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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 222<br />

ca all’altra e così tutte come se fossero una sola <strong>in</strong> almeno qu<strong>in</strong>dici anni passati<br />

come ventiquattro ore e poi altri c<strong>in</strong>que passati <strong>in</strong>vece come un’<strong>in</strong>tera<br />

v<strong>it</strong>a di rivolgimenti, con un lavoro scovato nel giro di un anno e coltivato<br />

nei restanti con tutto l’impegno di vivere <strong>in</strong> una casa solo per sé e la spesa<br />

da fare e la macch<strong>in</strong>a da curare e curare anche tutto quello a cui prima<br />

avrebbe pensato la sua famiglia al suo posto: per riempire <strong>in</strong> poco tempo<br />

quello che avrebbe dovuto vivere <strong>in</strong> molto – memorie di quando aveva percorso<br />

strade stando seduto sul sedile di dietro, si trovò, senza preoccuparsi<br />

di controllare se la sede avesse cambiato <strong>in</strong>dirizzo, sotto gli uffici dell’agenzia<br />

di protezione, la Segurança Civil de Rio de Janeiro, dove Eumir aveva<br />

lavorato per salvare la sua v<strong>it</strong>a e, sicuramente, dove ancora stava lavorando<br />

per salvare la v<strong>it</strong>a di qualcun altro, qualcuno (Rodrigo lo sapeva perché aveva<br />

conosciuto Eumir ed il modo <strong>in</strong> cui lui sapeva fare il suo lavoro con l’impegno<br />

stacanovista ed ortodosso di chi, questo lo aveva cap<strong>it</strong>o da poco tempo,<br />

però, deve fare il suo lavoro per salvare la v<strong>it</strong>a ad un altro, soltanto o almeno<br />

per far proseguire la propria nella speranza che qualcuno non la stronchi,<br />

pur sapendo che potrebbe accadere e che accadrà a lui <strong>in</strong>vece che all’altro)<br />

che era riusc<strong>it</strong>o a mantenere la pelle <strong>in</strong>tatta durante l’esplosione grazie<br />

al corpo di lui.<br />

Stava ad uno dei piani di mezzo, abbastanza <strong>in</strong> alto per vedere una<br />

delle baie della c<strong>it</strong>tà, ma non così lontano dal suolo per poter non sentire il<br />

traffico correre. Al ricevimento c’era una ragazza ben vest<strong>it</strong>a e bella, una<br />

donna che sarebbe stata bella anche senza i vest<strong>it</strong>i che portava e il trucco che<br />

aveva impiegato per far colpo sui clienti o sul capo o sul qualcun altro, altrimenti,<br />

pensò Rodrigo, non si sarebbe vest<strong>it</strong>a così, come si sarebbe anche vest<strong>it</strong>a<br />

Edera per stimolare chiunque a fare qualcosa, perché si aspettava che<br />

qualcuno facesse qualcosa e qualcuno, sicuramente, qualcosa doveva averle<br />

fatto e, se aspettava ancora che accadesse di nuovo, doveva anche esserle<br />

piaciuto, come doveva esserle piaciuto quando era stato il turno di Rodrigo<br />

di fare quel certo qualcosa. Questa che stava dietro il banco del ricevimento,<br />

con il suo corpo ben <strong>in</strong> vista, forse messo lì per distogliere l’attenzione da<br />

qualcos’altro o forse solo perché c’era e da qualche parte andava pur messo,<br />

sorrideva e senza lasciar ad <strong>in</strong>tendere qualcosa che potesse essere scambiato<br />

come un segno di adescamento che <strong>in</strong>vece Rodrigo avrebbe sperato di cogliere.<br />

Anche lei, questa donna uguale a tutte le altre ma differente solo per<br />

le coord<strong>in</strong>ate sapzio-temporali <strong>in</strong> cui era stata collocata e però anche differente<br />

da Edera nel corpo e nello sguardo – uno sguardo distaccato e profes-

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