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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 89<br />

dere nella piazza centrale e sfidare qualcuno o aspettare di essere sfidati da<br />

uno dei giovanotti grossi e arrabbiati. Individui <strong>in</strong>grugnati e massicci, coi<br />

muscoli scolp<strong>it</strong>i e le facce quadrate, le fiamme tatuate negli occhi piccoli e<br />

distanti… si camm<strong>in</strong>ava per strada e si rischiava di essere sfidati a duello,<br />

oppure c’era il rischio di <strong>in</strong>crociare con lo sguardo sbagliato la persona sbagliata.<br />

E se non eravate del posto, una bella salva di palate ve la mer<strong>it</strong>avate<br />

di regola, come per darvi il benvenuto, per darvi ad <strong>in</strong>tendere che non stavate<br />

a casa. E bisognava v<strong>in</strong>cere. E allora Eumir era andato <strong>in</strong> palestra e aveva<br />

<strong>in</strong>iziato a pompare come un dannato e più pompava più si gonfiava e sollevava<br />

sempre di più e piegava le sbarre di ferro e aveva anche imparato il juj<strong>it</strong>su.<br />

E menava, Eumir, menava forte quando qualcuno andava a toccare il<br />

sedere di Thaise; lo faceva perché era un bravo ragazzo e perché Thaise ammiccava,<br />

era ambigua nei suoi modi lascivi, anche se non concedeva mai<br />

nulla, con quel suo fare da brava ragazza orgogliosa. E menava pure se lo<br />

mandavano a farsi fottere o se dicevano che sua madre e sua sorella la davano<br />

via per pochi spiccioli all’ora. Quanto menava… forte… e quanto era<br />

grosso…<br />

Adesso, nella sua uniforme della SCR sembrava una statua. Si era<br />

scattato una foto e aveva sped<strong>it</strong>o l’ologramma via e-mail alla sua famiglia e<br />

la sua sorell<strong>in</strong>a lo aveva preso un po’ <strong>in</strong> giro perché sembrava Robocop,<br />

mentre il padre aveva sorriso nel sapere che suo figlio era così bello e che<br />

aveva una pistola francese appesa alla c<strong>in</strong>tura e sua madre pianse perché <strong>in</strong><br />

quel momento era preoccupata, forse perché sapeva che stava facendo un lavoro<br />

così pericoloso. Intanto, Eumir sfoggiava i suoi denti bianchi e quel<br />

paio di bicip<strong>it</strong>i possenti con naturalezza e sembrava felice del suo nuovo lavoro<br />

<strong>in</strong> c<strong>it</strong>tà. Aveva 18 anni ed un certo bisogno di soldi, un bisogno congen<strong>it</strong>o<br />

alla sua stirpe, una mancanza di moneta che la famiglia si portava dietro<br />

da tanti di quegli anni che avrebbero potuto farla risalire alle radici più sepolte<br />

del proprio albero genealogico. Quando spariranno la povertà e la disperazione,<br />

saranno spar<strong>it</strong>e anche le favelas, aveva detto il s<strong>in</strong>daco di Rio<br />

per difendersi da certe accuse del Part<strong>it</strong>o Progressista. Come potevate far<br />

sparire una favela? Non c’è modo. Non c’era niente di strano <strong>in</strong> quella s<strong>it</strong>uazione<br />

di precarietà f<strong>in</strong>anziaria, sembrava essere funzionale allo spir<strong>it</strong>o stesso<br />

del Brasile, non solamente alla famiglia di Eumir. Nonostante tutta l’alta tecnologia<br />

che bisognava portare addosso, <strong>in</strong> qualche modo di soldi non ce n’erano<br />

mai, mai abbastanza. A Vasconcelos, per esempio, c’erano migliaia di<br />

padri e figli che ancora utilizzavano le tastiere di vecchi computer collegati a

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