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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 210<br />

che sembrava Edera, che somigliava a lei come nessun’altra nella lista, e gli<br />

faceva adesso male sapere che tradiva un sogno e il desiderio di lei, poi <strong>in</strong>vece<br />

a tratti contento e felice di toccare e provare il gusto di lei, la consistenza<br />

del fac-simile elettrico, gli impulsi elettronici di un corpo e un viso somiglianti<br />

a quelli della donna che aveva r<strong>in</strong>corso e alla quale aveva detto (cercato<br />

di dirle) che l’amava e che avrebbe voluto straci <strong>in</strong>sieme e farla stare e<br />

restare lì con lui per ora e per domani f<strong>in</strong>ché non f<strong>in</strong>irà, f<strong>in</strong>ché tutto dovrà f<strong>in</strong>ire<br />

prima o poi ma aspettando <strong>in</strong>sieme che accada, perché voleva farlo <strong>in</strong>sieme<br />

a lei e non da solo, che la sol<strong>it</strong>ud<strong>in</strong>e è bella solo f<strong>in</strong>ché non ti accorgi<br />

di essere solo; rimasto <strong>in</strong>vece ancora solo dopo il No e l’ennesimo No. L’aveva<br />

presa bella e uguale ad Edera con gli occhi tagliati <strong>in</strong> maniera differente<br />

dall’orig<strong>in</strong>ale e anche qualcos’altro nelle misure non era proprio fedele<br />

ma ci si avvic<strong>in</strong>ava ed era già abbastanza, questa qui elettronica anche più<br />

bella e perfetta nella sua cesellatura dig<strong>it</strong>ale, ma molto somigliante a lei che<br />

stava comunque appiccicata al suo cervello come un promemoria… scaduto,<br />

ormai scaduto. Lui anche adesso era nudo, i vest<strong>it</strong>i spar<strong>it</strong>i nella programmazione<br />

di un amore consumato <strong>in</strong> stanze costru<strong>it</strong>e su codici di parole e segni e<br />

numeri, i vest<strong>it</strong>i di entrambi già ormai <strong>in</strong>utili non c’erano più né <strong>in</strong> cielo né<br />

<strong>in</strong> terra, perché ora le loro braccia giravano attorno l’una all’altro e l’importante<br />

era entrare ed accogliere e farsi accogliere dentro, non i vest<strong>it</strong>i, l’ab<strong>it</strong>o<br />

leggero di carta di quella che sembrava Edera (ma non lo era e che però andava<br />

bene lo stesso per farci l’amore ed eiacularci dentro – dentro il programma,<br />

ma fuori al di là della spilla soft – come se fosse veramente con lei<br />

che stava accadendo, con Edera e comunque una donna <strong>in</strong> carne ed ossa che<br />

le somigliasse), il modo <strong>in</strong> cui le cuc<strong>it</strong>ure e le pieghe cadevano sulle forme<br />

dei corpi belli e maturi, non più neanche il colore delle tappezzerie o se la<br />

porta fosse chiusa oppure aperta: l’importante <strong>in</strong> quel preciso momento di<br />

assi cartesiani assemblati a priori e <strong>in</strong>terpolati con la chimica della coscienza<br />

simulata (stimolata) era il co<strong>it</strong>o di due persone – una vera ed una f<strong>in</strong>ta, ma<br />

così bella da sembrare uguale para para all’orig<strong>in</strong>ale nella memoria di Rodrigo<br />

– che stavano lì e che si facevano godere e si toccavano e baciavano<br />

mentre uno di loro stava seduto da solo <strong>in</strong> una poltrona di giunchi e l’altra<br />

non sapeva neanche di fare quello che stava per fare né di essere lì a fare<br />

qualcosa. La vera salvezza dell’uomo che l’aveva presa bionda e bella dal<br />

catalogo della scheggia e che la stava sp<strong>in</strong>gendo e tirando come fosse vera,<br />

come se quella veramente vera stesse lì e – adesso, durante l’esplosione – lo<br />

stesse facendo sentire <strong>in</strong> colpa per il piacere strappato ad una copia di lei che

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