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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 18<br />

dagnò una sonora sberla, poi Ericko chiuse la porta – fece scendere una specie<br />

di veneziana fatta di legno, o almeno questo sembrava – e com<strong>in</strong>ciarono<br />

a darci dentro per un prezzo più che onesto.<br />

Cosa <strong>in</strong>tendi fare adesso? – gli aveva chiesto la signor<strong>in</strong>a Dwosie<br />

dopo avergli <strong>in</strong>nestato un chip di rilevamento ed uno di cred<strong>it</strong>o che gli<br />

avrebbe permesso di mangiare per due settimane.<br />

Credo che andrò a prendermi una puttana e la scoperò f<strong>in</strong>ché<br />

non avrò f<strong>in</strong><strong>it</strong>o i soldi. Poi scenderò <strong>in</strong> strada e aspetterò che qualcuno<br />

mi spari.<br />

Era già arrogante e cattivo, anche per questo lo stavano sbattendo fuori<br />

dal Centro di Cresc<strong>it</strong>a <strong>in</strong>sieme a Junior Santo. La signor<strong>in</strong>a Dwosie, la loro<br />

<strong>in</strong>segnante, aveva fatto una telefonata dal proprio ufficio, di fronte a loro,<br />

parlando con qualcuno della faccenda; aveva detto che i due soggetti non<br />

avevano completato la propria formazione e che, con tutta probabil<strong>it</strong>à, sarebbero<br />

deceduti <strong>in</strong> breve tempo. Disse che avrebbe provveduto <strong>in</strong> fretta a<br />

sost<strong>it</strong>uire l’ord<strong>in</strong>e di preferenza per lo sfruttamento dei cloni di Rodrigo<br />

Monte, fece le sue scuse e riappese. Condusse i due gemelli f<strong>in</strong>o all’usc<strong>it</strong>a,<br />

si aprirono le porte e vennero lasciati <strong>in</strong> mezzo alla strada. La signor<strong>in</strong>a<br />

Dwosie disse che sarebbero morti presto con quel loro atteggiamento malvagio<br />

e consigliò loro di trovarsi un lavoro e di imparare a sottomettersi perché,<br />

tanto, non c’era altro.<br />

Di quella giornata Ericko riusciva a ricordare solamente l’ost<strong>in</strong>ato mutismo<br />

di Junior.<br />

Si r<strong>it</strong>rovarono fuori. L’Agglomerato era mostruoso, era pronto ad ucciderti<br />

solo perché avevi la faccia sbagliata; non potevi permetterti di ignorare<br />

certe regole. Stavano nella c<strong>it</strong>tà del commercio, dove nessuno faceva qualcosa<br />

per niente. Impararono presto tutti e due a barattare il proprio corpo per<br />

soldi e <strong>in</strong>formazioni. Ricordava le notti passate g<strong>in</strong>occhioni sotto i ponti e<br />

nelle macch<strong>in</strong>e con un cazzo <strong>in</strong> bocca. Ricordava le botte e la prima volta<br />

che aveva ammazzato un uomo <strong>in</strong> un bagno pubblico. Ricordava l’odore<br />

della droga e della cachaça. Ricordava di avere pianto e ricordava che sapeva<br />

di non poterne uscire vivo. Junior Santo spariva per giorni <strong>in</strong>teri e tornava<br />

con le ossa rotte. Una volta, <strong>in</strong>vece, aveva visto una squadra di uom<strong>in</strong>i<br />

del M<strong>in</strong>istero scendere da un’autoambulanza e portare via un passante perfettamente<br />

sano. Qualcuno poi gli aveva parlato di Rio de Janeiro come di<br />

una perla lum<strong>in</strong>osa; un posto <strong>in</strong> cui si poteva vedere la luce del giorno anche

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