notariatus civilium causarum (officia notariatuum<br />

civilium causarum) 133<br />

– officiales 131<br />

– tribunale → governatore, curia<br />

gran maestro dell’Ordine Costantiniano di<br />

San Giorgio (magnus magister ordinis Constantiniani<br />

S. Georgii) 223 a<br />

grascia → dogana, annona<br />

grazie (gratie) 83 b, 168 b<br />

greci 223 a (com.)<br />

guanti 228 (com.)<br />

gubernator Urbis → governatore<br />

guerra/e 12 (com.), 123 a, 134, 161 b, 209<br />

– contro Urbino 139 (com.), 202 a (com.)<br />

– di Milano 123 a (com.), 124<br />

ianiceri 42 (com.)<br />

igiene 2 a (com.), 25 (com.)<br />

imbreviature → protocolli notarili<br />

imbussulator → Curia Capitolii, capitaneus<br />

appellationum; iudices; portiones romani<br />

populi; Ripa e Ripetta, camerarius; località<br />

sottomesse a Roma, podestà e officiales<br />

immondizia (immunditiae stradarum) 131,<br />

222 a → officium immunditiarum fluminis<br />

immunitates dei romani 21 a, 106 → privilegi<br />

imperatore (imperator) 148 a → nuntius<br />

– Grecorum orientalium Asie 223 a<br />

– legatus 81 a<br />

imprenditore edile → Giuliano Leni<br />

impressor (stampatore) 119<br />

indulgenza giubilare (jubileum) 222 c →<br />

anno santo<br />

infames 3, 76 (com.), 78 a (com.), 175 →<br />

ribelli, sodomiti, usurai, usurpatori di beni<br />

comunali<br />

infermieri 152 a<br />

infrazioni → inventiones<br />

inquisitores → gabella studii, inquisitores;<br />

gabellarius maior, extraordinarii<br />

institor 151 b (com.), 161 a, App. Nr. 9 →<br />

Giacomo Cambius, Pietro Guidacius; mercator<br />

interdetto 53 a (com.)<br />

interpolazione 223 (com.), 223 a (com.)<br />

inventiones (infrazioni) 2 a (com.), 25 (com.),<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

