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Il fiume in gennaio - Xos.it

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www.xos.<strong>it</strong> : 2002 ©© Osvaldo Duilio Rossi : IL FIUME IN GENNAIO : 161<br />

momento ogni tanto; potrebbe morire. Lo vede il cavo scendere lungo la<br />

schiena, come un capello f<strong>in</strong>to e rosso, un pelo troppo cresciuto, da tagliare,<br />

da recidere o estirpare. È lì lì per farlo, c’è quasi, con la mano lunga verso il<br />

padre cieco, accecato dalle immag<strong>in</strong>i della olovisione, <strong>in</strong>capace di vedere<br />

con gli occhi, solo con il cervello, solo quello che passa per il cavo, solo gli<br />

impulsi che trottano lungo la fibra ottica, le svalangate dig<strong>it</strong>ali che precip<strong>it</strong>ano<br />

a piombo sui neuroni. Lì, seduto, impalato, cieco e sordo, strappato dal<br />

mondo, strappato via dalla sua casa, piccola e bella, perché Luiza l’ha fatta<br />

bella e lui se ne frega, meglio le palate di sapone e opera, meglio le vangate<br />

di sogno che si possono spalare dal cavo, secondo lui, messo lì a succhiare e<br />

succhiare, assuefatto all’<strong>in</strong>azione, schiavo dello svago, della distrazione,<br />

starsene lontano dai pensieri della giornata gli pare di averli annientati, a sugare<br />

storielle e avventure sexy, ebet<strong>it</strong>o, soggiogato dalla scommessa, dal<br />

guadagno facile e senza sudore, senza sforzo e salvando l’onore, magari.<br />

Suggere v<strong>it</strong>e f<strong>in</strong>te e momenti fasulli di altra gente, nomi di <strong>in</strong>dividui <strong>in</strong>esistenti,<br />

fantasticherie di psicotici collegati a strumenti di s<strong>in</strong>tesi neurale; lì seduto,<br />

gambe <strong>in</strong> croce, mani <strong>in</strong> grembo, tutto il giorno, senza f<strong>in</strong>e, felice pure.<br />

Lei, Luiza, chiusa <strong>in</strong> casa, oppure fuori per le compere o il lavoro, avanti e<br />

<strong>in</strong> dre’ ogni momento, oppure <strong>in</strong> attesa <strong>in</strong> casa, vuota sebbene l’un<strong>it</strong>à organizzata<br />

vivente numero di serie Jorge fosse fisicamente presente. Lei a cuc<strong>in</strong>are<br />

o a rassettare o <strong>in</strong> attesa di qualcosa, di un gradevole imprevisto che<br />

spezzasse ogni atomo di quella realtà sempre uguale; un gradevole imprevisto<br />

che spazzasse via la v<strong>it</strong>a, che spolverasse la noia. Lui, il padre, disab<strong>it</strong>uato<br />

al dialogo, completamente perso l’allenamento all’uso della l<strong>in</strong>gua, completamente<br />

dimenticato come si costruiva una frase per un essere umano:<br />

solo la maniera giusta per le macch<strong>in</strong>e, solo quella conosceva di pratica del<br />

pensiero.<br />

Doveva avere fame, il porco, lo zozzo <strong>in</strong>dolente, visto che era emerso<br />

dal suo sossego e si era addir<strong>it</strong>tura messo <strong>in</strong> piedi per camm<strong>in</strong>are. Da mangiare<br />

ce n’era, farofa, hamburger, riso bianco e fagioli, un sarrabulho, tutta<br />

scorta da scaldare con un pizzico di buona volontà. Non chiese, Jorge, sorridendo<br />

e stropicciandosi gli occhi, <strong>in</strong>dicò con un cenno del cranio verso la<br />

mesa e i piatti da rivoltare, il padellame scoperchiato, tutto l’arranjo di posate<br />

e bicchieri, il mangime pronto da sbafare a gran cucchiaiate, cotto e mangiato,<br />

magari, il suo becchime, non troppo, giusto per poter tornare all’opera<br />

lì con cavi e scommesse, amichette disponibili, maialate da perdigiorno, le<br />

sue troiate da nullafacente, scazzato, <strong>in</strong> silenzio e fermo, affamato pure, bi-

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