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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 29<br />
verizzate assieme al pan<strong>in</strong>o col tonno. Facevano le loro domande crudeli<br />
con curios<strong>it</strong>à birich<strong>in</strong>a ed un’impert<strong>in</strong>enza strafottente, con tutta l’autor<strong>it</strong>à<br />
della quale erano <strong>in</strong>vest<strong>it</strong>i come crociati della pubblica <strong>in</strong>formazione. Analizzavano<br />
con la massima e miglior perizia ogni fase della combustione delle<br />
v<strong>it</strong>time e riportavano tempestivamente i risultati della deflagrazione ai parenti<br />
di ogni caro est<strong>in</strong>to, riprendendo con le olocamere ogni dettaglio delle<br />
espressioni di strazio dei loro protagonisti addolorati. Poi andavano a scandagliare<br />
– anche grazie a queste immag<strong>in</strong>i – l’animo dei parenti affranti per<br />
cercare di capire, da bravi studiosi della psiche umana, come mai stessero<br />
versando tutto quel pianto e per sondare con cura l’oscura ed <strong>in</strong>comprensibile<br />
fonte del loro dolore. E per farlo capire a chi aveva un abbonamento via<br />
cavo.<br />
Si sbracò nel suo cubo, prese ad armeggiare con le capsule di droga, le<br />
mischiò a certa erba che cresceva sul lim<strong>it</strong>are della foresta, fece questi due<br />
piccoli fagott<strong>in</strong>i, poi mandò giù gli <strong>in</strong>volt<strong>in</strong>i <strong>in</strong>sieme al solvente del Sogno e<br />
si diede una grattata alle palle. C’era bisogno di relax. Immag<strong>in</strong>ò un salott<strong>in</strong>o,<br />
lui seduto <strong>in</strong> poltrona, i piedi posati su un tavolo basso giapponese e la<br />
luce soffusa. Bastava chiudere gli occhi e non avere rotture di coglioni per<br />
essere felici. Qualcosa si mosse nello stomaco e gli venne da ruttare. Ruttò e<br />
rimase <strong>in</strong> apnea per qualche secondo mentre gli acidi degli <strong>in</strong>volt<strong>in</strong>i <strong>in</strong>iziavano<br />
a scorrere pompando nelle vene. Allora sì che tutto poteva essere perfetto…<br />
Lampeggiando di azzurro, il divano del salotto <strong>in</strong>iziò a fottere con le<br />
poltrone ed Ericko scoppiò a piangere, poi rise e poi blaterò qualcosa sul<br />
sesso orale. A quel punto anche le lampade <strong>in</strong>iziarono a darsi da fare. Cont<strong>in</strong>uò<br />
così per un bel po’ e rideva e piangeva, sudava a vuoto, i pori della pelle<br />
cercavano <strong>in</strong>utilmente di succhiare il sudore di qualcun altro che non c’era e<br />
rimescolarlo di dentro; trovarono solo polvere e il circolo vizioso di Ericko<br />
che si contorceva nella scatola e tendeva le mani verso un ragazzo uguale a<br />
lui; voleva strozzarlo sul tappeto persiano e sodomizzarlo. Non necessariamente<br />
<strong>in</strong> quest’ord<strong>in</strong>e. Vennero <strong>in</strong>ghiott<strong>it</strong>i dal soff<strong>it</strong>to e diger<strong>it</strong>i da una specie<br />
di foresta amazzonica disegnata da Dalì. La signor<strong>in</strong>a Dwosie cacò Ericko<br />
sulle scarpe del presidente che gli str<strong>in</strong>se la mano e lo mandò <strong>in</strong> guerra.<br />
La signor<strong>in</strong>a Dwosie aveva la pelle piena di pixel e ologrammi, tatuaggi animati<br />
e lacci di cuoio <strong>in</strong>filati <strong>in</strong> tutti i buchi. Gli sorrise benevola, con le tette<br />
di fuori e sparò.