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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 7<br />

e rimanevano da prendere soltanto i polsi di chi aveva un chip ben foraggiato<br />

e ce lo teneva dentro e poteva trattarsi di chiunque; potevate anche essere<br />

voi.<br />

Comunque, Ericko non aveva mai confidato nella visione di un uomo<br />

<strong>in</strong>g<strong>in</strong>occhiato ad un angolo di strada con una mano tesa ed una l<strong>it</strong>ania nella<br />

bocca. Poi venne abol<strong>it</strong>a la cartamoneta e il suo problema etico venne risolto<br />

<strong>in</strong> un batter d’occhio.<br />

Stava attraversando il ponte di N<strong>it</strong>eròi a bordo di un onibus del secolo<br />

precedente, pieno di gente e di miseria.<br />

La Favela Amarela, vista dal ponte, sembrava lo y<strong>in</strong>: la parte bianca di<br />

uno di quei tatuaggi giapponesi che i ragazzi si schiaffano sulla fronte; quei<br />

cerchi divisi <strong>in</strong> due metà, una bianca e una nera. La favela era molto simile<br />

ad una goccia distorta, tutta gialla e pronta a cadere su N<strong>it</strong>eròi. L’assessore<br />

all’urbanistica aveva deciso di contrassegnare l’anima carioca dei sobborghi<br />

con questa idea dei colori: ogni favela un colore diverso. Per Rio, la c<strong>it</strong>tà del<br />

carnevale. Che spasso!<br />

N<strong>it</strong>eròi era stato un buon posto, f<strong>in</strong>o a quando i metallari di San Cristoforo<br />

non lo avevano <strong>in</strong>vaso. Prima era un quartiere pieno di neon e bella<br />

musica elettronica; adesso rimbombava di ch<strong>it</strong>arre heavy metal, brulicava di<br />

pagliacci con i capelli punk e la gente era ab<strong>it</strong>uata a morire. E questo andava<br />

bene.<br />

Aveva com<strong>in</strong>ciato a girare droga nuova e si potevano fare bei soldi<br />

spacciando anche poche dosi di Sogno Liquido; i metallari avevano bisogno<br />

di un conforto romantico da parte delle droghe, erano i clienti più esigenti<br />

che si potessero trovare <strong>in</strong> c<strong>it</strong>tà. Ed era sorta una diatriba tra gli sciamani del<br />

fisico e i guru del dig<strong>it</strong>ale: la concorrenza del software rischiava di schiacciare<br />

la circolazione delle pasticche. Infatti il mercato degli <strong>in</strong>nesti neurali si<br />

stava espandendo – ovviamente stiamo parlando di materiale venduto e trapiantato<br />

sottobanco. Era esplosa la mania del dig<strong>it</strong>ale: potevate vedere gli<br />

adolescenti scannarsi per guadagnare il dir<strong>it</strong>to ad amputare un chip e correre<br />

a farsi <strong>in</strong>nestare un drive sp<strong>in</strong>ale per la connessione <strong>in</strong> Rete. Si trattava di un<br />

fenomeno furioso che aveva <strong>in</strong>fuocato gli occhi del popolo: la necess<strong>it</strong>à di<br />

connettersi era superiore ai bisogni fisiologici primari e stava assumendo<br />

connotati paurosamente morbosi; uom<strong>in</strong>i e donne, adolescenti e chiunque<br />

possedesse una porta d’<strong>in</strong>terfaccia doveva permettere ai codici dei programmi<br />

di fare avanti e dietro tra il cervello e le maglie della Rete. Era <strong>in</strong>iziato

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