377<br />

66 a, 103, 104, 105, 170 a, 193 b, 204 a<br />

(com.) → <strong>liber</strong> per le inventiones<br />

iocalia → gioielli<br />

iostra 203 a<br />

iudex (giudice)/iudices (giudici) [Urbis] 2 a<br />

(com.), 18 a (com.), 164 (com.), 130<br />

– capitolini → Curia Capitolii, iudices<br />

– del Borgo (iudex in burgo S. Petri Urbis)<br />

227 (com.) → Guglielmo Seporta<br />

– commissarius 88 d<br />

– in civilibus del governatore → governatore<br />

di Roma, iudex in civilibus<br />

– maleficiorum → Curia Capitolii, iudex<br />

maleficiorum<br />

– ordinarius vel deputandus 147c<br />

iura romani populi → privilegi<br />

iuris periti 207<br />

iurisdictio (giurisdizione) → Camera Apostolica,<br />

Curia Capitolii, governatore di<br />

Roma, conservatori, magistratus, Ripa e<br />

Ripetta<br />

– del popolo romano → Curia Capitolii,<br />

iurisdictio<br />

– civile 131 (com.)<br />

– sugli ebrei 131 (com.)<br />

ius commune 214 a<br />

– spolii 46 b (com.), 185 a (com.)<br />

– iudeorum 130<br />

lamentele 74 d (com.), 114 a, 214 sg, 220 c,<br />

221 a, 224<br />

Laocoonte 12 (com.)<br />

laudum (sentenza) 194 (com.)<br />

lapis/lapides de peperigno (peperigni; peperino)<br />

232 b, 236 a, 237 b<br />

– tiburtinus (travertino) 100<br />

lector(es) → conservatori, Palazzo, lector<br />

palatii; università<br />

legato/legatus (legati) → imperatore; Barbarano,<br />

Tivoli<br />

– papale a Roma 17 (com.) → Francesco<br />

Soderini<br />

leggi sull’edilizia 46 b (com.)<br />

legislazione suntuaria (leggi suntuarie/normativa<br />

contro il lusso) 9 a (com.), 10 (com.),<br />

21* (com.), 30 b (com.), 43 a (com.), 90<br />

(com.), 91, 202* (com.), 208* (com.)<br />

– reformationes (1520) 91 (com.)<br />

– statuti dei conservatori (1418) 91 (com.)<br />

05-Indici.pmd 377<br />

08/03/2011, 14.05


378 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

– – di Giulio II 91 (com.)<br />

– – di Innocenzo VIII 91 (com.)<br />

– – di Martino V 91 (com.)<br />

– – di Paolo II 91 (com.)<br />

– – di Sisto IV 91 (com.)<br />

lettere 17, 147 d, 175 → littere patentes;<br />

papa, littere<br />

<strong>liber</strong><br />

– <strong>decretorum</strong> (Romani populi/del Rutili/di<br />

Pietro Rutili) 20 (com.), 98 a, 122 a, 201,<br />

232 (com.)<br />

––de anno 1392 ad annum 1403 (falso)<br />

223 a<br />

––ab anno 1436 usque ad annum 1447<br />

(falso) 223 a<br />

– dei documenti redatti dagli officiales 83 a<br />

– <strong>dello</strong> scriba senatus 69<br />

– delle entrate e uscite del Palazzo dei<br />

Conservatori → conservatori, Palazzo,<br />

entrate e uscite<br />

– delle inventiones 104<br />

– di Angelo Vallati 232 d<br />

– diffidationum 4 c<br />

– magnus 15 a (com.)<br />

– nuncupatus “speculum” 78 a, 83 b, 175,<br />

213 a<br />

libraio (librarius) 108<br />

lite/i 2, 3 a, 11 a, 23, 58 a, 64, 66 a, 74 b,<br />

77, 87, 110, 151 b, 161 a, 161 b, 174,<br />

191 a, 211 d, 213, 215<br />

littere → papa, littere<br />

– patentes → Camera Apostolica, officium<br />

mossarum, Vitorchiano<br />

località sottomesse a Roma (terre romani<br />

populi/del popolo romano/de Roma/castra<br />

et loci) 2 a (com.), 17, 130, 134,<br />

145 a, 161 b, 175, 207 a → Barbarano,<br />

Cori, Magliano, Tivoli, Velletri, Vitorchiano<br />

– officiales (officiales terrarum romani populi)<br />

1, 103, 105, 144, 145 a<br />

– – podestà (potestates terrarum populi<br />

romani) 130, 211 b, 213 b → Barbarano,<br />

Cori, Magliano, Vitorchiano<br />

––bussula dei podestà e degli officiales<br />

(bussula officialium romanorum) 1,<br />

10, 103, 105, 130, 131, 136, 140, 211 b,<br />

213 b, 217<br />

–––imbussulatores 213 b<br />

locatarii → conductores<br />

locumtenens → Camera Apostolica, Auditor;<br />

Curia Capitolina, collateralis, primus<br />

lusso → legislazione suntuaria<br />

macellai (macellarii) 12 a, 25 (com.), 48<br />

(com.), 84<br />

– arte/corporazione 12 a (com.)<br />

– – consoli dell’arte 12 b<br />

macellerie 48 (com.)<br />

“maestro”/“maestri” delle strade → magistri<br />

stratarum<br />

– di caccia → Domenico Boccamazza<br />

– di scuola (magister scole) → Cori<br />

maggiordomo → magister domus<br />

magister 181 a (com.)<br />

– architector → architector<br />

– cerimoniarum palatii apostolici → Curia<br />

Romana<br />

– domus del datario Guillermus Encheort →<br />

Georg Dontelberg<br />

– historiarum → conservatori, Palazzo, lector<br />

– iustitiarius 38 a → Francesco de Guarneriis,<br />

Mario Oddone de Guarneriis<br />

– plumbi → Curia Romana<br />

– postarum (“direttore generale delle poste<br />

papali”) 218 a (com.) → Angelo Del<br />

Vantaggio, Bartolomeo Del Vantaggio<br />

– scole → Cori, maestro di scuola<br />

magistrato (magistratus) → vertici municipali<br />

– iurisdictio (iurisdictio magistratus) 222<br />

magistri stratarum (et edificiorum Urbis)<br />

(maestri delle strade) 1 (com.), 12 (com.),<br />

50* (com.), 50 a (com.), 51 (com.), 131,<br />

142* (com.), 233 b, 237 b → Antonio<br />

Boccapaduli, Antonio Leoni, Giulio Petri<br />

Mactei, Mario Crescenzi, Mario Mellini,<br />

Raimondo Capodiferro, Vincenzo<br />

Rustici<br />

– marescallus/maresciallo 58 a (com.) 160 a<br />

magnati (magnates) 206, 213 a → baroni,<br />

domini<br />

malattie 233 a → peste<br />

malleveria (fideiussio) 53 b, App. Nr. 4<br />

mamalucchi 42 (com.)<br />

mance 131 (com.)<br />

mandatarii → Camera Urbis, Ripa e Ripetta<br />

mandatum → papa<br />

05-Indici.pmd 378<br />

08/03/2011, 14.05


– per i fornai 103<br />

marescalli → Camera Urbis; conservatori,<br />

executor; magistri stratarum Urbis; Curia<br />

Capitolii, Curia Romana, Ripa e Ripetta<br />

– romani/del comune di Roma 58 a, 124,<br />

164 (com.)<br />

matricidio 17 (com.)<br />

matrimoni (matrimonia) 41 (com.), 82 b,<br />

89 a, 91, 131 (com.), 230* (com.) →<br />

donatio propter nuptias, doti, nozze, subarratio<br />

medici (phisici/artium et medicine doctor)<br />

152 a, 172, 194 (com.) → Antonio Petrucci,<br />

Baccius de Manicolis, Bernardo,<br />

Giambattista de Theodericis, Giambattista<br />

Veralli, Guido (Postumo Silvestri di<br />

Pesaro), Malatesta, Niccolò de Casanova,<br />

Paolo Giovio, Zenobio; cirurgicus<br />

magister; Curia Romana, medici; Roma,<br />

Sancta Sanctorum, hospitale<br />

– papali → Curia Romana, medico<br />

medicinali 233 a (com.)<br />

mercato 2 a (com.) → Campo de’ Fiori<br />

– romano delle granaglie 87 b (com.)<br />

mercator(es) 9, 20, 181 a (com.), 193 →<br />

institor; Angelo, Giovanni, Francesco, Domenico,<br />

Guglielmo e Matteo del Vantagio<br />

di Firenze, Bartolomeo di Francesco<br />

Nutii alias Baccio di Firenze, Cristoforo<br />

Pagnano, Giambattista Galerata, Giovanni<br />

Ardinghelli di Firenze, Meliorius<br />

Chononus di Firenze, Pietro Del Bene di<br />

Firenze, Pietro Spinelli da Parma, Sanctus<br />

de Lelba, gli Strozzi di Firenze<br />

– bubacteriorum Urbis → ars bubacteriorum,<br />

mercatores<br />

– Romanam Curiam sequentes 131 (com.)<br />

––florentini (romanam curiam sequentes)<br />

161 a → Strozzi<br />

– in Urbe (mercatores romani) 97, 131<br />

––bussula consulum 172 c<br />

– Ripe et Ripecte → Ripa e Ripetta, mercatores<br />

merces (merci) 5 (com.), 30 (com.), 52<br />

(com.), 60 a (com.), 123 a, 234<br />

mereschallo → marescalli<br />

messe 203<br />

– funebri (esequie) 139 (com.)<br />

miles sancti Petri → Curia Romana<br />

moda 91 (com.)<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

379<br />

molendinarii (mugnai) 47 (com.)<br />

– statuti 47 (com.)<br />

monache 35 (com.), 82 b (com.) → conventi,<br />

ordini religiosi<br />

monasteri → conventi<br />

monumenti → rovine antiche<br />

monupolium (monupolia/monopolia) 2 a<br />

(com.), 102, 204 a (com.), 234<br />

– dei macellai 12 a<br />

– saponum (dei saponi) 123, 129 a<br />

motuproprio → papa<br />

mugnai → molendinarii<br />

mulino/i 47, 114, 150<br />

mulieres → donne<br />

– ordinis beate Francisce 111 a → Roma,<br />

Tor de’ Specchi<br />

multe 25 (com.), 25 a (com.), 60 c, 68,<br />

83 c, 106 b, 137, 138, 161 b, 175 (com.),<br />

204 a (com.), 207<br />

mura → Roma, mura<br />

murator → Perinus de Jannariis de Caravagio<br />

Musei Capitolini 220 (com.)<br />

Natale → festa<br />

neocittadini → cives moderni<br />

nettezza urbana 131 (com.) → immondizia<br />

nobiles (cives) → cives nobiles<br />

nobilitas 131 (com.)<br />

nomine fisci 185 a<br />

normativa contro il lusso → leggi suntuarie<br />

notaio/notai (notarius/tabellio/notariatus) 11<br />

(com.), 30 b, 32 b, 32 c, 32 d, 32 e,<br />

42 (com.), 72 a (com.), 76 b (com.), 79<br />

(com.), 82* (com.), 91, 93, 103 (com.),<br />

122 a (com.), 135, 149 (com.), 161 a<br />

(com.), 174, 213 c (com.), 214 a, App.<br />

Nr. 4, App. Nr. 8 → Andrea Carosi,<br />

Cola Johannes .., Giambattista de Ecclesia,<br />

Lorenzo domini Jacobi, Pacifico Pacifici,<br />

Pierpaolo Amadei; anche: Camera Apostolica,<br />

curia causarum; Camera Urbis;<br />

Curia Romana; dohana salis ad grossum;<br />

gabellarius maior; conservatori; magistri<br />

stratarum; Ripa e Ripetta; università<br />

di Roma<br />

– dei caporioni del rione Arenula → rione,<br />

Arenula, caporione<br />

05-Indici.pmd 379<br />

08/03/2011, 14.05


380 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

– provisorum reparationum murorum Urbis<br />

64 (com.) → Alessandro Maddaleni<br />

Capodiferro, Francesco Musciani<br />

– stranieri 42 (com.), 103 (com.)<br />

nozze (nuptiae) 91<br />

nuntius/i 132 → Barbarano<br />

– all’imperatore e al re di Francia 148 a<br />

– al papa 132, 147<br />

offerta (oblatio ecc.) 6 a, 18, 27, 28, 30,<br />

60, 68 a, 93 a, 127, 156 a, 178 a, 196,<br />

197 a, 219, 230 c<br />

officia (romani populi) (uffici [spettanti al<br />

popolo romano]) 3, 9 a (com.), 13, 25 a,<br />

28, 30, 30 b, 44, 27, 28, 69, 74 d, 75,<br />

76, 76 b, 94, 99, 130, 131, 174, 192,<br />

200, 211 a, 213, 213 a, 214 a, 219 c,<br />

223, 230 c, 236 b, App. Nr. 10, App.<br />

Nr. 11<br />

– conductores (appaltatori/conductores officiorum<br />

romani populi) 30 b, 43, 70 a,<br />

99 a, 133 a, 192<br />

– portionarii (portionum [officiorum] romani<br />

populi) 74 d (com.), 76 b, 114 a,<br />

116, 117, 154, 178 a, 214 a, 215, 221 a,<br />

223, 230<br />

––bussula → officia, portiones, bussula<br />

– portiones (romani populi/portio/sors) 74 d<br />

(com.), 75, 76 b, 86, 103, 124, 126, 152 a,<br />

159, 178, 178 a, 179 d, 204 c, 211 a,<br />

214, 214 a, 215, 220 c, 221 a, 225, 228 a,<br />

230, 231, 232 d<br />

––bussula (portionum/portionariorum portionum<br />

romani populi) 74 d, 75, 76,<br />

76 b, 114 a, 124, 126, 200, 211 a,<br />

214, 214 a, 220 c, 221 a, 223, 224,<br />

228 a, 230<br />

–––imbussulator/es (della bussula portionariorum<br />

portionum romani populi)<br />

74 d (com.), 76, 76 b, 211 a, 214,<br />

214 a, 220 c, 228 a, 230<br />

–––tracta/tracte (bussule) portionum 74 d<br />

(com.), 215, 221 a, 228 a<br />

––computista (revisor et computista introituum<br />

romani popoli) 232 d → Girolamo<br />

Castroni<br />

––custos a popolo romano deputatus 232 d<br />

––defensores (portionum/romani populi<br />

fructuumque et proventuum dictorum<br />

portionum) 200, 230<br />

––depositarius (romani populi/ [pecuniarum]<br />

portionum romani populi/officialium<br />

romanorum/ [fructuum] omnium<br />

officiorum romani populi/ [introituum<br />

et exituum] portionum romani populi/<br />

fructuum pecuniarum et redituum omnium<br />

et singulorum romani populi officiorum/<br />

depositarius generalis [officialium<br />

romanorum]/depositarius omnium<br />

pecuniarum [tam vendendorum<br />

officiorum quam etiam comodandarum<br />

pecuniarum]) 12 (com.), 25 a, 30 b,<br />

43, 52, 55, 60 a, 65, 67, 68 a, 69, 70 a,<br />

76 b, 96, 119, 133 a, 135, 152, 154,<br />

156 a, 166 b (com.), 169, 173, 174,<br />

178 a, 199, 220 b, 221 a, 222 b, App.<br />

Nr. 8, App. Nr. 10, App. Nr. 12 a →<br />

Marcantonio Altieri, Bartolomeo Della<br />

Valle, Gregorio Serlupi, Pierantonio<br />

Mattei<br />

–––revisores 152 → computista<br />

–––subrogatus (depositarius subrogatus<br />

omnium officiorum romani populi)<br />

→ Pietro Massimo<br />

officiales (officiales romani/officiali/funzionari)<br />

1, 2 a (com.), 19, 49, 50, 52,<br />

53, 54, 70 a, 76, 82 a, 83 c, 89 a, 95,<br />

128, 133 a, 138, 138 a, 139, 140, 144,<br />

148 b, 151 a, 161 b, 164 (com.), 167,<br />

170, 173, 174, 175, 176, 177 a, 178,<br />

194, 195, 201, 203 (com.), 203 a, 208,<br />

209, 210, 214 a, 217, 218, 222 a, 228,<br />

232, 236 b, 237 c → caporioni, località<br />

sottomesse a Roma, tribunalia; vedi anche<br />

i singoli uffici della Camera Urbis,<br />

dei conservatori, dei rioni, della Ripa e<br />

Ripetta, del gabellarius maior etc.<br />

– bussula dei podestà e degli officiales (bussula<br />

officialium romanorum) 1, 10, 25 a,<br />

103, 105, 130, 131, 136, 140, 211 b,<br />

213 b, 217<br />

––imbussulatores 144, 213 b<br />

– depositarius generalis → officia, depositarius<br />

officium → officia; officiales<br />

– carceris vulgariter nuncupatum “de le<br />

mosse” → officium mossarum<br />

05-Indici.pmd 380<br />

08/03/2011, 14.05


– damni dati → Cori, officium damni dati<br />

– immunditiarum fluminis (officium superstantis<br />

fluminis/riparum fluminis) 179 c<br />

→ immondizia<br />

– mossarum (braviorum Urbis/carceris vulgariter<br />

nuncupatum “de le mosse”/ufficio<br />

del mossiere de’ Barberi) 26 a (com.),<br />

177, 181 b → Cristoforo da Vitorchiano,<br />

Melchiorre da Vitorchiano<br />

––littere patentes 181 b<br />

– riparum fluminis (officium custodie riparum<br />

Tyberis) 131 → Perinus de Jannariis<br />

de Caravagio, Johannes Cicchinus de<br />

Scarparia<br />

– stradiotorum 42 → collegio dei correttori<br />

e scrittori dell’Archivio della Romana<br />

Curia<br />

omicidio → assassinio<br />

orafo/orefice (aurifex) → Antonio Ferrerius,<br />

Johannes (Jacobus) de Gais, Mario<br />

de Ferreriis<br />

orator(es) (ambasciatore/i) 131 (com.), 132<br />

→ Alberto Pio di Carpi, Georgus Sauromanus<br />

– del comune di Barbarano → Barbarano<br />

Ordine Costantiniano 223 a (com.)<br />

ordini religiosi, agostiniane 131 (com.)<br />

– carmelitane 131 (com.)<br />

– clarisse 27 (com.), 35 (com.) → Roma,<br />

S. Lorenzo in Panisperna<br />

– domenicane 82 b (com.)<br />

– domenicani, generale dei → Tommaso<br />

Gaetanus de Vio<br />

– eremiti agostiniani 131 (com.)<br />

– francescane conventuali → Roma, S. Lorenzo<br />

in Panisperna<br />

– francescani di osservanza → Roma, S. Maria<br />

dell’Aracoeli<br />

– francescani osservanti → Roma, S. Maria<br />

in Aracoeli, fratres Areceli<br />

– Santuccie, comunità religiosa → Roma,<br />

S. Maria Libera nos a penis inferni<br />

– silvestrini 131 (com.)<br />

orfani 164<br />

osti 2 (com.), 48 (com.) → tabernarii<br />

pacerius 12 (com.) → Raimondo Capodiferro<br />

palatium pretoris → Vitorchiano<br />

palazzo → Roma, palazzo<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

381<br />

palilie → festa<br />

pallia 203 a<br />

pane/panis 47, 103 → frumento<br />

– putridus 233 a (com.)<br />

panni (panni lane et lini/vestiti) 88 a, 90,<br />

91, 139, 164, 175, 178 a (com.), 179 a,<br />

205, 207 a, 228 (com.)<br />

papa (papi/papato) 4 a (com.), 9 a (com.),<br />

11 a, 14, 19, 20, 23, 24, 27 a, 36, 43,<br />

43 b (com.), 46, 46 a, 46 b, 48, 49,<br />

50, 52, 53 a, 56 a, 59, 60, 61, 64, 76<br />

a, 81 a, 82, 82 b, 83 b, 83 c, 84, 87,<br />

87 a, 88 d, 90, 91, 95, 98, 103, 106,<br />

106 a, 106 b, 110, 115, 120, 123, 126,<br />

128, 131, 131 a, 139, 140, 143, 147,<br />

153, 159, 160, 160 a (com.), 161 b,<br />

162 a, 164, 165 a, 168, 168 b, 173,<br />

174, 176, 177 a, 177b, 179 (com.), 182<br />

a, 183, 184, 185, 185 a, 186, 188, 196,<br />

198, 198 a, 203, 203 a, 204 b, 204 c,<br />

206, 206 b, 209, 210, 211 d, 213, 216,<br />

217, 219, 219 a, 221, 221 a, 222, 222<br />

a, 227, 228, 230, 232, 233, 233 b<br />

(com.), 234, 235, 236, 237, App. Nr.<br />

11 a → Adriano VI, Alessandro VI,<br />

Clemente VII, Giulio II, Innocenzo VIII,<br />

Leone X<br />

– – uffici papali → Curia Romana<br />

– accessus 222<br />

– affinis → Niccolò de’ Medici<br />

– assenza da Roma 134, 138 a (com.), 139,<br />

142 (com.), 142* (com.), 160, 161 b,<br />

162 a<br />

– bolla → bolla<br />

– breve 56 a, 63, 93, 103, 174, 180 a,<br />

185, 204 a (com.), 205 b, 206 b<br />

– littere (lettere) 36, 88c, 131, 143<br />

– mandato (mandatum) 82 a, 103 (com.),<br />

106 a, 115, 131 (com.)<br />

– motuproprio 43, 58, 78 a, 82 a (com.),<br />

92 a, 98, 131 a (com.), 142 a, 165 a,<br />

173, 179 a, 182, 185, 187 a (com.), 213,<br />

217, 219, 230 c (com.), App. Nr. 6,<br />

App. Nr. 8, App. Nr. 11 a<br />

– rescriptum 92 a, 160 a, 210<br />

– segnatura (signatura pape) 213 a<br />

parafrenarii → Curia Romana, parafrenarii<br />

pasquinata 21* (com.), 32 a (com.), 43 b<br />

(com.), 48 (com.), 101 (com.), 133 (com.),<br />

165 (com.)<br />

05-Indici.pmd 381<br />

08/03/2011, 14.05


382 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

patentes littere → littere patentes<br />

patentes super reformatione curiarum Urbis<br />

(1520) 131 (com.)<br />

patres (conscripti) (consiliarii) 141, 143 a,<br />

227 → consiglieri<br />

patritius romanus 88 a<br />

pauperes<br />

– advocatus pauperum → advocatus pauperum<br />

– artistae → artistae<br />

pavimentazione 160 a (com.)<br />

pax romana (1511) 1* (com.), 1 (com.), 9 a<br />

(com.), 12 (com.), 17* (com.), 21* (com.),<br />

41 (com.), 43 a (com.), 50 a (com.), 51<br />

(com.), 57* (com.), 67 (com.), 69* (com.),<br />

78* (com.), 90 (com.), 109* (com.), 133<br />

(com.), 142* (com.), 167* (com.), 204<br />

(com.), 208* (com.), 210 (com.), 230*<br />

(com.), 233* (com.)<br />

pellegrini/pellegrinaggio 210 a, 222 c (com.)<br />

pena/e (multa) 9 a, 25 (com.), 25 a (com.),<br />

40 (com.), 68, 82 a (com.), 83 c, 88 c,<br />

103, 131 (com.), 135, 156, 191, 208,<br />

213 a, 237 a<br />

– corporale (corporalis pena) 174<br />

Penitenziaria → Curia Romana, Penitenziaria<br />

pepe (piper) 228<br />

peperino → lapides de peperigno<br />

per bussulam (et fabas)/per suffragia →<br />

decreto del consiglio, elezione<br />

per numerum fabarum → elezione<br />

per sortem (a sorte) → elezione<br />

periti (esperti) 70, 119, 232 b → iuris periti<br />

pesci → tertia pars capitum piscium<br />

peso 25 (com.)<br />

– del pane → cacchiata<br />

peste 9 a (com.), 12 (com.), 134, 152 a, 157,<br />

157 b, 160, 161 b, 162 a, 162 b, 167,<br />

170, 173 a, 178, 187, 191 a, 192, 194,<br />

211 d (com.), 220 d (com.), 229, 233 a<br />

petitio 162 b<br />

phisicus → medici<br />

pia loca → religiosa et pia loca<br />

piazze 208 a (com.) vedi Roma, piazza<br />

pirati 237<br />

pistores → fornai<br />

pixis → bussula<br />

pizicarii (pizicaroli) 25 (com.), 52, 208 a<br />

plenum consilium → concilium, plenum<br />

podestà 1 (com.) → località sottomesse a<br />

Roma, podestà<br />

ponderator statere (Urbis [et Ripe]) →<br />

Ripa e Ripetta, statera<br />

ponti (pontes) 23 (com.), 64 (com.), 130,<br />

131, 138 a → Roma, Pons Salarius<br />

– per le immondizie 131<br />

porte → Roma, porte<br />

– Urbis → Roma, porta<br />

– revisor (revisor portarum Urbis) 84 →<br />

Giacomo da Perugia<br />

portionarii (portionum [officiorum] romani<br />

populi) → officia romani populi<br />

portiones (officiorum) romani populi →<br />

officia romani populi<br />

– pannorum 179 a (com.)<br />

porto/i 5 (com.), 66 b (com.) → Roma, porto<br />

di Ripa (Grande)/Ripetta; Ripa e Ripetta<br />

poveri (povertà) 170, 178, 184 → artistae<br />

(pauperes), virgines pauperes<br />

prebende → benefici ecclesiastici<br />

preco → banditore<br />

prefecti regionum → caporioni<br />

preghiere 203<br />

presidentes → Camera Apostolica<br />

– Ripe → collegio dei presidentes Annone<br />

et mercium<br />

prezzo/prezzi 2 a (com.), 87 b (com.), 103<br />

(com.)<br />

– d’affitto → affitti 164 (com.)<br />

– del ferro 234<br />

– del frumento 87 b<br />

– del pane 233 a (com.)<br />

– del sale 24, 168 b<br />

primates curialium → curiali, primates<br />

primus collateralis → Curia Capitolii, collateralis,<br />

primus<br />

priore dei caporioni → caporioni, priore<br />

privilegi (privilegia/diritti/iura/prerogative del<br />

popolo romano/iura romani populi) 21 a,<br />

38, 70 c (com.), 172 a, 174, 190, 211,<br />

218, 220 e<br />

probi viri 51, 179 (com.)<br />

processi 43 b (com.)<br />

– civili (civilia) 120, 133, 174<br />

– criminali (criminalia) 131, 133, 174<br />

– penali 131 (com.)<br />

processione 211 d (com.)<br />

05-Indici.pmd 382<br />

08/03/2011, 14.05


procurator(es) 178 a (com.), App. Nr. 6 (com.),<br />

App. Nr. 7 → institor; Barbarano; Bernardino<br />

d’Urbino, Agostino de Rocchetta,<br />

Francesco Verius d’Orvieto, Giovanni Antonio<br />

Venzoni<br />

– collegium (procuratorum) 93 a → collegio<br />

dei Notai Capitolini<br />

– causarum 122 a<br />

– fiscalis Camere (Urbis) → Camera Urbis,<br />

procurator fiscalis<br />

– fisci apostolici → Camera Apostolica, fiscus,<br />

procurator<br />

– imperiale → Georgius Sauromanus<br />

– in romana curia causarum → Curia Romana,<br />

Rota<br />

profughi 223 a (com.)<br />

protectores dei conventi femminili romani 105<br />

protesta (protestatio/protestationes) 15, 15 b,<br />

148 c, 162, 164, 201, 203 a, App. Nr. 6<br />

protocolli notarili (imbreviature) 30 b (com.)<br />

72 a (com.), 76 b (com.), 122 a (com.),<br />

149 (com.), 161 a (com.), App. Nr. 4<br />

(com.), App. Nr. 8 (com.)<br />

protonotario → Curia Capitolii, Curia Romana<br />

proveditores murorum Urbis → Roma, mura<br />

Urbis, proveditores<br />

provisionarii 210<br />

provisiones 209<br />

provisor(es) → Roma, S. Maria Libera nos<br />

a penis inferni, provisores<br />

– palatii → conservatori, Palazzo, provisor<br />

processo (causa) 17, 54 a, 60, 63, 88 c,<br />

119, 120, 131, 162, 168, 174, 237 a → processi<br />

criminali, processi civili<br />

pugnale (pugio) 206<br />

qualità (della merce) 25 (com.)<br />

querela 162 b, 211 d, 222 c, 224<br />

quiete pubblica della città (tranquillus status<br />

Urbis) 12 (com.)<br />

receptor (omnium fructuum romani populi)<br />

→ conservatori, Palazzo, provisor<br />

rector → Roma, S. Martina<br />

reformationes 78 a (com.), 91, 179 → statuti<br />

– defensores 91<br />

regalo/i 228 (com.)<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

383<br />

–(donum/donatio) del popolo romano a Leone<br />

X 124, 142 a, 161, 161 a, 198 a<br />

Registra Lateranensia 54 b (com.)<br />

religiosa et pia loca (pia loca) 74 d (com.),<br />

76, 214 a<br />

reliquie 221<br />

rescripta → papa, rescripta<br />

retinens computa introitus gabelle studii → gabella<br />

studii<br />

revisor → gabella studii; officia, portiones,<br />

depositarius; porte Urbis<br />

ribelle/i 3, 17, 70 c, 76, 145 a<br />

Riforma Luterana 222 c (com.)<br />

rione/rioni (regio[nes]) 90, 144, 145 b,<br />

170, 173 a, 200, 209, 211 a → caporioni<br />

– officiales (consiliarii) 208<br />

– – 13 e 26 (tresdecim et viginti sex officiales<br />

vice qualibet /tresdecim<br />

et viginti sex consiliarii) 208<br />

– Arenula 72 (com.), 90, 151 (com.), 171<br />

(com.), 200 b (com.), 207 b (com.),<br />

210<br />

– – caporione 124, 136, 144 → Bernardino<br />

Paloni, Gregorio Paloni<br />

– – – notaio (degli antiposti del rione Arenula)<br />

→ Tommaso de Ghisiis<br />

– Campitelli 43 b (com.), 54 b (com.), 67<br />

(com.), 90, 122 (com.), 210, App. Nr. 4,<br />

App. Nr. 7<br />

– – caporione 10, 81 a, 144, 148, 161 a,<br />

167 → Domenico de Mectis, Mario<br />

Fulvius, Mattia de Ambularia<br />

–––officiales 81 a, 208<br />

– Campo Marzio 90, 210<br />

– – caporione 10, 124, 136, 141, 144,<br />

167, App. Nr. 6, App. Nr. 8 → <strong>Marco</strong><br />

Picionus, Mariano Ricci<br />

– Colonna 22 (com.), 90, 122 (com.), 171<br />

(com.), 181 a (com.), 210, App. Nr. 8<br />

– – caporione 15, 27, 124, 128, 129, 136,<br />

141, 144, 148, 167, App. Nr. 4, App.<br />

Nr. 8 → Agostino de Buccatiis, Giambattista<br />

Macari, Marcantonio Crescenzi,<br />

Mariano Capocci, Mariano de Potiis<br />

– Monti 90, 197 (com.), 210, 233 b<br />

– – caporione 1 (com.), 10, 124, 128, 136,<br />

141, 144, 167, App. Nr. 3, App. Nr. 8<br />

→ Antonio Lutii, Francesco Valentini,<br />

05-Indici.pmd 383<br />

08/03/2011, 14.05


384 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Giacomo domini Nicolai, Saba Coroni<br />

– Parione 1* (com.), 21* (com.), 45 a<br />

(com.), 54 b (com.), 90, 108 (com.), 197<br />

(com.), 210 , 213 c (com.)<br />

– – caporione 10, 97, 124, 128, 136, 141,<br />

148, App. Nr. 3 → Antonio Porcari,<br />

Girolamo Castroni, Pierpaolo Veccia,<br />

Sebastiano de Egiptiis<br />

– Pigna 21* (com.), 90, 122 (com.), 141<br />

(com.), 204 (com.), 210, 217, 219 d,<br />

App. Nr. 5<br />

– – caporione 10, 11 (com.), 81 a, 124,<br />

136, 141, 144, 148, 161 a, 197, App.<br />

Nr. 6 → Alessandro Maddaleni Capodiferro,<br />

Gabriele Merili, Giambattista<br />

de Coccinis, Mattia de Vestris<br />

–––officiales 81 a<br />

– Ponte 45 a (com.), 54 b (com.), 90, 165<br />

(com.), 173 b (com.), 178 b (com.), 200 b<br />

(com.), 210, 211 c (com.), 213 c (com.),<br />

218 a (com.)<br />

– – caporione 10, 124, 128, 144, 148,<br />

App. Nr. 3, App. Nr. 8 (com.) → Andrea<br />

Carosi, Giustino de Galera, Prospero<br />

d’Acquasparta<br />

– Ripa 90, 210, 230 c (com.)<br />

– – caporione 10, 128, 141, 144, 148,<br />

161 a, 167, App. Nr. 4, App. Nr. 8 →<br />

Lorenzo Bernardino Peti, Paolo Fabi<br />

– – notaio → Cola Johannes<br />

– S. Angelo 79 (com.), 90, 210, 213 c<br />

(com.)<br />

– – caporione 144, 167, App. Nr. 4 →<br />

Achille de Taris, Nucciolus Tozzoli<br />

– S. Eustachio 45 a (com.), 93 a (com.),<br />

90, 172 c (com.), 210, App. Nr. 7<br />

– – caporione 57* (com.), 124, 128, 136,<br />

141, 144, 148, 161 a → Antonio Astalli,<br />

Bartolomeo Beneimbene, Bernardino<br />

Vittori, Francesco de Scaputiis,<br />

Giacomo Amodei, Virgilio Rustici<br />

– Trastevere 90, 122 (com.), 165 (com.),<br />

197 (com.), 210, 213 c (com.)<br />

– – caporione 10, 53 (com.), 97, 124, 141,<br />

144, 161 a, 167, App. Nr. 4, App.<br />

Nr. 8 → Alessandro Miccinelli, Andrea<br />

de Grana, Lorenzo de Campolis,<br />

Petrus Antonius, Prescillus de Romaulis<br />

– Trevi 67 (com.), 90, 111 b (com.), 122<br />

(com.), 160 (com.), 197 (com.), 210,<br />

213 c (com.), App. Nr. 8<br />

– – caporione 10, 124, 128, 129, 136,<br />

144, 148, 167, App. Nr. 3, App. Nr. 4,<br />

App. Nr. 8 (com.) → Angelo Antonio<br />

Tasca, Giulio Pirroni, Lello Margani,<br />

Onofrio Tasca, Stefano Pirroni<br />

Ripa (e Ripetta) (Ripa [et Ripecta]) (porti<br />

del Tevere) → dogana<br />

– assignatio (officium assignationis Ripe<br />

et Ripecte/assignationis vini Ripe et Ripecte<br />

Urbis) 5, 6 a, 60, 63, 230* (com.)<br />

→ Ottaviano Castellani, Giampiero Caffarelli<br />

– camerarius (officium camerariatus Ripe<br />

et Ripecte/camerariatus ripe et ripecte)<br />

5 (com.), 7* (com.), 9 a, 10 (com.), 11 a,<br />

29, 30 (com.), 32, 35 a, 36, App. Nr. 1<br />

→ Angelo Gabrieli, Cristoforo Capizucchi,<br />

Giovanni Agostino Giannelli de Vulgaminibus,<br />

Lorenzo Crescenzi<br />

––bussula 9 a, 28 a, 29, 35 a, 36<br />

– – giurisdizione portuale 9 a (com.)<br />

– – notai 5 (com.)<br />

––officiales 145 c<br />

– curia (curia Ripe et Ripecte) 145 c<br />

– – carcere 145 c<br />

– dohanerii 60 a, 73 → Bartolomeo Della<br />

Valle<br />

– executor(es)/executoratus (Ripe) 154 b,<br />

155, 194 a, App. Nr. 11 a → Giambattista<br />

di Genova, Biagio Gabrielis<br />

– extimator (mercium Ripe et Ripecte)/extimatoratus<br />

60 a, 63, 66 b (com.), 98<br />

→ Alessandro Maddaleni Capodiferro,<br />

Andrea de Grana<br />

– extimator transtrorum (officium transtrorum<br />

Ripe et Ripecte/transtra) 30 b, 31,<br />

32 b, 66 b (com.), 154 a, 180, 192 a,<br />

194 a, App. Nr. 11 a → Antonio di Siena,<br />

Evangelista Maddaleni, Paolo Ricchedonne;<br />

.. de la Zaccara<br />

– iurisdictio (giurisdizione) 131<br />

– mandatarius/mandatariatus 30 b, 31,<br />

32 d, 66 b (com.), 155, App. Nr. 11 a →<br />

Francesco Comestabile d’Alatri, Giangiacomo<br />

de Porris<br />

– mareschallus (maresciallo/marescallatus)<br />

30, 30 b, 31 (com.), 58 a (com.), 66 b<br />

(com.)<br />

05-Indici.pmd 384<br />

08/03/2011, 14.05


– mercatores (Ripe [et Ripecte]/universitas<br />

mercatorum Ripe) 9 a, 11 a (com.), 29,<br />

32, 35 a, 36, App. Nr. 1<br />

––consules der universitas 36, App. Nr. 1<br />

→ Paolo Battista de Marinis di Genova,<br />

Girolamo Castroni<br />

– notaio (notarius/notariatus Ripe [et Ripecte])<br />

30, 30 b, 78 a, 92 a, 98, 126 a,<br />

178 a (com.), 194 a, 197 a, App. Nr.<br />

11 a → Gianfilippo de Marchesiis, Sebastianus<br />

de Mauro, Gregorio Serlupi<br />

– officia Ripe et Ripecte App. Nr. 11, App.<br />

Nr. 11 a, App. Nr. 12<br />

– ponderator statere (officium ponderationis<br />

mercium Ripe et Urbis) → Ripa e<br />

Ripetta, statera<br />

– portionarii Ripe → Collegio dei presidentes<br />

Annone et mercium<br />

– presidentes (presidentes Ripe) → Collegio<br />

dei presidentes Annone et mercium<br />

– statera (seu ponderatum dicte ripe et ripecte<br />

ac Urbis/ponderator statere [Urbis<br />

et Ripe]/ponderator Ripe et Urbis/<br />

officium [ponderis] statere Urbis et Ripe<br />

et Ripecte/officium ponderationis mercium<br />

Ripe et Urbis) 30 b, 31, 32 e, 66 b,<br />

68 a, 73, 81, 123 a, 191 a, 194 a, 220 b,<br />

App. Nr. 11 a<br />

– – appaltatore 229 → Emiliano .., Antonio<br />

Gasparronis, Andrea Giovenale, Niccolò<br />

Bufalini di Città di Castello, Pietro<br />

Capparelle, Bartolomeo Ramboctus<br />

– statuti del 1463 5 (com.), 60 a (com.)<br />

– transtra → extimator transtrorum<br />

riscatto dalle mani degli infedeli 179 d<br />

risse 145, 145 b<br />

ritus → stilus<br />

Rota → Curia Romana, Rota<br />

rovine antiche/monumenti (antiquitates Urbis)<br />

2 a (com.), 17* (com.), 88 c, 106 a,<br />

204 c, 237 b → Roma, arcus Lucii Septimii,<br />

arcus Traiani, arcus triumphalis<br />

Noe, Pantheon<br />

rubrum 48, 150, 209<br />

S.P.Q.R. → Senato (e popolo romano)<br />

Sacco di Roma (1527) 43 b (com.), 9 a (com.),<br />

56 a (com.), 81 a (com.), 167* (com.),<br />

173 b (com.), 181 a (com.), 189 (com.),<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

