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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 230<br />

che ce la accompagnava quando doveva tornare a casa, e poi anche durante<br />

tutto il trag<strong>it</strong>to, lo stesso paesaggio di cemento che sfumava sempre più nel<br />

grigio di edifici sempre più bassi e radi, un pizzico di verde e monti per un<br />

piccolo m<strong>in</strong>uto e poi altro cemento e cavi elettrici e pali <strong>in</strong> crescendo f<strong>in</strong>o<br />

dentro il cuore di altre c<strong>it</strong>tà di mezzo, tra un capo e l’altro del percorso – oppure<br />

il paesaggio completamente bucolico e fasullo dei f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>i bypassati<br />

dalle tapparelle <strong>in</strong> fibra ottica, quelle che trasmettevano e r<strong>it</strong>rasmettevano un<br />

viaggio parallelo a quello del treno, <strong>in</strong> una <strong>in</strong>esistente valle verde programmata<br />

al computer e caricata nella motrice del treno, <strong>in</strong>sieme al motore.<br />

E poi il treno arrivò. Arrivò nella stazione centrale di Vasconcelos<br />

come era arrivato prima <strong>in</strong> quella di Rio e ne era sub<strong>it</strong>o ripart<strong>it</strong>o – prima da<br />

Rio e poi, dopo aver fatto scalare i suoi passeggeri, anche da quell’ultima<br />

tappa di Vasconcelos. Ecco adesso la banch<strong>in</strong>a, cemento e mon<strong>it</strong>or, l<strong>in</strong>ee<br />

gialle tratteggiate e scolor<strong>it</strong>e sull’andar dello scalo e f<strong>in</strong> dentro e f<strong>in</strong> oltre<br />

l’atrio, un diramarsi di <strong>in</strong>dicazioni, una raggiera di scr<strong>it</strong>te e strisce che Edera<br />

aveva ben conosciuto ma che lui vedeva per la prima volta e, anche se non<br />

fosse poi tanto differente questa stazione da quella di Rio o da quella di una<br />

qualsiasi altra c<strong>it</strong>tà, ci rimaneva adesso spaesato, restava immobile tra l’<strong>in</strong>decisione<br />

della rotta da prendere e la concezione di questo nuovo contatto,<br />

ancora più ravvic<strong>in</strong>ato, con quello che Edera era stata, il contatto diretto con<br />

quello che già era stato <strong>in</strong> contatto a sua volta con Edera e che presto, quando<br />

di tre ne sarebbe rimasto soltanto uno, sarebbe spar<strong>it</strong>o tutto, case, treni e<br />

<strong>in</strong>segne, <strong>in</strong>sieme ai due da elim<strong>in</strong>are, spar<strong>it</strong>o <strong>in</strong>sieme alla coscienza della simulazione.<br />

L’<strong>in</strong>dirizzo lo conosceva, la strada la trovò salendo dentro un taxi e<br />

chiedendo di esserci portato, fu così che arrivò al posto, i trenta piani di condom<strong>in</strong>io<br />

che crescevano da una conca disegnata da arch<strong>it</strong>etti avanguardisti<br />

per vecchia gente da mettere a riposo, le famiglie che dormivano e mangiavano<br />

fagioli come i loro vecchi gli avevano <strong>in</strong>segnato a cuc<strong>in</strong>arli e a mandarli<br />

giù nello stomaco <strong>in</strong>sieme agli altri succhi, <strong>in</strong>sieme al riso <strong>in</strong> bianco e<br />

la birra ed un collegamento alla rete della olovisione via cavo, saltellando tra<br />

i canali per godere di un’altra alluc<strong>in</strong>azione, contenuta ed <strong>in</strong>ventata dall’altra<br />

illusione ancora più grande e collettiva, mentre qualcuno <strong>in</strong> un’altra stanza –<br />

dentro una piccola illusione privata fatta correre tra le maglie della rete neurale<br />

chiusa <strong>in</strong> una scatola cranica – procedeva all’elim<strong>in</strong>azione del corpo<br />

sperando di salvare qualcosa per quando ognuna delle alluc<strong>in</strong>azioni sarebbe<br />

svan<strong>it</strong>a. E così per sempre, uno dopo l’altro dentro ogni casa, dentro ogni

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