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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 166<br />

anche di un tipo che al settimo piano non la racconta giusta da tempo e potrebbe<br />

essere un terrorista e fanno capol<strong>in</strong>o anche i passanti più curiosi ma<br />

poi spariscono sub<strong>it</strong>o quando si accorgono della mattanza. I tre cadaveri, Eumir<br />

<strong>in</strong>terdetto, lei che forse sta tremando, rimangono congelati <strong>in</strong> un attimo<br />

protratto nell’<strong>in</strong>f<strong>in</strong><strong>it</strong>o del cortile graffiato dell’edificio, un’istantanea algida<br />

scattata dall’alto del pozzo di cemento e vetro. F<strong>in</strong>ché Luiza capisce che non<br />

c’è spiegazione – … bastardo… cosa c’entra… terroristi… bisbiglia furioso<br />

Eumir – per quello che è appena accaduto; nessuna spiegazione che gli<br />

agenti della polizia e il giudice saranno disposti a comprendere: non vedono<br />

l’ora di spolpare qualche agente privato, Luiza lo sa come lo sanno tutti i<br />

c<strong>it</strong>tad<strong>in</strong>i che ascoltano i notiziari di GloboSat, sanno che i s<strong>in</strong>dacati e gli statuti<br />

dei lavoratori e…<br />

Andiamo Eumir! Andiamo via! e lo prende per mano e lo trasc<strong>in</strong>a<br />

piangendo fuori dall’<strong>in</strong>gresso del condom<strong>in</strong>io, tra la folla che festeggia e<br />

non si scansa e poi giù per la discesa a rotta di collo rischiando quattro o<br />

c<strong>in</strong>que volte di cadere e ruzzolare e poi a destra, s<strong>in</strong>istra, <strong>in</strong> un ristorante veloce<br />

per strada molto affollato nella calca della fila avanti e <strong>in</strong>dietro f<strong>in</strong>o alla<br />

fermata del bus e poi sopra a cavallo del mast<strong>in</strong>o azzurro e schiacciati tra i<br />

passeggeri che al<strong>it</strong>ano e soffiano per il caldo, sudano e sono appiccicaticci,<br />

fanno sopra e sotto tra i sedili e la via e le quattro ruote fischiano e <strong>in</strong>chiodano,<br />

poi l’onibus svolta <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>ato da una parte e tutti dietro come un pendolo<br />

e poi di nuovo dir<strong>it</strong>ti e l’autista frena di nuovo e apre le porte. E allora Luiza<br />

ed Eumir escono – lei trasc<strong>in</strong>a lui – e camm<strong>in</strong>ano nella maniera più dis<strong>in</strong>volta<br />

possibile – lei è ag<strong>it</strong>ata per il complesso di colpa che le è esploso dentro,<br />

con la coscienza sporca per sapere di trovarsi dalla parte del torto e l’<strong>in</strong>cubo<br />

ossessivo di credere che ognuno ne sia al corrente; Eumir <strong>in</strong>vece tace e<br />

si lascia guidare impassibile, completamente distratto da un muto soliloquio<br />

<strong>in</strong>terno – ma tanto non ci fa caso nessuno perché sono tutti troppo impegnati<br />

a festeggiare. Inciampano e le loro mani un<strong>it</strong>e <strong>in</strong>trecciate urtano un semaforo<br />

e lei deve tornare <strong>in</strong>dietro e passare dalla parte destra, tra il palo e lui, perché<br />

Eumir non lo vuole mollare mica. E avanti ancora, ancora qualche metro,<br />

qualche dec<strong>in</strong>a di metri, dentro un portone e un saluto alla telecamera e dentro<br />

l’ascensore e maledizione ai tacchi; ed ecco che parte l’ascesa ed è qui<br />

che <strong>in</strong>izia il ralenti.<br />

Insieme a questo tubo di vetro con dentro un pistone di vetro e ferro e<br />

bottoni che sale tirato da cavi scorrendo nel cil<strong>in</strong>dro trasparente, fuori c’è

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