385<br />

220 d (com.), 233 a (com.), 235 (com.)<br />

sacerdoti romani 77 b → ecclesiastici<br />

salaria Fani 12 (com.)<br />

salario (salarium) 42, 43, 45, 52 (com.), 55,<br />

60 a, 65, 67, 68, 71, 84, 88 b, 98 a, 101,<br />

148 b, 172 b (com.), 175, 203, 213 d,<br />

220 e, 220 f, 225, 232 d<br />

sale 52, 168 b – prezzo del sale<br />

salsicciari/salcicciarii 12 b, 25 (com.)<br />

salute pubblica (sanità) 173 a → custodes<br />

sanitatis<br />

Sapienza, La → università di Roma<br />

scholaris romanus → Camillo Pietro Spinelli<br />

scorzum 168 b (com.)<br />

scriba (sacri) senatus (<strong>scribasenato</strong>) 4, 10,<br />

27, 41 a (com.), 78 a (com.), 88 b, 93 a,<br />

96, 98 a, 122 a, 138, 178 a (com.), 199,<br />

201, 204 a, 205 a, 206 a, 232 d, 237 c<br />

→ Pietro Rutili<br />

scrinarius (maior) → Curia Romana, protonotaio<br />

scrinium 179 (com.) → bussula<br />

scriptor (scrittore) → Camera Urbis, Curia<br />

Romana, conservatori<br />

sculptor 57, 86 → Domenico del fu Giovanni<br />

de Amis di Bologna<br />

scultura 196 (com.) → statua marmorea di<br />

Leone X<br />

scuola, di greco 101 (com.)<br />

– magister scole → Cori<br />

scutifer papale → Curia Romana, scutifer<br />

scyndicatus (sindacato) 18 a, 103, 130,<br />

131, 175, 208 → scyndici<br />

scyndici 69, 88 e, 107, 162 a, 166 b →<br />

scyndicatus<br />

secretarius → Curia Romana, conservatori<br />

secundus collateralis della Curia Capitolii<br />

→ Curia Capitolii, secundus collateralis<br />

sede vacante 56 a (com.), 123* (com.), 133 a,<br />

134, 142 (com.), 168 b (com.), 179 b, 191 a,<br />

187 a (com.), 188 (com.), 192, 194<br />

seduta del consiglio → concilium<br />

segnatura di Grazia → Curia Romana, Segnatura<br />

di Grazia<br />

senato (e popolo di Roma) (S.P.Q.R.) 53 a,<br />

69, 92, 147 d, 157 c, 206 a<br />

senatore 30 b (com.), 58, 131 (com.), 142,<br />

162, 164 (com.), 233 a → Pietro Cesi,<br />

Pietro Squarcialupi, Simone Tornabuoni<br />

05-Indici.pmd 385<br />

08/03/2011, 14.05


386 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

– tribunale/giudici → Curia Capitolii<br />

senatus consultum → decreto consigliare<br />

senesi 147 d<br />

sententia (sentenza) 92, 154 b, 155, 194 a,<br />

212, 218 → arbitrium<br />

sepoltura 82 b (com.)<br />

servitia 131 (com.)<br />

servitores papali → Curia Romana, servitores<br />

significatio 180<br />

sindaci (sindacato) 18 a (com.), 131 →<br />

scyndici, scyndicatus<br />

societas (società), di un ufficio venale 17*<br />

(com.)<br />

– pietatis 80, 82 b, 83<br />

– Sancte Marie de Porticu (compagnia di<br />

S. Maria in Portico) 211 d<br />

– – guardiani 211 d<br />

– secularium 91<br />

socius/socii (banca) → Bartolomeo Della<br />

Valle, Bartolomeo Rambotti, Bonifacio<br />

Donati Fatii di Firenze, Cristoforo Pagnano,<br />

Giuliano Maddaleni, Gregorio Serlupi,<br />

Lello Margani<br />

– in gabella studii → Giovanni Ardingellus<br />

sodalitas Parionis 79 (com.), 167* (com.),<br />

173 b (com.), 204 (com.), 220 d (com.),<br />

App. Nr. 7 (com.)<br />

sodalizio De Vita aeterna 211 d (com.)<br />

soldanus turris None Urbis → Roma, Tor<br />

di Nona<br />

sodomiti (subdomiti) 76, 214 a<br />

sollicitator 63 → Curia Romana, sollicitator<br />

sors → per sortem<br />

sortes → portiones<br />

spade (enses) 149<br />

speculum → <strong>liber</strong> nuncupatus “speculum”<br />

sposa/sposo 91<br />

stafferii 91<br />

stagli 161 b<br />

stampa 9 a (com.), 56 (com.)<br />

stampatore → impressor<br />

statera della Ripa e Ripetta/Urbis → Ripa e<br />

Ripetta, statera<br />

stato della Chiesa (territori direttamente soggetti<br />

alla Chiesa) 66 b (com.), 87 b, 147<br />

d (com.), 176, 177 b, 207 b (com.), 209<br />

– officiales 176 (com.)<br />

statua marmorea di Leone X 57, 82* (com.),<br />

86, 105, 108 (com.), 114* (com.), 116,<br />

119, 135, 203<br />

– custodes/custodia 203<br />

––statuae Sisti V 203 (com.)<br />

– scultore → Domenico di Giovanni de Amis<br />

statuta (statutum/statuti [cittadini/di Roma])<br />

4 a (com.), 10, 25 (com.), 26 (com.), 56,<br />

91, 103, 110, 110 a, 114, 119, 135,<br />

174, 177, 208* (com.), 208, 214 a,<br />

217, 221 (com.), 237 c<br />

– del 1360/63 18 a (com.), 56 (com.), 131<br />

(com.)<br />

– del 1469 56 (com.), 78 a (com.), 110 a<br />

(com.), 121 (com.), 131 (com.)<br />

– del 1519-1523 21 (com.), 56 (com.),<br />

57* (com.), 110 a (com.), 131 (com.),<br />

208* (com.)<br />

– del 1580 25 (com.), 121 (com.), 175<br />

(com.), 203 (com.), 232 d (com.)<br />

– del porto → Ripa e Ripetta<br />

– et reformationes di Ludovico Scarampi<br />

78 a (com.)<br />

stilus (ritus) antiquus 136, 161 a<br />

– Camere Apostolice → Camera Apostolica,<br />

ritus<br />

– delle reformationes nuove 179<br />

– Ripe 131<br />

stemma 221 (com.)<br />

– del papa 221 (com.)<br />

– S.P.Q.R. 107 (com.)<br />

stoffa → panni<br />

strade 93 (com.), 160 a (com.), 168 b, App.<br />

Nr. 3<br />

stradioti 42 (com.) → officium stradiotorum<br />

stranieri 103 (com.), 165 a (com.)<br />

Studium Urbis → università di Roma<br />

subarratio 91<br />

subastatio → asta<br />

subditi romani populi 53 a<br />

subsidium (contro i turchi) 177 b, 178<br />

substitutus → Camera Urbis, procurator fisci<br />

suffragia → voti<br />

superstans biblie sacri palatii → Girolamo<br />

Aleandro<br />

– in Camera Urbis → Camera Urbis, superastantes<br />

suppliche 198, 213 a (com.)<br />

05-Indici.pmd 386<br />

08/03/2011, 14.05


tabella ut stet pro rostris 175<br />

tabernaculum (tabernacolo) di S. Giovanni<br />

in Laterano → Roma, S. Giovanni in Laterano<br />

tabernarii 2, 161 b<br />

– consules 2<br />

– universitas 2 (com.)<br />

tabula antiqua mercedis (tabule/tabula Capitolii)<br />

25 (com.), 93 a, 131<br />

tabule marmoree 220<br />

tappeto (tapetum) 179 b<br />

taverne 38, 48 (com.), 122 (com.)<br />

tax farming system romano 2 (com.)<br />

taxatio domorum Urbis 168 b<br />

templum Pantheonis → Roma, S. Maria Rotonda<br />

terra/e Core → Cori<br />

– del popolo romano (de Roma) → località<br />

sottomesse a Roma<br />

– Veliterna 130 → Velletri<br />

territori dei baroni → baroni<br />

– della Chiesa → stato della Chiesa<br />

tertia pars capitum piscium 203, 203 a<br />

tertius iudex → iudex maleficiorum<br />

terzaria 95<br />

testamento 1* (com.), 35* (com.), 67 (com.),<br />

127 (com.), 185 a<br />

teste di pesce (capites piscium) → tertia pars<br />

tonsura 181 a (com.)<br />

tracta 87 b<br />

– bussule portionum → portiones, bussula<br />

transtrum (“banco dei vogatori”) 30 b (com.)<br />

transunti 103<br />

tribunali (tribunalia/curie [204 a (com.)])<br />

2 a (com.), 83 c, 110, 131, 174, 204 a<br />

(com.) → Camera Apostolica, auditore;<br />

Curia Capitolii; governatore; Ripa e Ripetta<br />

– officiales (tribunalium) 164<br />

trombonus → conservatori<br />

truffe 4 b (com.), 25 (com.), 233 a<br />

truppe → esercito<br />

tubator dei conservatori → conservatori,<br />

Palazzo, trombiettere<br />

turchi 176, 177 b, 182 a, 184, 211 d (com.)<br />

– crociata (cruciata) contro i turchi 182 a<br />

uffici → officia romani populi, officium/<br />

officia; Curia Romana<br />

INDICE DELLE COSE NOTEVOLI<br />

387<br />

università di Roma (Studium Urbis/<br />

gi[m]nasium Urbis/La Sapienza) 7* (com.),<br />

22 (com.), 35* (com.), 51 (com.), 66 b<br />

(com.), 114* (com.), 122 (com.), 131 (com.),<br />

171 (com.), 172 b (com.), 193, 196 (com.),<br />

207 b (com.), 208* (com.), 209, 221* (com.),<br />

226 (com.), 227 (com.)<br />

– bi<strong>dello</strong> (bidellus studii) 103<br />

– lectores (lettori) 12, 15, 18, 37, 40, 41,<br />

43 b, 45, 52 a, 88 e, 95, 101, 103, 161 b,<br />

170 b, 193, 195, 202 a, 204 b<br />

––rotulus 48<br />

– notarius → Andrea Jacovacci<br />

– riforma 12 (com.)<br />

universitas → ars, corporazione<br />

– mercatorum Ripe → Ripa e Ripetta, mercatores<br />

– pistorum → fornai, universitas<br />

– tabernariorum → tavernari<br />

urna aurea 6<br />

– elettorale → bussula<br />

usura 208 a (com.)<br />

usurpatori di beni comunali 76, 78 a, 213 a<br />

(com.), 214 a<br />

usurai (usurarii) 76, 214 a<br />

vacanza del seggio papale → sede vacante<br />

vasi d’argento 175, 179 b, 207 a<br />

vedove 164, 214 a<br />

veneziani 101 (com.)<br />

vertici municipali ([vedi introduzione supra,<br />

p. 44s.] magistratus/domini conservatores<br />

seu prior capitum regionum aut<br />

quivis alius futurus semper temporibus<br />

in magistratu existentes) 43, 53, 53 a,<br />

54, 58, 62 a, 63 a, 65, 66 b, 71, 74 a,<br />

74 d (com.), 90, 92, 94, 97, 110, 116,<br />

119, 123* (com.), 123, 123 a, 126, 132,<br />

133 (com.), 140, 147, 147 a, 167, 175,<br />

189, 221, 230 b, 234, App. Nr. 5 (com.),<br />

App. Nr. 6<br />

vestiti → panni<br />

– da lutto 139<br />

vicario in spiritualibus del papa a Roma<br />

83 c (com.), 131 (com.), 164 (com.), 227<br />

(com.) → Andrea Jacovacci<br />

– marescallus (vicarii Urbis) → Perinus<br />

de Jannariis de Caravagio<br />

– tribunale 131 (com.)<br />

victum (sostentamento) 88 b<br />

05-Indici.pmd 387<br />

08/03/2011, 14.05


388 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

vigilanza delle coste (custodia maris) 237<br />

vino (vinum) 2, 4, 21 a, 38, 102, 106, 130,<br />

131, 145 c, 234 → gabella vini/studii<br />

– romanum 21 a (com.), 106 (com.)<br />

virgines (pauperes) 131 → fanciulle<br />

viscomes di Barbarano → Barbarano, viscomes<br />

volgare 91 (com.), 134, 161 b<br />

voto/i (suffragia) 144, 214, 220 e, 236 b<br />

→ decreto consigliare, per suffragia<br />

zecca, officium assagiatoris zecche et communis<br />

Urbis 123 (com.) → Antonio Ferrerius<br />

05-Indici.pmd 388<br />

08/03/2011, 14.05


INDICE DELLE PERSONE<br />

INDICE DELLE PERSONE<br />

389<br />

Premessa: I romani di nascita sono ordinati secondo il loro cognome, mentre i romani<br />

acquisiti e i non romani figurano secondo i loro nomi di battesimo. L’asterisco (*) indica<br />

il numero del decreto associato con l’inizio del mandato di nuovi conservatori o priori<br />

dei caporioni come spiegato nell’introduzione supra, p. 48.<br />

Achille de Grassis, cardinale 108, 168<br />

Acquasparta, d’ (de Aquasparta) → de Comitibus<br />

d’Acquasparta<br />

Acorari (de Acorariis), Basilio 172 c<br />

Adriano VI, papa 12 (com.), 46 b (com.),<br />

110 a (com.), 123* (com.), 131 (com.),<br />

132, 133 (com.), 142, 148 a, 159 (com.),<br />

161, 161 a, 165 (com.), 171 (com.), 172 a,<br />

174 (com.), 176 (com.), 181 a (com.),<br />

182, 185 a (com.), 186 (com.), 198 a<br />

(com.), 205 c (com.) → papa<br />

Adriano (Adrianus) Castellesi da Corneto,<br />

cardinale 9 a, 11 a (com.)<br />

Agostino de Monte Maria 79<br />

Agostino de Rocchetta (de Petrutiis de Rocchettis)<br />

213 c<br />

Agostino Dulcius da Venezia (venetus) 165<br />

Alberini (de Alperinis/Ilperini) Giulio 210<br />

– Marcello 194 (com.)<br />

Alberto Pio da Carpi (Albertus/Robertus<br />

de Carpe) 218 a, 220 d (com.)<br />

Albertoni ([Petri Mactei] de Albertonibus),<br />

Battista 140<br />

– Giulio 39, 50 a, 51, 65, 80, 81 a, 85,<br />

86, 90, 93 a, 96, 106 b, 108, 109, 113,<br />

121, 124, 128, 129 a, 130, 136, 137,<br />

138, 140, 151 a, 164, 167, 170 a, 177 b,<br />

220 e, 235<br />

– Ippolito 124, 141 a, 210<br />

– Onofrio 210<br />

Albertus de Carpe → Alberto Pio da Carpi<br />

Alessandro VI, papa 41 a (com.), 56 (com.),<br />

88 (com.), 102* (com.), 131<br />

Alessandro Augustini Maructi (di Vitorchiano?)<br />

107<br />

Alessandro da Montepulciano 225 b<br />

Alessandro Farnese, cardinale (futuro Paolo<br />

III), 140 (com.), 221 → Paolo III<br />

– conclavista → Ludovicus Zephiri<br />

Alessandro Leccami (Alexander Guidonis<br />

de Lechamis) da Lodi 45 a<br />

Aloysius Gebralion 79<br />

Altieri (de Alteriis), Lorenzo 22 (com.)<br />

– Marcantonio 1 a (com.), 3 (com.), 4 a<br />

(com.), 4 b (com.), 6 (com.), 8, 9 a, 10<br />

(com.), 14, 15 b (com.), 17* (com.), 20,<br />

22, 28 a (com.), 29, 30, 30 a, 30 b, 32 b,<br />

32 c, 32 d, 32 e, 33, 34, 41 (com.), 43,<br />

44, 47 a, 56 a (com.), 57* (com.), 69,<br />

70 a, 74 d (com.), 75, 76 b, 81, 82 b<br />

(com.), 91 (com.), 98 a, 104, 105, 107,<br />

113 (com.), 116, 120 a, 124, 130, 133<br />

(com.), 140, 141 (com.), 142* (com.),<br />

144 (com.), 164, 167* (com.), 167, 172 b<br />

(com.), 172 c (com.), 195, 210, 210, 216,<br />

220, 220 e, 230*, 231 b (com.), 233*<br />

(com.), 235, App. Nr. 2<br />

– Mariano 123*, 133 (com.), 210, App.<br />

Nr. 8 (com.)<br />

– Paola di Lorenzo 172 c (com.)<br />

Altobello del fu Gianpaolo de Lechis, comes<br />

Corsice 63 b<br />

Alverus da Porto (Portuensis) 213 c<br />

Amadei → Amodei<br />

Ambrogio Centorione 173 b<br />

Ambrogio Giberti 219 d<br />

Amodei (de Amodeis/de Amadeis/Amadei),<br />

Gaspare 140<br />

– Giacomo 58<br />

– Pierpaolo 122 a, 204 d, 206, App. Nr. 6<br />

Andrea Centolino (Andreas Centolinus) 122<br />

Andrea de Alpicis (Albizzi) 79<br />

05-Indici.pmd 389<br />

08/03/2011, 14.05


390 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Andrea de Barberiis 207 b<br />

