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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 238<br />

caldo e umido; i lampioni spaccati e quelli tutti <strong>in</strong>teri, un bar che chiude appena<br />

scende il buio e gente che corre dentro trasc<strong>in</strong>andosi <strong>in</strong> spalla fucili pesanti<br />

come croci e <strong>in</strong> grembo figli che vorrebbero far andare via, figli che<br />

piangono e che vorrebbero scappare, figli nati nel momento sbagliato, nel<br />

posto sbagliato. Così eccolo, notte, <strong>in</strong> una stanza mezza buia mezz’accesa,<br />

mentre qui tutte le altre v<strong>it</strong>e dormono o comunque stanno fuori dalla mia ed<br />

è come se al mondo oggi, adesso, ci sto solo io. V<strong>it</strong>e che colpiscono alla cieca<br />

e che non hanno nessun’altra voce che quella della morte come prova della<br />

propria disperazione e della propria libertà e che lo fanno (uccidersi per<br />

uccidere o per uccidersi) anche solo per vendetta, per vendicare torti sub<strong>it</strong>i<br />

nella prima <strong>in</strong>fanzia, o per vendicare la bassezza di un passato prossimo che<br />

è stato schiacciato dalle regole della propria casa, ma ora lottando <strong>in</strong> nome<br />

della propria casa per vendetta, o <strong>in</strong> nome proprio per abuso di sé stessi. V<strong>it</strong>e<br />

che chiedono e strappano sangue per alimentare il coraggio di altre v<strong>it</strong>e <strong>in</strong><br />

rotta di collisione con il mondo dei supermercati e delle tavole calde e dei<br />

governi, per alimentare il coraggio di v<strong>it</strong>e lasciate sole dentro case ed impieghi,<br />

libere di crescervi e di morirci. V<strong>it</strong>e che chiedono di svegliarsi, che gridano<br />

svegliatevi, siate buoni o cont<strong>in</strong>ueremo a morire e a far morire voi, e il<br />

cattivo sei tu se non fai <strong>in</strong> modo che io smetta! V<strong>it</strong>e come la mia e la tua,<br />

v<strong>it</strong>e che vanno <strong>in</strong> giro <strong>in</strong> macch<strong>in</strong>a o mangiano un gelato, che ci sfiorano<br />

oggi lungo il corso facendo le vasche davanti alle vetr<strong>in</strong>e e domani si immoleranno<br />

o si spezzeranno, v<strong>it</strong>e alle quali non daremo un soldo e che neanche<br />

sbirciamo perché se volessimo potremmo sempre farlo domani. V<strong>it</strong>e come la<br />

nostra, quella mia, quella tua, quella anche di Edera…<br />

oh, be’, amore mio… il grido di aiuto di quest’uomo non è sent<strong>it</strong>o,<br />

non lo senti tu e non lo sente nessuno e, se volessi che tu lo sentissi, lo griderei<br />

ancora: ma perché? Anche ripetuto <strong>in</strong> eterno, se qualcuno sentisse non<br />

m’importerebbe perché grido il mio grido d’aiuto che non è ascoltato e grida<br />

per te. Dentro la rete della comunicazione globale, attraverso la connessione<br />

istantanea di tutti i pensieri. E l’uomo che siede a questo cavo non spera che<br />

tu ci sia, dall’altra parte dell’<strong>in</strong>terfaccia, dall’altra parte dello spazio o del<br />

tempo, quest’uomo che grida connesso, non spera né prega, ma siede e<br />

geme.<br />

… quella di Edera…<br />

Edera è importante, Edera è morbida, è profumata, Edera è la mia v<strong>it</strong>a,

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