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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 69<br />

male – o quella di un pazzo isterico. Inf<strong>in</strong>e, dopo un po’, con la sua voce<br />

bassa e piatta, gli ord<strong>in</strong>ò di farsi avanti lentamente e un suo compare, del<br />

tutto simile a lui, uscì anch’egli allo scoperto per ispezionare Ericko con uno<br />

scanner, mentre gli tenevano il m<strong>it</strong>ra puntato al corpo ed un coltello alla<br />

gola. Dopo aver deciso che non era un vis<strong>it</strong>atore pericoloso, il primo dei due<br />

s’impalò nuovamente e riprese conoscenza dopo pochi secondi. Lo zombi<br />

mise via lo scanner e sp<strong>in</strong>se Ericko con la canna del fucile verso il muro di<br />

rifiuti. A passi tranquilli si stavano avvic<strong>in</strong>ando ai bastioni del regno dei<br />

morti e, piano piano, si del<strong>in</strong>eavano meglio i contorni della struttura e ad<br />

ogni metro veniva fuori il muso di una Mustang coi fari accesi, una grossa<br />

caldaia traforata dai cavi d’acciaio picchettati nel terreno, una fer<strong>it</strong>oia piazzata<br />

parecchio <strong>in</strong> alto con uno zombi armato che si affacciava <strong>in</strong>curios<strong>it</strong>o dal<br />

nuovo tizio <strong>in</strong> arrivo, poi c’erano cumuli <strong>in</strong>formi di schiuma compressa anner<strong>it</strong>a,<br />

frigoriferi messi di sbieco e sacchi di sabbia impilati assieme a scatole<br />

criogeniche <strong>in</strong>utilizzabili, colonne di copertoni, metri di lamiera profilata,<br />

poi tronchi tirati su per puntellare le sezioni più <strong>in</strong>stabili del muro, antenne e<br />

piccole parabole; e poi la porta d’<strong>in</strong>gresso, piccola, non più grande dell’anta<br />

di un armadio, o all’<strong>in</strong>circa il doppio del portello di una bara per la notte <strong>in</strong><br />

un albergo economico giapponese. Si aprì da sola, guidata da un braccio<br />

meccanico che dovevano aver sottratto a qualche cancello automatico di f<strong>in</strong>e<br />

secolo, e la guardia che lo seguiva lo sp<strong>in</strong>se dentro ancora una volta con la<br />

canna del fucile ed Ericko si piegò per poter passare senza sbattere la testa.<br />

Di là del muro si respirava l’odore della carne fatta alla brace sugli<br />

spiedi, cotta <strong>in</strong> un angolo di luce dove si erano radunati quattro o c<strong>in</strong>que soldati<br />

della Falange, <strong>in</strong>credibilmente alti e magri, che bevevano birra e stavano<br />

arrostendo quello che sembrava un polpaccio di uomo senza più il piede.<br />

Ericko distolse sub<strong>it</strong>o lo sguardo e cont<strong>in</strong>uò a camm<strong>in</strong>are <strong>in</strong> avanti e <strong>in</strong> silenzio<br />

f<strong>in</strong>ché uno zombi gli ord<strong>in</strong>ò di fermarsi, sedere <strong>in</strong> terra e aspettare. E<br />

mentre lui se ne stava buono e quieto – perché lì dentro non poteva sapere<br />

per certo come sarebbe andata a f<strong>in</strong>ire – sei o sette occhi lo fissarono per un<br />

po’ <strong>in</strong>curios<strong>it</strong>i e forse stavano pensando di farselo ai ferri o si chiedevano<br />

per quale motivo si fosse sp<strong>in</strong>to f<strong>in</strong> lassù, o forse non pensavano per niente.<br />

Lui cercò di non farci caso e, <strong>in</strong>vece di badare ai loro denti aguzzi, alzò lo<br />

sguardo al cielo da dove proveniva un alone azzurro che era generato dalla<br />

cima del monte, molto dopo la porta della “dogana”, su <strong>in</strong> pizzo alla Pedra,<br />

da dove gli asa-delta spiccavano il volo nelle notti di tuono. Doveva essere il<br />

bagliore degli idoli al neon adorati dagli sciamani del software vudù che si

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