Andrea de Roccha Contrada 226<br />

Andrea Doria (de Oria) 237<br />

Andrea Flavio Comneno 223 a (com.)<br />

Andrea Marinus 108<br />

Andrea Palluchius 204 d<br />

Andreas Centolinus → Andrea Centolino<br />

Andreottini, Livia 72 (com.)<br />

Angelo Colocci 79 (com.), 173 b (com.)<br />

Angelo da Barbarano 36, 144, 180 a, 185,<br />

191, 207<br />

Angelo de Confinio 204 d<br />

Angelo del Vantagio da Firenze 218 a<br />

Angelo de Palatiis 36, 144, App. Nr. 7<br />

Angelo (Dovizi) da Bibbiena (de Bibiena)<br />

231 a<br />

Angelo Nobili (de Nobilibus) da Anguillara<br />

79<br />

Angelo (Vecchia) da Barbarano → Angelo<br />

da Barbarano<br />

Antonio, orafo → Antonio Ferrerius<br />

Antonio Balsanus da Ferentino 122<br />

Antonio Bartholinus da Giove (de Jove) 200 b<br />

Antonio Chelinus da Forlì 179<br />

Antonio Colarosso → Antonio Cole Rubei<br />

Antonio Cole Rubei 172 c<br />

Antonio Cyrotinus (Cirotinus) App. Nr. 4<br />

Antonio da Canapina 122<br />

Antonio da Cantalupo (de Julianis) 54 b<br />

Antonio da Sangallo 167* (com.), 233 b<br />

(com.)<br />

Antonio da Siena 194 a<br />

Antonio de Bicione (da Vitorchiano?) 107<br />

Antonio de Cathena 131 (com.)<br />

Antonio de Julianis → Antonio da Cantalupo<br />

Antonio de Peruschis, clericus Neapolitanus<br />

79<br />

Antonio de Picchis da Cerveteri 54 b<br />

Antonio di Gianfrancesco Roccho da Bracciano<br />

79<br />

Antonio Ferrerius (de Ferreriis/de’ Ferrari)<br />

123, 129 a<br />

Antonio Gasparronis (Gasparronus) 154 b,<br />

194 a<br />

Antonio Jacobi .. 54 b<br />

Antonio Lutii 107<br />

Antonio Maria Ciochi del Monte (de Monte/<br />

Montis/de Monte S. Savini) 3 a (com.), 11,<br />

147c, 151 b, 168, 190<br />

Aragona (de Aragonia), Gianluigi (Iohannes<br />

Aloisius) 214*<br />

Arcioni (de Archionibus/de Arcione), Federica<br />

17* (com.)<br />

– Giovanni 7*, 87 a, 78* (com.)<br />

– – eredi 87 a<br />

– Filippo 87 a<br />

– – figli 87 a<br />

Ardinghelli, banco → Giovanni Ardinghelli,<br />

socii<br />

Aretino, poeta 32 a (com.)<br />

Armellini, cardinale → Francesco Armellini<br />

Ascanio Bernardini Aschanii (da Vitorchiano?)<br />

107<br />

Astalli, Antonio 107<br />

– Carlo 140, 208*<br />

– Faustina 176* (com.)<br />

– Francesco 172 c, 210<br />

– Mariano 43 a, 208* (com.)<br />

– Paolo 210, 213 b<br />

– Pietro 35*, 35, 140, 210<br />

Bacarotius (Bacarozius/Bagarotius/de Bacarotiis/de<br />

Bagarotiis), Antonio 50*, 63 a,<br />

65, 74 d, 76 a, 77 b, 124, 126, 133,<br />

141 a<br />

Baccius de Manicolis (Manuelis) da Firenze<br />

197 (com.), 221*<br />

Baldassarre Piscia (Baldassarre Turrini da<br />

Pescia) 32 a<br />

Baldassarre Turrini da Pescia → Baldassare<br />

Piscia<br />

Baldassini, Antonio 171<br />

– Gaspare 171<br />

– Giambattista 171<br />

– Melchiorre (Melchio) 77 b (com.), 134,<br />

167*, 171, 173 b (com.), 174, 187<br />

Baratta (de Baractis/Baracta), Matteo 10,<br />

65, 70 c, 107 a, 140<br />

Barbarini (Barbarinus [de Catellinis]/de<br />

Barbarinis), Silvestro 107 a, 202*, 204 a,<br />

210, 214*, 220 e<br />

– Marcello 140<br />

– Tommaso 16 (com.)<br />

Bardelli (de Bardellis), Giovanni 4, 6, 37<br />

Barisani (de Barisanis/Barisanus), Giovanni<br />

99 a, 160 a<br />

– Marsilio 99 a, 119, 135, 154 b, 160 a,<br />

194 a, 217, 219 a, 230 c<br />

05-Indici.pmd 390<br />

08/03/2011, 14.05


Barnaba, marchese di Malaspina (Bernabò<br />

Malaspina di Pavia) 112<br />

Bartolomeo, mandatarius 194<br />

Bartolomeo da Montefiascone 185<br />

Bartolomeo de Palma 140<br />

Bartolomeo de Pichinutiis (Pighinuzzi) da<br />

Pietrasanta 79<br />

Bartolomeo Del Vantaggio 218 a (com.)<br />

Bartolomeo di Francesco Nutii alias Baccio<br />

da Firenze 197, 221* (com.)<br />

Bartolomeo Doria (de Oria) 235<br />

Bartolomeo Pighinuzzi → Bartolomeo de<br />

Pichinutiis<br />

Bartolomeo Rambotti (Ramboctus) 191 a,<br />

194 a<br />

– socii 191 a<br />

Bartolomeo Spica da Montefalcone 179<br />

Bartolomeo Zonus da Venezia 151<br />

Bastardelli, famiglia 230 c (com.)<br />

Bastardelli (alias de Florentia/de Alzarellis<br />

de Florentia), Giulio 152, 154 b, 227,<br />

230 c, 231 (com.)<br />

Beatrix de Leon, badessa 81 a (com.)<br />

Befanus Luce da Barbarano 218 c<br />

Beltrandus de Clericis 165<br />

Benimbene (Bene in Bene/Beneimbene), Bartolomeo<br />

57*, 63, 67, 68, App. Nr. 4<br />

Benzoni (Venzonus), Girolamo 50, 64, 67,<br />

69, 70, 70 b, 88<br />

Bernabò Malaspina da Pavia → Barnaba<br />

Bernardetto di Averardo de’ Medici 236 b<br />

(com.)<br />

Bernardino, capitaneus di Tor di Nona 79<br />

Bernardino da Imola 207 b<br />

Bernardino da Urbino (Urbinas) 173 b, 213 b,<br />

225 b<br />

Bernardino de Carvajal, cardinale (de Sancta<br />

Cruce) 157<br />

Bernardino de Planis da Orte 220 d<br />

Bernardino Galloppini da Vitorchiano 237 a<br />

Bernardino la Zeccha 210<br />

Bernardino Pimpinella 122<br />

Bernardino Urbinas → Bernardino da Urbino<br />

Bernardo, medico 213 c<br />

Bernardo Bracci (Braccius/de Brachiis) da<br />

Firenze 233 a<br />

– socii 233 a (com.)<br />

Bernardo de Sanctis da Rieti 26 a<br />

Bernardo Dovizi (detto il Bibbiena), cardina-<br />

INDICE DELLE PERSONE<br />

391<br />

le (di S. Maria in Porticu), nepos → Angelo<br />

Dovizi de Bibiena<br />

Bernardo Verazzani (de Verrazanis) da Firenze<br />

2 (com.), 52 a (com.), 95, 101,<br />

101 b, 134<br />

Biagio da Montepulciano 225 b<br />

Biagio Perinus (Biasio Perrini) da Firenze<br />

200 b<br />

Biondo (Blondus), Flavio, umanista 10 (com.)<br />

– Francesco 10<br />

– Paolo 10 (com.)<br />

Blancus da Lucca 70 b<br />

Boccabella, Giacomo di Carlo 34, 44,<br />

117, 121, 129, 132 a, 135, 136, 139,<br />

141 a, 142 a, 143 b, 146, 147c, 149,<br />

151 b, 152, 153, 154 a, 156 b, 157 c,<br />

158, 161, 165 b, 166, 167, 169, 170 b,<br />

171, 172, 172 c, 173 b, 175, 176, 179 d,<br />

181 b, 183, 185 a, 188, 189, 191 a,<br />

191, 194 (com.), 196, 197 a, 199 a,<br />

200 b, 202 b, 203, 204 d, 205 c, 206,<br />

206 b, 208 a, 210, 215, 216, 221 a,<br />

222 c<br />

Boccacci → de Buccatiis<br />

Boccamazza, Domenico 52 (com.), 140,<br />

179 b, 179 c, 210<br />

– Faustina 176* (com.)<br />

– Girolamo 172 c, 210<br />

Boccapaduli, Antonio 37, 43, 44, 50*, 72 a,<br />

80, 81 a, 114, 136, 218 b<br />

– Domenico 140, 214*, 220 e<br />

– Evangelista 1, 1 a, 10, 45, 90, 107, 107 a,<br />

113, 116, 117, 131 a, 132, 132 a, 136,<br />

141, 210, 211 d, 230*, 237 c (com.)<br />

Bonatti (de Bonactis), Alessandro 12, 15 b,<br />

18, 140, 161<br />

– Guido 12 (com.)<br />

Bonaventura, Giulio 210<br />

Bondi (de Bondiis), (Giam)battista 195*, 201,<br />

202 a<br />

Boni, Giambattista 72 a<br />

Bonifacio VIII, papa 110 a (com.)<br />

Bonifacio Donati Fatii da Firenze 2 (com.),<br />

12, 15 (com.), 15 b (com.)<br />

– socii 12<br />

Branca (de Brancis), Francesco 57, 65, 67<br />

(com.), 74 d, 84, 87 b, 90, 96, 97,<br />

102*, 106 b, 107 a, 109, 116, 119, 124,<br />

127, 128, 133, 141, 141 a, 144, 146,<br />

157 c, 167*, 170 b, 173, 173 a, 195, 203<br />

05-Indici.pmd 391<br />

08/03/2011, 14.05


392 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Brancaleone de Ruberteschis da Orte 204 d<br />

