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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 236<br />

gra, ma soddisfatta. L’avvocato tornò <strong>in</strong> piedi lungo e spiegò che il suo comp<strong>it</strong>o<br />

era term<strong>in</strong>ato, salutò ed uscì di scena senza voltarsi, sparendo con una<br />

copia dell’ologramma.<br />

La vecchia si alzò, guardò lo spilungone russo e gli disse: Quella è<br />

ancora mia, <strong>in</strong>dicando la camera dalla quale era usc<strong>it</strong>a, e ci tornò per chiudersi<br />

dentro.<br />

Era andata. Edera non stava più lì. E lui chi avrebbe ucciso?<br />

<strong>Il</strong> russo lo prese per il bavero, disse qualcosa che non era brasiliano <strong>in</strong>dicando<br />

la porta, lo portò di forza f<strong>in</strong> lì, lui che mentre veniva sp<strong>in</strong>to camm<strong>in</strong>ava<br />

di buona lena per affrettarsi, aprì e lo calciò fuori lasciandolo <strong>in</strong> terra<br />

dopo aver chiuso. Rimase seduto sul l<strong>in</strong>oleum fissando l’uscio, il pavimento<br />

che cambiava colore e materia di sotto la soglia, la luce che si affacciava di<br />

fuori. Rimase mentre la corrente nel suo cervello pensava alla morte e qualcosa,<br />

una specie di blocco emozionale, un muro elettrico messo all’<strong>in</strong>terno<br />

della rete neuronale della sua coscienza, gli impediva di contemplare la propria,<br />

l’esecuzione personale di sé stesso, esegu<strong>it</strong>a da sé stesso col proprio<br />

corpo sul proprio corpo. Rimase a forzare il blocco, rimase gambe stese e<br />

braccia calate, le mani sporche per il lungo contatto col suolo, la testa <strong>in</strong> perenne<br />

movimento, la nuca a battere contro il muro dietro di lui, qualcuno che<br />

uscì da una porta al suo fianco – non il russo, quello stava di fronte – per<br />

cacciarlo e lui, senza essere ancora riusc<strong>it</strong>o ad <strong>in</strong>dividuare il blocco e tantomeno<br />

a spezzarlo, sempre testa bassa, accennò ad andare e quell’altro, sulla<br />

soglia, furioso e z<strong>it</strong>to lo fissava per m<strong>in</strong>accia e per accertarsi della sua sparizione.<br />

Passeggiando nel corridoio, l’ascensore <strong>in</strong> fondo con la luce di arrivo<br />

al piano che stava per accendersi e lo spiraglio dei battenti tagliafuoco a<br />

scomparsa che accennava un lum<strong>in</strong>are, si fermò per voltarsi e quello sulla<br />

porta di casa ag<strong>it</strong>ò un pugno, lui sorrise e, quando era di nuovo voltato verso<br />

il fondo del corridoio, dall’ascensore erano di già usc<strong>it</strong>i un uomo e una donna<br />

portando quattro valigie identiche. Li <strong>in</strong>crociò nel camm<strong>in</strong>o, dai calzoni<br />

di lui spuntava l’impugnatura di qualcosa. Rodrigo rallentò il passo, l’uomo<br />

che lo aveva scacciato sbra<strong>it</strong>ò frenando uno scatto e la donna con le valigie<br />

grugnì qualcosa che non era brasiliano, quello z<strong>it</strong>tì <strong>in</strong>curios<strong>it</strong>o, chiese spiegazioni<br />

gridando e facendosi fuori a muso duro, il compagno della donna lasciò<br />

il proprio carico e alzò le mani, chiese scusa sforzando l’accento, poi<br />

disse qualcos’altro a lei nella loro l<strong>in</strong>gua, lei che cont<strong>in</strong>uava ad andare. Lui<br />

chiese scusa, str<strong>in</strong>se la mano a quell’altro e riprese le sue borse e, assieme

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