Bucceia (de Cagnonibus) (de Bucceis), Giacomo<br />

55, 59, 136, 154 a, 172 c, 195*,<br />

200, 201, 202 a<br />

Buonauguri (de Bonis Auguriis), Bernardino<br />

78*, 202*, 205 b, 210<br />

– Giangiacomo 109*<br />

Caffarelli, Francesco 1, 1 a, 10, 21, 22, 24,<br />

27, 29, 34, 88 f, 89 b, 106, 110 a (com.),<br />

140, 141 a, 156*, 161 a, App. Nr. 9<br />

– Gianandrea 22<br />

– Giampiero 60, 63, 140, 144, 177 b<br />

(com.), 230*<br />

– Pietro 72 a<br />

Calisto III, papa 166 b (com.)<br />

Callisto Amodeus 79, 131 (com.)<br />

Calvi (Calvi/de Calvis), Francesco 2, 22,<br />

30 a, 210<br />

Camillo da Ser Roberto → Camillo Rubertinus<br />

Camillo de Valdambrinis da Arezzo 205 c<br />

Camillo Pietro Spinelli (Cammillus Petrus<br />

de Spinelis) 181 a (com.)<br />

Camillo Rubertinus (da Ser Roberto) 200 b<br />

Camillo Stefani da Magliano 157 a<br />

Campeggio, cardinale → Lorenzo Campeggi<br />

Capizucchi, Cristoforo 144, 145 c<br />

– Emilio 133 (com.), 135, 138 a, 141, 141 a<br />

– Giambattista 210<br />

– Marcello 140<br />

Capocci (de Capoccinis), Mariano 58,<br />

139 a, 140, 141 a, App. Nr. 4<br />

– Tommaso 141<br />

Capodiferro (de Capiteferreo) → Maddaleni<br />

Capodiferro<br />

– Raimondo 1, 10, 12 (com.), 141 a, 142*,<br />

206, 210, 216, 220 e, 231 (com.), 235<br />

Capogalli, Giacomo 172 c<br />

Capotosti (Capitis Tosti), Alessio 32 c<br />

Capranica (de Capranica), famiglia 50 (com.)<br />

– Stefano 213 b, 233*<br />

Carboni, Stefano 109*, 141, 144<br />

Cardelli, Giulio 206<br />

Carlo V, imperatore 81 a (com.), 208* (com.)<br />

Carlo III di Borbone 223 a (com.)<br />

Carlo Gamberus (Gambarus) 218 a<br />

Carlo Zanobi de’ Albizzi da Firenze 45 a<br />

Carosi (de Carusiis/de Carosiis), Andrea 30 b<br />

– Giustino 63, 63 a, 90, 162 b, 182*, 189,<br />

194 (com.), 210, App. Nr. 8<br />

Casali (Casalius/de Casalibus), Battista 35*<br />

(com.)<br />

– Matteo 35*, 39, 210<br />

– Raffaele 20, 41 a (com.), 74 b, 110 a<br />

(com.), 125, 132, 144, 176*, 182 a, 193 a,<br />

210, 213 b, 216, App. Nr. 2, App. Nr. 11,<br />

App. Nr. 11 a, App. Nr. 12<br />

Castellani (de Castellanis), Francesco 7*,<br />

15, 159<br />

– Giulio 11 a (com.)<br />

– Mariano 9 a, 63, 70 b (com.), 74 c (com.),<br />

90, 98 a, 99 a, 130, 131 (com.), 133<br />

(com.), 135, 136, 137, 138 a, 141, 144,<br />

155, 167, 202 b, 210, 213 b, 216<br />

––filius naturalis 60, 63 → Ottaviano<br />

Castellani<br />

– Ottaviano (Octavianus) 60 (com.), 63 (com.),<br />

230* (com.)<br />

Castroni (de Castronibus), Girolamo 29, 36,<br />

96, 101 b, 109, 152, 194 (com.), 194 a,<br />

213 d, 214 a, 218 b, 218 c, 219 d,<br />

221 a, 222 c, 223, 228, 229, 232 d, 233 b,<br />

234, App. Nr. 10, App. Nr. 11, App. Nr.<br />

11 a, App. Nr. 12 a<br />

Caterina Cornaro, regina di Cipro 101<br />

(com.)<br />

Catherinus da Norcia 179<br />

Cavalieri (de Militibus), Bernardino 4 a (com.)<br />

– Mario 140<br />

Cecco de Picchis da Cerveteri 54 b<br />

Cenci, ramo degli Spannocchi 227* (com.)<br />

→ de Spanocchiis<br />

– Camillo 140<br />

– Francesco 105, 110, 124, 132, 141, 141 a,<br />

144, 210, 216, 229, 230, 233*<br />

– Giacomo 156*<br />

– Virgilio 210<br />

Cerroni (de Cerronibus), Giambattista 210<br />

– Mario 7, 9 a, 20, 26, 28, 30 a, 35, 40,<br />

42, 43, 43 b<br />

Cesare Borgia (cardinale di S. Maria Nova),<br />

familiaris 70 c (com.) → Giampaolo Scalibastri<br />

Cesarini, cardinale 181 a (com.)<br />

– Giangiorgio 41, 124, 149, 188, App. Nr. 2<br />

Cesi (de Cesis [Medices]/Medices de Cesis),<br />

Angelo (di Pietro) 77 b, 92, 95,<br />

100, 101, 102, 103, 107, 114, 124, 127,<br />

05-Indici.pmd 392<br />

08/03/2011, 14.05


128, 130, 133 a, 150, 153, 154, 154 b,<br />

155, 156, 157, 158, 159, 160, 161 a,<br />

165, 165 b, 167, 170, 172, 177, 182,<br />

200, 203, 203 a, 204, 204 a, 206 a, 231,<br />

234, 237, App. Nr. 8, App. Nr. 10, App.<br />

Nr. 11, App. Nr. 12<br />

– – figlio 77 b<br />

– Federico, cardinale 77 b (com.)<br />

– Paolo Emilio, cardinale 77 b (com.)<br />

– Ippolito 147c<br />

– Pietro Cesi 77 b (com.)<br />

Christoforus Ciotti → Cristoforo da Vitorchiano<br />

Christophe Longueil → Cristoforus Longolius<br />

Cicchini, Domitius 136<br />

Clemente VII, papa 12 (com.), 45 a (com.),<br />

82* (com.), 91 (com.), 171 (com.), 181 a<br />

(com.), 189, 193, 194 (com.), 198 a<br />

(com.), 203, 204 a (com.), 205 b, 210<br />

(com.), 218 a (com.), 219 d (com.), 230 c<br />

(com.) → papa<br />

Cola Johannes .. notaio 54 b<br />

Cole Io[h]annis, Paolo 9 a, 21*<br />

– Stefano 2<br />

Colonna (domus Columnensium) 12 (com.),<br />

35, 56 a (com.), 79 (com.), 88 f (com.),<br />

188<br />

– – ramo di Genazzano-Paliano 149 (com.)<br />

– – ramo di Palestrina 149 (com.)<br />

– Alessandro 149<br />

– Ascanio 149<br />

– cardinale → Jacopo Colonna, Pompeo Colonna,<br />

Prospero Colonna<br />

– Jacopo 35 (com.)<br />

– Pompeo, cardinale 79<br />

– Prospero, cardinale 88 f<br />

– Prospero 35<br />

Coluccio da Velletri 70 b<br />

Constantinus Magnus, heres 223 a<br />

Conti (de Comitibus), Stefano 147 d, 149<br />

Coroni (de Coronis), Francesco 20<br />

– Giambattista 11, 162 b<br />

– Lorenzo 15 a (com.), 20, 95<br />

– Saba 7, 11<br />

– Sanus 15 a (com.), 82*, 124, 131 a, 169,<br />

179 a, App. Nr. 6, App. Nr. 8 (com.)<br />

Corrado Manlius da Milano 46 (com.)<br />

Corsi, Pietro → Curtius, Pietro<br />

Cortesi (Cortesius/de Cortesiis), Giacomo<br />

INDICE DELLE PERSONE<br />

393<br />

132, App. Nr. 7<br />

Cosmus Farascione (Farasonus) da Magliano<br />

220 d<br />

Costantino Lascaris, grecista 223 a (com.)<br />

Crescenzi, Crescenzio 210<br />

– Lorenzo 11 a (com.), 32 (com.), 90 (com.),<br />

107 a, 176*, 202*, 204, App. Nr. 8<br />

– Marcantonio 27 (com.), 30 b, 34, 139 (com.),<br />

215<br />

– Mario 35 a (com.), 144<br />

– Pierpaolo 210<br />

– Stefano 199 (com.)<br />

– Virgilio 136<br />

Cristoforo Bosca da Alessandria (Alexandrinus)<br />

200 b<br />

Cristoforo da Vitorchiano (Christoforus<br />

Ciotti) 36, 177 (com.)<br />

Cristoforo Hieronymi domini Pauli 31 (com.)<br />

Cristoforo Pagnano (Pagnanus/de Pagnanis)<br />

97, 101 b, 109<br />

– socii 101 b<br />

Cristoforus (Longolius) gallus (Christophe<br />

Longueil) 9 a (com.), 60 a (com.), 70 b, 74 c,<br />

79 (com.), 92 (com.)<br />

Curtius, Pietro 173 b<br />

d’Acquasparta (de Aquasparta) → de Comitibus<br />

d’Acquasparta<br />

Damianus, medico 172<br />

de Albertescis → Salomoni, Stefanucci<br />

de Allis → Lalli<br />

de Alzatellis, Giulio 173 b, 190, 192 a, 193 b,<br />

196, 198 a, 210, 211 d, 223, 224<br />

de Ambularia, Mattia 36<br />

de Archionibus → Arcioni<br />

de Arnannis, Stefano App. Nr. 4<br />

de Bacarotiis → Bacarotius<br />

de Bardellis → Bardelli<br />

de Barisanis → Barisani<br />

de Bondiis → Bondi<br />

de Bonis Auguriis → Buonauguri<br />

de Brancis → Branca<br />

de Bubalis → Del Bufalo<br />

de Buccatiis (Boccacci), Agostino 36<br />

de Bucceis → Bucceia de Cagnonibus<br />

de Bucchinis, Simone 34<br />

de Butiis, Francesco 50*, 210<br />

de Cagnonibus → Bucceia de Cagnonibus<br />

de Calvis → Calvi<br />

de Campolis, Lorenzo 30 b<br />

05-Indici.pmd 393<br />

08/03/2011, 14.05


394 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

de Capoccinis → Capocci<br />

de Capranica → Capranica<br />

de Carusiis → Carosi<br />

de Casalibus → Casali<br />

de Castellanis → Castellani<br />

de Castronibus → Castroni<br />

de Cenis, Girolamo 166<br />

de Cherubinis, Marcello 210<br />

de Cinquinis, Pietro 171<br />

de Coccinis, Giambattista 200<br />

de Colatiis, Cola 210<br />

de Comitibus d’Acquasparta (de Aquasparta),<br />

Prospero 36, 82*, 109, 125, 128,<br />

144, 210<br />

– Giacomo Antonio 195*, 201, 202 a<br />

de Coppariis, Girolamo 140<br />

de Cortesiis → Cortesi<br />

de Damianis, Lorenzo 161 a<br />

de Egiptiis, Sebastiano 54<br />

de Fano, Ulisse App. Nr. 8 (com.)<br />

de Federicis → Federici<br />

de Ferrazolis, <strong>Marco</strong> 140<br />

de Finis, Pietro 25 a (com.)<br />

de Fredis, Federico 12 (com.)<br />

– Felice 12, 51, 58 a, 82 a (com.)<br />

de Frigepanibus → Frangipane<br />

de Gazonibus da Jesi (de Esio), Gaspare<br />

125, 144<br />

de Grana (de Granis) → Grana<br />

de Grifoni → Grifoni<br />

de Guidonibus → Jacottoli<br />

de Iacobaciis → Jacovacci<br />

de Iacottolis (de Jacottolis) → Jacottoli<br />

de Iannellis → Giannelli<br />

de Insula, <strong>Marco</strong> 38<br />

de Janziis (de Ianziis/de Jantiis), Francesco<br />

13, 69*, 78 a<br />

– Giovanni Francesco 10, 138 (com.)<br />

– Mattuccio (Mactutius) 83 c (com.), 136,<br />

138, 151 a, 152, 163, 220 b (com.), 225 b<br />

de Justinis → Girolamo Giustini<br />

de Juvenalibus → Giovenale<br />

de La Cerasa, famiglia 81 a (com.)<br />

de la Zaccara, .. → de Zaccaris, Gabriele<br />

de Lallis → Lalli<br />

de Leis, Vincenzo 50*, 210<br />

de Lenis → Leni<br />

de Leonibus → Leoni<br />

de Loctis → Lotti<br />

de Lutis, Lutus/Lutius 129 a, 131 (com.)<br />

de Macteis → Mattei<br />

de Mactutiis → Mattuzzi<br />

de Maddalenis → Maddaleni Capodiferro<br />

de Magistris, Cesare 102*, 140<br />

de Maloaça, .. App. Nr. 8<br />

de Mancinis → Mancini<br />

de Manliis → Manili<br />

de Mantacis (de Mantaco/de Matacis) →<br />

Mantaco<br />

de Marazinis, Niccolò 23 (com.)<br />

de Marchesiis (de Marchensibus), Gianfilippo<br />

53 b, 154 b, 194 a<br />

de Marestallis, Gianfrancesco 140<br />

de Marganis → Margani<br />

de Mectis, Domenico 107<br />

de Mentebona → Mentebuona<br />

de Meriliis → Merili<br />

de Mochis → Mochi<br />

de Molaria, Mattia 133 (com.), 135, 136,<br />

137, 138 a, 141, 141 a, App. Nr. 7<br />

de Mucantibus (Mucanzio), Francesco 93 a,<br />

App. Nr. 7<br />

de Muscinis, Francesco 90<br />

de Mutianis (Musciani/Mutianus), Francesco<br />

64<br />

– Alessandro 64 (com.)<br />

– Camillo 64 (com.)<br />

– Luca 48, 64, 100, 101 b, 102, 103, 109,<br />

118, 130, 134, 138, 139, 143 b, 144, 145 c,<br />

174 a, 175, 179 a, 181 b, 186, 205 c, 214 a,<br />

216, App. Nr. 4<br />

de Mutis → Muti<br />

de Mutis aliter de Pappaccuris → Muti<br />

Papazurri<br />

de Nigris → Negri<br />

de Normandis → Normanni<br />

de Nunez, Antonio 221*<br />

de Odeschis, Niccolò 166<br />

de Palinis → Palini<br />

de Palatiis, Angelo → Angelo de Palatiis<br />

de Palonibus → Paloni<br />

de Palosiis → Palosci<br />

de Palozellis, Giordano 231 a<br />

de Pontianis, Francesca, beata → Francesca<br />

Romana<br />

de Paulinis → Paolini<br />

de Peraziis, Ettore 140<br />

de Peruschis → Peruschi<br />

de Philippinis → Filippi<br />

de Philippuciis (de Philipputiis), Tommaso 83 c,<br />

210, 233*, 234<br />

de Piccionibus → Piccioni<br />

05-Indici.pmd 394<br />

08/03/2011, 14.05


de Pinis → Pini<br />

de Pirronibus → Pirroni<br />

de Porris, Giangiacomo 194 a, 213 c<br />

de Potiis, Mariano 11<br />

de Puritatis, Giovanni 228 (com.)<br />

– Paolo 136, 228<br />

de Riciis → Ricci<br />

de Romaulis → Romauli<br />

de Rubeis, Paolo 210 a, 228 a<br />

de Rutiliis → Rutili<br />

de Salamonibus → Salomoni<br />

de Sancta Cruce → Santacroce<br />

de Sanctinis, Giulio 140<br />

– Pierpaolo 140<br />

de Salvectis, Antonio 13<br />

de Saxis → Sassi<br />

de Scappuciis/de Scaputiis → Scappucci<br />

de Scarsis (Scarsius), Ippolito 78 a, 81, 107,<br />

109, 124, 128, 135, 136, 138, 144, 151<br />

b (com.), 154 b, 165 b, 172, 174 a, 178<br />

b, 187 a, 194, 204, 213 a (com.), 219<br />

b, 231 (com.), 231 b, 236 b, App. Nr. 9<br />

de Siconcellis → Siconcelli<br />

de Sinebarbis, Antimo 206<br />

– Francesco 206 (com.)<br />

de Spanocchiis, Francesco 227*<br />

de Stefanuciis → Stefanucci<br />

de Stronconibus → Stronconus<br />

de Stroziis → Strozzi<br />

de Subactariis, Girolamo 210<br />

– Gregorio 140<br />

de Taris → Tari<br />

de Thebaldis → Tebaldi<br />

de Thebolis, Girolamo 210<br />

de T(h)eodericis, Giambattista 202*, 204 a,<br />

205, 206<br />

de T(h)eolis → Teoli<br />

de Torquatis, Evangelista 110 a, 113, 130,<br />

152, 218 c<br />

de Ursis, Marcello 11 a (com.)<br />

de Ursinis de Tuffia, Gianpaolo 144, 230*<br />

de Valeranis → Valerani<br />

de Valle → Della Valle<br />

de Vannectis, Luca 156<br />

de Varis → Vari<br />

de Vellis, .. App. Nr. 8<br />

de Vestris, Mattia 107<br />

de Veteranis/de Veteribus → Veterani<br />

de Victoriis → Vittori<br />

de Villa, Felice 149, 210, App. Nr. 7<br />

INDICE DELLE PERSONE<br />

395<br />

de Vincentiis, Pietro 82 b, 84<br />

de Zaccaris, Gabriele (.. de la Zaccara) 154 b,<br />

180<br />

de Zoccolis → Zoccoli<br />

Deiophebus da Ascoli 179<br />

Del Bufalo (de Bubalis), Antonio 65, 67, 74 d,<br />

125, 141 a, 144, 210, 216, 235<br />

– Bernardino 44*, 206, 210<br />

Del Drago (de Draco, Draconis), Antonio<br />

10, 18, 67<br />

del Monte (de Monte/Montis), cardinale → Antonio<br />

Maria Ciochi del Monte<br />

Del Vantaggio di Firenze, famiglia 218 a (com.)<br />

Della Valle (de Valle), famiglia 50 (com.)<br />

– Andrea, cardinale 12 (com.), 79<br />

––procurator → Francesco da Lucca<br />

– Bartolomeo 2 (com.), 4 (com.), 4 a (com.),<br />

12, 27, 28, 30, 30 b, 34, 35, 43, 43 a, 44, 55,<br />

60 a (com.), 63 a, 69, 72 a, 73, 74 b, 78,<br />

90, 137, 142* (com.), 147c, 148 c, 151 b,<br />

161 (com.), 161 a, 161 b, 173, 174, 193<br />

(com.), 196 (com.), 205 a, 206 a, 202 a,<br />

204 a, 204 b, 225, 231 (com.), 233 (com.),<br />

App. Nr. 9<br />

––socii 12 (com.), 60 a (com.), 147 c, 161 a,<br />

161 b, 202 a, 204 b, 205 a, 206 a →<br />

Filippo Ridolfi<br />

– Francesca di Filippo 141 (com.)<br />

– Giulio 140<br />

– Lorenzo Stefano 7*<br />

Dirk Adriani detto Hezius → Theodericus<br />

Domenico da Vitorchiano 177 (com.), 181 b<br />

Domenico del Vantagio da Firenze 218 a<br />

Domenico di Giovanni de Amis da Bologna 97,<br />

108, 109, 135<br />

Dominicus Pauli domini Angeli 31 (com.)<br />

Dominicus Valentinus (de Per.[usio]) 213 c<br />

Doria, famiglia di Genova 235 (com.)<br />

Egidio da Ronciglione (de Rociliono) (Egidius<br />

de Fabiis) 220 d<br />

Egidio da Viterbo, cardinale 21* (com.)<br />

Egidius de Fabiis → Egidio da Ronciglione<br />

Emiliano .. 32 e<br />

Emilio de Blancis 101 a, 106 b (com.),<br />

120 (com.)<br />

Enea de Grassis 108<br />

Enrico VIII, re d’Inghilterra 226 (com.)<br />

Erasmo da Rotterdam, umanista 21* (com.),<br />

165 (com.)<br />

05-Indici.pmd 395<br />

08/03/2011, 14.05


396 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Ercole (de Togninis) da Modena 181 a<br />

Étienne Guilleret de Lunéville 110 a (com.)<br />

Eugenio IV, papa 78 a (com.)<br />

Eugenio, figlio del re di Cipro 101 (com.)<br />

Eunufrius (Onofrio) 143 b<br />

Fabi (de Fabiis), Francesco 1*, 10, 42, 66 b<br />

– Giambattista 66 b, 82*, 97, 140, 210<br />

– Nofrio 107 a<br />

– Paolo 107<br />

– Pietro 53, 78*, 107, 107 a, 108, 109, 116,<br />

128, 131 a, 132 a, 136, 137, 144, 150,<br />

182*, 206, 210, App. Nr. 7<br />

– Stefano 133, 136, 137, 138 a, 141, 141 a<br />

Fabiano dall’Aquila (de Aquila) 122<br />

Federici (de Federicis), Pietro 123*, 133 (com.),<br />

136, 210, 237 c (com.), App. Nr. 8<br />

Federico da San Severino, cardinale 23<br />

Felici, Gregorio 140<br />

Felix Trophinus (Felice Trofino da Bologna)<br />

205 c<br />

Ferdinando da Palermo 45 a<br />

Ferdinando Ponzetti (Ponzettus), cardinale<br />

31 (com.), 133, 147c, 151 b<br />

Fi<strong>liber</strong>ta di Savoia, moglie di Giuliano de’<br />

Medici 6 (com.)<br />

Filippi (de Philippinis), Mario 162 b, 199 a<br />

Filippo, notarius curie camere apostolice App.<br />

Nr. 7<br />

Filippo de Lutiis da Sutri 79<br />

Filippo Grippari da Messina 122<br />

Filippo Ridolfi 151 b (com.)<br />

Filippo Strozzi (Philippus de Strozis) 12 (com.),<br />

60 a (com.), 139 (com.), 151 b (com.),<br />

161 (com.), 161 a (com.), 207 b<br />

– socii 151 b (com.)<br />

Floridus Bunsseti (Bussetti) (Floride Brisset)<br />

213 c, App. Nr. 7<br />

Francesca (Francesca Bussa in<br />

Ponziani) 111 a<br />

Francesco I, re di Francia 6 (com.), 14 (com.),<br />

19 (com.)<br />

Francesco Armellini, cardinale (di S. Callisto)<br />

47 (com.), 48, 50, 59, 60 b, 84, 103,<br />

106 (com.), 123 (com.), 179 a (com.),<br />

204 a, 204 b, 205 a, 206 a, 233 a (com.)<br />

→ cardinale camerlengo<br />

– servitor → Liberato da Norcia<br />

Francesco Comestabile da Alatri 32 d<br />

Francesco Crivelli de Rubiera 232 a<br />

Francesco Cybo 8<br />

– moglie → Maddalena de’ Medici<br />

Francesco da Lucca 207 b<br />

Francesco da Prato 165<br />

Francesco de Cole Pauli (Francesco de Paulis)<br />

da Velletri 54 b<br />

Francesco de Guarneriis 38 a<br />

Francesco de Pallavicinis 54 b<br />

– fratello → Vincenzo de Pallavicinis<br />

Francesco de Paulis di Velletri → Francesco<br />

Cole Pauli<br />

Francesco de Rubeis da Assisi 181 a<br />

Francesco de Semio → Francesco Simii<br />

Francesco del Vantagio da Firenze 218 a<br />

Francesco (Fusconi) da Norcia (de Nursia),<br />

medico 172<br />

Francesco Maria (Della Rovere), duca d’Urbino<br />

49<br />

Francesco Nobili da Anguillara 79<br />

Francesco Parmerius (Palmerius) 220 d<br />

Francesco Petri Lanciani, marescallus senatoris<br />

Urbis<br />

Francesco Pisano (cardinalis Pisanus), cardinale<br />

211 d<br />

Francesco Salamandra da Siena 207 b<br />

Francesco Soderini, cardinale (cardinalis Vulterre)<br />

17 (com.), 95 (com.), 146 (com.),<br />

186<br />

Francesco Tancredi da Napoli 220 d<br />

Francesco Thomasius 231 (com.)<br />

Francesco Uberti profumerii 200 b<br />

Francesco Verius da Orvieto 213 c<br />

Francino (Michael) 181 a (com.), 204 a<br />

Francischinus 106 a<br />

Franciscus de Anguillaria 79 (com.) → Francesco<br />

Nobili da Anguillara<br />

Franciscus de Vellitris 54 b (com.)<br />

Franciscus Ursin 172<br />

Frangipane (de Frigepanibus), Antonio 67, 68,<br />

74 a, 140, 210, 230, 235, App. Nr. 5 (com.)<br />

– Curzio 140<br />

– Giacomo 4 a (com.), 9 a, 20, 51, 68 a,<br />

74 b, 75, 81, 105, 124, 125, 130, 133<br />

(com.), 135, 136, 137, 138 a, 141, 141 a,<br />

144, 167*, 206, 210, 216, 233* (com.)<br />

– Girolamo 140<br />

– Mario 140<br />

Fulvii (Fulvius), Mario 7, 123*, 131, 133,<br />

138, 138 a<br />

Funari, Angelotia 206 (com.)<br />

– Antonio di Paolo 206 (com.)<br />

05-Indici.pmd 396<br />

08/03/2011, 14.05


Gabrieli (Gabrielis/de Gabrielis), Angelo 53,<br />

64<br />

– Biagio (Blasius) 194 a<br />

Gaddi (illi de Gadis [di Firenze]) 232 c<br />

→ Luigi Gaddi<br />

Galeotto Ferretius 21 (com.)<br />

Galgani, Mariano 110 a (com.)<br />

Gallo (Gallus), Paolo 217<br />

Galloppinus da Vitorchiano 17<br />

Gasparis, Pietro App. Nr. 11 a, App. Nr. 12 a<br />

Genesius da Prato 207 b<br />

Gentile Saxolus da Gualdo Tadino (de Gualdo)<br />

200 b<br />

Georg Dontelberg (Georgius de Dommelberch)<br />

171<br />

Georg Sauermann → Georgius Sauromanus<br />

Georgius Sauromanus (Georg Sauermann)<br />

220 d<br />

Gerius Valdambrinus di Arezzo 205 c (com.)<br />

Giacomo II di Lusignano, re di Cipro 101 (com.)<br />

Giacomo Cambius (de Cambiis) da Firenze<br />

2 (com.), 161 a, 204 a, 206 a, App. Nr. 9<br />

Giacomo da Mantova 122<br />

Giacomo da Perugia 84<br />

Giacomo de Castello 207 b<br />

Giacomo de Comitibus → de Comitibus,<br />

Giacomo Antonio<br />

Giacomo de Liberatis 79<br />

Giacomo di Bartolomeo da Brescia (de Brisia)<br />

45 a<br />

Giacomo domini Nicolai 5, 6 a, 30 b, 40<br />

Giacomo Liricus 199 (com.)<br />

Giacomo Negri da Bologna 9 a (com.)<br />

Giacomo Rucellai 24 (com.)<br />

Giacomo Strozzi, eredi del fu App. Nr. 9<br />

Giambattista, medicus 197<br />

Giambattista, trombonus 213 d<br />

Giambattista Cybo 8 (com.)<br />

Giambattista da Genova 194 a<br />

Giambattista de Ecclesia 57<br />

Giambattista de Sulimandis (de Sulimannis Solimandi<br />

Solimandus/Solimannus) da Magliano,<br />

17, 62, 63 a, 63 b, 70 c, 157 a, App. Nr. 5<br />

Giambattista de Tuffia 90<br />

Giambattista Galerata 213 c<br />

Giambattista magistri Petri da Marino (de Mareno)<br />

122<br />

Giambattista Pauli Lelli 11<br />

Giambattista Solimandi da Magliano →<br />

Giambattista de Sulimandis<br />

INDICE DELLE PERSONE<br />

397<br />

Gianangelo de Monte 207 b<br />

Gianfrancesco Farnese, duca di Parma 223 a<br />

(com.)<br />

Gianfrancesco Valerius da Venezia (venetus)<br />

200 b<br />

Giangiacomo de Comitibus 64<br />

Gianluigi (Johannes Aloisius) Britius 204 d<br />

Gianmaria da Reggio 226<br />

Gian Matteo Franchi de Gibertis (Giberti<br />

da Palermo) 45 a, 74 c (com.)<br />

Giannelli (de Iannellis [de Vulgaminibus]),<br />

Giovanni Agostino 7*, 11 a (com.), 32<br />

(com.)<br />

Giano (Johannes) Lascaris, grecista 101<br />

(com.), 223 a (com.)<br />

Gianpaolo Thomarisius (de Thomarisa) da<br />

Barbarano 212, 218 c<br />

Gianpiero, trombonista 213 d<br />

Gigli (Lilius), Giambattista 75, 126, 127,<br />

128, 198, 206, 210, 231 (com.), 231 b<br />

– Girolamo 198<br />

Gilius Augustini da Vitorchiano 237 a<br />

Giordano Jacobi Hieronymi 20<br />

Giovanni, figlio del re di Cipro 101 (com.)<br />

Giovanni Antonio Venzoni 211 c<br />

Giovanni Apollonii da Barbarano 218 c<br />

Giovanni Ardinghelli (Ardingellus/Ardingerius/de<br />

Ardingellis) da Firenze 1 (com.),<br />

2 (com.), 15 (com.), 15 b (com.), 16, 37,<br />

38, 82 a, 74 (com.), 85, 135, 204 a,<br />

230 a, 234<br />

– socii (banco) 16 (com.)<br />

Giovanni Bernardino da Tivoli 162<br />

Giovanni de Claramonte 122<br />

Giovanni de Scarparia 131 (com.)<br />

Giovanni del Vantagio da Firenze 218 a<br />

Giovanni di Pietrangelo de Peruschis da Valmontone<br />

79<br />

Giovanni Francigena (di Vitorchiano?) 122 a<br />

Giovanni Frumentus App. Nr. 7<br />

Giovanni Lazzaro de Magistris detto Serapica<br />

32 a<br />

Giovanni Ruffi Theodoli da Forlì (Ruffo<br />

Teodoli da Forlì) 165<br />

Giovanni Syculus de Ursinis placitanus<br />

(Johannes Guadagnus de Ursinis Siculus<br />

Placitanus) 197<br />

Giovanni Stefano de Cannellis de Montemagno<br />

23 (com.)<br />

Giovenale (de Juvenalibus), Andrea 68 a<br />

05-Indici.pmd 397<br />

08/03/2011, 14.05


398 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

– Giuliano 57*, 57, 69, 107 a, 124, 128, 130,<br />

136, 169, 170 a, 171, 206, 210, 210 a,<br />

216, 231 (com.)<br />

Girolamo (Accoramboni) da Gubbio 172<br />

Girolamo Aleandro, cardinale 178 b<br />

Girolamo Beltrandi 235<br />

Girolamo da Leonessa 197<br />

Girolamo da Pontecorvo 97, 101 a, 101 b<br />

Girolamo de Paula 108<br />

Girolamo Ferreus da Imola 220 d<br />

Girolamo Ghinucci (de Ginnuciis), cardinale<br />

165<br />

Girolamo Salvius da Foligno 197<br />

Giuliano de’ Medici 6, 21* (com.), 44, 113<br />

(com.), 133 (com.), 196 (com.)<br />

– moglie 6<br />

Giuliano Diomedes (Diomedis) 136, 210<br />

Giuliano Tornabuoni, vescovo di Saluzzo<br />

108 (com.)<br />

Giulio II, papa 1 a (com.), 9 a (com.), 10<br />

(com.), 12 (com.), 21* (com.), 36, 42<br />

(com.), 43 a (com.), 45 a (com.), 56 a<br />

(com.), 64 (com.), 66 b (com.), 90 (com.),<br />

91, 103 (com.), 131, 161 b (com.)<br />

Giulio III, papa 81 a (com.)<br />

Giulio (Bruni) da Magliano 17, 62<br />

Giulio Cesare da Ferentino 226<br />

Giulio de Alzarellis de Florentia → Bastardelli,<br />

Giulio<br />

Giulio de’ Medici, cardinale 61, 80, 82 b,<br />

83, 186 (com.) → Clemente VII<br />

– familiaris → Paolo de Valdambrinis<br />

– secretarius → Giovanni Matteo Franchi<br />

de Gibertis<br />

Giulio Romano, artista 210 (com.)<br />

Giulio Sercêsaris (di Vitorchiano?) 107<br />

Giuseppe (Joseph) Pagliaminuta da Rossano<br />

204 d<br />

Giustini (de Justinis/Justinus), Girolamo 182,<br />

183, 187, 210, 211, 218, 220, 220 e<br />

Giustiniano da Otricoli 79<br />

Giustino de Galera 58<br />

Gobus, executor 84<br />

Gottifredi, Girolamo 94 a<br />

Grana (de Grana/de Granis), Andrea 58, 60 a,<br />

App. Nr. 4<br />

– Giambattista 231 b<br />

– Lorenzo 60 a (com.)<br />

Graziani (Gratianus/de Gratianis), Girolamo<br />

82*, 231 b (com.)<br />

Grifoni (de Grifoni/Grifonecti), Filippo 99 a,<br />

136, 154 b, 158, 194, App. Nr. 8<br />

– <strong>Marco</strong> Aurelio 7, 49, 97<br />

Guglielmo del Vantagio da Firenze 218 a<br />

Guglielmo Seporta (Saporta) da Napoli 227<br />

Guidangelo da Durazzo (Duratinus) 122<br />

Guido (Postumo Silvestri da Pesaro) 213 c<br />

Guidoni (de Guidonibus) → Jacottoli<br />

Guillelmus Encheort → Wilhelm von Enckenvoirt<br />

Hadrianus, cardinale → Adriano Castellesi<br />

da Corneto<br />

Hans Goritz 220 d (com.)<br />

Hieronimus de Augubio → Girolamo Accoramboni<br />

da Gubbio<br />

Iacobus, magister 108<br />

Iacobus Bernardinus de Ferreriis 204 a<br />

Ilperini → Alberini<br />

Infessura (de Infesuris), Matteo 210<br />

– Stefano, cronista 3 (com.), 42 (com.)<br />

Innocenzo VIII, papa 3 (com.), 8 (com.),<br />

42 (com.), 91, 131<br />

Innocenzo Boccherini (Bocarinus/Boccarini)<br />

da Amelia 45 a<br />

Innocenzo Cybo, cardinale 8 (com.)<br />

Ippolito Tibaldo di Tivoli 50 a (com.)<br />

Isabella Borgia, figlia del cardinale Rodrigo<br />

4 b (com.)<br />

Isacco II Angelos, imperatore bizantino 223 a<br />

(com.)<br />

Jacobus de Venturis di Siena 12 (com.)<br />

Jacopo Sadoleto, cardinale 74 c (com.), 178 b<br />

Jacottoli (Iacottoli/de Iacottolis [de Jacottolis]<br />

de Guidonibus), Antonio Saba 7*,<br />

10, 11 (com.)<br />

– Bernardino 140<br />

– Mario 115, 125, 140, 160, 161, 163<br />

Jacovacci (Jacobatius/de Iacobaciis/de Iacobatiis),<br />

Andrea 41, 43 a<br />

– cardinale → Domenico Jacovacci<br />

– Cola (Niccolò) 20, 39, 56 a, 103, 124,<br />

126, 128, 164, 210, 231 (com.)<br />

– Domenico, cardinale 41 (com.), 46, 47 a,<br />

110<br />

– Domenico 10, 195*<br />

Jean Froment → Iohannes Frumenti<br />

Johannes Antonius de Gais 54 b<br />

Johannes Baptista de Via Campis 54 b<br />

Johannes Cicchinus de Scarparia 131 (com.)<br />

05-Indici.pmd 398<br />

08/03/2011, 14.05


Johannes Costa di Spagna 226, 227<br />

Johannes Frumenti (Jean Fioment) 122<br />

Johannes Guadagnus de Ursinis Siculus<br />

Placitanus → Giovanni Syculus de Ursinis<br />

Johannes (Jacobus) de Gais 200 b<br />

Johannes Lascaris → Giano Lascaris<br />

Johannes Lazarus Serapica de Magistris →<br />

Giovanni Lazzaro de Magistris detto Serapica<br />

Johannes Petrus de Gais 54 b<br />

Johannes Vincler (Winkler d’Augusta) 165<br />

Juan Borgia 102* (com.)<br />

Jubentius (Catellini) da Velletri 227<br />

Julia Pedrianini 181 a (com.)<br />

Lalli (de Lallis/de Allis), Lorenzo 160, App.<br />

Nr. 6 (com.)<br />

– Pietro 1*, 10, 15 a (com.), 17, 50 a, 53 b,<br />

66 b, 71, 73, 82 b, 92 a, 98 a, 109*,<br />

131 a, 153, 156 b, 159, 168 c, 179 a,<br />

194 a, 202 a, 206 b, 214*, 215, 219 a,<br />

App. Nr. 6, App. Nr. 8<br />

Lampridius da Cremona 197<br />

Lancellotti, Orazio 210<br />

Lascaris, dinastia bizantina 223 a (com.)<br />

– famiglia di Aosta 101 (com.)<br />

– Dimitrius 223 a<br />

– Emmanuel Thome Emmanuelis 223 a<br />

– G. [interpolazione], figlio del re di Cipro<br />

101 a<br />

– Georgius 223 a<br />

– Giovanni Teodoro 223 a<br />

– Isacco Angelo Michele Lascaris Angeli<br />

Flavi Commeni Paleologi 223 a<br />

– Paolo Michele Teodoro Lascaris Angeli<br />

Flavi Commeni Paleologi vulgariter dictus<br />

dell’Ales da Aosta 223 a<br />

– Theodor, imperatore bisantino 223 a<br />

– Theodor Lascaris Angeli Flavi Commeni<br />

223 a<br />

Lello da Fano 226<br />

Leni (de Lenis), Francesco 4, 4 a (com.),<br />

10 (com.), 14, 22, 51, 52 a, 98 a, 99 a,<br />

130, 132, 136, 141<br />

– Giuliano 16, 136, 164, 165 b, 167, 182<br />

a, 210, 216<br />

– <strong>Marco</strong> Marcello 140, 210<br />

– Mattia 144<br />

– Paolo 55, 77 b, 105, 140, 151 b, 156 b<br />

Leone X, papa 1 a (com.), 6, 7* (com.), 12<br />

(com.), 14 (com.), 19 (com.), 21 (com.),<br />

INDICE DELLE PERSONE<br />

399<br />

22 (com.), 23 (com.), 25 a (com.), 35 a<br />

(com.), 35* (com.), 45 a (com.), 46 b<br />

(com.), 48 (com.), 49 (com.), 52 (com.),<br />

54 b (com.), 56 (com.), 56 a (com.), 58 a<br />

(com.), 66 (com.), 68 (com.), 74 c<br />

(com.), 74 d (com.), 77 b (com.), 79<br />

(com.), 82 b (com.), 83 c (com.), 90<br />

(com.), 91, 92 a, 101 (com.), 103, 110 a<br />

(com.), 111 b (com.), 112 (com.), 114*<br />

(com.), 123* (com.), 120 a, 130, 131,<br />

138 (com.), 139 (com.), 140 (com.),<br />

142, 142 a, 160 a, 161 a, 161 b (com.),<br />

164, 165 b, 171 (com.), 179 a, 179 b<br />

(com.), 179 c (com.), 187 a (com.), 189,<br />

196 (com.), 198 a (com.), 202 a (com.),<br />

204 a (com.), 204 c, 207 b (com.), 209,<br />

211 a, 213, 218 a (com.), 219, 223,<br />

223 a (com.), 224, 226 (com.), 230*<br />

(com.), 233* (com.), App. Nr. 6, App.<br />

Nr. 8, App. Nr. 9 → statua marmorea<br />

di Leone X, bolla di restituzione di<br />

Leone X<br />

Leonardo de la Fenice da Salerno 173 b<br />

Leonardo Dei (de Deis) 220 d<br />

Leoni (de Leonibus), Antonio 41, 51, 53,<br />

55, 110, App. Nr. 2<br />

Liberato da Norcia (Liberato Vanni) 59, 60 b<br />

Liberato de Aspera 108<br />

Liberato Vanni → Liberato da Norcia<br />

Lilius → Gigli<br />

Lorenzo Campeggi da Bologna, cardinale<br />

46, 147c, 151 b<br />

Lorenzo da Ceri (de Cere) 3 (com.), 70,<br />

146, 147 d, 186 (com.)<br />

Lorenzo de’ Medici il Magnifico 6 (com.),<br />

8 (com.)<br />

Lorenzo de’ Medici 21* (com.), 113 (com.),<br />

196 (com.)<br />

Lorenzo domini Jacobi 58 a<br />

Lorenzo Lege da Venezia 220 d<br />

Lorenzo Pucci, cardinale (dei SS. Quattro Coronati)<br />

64, 110<br />

Lotti (de Loctis), Giuliano 21*, 26 a, 30 b<br />

– Giuliano (Locti de Grassis) 21* (com.)<br />

Luca Gaurico 231 a<br />

Lucrezia Borgia, nipote di Juan Borgia<br />

102* (com.)<br />

Ludovico Scarampi, cardinale 78 a (com.)<br />

Ludovicus Zephiri, 197<br />

– nepotes 197<br />

05-Indici.pmd 399<br />

08/03/2011, 14.05


400 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Luigi de Cassianis di Verona 23 (com.)<br />

Luigi Gaddi 2 (com.), 196 (com.), 202 a,<br />

204 b, 205 a, 206 a<br />

– socii 205 a, 206 a<br />

Macari (de Macaris), Giambattista 107<br />

Maddalena de’ Medici, figlia di Lorenzo il<br />

Magnifico 8<br />

– marito → Francesco Cybo<br />

– figli 8<br />

Maddaleni (Maddaleni Capodiferro) (de Maddalenis/de<br />

Macdalenis de Capite ferreo) →<br />

Capodiferro<br />

– Alessandro 23, 28 a, 30 b, 43 a, 49,<br />

60 a (com.), 64<br />

– – eredi 64<br />

– Battista 23 (com.)<br />

– Cesare 23 (com.)<br />

– Evangelista 23 (com.), 26, 26 a, 32, 32 b,<br />

32 c, 32 d, 32 e, 33, 43 b, 45, 46, 52 a,<br />

54 b, 61, 131 a, 136, 141 a, 148 c, 170 a,<br />

172 b, 175, 177 a, 177 b, 192 a, 193 a,<br />

194 a, 195, 206, 210, 217, 220 e, 237 c,<br />

187 a, 188, App. Nr. 4<br />

– Giulia di Evangelista 167* (com.)<br />

– Giuliano 2 (com.), 52 a (com.), 82 a,<br />

85, 95, 134, 144, 160, 161 a, 88 e, 89,<br />

101, 101 b, 210<br />

––socii 160, 161 a, 162 a<br />

– Marcello 23 (com.)<br />

– Niccolò 23 (com.)<br />

Malatesta, medico 213 c<br />

Mancini (de Mancinis), Giambattista 17*,<br />

35*, 36<br />

– Michelangelo 136<br />

– Paolo 107, 107 a, 136<br />

Manili (Manelli/de Man[i]liis/Manilius/<br />

Manellus), Cesare 15 b (com.), 114*, 115,<br />

App. Nr. 6 (com.)<br />

– Giacomo 15 b, 112, 114* (com.), 210<br />

– Giulia di Lorenzo Manili 4 c (com.)<br />

Mannelli → Manili<br />

Mantaco (de Mantacis/de Mantaco/de Matacis),<br />

Ippolito 31, 172 c, 210<br />

– Latino 228 a<br />

– Virgilio 63 b, 66 b, 67, 78 a, 92 a, 98,<br />

98 a, 210<br />

Marcantonio Croce (Crucis/Crucius) da<br />

Tivoli 231 a<br />

Marcantonio del Barone (de Baronibus) 220 d<br />

Marcello de Biringutiis da Siena 226<br />

<strong>Marco</strong> .. 10<br />

<strong>Marco</strong>, medicus hospitalis Sancte Sanctorum<br />

122<br />

<strong>Marco</strong> Aurelio, imperatore 220 (com.)<br />

<strong>Marco</strong> Mariani Pauli Angeli → <strong>Marco</strong><br />

Pauliangeli<br />

<strong>Marco</strong> Mezzocavallo → Teballi, <strong>Marco</strong><br />

<strong>Marco</strong> Nobili (de Nobilibus) da Anguillara 79<br />

<strong>Marco</strong> Pauliangeli (<strong>Marco</strong> Mariani Pauli<br />

Angeli) 63 a<br />

<strong>Marco</strong> Philippi da Camerino 79<br />

Margani (de Marganis), famiglia 208* (com.)<br />

– Giovanni 10, 141, 144, 208*<br />

– Giulio 17<br />

– Lello (Lelius) 2 (com.), 3 a, 16, 29, 48,<br />

126, 127, App. Nr. 8 (com.)<br />

––socii 48<br />

Mariano (Garganus), tubator 220 d<br />

Mario de Ferreriis 123 (com.)<br />

Mario Oddone de Guarneriis 38 a<br />

Martin Lutero 43 b (com.), 165 (com.),<br />

178 b (com.)<br />

Marzia, figlia di Guido Sforza Santafiore 41<br />

(com.)<br />

Massimo (de Maximis), famiglia 142*<br />

(com.), 167* (com.)<br />

– Angelo 140<br />

– Domenico 20, 22 (com.), 125, 133<br />

(com.), 135, 136, 137, 138 a, 141, 167*,<br />

171, 193 b, 210, 216, 235, App. Nr. 7<br />

– Pietro 2, 55, 69, 70 a, 70 c, 71, 72 a,<br />

74 d, 75, 77 b, 140, 142*, 210<br />

Mattei (Macteus/de Macteis), famiglia 50<br />

a (com.)<br />

– Ciriaco 102*, 124, 136, 210<br />

– Giulio 130, 132, 136, 142*, 227*, 228,<br />

229<br />

– Giustina di Ciriaco 102* (com.)<br />

– Ludovico 131 (com.)<br />

– Paoluccio (Palutius) 57*, 62, 67, 69,<br />

70 c, App. Nr. 4<br />

– Pierantonio 20, 98 a, 105, 111 b, 117,<br />

123*, 127, 139 (com.), 139 a, 141, 195,<br />

206, 210, 216, 221*, 230, App. Nr. 8,<br />

App. Nr. 10, App. Nr. 11 a, App. Nr. 12 a<br />

Matteo de Franchis da Rieti 200 b<br />

Matteo del Vantagio da Firenze 218 a<br />

Matteo Gigli (Giglius/de Gillis Gilio luqueso)<br />

da Lucca 151<br />

05-Indici.pmd 400<br />

08/03/2011, 14.05


Matteo Johannis Tardii da Barbarano 218 c<br />

Matteo Lucchesini 45 a<br />

Mattuzzi (Mactutius/de Mactutiis), Aloysius<br />

41 a, 88, 88 a<br />

– Pietro 4 b, 41 a, 50 (com.), 88, 88 a<br />

Mazano, Luca (forse da identificare con<br />

Luca Mutianus) 139 (com.)<br />

Mazatosta, Riccardo 220 e<br />

Medices de Cesis → Cesi<br />

– Angelo → Cesi, Angelo<br />

Medici, de’, famiglia 82* (com.), 139 (com.),<br />

146 (com.), 186 (com.), 202 a (com.)<br />

– cardinale → Giulio de’ Medici (Clemente VII)<br />

Melchiorre da Vitorchiano (Nicolutie de<br />

Viturchlano) 25 a (com.), 26 a, 177 (com.),<br />

181 b<br />

Meliorius Chononus da Firenze 213 c<br />

Mellini (de Mellinis), Celso 74 c (com.),<br />

92 (com.)<br />

– Giambattista di Sisto 210, 213, 213 b<br />

– Mario 18, 30 b, 79 (com.)<br />

– Pierpaolo 90, 141, 144, 220 e<br />

– Pietro 18 (com.), 70 c (com.), 92, 102,<br />

105, 107, 124, 128, 136, 148, 154, 162,<br />

165, 167, 168, 170 b, 172, 173 b, 177,<br />

185, 193 a, 199, 202, 202 a, 203 a, 204,<br />

206, 206 b, 208, 209, 215, 216, 217,<br />

219, 220, 220 e, 224, 228, 229, 230<br />

– Sisto 1 a, 10, 54 a, 74 b, 77, 87, 88 d,<br />

89, 213<br />

– – eredi 1 a (com.), 213, 219<br />

Mentebuona (de Mentebona), Fabio 17*,<br />

110 a (com.), 136, 176*, 210<br />

– Mario 10, 140<br />

Merili (de Meriliis), Gabriele 11<br />

– Pietro 9, 11, 21, 36<br />

Miccinelli, Alessandro 126<br />

– Luigi 210<br />

Michael Campilii (Campilia/Capella), spagnolo<br />

200 b<br />

Michaelectus, corso 145<br />

Michelangelo Buonarotti 196 (com.), 210<br />

(com.)<br />

Michelangelo de La Cerasa 81 a<br />

Michele (Corradi/Conradus) da Todi 226<br />

Michele Corsus 181 a<br />

Minus de la Cazaia 235<br />

Mochi (de Mochis) 237 c (com.)<br />

Mucanzio, Francesco → de Mucantibus,<br />

Francesco<br />

INDICE DELLE PERSONE<br />

401<br />

Musciani → de Mutianis<br />

Muti Papazurri (de Mutis/de Mutis aliter de<br />

Pappaccuris), Prospero 1, 1 a, 8, 9 a, 10,<br />

17, 18, 20, 27, 28, 30 b, 39, 42, 43 b,<br />

46, 48, 50 a, 51, 54 b, 62 a, 63 a, 65,<br />

67, 70 c, 73, 74 b, 74 d, 76 a<br />

Muti (de Mutis), Cesare 140<br />

– Muzio 140, 210<br />

– Niccolò 210<br />

– Tiberio 219 d<br />

– Valeriano 141, 210, 235<br />

N. e N. (N. et N.) 127, 130, 142 a, 161 a<br />

Nari (de Naris), Francesco 1*<br />

– Paolo 210<br />

Nardo da Cantalupo, Ser 54 b<br />

Negri (de Nigris), Giacomo 9 a, 107, 107 a,<br />

111 b, 112, 141, 168 c, 181, 206, 213 b,<br />

214, 230<br />

– Mario 140<br />

Niccolò Almadianus da Viterbo 225 b<br />

Niccolò Bufalini da Città di Castello (de<br />

Bubalinis de Castello) 66 b, 81, 140<br />

Niccolò Carcagna da Firenze 151<br />

Niccolò da Orte 213 c (com.)<br />

Niccolò de Casanova alias de Albanensibus<br />

da Civita Castellana 207 b<br />

Niccolò de’ Medici 236 b<br />

Niccolò (de Nillis) d’Orte (de Orta) 213 c<br />

Niccolò Fieschi, cardinale 177 b<br />

Niccolò Gigli (Lilius) 225 b<br />

Niccolò Giovanni de Benvenutis da Anagni<br />

54 b (com.)<br />

Nicolaus, cuoco papale (Nicolaus de Porcariis)<br />

79<br />

Nicolaus Buxus 79<br />

Nicolaus Carsa di Spagna 231 a<br />

Nicolaus de Porcariis (albanensis) → Nicolaus,<br />

cuoco<br />

Nicolaus de Rodulfis seu Rodulfus (Rudulphus),<br />

cardinale 122<br />

Nicolaus (Nikolaus) Schönberg, cardinale<br />

205 c<br />

Normanni (Normandus/de Normandis), Domenico<br />

(Domenicus Normandi de Tedalinis)<br />

22, 32, 32 b, 32 c, 32 d, 32 e, 38<br />

– Giuliano 179 d<br />

Novelli, Francesco 44*, App. Nr. 7<br />

Occiuzari, Antonio 10<br />

05-Indici.pmd 401<br />

08/03/2011, 14.05


402 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Onofrio → Eunufrius<br />

Orlando de Parentis 200 b<br />

Orsini (de Ursinis) 70 (com.), 146 (com.),<br />

149 (com.), 186 (com.), 188 → conte di<br />

Pitigliano, Lorenzo da Ceri<br />

– Aldobrandino Aldobrandinus Ursinus 197<br />

(com.)<br />

––secretarius → Giovanni Syculus de Ursinis<br />

– Camillo (ramo Lamentana) 147 d<br />

– Cecilia 218 a (com.)<br />

– Franciotto, cardinale 62, 70 c, 79, 122<br />

– – servitore → Pacianus<br />

– Giambattista, cardinale 82* (com.)<br />

Pacianus 122<br />

Pacifici (de Pacificis), Pacifico (Nardi) 72 a,<br />

95, 101 b, 102, 114, 118, 134<br />

Palini (de Palinis), Felice 172 c, 210<br />

Paloni (de Palonibus), Bernardino 11 a (com.),<br />

28 a, 32 (com.), 34, 210<br />

– Carlo 140<br />

– Domenico 67<br />

– Giovanni 140<br />

– Giuliano 210<br />

– Gregorio 107<br />

– Marcello 210<br />

Palosci (de Palosiis/Palosius), Agostino<br />

210, 214<br />

– Cesare 140<br />

– Marcantonio 140<br />

Pamphilj, Giambattista 102* (com.)<br />

Pandolfo Petrucci, cardinale 43 b (com.),<br />

48 (com.)<br />

Paolini (Paulinus/de Paulinis), Battista 1 a,<br />

4 a (com.), 14, 17*, 43 a, 51, 54 a, 90<br />

Paolo III, papa 131 (com.), 140 (com.),<br />

165 (com.), 178 a (com.), 178 b (com.),<br />

200 b (com.), 205 c (com.)<br />

Paolo Battista de Marinis da Genova 36<br />

Paolo de Valdambrinis 205 c<br />

Paolo Giovio (Iovius) da Como 140 (com.),<br />

207 b<br />

Paolo Girolamo de Franchis (di Rieti) 200 b<br />

Paparoni, Alessandro 107 a, 172 c<br />

– Giambattista 210<br />

– Giuliano 140, 165 b, 210<br />

– <strong>Marco</strong> Marcello 172 c<br />

– Paolo 206, 206 b<br />

– Pierantonio 210<br />

Papazurri → Muti Papazurri<br />

Paride de Grassis 108 (com.)<br />

Particappa, Mario 76 b, 166 b, 210<br />

Paulus (Polus de Notariis da Colonia), cirurgicus<br />

213 c<br />

Perinus (de Jannariis de Caravagio) 131<br />

Peruschi (de Peruschis/Peruschus), famiglia<br />

43 b (com.)<br />

– Mario 44*, 107, 115, 125, 126 a, 127,<br />

128, 182, 193 b, 204, 210<br />

Peti (de Petis), Lorenzo Bernardino 11<br />

Petri Mactei (Albertoni) → Albertoni<br />

Petrucci, cardinale → Pandolfo Petrucci<br />

Petrucci, Antonio 69*, 90, 110 a (com.), 144,<br />

156*, 161 a (com.), App. Nr. 9<br />

– Ippolito 166<br />

– Saba 166 b<br />

Petrus Mairot (Pierre Malot della diocesi<br />

di Besançon) 165<br />

Petrus Paulus Virtulnis de Narnia → Pierpaolo<br />

da Otricoli<br />

Petrus Spinella → Pietro Spinelli di Parma<br />

Piccioni (de Piccionibus/Picionus), <strong>Marco</strong><br />

10, 30 b<br />

Pichi (Picus), Domenico 20, 114*, 144,<br />

210, App. Nr. 6 (com.)<br />

– Girolamo 1, 1 a, 2, 4 a (com.), 10, 11,<br />

16 (com.), 17, 22, 47 a, 54 a, 63 a, 68 a,<br />

92 a, 98 a, 105<br />

– Ludovico 117, 119, 127, 132, 140, 148 c<br />

Pierandrea Gambarus 218 a (com.)<br />

Petrus Antonius, caporione di Trastevere 11<br />

Pierleoni, Giacomo App. Nr. 4<br />

– Gianangelo (Giovanni Angelo) 30 b,<br />

69*, 70, 90, 107, 107 a, 144, 210<br />

– Luca 35*<br />

Pierpaolo da Otricoli (Petrus Paulus Virtulnis<br />

de Narnia) 213 c<br />

Pierpaolo Saccutius da Viterbo 226<br />

Pierre Malot → Petrus Mairot<br />

Pietro e Paolo, apostoli 2 a (com.), 221<br />

Pietro Albertacti del Bene → Pietro del Bene<br />

Pietro Bembo 74 c (com.)<br />

Pietro Capparella 194 a, 229<br />

Pietro da Bologna 173 b<br />

Pietro da Vitorchiano 36<br />

Pietro Del Bene da Firenze 139, 235<br />

Pietro Guidacius 2 (com.), 206 a<br />

Pietro Lorenzo da Amelia (de Ameria) 197<br />

Pietro Spinelli da Parma 181 a<br />

Pietro Squarcialupi (de Squarcialupis) 100<br />

05-Indici.pmd 402<br />

08/03/2011, 14.05


Pini (de Pinis), Giovanni 1, 3, 23, 31, 60 c,<br />

113, 123 a, 124, 127, 136<br />

Pinturicchio, pittore 66 b (com.)<br />

Pio III, papa 69* (com.)<br />

Pio V, papa 91 (com.)<br />

Pirroni (de Pirronibus), Giulio 58, 141, 141 a<br />

– Stefano 7, 11<br />

Pisanus, cardinale → Francesco Pisano<br />

Pisciasancti, Marcello 140<br />

Planca (de Incoronatis), Bernardino 210<br />

– Francesco 130<br />

– Paolo 4 a (com.), 11, 14, 53, 56 (com.),<br />

57*, 65, 110 a (com.), 116, 123, 124,<br />

126 a, 128, 130, 131 (com.), 132, 136,<br />

138 a, 141 a, 162 b, 167* (com.), 170 b,<br />

175, 178 b, 182 (com.), App. Nr. 4<br />

Polus de Notariis di Colonia → Paulus<br />

Pomponio Leto 1156 (com.)<br />

Porcari (de Porcariis, Porcius), famiglia 50<br />

(com.), 210 (com.)<br />

– Andrea 206<br />

– Antonio 58<br />

– Giacomo 174 a<br />

– Ippolito 90, 141, 141 a, 176* (com.)<br />

– Valerio 163<br />

Postumo, pseudonimo 21* (com.) → Antonio<br />

Zoccoli<br />

Prior, .. App. Nr. 8<br />

Pucci, famiglia 110 (com.)<br />

Puritati, Paolo App. Nr. 4<br />

Quattracci, Giulio 72, 74 d<br />

Raffaele de Ranuciis da Prato alias Muscha<br />

213 c<br />

Raffaele Riario, cardinale camerlengo 1 a<br />

(com.), 11 a (com.), 47 (com.), 48 (com.),<br />

187 a (com.), 233 b (com.)<br />

Raffaello, pittore 233 b (com.)<br />

Rainaldus, cursor papale 53 a<br />

Renzo da Ceri → Lorenzo da Ceri<br />

Ricchedonne, Paolo 32 b, 99 a, 154 b,<br />

180, 180 a<br />

Ricci (de Riciis), Girolamo 76 b, 136<br />

– Mariano 127, App. Nr. 6, App. Nr. 8<br />

– Niccolò App. Nr. 10<br />

Ricius, barisellus Urbis 225 a<br />

Robertus de Carpe → Albertus de Carpe<br />

Rodrigo Borgia (poi papa Alessandro VI) 4 b<br />

(com.)<br />

INDICE DELLE PERSONE<br />

403<br />

Romauli (de Romaulis), Prescillus (Pressillus)<br />

9, 53, 60 c<br />

Rosato de Cicocchiis di Magliano 70 c<br />

(com.)<br />

Rosellus de Castello 204 d, 207 b<br />

Rudulphus, cardinale → Nicolaus de Rodulfis<br />

seu Rodulfus<br />

Rufini, Girolamo 44*, 210<br />

Rustici, Vincenzo 124, 133, 135, 136, 137,<br />

138 a, 139 a, 141, 141 a, 210, 230,<br />

App. Nr. 7<br />

– Virgilio 36<br />

Rutili (de Rutiliis), Pietro 2 (com.), 4 c (com.),<br />

17* (com.), 20 (com.), 23 (com.), 30 b,<br />

32 b, 32 c, 32 d, 32 e, 41 a (com.), 44*<br />

(com.), 43 a, 50 a (com.), 54 b (com.),<br />

63, 69 (com.), 88 b, 91 (com.), 96, 98 a,<br />

101 a (com.), 103 (com.), 122 a, 131 (com.),<br />

133 (com.), 140 (com.), 151 b, 161 (com.),<br />

162 b (com.), 166 b (com.), 168 c (com.),<br />

175 (com.), 176* (com.), 197 (com.),<br />

205 c (com.), 213 c (com.), 218 a (com.),<br />

221* (com.), 222 c (com.), 223 (com.),<br />

223 (com.), 228 (com.), 230 c (com.),<br />

231 (com.), 232 (com.), 232 d, 237 (com.),<br />

App. Nr. 4, App. Nr. 6 (com.)<br />

Saba .. 79<br />

Saba de Monte 207 b<br />

Saccocia, Pierantonio 140<br />

Salomoni (de Salamonibus/Salamonius), Girolamo<br />

35, 51, 140, 184, 210, 221*<br />

– Mario 4 a (com.), 10, 22, 33, 35, 41,<br />

51, 56, 104, 105, 107, 110 a (com.),<br />

130, 141 a, 144, 151 b (com.), 154,<br />

155, 165 b, 182, 190, 199, 200 a, 201,<br />

204 a, 206, 206 b, 208*, 216, 220 e,<br />

222 c, 236<br />

Sanctus de Castronovo 207 b<br />

Sanctus de Lelba (de lherba) 213 c<br />

Sanguigni (de Sanguineis), Bernardino<br />

130, 142*, App. Nr. 10<br />

– Domenico 17*<br />

Sansone, notarius gabella studii 16 (com.)<br />

Santacroce (de Sancta Cruce), Antonio 133<br />

(com.), 135, 137, 138 a, 141, 141 a, 144,<br />

146, 179 b, 182*, 210, 231 (com.), 232<br />

b, 235, App. Nr. 7<br />

– Giorgio 140, 210<br />

– Pietro 187 a (com.), 210<br />

05-Indici.pmd 403<br />

08/03/2011, 14.05


404 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

– Prospero 41 a (com.)<br />

– Tarquinio 22, 88, 88 a, 88 f, 103, 105,<br />

107, 116, 124, 130, 133 a, 154 b, 155,<br />

158, 179 b, 210, 236, App. Nr. 8<br />

Santuccia Terrebotti da Gubbio 81 a (com.)<br />

Saponarius, Paolo 136<br />

Saporitus (de Saporitis) 220 d<br />

Sassi (de Saxis), Ippolito 1*, 2 a<br />

Saturnus di Spagna (Saturnus Gerona da<br />

Barcellona) 151, App. Nr. 9<br />

Scalibastri, Giampaolo 70 c (com.)<br />

Scappucci (de Scappuciis/de Scaputiis)<br />

Francesco 204, 206 a<br />

– Mario 196, 210<br />

Scaramella → Stefano de Caramelis<br />

Scaramuccia Trivulzio, cardinale 106 a<br />

Scipione Crescionius da Montefiascone 226<br />

Sebastiano da Ancona 181 a, 204 a (com.)<br />

Sebastiano Fanus 116<br />

Sebastiano (Paganus/Pagano) 194<br />

Sebastianus de Mauro (Maurus) 197 a, App.<br />

Nr. 11<br />

Serafino Bucchinus 172 c<br />

Serlupi, Giacomo 166 a<br />

– Giordano 109*, 110 a (com.), 136, 156*,<br />

210<br />

– Gregorio 76 b (com.), 96, 115, 124,<br />

125, 126 a, 127, 133 a, 135, 137, 150,<br />

152, 154, 169, 178 a, 180, 180 a, 192 a,<br />

194 a, 197 a, 199 (com.), 232 c, App.<br />

Nr. 6 (com.), App. Nr. 7, App. Nr. 8<br />

––socii 232 c<br />

Siconcelli (de Siconcellis/Siconcello de Archionibus),<br />

Bernardo 10, 11 a (com.)<br />

– Onofrio 16 (com.)<br />

Silla da Velletri (Veliternus) 231 a<br />

Silvestro da Sassoferrato 200 b<br />

Silvestro Caldarotie da Barbarano 218 c<br />

Silvestro Gabrielis Firetulis del Commendatore<br />

16 (com.)<br />

Silvestro piamontese 122 (com.)<br />

Simii (de Semio), Francesco 10<br />

Simone magistri Simonis 235<br />

Simone Tornabuoni (de Tornabonis), senatore<br />

25 a (com.), 108<br />

Simone Vallariani da Tivoli 17<br />

Simone Vincius 199 a<br />

Sisto IV, papa 42 (com.), 46 b (com.), 131<br />

(com.)<br />

Sisto V, papa 91 (com.)<br />

Soderini, cardinale → Francesco Soderini<br />

Specchi (de Speculis), <strong>Marco</strong> 72, 106 b,<br />

107, 107 a, 116, 142 a, 206, 219 d<br />

– Mario 23, 53 b, 59, 66 b, 74 d, 124<br />

Stefanelli, Domenico 103<br />

Stefano de Caramelis 23<br />

Stefanucci (Stefanucius/de Stefanuciis/de Albertescis),<br />

Giulio 4 a (com.), 22, 51, 90, 130<br />

– Paolo 78*, 182*<br />

Stronconus (de Stroncone/de Stronconibus), Giovanni<br />

96, 154 b, 194 a<br />

Strozzi (de Strotiis/de Stroziis) da Firenze (famiglia/banca<br />

[mercatores]/heredes di Filippo<br />

Strozzi) 2 (com.), 12 (com.), 60 a<br />

(com.), 95 (com.), 151 b (com.), 161 a,<br />

161 b, 165 b, 193 (com.), 196, 202 a,<br />

204 a, 205 a, 206 a, 228, 230 a, 233<br />

(com.), 233 a (com.), App. Nr. 9 →<br />

Giacomo Strozzi, Filippo Strozzi<br />

––socii 161, 205 a, 206 a<br />

Tari (de Taris), famiglia 67 (com.)<br />

– Achille 36, 67<br />

– Giambattista 67 (com.)<br />

Tasca (de Taschis/Tascha/Tascae), Angelo<br />

Antonio 30 b, 206, 210<br />

– Onofrio 36, 206, 208*<br />

Tebaldeschi, famiglia 50 a (com.)<br />

– Albertino 110 a (com.), 176*<br />

– Domenico 212, 217, 230 c, 234, 236 b,<br />

237 c, App. Nr. 10<br />

– Tebaldesco 78*, 89 b, 166 a<br />

Tebaldi (de Thebaldis), Simone magistri<br />

Symonis 237 c (com.)<br />

Teballi (Tebaldi/Mezzocavallo), <strong>Marco</strong> 124<br />

Tedallini (de Tedallinis), famiglia 22 (com.)<br />

→ Normanni, Domenico<br />

– Alessio App. Nr. 8<br />

Tegoli (de Tegolis), Stefano 20 → Stefano<br />

Teoli<br />

Teodero grecho → Theodorus Spanduningus<br />

Teoli (de T[h]eolis), Stefano 20 (com.),<br />

102*, 124, 141 a, 144, 170 b, 210<br />

– Ludovico Colacii 140<br />

Theodericus (Dirk Adriani detto Hezius)<br />

165<br />

Theodorus Spanduningus (Spandugninus<br />

Cantacusinus/Teodero grecho) 111 b<br />

Thomas Porta 197<br />

Thomasius, Francesco 20, 227*<br />

Tiberio de Tozo da Tivoli 53 b<br />

Tomarozzi, Flaminio 70 b (com.)<br />

05-Indici.pmd 404<br />

08/03/2011, 14.05


– Giulio 74 c (com.)<br />

Tommaso (Cortesi/de Cortesiis) da Prato<br />

63, 171<br />

Tommaso de Ghisiis 207 b<br />

Tommaso de Pichinutiis (Pighinuzzi) da Pietrasanta<br />

79<br />

Tommaso Gaetanus de Vio, cardinale (di<br />

S. Sisto), medico di → Damianus<br />

Tozzoli (de Tozolis), Nucciolus 30 b<br />

– Antonio 30 b (com.)<br />

Trinci (de Trincis/Trinca), Agostino 207,<br />

210<br />

– Basilio 100, 101 b, 195, 197 a, 198 a, 201,<br />

206, 212, 231 (com.), 213 d, 217, 232 d,<br />

233*<br />

– Marcantonio App. Nr. 6 (com.)<br />

– Prudenzio 69*<br />

Trivulsius, cardinale → Scaramuccia Trivulzio<br />

Tuccio da Tivoli 120 a<br />

Urbano V, papa 221 (com.)<br />

Valentini (de Valentinis), Francesco 5, 6,<br />

24, 36<br />

Valerani (de Valeranis/Valeranus), Giambattista<br />

10, 61, 62 a, 63 b, 71, 123 a,<br />

124<br />

Vallati, Angelo 101 a, 101 b, 117, 121,<br />

122 a, 130, 136, 145 c, 167, 174 a, 176,<br />

177 a, 179 d, 183, 184, 185 a, 186, 189,<br />

191 a, 192 a, 193 b, 199 a, 200 b, 201,<br />

202 b, 203, 207 b, 208 a, 211 d, 213 d<br />

(com.), 224, 227, 231 (com.), 231 b<br />

(com.), 232 (com.), 232 d, 233 b, App.<br />

Nr. 10, App. Nr. 11<br />

– Francesco 10, App. Nr. 4<br />

– Gabriele 140<br />

– Girolamo 4 c, 11 a (com.), 65, 67, 162 b,<br />

190<br />

Vannutius de Rocchis da Prato (Vincentius<br />

Rocchi) 220 d<br />

Vari (de Varis/Varus de Porcariis), Aurelio<br />

172 c<br />

– Domenico 206<br />

– Giulio 144<br />

– Metello 210<br />

INDICE DELLE PERSONE<br />

405<br />

– Niccolò 140<br />

Vaschi, Orazio 210<br />

Veccia (Vecce), Pierpaolo 35 a, 114*, 220 e,<br />

227*, App. Nr. 6 (com.)<br />

Velli, Francesco 210<br />

– Lorenzo App. Nr. 10<br />

– Onofrio 210<br />

Veralli, Giambattista 90, 114*, 144, 210,<br />

App. Nr. 6 (com.)<br />

– Girolamo, (cardinale) 207<br />

Vespasiano, executor della Camera Urbis 78<br />

Veterani (de Veteribus/de Veteranis), Francesco<br />

21*, 26 a, 83 c, 85, 86, 88 a, 88 f,<br />

89 b, 93 a, 96, 101 b, 107, 110 a, 124,<br />

126, 136, 144, 162 a<br />

– Tommaso 21* (com.)<br />

Vincentellus, corso 145<br />

Vincentius Rocchi → Vannutius de Rocchis<br />

da Prato<br />

Vincenzo de Pallavicinis 54 b (com.)<br />

Vincenzo Pimpinella 122 (com.)<br />

Vitelleschi, famiglia di Corneto/Tarquinia 88 f,<br />

89 b, 210 (com.)<br />

– Giovanni, cardinale (patriarcha Vitellescus<br />

de Corneto) 88 f<br />

Vitelleschi, famiglia di Foligno 210 (com.)<br />

– Ippolito 210<br />

– Ippolito (sec. XVII) 210 (com.)<br />

Vittori (de Victoriis), Bernardino 30 b,<br />

207 b, 210<br />

– Domenico 63 a, 64, 67, 74 a (com.), 97<br />

(com.), 102* (com.), 107, 107 a, App.<br />

Nr. 5<br />

Vittorio de lo conte da Vitorchiano 237 a<br />

Wilhelm von Enckenvoirt (Guillelmus Encheort/Wilhelm<br />

Enckenvoirt), (cardinale)<br />

165, 174 (com.)<br />

– maggiordomo → Georg Dontelberg<br />

Zenobio, medico 213 c<br />

Zenobius da Siena (senesis) 213 c (com.)<br />

Zoccoli (de Zoccolis), Antonio 1, 3, 9 a,<br />

10, 14, 21*, 24, 65, 74 d, 76 a, 77 b,<br />

87 b, 88 a, 88 f<br />

05-Indici.pmd 405<br />

08/03/2011, 14.05


406 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

05-Indici.pmd 406<br />

08/03/2011, 14.05


Albano 157 (com.)<br />

Albenga, vescovo eletto di → Giangiacomo<br />

de Comitibus <br />

Amelia (in Umbria) 45 a (com.)<br />

– diocesi di 197 (com.)<br />

Anguillara 146 (com.), 194 (com.)<br />

Aniene 5 (com.), 23 (com.)<br />

Ascoli, vescovo di → Girolamo Ghinucci<br />

Barbarano 1 (com.), 53 a, 61, 70, 191, 211,<br />

212, 218, 218 b, 218 c<br />

– archipresbyter, vicario 61<br />

– cancellarius → Gianpaolo Thomarisius<br />

– electi 218<br />

– fontana 211<br />

– legati 70<br />

– mura 211<br />

– nuntii 191<br />

– podestà 211<br />

– – palazzo del 211<br />

– procurator 218<br />

– viscomes 191<br />

Beaulieu 165 (com.)<br />

Belgrado 176<br />

Besançon, diocesi di 165 (com.)<br />

Bretagna 165 (com.)<br />

Bieda (oggi Blera) 70<br />

– signore di → Lorenzo de Cere<br />

Bologna 14 (com.), 17 (com.), 19 (com.),<br />

204 a (com.), 218 a (com.), 220 d (com.)<br />

Blera → Bieda<br />

Capua, arcivescovo di 205 c (com.) → Nicolaus<br />

Schönberg<br />

Carpentras, vescovo di 178 b<br />

Carpineto Romano 173 b (com.)<br />

Casale Monferrato (Casalensis), diocesi di<br />

54 b (com.), 200 b (com.), 204 a (com.)<br />

Cerveteri 54 b (com.)<br />

Cesi 77 b (com.)<br />

Chieti, vescovo di 205 c (com.) → Felix<br />

Trophinus<br />

Cipro 101 (com.), 197 (com.)<br />

– re, figlio del 101 a<br />

INDICE DEI LUOGHI<br />

INDICE DEI LUOGHI<br />

407<br />

Città di Castello 66 b (com.)<br />

Civita Castellana, diocesi di 122 (com.)<br />

– fortezza di 131 (com.)<br />

Civitavecchia 87 b (com.)<br />

Como 122 (com.)<br />

Cori (communis terre Core) 1 (com.), 92,<br />

93, 157 b, 204 a, 205<br />

– commissario 207<br />

– magister scole 205<br />

– officiales 157 b<br />

– officium damni dati 205<br />

– podestà 157 b → Agostino Trinci<br />

– priori 205<br />

– statuti 207<br />

Corsica 181 a (com.)<br />

Cosenza, arcivescovo di → Giovanni Ruffi<br />

Theodoli<br />

Costantinopoli 223 a (com.)<br />

Cremona 123 (com.)<br />

Dinan 165 (com.)<br />

Epiro 79 (com.)<br />

Firenze 6 (com.), 45 a (com.), 78 a (com.),<br />

82 b (com.), 95 (com.), 110 (com.), 146<br />

(com.), 186 (com.), 218 a (com.), App.<br />

Nr. 11 (com.)<br />

– esercito di 146, 147 d<br />

Francia 186 (com.)<br />

– re di 17 (com.), 124, 148 a, 218 a (com.)<br />

Gallese 122 (com.)<br />

– S. Maria, collegiata di 122 (com.)<br />

Heeze, città nel Brabante del Nord 165 (com.)<br />

Italia 124, 186 (com.)<br />

– meridionale 79 (com.)<br />

Liegi 165 (com.)<br />

– diocesi 171 (com.)<br />

Lucca 79 (com.)<br />

Lucera, vescovo di → Jacovacci, Andrea<br />

05-Indici.pmd 407<br />

08/03/2011, 14.05


408 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

Magliano (civitas Malleani) 1 (com.), 17,<br />

62, 62 a, 63 a, 157 a, App. Nr. 5<br />

– commissario → Pietro Lalli<br />

– massarii 17<br />

– podestà 10, 163 → Francesco Vallati,<br />

Matteo Baratta, Mattuccio de Janziis<br />

– torre “La rocchetta” 63 b<br />

Maastricht, S. Maria 171 (com.)<br />

Mantova 12 (com.)<br />

Mecheln (Fiandre) 74 c (com.)<br />

Milano, ducato di 123 a (com.), 124, 209<br />

– guerra → guerra di Milano<br />

Modena 178 b (com.)<br />

– diocesi di 232 a (com.)<br />

Montalto 87 b (com.)<br />

Motta (vicino Treviso) 178 b (com.)<br />

Napoli 167* (com.)<br />

– Archivio di Stato 223 a (com.)<br />

– regno di 176<br />

Nemours, duca di → Giuliano de’ Medici<br />

Nepi, fortezza di 131 (com.)<br />

Nicosia, arcivescovo di → Orsini, Aldobrandino<br />

– diocesi 197 (com.)<br />

Nocera, vescovo di 207 b (com.)<br />

Norcia, preposito di → Liberato da Norcia<br />

Ostia 157 (com.), 159 (com.)<br />

– fortezza di 131 (com.)<br />

Padova 207 b (com.)<br />

Parigi 74 c (com.)<br />

Patrimonio di S. Pietro in Tuscia 87 b<br />

(com.)<br />

– tesorieri 87 b (com.)<br />

Perugia 186 (com.), 213 c (com.)<br />

– thesauraria di 140 (com.)<br />

– – thesaurarius civitatis Perusii et provincie<br />

Umbrie → Pietro del Bene<br />

Pietrasanta 79 (com.)<br />

Pitigliano, conte di 149<br />

Ponte Centino (pons centinus) 147 d<br />

Radicofani 147 d (com.)<br />

Ravenna, battaglia di 210 (com.)<br />

Rodi (Rodus civitas) 176<br />

Roma<br />

– Acqua<br />

– – Marrana (aqua Marane) 114<br />

––– statutum 114<br />

– – Vergine (aqua fontis Trivii) 94 a (com.)<br />

– Aracoeli → S. Maria in Aracoeli<br />

– Archivio Storico Capitolino 4 c (com.), 103<br />

(com.)<br />

––Broliardo di Atti e Proteste di Artisti<br />

diversi 25 (com.)<br />

– arcus Lucii Septimii 100<br />

– – Traiani 233 b, 236 a, 237 b<br />

– – triumphalis Noe 106 a<br />

– Arenula → rione Arenula<br />

– Aventino 5 (com.)<br />

– Borgo 165 (com.), 204 a (com.), 205 c<br />

(com.), 207 b (com.)<br />

– Campidoglio 6 (com.), 74 c (com.), 114*<br />

(com.)<br />

– Campitelli → rione Campitelli<br />

– Campo de’ Fiori 1 (com.), 87 b (com.)<br />

– – mercato alimentare 46 a (com.)<br />

– Campo Marzio → rione Campo Marzio<br />

– Canale di Ponte 95 (com.)<br />

– Cancellaria (in Cancellaria Apostolica) 46 b<br />

– Capitolina curia (Palazzo Senatorio) 100<br />

––lovium (loggia) 100<br />

– Castel Sant’Angelo 22 (com.), 82* (com.)<br />

– – castellano → Giuliano Tornabuoni<br />

– – – fratello del → Simone Tornabuoni<br />

– chiese e conventi<br />

– – S. Agostino 176* (com.)<br />

– – S. Agnese f. l. m., monastero 103, 130,<br />

131<br />

– – S. Andrea (in Arenula), monastero 82 b<br />

(com.), 131<br />

– – S. Angelo → rione S. Angelo<br />

– – S. Aura (S. Aurea), monastero 80, 82 b,<br />

83, 130, 131<br />

– – S. Biagio de Tincta/Tinta 45 a (com.),<br />

54 b (com.)<br />

– – S. Ciriaco, monastero 131<br />

– – S. Cosimato (Sancti Gusmati), monastero<br />

35, 203<br />

– – S. Croce in Gerusalemme 157 (com.)<br />

– – – cardinale (de Sancta Cruce) → Bernardino<br />

de Carvajal<br />

– – S. Eufemia, monastero 130, 131<br />

– – S. Eustachio 45 a (com.)<br />

– – S. Giacomo in Septimio (sub Iano/alla<br />

Lungara), monastero 130, 131<br />

– – S. Giovanni de’ Fiorentini 82 b (com.)<br />

– – S. Giovanni in Laterano (ecclesia Late-<br />

05-Indici.pmd 408<br />

08/03/2011, 14.05


anensis) 2 a (com.), 7, 45 a (com.),<br />

122 (com.), 221, 222<br />

– – – arciprete → Alessandro Farnese<br />

–––tabernaculum 221<br />

– – S. Giuliano, monastero 131<br />

– – S. Lorenzo in Damaso 178 b (com.)<br />

–––capellania dell’altare di S. Lucia<br />

54 b (com.)<br />

– – S. Lorenzo in Panisperna, monastero 27 a,<br />

35, App. Nr. 2<br />

–––custodes 35 (com.)<br />

– – S. <strong>Marco</strong> 43 b (com.), 217<br />

– – S. Maria Antiqua → S. Maria Libera nos<br />

a penis inferni<br />

– – S. Maria in Aracoeli 12 (com.), 36, 57<br />

(com.), 93 a (com.), 140 (com.), 179<br />

(com.), 203, 214 a<br />

– – – cappella Bufalini 66 b (com.)<br />

– – – convento francescano 74 d (com.)<br />

––––fratres 27 a<br />

– – S. Maria in Campitelli → S. Maria in Portico<br />

– – S. Maria in Portico (S. Maria de Porticu,<br />

S. Maria in Campitelli), chiesa 211 d<br />

(com.)<br />

– – – cardinale di → Bernardo Dovizi<br />

– – – immagine della Gloriosissima Virgo<br />

Maria de Porticu 211 d<br />

– – – ospedale 211 d (com.) → ospedale<br />

della Consolazione<br />

– – S. Maria Libera nos a penis inferni<br />

(S. Maria Antiqua/S. Maria Liberatrice)<br />

81 a<br />

– – – badessa → Beatrix de Leon<br />

–––provisores 81 a<br />

– – S. Maria Maggiore 7, 173 b (com.)<br />

– – – canonicato 54 b (com.)<br />

–––cappellania 171 (com.)<br />

– – S. Maria Nova 111 a<br />

– – S. Maria Rotonda (templum Pantheonis/Pantheon)<br />

103, 204 c, 210 a, 215<br />

– – S. Maria sopra Minerva 196 (com.),<br />

210 (com.)<br />

– – S. Martina (sul Foro Romano) 220<br />

–––rector 220<br />

– – S. Nicola in Carcere Tulliano 122 (com.)<br />

– – S. Pietro 173 b (com.)<br />

– – – canonico → Tiberio Muti<br />

– – – capitolo 131 (com.)<br />

–––capellania 181 a (com.)<br />

INDICE DEI LUOGHI<br />

409<br />

– – – sagrestia 140<br />

– – S. Quirico 231 a<br />

– – S. Rocco 115<br />

– – S. Salvatore delle Coppelle 210 (com.)<br />

– – S. Sisto Vecchio 82 b (com.)<br />

– – – cardinale di → Tommaso Gaetanus<br />

de Vio<br />

– – S. Stefano del Cacco 205 c (com.)<br />

– – S. Stefano in Trullo 165 (com.)<br />

– – S. Susanna, monastero 131<br />

– – S. Trinità dei Monti (Trinitatis templum)<br />

94 a<br />

– – Spirito Santo de’ Napoletani 82 b (com.)<br />

– – SS. Cosma e Damiano 203, 219 d<br />

– – SS. Giovanni e Paolo, cardinale → Wilhelm<br />

von Enckenvoirt<br />

– – SS. Quattro Coronati, cardinale → Lorenzo<br />

Pucci<br />

– – Tor de’ Specchi 81 a (com.), 111 a (com.)<br />

– Colonna → rione Colonna<br />

– Colonna Traiana 233 b (com.)<br />

– Foro di Nerva 106 a<br />

– – Romano 81 a (com.)<br />

– mausoleo di Augusto 115 (com.)<br />

– Mons Capitolinus 88 a<br />

– Monti → rione Monti<br />

– mura Urbis 113, 209<br />

– – proveditores 113 → Giulio Petri Mactei<br />

Albertoni, Evangelista de Torquatis<br />

– ospedali<br />

– – della Consolazione 211 d (com.) → Roma,<br />

S. Maria in Portico, ospedale<br />

– – S. Giacomo degli Incurabili 59 (com.),<br />

82* (com.), 95 (com.), 125 (com.),<br />

202* (com.), 235 (com.)<br />

––Sancta Sanctorum, hospitale, medicus<br />

→ <strong>Marco</strong><br />

– palazzo/i 1 (com.), 88 f (com.), 135 (com.),<br />

202 a (com.), 204 a (com.), 210 (com.)<br />

– – del cardinale camerlengo 206 a<br />

–––lovium viridarii 204 a<br />

– – del cardinale Fieschi 177 b<br />

– – Doria Pamphili 131 (com.)<br />

– – Senatorio 100 (com.)<br />

– – vaticani 140 (com.)<br />

– – dei Conservatori (domus dominorum conservatorum)<br />

25 (com.), 30 a, 46 b, 54,<br />

68, 89 b, 100, 104, 108 (com.), 126,<br />

127, 138 (com.), 194, 207 a, 210 (com.)<br />

– – – archivio (archivium domus domino-<br />

05-Indici.pmd 409<br />

08/03/2011, 14.05


410 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

rum conservatorum) 4, 83 a, 83 b,<br />

172 b, 213, 219<br />

–––aula magna (sala magna) 90, 203<br />

→ prima aula<br />

– – – biblioteca (libraria) 172 b<br />

– – – cisterna 210 a<br />

– – – cortile 129, 135, 210 a, 220<br />

––––lovium 232 b<br />

–––fabrica palatii 213 a<br />

–––logia (loggia) 178 b, 181 b, 180 a,<br />

182 a, 183, 184, 223, 224, 225 b<br />

–––lovium 7, 8, 9, 10, 11, 21, 22, 23,<br />

41, 44, 45, 54 b, 55, 58 a, 59,<br />

60 c, 61, 62 a, 63 b, 77 b, 78 a,<br />

92 a, 93 a, 97, 98 a, 99 a, 114,<br />

115, 116, 117, 118, 119, 120 a,<br />

122 a, 145 c, 146, 148 c, 150, 152,<br />

153, 154 a, 156 b, 157 c, 158, 159,<br />

172 b, 177 (com.), 177 a, 177 b<br />

(com.), 179 d, 197 a, 199 a, 200 b,<br />

201, 202 a, 202 b, 203, 204 d,<br />

205 c, 206 b<br />

–––prima aula 26, 116, 135, 141, 141 a,<br />

143 b, 144, 149, 177 (com.), 186,<br />

228 a, 237, 237 c<br />

–––prima camera 1, 2, 4, 5, 6, 12, 13,<br />

14, 15 b, 16, 17, 18, 19, 27, 28,<br />

29, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40,<br />

42, 43, 47 a, 48, 50 a, 51, 52 a,<br />

53 b, 65, 66 b, 67, 68 a, 69, 70 c,<br />

71, 72 a, 73, 74 d, 75, 76 b, 79,<br />

80, 81 a, 82 b, 83 c, 84, , 85, 86,<br />

87 b, 88 a, 88 f, 96, 100, 101 a,<br />

102, 103, 104, 105, 106 b, 107,<br />

108, 110 a, 111 b, 112, 123 a, 124,<br />

125, 126, 127, 128, 129 a, 131 a,<br />

134, 135, 136, 137, 139, 140, 142 a,<br />

161, 161 a, 163, 165 b, 166, 167,<br />

168 c, 169, 170 b, 171, 172, 172 c,<br />

173 b, 174 a, 176, 177 b, 187 a,<br />

189, 190, 191 a, 192 a, 193 b, 194 a,<br />

195, 196, 207 b, 208 a, 211 d, 212,<br />

213 d, 214 a, 215, 216, 217, 218 b,<br />

218 c, 219 d, 221 a, 222 c, 229,<br />

231 (com.), 231 b, 232 d, 233 b,<br />

236 b, App. Nr. 4, App. Nr. 6, App.<br />

Nr. 10<br />

–––secunda aula 20, 24, 46, 64,<br />

95,113, 130, 132 a, 147c, 151 b,<br />

160, 162 b, 185 a, 188, 210, 210 a,<br />

227, 230 c, 234, App. Nr. 11, App.<br />

Nr. 11 a, App. Nr. 12 a<br />

– – – sala di Annibale 231 (com.)<br />

–––secunda camera 30 a, 30 b, 31, 32,<br />

101 b, 109, 121, 155, App. Nr. 5,<br />

App. Nr. 7<br />

–––tertia sala palatii 231 (com.), 232 d<br />

(com.)<br />

–––ultima camera 154 b<br />

– Pantheon → Roma, S. Maria Rotonda<br />

– Parione → rione Parione<br />

– piazza Colonna 22 (com.)<br />

– – Navona 82, 203 a (com.)<br />

– – Vittorio Emanuele 131 (com.)<br />

– Pigna → rione Pigna<br />

– Pons Salarius 23<br />

––custodia → Giovanni Stefano de Cannellis<br />

de Montemagno, Stefano de Caramelis<br />

– Ponte → rione Ponte<br />

– porta/e 23 (com.), 64 (com.), 56 a (com.),<br />

84, 130, 131, 138 a, 170<br />

– – Appia, custodia 56 a (com.)<br />

––Flaminia 115<br />

– – Latina, custodia 56 a (com.)<br />

– – Maggiore 56 a (com.), 64<br />

– – – appalto 179 b (com.) → Antonio Santacroce<br />

– – Pinciana 23<br />

–––custos et gubernator → Luigi de Cassianis<br />

di Verona, Niccolò de Marazinis<br />

– – Portese 179 b<br />

– – – appalto/custos 179 b, 179 c (com.)<br />

– – S. Pancrazio 179 b<br />

–––custos/custodia 179 b → Antonio Santacroce,<br />

Tarquinio Santacroce<br />

– – S. Paolo (porta Sancti Pauli) 56 a, 59,<br />

60 b, 87 a<br />

– – – appalto App. Nr. 4<br />

–––conductor 87 a<br />

– – Salaria 23<br />

–––custos et gubernator → Luigi de Cassianis<br />

di Verona, Niccolò de Marazinis<br />

– porto di Ripa (Grande o Ripa Romea) 5 (com.)<br />

– – di Ripa e Ripetta 234<br />

– – di Ripetta 5 (com.), 115 (com.)<br />

– Prati (in contrata Pratorum) 171 (com.)<br />

– rioni → rione (v. indice dei soggetti)<br />

– Ripa → rione Ripa<br />

– S. Eustachio → rione S. Eustachio<br />

05-Indici.pmd 410<br />

08/03/2011, 14.05


– Suburra 131 (com.)<br />

– Testaccio 82, 203 a (com.)<br />

– Tor de’ Specchi (moniales Turris Speculi)<br />

203<br />

– Tor di Nona (Turris None), capitaneus →<br />

Bernardino ..<br />

––soldanus turris None Urbis, appaltatore<br />

142* (com.), 144 (com.) → Raimondo<br />

Capodiferro<br />

– Trastevere → rione Trastevere<br />

– Trevi → rione Trevi<br />

– Trinitatis templum → S. Trinità dei Monti<br />

94 a<br />

– università (ginnasium), viridalis 47 a<br />

– via degli Staderai 47 a (com.)<br />

– – dei Jacovacci 47 a (com.)<br />

– – del Banco di S. Spirito 202 a (com.)<br />

– – del Corso 88 f (com.), 131 (com.), 177<br />

(com.)<br />

– – del Governo Vecchio 1* (com.)<br />

– – del Vantaggio 218 a (com.)<br />

– – della Conciliazione 204 a (com.)<br />

– – delle Coppelle 167* (com.)<br />

– – di Banco S. Spirito 210 (com.)<br />

– – di Panico 200 b (com.)<br />

– – Giulia 82 b (com.)<br />

– – papalis 1 (com.)<br />

– – Piave 23 (com.)<br />

– – Salaria 23 (com.)<br />

– – Urbana 131 (com.)<br />

– – Veneto 23 (com.)<br />

Ronciglione 220 d (com.)<br />

Rossano, arcivescovo di → Vincenzo Pimpinella<br />

Saint-Malo, diocesi di 165 (com.)<br />

Saluzzo, vescovo di → Giuliano Tornabuoni<br />

Sardegna 176<br />

Sicilia 176<br />

Siena 147 d (com.)<br />

– esercito di 146, 147 d<br />

– territorio 146<br />

Spagna 79 (com.), 123* (com.), 132, 133<br />

(com.), 153<br />

Tarquinia 87 b (com.)<br />

Terni 77 b (com.)<br />

Tevere 115, 131 (com.)<br />

– riva 131<br />

Tivoli 50 a, 53 b, 60 c, 66 b, 120, 131<br />

(com.), 157, 162, 168, 174, 215<br />

INDICE DEI LUOGHI<br />

411<br />

– capitula con Roma 162<br />

– carcere → rocca<br />

– comes 1, 17, 50 a, 106 b, 120, 162, 174<br />

→ Antonio Boccapaduli, Mario de Jacottolis,<br />

Pietro Lalli<br />

––executor 50 a<br />

– commissario (comissarius [et rector]) 50<br />

a, 66 b, 106 b, 120 → Emilio de Blancis,<br />

Pietro Lalli<br />

– rocca (arx Tiburis) 157<br />

– vescovo di → Marcantonio Croce di Tivoli<br />

Tolfa, miniere di allume 101 a (com.)<br />

Tortona, vescovo di → Wilhelm von Enckenvoirt<br />

Toscana 82 b (com.), 146 (com.), 186<br />

(com.)<br />

– granducato di 147 d (com.)<br />

Umbria 197 (com.)<br />

Urbino 186 (com.)<br />

– duca → Francesco Maria Della Rovere<br />

– guerra → guerra contro Urbino<br />

Utrecht 132 (com.)<br />

– vescovo di → Wilhelm von Enckenvoirt<br />

Varignana (presso Bologna) 108 (com.)<br />

Velletri (terra Veliterna) 1 (com.), 130<br />

Verdun, diocesi di 206 (com.)<br />

Verona, vescovo di → Gian Matteo Giberti<br />

Viterbo 14, 24, 87 b (com.), 145 a, 237 a<br />

Viterbo, S. Spirito, priore dell’ospedale →<br />

Niccolò de’ Medici<br />

Vitorchiano 1 (com.), 107, 111, 145 a, 205<br />

b, 237 a<br />

– fideles 107, 111, 168 c, 177 (com.), 205 b<br />

→ Giovanni Francigena<br />

– comune 107<br />

– littere patentes (conventiones) con Roma<br />

107, 168 c, 211<br />

– officialis → Galloppinus di Vitorchiano<br />

– podestà 17, 82* (com.), 202 b, 231 b,<br />

237 a → Girolamo Gratianus<br />

– pretoria (pretor) 220 a, 237 a<br />

––palatium pretoris, carcere 237 a<br />

– privilegi 205 b<br />

Volterra, cardinale di (cardinalis Vulterre)<br />

→ Francesco Soderini<br />

Worcester, vescovo di → Girolamo Ghinucci<br />

05-Indici.pmd 411<br />

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412 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

05-Indici.pmd 412<br />

08/03/2011, 14.05


INDICE DEI LUOGHI<br />

Finito di stampare nel mese di luglio 2010<br />

dallo Stabilimento Tipografico « Pliniana »<br />

Viale F. Nardi, 12 – 06016 Selci-Lama (PG)<br />

05-Indici.pmd 413<br />

08/03/2011, 14.05<br />

dal 1913<br />

413


414 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

05-Indici.pmd 414<br />

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INDICE DEI LUOGHI<br />

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415


416 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

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INDICE DEI LUOGHI<br />

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418 IL LIBER DECRETORUM DELLO SCRIBASENATO PIETRO RUTILI<br />

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